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Étienne Bonnot de Condillac (Grenoble, 30 settembre 1715 –
Beaugency, 3 agosto 1780) è stato un filosofo, enciclopedista
ed economista francese. Contemporaneo di Adam Smith e d'ispirazione
liberale, è stato un esponente di spicco del sensismo, ma
viene ricordato anche per il suo contributo alla psicologia, alla
gnoseologia e alla filosofia della mente.
Vita
Nacque a Grenoble da una famiglia di giuristi, e, come il fratello
maggiore, il famoso scrittore politico, abate di Mably, prese
l'ordine sacro e divenne abate di Mureau.
In entrambi i casi la professione era solo nominale, e l'intera vita
di Condillac, con l'eccezione del periodo in cui fu tutore alla
corte di Parma, si dedicò ai suoi studi. Le suo opere furono
Saggio sull'origine delle conoscenze umane (1746), Trattato sui
sistemi (1749), Trattato sulle sensazioni (1754), Trattato sugli
animali (1755), un completo Corso di studi (1767-1773) in 13 volumi,
scritti per il giovane Duca Ferdinando di Borbone, nipote di Luigi
XV, Il commercio e il governo, considerati l'uno relativamente
all'altro (1776), e due lavori postumi, la Logica (1781) e
l'incompleto Linguaggio dei calcoli (1798).
Nei primi giorni a Parigi venne in contatto con la scuola di
Diderot. L'amicizia con Rousseau, che durò fino alla morte,
può essere dovuta in primo luogo al fatto che Rousseau era
stato insegnante privato nella famiglia dello zio di Condillac, M.
de Mably, a Lione. Grazie alla sua naturale attenzione e
riservatezza, le amicizie di Condillac con i filosofi contemporanei
non danneggiarono la sua carriera; egli comprese certamente la
scelta della corte francese di mandarlo a Parma per educare il duca
orfano, un bambino di sette anni, nel 1758.
Nel 1768, dopo il suo ritorno dall'Italia, fu eletto
all'Académie française, ma non partecipò alle
riunioni dopo la sua elezione. Spese gli ultimi anni ritirandosi a
Flux, una piccola proprietà che acquistò vicino a
Beaugency, e vi morì il 3 agosto 1780.
Opere e pensiero
Condillac fu sia un importante psicologo sia un divulgatore in
Francia dei principi di Locke, che fu apprezzato e riconosciuto
soprattutto da Voltaire e Brissot . Nell'esporre il suo sensismo
empirico, Condillac dimostrò di essere uno dei pensatori
migliori del suo periodo e della sua nazione, per lucidità,
sintesi, ponderazione. Il suo pensiero, tuttavia, nell'analisi della
mente umana, vertice della sua ricerca, mancò di trattare la
parte attiva e il lato spirituale dell'esperienza umana.
Il suo primo libro, il Saggio sull'origine delle conoscenze umane,
rimase fedele al suo maestro inglese. Egli accettò, con
qualche modifica, la deduzione di Locke che la nostra conoscenza
derivi da due sorgenti, la sensazione e la riflessione, e usò
come principio cardine per la dimostrazione di questa tesi
l'associazione delle idee. Il suo libro successivo, il Trattato sui
sistemi, fu una vigorosa critica a quei moderni sistemi che erano
basati su principi astratti o su ipotesi non verificate. La sua
polemica, che fu legata allo spirito di Locke, fu diretta contro le
idee innate dei cartesiani, dell'occasionalismo di Malebranche, del
monadismo di Leibniz e dell'armonia prestabilita e, soprattutto,
contro la concezione della sostanza enunciata nella prima parte
dell'Etica di Spinoza.
Trattato sulle sensazioni
Il suo più importante lavoro è il Trattato sulle
sensazioni, nel quale si libera della tutela di Locke e del suo
particolare psicologismo. Era stato condotto, ci dice lui stesso, in
parte dalla critica di Mademoiselle Ferrand, alla dottrina di Locke,
per la quale i sensi ci danno per la conoscenza intuitiva degli
oggetti, come ad esempio accade per l'occhio che individua
naturalmente gli oggetti, le forme, le posizioni e le distanze. Le
sue discussioni con Mademoiselle Ferrand lo convinsero a considerare
le questioni su cui era necessario studiare i nostri sensi
separatamente, per distinguere precisamente quali idee avevamo di
ogni senso, per osservare come i sensi si formano, e come un senso
influisce sull'altro. Il risultato, era sicuro, ci mostra come tutte
le facoltà umane e le conoscenze sono trasformate in
sensazioni, con l'esclusione di qualsiasi altro principio, come la
riflessione.
Il piano del libro si sviluppa con l'autore che immagina una statua
organizzata nel suo interno come l'uomo, animata da un'anima che non
ha mai ricevuto nessuna idea, nella quale nessun senso-impressione
è mai penetrato. Egli libera i suoi sensi uno per uno,
iniziando dagli odori, che contribuiscono per primi alla conoscenza
umana. Con la prima esperienza dell'odore, la coscienza della statua
è interamente occupata da questa esperienza; e questa
occupazione è attenzione. L'odore-esperienza della statua
produrrà piacere o dolore; e il piacere o il dolore
diventeranno il principio-padre che, determinando tutte le
operazioni della sua mente, lo innalzeranno a tutta la conoscenza a
lei possibile. Il passo successivo sarà la memoria, che
è l'impressione prolungata del suo odore-esperienza
sull'attenzione. "La memoria non è altro che un modo di
sentire". Dalla memoria nasce il confronto: la statua sperimenta,
per esempio, l'odore di una rosa, mentre si ricorda quello del
garofano; e "il confronto non è nulla di più che
prestare attenzione a due cose contemporaneamente". Confronti e
giudizi diventano abituali, sono contenuti nella mente e sono
organizzati, in modo da formare il principio base dell'associazione
delle idee. Dal confronto del passato con le esperienze presenti,
rispetto al piacere che donano, nasce il desiderio; il desiderare
determina il funzionamento delle nostre facoltà, stimola la
memoria e l'immaginazione, e provoca passioni. Le passioni, poi, non
esistono, ma sono solo sensazioni modificate.
Queste indicazioni bastano a mostrare l'andamento generale
dell'argomento nella prima sezione del Trattato sulle sensazioni.
Per mostrare lo svolgimento del trattato sarà invece
sufficiente citare le intestazioni dei rimanenti capitoli: "Delle
idee dell'Uomo limitate al Senso dell'Odore", "Della limitazione
dell'Uomo nel senso dell'udito", "La combinazione di Odore e Suoni",
"La sensazione di se stessi, e la sensazione combinata con l'Odore e
i Suoni", "I limiti dell'Uomo nel senso della vista".
Nella seconda sezione della trattazione, Condillac concede alla sua
statua il senso del tatto, che prima lo informa dell'esistenza degli
oggetti esterni. In un'analisi molto attenta ed elaborata, distingue
i vari elementi del nostro tatto-esperienza del proprio corpo, il
contatto degli oggetti estranei al proprio corpo, l'esperienza del
movimento, l'esplorazione della superficie con le mani: segue lo
sviluppo delle percezioni della statua delle dimensioni, delle
distanze e delle forme. La terza sezione si occupa della
combinazione del tatto con gli altri sensi. La quarta sezione si
occupa dei desideri, delle attività e delle idee di un uomo
isolato che prende possesso di tutti i sensi; alla fine vengono
riportate delle osservazioni su di un "ragazzo selvaggio" che viene
trovato vivere tra gli orsi nelle foreste in Lituania.
La conclusione di tutto il lavoro è che nell'ordine naturale
delle cose tutto ha la propria sorgente nella sensazione, ma questa
sorgente non è egualmente distribuita in tutti gli uomini;
gli uomini differiscono notevolmente nel grado di chiarezza con cui
essi la sentono; e, concludendo, quell'uomo non è niente ma
è cresciuto; tutte le facoltà innate e le idee devono
essere spazzate via. L'ultimo verso suggerisce la differenza che
è stata fatta a questa maniera della psicologia dalle moderne
teorie dell'evoluzione e dell'ereditarietà.
Trattato sugli animali
Condillac sostiene che negli animali le abitudini considerate
naturali sono in realtà dovute all'esperienza (cioè
acquisite), quindi l'istinto può essere assimilato
all'intelligenza. Egli attribuisce agli animali tutte le
facoltà umane e confuta così la teoria cartesiana
dell'automatismo degli animali. Condillac infatti nega che la
sensibilità degli animali sia diversa da quella degli esseri
umani: «Se le bestie sentono, sentono come noi».
Corso di studi
I lavori di Condillac sulla politica e sulla storia, contenuti
perlopiù nel suo Corso di studi, offrono pochi spunti di
interesse, eccetto per la dimostrazione della sua vicinanza al
pensiero inglese: egli non ha avuto il calore e l'immaginazione per
essere un buono storico. Nella logica, argomento sul quale scrisse
molto, ebbe meno successo che nel campo della psicologia. Procede
con molte ripetizioni, ma con pochi esempi concreti, con la
supremazia del metodo analitico; sostiene che il ragionamento
consiste nella sostituzione di un'affermazione con un'altra che sia
identica; espone la scienza come un linguaggio ben costruito,
un'affermazione che nel suo Linguaggio dei calcoli cerca di
dimostrare con l'esempio dell'aritmetica. La sua logica ha in
effetti buoni e cattivi punti che noi ci potremmo aspettare di
trovare in un sensazionista che non conosce la scienza ma la
matematica. Egli rigetta l'impianto medievale del sillogismo; ma si
preclude dal suo punto di vista dal capire il carattere attivo e
spirituale del pensiero; né ha avuto quell'interesse nella
scienza naturale e nell'apprezzamento del ragionamento induttivo che
fu la base del principale merito di J.S. Mill. È abbastanza
evidente che la psicologia anti-spiritualistica di Condillac, con la
sua spiegazione del personalità come un aggregato di
sensazioni, conduce direttamente all'ateismo e al determinismo. Non
c'è, tuttavia, motivo di interrogarsi sulla sincerità
con cui ripudiò entrambe le conseguenze. Quello che dice
sulla religione è sempre in armonia con la sua professione; e
ha rivendicato la libertà di esserlo nella dissertazione che
ha poco in comune con il Trattato sulle sensazioni con il quale
è collegato. Il comune rimprovero del materialismo dovrebbe
certamente non essere fatto contro di lui. Lui ha sempre asserito la
sostanziale realtà dell'anima; e nelle parole iniziali del
suo Saggio, «Comunque se noi saliamo in paradiso, o se
scendiamo all'inferno, noi non usciremo mai da noi stessi – è
sempre nostra la possibilità di percepire», noi
ritroviamo quel soggettivismo che costituisce l'elemento centrale
della filosofia di Berkeley.
La sua eredità
Legate com'erano alla scuola di Locke, le idee di Condillac hanno
avuto molto effetto sul pensiero inglese. Negli argomenti legati
all'associazione delle idee, la supremazia del piacere e del dolore,
e con la spiegazione generale di tutto il contenuto mentale come
sensazioni o come sensazioni modificate, la sua influenza può
essere avvicinata a quella di Mill, di Bain e di Herbert Spencer.
Oltre a tutte le proposizioni che vengono enunciate, Condillac fece
un lavoro notevole nella direzione di avvicinare la psicologia alla
scienza.
Il suo metodo, comunque, della ricostruzione immaginaria è
abbastanza lontano dal modo di pensare inglese. Malgrado le sue
proteste contro l'astrazione, l'ipotesi e la sintesi, la sua
allegoria della statua è uno dei più alti livelli
gradi di astrattismo, ipotetico e sintetico. James Stuart Mill si
fermò molto sullo studio delle realtà concrete, mise
Condillac nelle mani di suo figlio più giovane indicandolo
come esempio del pericolo da evitare nel campo della psicologia. Uno
storico moderno (Catherine Hobbs) confrontò Condillac con i
filosofi dell'Illuminismo scozzese e con il pensatore
pre-evoluzionista Lord Monboddo, che aveva una fascino simile con
l'astrazione e le idee.
In Francia, la dottrina di Condillac, così congeniale col
tono della filosofia del XVIII secolo, regnò nelle scuole per
oltre cinquant'anni, scavalcata solo da chi, come Maine de Biran,
diceva di non avere fatto un resoconto sufficiente dell'esperienza
cognitiva. Agli inizi del XIX secolo, gli albori romantici della
Germania si erano diffusi in Francia, e il sensazionismo, il
sensismo venne sostituito dallo spiritualismo eclettico di Victor
Cousin.
La collezione di opere di Condillac fu pubblicata in 23 volumi nel
1798 e altre due o tre volte successivamente; l'ultima edizione
(1822) contiene una dissertazione introduttiva di A. F. Théy.
L'Enciclopedia metodica contiene un articolo molto lungo su
Condillac (Naigeon). Dettagli biografici e critiche al Trattato sui
sistemi si trovano nell'opera di J. P. Damiron Memorie utili ad una
storia della filosofia nel diciottesimo secolo, tomo III; una
critica completa è quella di V. Cousin nel Corso di storia
della filosofia moderna, ser. I, tomo III. Consultare anche F.
Rethoré Condillac o l'empirismo e il razionalismo (1864); L.
Dewaule, Condillac e la psicologia inglese contemporanea (1891).