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Alessandro VI, nato Roderic Llançol de Borja, (italianizzato
Rodrigo Borgia) (Xàtiva, 1º gennaio 1431 – Roma, 18
agosto 1503), fu il 214º papa della Chiesa cattolica dal 1492
alla morte.
Note biografiche
Rodrigo, trasferitosi dalla nativa Valencia in Italia ancora
giovanissimo, fu allievo di Gaspare da Verona e studiò poi
giurisprudenza a Bologna.
Nipote di Papa Callisto III (al secolo Alonso de Borja), fratello
della madre Isabella, fu da questi elevato alla porpora a soli 25
anni e volle italianizzare il suo nome in Borgia, così come
aveva fatto in precedenza lo zio Papa. Successivamente
ricoprì anche l'incarico di Vicecancelliere della Chiesa
romana.
Rodrigo Borgia era un uomo dissoluto e un libertino impenitente e
come tale si comportò per tutta la vita: da laico, da
cardinale e da papa ancora di più, senza minimamente
preoccuparsi di celare agli altri questa sua scandalosa condotta di
vita.
Il suo percorso terreno fu disseminato di numerosi figli, ovviamente
tutti illegittimi. Da una relazione con Giovanna Cattanei, detta
Vannozza, nacquero quattro figli ed altri tre nacquero da una donna
sconosciuta. Nel corso del suo pontificato gli nacquero altri due
figli; la sua amante ufficiale fu Giulia Farnese, moglie di Orso
Orsini.
La storiografia oggi è ormai unanime nel ritenere che la
scandalosa condotta di vita di Rodrigo Borgia, caratterizzata da un
esasperato erotismo e da una continua ricerca del piacere fisico,
debba essere attribuita ad una forma patologica della sua psiche.
Se l'elezione del Cybo, suo predecessore, fu certamente macchiata da
trattative simoniache gestite dal cardinal Giuliano Della Rovere e
dallo stesso cardinal Borgia, altrettanto lo fu l'elezione del
Borgia, tant'è che, non appena eletto, questi si
affrettò a provvedere immediatamente ad onorare gli impegni
contratti nel corso del Conclave.
Il suo principale sostenitore, cardinal Ascanio Sforza, fu
gratificato con la nomina di Vicecancelliere e con la cessione del
palazzo padronale della famiglia Borgia. Ai Colonna furono ceduti la
città di Subiaco e i vicini castelli. Il cardinale Orsini
ottenne i possedimenti di Soriano nel Cimino e Ponticelli, mentre al
cardinal Savelli fu ceduta Civita Castellana.
Agli inizi del suo pontificato il Borgia attuò importanti
mutamenti nella disordinata Roma del tempo. Ristabilì,
infatti, l'ordine nella città eterna, caduta nel caos
più totale nel corso della sede vacante e adottò
importanti provvedimenti di politica economica per il risanamento
della finanza pubblica. Sembrava quindi avviato ad un pontificato
decisamente dignitoso e forse anche animato da una ravvivata
spiritualità, tramite un promettente abbandono di quella
condotta libertina che ne aveva caratterizzato l'esistenza fino a
quel momento.
La morte di Innocenzo VIII
Il 25 luglio 1492 moriva papa Innocenzo VIII, uomo mondano (padre di
numerosi figli, dei quali era orgoglioso) e venale che aveva
praticato il nepotismo e la simonia, mal amministrando le già
dissestate finanze della Chiesa.[2] Tre mesi prima era scomparso
anche Lorenzo il Magnifico, privando così l'Italia di
un'importante personalità politica continentale e di un
fondamentale punto di riferimento dell'equilibrio fra gli Stati
italiani all'indomani della pace di Lodi.
Il contesto storico è completato dalla Reconquista della
penisola iberica per mano dei sovrani Ferdinando II d'Aragona e
Isabella di Castiglia, mentre la scoperta dell'America (12 ottobre)
sarebbe avvenuta solo tre mesi dopo l'elezione di Alessandro VI,
anche se è singolare e per certi versi criptico che sulla
tomba del suo predecessore vi sia un epitaffio che ricorda che la
scoperta del nuovo mondo sia avvenuta sotto il pontificato di
Innocenzo VIII.
I tempi non erano ancora maturi però, per aspettarsi un
pontificato molto diverso dal precedente. L'inizio del suo
pontificato fu a dire il vero promettente, riportò ordine a
Roma e cercò di unificare le forze cristiane contro il
pericolo turco, ma ben presto si macchiò anche lui di
nepotismo.
Il Conclave
Nel 1492 alla morte di papa Innocenzo VIII furono solo 23 i
cardinali che il 6 agosto 1492 si riunirono in conclave nella
Cappella fatta costruire da papa Sisto IV pochi anni prima e che
già mostrava i capolavori pittorici di Botticelli, Perugino e
del Ghirlandaio.
Nella notte tra il 10 agosto e l'11 agosto, il Sacro Collegio volle
elevare al Soglio pontificio il cardinal Rodrigo Borja y Borja,
valenzano. Fu incoronato in San Pietro il 26 agosto successivo con
il nome di Alessandro VI. Aveva 61 anni.
Figli
Ebbe quattro figli da Vannozza Cattanei, nobildonna di origine
mantovana, nobile di Casa Candia, che a Roma svolgeva
l'attività di locandiera:
* Cesare Borgia (1476-1507)
* Giovanni Borgia (1478-1497)
* Lucrezia Borgia (1480-1519)
* Goffredo Borgia (1481-1516)
Ebbe forse, ma questa paternità è incerta, una figlia
da Giulia Farnese:
* Laura Orsini (1492-1530)
Inoltre ebbe altri tre figli da madre ignota:
* Pedro Luìs Borgia (? - 1488) Duca di
Gandia
* Girolama Borgia (1469 – 1483)
* Isabel Borgia (1467-1547)
Cesare e Lucrezia
Dei sette figli avuti nel corso degli anni, due in particolare
conquistarono il suo cuore e le sue attenzioni, e su di essi
riversò per tutta la vita un grande affetto, oltre che un
fiume di ricchezze: Cesare e Lucrezia.
Cesare, figlio di Vannozza Cattanei, era stato nominato Protonotario
apostolico già alla tenera età di sei anni da Sisto
IV. Innocenzo VIII lo nominò vescovo di Pamplona e il padre
lo nominò arcivescovo di Valencia, conferendogli la porpora
cardinalizia nel 1493, a soli 18 anni. Cinque anni dopo dismise la
porpora, contrasse matrimonio con una cugina del re Carlo VIII di
Francia, fu da questi nominato duca del Valentinois (da cui proviene
il soprannome "Valentino") e si dedicò esclusivamente ad
attività militari che avrebbero dovuto condurlo alla
conquista di vasti territori. E così fu. Con astuzia e
sagacia rare, Cesare riuscì ad impossessarsi di numerosi
territori adriatici, creando un importante sbocco ad est per la
Chiesa. La morte del padre segnò il declino delle fortune
militari di Cesare, che morì a sua volta pochi anni dopo.
Lucrezia, figlia anch'essa di Vannozza Cattanei, è passata
alla storia come un personaggio molto controverso, donna dissoluta e
forse incestuosa sia con il padre sia con il fratello Cesare.
Così almeno si riteneva fino a parecchi anni fa; oggi si
è persuasi del fatto che Lucrezia fosse una donna sfortunata
ed al tempo stesso capace; i suoi rapporti con i familiari, sembrano
agli storici d'oggi una calunnia dei suoi nemici. Contrasse un primo
matrimonio, all'età di dodici anni, nel 1493, con Giovanni
Sforza, conte di Pesaro. Alcuni anni dopo, il suo matrimonio fu
dichiarato nullo in quanto non consumato. Una perizia medica
accertò che a diciassette anni Lucrezia era ancora
vergine.[4] All'età di diciotto anni, andò in sposa al
principe di Bisceglie, Alfonso, figlio naturale di Alfonso II di
Napoli. Ma Alfonso fu assassinato nell'agosto del 1500 per ordine di
Cesare, forse ingelosito dal sincero amore della sorella per il
marito. Il 30 dicembre 1501 Lucrezia sposò in terze nozze
Alfonso I d'Este, e si trasferì a Ferrara, dove visse fino
alla morte avvenuta nel 1519 a soli 39 anni a causa della
setticemia, dopo aver dato al marito sette figli: Alessandro,
Ercole, Ippolito, Alessandro, Eleonora, Francesco, Isabella Maria.
La discesa di Carlo VIII
Il primo atto politico che Alessandro VI dovette affrontare, fu un
confronto con Carlo VIII di Valois, Re di Francia, nel 1493,
allorquando questi, mediante una serie di trattati stipulati con
Enrico VII d'Inghilterra, Ferdinando e Isabella di Spagna e
Massimiliano I d'Asburgo, si era assicurato un solido appoggio per
la riconquista del Regno di Napoli, quale eredità angioina ma
che era nelle mani degli aragonesi.
Le mire di Carlo VIII sul Regno di Napoli non erano condivise da
papa Alessandro, soprattutto perché anche Ludovico il Moro,
Duca di Milano si era alleato con il re francese dimostrando oltre a
scarsa lungimiranza politica una forte stupidità. Ciò
stava a significare che se la riconquista di Napoli da parte di
Carlo VIII fosse andata a buon fine, lo Stato Pontificio si sarebbe
trovato nella morsa dei francesi e ne avrebbe dovuto subire
inevitabilmente il predominio.
Al fine di scongiurare questa infausta eventualità, papa
Alessandro si affrettò a concludere con gli aragonesi di
Napoli un'alleanza sancita anche dal matrimonio di suo figlio
Jofré con Sancha, figlia di Alfonso II di Napoli e,
successivamente, procedette all'incoronazione di Alfonso II
d'Aragona a Re di Napoli.
Carlo VIII, giudicando un affronto queste iniziative del Papa, scese
in Italia alla testa del suo esercito. Re Alfonso, intravvedendo una
situazione di pericolo per la sua persona, cedette la corona di
Napoli al figlio Ferdinando II e riparò in Sicilia. Lo stesso
Papa si trovò in enorme difficoltà all'interno del suo
Stato a causa della ribellione scatenata dai Colonna e da numerose
famiglie nobili romane, cui non sembrava estranea la mano del
cardinal Della Rovere.
Quando il 31 dicembre 1494 Carlo VIII entrò in Roma, non
trovò alcuna resistenza, e il Papa era asserragliato in
Castel Sant'Angelo. Avendo compreso che la posizione del Valois era
vincente, Alessandro VI decise di scendere a patti con il sovrano
francese, offrendo libero passaggio all'esercito francese sul suolo
pontificio e mettendo a disposizione anche il figlio Cesare come
guida fino ai confini con il Regno di Napoli, in cambio del
giuramento di obbedienza del Re verso il Papa. La qual cosa avvenne
in un pubblico concistoro. Dopo di che il Re francese entrava a
Napoli, senza colpo ferire. Era il 22 febbraio del 1495.
Ma la facilità con cui Carlo VIII era riuscito a conquistare
Napoli cominciò a spaventare tutti gli altri regnanti
d'Europa, i quali formarono una nuova coalizione antifrancese, la
Lega Santa, comprendente il Papa, la Spagna, Massimiliano d'Asburgo,
la stessa Milano e Venezia. E quando gli spagnoli sbarcarono in
Calabria, Carlo VIII capì subito che il vento cominciava a
spirare contro di lui, per cui si affrettò a riprendere la
via del ritorno risalendo la penisola.
Fu però raggiunto dall'esercito della coalizione al comando
di Francesco II Gonzaga, che, in una sanguinosissima battaglia,
combattuta a Fornovo, nel parmense, il 6 luglio 1495, ebbe la meglio
sull'esercito francese. Carlo VIII, benché sconfitto,
riuscì ugualmente ad attraversare le Alpi e riparare in
Francia. Ferdinando II d'Aragona poté così ritornare
sul trono di Napoli.
Luigi XII di Francia
Nel 1498, scomparso senza eredi Carlo VIII, salì sul trono di
Francia Luigi XII d'Orleans. Uno dei primi atti del nuovo Re fu
quello di scacciare Ludovico il Moro da Milano, ritenendosi l'erede
legittimo del Ducato, in forza del ben noto testamento dei Visconti
che assegnava agli eredi di Valentina Visconti il Ducato, in caso di
estinzione della dinastia. Poiché la dinastia Visconti si era
estinta, Luigi XII avanzava pretese di eredità essendo egli
discendente diretto di Valentina. Il Papa, però, intravide in
questo atto grandi possibilità per il figlio Cesare, per cui
si affrettò a concludere un'alleanza con il nuovo sovrano
francese. Re Luigi, però, interpretò questa alleanza
in una chiave del tutto diversa, cioè intravide un
lasciapassare per la Francia verso la riconquista del Regno di
Napoli, quale eredità dei suoi antenati angioini.
Orbene, per cementare i buoni rapporti ritrovati tra la Francia e il
Papa, Luigi XII diede in moglie a Cesare Borgia, la principessa
Carlotta d'Albret, sorella del Re di Navarra; gli assegnò
anche il Ducato di Valentinois, gradito a Cesare anche perché
gli consentiva di recuperare il soprannome di Valentino, con cui era
già noto quando era Arcivescovo di Valencia, e gli promise di
sostenerlo nella conquista di parte della Romagna, cui il rampante
Cesare ambiva.
Questa alleanza produsse i suoi effetti pressoché
immediatamente. Luigi XII aprì la campagna d'Italia e
conquistò subito Milano con l'aiuto anche dei mercenari
svizzeri che allora possedevano l'esercito più equipaggiato e
meglio organizzato d'Europa. Tant'è che, in cambio dell'aiuto
dato ai francesi, soprattutto nella vittoriosa battaglia di Novara
del 1500, mediante il trattato di Arona del 1503 ottennero
Bellinzona e l'intero Canton Ticino.
La morte di Savonarola
Papa Borgia fu anche moralmente corresponsabile della morte del
frate domenicano Girolamo Savonarola, condannato al rogo per eresia
nel 1498 con condanna eseguita nel maggio dello stesso anno in
Piazza della Signoria a Firenze. Le sue ceneri sparse in Arno
assieme ad altri suoi seguaci. Ironia della sorte, Alessandro fu
corresponsabile della morte di uno dei pochi uomini che seguisse con
interesse e stimasse; infatti la scomunica (falsa) contro il
Savonarola non fu mai impartita dal Papa, bensì dal cardinale
arcivescovo di Perugia Juan López su istigazione di Cesare
Borgia, che assoldò un falsario per creare una finta
scomunica e distruggere il frate. Alessandro protestò
vivamente contro il cardinale e minacciò Firenze di
Interdetto affinché gli fosse consegnato il frate,
così che potesse salvarlo e farlo discolpare, ma era talmente
succube del figlio Cesare che non agì con tutto il potere che
aveva. Alessandro lasciò morire un uomo che riteneva santo,
salvo poi lamentarsi col Generale dei Domenicani d'essere stato
ingannato, e assolverlo post mortem dicendo nel suo VII concistoro
(4 settembre 1498) che lo avrebbe volentieri ascritto all'albo dei
santi. Certo è che Savonarola fu vittima delle sue stesse
prediche e di circostanze politiche più grandi di un uomo che
per "amor di Dio" fu protagonista estremamente discusso e non sempre
positivo della vita fiorentina [6].
Il Valentino e le conquiste dei Borgia
Negli anni 1500-1503, Cesare Borgia, che ormai veniva da tutti
chiamato "il Valentino" in quanto Duca di Valentinois,
scatenò le sue soldataglie in Romagna alla conquista di quei
territori a cui egli aspirava e in forza della promessa fattagli dal
Re di Francia in occasione delle sue nozze con la principessa
Carlotta.
Se, però, re Luigi gli assicurava l'appoggio politico, il
Valentino aveva necessità di reperire molto danaro per
sostenere il suo esercito. Gli venne in aiuto il padre mediante
un'ennesima operazione di simonia. Papa Alessandro vendette,
infatti, ben dodici titoli di cardinale. Il prezzo pagato fu molto
alto e sufficiente per dare avvio all'impresa militare del figlio.
Con notevole audacia e sfrontatezza il giovane Borgia
conquistò, in successione, prima Pesaro, Cesena e Rimini e
poi anche Faenza, Urbino e Senigallia. Il 12 gennaio 1500 si arrese
Forlì: il capoluogo romagnolo, governato fin dal 1488 da
Caterina Sforza, madre di Giovanni dalle Bande Nere capitolò
cedendo la Rocca di Ravaldino. Dopo di che, fu investito dal "Papa
padre" del titolo di Duca di Romagna. Da quel momento lo Stato della
Chiesa perdeva una parte cospicua del suo territorio che passava
nelle avide mani della famiglia Borgia.
L'obiettivo ultimo dei Borgia era quello di trasformare lo Stato
Pontificio in uno stato a guida laica sotto la loro influenza,
sottraendolo al potere clericale e dando inizio ad una dinastia; in
altri termini i Borgia intendevano secolarizzare lo Stato della
Chiesa.
Per raggiungere quest'obiettivo era necessario eliminare tutti gli
ostacoli rappresentati dalle potenti famiglie che costituivano la
nobiltà romana; furono quindi confiscati i possedimenti ai
Savelli, ai Caetani e ai Colonna e furono ridistribuiti tra i membri
della famiglia Borgia: Giovanni, figlio di appena due anni dello
stesso Papa, diventò Duca di Nepi; mentre Roderico, figlio di
due anni di Lucrezia, divenne Duca di Sermoneta. Cesare stesso
conquistò il Ducato di Urbino. Infine venne attaccata la
famiglia Orsini, con l'eliminazione fisica del cardinale Giovan
Battista e il bando decretato contro tutti gli altri componenti
della famiglia.
I Borgia mirarono allora alla conquista della Toscana, per cui fu
loro necessario ottenere nuove risorse che furono ricavate da
Alessandro VI tramite la vendita di alte cariche curiali e nomine
cardinalizie.
Queste azioni spregiudicate portarono all'insorgere di un clima di
terrore nello Stato Pontificio.
Morte del Papa
Si è sempre discusso molto, e se ne discute ancora, sulle
circostanze e sulle modalità della morte di Papa Alessandro
VI.
Forse fu la malaria a porre fine alla vita del Borgia.
C'è, però, un'altra versione che vuole che la morte
del Papa sia avvenuta per avvelenamento, ma per errore. Alcune fonti
indicano infatti che il cadavere del Papa fosse molto gonfio e la
lingua fosse di color violaceo, sintomi di un forte avvelenamento.
Si dice che, nel corso di una riunione conviviale presso la dimora
del cardinale Adriano Castellesi di Corneto, fosse stato posto del
veleno nel vino destinato al Cardinale, ma che per errore il vino
fosse stato bevuto dal Papa, e annacquato da Cesare, che pure si
ammalò gravemente, ma non morì. Altre cronache
dell'epoca riferiscono, però, che al momento della dipartita
del Papa anche il cardinal Castellesi e altre persone della
servitù fossero stati colpiti dallo stesso male, avvalorando
la tesi di un'intossicazione, magari involontaria, dei cibi.[8] John
Kelly, decano della St. Edmunt Hall di Oxford, afferma che ci sono
buoni motivi per pensare ad un omicidio, avvenuto per errore,
essendo probabilmente il veleno destinato ad un altro commensale.
La morte di Papa Alessandro produsse il crollo di tutti i piani di
conquista del Valentino. Venivano meno tutte le fonti di
finanziamento, rendendo impossibile a Cesare Borgia il mantenimento
del suo esercito. Il figlio prediletto di Papa Borgia si avviava
così ad un triste declino. Riuscì a sopravvivere,
comunque, anche in maniera piuttosto fortunosa, sia sotto il
pontificato di Pio III che di Giulio II. Dopo di che, fu arrestato
dal generale Consalvo di Cordova il Gran Capitano e condotto
prigioniero in Spagna, dove morì nel 1507 cercando di
difendersi da dei sicari, dopo essere sfuggito alla prigione. Aveva
all'incirca 32 anni.
Il cadavere di Alessandro VI subì vicende travagliate. Fu
prima deposto, senza alcuna celebrazione funebre, in San Pietro,
quasi furtivamente, a causa dei disordini scoppiati all'indomani
della sua morte. Fu successivamente traslato nei sotterranei del
Vaticano. Molto tempo dopo la sua mummia fu nuovamente rimossa e
sepolta nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, la chiesa degli
Spagnoli in Roma, dove stette praticamente dimenticata per secoli
fino alla sua definitiva sistemazione sul finire del XIX secolo.
[...]
Valutazioni finali
Citando Gervaso Alessandro "fu senza scrupoli, senza fede, senza
morale", connotazioni incompatibili con il pontificato, ma che non
gli impedirono di essere un politico e un monarca di altissimo
livello,[9].
Una delle note positive ascrivibili al suo papato si deve al
mecenatismo: per esempio sotto il suo pontificato il cardinale Jean
Bilhères de Lagraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso la
Santa Sede, commissionò la celebre Pietà a
Michelangelo. Gli appartamenti Borgia, nei palazzi vaticani, furono
invece commissionati al Pinturicchio, che realizzò un
notevole ciclo di affreschi in pieno stile rinascimentale (oggi
ospitano la sezione di arte moderna dei Musei Vaticani).
Tra i suoi sostenitori, dopo la morte, troviamo il Ferrara e il
Fusero che arrivarono a definirlo un "buon sacerdote". Pasquino
nella saggezza popolare romana ne traccia forse il giusto epitaffio:
«Tormenti, insidie, violenze, furore, ira, libidine, siate
spugna orrenda di sangue e crudeltà! Giace qui Alessandro VI;
godi ormai libera, Roma, perché la mia morte fu vita per
te»
Più recenti ricerche storiche, mentre confermano molte pecche
di questo papa rinascimentale, ne attenuano o annullano altre non
meno infamanti.
Si mette in risalto anche la sincera pietà religiosa di
questo papa che passava facilmente da comportamenti "licenziosi" a
sincere pratiche di pietà devozionali e penitenziali. Ha
provveduto, tra l'altro, che tra il popolo si diffondesse la pratica
quotidiana del rosario, ha favorito e consolidato il culto verso il
Santissimo Sacramento. Questo contrasto tra il comportamento morale
e la pietà religiosa ha fatto sorgere il dubbio che
Alessandro soffrisse di qualche anomalia della personalità,
come l'ossessione patologica per il piacere sessuale.
L'appoggio dato al figlio Cesare "Valentino" negli eccessi
aggressivi per il ripristino della sovranità dello Stato
Pontificio in Romagna era, in Alessandro, orientato a difendere
l'integrità dello stato più che a sua personale sete
di potere. Per conseguire questa integrità dello stato e
difenderlo, Alessandro non mancò di lasciare capire che era
pronto a invadere territori degli stati confinanti.
Tra i suoi successi di indirizzo politico nelle avverse circostanze
del tempo, non va sottovalutata la sua politica di tolleranza
riguardo agli ebrei. Quando questi venivano espulsi dalla Spagna e
poi respinti da Firenze, Napoli, Milano, Venezia, Alessandro VI ne
accolse fino a 8000 e multò pubblicamente gli ebrei locali
che, timorosi di perdere il loro status civile, insistettero, anche
con regalie, presso le autorità pontificie perché ai
loro correligionari non fosse concesso l'asilo. Aveva anche creato
un centro di accoglienza per gli ebrei sull'Appia antica. Per questa
sua tolleranza verso gli ebrei veniva chiamato il papa "marrano"; in
un processo contro 180 marrani, egli volle fosse accettata la loro
proposta di riconciliazione: purtroppo uno di questi, ostinatosi,
subì la condanna a morte.[4]