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Il settimanale L'Ordine Nuovo - fondato a Torino il 1º maggio
1919 da Antonio Gramsci (1891-1937), insieme ad alcuni giovani
intellettuali socialisti dell'ambiente torinese, Palmiro Togliatti
(amico fin dall'università), Angelo Tasca e Umberto Terracini
(dirigenti della federazione giovanile socialista) - dichiarava il
suo programma di rinnovamento sociale e proletario nelle Battute di
preludio scritte dallo stesso Tasca.
I primi numeri de L'Ordine Nuovo pur presentando caratteri di
"disciplina permanente di cultura russa", mantenevano una
composizione piuttosto antologica nelle brillanti recensioni ancora
crociane e gentiliane di Togliatti per la rubrica La battaglia delle
idee, negli studi che Tasca dedica ai maestri socialisti del passato
come Louis Blanc e Charles Fourier, negli articoli stranieri di
Romain Rolland (La via che sale) e di Henri Barbusse (Il gruppo
"Clarté").
Ma presto la tematica interpretativa gramsciana della rivoluzione
bolscevica in rapporto storico con lo sviluppo della società
italiana produce un colpo di mano redazionale all'interno de
L'Ordine Nuovo, cioè la pubblicazione, il 21 giugno 1919,
dell'articolo Democrazia operaia:
« Complici Togliatti e Terracini,
all'insaputa di Tasca, anzi contro l'orientamento astratto e la
"vaga passione" culturale rivendicata da Tasca (conforme "alle buone
tradizioni della famigliola italiana"), Democrazia operaia propone
di "scavare il filone del reale spirito rivoluzionario italiano",
trasformando la rivista in organo di propulsione, in centro
rivoluzionario di nuove forme organizzative, di nuovi istituti da
creare anche in Italia sul modello dei soviet. Emerge la grande
idea-forza de L'Ordine Nuovo, quella dei consigli di fabbrica,
organi dell'autogoverno operaio, che dovranno potenziare
politicamente le commissioni interne al livello "soviettista" di
altrettanti istituti di democrazia proletaria eletti da tutte le
maestranze delle officine torinesi. "Oggi le commissioni interne
limitano il potere del capitalismo nella fabbrica e svolgono
funzioni di arbitrato e di disciplina. Sviluppate e arricchite
dovranno essere domani gli organi del potere proletario che
sostituisce il capitalista in tutte le sue funzioni utili di
direzione e di amministrazione. Già fin d'oggi gli operai
dovrebbero procedere alle elezioni di vaste assemblee di delegati,
scelti tra i migliori e più consapevoli, sulla parola
d'ordine: Tutto il potere dell'officina ai comitati di fabbrica,
coordinata all'altra: Tutto il potere dello Stato ai consigli operai
e contadini. »
Da questo momento, dal n. 7 del 21 giugno 1919, L'Ordine Nuovo
diventa "il giornale dei consigli di fabbrica". In pochi mesi
l'idea-forza dei consigli di fabbrica si allarga e si realizza in
decine di stabilimenti metallurgici, dalla FIAT alla Diatto, dalla
Savigliano alla Lancia (azienda).
Gli articoli de "L'Ordine Nuovo" prendono atto dell'avvenimento
suscitando dibattiti in tutto il movimento operaio, politico e
sindacale, nonostante le opposizioni di riformisti e di
massimalisti.
La piattaforma rivoluzionaria de L'Ordine Nuovo opera il proprio
collaudo nel 1920.
A Torino gli industriali nel corso delle trattative per il rinnovo
del contratto di lavoro rifiutano la richiesta degli aumenti
salariali e, allo sciopero bianco degli operai rispondono con la
serrata. I metallurgici reagiscono occupando le fabbriche nel
triangolo industriale Torino-Milano-Genova. Il movimento
d'occupazione viene tenuto nei limiti delle officine e fallisce.
Gramsci, Togliatti e Terracini conducono un'intensa campagna che
culmina a Livorno il 21 gennaio 1921 con la fondazione del Partito
Comunista d'Italia.
Cessate le pubblicazioni come rivista il 24 dicembre 1920, L'Ordine
Nuovo diventa il 1º gennaio 1921 quotidiano; il 21 gennaio, con
la formazione del Partito Comunista d'Italia a Livorno, diventa
organo del nuovo partito «secondo la linea tracciata dal
Congresso dell'Internazionale e secondo la tradizione della classe
operaia torinese».
Nel 1922 sospende le pubblicazioni per riprenderle nel marzo 1924
pubblicando in modo discontinuo gli ultimi otto numeri fino al marzo
1925.
*
Programma di rinnovamento sociale e proletario
"Questo foglio esce per rispondere a un bisogno profondamente
sentito dai gruppi socialisti di una palestra di discussioni, studi
e ricerche intorno ai problemi della vita nazionale ed
internazionale (...).
OCCORRE alla propaganda parolaia, che ripete stancamente, con
sfiducia mal celata dalla sonorità e dall'audacia tutta
esteriore delle frasi, SOSTITUIRE LA PROPAGANDA DEL PROGRAMMA
SOCIALISTA, di quel complesso cioè di soluzioni ai grandi
problemi sociali che solo possono conciliarsi e vivificarsi in un
tutto armonico e compatto nell'ideologia socialista. VOGLIAMO che in
tutta la propaganda socialista cioè si faccia seguire sempre
la critica della società capitalistica, del falso ordine
borghese coll'ordine nuovo comunista (...).
La borghesia e con essa l'organismo sociale rassodatosi dopo la
rivoluzione francese sono esausti, nell'impossibilità di
trovare in sé sia i materiali che le capacità
direttive della ricostruzione (...). OCCORRE LAVORARE SU UN TERRENO
NUOVO, vergine, in cui i germi dell'avvenire trovino l'humus
propizio, in cui l'umanità possa rinnovarsi e risorgere;
OCCORRE che una classe nuova al potere, provata duramente ma nello
stesso tempo rafforzata dalla guerra, sappia per impulso proprio
assumersi l'eroica impresa di portare sulle sue spalle il torbido e
suggestivo domani.
In questa classe, IL PROLETARIATO, è riposto l'avvenire del
mondo; tutte le speranze, tutte le possibilità. La visione
profetica di Marx, che aveva annunciato ai lavoratori la loro
missione, si attua ora, giorno per giorno, man mano che la borghesia
si dimostra inetta a salvare l'umanità dall'incendio ch'essa
stessa ha appiccato, e man mano che la vita sociale gravita sempre
più attorno al suo centro naturale e stabile: il
proletariato".