Il caso Wagner. Un problema di musicisti |
Il ruolo storico di NietzschePrefazione Che cosa esige da se stesso un filosofo in prima e ultima istanza? Superare dentro di sé il proprio tempo, diventare «senza tempo». Contro che cosa ha dunque da sostenere la lotta più accanita? Contro ciò in cui egli è appunto figlio del suo tempo. Orbene! Io sono, tanto quanto Wagner, figlio di questo tempo, ossia un décadent: solo che io l'ho compreso, solo che io mi sono difeso da ciò. Il filosofo in me si è difeso da tutto questo. Quel che mi ha più profondamente occupato, è in effetti il problema della décadence ne ho avuto dei motivi. «Bene e Male» è soltanto una variante di quel problema. Se ai segni della decadenza ci si è fatto l'occhio, si comprende anche la morale - si comprende quel che si cela dietro ai suoi nomi e alle sue formule di valore più sacre: la vita impoverita, la volontà della fine, la grande stanchezza. La morale nega la vita... Per un tale compito mi fu necessaria un'autodisciplina: - prender partito contro tutto quel che in me era malato, compreso Wagner, compreso Schopenhauer, compreso tutto quanto il moderno «essere uomini». - Un profondo estraneamento, raffreddamento, disincanto nei confronti di tutto ciò che è del tempo, che è conforme al tempo: e, come sommo desiderio, l'occhio di Zarathustra, un occhio che abbraccia da un'immensa lontananza l'intera realtà «uomo» la vede sotto di sé... Per un tale scopo quale sacrificio non sarebbe adeguato? quale «autosuperamento»! quale «autonegazione»! Epilogo - Enuncio il mio concetto di modernità. Ogni epoca possiede, nella sua misura di forza, anche una misura delle virtù che le sono consentite e di quelle che le sono vietate. O essa possiede le virtù della vita ascendente: allora si oppone dal più profondo di sé alle virtù della vita in declino. Oppure è essa stessa una vita in declino allora ha bisogno anche delle virtù del declino, allora odia tutto quel che si giustifica unicamente per la pienezza, per la sovrabbondanza di forze. L'estetica è indissolubilmente legata a queste premesse biologiche: esiste un'estetica della décadence, esiste un'estetica classica, - un «bello in sé» è una chimera, come tutto quanto l'idealismo. Ma senza saperlo, senza volerlo, abbiamo tutti dentro di noi, valori, parole, formule, morali di origine opposta, - siamo, da un punto di vista fisiologico, falsi... Una diagnostica dell'anima moderna - con che cosa comincerebbe? Con un taglio risoluto in questa contraddittorietà degli istinti, con l'estirpazione dei suoi valori contrastanti, con la vivisezione praticata sul suo caso più istruttivo.
Tipologie di caratterepassione/ragione Lettera da Torino del maggio 1888 6. Studiamo innanzitutto gli strumenti. Alcuni di questi persuadono addirittura le budella (aprono le porte, per dirla con Handel), altri ammaliano il midollo spinale. Qui a decidere è il colore del suono; quel che risuona non ha praticamente nessuna importanza. Raffiniamoci in questo punto! A che scopo sprecarci altrimenti? Siamo, nel suono, caratteristici sino alla follia! Se daremo molto a indovinare con i suoni, lo si ascriverà al nostro spirito! Irritiamo i nervi, battiamoli a morte, maneggiamo tuono e fulmine ciò sconvolge... Ma ciò che soprattutto sconvolge è la passione. - Intendiamoci sulla passione. Nulla è più a buon mercato della passione! Si può fare a meno di tutte le virtù del contrappunto, non occorre aver imparato nulla - la passione la si conosce sempre! La bellezza è ardua: guardiamoci dalla bellezza!... E la melodia, poi! Screditiamo, amici miei, screditiamo, se mai per noi l'ideale è una cosa seria, screditiamo la melodia! Nulla è più pericoloso di una bella melodia! Nulla rovina più sicuramente il gusto! Siamo perduti, amici miei, se si riprenderà ad amare le belle melodie!...
Istinto del gregge: Costume, Morale, DirittoEpilogo
- Nella sfera più ristretta dei cosiddetti valori morali, non si può trovare opposizione maggiore di quella esistenza fra una morale dei signori e la morale dei concetti cristiani di valore: quest'ultima cresciuta su un terreno completamente guasto (- i Vangeli ci presentano esattamente gli stessi tipi fisiologici descritti nei romanzi di Dostoevskij), la morale dei signori viceversa «romana», «pagana», «classica», «rinascimentale») come il linguaggio della buona riuscita, della vita ascendente, della volontà di potenza quale principio di vita. La morale dei signori afferma con la stessa istintività con cui la morale cristiana nega («Dio», «aldilà», «annullamento di sé», tutte negazioni). La prima trasmette la sua pienezza alle cose trasfigura, abbellisce, razionalizza il mondo-, la seconda immiserisce, sbiadisce, imbruttisce il valore delle cose, nega il mondo. «Mondo»: per i cristiani una parola insultante. - Queste forme antitetiche nell'ottica dei valori sono ambedue necessarie: sono modi di vedere dei quali non si viene a capo con motivazioni e confutazioni. Non si confuta il cristianesimo, non si confuta una malattia dell'occhio. L'aver combattuto il pessimismo come fosse una filosofia fu il colmo dell'idiozia erudita. In ottica i concetti di «vero» e «non vero» mi sembra non abbiano alcun senso.
Socialità(amore, amicizia, compassione, ostilità, volontà di potenza)Lettera da Torino del maggio 1888 2. Infine l'amore, l'amore ritradotto nella natura! Non l'amore di una «vergine superiore»! Non il sentimentalismo alla Senta! Bensì l'amore come fato, come fatalità, cinico, innocente, crudele e appunto in ciò natura! L'amore che nei suoi mezzi è la guerra, nel suo fondo l'odio mortale fra i sessi! Non conosco altro caso in cui il tragico scherzo che costituisce l'essenza dell'amore venga espresso con tanto rigore, sia diventato formula così terribile come nell'ultimo grido di don José con cui si conclude l'opera: Sì! Io l'ho uccisa, - io la mia adorata Carmen! Una simile concezione dell'amore (l'unica che sia degna del filosofo) è rara: fa distinguere un'opera d'arte fra mille. Infatti in complesso gli artisti si comportano come tutti gli altri, addirittura peggio - essi fraintendono l'amore. Anche Wagner lo ha frainteso. In amore credono di essere disinteressati perché vogliono il vantaggio di un altro essere, spesso contro il loro proprio vantaggio. Ma in cambio vogliono possedere quell'altro essere... Persino Dio qui non fa eccezione. E’ lontano dal pensare «che ti importa, se ti amo?» diventa terribile, se non è riamato. L'Amour - con questo detto si ha dalla propria parte la ragione, tra gli dèi e tra gli uomini - est de tous les sentiments le plus égoiste, et, par conséquent, lorsqu'il est blessé, le moms généreux (B. Constant).
Maschile e femminileLettera da Torino del maggio 1888 3. - Che cosa ne è dell'«ebreo errante» che una donna adora e trattiene! Cessa semplicemente di essere errante; si sposa, non ci interessa più. -Trasposto nella realtà: il pericolo degli artisti, dei geni e questi sono infatti gli «ebrei erranti» - sta nella donna: le donne adoranti sono la loro rovina. Quasi nessuno ha abbastanza carattere per non farsi rovinare - «redimere», quando si sente trattato come un dio: egli accondiscende subito alla donna. L'uomo è vile dinnanzi a ogni eterno-femminino: e le femminelle lo sanno. - In molti casi di amore femminile, e forse proprio nei più famosi, l'amore è soltanto un più sottile parassitismo, un annidarsi in un'anima altrui, talvolta persino in una carne altrui -
IndividuazioneEpilogo. Si deve dedicare la propria passione a cose alle quali oggi nessuno la dedica...
Filosofi, Filosofia e ConoscenzaLettera da Torino del maggio 1888 1. Si è notato che la musica rende libero lo spirito? che si diventa tanto più filosofi, quanto più si diventa musicisti? - Il grigio cielo dell'astrazione come solcato da lampi; la luce forte abbastanza per tutta la filigrana delle cose; i grandi problemi tanto vicini da poterli toccare; il mondo visto come dall'alto di una montagna. - Ho appunto definito il pathos filosofico. |