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George Sand, nom de plume di Amantine (o Amandine) Aurore Lucile
Dupin (Parigi, 1º luglio 1804 – Nohant-Vic, 8 giugno 1876),
è stata una scrittrice e drammaturga francese.
Considerata tra le autrici più prolifiche della storia della
letteratura, è autrice di numerosi romanzi, novelle e drammi
teatrali; tra i suoi scritti più illustri vi sono Indiana,
Lélia, Consuelo, La palude del diavolo, La piccola Fadette,
François le Champi e l'autobiografia Histoire de ma vie.
Femminista molto moderata, fu attiva nel dibattito politico e
partecipò, senza assumere una posizione di primo piano, al
governo provvisorio del 1848, esprimendo posizioni vicine al
socialismo, che abbandonò alla fine della sua vita per un
moderato repubblicanesimo. La sua opposizione alla politica
temporalistica ed illiberale del papato le costò la messa
all'Indice di tutti i suoi scritti nel dicembre del 1863.
Sand è inoltre ricordata anche per il suo anticonformismo e
per le relazioni sentimentali avute con lo scrittore Alfred de
Musset e con il musicista Fryderyk Chopin.
Biografia
«Il fallait la connaître comme je l'ai connue pour
savoir tout ce qu'il y avait de féminin dans ce grand homme,
l'immensité de tendresse qui se trouvait dans ce
génie. »
(Gustave Flaubert)
Le origini familiari
Aurore Dupin ebbe antenati di origini germanico-svedesi: la sua
trisavola Maria Aurora di Koenigsmark aveva avuto nel 1695 una
relazione con l'elettore di Sassonia Federico Augusto, che divenne
poi re di Polonia con il nome di Augusto II. I due amanti si
lasciarono alla nascita del figlio Maurizio (1696-1750), che fu
nominato conte di Sassonia.
Questi intraprese la carriera militare servendo il padre, poi lo zar
Pietro I e la Francia, divenendo maresciallo e distinguendosi nella
guerra di successione austriaca, durante la quale comandò nel
1745 le truppe francesi nella vittoriosa battaglia di Fontenoy.
Amante di numerose donne, sia attrici che aristocratiche (da
Adrienne Lecouvreur a Madame de la Pouplinière, da Madame de
Favart ad Anna Ivanovna, futura zarina), ebbe nel 1748 una figlia
dall'amante dei suoi ultimi anni, l'attrice Marie Rinteau, a cui
mise nome Marie-Aurore de Saxe.
Questa, che divenne la nonna di George Sand, poté portare il
nome del padre grazie a un decreto del Parlamento di Parigi. A
ventinove anni sposò in seconde nozze, il 14 gennaio 1777, il
sessantunenne Louis-Claude Dupin, detto Dupin de Francueil,
ricchissimo ricevitore generale delle finanze di Metz e di Alsazia.
Nel 1793 Marie-Aurore comprò la tenuta di Nohant-Vic, nei
pressi di La Châtre, nell'Indre, comprendente un castello, un
bosco e una grande estensione di terra.
Per quanto fosse una libera pensatrice e una sostenitrice delle idee
di Jean-Jacques Rousseau, la sua appartenenza a una famiglia nobile
la mise egualmente in sospetto durante la Rivoluzione: nel dicembre
del 1793 fu arrestata e incarcerata per otto mesi nel convento
parigino delle Agostiniane inglesi, la cui scuola, venti anni dopo,
sua nipote Aurore frequenterà per tre anni.
La prima giovinezza
Il padre di Aurore, Maurice Dupin (1778-1808), seguì la
carriera militare, pur avendo ricevuto un'educazione classica e pur
possedendo disposizioni artistiche. Semplice soldato durante il
Direttorio, ebbe nel 1799 da una delle serve di Nohant, Catherine
Chatiron, un figlio naturale, Hippolyte Chatiron; Maurice fu
promosso ufficiale durante la campagna d'Italia sotto Bonaparte e a
Milano incontrò Sophie Victoire Antoinette Delaborde
(1773-1837), la quale aveva a sua volta avuto da poco una figlia
naturale, Caroline. Da allora i due vissero insieme, sposandosi il 5
giugno 1804, un mese prima che Aurore nascesse.
Maurice, aiutante di campo di Murat, quando fu impegnato dalla
primavera del 1808 nella difficile campagna di Spagna, fu seguito
dalla moglie che portò con sé la piccola Aurore:
alloggiarono a Madrid, nel lussuoso palazzo del principe delle
Asturie, che era poi lo stesso re di Spagna Ferdinando VII, appena
spodestato da Napoleone. Qui la madre Sophie Victoire, il 12 giugno
1808, partorì un bambino cieco e di delicata salute, che
chiamarono Auguste. L’8 settembre, quando la famiglia Dupin era al
seguito delle truppe di Murat in ritirata verso la Francia, il
piccolo Auguste morì: quattro giorni dopo, a Nohant, per una
banale caduta da cavallo, morì anche Maurice Dupin.
La morte del marito fu un grave colpo per Sophie Victoire, che cadde
in una profonda depressione, e fu probabilmente per questo motivo,
oltre che per la reciproca gelosia che divideva sua madre dalla
nonna, che Aurore fu trasferita nella grande proprietà
posseduta da Marie-Aurore a Nohant, la quale si prese cura
dell’educazione di Aurore e dove visse insieme al fratellastro
Hyppolite. La madre rimase a Parigi con la figlia Caroline, vivendo
con la rendita assegnatale da Madame Dupin: «Ne risultò
per me un grande disprezzo per il denaro, prima ancora di sapere che
cosa fosse il denaro, e una specie di vago terrore della ricchezza
da cui mi sentivo come minacciata».
Il suo istruttore fu Jean-François Deschartes (1761-1828),
già precettore di suo padre e amministratore della tenuta di
Nohant. Oltre a insegnarle a leggere, a scrivere, l’aritmetica e la
storia, le mise a disposizione la biblioteca e l’abituò a
vestirsi da ragazzo, abiti più pratici per le corse nei
prati, le passeggiate nei boschi e per la caccia. La nonna, che
suonava bene il clavicembalo e sapeva cantare, le insegnò la
musica. Con la nonna, Aurore passava anche alcuni mesi a Parigi,
andando a trovare la madre e apprendendo la danza e il disegno, ma i
difficili rapporti tra suocera e nuora fecero sì che questi
incontri si diradassero con il tempo: «Io mi dicevo che mia
madre non mi amava quanto io amavo lei; ero ingiusta in questa
circostanza, ma in fondo era la rivelazione di una verità che
ogni giorno che passava doveva confermare. Mia madre provava per me,
come per tutti gli esseri che ella aveva amato, più passione
che tenerezza».
Nel 1816 Hippolyte fu arruolato tra gli ussari: rimasta sola nel
castello di Nohant, la malinconia prese Aurore che sentendo
nostalgia della madre, entrò in conflitto con la nonna, la
quale pensò allora che fosse venuto il momento di mettere la
nipote a pensione nel convento parigino delle Agostiniane inglesi.
Vi entrò il 12 gennaio 1818, «senza paura, senza
rimpianti e senza ripugnanza». Qui Aurore progettò di
farsi suora ma i suoi precettori compresero che si trattava soltanto
di fantasie di adolescente e la nonna, venuta a conoscenza di quella
che sembrava una crisi mistica della nipote, nell'aprile del 1820
decise di riportare Aurore a Nohant: «questa notizia mi cadde
addosso come un colpo di fulmine, nel mezzo della più
perfetta felicità che io avessi gustata nella mia vita. Il
convento era divenuto il mio paradiso in terra».
Provetta cavallerizza, Aurore trascorreva a Nohant lunghe ore in
sella di Colette, la sua cavalla: «Dovevamo vivere e galoppare
insieme per quattordici anni». Facevano puntate nel vicino
paese di La Châtre, dove ormai Aurore era guardata, tranne che
alcuni amici d'infanzia, come una signorina nobile con la quale
tenere rapporti di formale rispetto, con qualche mormorio di
disapprovazione per la libertà, giudicata eccessiva, di cui
Aurore godeva: si vestiva da uomo, fumava e si permetteva di dare
del tu anche a personaggi illustri. La nonna, con l'avanzare degli
anni, si stava spegnendo lentamente e un ictus la rese quasi
incosciente. Madame Dupin morì il 26 dicembre 1821 e le sue
ultime parole, a dire di George Sand, furono per lei: «Tu
perdi la tua migliore amica».
Il matrimonio
Aurore era così divenuta erede della proprietà di
Nohant. La madre riportò Aurore a Parigi, nella casa di rue
Neuve-des-Mathurins. L'estrema malinconia in cui era caduta la
figlia convinse la madre, nella primavera del 1822, a condurre
Aurore a passare alcuni mesi di vacanza nel castello di
Plessis-Picard, presso Melun, tenuto da una coppia di amici, i
coniugi Roëttiers. Qui Aurore fece conoscenza con il giovane
barone Casimir Dudevant (1795–1871), il quale un giorno le chiese
direttamente la mano, gesto non conforme alle regole stabilite, che
tuttavia piacque ad Aurore: «Trovai sincerità nelle sue
parole e nel suo modo di essere. Non mi parlava mai d'amore e
confessò di essere poco disposto alla passione improvvisa,
all'entusiasmo, e in ogni caso, era incapace di esprimerlo in
maniera seducente. Parlava di amicizia a tutta prova».
Malgrado i dubbi della madre, il matrimonio fu celebrato il 17
settembre 1822 e gli sposi si trasferirono a Nohant, dove Dudevant
divenne formalmente l'amministratore della tenuta. Il barone Casimir
era in realtà una persona semplice, con interessi molto
diversi da quelli della giovane moglie: egli amava la caccia,
disprezzava i libri e la musica lo annoiava profondamente. Aurore
finì con il sentirsi sola con il figlio Maurice, nato il 30
giugno 1823.
Nonostante dicesse di adorare il marito, Aurore si mostrava felice
solo con gli amici Roëttiers, a Plessis; questa situazione
venne notata anche dal barone Casimir. La ragazza volle poi passare
qualche settimana anche nel suo vecchio convento delle Agostiniane.
In cerca di distrazioni dalla monotonia della loro vita in comune,
nel 1825 i due coniugi passarono mesi in una proprietà della
famiglia Dudevant in Gascogne, poi soggiornarono nei Pirenei, a
Cauterets, dove Aurore conobbe Zoé Leroy, che le
presentò un giovane magistrato di Bordeaux, Aurélien
de Sèze (1799-1870): questi fu il primo amante di Aurore, con
il quale ebbe un'avventura breve ma decisiva per le sorti del suo
matrimonio. Aurore gli scriveva: «Nessuno parla come voi,
nessuno ha il vostro accento, la vostra voce, il vostro sorriso, il
vostro spirito, il vostro modo di guardare le cose e di esprimere le
idee. Nessuno tranne me, Aurélien».
Tornati a Nohant, stabilirono di vivere in stanze separate,
ignorandosi a vicenda. Mentre Aurore riprese a frequentare i suoi
vecchi amici di La Châtre, Casimir preferì la compagnia
delle bottiglie di vino, dividendole con Hyppolite, il fratellastro
di Aurore. Il barone passò poi a rapidi amori con le serve
del castello, mentre il 13 settembre 1828 ad Aurore nasceva la
seconda figlia Solange (1828-1899), quasi certamente dall'amico di
La Châtre Stéphane Ajasson de Grandsagne (1802-1845).
Tuttavia Aurore desiderava cambiare vita, andando a Parigi per
impegnarsi, lavorare e dare libero sfogo alla sua passione per la
letteratura: la ragazza aveva già scritto, nel 1829, un
romanzo, La marraine, che sconfessò e fu pubblicato soltanto
postumo. Si accordò con il marito, lasciandogli la gestione e
l'usufrutto dei beni di Nohant in cambio di una rendita di 3.000
franchi, riservandosi di trascorrere metà dell'anno a Nohant
con i figli Maurice e Solange.
Da Aurore Dupin a George Sand
Aurore si stabilì nel gennaio 1831 a Parigi, andando a vivere
insieme con il ventenne giornalista Jules Sandeau al Quai
Saint-Michel 25. Entrambi collaborarono al giornale Le Figaro,
scrivendo romanzi in collaborazione e firmandoli con lo pseudonimo
«J. Sand»: i primi furono Le Commissionnaire e la Rose
et Blanche, uscito nel dicembre 1831. Le prime considerazioni della
critica le ebbe grazie alla pubblicazione, nel maggio dell'anno
seguente, del romanzo Indiana, scritto dalla sola Aurore utilizzando
lo pseudonimo «G. Sand»: il successo fu notevole e a
Parigi s'incominciò a parlare con interesse e
curiosità di questo nuovo «scrittore».
L'utilizzo di uno pseudonimo maschile per una scrittrice non era
affatto una scelta originale; ciò era dovuto alla diffidenza
che il pubblico medio provava nei confronti di una donna,
pregiudizialmente ritenuta, proprio in quanto tale, artista di
qualità inferiore. Quanto al vestirsi da uomo, oltre a essere
più economico, come ella stessa confessa nelle sue Memorie
era anche un modo per poter frequentare luoghi interdetti alle
donne. Non si trattava di un fenomeno di travestitismo sessuale e di
un'aperta dichiarazione di lesbismo; piuttosto, rimanendo la sua
identità sessuale generalmente riconosciuta, era anche un
modo di manifestare la propria volontà di indipendenza da
ogni pregiudizio e il rifiuto del conformismo in nome della
libertà dello spirito. «Presi subito, senza tante
ricerche, il nome di George [...] che cos'è un nome nel
nostro mondo rivoluzionato e rivoluzionario? Un numero per coloro
che non fanno niente, un'insegna o una divisa per coloro che
lavorano o combattono. Io me lo sono fatto da sola, con la mia
fatica».
Del lesbismo di George Sand si parlò, ma senza alcuna prova
decisiva, a proposito della sua frequentazione con Marie Dorval
(1798-1849), un'attrice di grande temperamento drammatico, tra le
più apprezzate all'epoca. Di essa George Sand scriveva a
un'amica: «Posso dirti che ne sono folle, senza togliere nulla
alla mia tenerezza per te». Le affidò nel 1840 il ruolo
da protagonista nel suo dramma Cosima ou la haine dans l’amour.La
Dorval, già amante di Alfred de Vigny, si legò poi con
Jules Sandeau.
Nell'aprile del 1832 George Sand, che divenne suo nome anche nella
vita, portò con sé da Nohant a Parigi la figlioletta
Solange. Nello stesso tempo, il rapporto con Jules Sandeau si era
raffreddato: in ottobre, la Sand si trasferì in Quai
Malaquais, nella cosiddetta "mansarda blu", e nel marzo 1833
formalizzò la rottura sentimentale e letteraria con Jules. Lo
stesso anno uscì Lélia, che divenne il romanzo dello
"scandalo", definito "abominevole" dallo scrittore Jules Janin nel
Journal des Débats, in quanto tratta di una donna che si
dichiara apertamente inappagata dai suoi amanti.
Gli amori
Dopo Sandeau, George Sand ebbe alcune brevi e infelici storie
sentimentali, prima con Prosper Mérimée, poi con
Alfred de Musset, relazione appassionata e tempestosa, con reciproci
tradimenti; i due si erano conosciuti nel giugno del 1833 presso
amici comuni quando Musset, dopo aver letto Lélia, le scrisse
di essere innamorato di lei. A dicembre partirono insieme per
l'Italia: a Genova George Sand si ammalò di una malattia che
trascinò fino a Venezia, dove alloggiarono dal 1º
gennaio 1834: George passava a letto le sue giornate, curata dal
giovane medico veneziano Pietro Pagello, mentre Musset passava le
notti con alcune prostitute. Tuttavia anche il poeta contrasse il
tifo, che gli procurò febbre altissima e allucinazioni e
venne assistito da George e da Pagello, che intanto era divenuto
amante della scrittrice.
Una volta che fu guarito e si rese conto della nuova situazione, in
maggio Musset tornò subito in Francia, mentre la Sand,
affittato un appartamento a Venezia, lavorò a nuovi romanzi,
come Leone Leoni, André, Le Secrétaire intime, Jacques
e le Lettres d’un voyageur, continuando la relazione con Pagello. In
agosto, Sand e Pagello partirono insieme per Parigi; tuttavia il
medico veneziano non era convinto nella storia con Sand e, in
particolare, nel trasferimento in Francia, in ambienti ai quali si
sentiva estraneo; così, qualche mese dopo, ritornò
definitivamente a Venezia.
Musset e George Sand si legarono nuovamente, poi si lasciarono
definitivamente nel marzo del 1835: di questo intenso rapporto resta
l'epistolario e il racconto della loro vicenda fatto dalla Sand nel
romanzo Elle et lui. Inoltre George Sand aveva preso la decisione di
divorziare dal marito, rivolgendosi nel 1835 all'avvocato Michel de
Bourges. La causa con il barone Dudevant si concluse positivamente
con il divorzio, dichiarato il 16 febbraio 1836. Affascinante
conversatore, de Bourges aveva subito sedotto la scrittrice ed ebbe
una funzione decisiva a formare e indirizzare i suoi interessi
politici verso le idee democratiche radicali. La Sand fu travolta
dalla personalità di questo avvocato e gli propose di vivere
con lei, ma la loro relazione durò solo un anno, ostacolata
dal fatto che de Bourges era sposato e non intendeva abbandonare la
sua famiglia.
La rottura con de Bourges fu dolorosa ma la Sand si consolò
con diversi brevi amori; si legò con Félicien
Mallefille (1813-1868), il precettore del figlio Maurice a Nohant
nel 1837, fino a quando conobbe Fryderyk Chopin, famoso musicista
già malato di tubercolosi e reduce a sua volta dalla rottura
del fidanzamento con la ricca ereditiera Maria Wodzinska. La loro
relazione iniziò nell'estate del 1838: George, il figlio
Maurice e Chopin partirono in novembre per Palma di Maiorca e di qui
raggiunsero poi la certosa di Valldemossa. Tornati a Marsiglia nel
febbraio del 1839, vi rimasero per tre mesi, per ripartire in giugno
per Nohant.
Sand confessò di aver avuto per l'artista "una sorta di
adorazione materna", e la loro convivenza si stabilì con la
presenza costante dei suoi due figli, sia a Nohant che a Parigi.
Chopin non si trovava a suo agio con gli amici frequentati da Sand
in quel periodo, quasi tutti repubblicani e socialisti, e la sua
salute delicata lo rendeva instabile e apparentemente capriccioso.
Si è detto che il protagonista del romanzo pubblicato dalla
Sand nel 1847, Lucrezia Floriani, il principe Karol, "esclusivo nei
suoi sentimenti e nelle sue esigenze", celasse la figura del
musicista, ma la Sand smentì la circostanza.
I difficili rapporti tra Maurice e Chopin e la malcelata attrazione
di questi per Solange contribuirono a porre fine alla relazione.
Quando il figlio minacciò di lasciare la famiglia, la madre
si oppose fermamente: «Questo non poteva e non doveva
succedere. Chopin non accettò il mio intervento legittimo e
necessario. Abbassò la testa e disse che non l'amavo
più». Chopin lasciò Nohant nel novembre del 1846
per ritornare a Parigi; la relazione con Sand durò comunque
fino a quando Solange sposò nella primavera del 1847 lo
scultore Jean-Baptiste Clésinger: lo stesso Clésinger
fu l'autore del monumento funebre di Chopin nel cimitero di
Père-Lachaise. La Sand rivide per l'ultima volta il musicista
nel marzo del 1848: «Strinsi la sua mano tremante e
ghiacciata. Volevo parlargli, lui scappò via». Le
lettere che i due amanti si scambiarono furono distrutte da George
Sand.
L'impegno politico
Originaria di una famiglia bonapartista, senza aver manifestato
precise posizioni politiche, l’incontro con Jules Sandeau e gli
avvenimenti della Rivoluzione del 1830 la portarono su posizioni
repubblicane. Mostrò anche di apprezzare le posizioni
liberali di Lamennais, che aveva ripudiato le concezioni clericali
della sua gioventù per abbracciare un democratismo molto
avanzato, e collaborò al suo giornale Le Monde, pubblicandovi
le Lettres à Marcie, nelle quali Sand prendeva posizione per
l’emancipazione femminile e dimostrava una spiccata simpatia per le
idee socialiste, tanto da andare oltre i programmi riformatori di
Lamennais.
Nel 1835 George Sand conobbe Pierre Leroux attraverso il quale si
orientò decisamente verso il socialismo umanitario,
considerato dal Leroux la vera realizzazione del primitivo messaggio
evangelico, tanto da rompere i rapporti con la conservatrice Revue
des Deux Mondes, con la quale la Sand collaborava. Con lui e con
Louis Viardot fondò nel 1841 La Revue indépendante
dove pubblicò i romanzi Horace, Consuelo e La contessa di
Rudolstadt, e con altri la rivista di opposizione al regime di Luigi
Filippo L’Éclaireur de l’Indre.
Appoggiò i tentativi di unificare le diverse correnti del
movimento operaio, scrivendo a questo proposito Le Compagnon du tour
de France, ispirato alla figura dell’attivista socialista Agricol
Perdiguier. Collaborò poi a La Réforme di Louis Blanc,
pubblicandovi Le Meunier d’Angibault, elogiò l’Histoire de la
Révolution française di Blanc, e incoraggiò i
tentativi artistici di Savinien Lapointe, Charles Magu, Charles
Poncy, i cosiddetti "poeti operai"; a questi ultimi, Sand
dedicò i Dialogues familiers sur la poésie des
prolétaires, pubblicati nel 1842 sulla Revue
indépendante. Questi inoltre fornirono inoltre il modello di
alcuni personaggi dei romanzi di George Sand; ne La palude del
diavolo (La mare au diable) e ne Les maîtres sonneurs viene
sottolineato e contrapposto l'ozio infingardo e l'immoralità
dei grandi proprietari alla dignitosa laboriosità dei modesti
artigiani.
Sand, come il figlio Maurice, che era all'epoca il sindaco di
Nohant, fu favorevole alla Rivoluzione parigina del febbraio 1848,
che aveva proclamato la Repubblica, vedendola come l'espressione di
una rigenerazione di massa. Ma la rivoluzione non chiedeva soltanto
un cambiamento istituzionale, ma rivendicava invece anche profonde
riforme sociali e, nella contrapposizione dell'anima popolare
rivoluzionaria a quella borghese riformista, la Sand prese posizione
a suo modo: «Sono comunista così come si era cristiani
nell'anno 50 della nostra era. Il comunismo è per me l'ideale
delle società in progresso, la religione che vivrà tra
qualche secolo. Non posso dunque aggrapparmi a nessuna delle formule
di comunismo attuali, perché esse sono tutte piuttosto
dittatoriali e credono di potersi affermare senza il concorso dei
costumi, delle abitudini, delle convinzioni. Nessuna religione si
stabilisce con la forza».
Quando Eugénie Niboyet, redattrice del giornale La Voix des
femmes, avanzò la sua candidatura alle prossime elezioni per
l'Assemblea Nazionale Costituente, Sand rifiutò, esprimendo
con una lettera aperta tutti limiti del suo già moderato
femminismo. Dichiarò che le donne facevano bene ad appoggiare
la rivoluzione e le profonde riforme che si volevano introdurre, ma
esse non avrebbero dovuto impegnarsi in prima persona. Nella sua
valutazione, la condizione della subordinazione femminile riguardava
soltanto le donne sposate, che proprio con il matrimonio venivano a
cadere sotto la dipendenza del marito: «Essendo la donna sotto
la tutela e nella dipendenza dell'uomo nel matrimonio, è
assolutamente impossibile che presenti garanzie d'indipendenza
politica, a meno di spezzare individualmente e nel disprezzo di
tutte le leggi e dei costumi, questa tutela che i costumi e le leggi
consacrano. Dirò tutto il mio pensiero su questo famoso
affrancamento della donna di cui si è tanto parlato in questi
anni. Credo sia facile e immediatamente realizzabile, nella misura
in cui lo comporta lo stato dei nostri costumi. Consiste
semplicemente nel ridare alla donna i diritti civili che solo il
matrimonio le sottrae, che il celibato solo le conserva: errore
detestabile della nostra legislazione che pone effettivamente la
donna nella cupida dipendenza dell'uomo, e che fa del matrimonio una
condizione d'eterna minorità».
Si dichiarò pessimista sulla possibilità di
sopravvivenza della Repubblica, sia per le divisioni nel campo
repubblicano, che per la permanenza, nella popolazione delle
campagne, soprattutto, di idee profondamente conservatrici che le
elezioni a suffragio universale maschile avrebbero confermato. Con
Viardot pubblicò la rivista La Cause du peuple e, nel
Bulletin de la République, il 15 aprile, alla vigilia delle
elezioni, scrisse di essere favorevole a mantenere con le armi il
governo provvisorio repubblicano-socialista anche in caso di
sconfitta elettorale. Le elezioni segnarono infatti il successo
delle forze moderate, repubblicane e monarchiche, che ottennero
così la maggioranza nell'Assemblea nazionale. Il popolo
parigino non accettò la sconfitta elettorale e insorse per
difendere la Rivoluzione: il 15 maggio 1848 i manifestanti invasero
l'assemblea, minacciando i deputati conservatori. La reazione non si
fece attendere e i dirigenti repubblicani e socialisti furono
arrestati, mentre George Sand poté ritirarsi a Nohant
indisturbata. Il massacro guidato dal generale Cavaignac,
conseguente ad una nuova rivolta provocò migliaia di morti e
di arrestati: «Sono desolata, non ho bisogno di dirvelo, e non
credo più nell'esistenza di una repubblica che comincia con
l'uccidere i suoi proletari. Ecco una strana soluzione al problema
della miseria [...] Da maggio, mi sono messa in prigione da sola,
nella mia casa».
Divenuta una Repubblica presidenziale con l'elezione di Luigi
Bonaparte, la Sand apparve rassegnata agli eventi: «Sono
ridivenuta molto calma, non so nemmeno perché. È
successo vedendo la grande maggioranza del popolo votare per Luigi
Bonaparte. Mi sono sentita come rassegnata di fronte a questa
volontà del popolo che sembra dirci - "Io non voglio andare
più presto di così, e prenderò il cammino che
preferirò" - Così io ho ripreso il mio lavoro come un
buon operaio che torna ai suoi impegni». Era anche difficile
reagire nel solo modo in cui ella avrebbe potuto esprimersi al
meglio, con gli scritti, dal momento che in Francia era calata una
pesante censura: «Non mi è possibile scrivere nei
giornali il minimo articolo di insegnamento in questo momento.
Appena appena, e lasciando molta della mia pelle nelle cesoie della
censura, posso tentare qualcosa in teatro. È una predicazione
sotto altra forma».
Dopo il colpo di Stato di Napoleone III, Sand chiese e ottenne
dall'Imperatore due udienze, ottenendo solo qualche riduzione di
pena per alcuni detenuti, esponendosi per altro a diverse critiche
dai suoi amici, per essersi piegata a trattare con il dittatore,
alle quali la Sand rispose di non aver mutato affatto le proprie
idee e di non essersi guadagnata alcun trattamento di favore dal
nuovo Regime; tuttavia la scrittrice si adeguò al conformismo
diffuso che fu una caratteristica dell'opinione pubblica del Secondo
Impero. L'unica presa di posizione, in parte contro-corrente,
nell'Impero corrotto e clericale di Napoleone III e dell'imperatrice
Eugenia, fu l'attacco portato dalla Sand al potere pontificio.
Sostenuta in questo dal principe Napoleone Giuseppe, cugino
dall'Imperatore, moderatamente liberale e anticlericale,
pubblicò i romanzi Daniella nel 1857 e Mademoiselle La
Quintinie nel 1863. George Sand individuò nella Chiesa
cattolica un pericoloso potere che, cercando di imporre
«verità» dogmatiche e indiscutibili, attentava
alle libertà individuali. La Chiesa reagì nel 1863
mettendo all'Indice tutte le sue opere.
Gli ultimi anni: la Comune
Nel suo ritiro di Nohant, George Sand passò il Natale del
1849 con l'incisore Alexandre Manceau (1817-1865), invitato dal
figlio Maurice: contro i desideri dello stesso Maurice, Manceau fu
l'ultimo amante e compagno di vita della scrittrice, oltre che suo
segretario. Da una sua incisione, Thomas Couture trasse il ritratto
della Sand e fu anche illustratore del libro di Maurice Dudevant
Masques et bouffons. Egli tenne anche, dal gennaio 1852, un diario
della sua vita in comune con la Sand, che questa continuò
dopo la morte del suo compagno.
Nel 1864, dopo quattordici anni di convivenza a Nohant, Maurice gli
chiese di lasciare la villa per far posto a sua moglie Lina
Calamatta. George Sand volle allora seguire il suo compagno,
lasciando Nohant per stabilirsi con Manceau nella sua casa di
Palaiseau: qui l'incisore, malato di tubercolosi, morì il 21
agosto 1865.[42] Tornò poi a Nohant, da dove non si mosse che
raramente per qualche viaggio a Parigi o per visitare Gustave
Flaubert nella sua residenza di Croisset.
Nel 1870, l'incoscienza di Napoleone III portò la Francia in
guerra con la Prussia, fra l'apparente entusiasmo di molti francesi;
George Sand era tuttavia piuttosto scettica: «Se questo
bell'entusiasmo fosse sincero, Parigi è pazza. Capisco lo
sciovinismo, quando si tratti di liberare un popolo, come la Polonia
o l'Italia, ma tra Francia e Prussia, in questo momento c'è
solo una questione di amor proprio, cioè chi abbia i fucili
migliori». Alla sconfitta di Sedan, il 4 settembre 1870 Parigi
proclamava la Repubblica: George Sand criticò il radicale
Léon Gambetta, che intendeva proseguire a ogni costo la
guerra contro i prussiani, che continuavano l'avanzata verso Parigi,
appoggiando l'anti-giacobino e conservatore Adolphe Thiers.
Firmato un armistizio che salvava Parigi dall'occupazione prussiana,
i francesi andarono alle urne per eleggere la nuova Assemblea
nazionale, che diede al paese una maggioranza conservatrice, formata
da monarchici e repubblicani moderati, mentre Parigi si confermava
giacobina e socialista. Capo del governo, che si costituiva a
Versailles, per timore dei parigini, diventava Thiers, con
soddisfazione della Sand, che sperava che questi evitasse tanto il
ritorno dei monarchici quanto il trionfo della sinistra. Il primo
provvedimento di Thiers fu quello di disarmare la capitale, dove la
Guardia nazionale era schierata a favore dei radicali. Al tentativo
di Thiers, Parigi insorse e il 28 marzo 1871 proclamò la
Comune. I giorni del 1848 erano ormai lontani per la Sand, che
allora aveva ammesso il diritto di Parigi di difendere la sua
rivoluzione contro il voto della Francia contadina e
tradizionalista: condannò l'uccisione dei cinquanta ostaggi
della Comune, e giustificò il massacro di 30.000 parigini
ordinato da Thiers ed eseguito da MacMahon.
La morte
Tornò a collaborare con la Revue des Deux Mondes,
pubblicandovi nel 1871 Le Journal d'un voyageur pendant la guerre e
iniziò a pubblicare articoli nella rivista protestante Le
Temps. La tragedia di Parigi aveva lasciato un segno profondo;
infatti i suoi amici di un tempo in parte si erano distaccati, altri
erano morti, e Sand s'isolò nel confortevole rifugio di
Nohant: «È il momento di raccogliersi, di obbedire al
proprio sentimento individuale, di sfuggire all'ebbrezza collettiva
e di esprimere ciò che si ha dentro isolandosi da ogni
influenza esterna del momento».
Era consapevole che la sua ispirazione si era inaridita e che ormai
scriveva di tecnica e di esperienza: «La facilità
aumenta con l'età, perciò io non mi permetto di
lavorare più di due o tre mesi all'anno, altrimenti
diventerei meccanica e credo che i miei prodotti mancherebbero della
necessaria consapevolezza».[47] Dedicò alle nipoti le
Novelle di una nonna (Contes d'une grand-mère).
La sua salute, superati i settant'anni, si mantenne comunque buona;
soltanto negli ultimi mesi cominciò a soffrire di violenti
dolori intestinali: «mi domando dove sto andando e se non
bisogna aspettarsi una rapida partenza una di queste mattine».
Un'occlusione intestinale le fu fatale e Georges Sand, dopo una
lunga agonia, si spense l'8 giugno 1876. Per volontà della
figlia Solange ebbe funerali religiosi, che le furono concessi con
qualche perplessità dall'arcivescovo di Bourges, e fu sepolta
nel piccolo cimitero di Nohant.
Analisi delle opere
La decennale carriera di Sand, che va dal 1830 al 1876, è
caratterizzata da una vasta e variegata produzione letteraria,
comprendendo infatti 143 tra romanzi e racconti, 49 scritti vari e
24 commedie. Sand, che era solita scrivere di notte, ha pubblicato
le sue opere principalmente con Lacoue-Hetzel (1853-1855) e con Levy
(1856-1897). Alcuni volumi dei suoi scritti vennero editi postumi e
vennero spesso revisionati dal figlio Maurice. Fu l'unica donna del
XIX secolo, epoca nella quale, spinta anche dalla rivoluzione
industriale, nacque la letteratura popolare, a intraprendere la
carriera letteraria, in una contesto culturale che vedeva scrittori
come Honoré de Balzac, Victor Hugo, AlexandreDumas e
Eugène Sue. Le sue posizioni politiche ed i temi sociali
affrontati in alcuni dei suoi romanzi sono stati ancora più
contrastati dal potere, nonostante l'amplia diffusione delle sue
idee nella società.
Dopo il primo romanzo Rose et Blanche del 1831 con J. Sandeau,
pubblicò una serie di romanzi detti "passionali", a carattere
romantico, come Indiana (1832), con il quale assunse nome di George
Sand, Lélia (1833) e Mauprat (1837); questi, che ebbero
grande successo, furono caratterizzati dalla finezza psicologica dei
personaggi e dalla forte carica idealistica di Sand, che sosteneva i
"diritti dell'anima" e della passione amorosa contro le convenzioni
sociali.
A questa serie di romanzi, seguirono quelli in cui Sand, votata
all'ideologia socialista e in gran parte influenzata da Pierre
Leroux, si concentrò maggiormente su ideali di
fraternità e di uguaglianza, sconfinando nel misticismo
sociale; Sand era convinta che l'azione del popolo potesse
rigenerare la società e auspicava un ritorno agli elementi
della cultura popolare, avvicinandosi spesso all'etnologia. Tra gli
scritti di questo periodo vi sono Spiridion (1839) Le compagnon du
tour de France (1840) e Consuelo (1842).[53][54]
Tra le sue opere più conosciute e apprezzate vi sono i
cosiddetti romanzi "campestri", come La mare au diable (1846),
François le Champi (1848) e La petite Fadette (1849),
influenzati dalle sue esperienze d'infanzia nella campagna di
Nohant; questi, che descrivono in maniera notevole le tradizioni e i
costumi dei contadini,[56] rappresentano inoltre gli scritti
più sereni di tutta la sua opera. Numerosi sono le opere
autobiografiche; tra queste vi sono, oltre alla corposa
corrispondenza, che consta di oltre 2000 lettere e venne pubblicata
nella seconda metà del ventesimo secolo da Georges Lubin,
Elle et Lui (1859), riguardante la sua relazione con de Musset, e in
particolare Histoire de ma vie (1855). Gli ultimi romanzi della sua
vita furono caratterizzati temi sulla natura; ad esempio Les beaux
messieurs de Bois-Doré (1857), Le marquis de Villemer (1860)
e Jean de la Roche (1860-61).
Tra la sua vasta produzione vi sono anche 31 opere teatrali, le cui
rappresentazioni si svolgevano nel suo piccolo teatro privato nella
tenuta di Nohant; molte delle quali vennero poi riprodotte nei
maggiori teatri di Parigi. Queste commedie di costume erano spesso
serie e didattiche ed ebbero notevole successo, nonostante non
fossero apprezzate dalla critica. Inoltre Sand ha scritto numerose
critiche letterarie ed testi politici, vicini in particolare alle
idee socialiste.