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James Augustine Aloysius Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo,
13 gennaio 1941) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo
irlandese.
Benché la sua produzione letteraria non sia molto vasta
è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo della
letteratura del XX secolo, in particolare della corrente modernista.
Il suo romanzo più noto, Ulisse, è una vera e propria
rivoluzione rispetto alla letteratura dell'Ottocento, e il
successivo e controverso Finnegans Wake ne è
l'estremizzazione.
Il suo carattere anticonformista e critico verso la società
irlandese e la Chiesa cattolica traspare in opere come Gente di
Dublino - palesato dalle famose epifanie - e soprattutto in Ritratto
dell'artista da giovane.
Durante la sua vita intraprese molti viaggi attraverso l'Europa, ma
l'ambientazione delle sue opere, così saldamente legata a
Dublino, lo fece diventare uno dei più cosmopoliti e allo
stesso tempo più locali scrittori irlandesi.
Vita
Infanzia e adolescenza
James Joyce nacque a Rathgar, un elegante sobborgo di Dublino, il 2
febbraio 1882, in una famiglia profondamente cattolica, primogenito
di Mary Jane Murray e John Stanislaus Joyce. Nel 1887, lasciato il
lavoro di doganiere, John Joyce viene nominato esattore delle tasse
dalla Dublin Corporation e la famiglia si trasferisce a Bray, una
cittadina venti chilometri a sud di Dublino.
Qui Joyce venne morso da un cane, episodio all'origine della sua
fobia. Aveva anche paura dei temporali perché una zia molto
religiosa gli disse che erano un segno dell'ira di Dio. Le paure
avrebbero sempre fatto parte dell'identità di Joyce e sebbene
avesse il potere di superarle, non lo fece mai.
Nel 1891 James Joyce scrive la sua prima opera, un pamphlet
accusatorio nei confronti di Timothy Healy, reo di aver abbandonato
nel mezzo di uno scandalo il leader del partito autonomista, Charles
Stewart Parnell, che si suicidò nel 1891. Con la morte di
Parnell l'autonomia irlandese era più lontana e John Joyce,
autonomista convinto, era infuriato per questa vicenda tanto da far
stampare alcune copie dell'opera prima di Joyce e spedirne una
addirittura alla Biblioteca Vaticana. Tutte le copie sono andate
perdute.
Nel novembre dello stesso anno John Joyce venne sospeso dal lavoro e
non riuscì più a pagare la retta del prestigioso
Clongowes Wood College, che James frequentava dal 1888. James studia
per qualche tempo a casa, poi brevemente alla scuola dei Fratelli
Cristiani fino a quando grazie agli ottimi voti viene accolto
gratuitamente al Belvedere College, un collegio gesuita, anche con
la speranza di una vocazione. A sedici anni Joyce ha già
sviluppato il carattere anticonformista e ribelle che lo
contraddistinguerà anche in futuro e rifiuta il
Cristianesimo, anche se la filosofia di San Tommaso d'Aquino
avrà una forte influenza sulla sua vita. Al Belvedere College
ottiene ottimi risultati e vince più di una competizione
accademica.
Nel 1893 la situazione economica già precaria si aggrava
quando John Joyce, per pagare un debito, è costretto a
vendere le sue proprietà a Cork. L'alcolismo di John e la
cattiva gestione delle finanze porteranno al declino della famiglia.
Gli anni dell'università
Joyce si iscrisse all'University College di Dublino nel 1898 dove
studiò lingue moderne, in particolare inglese, francese e
italiano. Manifesta ben presto il suo carattere anticonformista
rifiutando di sottoscrivere una protesta contro La contessa
Cathleen, un dramma di William Butler Yeats, per alcuni diffamatorio
nei confronti dell'Irlanda. In risposta ad alcune provocazioni
contro Ibsen (un autore al tempo considerato immorale), in una delle
riunioni del Literaly and Historical Society, un circolo
storico-letterario di cui Joyce faceva parte, il 20 gennaio 1900
Joyce tenne un discorso pubblico sul tema Teatro e vita proponendo
proprio Ibsen come modello di riferimento, un autore che per Joyce
fu una vera scoperta. Dello stesso autore pubblicherà poco
dopo sulla rivista Fortinghly Review una recensione di Quando noi
morti ci destiamo per la quale ricevette una lettera di
ringraziamento dal drammaturgo norvegese.
Col compenso per la recensione si recò brevemente a Londra
con suo padre e ritornato in Irlanda si trasferì a Mullingar,
dove cominciò la traduzione di alcune opere del drammaturgo
tedesco Gerhart Hauptmann con la speranza che l'Irish Theatre
accettasse di rappresentarle, ma la proposta venne declinata
perché Hauptmann non era un autore irlandese. Da
quest'esperienza Joyce trae spunto per scrivere il pamphlet Il
giorno del Volgo, denuncia del provincialismo della cultura
irlandese.
Il 31 ottobre 1902 Joyce consegue la laurea. Durante
l'università scrisse anche altri articoli e almeno due
commedie che sono andati perduti. Sono anche gli anni delle
sperimentazioni letterarie cui Joyce stesso diede il nome di
epifanie che ritroveremo poi in Gente di Dublino.
La morte della madre e l'incontro con Nora
Un mese dopo si trasferisce a Parigi. L'idea è quella di
diventare un medico e si iscrive alla Sorbona, ma nonostante sia
aiutato dalla famiglia e scriva recensioni per il Daily Express vive
in povertà. Dopo quattro mesi la madre si ammala di tumore e
Joyce è costretto a far ritorno in Irlanda.
Il breve periodo passato a Parigi termina qui, ma nonostante le
apparenze non è un completo fallimento. In una stazione
ferroviaria fa un'importante scoperta, il romanzo Les Lauriers sont
coupés di Édouard Dujardin, in cui l'autore fa uso
della tecnica del flusso di coscienza, ampiamente usata nei romanzi
più importanti di Joyce.
Nel letto di morte la madre, Mary Jane, preoccupata per
l'empietà del figlio, cerca di convincerlo a fare la
comunione e a confessarsi, ma Joyce si rifiuta. Quando la madre
muore il 13 agosto dopo essere entrata in coma Joyce si rifiuta di
inginocchiarsi per pregare al suo capezzale con gli altri membri
della famiglia.
Dopo la morte della madre la situazione familiare peggiora
ulteriormente nonostante Joyce riesca a racimolare qualcosa
scrivendo recensioni per il Daily Express, insegnando privatamente e
cantando. L'abilità del canto, ereditata dal padre, gli valse
la medaglia di bronzo al Feis Ceoil del 1904. Era un apprezzato
tenore, tanto che pensò di dedicarsi al canto come
attività principale della sua vita.
Il 1904 è l'anno decisivo per la vita di Joyce. Il 7 gennaio
la rivista Dana rifiuta la prima versione del Ritratto dell'artista
da giovane, che Joyce trasformerà in un romanzo dal titolo
Stefano eroe, completando così il nucleo del Ritratto
dell'artista da giovane che verrà pubblicato nel 1916. Lo
stesso anno in Nassau Street incontra Nora Barnacle, una cameriera
di Galway che diventerà sua compagna per tutta la vita. La
data del loro primo appuntamento, il 16 giugno 1904, è la
medesima in cui si svolge l'Ulisse. Lo stesso anno esce The Holy
Office, una raccolta di poesie.
A metà estate scrive i versi che faranno parte di Musica da
camera e la rivista The Irish Homestead pubblica Le sorelle, un
racconto che farà poi parte di Gente di Dublino, e nei mesi
successivi anche Eveline e Dopo la gara.
L'esilio dall'Irlanda
In quel periodo Joyce beveva molto e una sera, rientrando a casa
ubriaco, viene coinvolto in una rissa con un uomo a Phoenix Park. In
seguito a tale episodio viene aiutato da Alfred H. Hunter e Oliver
St John Gogarty, un amico studente di medicina. Questi due uomini
avranno grande importanza nella vita di Joyce. Il primo, infatti, un
ebreo vittima di pettegolezzi perché tradito dalla moglie,
diventò il prototipo per Leopold Bloom, il protagonista
dell'Ulisse. Il secondo sarà il prototipo di Buck Mulligan,
un altro personaggio del romanzo che alloggia in una torre Martello,
proprio come Gogarty a Sandycove.
Joyce soggiorna convalescente nella torre Martello di Gogarty per
sei giorni, finché Gogarty, coinvolto in una lite, spara a
dei tegami sopra il letto di Joyce, il quale raggiunge la notte
stessa la famiglia a Dublino. L'8 ottobre 1904 Joyce e Nora partono
per l'esilio auto-imposto che li terrà lontani dall'Irlanda
per la maggior parte della loro vita.
Trieste
Joyce riuscì ad ottenere un posto come insegnante alla
Berlitz School di Zurigo attraverso delle conoscenze, ma una volta a
Zurigo scopre di essere stato truffato e il direttore lo manda a
Trieste, che allora faceva parte dell'impero Austro-Ungarico.
Neanche a Trieste però c'è un posto disponibile e con
l'aiuto di Almidano Artifoni, il direttore della Berlitz di Trieste,
si assicura un posto nella base navale di Pola. Vi insegnò
fino al marzo 1905, quando il vicedirettore della Berlitz riesce a
far trasferire Joyce a Trieste. Nonostante il periodo travagliato,
Joyce riesce a scrivere e porta a termine alcuni racconti che
faranno poi parte di Gente di Dublino e la seconda stesura di Musica
da camera.
Dopo la nascita di Giorgio, il primogenito di Joyce e Nora, la
famiglia ha bisogno di più soldi e con la scusa della
nostalgia e l'offerta di un posto come insegnante, Joyce invita a
Trieste suo fratello Stanislaus, il quale accetta. La loro
convivenza però non fu semplice perché la frivolezza
con cui Joyce spendeva i soldi e le sue abitudini di bevitore non
piacevano a Stanislaus.
Alla fine del 1906 il desiderio di viaggiare portò Nora e
Joyce a Roma, dove trovò un posto da impiegato alla Nast,
Kolb & Shumacher Bank, ma ben presto, delusi dalla città,
ritornarono a Trieste. Comunque nel poco tempo libero dal lavoro
bancario, Joyce scrisse l'ultimo racconto di Gente di Dublino, I
morti.
Nel 1907 scrisse qualche articolo per Il piccolo della sera e si
offrì come inviato in Irlanda per il Corriere della sera,
un'offerta che venne declinata. Nei primi di maggio dello stesso
anno viene pubblicato Musica da camera. Subito dopo la pubblicazione
la salute di Joyce subì un colpo. Oltre ai problemi di cuore,
agli incubi e l'irite, contrasse una forma di febbre reumatica che
lo debilitò per molti mesi, riducendolo inizialmente quasi
alla paralisi. Il 27 luglio nacque Lucia, la seconda figlia di Joyce
e Nora.
A Trieste Joyce tenne spesso lezioni private durante le quali
frequentò i figli della nobiltà del luogo e conobbe
Italo Svevo, un altro prototipo di Leopold Bloom, tanto che molti
dettagli sull'ebraismo inclusi in Ulisse gli sono stati riferiti
proprio da Svevo.
Nell'agosto del 1908 persero il terzo figlio in seguito ad un
aborto. Nello stesso periodo Joyce prese lezioni di canto al
Conservatorio di Musica di Trieste e l'anno successivo prese parte
all'opera I maestri cantori di Norimberga di Richard Wagner.
Nel 1909 Joyce ritorna brevemente a Dublino per far conoscere
Giorgio alla famiglia, lavorare alla pubblicazione di Gente di
Dublino e conoscere la famiglia di Nora. Il mese dopo era nuovamente
a Dublino per conto di un proprietario di sale cinematografiche con
lo scopo di aprire un cinema in città. Riuscirà
nell'intento, ma quello che all'inizio è un successo si
rivelerà un fallimento. Ritorna a Trieste con la sorella
Eileen, che passerà il resto della vita fuori dall'Irlanda.
Nell'aprile del 1912 si reca a Padova per sostenere gli esami di
abilitazione all'insegnamento nelle scuole italiane, ma nonostante
il buon esito il suo titolo di studio non gli viene riconosciuto in
Italia. Nell'estate dello stesso anno ritorna a Dublino ancora una
volta per la pubblicazione di Gente di Dublino, ma non ottiene i
risultati sperati. Nonostante i ripetuti inviti di William Butler
Yeats, non rimetterà più piede in Irlanda.
L'anno successivo conosce nella città adriatica Ezra Pound,
grazie al quale pubblica a puntate Ritratto dell'artista da giovane
sulla rivista The Egoist. Nel 1914 escono in volume i racconti di
Gente di Dublino e inizia a lavorare ad Ulisse (compone a Trieste i
primi tre capitoli), ad Esuli, l'unico dramma di Joyce (che
vedrà la luce nel 1918) ed al poemetto in prosa Giacomo Joyce
(l'unica sua opera interamente ambientata a Trieste).
In quel periodo, Joyce inizia a frequentare assiduamente gli
ambienti culturali della città: fra l'altro, diviene ospite
fisso del Caffè San Marco, allora ritrovo degli intellettuali
triestini, dove talvolta si reca a lavorare sulle sue opere.
Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale alcuni amici nella
borghesia triestina lo aiutarono a fuggire a Zurigo dove conobbe
Frank Budgen, che diventò un consulente nella stesura di
Ulisse e Finnegans Wake, e, ancora grazie a Pound, dell'editore
Herriet Shaw Weaver che gli permise negli anni successivi di
dedicarsi solamente alla scrittura, abbandonando quindi
l'insegnamento.
Nel 1918 la rivista americana Little review pubblicò alcuni
capitoli dell'Ulisse. Nel 1920 Ezra Pound lo invitò a Parigi.
Joyce era ritornato l'anno prima a Trieste ma trovò la
città molto cambiata e i rapporti con suo fratello erano
ancora molto tesi, quindi non esitò a recarsi a Parigi.
Inizialmente doveva rimanerci una settimana, ci rimase vent'anni.
Parigi e Zurigo
Nel 1921 termina la stesura di Ulisse che venne pubblicato
dall'editore Sylvia Beach il 2 febbraio 1922, giorno del
quarantesimo compleanno di Joyce. L'anno successivo iniziò la
stesura di Work in progress che occupò i sedici anni
successivi ed uscì nel 1939 col titolo Finnegans Wake. Nel
1927 pubblicò la raccolta Poesie da un soldo e l'anno
successivo si sottopose ad un'operazione agli occhi. Nel 1931
morì il padre di Joyce che, per ragioni testamentarie sposa
Nora.
In questi anni Lucia manifesta i primi sintomi di schizofrenia.
Lucia divenne la musa di Joyce nella stesura di Finnegans Wake, e
Joyce stesso cercherà di tenerla con sé il più
possibile.
Dopo l'uscita di Finnegans Wake, sia per le dure critiche al romanzo
che per l'invasione nazista di Parigi, la depressione di cui
già soffriva Joyce si accentuò. Dovette inoltre
sottoporsi ad ulteriori interventi oculistici per l'insorgenza di
cataratta e glaucoma. Alla fine del 1940 si trasferì a
Zurigo, dove l'11 gennaio 1941 venne operato per un'ulcera
duodenale. Il giorno successivo entrò in coma e morì
alle due di mattina del 13 gennaio 1941. Il suo corpo venne cremato
e le sue ceneri si trovano al cimitero di Fluntern, come quelle di
Nora e di suo figlio Giorgio. Lucia, morì nel 1982 al St.
Andrews Hospital a Northampton, in Inghilterra, dove trascorse gran
parte della sua vita.
Nel 1985 fu creata la Fondazione James Joyce di Zurigo, un archivio,
centro di documentazione con biblioteca specializzata e museo
letterario, che mantiene viva la memoria della vita e dell’opera
dello scrittore irlandese, con particolare attenzione al suo stertto
legame con la città Zurigo.
Joyce e la religione
L.A.G. Strong, William T. Noon, Robert Boyle e altri hanno sostenuto
che Joyce, da vecchio, si sia riconciliato con la fede che aveva
ripudiato da giovane e che questa sua separazione dalla fede sia
stata seguita da una non tanto scontata riconciliazione, e che
Ulisse e Finnegans Wake siano essenzialmente espressioni del
cattolicesimo del loro autore.
Allo stesso modo, Hugh Kenner e T.S. Eliot videro tra le righe
dell'opera di Joyce la manifestazione di un autentico spirito
cristiano e sotto l'apparenza delle posizioni dei suoi lavori la
sopravvivenza di un credo e di un atteggiamento cattolico. Kevin
Sullivan sostiene che, anziché riconciliarsi con la fede,
Joyce in realtà non l'abbandonò mai. I critici che
caldeggiano questa tesi insistono che Stephen, il protagonista del
semi-autobiografico Ritratto dell'artista da giovane e di Ulisse,
non rappresenta Joyce.
In maniera alquanto criptica, in un'intervista concessa dopo aver
completato Ulisse, in risposta alla domanda "Quando ha abbandonato
la Chiesa cattolica", Joyce rispose: "Sta alla Chiesa dirlo". Eamonn
Hughes osserva che Joyce mantenne un approccio dialettico, sia
assentendo sia negando, dicendo che il detto famoso di Stephen "non
serviam" è precisato con "Io non mi renderò servo di
ciò in cui non credo", e che il "non serviam" è sempre
bilanciato dal detto di Stephen "io sono un servo..." e dal
"sì" di Molly.
Umberto Eco paragona Joyce agli antichi "episcopi vagantes" del
Medio Evo. Essi ci hanno lasciato una disciplina, non
un'eredità culturale o un modo di pensare. Come loro, lo
scrittore pensa che nella blasfemia sia contenuto il senso di un
rituale liturgico. In ogni caso, abbiamo testimonianze di prima mano
che provengono dal più giovane dei Joyce, suo fratello
Stanislao, e da sua moglie:
« La mia mente rifiuta l'intero ordine sociale esistente
e il Cristianesimo-patria,le virtù riconosciute, gli stili di
vita, le dottrine religiose [...] Sei anni fa io abbandonai la
Chiesa Cattolica, detestandola molto fervidamente.Ho compreso che
era impossibile per me rimanere nel suo ambito, in considerazione
degli impulsi della mia natura. Ho combattutto una guerra segreta
contro di lei quando ero uno studente e mi sono rifiutato di
accettare le posizioni che essa mi proponeva. Nel fare ciò
sono diventato un furfante, ma ho conservato il mio amor proprio.
Adesso combatto una battaglia aperta contro di essa attraverso
quello che scrivo, dico e faccio. »
(Dalla lettera di Joyce a Nora Barnacle del 29 agosto 1904)
« La separazione di mio fratello dal cattolicesimo fu
dovuta a diversi motivi. Egli sentì che era imperativo per
lui salvare la sua autentica vita spirituale dal pericolo di vederla
schiacciata e mascherata da una falsa spiritualità che egli
aveva perduto. Egli pensava che i poeti, in virtù del loro
talento e della loro personalità, fossero i depositari
dell'autentica vita spirituale della loro razza e che i preti
fossero degli usurpatori. Egli detestava la falsità e credeva
nella libertà individuale molto più integralmente di
qualsiasi altro uomo che io abbia mai conosciuto [...]. L'interesse
che mio fratello ha sempre mantenuto nei confronti della filosofia
della Chiesa cattolica deriva dal fatto che egli riteneva che la
filosofia cattolica costituisse il più coerente attentato
contro la fondazione di una stabilità intellettuale e
materiale »
(Dal saggio Il guardiano di mio fratello, di Stanislao Joyce,
Londra, 1982)
Quando si stavano facendo i preparativi per il funerale di Joyce, un
prete cattolico si offrì per celebrare un rito religioso, che
la moglie di Joyce, Nora, rifiutò, dicendo: "Non posso fargli
questo". Comunque, diversi critici e biografi hanno condiviso la
loro opinione con queste parole di Andrew Gibson:
« Il moderno James Joyce può avere
resistito vigorosamente contro il potere oppressivo della tradizione
cattolica. Ma c'era un altro Joyce, dietro di lui, che rivendicava
la sua fedeltà a quella tradizione, e non l'abbandonò
mai, né volle abbandonarla »
Opere maggiori
Gente di Dublino
La celebre raccolta di racconti è un sunto delle sue
esperienze vissute a Dublino, della quale fa una spietata e
penetrante analisi mettendo in evidenza, attraverso le famose
epifanie (termine usato dallo scrittore per identificare dei
particolari momenti di intuizione improvvisa presenti nella mente
dei suoi personaggi; è un momento in cui un'esperienza,
sepolta da anni nella memoria, sale in superficie nella mente
riportando tutti i suoi dettagli e tutte le sue emozioni. In altre
parole è un evento che risveglia un ricordo ormai sepolto e
dimenticato), la stagnazione e la paralisi della città. Il
racconto più celebre, I morti, è diventato un film nel
1987.
Ritratto dell'artista da giovane, in alcune edizioni italiane
Dedalus, è il risultato di una difficile gestazione. La prima
stesura risale al 1904, la quale si trasformò a sua volta nel
romanzo incompiuto Stefano eroe, che altro non è se non lo
scheletro di Ritratto dell'artista da giovane. La storia è di
carattere autobiografico e racconta la crescita di un ragazzo
attraverso l'infanzia e gli anni del collegio fino al suo abbandono
dell'Irlanda. il giovane inizialmente ha una vocazione religiosa,
poi rifuita la religione per seguire la sua vocazione artistica. la
sua maturazione interiore coincide con la maturazione dello stile
nell'opera.
Esuli e la poesia
Nonostante fosse inizialmente interessato al teatro Joyce
pubblicò un solo dramma, Esuli, nel 1917. La vicenda ruota
attorno alla relazione tra marito e moglie e trae ispirazione da I
morti, l'ultimo racconto di Gente di Dublino, ma anche dal
corteggiamento che un amico di infanzia di James, Vincent Cosgrave,
stava tentando nei confronti di Nora.
La prima raccolta di poesia pubblicata da Joyce è The Holy
Office, un duro attacco ai suoi contemporanei, incluso Yeats, dal
quale traspare l'orgoglio della propria diversità. La seconda
raccolta di poesie è Musica da camera (1907), composta da 36
poesie, nel 1912 pubblicò Gas From a Burner e nel 1927 le
celebri Poesie da un soldo. Nel 1932 scrisse, in ricordo del padre e
per celebrare la nascita del nipote, Ecce Puer.
Ulisse
Ulisse doveva inizialmente essere un racconto di Gente di Dublino,
ma l'idea venne abbandonata. Nel 1914 Joyce inizia un romanzo che
terminerà sette anni dopo, nell'ottobre 1921. Dopo altri tre
mesi dedicati alla revisione Ulisse esce il 2 febbraio 1922.
Il romanzo si articola in diciotto capitoli, ognuno dei quali ha
delle caratteristiche peculiari nello stile, occupa una particolare
ora della giornata ed è un parallelo con l'Odissea, come i
personaggi stessi, che restano comunque delle parodie. Ad ogni
capitolo sono associati anche un colore, un'arte o una scienza e una
parte del corpo. Joyce userà anche la tecnica del flusso di
coscienza (tecnica utilizzata nella narrativa; consiste nella libera
rappresentazione dei pensieri di una persona così come
compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in
frasi) e si servirà di molte allusioni e citazioni storiche e
letterarie, combinando così la scrittura caleidoscopica con
l'estrema formalità della trama.
La trama è molto semplice, racconta la giornata e i pensieri
di un agente pubblicitario irlandese, Leopold Bloom, in giro per
Dublino, della quale Joyce riesce a dare una precisa descrizione
toponomastica e topografica, soffermandosi soprattutto sullo
squallore e sulla monotonia della vita dublinese.
Ulisse è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori
contributi allo sviluppo del modernismo letterario.
Finnegans Wake
Completato Ulisse Joyce era esausto e non scrisse neanche una riga
di prosa per un anno.[16] Nel marzo del 1923 iniziò la
stesura di Work in Progress, prima a puntate nel periodico
Transition e poi in volume il 4 maggio 1939 col titolo Finnegans
Wake. Il 10 marzo 1923 egli informò un suo sostenitore,
Harriet Weaver, con queste parole:"Ieri ho scritto due pagine, le
prime dopo avere scritto l'ultimo "Sì" dell'"Ulisse". Con
qualche difficoltà le ho ricopiate con una larga calligrafia
su un doppio foglio protocollo, così da renderle leggibili.
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio" dicono gli Italiani, ovvero
"Il leopardo non può cambiare le sue macchie", come diciamo
noi". Così nacque un testo che divenne conosciuto, prima,
come Work in Progress, e poi come Finnegans Wake. Nel 1926 Joyce
aveva completato le prime due parti del libro. In quell'anno, egli
incontrò Eugene e Maria Jolas, che gli proposero di
pubblicare a puntate il romanzo sulla loro rivista chiamata
"Transition". Negli anni successivi Joyce lavorò alacremente
sul nuovo libro, ma negli anni Trenta cominciò a rallentare
sensibilmente. Questo era dovuto a diversi fattori, inclusa la morte
di suo padre nel 1931, oltre alla malattia mentale di sua figlia
Lucia e ai suoi personali problemi di salute, tra cui
l'indebolimento della vista. Molto del lavoro venne compiuto con
l'assistenza di giovani ammiratori, tra cui Samuel Beckett. Per
alcuni anni Joyce coltivò il bizzarro progetto di affidare il
libro al suo amico James Stephens perché lo completasse, in
considerazione del fatto che Stephens era nato nello stesso ospedale
di Joyce esattamente una settimana più tardi, e condividevano
entrambi lo stesso nome di Joyce e del suo alter-ego letterario
(questo è un esempio delle numerose cabale superstiziose di
cui era vittima Joyce). Le reazioni all'opera furono varie, compresi
alcuni commenti negativi da parte dei primi sostenitori dell'opera
di Joyce, come Pound e il fratello dell'autore, Stanislao Joyce. Per
controbilanciare questa accoglienza ostile, fu organizzata e
pubblicata nel 1929 una raccolta di saggi da parte di alcuni
sostenitori della nuova opera, tra cui Beckett, William Carlos
Williams e altri.Alla festa per il suo 57° compleanno, Joyce
rivelò il titolo finale dell'opera e così Finnegans
Wake fu pubblicato in libro il 4 maggio 1939. In seguito, ulteriori
commenti negativi emersero da parte del medico e scrittore Hervey
Cleckley, che contestò il significato che altri avevano
trovato nell'opera. Nel suo libro, intitolato La caricatura del
buonsenso, Cleckley si riferisce a Finnegans Wake come "a una
collezione di 628 pagine di sciocchezzaio erudito indistinguibile,
per la maggior parte della gente, dalla familiare insalata di parole
prodotta dai pazienti ebefrenici tra le corsie di qualsiasi ospedale
pubblico".
Lo stile di Joyce tra flusso di coscienza, allusioni letterarie e
libere associazioni oniriche, fu spinto al limite in Finnegans Wake,
che abbandonò ogni convenzione di intreccio e costruzione dei
personaggi ed è scritto in un linguaggio peculiare e oscuro,
basato per lo più su complessi giochi di parole a molti
livelli. Questo approccio è simile, ma in misura molto
più accentuata, a quello usato da Lewis Carroll in
Jabberwocky. Questo ha portato molti lettori e critici a definire le
frequenti citazioni dell'Ulisse comprese nelle descrizioni della
Veglia come il suo "inutilizzabile Libro Blu dell'Ecclesiaste",
riferito alla stessa Veglia.
Comunque sia, i critici sono stati in grado di individuare un nucleo
del sistema dei personaggi e un intreccio generale. Molti dei giochi
di parole del libro derivano dall'uso di giochi multilinguistici che
si basano su una vasta gamma di idiomi. Il ruolo giocato da Beckett
e altri assistenti comprende l'azione di confrontare parole
derivanti da questi linguaggi e raccoglierle su degli schedari da
mettere a disposizione di Joyce e, dal momento che la vista
peggiorò, di scrivere il testo sotto la dettatura
dell'autore. La visione della storia proposta in questo testo
è fortemente influenzata da Giambattista Vico, e le visioni
metafisiche di Giordano Bruno sono importanti ai fini della
comprensione delle interazioni tra i "personaggi". Vico propone una
visione ciclica della storia, nella quale la civiltà sorse
dal caos, passò attraverso la fase teocratica, aristocratica
e democratica, e quindi precipitò di nuovo nel caos.
L'esempio più evidente dell'influenza della teoria ciclica
della storia di Vico va cercato nelle parole di apertura e chiusura
del libro. "Finnegans Wake"inizia con le parole:"corsa del fiume,
passato di Eva e Adamo, dalla curva della riva all'ansa della baia,
ci conduce attraverso un ampio vicolo di ricircolazione indietro al
Perpetuo Castello degli Accerchiamenti" (dove "vicolo" è un
gioco di parole su Vico) e finisce con "Lungo una lontana una sola
un'ultima un'amata la". In altre parole, il libro termina con
l'inizio di una frase e comincia con la fine della stessa, facendolo
ruotare intorno a un grande perno circolare. In effetti Joyce disse
che il lettore ideale della Veglia doveva soffrire di una"insonnia
ideale"e, dopo aver terminato il libro, doveva tornare indietro alla
prima pagina e ricominciare da capo, e così via, in un
circolo di lettura senza fine.
Il romanzo è un'estremizzazione stilistica di Ulisse, anche
qui troviamo il flusso di coscienza e le allusioni letterarie, ma
l'utilizzo di ben quaranta lingue, la creazione di neologismi
tramite la fusione di termini di lingue differenti e l'abbandono
delle convenzioni della costruzione di una trama e dei personaggi
(in un approccio simile a quello usato da Lewis Carroll in
Jabberwocky) ne rendono difficile sia la lettura che la traduzione.
Le critiche al romanzo furono aspre, anche da parte di Ezra Pound
che fino ad allora aveva sempre sostenuto il lavoro di Joyce.
Sotto un certo punto di vista può essere considerato una
prosecuzione di Ulisse. Ulisse, infatti, tratta del giorno e della
vita di una città, mentre Finnegans Wake è la notte e
la partecipazione alla logica del sogno.
Eredità
Le opere hanno avuto un'importante influenza su scrittori e studiosi
come Samuel Beckett, Flann O'Brien, Máirtín Ó
Cadhain, Salman Rushdie, Robert Anton Wilson, e Joseph Campbell.
Alcuni scrittori hanno avuto opinioni contrastanti sulle opere di
Joyce. Secondo Nabokov e Borges Ulisse era brillante e Finnegans
Wake orribile. Il filosofo francese Jacques Derrida, che scrisse
anche un libro sull'Ulisse, raccontò di un turista che gli
chiese in una libreria a Tokyo quale tra tutti quei libri fosse
quello definitivo e gli rispose che erano Ulisse e Finnegans Wake.
L'influenza di Joyce esce dal campo della letteratura. La frase
“three quarks for muster mark” in Finnegans Wake è spesso
considerata all’origine della parola “quark”, il nome di una
particella elementare scoperta dal fisico Murray Gell-Mann. Lo
psicoanalista francese Jacques Lacan, secondo il quale la scrittura
ha tenuto Joyce lontano dalla psicosi, usa la scrittura di Joyce per
spiegare il suo concetto di sintomo. Nel 1992 Umberto Eco, mentre
sta lavorando sul Finnegans Wake, conia i finneghismi, delle
invenzioni linguistiche che consistono nell'unione ironica di
termini diversi (come oromogio = orologio che suona solo le ore
tristi).
Significativo dello stile di Joyce è un aneddoto riportato da
Stephen King: "Un giorno, andandolo a trovare, un amico lo avrebbe
trovato riverso sullo scrittoio in un atteggiamento di profonda
disperazione. «James, cos’è che non va?» avrebbe
chiesto l’amico. «È il lavoro?». Joyce avrebbe
assentito senza nemmeno sollevare la testa e guardare l’amico. Era
naturalmente il lavoro; non lo era sempre? «Quante parole hai
scritto oggi?» avrebbe domandato l’amico. E Joyce (sempre in
preda alla disperazione, sempre con la faccia posata sulla
scrivania): «Sette». «Sette? Ma, James, è
ottimo per te!» «Sì» avrebbe risposto Joyce
alzando finalmente la testa «Suppongo di sì, ma non so
in che ordine vanno!».
La vita e le opere di Joyce vengono celebrate nel Bloomsday (il 16
giugno) sia a Dublino che in un numero sempre crescente di
città nel mondo, e a Dedham, in Massachusetts, in cui si
svolge una gara di dieci miglia in cui ogni miglio è dedicato
ad un'opera di Joyce.
Non tutti sono ansiosi di espandere gli studi su Joyce. Il nipote
dello scrittore, l'unico beneficiario dell'eredità, ha
distrutto gran parte della corrispondenza di suo nonno e
minacciò di citare in giudizio chi tenesse letture pubbliche
delle opere del nonno nel Bloomsday e bloccò l’adattamento
delle opere bollandolo come inappropriato. Il 12 giugno 2006 la
Carol Shloss, professoressa della Stanford University, chiamò
in giudizio Stephen per avere il permesso di usare materiale su
Joyce e sua figlia nel suo sito.