Difesa

 

(ingl. defence; ted. Abweh; fr. défense)

Operazione psichica, in parte inconscia, talvolta coatta, messa in atto per ridurre o sopprimere ogni turbativa che possa mettere in pericolo l'integrità dell'Io e il suo equilibrio interno. Essa è rivolta contro: a) l'angoscia dovuta ad aumento di tensione istintuale promosso da impulsi che premono per ottenere gratificazione; b) l'angoscia dovuta a pressione morale o minacce del Super-io; c) l'angoscia dell'Io di fronte a un pericolo reale.

Definita da S. Freud come «designazione generale per tutte le tecniche di cui l'Io si avvale nei suoi conflitti che possono eventualmente sfociare nella nevrosi» (1925b, p. 309), la difesa utilizza determinati meccanismi che differiscono per il relativo grado di coerenza con la realtà così come viene percepita. In base a questo principio si distinguono difese ego-sintoniche se il meccanismo è coerente con le esigenze dell'Io, e difese ego-distoniche o, come le definisce O. Fenichel, «patogene» quando la funzione egoica di esame della realtà si interrompe per lasciar spazio alla riutilizzazione di modi arcaici di pensare, di percepire e di rapportarsi alla realtà.

1. Il concetto di difesa. Fu la prima grande scoperta della psicoanalisi e resta uno dei suoi contributi principali. Enunciato per la prima volta nel saggio sulle Neuropsicosi da difesa (1894) dove si avanzava l'ipotesi che il nevrotico e lo psicotico, allora poco distinti, si difendono dalle rappresentazioni incompatibili, Freud descrive tre metodi di difesa in tre forme di malattia: la rimozione come caratteristica dell'isteria, la formazione reattiva come caratteristica della nevrosi ossessiva, e Velusione come caratteristica della fobia. Ritornando sull'argomento in Inibizione, sintomo e angoscia (1925) Freud scrive: «In rapporto con le discussioni sul problema dell'angoscia ho ripreso un concetto - o più modestamente, un termine - del quale mi ero servito esclusivamente trent'anni fa, all'inizio dei miei studi, e che poi avevo lasciato cadere. Intendo il termine "processo di difesa". Lo sostituii in seguito col termine "rimozione", ma il rapporto tra i due rimase indeterminato. Adesso sono del parere che ritornare al vecchio concetto di difesa presenti un sicuro vantaggio a patto che si stabilisca che esso dev'essere la designazione generale per tutte le tecniche di cui l'Io si avvale nei suoi conflitti che possono eventualmente sfociare nella nevrosi; mentre "rimozione'' rimane il nome di uno speciale fra questi metodi di difesa, che abbiamo conosciuto in un primo tempo meglio degli altri in conseguenza della direzione presa dalle nostre ricerche» (1925a, p. 308-309).

Nella storia della psicoanalisi, dopo Freud, il passo successivo fu la pubblicazione de L'lo e i meccanismi di difesa (1936) di Anna Freud, dove sono elencati nove meccanismi di difesa che suo padre aveva già descritto in modo non sistematico nelle sue opere. Nel 1966, intervenendo, con una Prefazione sl! questa sua opera, A. Freud scrive: «Se nel 1936 era sufficiente enumerare e illustrare i meccanismi dell'Io, studiarne la cronologia e valutare la portata svolta dall'organizzazione delle difese nell'insieme per il mantenimento della salute o della malattia, non si può più fare questo oggi senza porre le acquisizioni difensive dell'Io in relazione con i suoi altri aspetti, cioè con le sue deficienze primarie, i suoi apparati e le sue funzioni, le sue autonomie ecc.» (1936, p. 151).

Dopo il lavoro sistematico di A. Freud sono intervenuti sui meccanismi di difesa O. Fenichel che elencò i meccanismi «patogeni», M. Klein che specificò quelli «primari» quali la scissione dell'oggetto, la negazione della realtà psichica, l'identificazione proiettiva, K. Horney che rese noti altri meccanismi come la ricerca del potere, del prestigio, il possesso, la competitività nevrotica, e H.P. Lau- ghlin che ne aggiunse altri quali l'idealizzazione, la compensazione, la fantasia.

Per quanto concerne il rapporto difesa-malattia, la storia della psicoanalisi registra due posizioni che hanno entrambe le loro radici nell'opera di Freud. La prima, sostenendo una corrispondenza tra qualità della malattia nevrotica e qualità della difesa, assume la difesa come criterio distintivo della nevrosi (dove le forme difensive assumerebbero le caratteristiche della rimozione, della formazione reattiva e della regressione) e della psicosi (dove le forme difensive sarebbero negazione, isolamento e scissione). La seconda posizione rinuncia a questa corrispondenza in base al principio enunciato da Freud nel 1912 quando, dopo aver descritto parecchi casi, afferma: «In nessuno di essi si realizza in forma pura uno dei quattro modi tipici di ammalarsi», per poi concludere: «la psicoanalisi ci ha invitato a rinunciare alla sterile contrapposizione tra fattori esterni e interni, tra destino e costituzione, e ci ha insegnato a trovare regolarmente la causa della malattia nevrotica in una situazione psichica determinata, che può prodursi in diversi modi» (1912e, p. 553-554).

2.1 meccanismi di difesa. I meccanismi di difesa che la psicoanalisi indica tra i più adottati possono essere alfabeticamente così elencati, rinviando, per una trattazione più ampia, alle rispettive voci.

• Annullamento. L'annullamento di pensieri, Parole, gesti o azioni è ottenuto mettendo in atto pensieri e comportamenti dal significato opposto. Questo tipo di difesa ha un significato espiatorio.

• Difesa maniacale. Fantasia di onnipotenza, accompagnata da euforia, disinibizione, illimitata fiducia in se stessi per difendersi in modo reattivo dalla depressione, immaginando di aver tutto sotto controllo (-►■ mania).

•  Difesa ossessiva. Tentativo di difendersi dalla propria ansia mediante rituali e comportamenti meticolosamente controllati allo scopo di costruire una barriera tra sé e le proprie pulsioni (-► fobia).

• Difesa percettiva. Innalzamento della soglia percettiva nei confronti di stimoli che generano ansia o che assumono per il soggetto un significato riprovevole.

• Diniego. Difesa egodistonica che rifiuta di riconoscere esperienze penose, impulsi, dati di realtà o aspetti di sé o del mondo percettivo. Siccome opera contro l'esame di realtà, questo tipo di difesa può talvolta portare al delirio.

•  Formazione reattiva. Processo difensivo che cerca di dominare un impulso inaccettabile, come ad esempio un sentimento aggressivo, attraverso l'accentuazione della tendenza opposta, come ad esempio un eccesso di sollecitudine e di condiscendenza.

•  Identificazione. L'identificazione con la persona o l'oggetto perduto perpetua nella propria interiorità qualche suo tratto allo scopo di lenire la depressione derivante dalla sua perdita.

•  Introiezione. L'introiezione nel sistema dell'Io dell'oggetto esterno ha lo scopo di proteggere dall'angoscia di separazione. L'introiezione è il contrario della proiezione.

• Isolamento. Consiste nell'isolare un pensiero o un'esperienza sgradevole dalla carica affettiva a essi connessa o dal contesto significativo in cui sono inseriti.

• Messa in atto. Tentativo di evitare di confrontarsi con i propri conflitti inconsci, cercando soluzioni sul piano di realtà, allo scopo di risolvere con azioni un conflitto interiore che non si vuol riconoscere (-► agire).

• Negazione. Modalità per cui i contenuti rimossi possono accedere alla coscienza alla sola condizione di essere negati con proposizioni che, stando agli esempi di Freud, dicono: «Ora Lei penserà che io voglia dire qualche cosa di offensivo, ma in realtà non ho questa intenzione» (1925b, p. 197). La negazione si distingue dal diniego perché non giunge a un vero e proprio misconoscimento della realtà interna o esterna.

•  Neutralizzazione. Meccanismo di difesa egosintonico che consente di deaggressiviz- zare e di desessualizzare l'energia psichica in vista di un suo impiego in attività sublimate (-► sublimazione).

• Proiezione. Attribuzione ad altri di un proprio aspetto ritenuto negativo, per cui il soggetto può biasimarlo in altri sentendosene immune.

• Regressione. Difesa da un'angoscia attuale mediante tecniche di gratificazione che appartengono a uno stadio psichico precedente o infantile.

• Rimozione. Esclusione dalla coscienza di rappresentazioni connesse a una pulsione il cui soddisfacimento sarebbe in contrasto con altre esigenze psichiche.

• Scissione. Difesa dall'angoscia determinata dall'ambivalenza dell'oggetto che viene scisso in «buono» e «cattivo» in modo da poter dirigere sulle parti scisse gli opposti sentimenti che esso ispira.

• Sublimazione. Spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva che trova una valorizzazione a livello sociale. Descritta da S. Freud come «processo [...], nel quale agli eccitamenti successivi provenienti da alcune fonti della sessualità si apre il deflusso e l'utilizzazione in altri campi, di modo che dalla predisposizione, in sé pericolosa, risulta una non disprezzabile intensificazione della capacità di prestazioni psichiche» (1905a, p. 542), la sublimazione è considerata una difesa egosintonica che incontra la -► desiderabilità sociale.