Elaborazione

(ingl. working over, ted. Verarbeitung; fr. élaboration)

Termine impiegato da S. Freud in tre diverse accezioni che hanno in comune il concetto di lavoro applicato a operazioni intrapsichiche. 1. Elaborazione psichica. Lavoro compiuto dall'-► apparato psichico nel tentativo di dominare le pulsioni il cui accumulo potrebbe divenire patogeno. Questo lavoro consiste nell'integrare le pulsioni stabilendo tra esse delle connessioni associative che consentono la graduale liquidazione del trauma che altrimenti costituirebbe un «gruppo psichico separato» e perciò potenzialmente patogeno. Freud desume il termine da J.M. Charcot che aveva già parlato di un tempo di elaborazione psichica fra il trauma, come può essere un lutto, e l'apparizione dei sintomi. Nel riprendere il termine, Freud lo adatta a due contesti: a) ai casi di isteria dove l'evento traumatico può essere liquidato o con 1'-► abreazione o con l'elaborazione, che consente l'integrazione dell'evento nel complesso delle associazioni; b) alla nevrosi attuale 0ve «la tensione sessuale si trasforma in angoscia in tutti i casi in cui essa si presenta abbondante. ma non subisce l'elaborazione psichica che la trasforma in affetto» (1887- 1889, p. 81). L'elaborazione psichica serve quindi a superare la stasi libidica e sottintende la possibilità di trasformazione della quantità fisica di energia in qualità psichica incanalabile in vie associative. Questo è anche il lavoro dell'elaborazione analitica o terapeutica (Durcharbeitung) che presenta quindi delle analogie col funzionamento spontaneo dell'apparato psichico.

2. Elaborazione secondaria. Detta in lingua inglese secundary revision e in tedesco Bearbeitung, l'elaborazione secondaria è un tentativo di coerentizzazione del sogno, già elaborato dai meccanismi di -► condensazione, -► spostamento e -►■ raffigurazione, nel tentativo di renderlo comprensibile. L'elaborazione secondaria è un aspetto della -► censura che interviene quando il soggetto si avvicina allo stato di veglia o quando racconta il sogno creando collegamenti razionali che lo rendano comprensibile. Scrive Freud: «L'elaborazione secondaria del prodotto del lavoro onirico è un esempio eccellente della natura e delle esigenze di un sistema. Vi è in noi una funzione intellettuale che richiede unificazione, coerenza e comprensibilità da ogni materiale della percezione o del pensiero di cui si impadronisce, e non esita a produrre una falsa coerenza quando, per circostanze particolari, non è in grado di afferrare quella vera. Questa costruzione di sistemi ci è nota non soltanto dal sogno ma anche dalle fobie, dal pensiero ossessivo e dai deliri. La costituzione di sistemi è sommamente evidente nelle malattie accompagnate da deliri (nella paranoia), ove essa domina il quadro clinico; tuttavia non può essere trascurata in altre forme di neuropsicosi, in cui pure si presenta. In tutti questi casi possiamo dimostrare che ha avuto luogo un riordinamento del materiale psichico in vista di un nuovo scopo, e spesso questo riordinamento dev'essere stato assai violento nel fondo, se ciò che ne risulta appare comprensibile solo dal punto di vista del sistema» (1914a, p. 100). In questo senso l'elaborazione secondaria è per Freud accostabile alla -► razionalizzazione.

3. Elaborazione analitica o terapeutica. Detta in inglese working-through e in tedesco Durcharbeitung, l'elaborazione analitica è un processo in cui l'analizzato assimila un'interpretazione veicolando in un nuovo sistema di associazioni un nucleo psichico isolato, sottraendosi così all'influenza dei meccanismi ripetitivi. Questa elaborazione è favorita dal terapeuta che con le sue interpretazioni mostra che certi significati vanno collocati in contesti diversi rispetto a quelli in cui le resistenze dell'analizzato li avevano collocati. L'elaborazione, che è sempre opera dell'analizzato, non va confusa con la -» costruzione che è la proposizione di elementi e di temi da parte dell'analista in attesa di una convalida o di una confutazione da parte dell'analizzato. La costruzione viene di solito utilizzata, come ricorda M. Klein, nell'analisi con i bambini.