Posteriorità

In psicoanalisi il concetto di «posteriorità» (Nachträglichkeit) si colloca tra l'affermazione dell'atemporalità dell'inconscio (Freud, 1915a) e il dato empirico dello scorrere del tempo fisico esclusivamente in direzione anterograda. Nel pensiero di S. Freud questo concetto illustra la maniera in cui sorge la psicosessualità umana, pertanto esso è strettamente legato alla genesi della rimozione, alla teoria della seduzione e, in fondo, alla stessa formazione dell'apparato psichico. Il termine è stato usato da Freud sin dal 1895. Nel Progetto per una psicologia descrive il Caso di Emma, cioè la genesi di un sintomo isterico in una ragazza che aveva sviluppato la fobia di non poter entrare in un negozio da sola. La giovane connetteva coscientemente il suo sintomo al ricordo che all'età di dodici anni, entrando in un negozio, aveva visto due commessi che ridevano insieme. Freud definisce questa la «prima scena». La comprensione del sintomo avviene quando, mediante un'ulteriore ricerca, la ragazza ricorda che quando era una bambina di otto anni era andata in un negozio a comprare dei dolci e il negoziante le aveva toccato i genitali attraverso gli abiti. Freud definisce questa la «seconda scena». Il legame tra le due viene individuato nella risata dei commessi che rievoca inconsciamente il ghigno del negoziante al momento dei suoi «assalti». La nascita del sintomo si spiegherebbe con il fatto che la seconda scena - che, lo sottolineiamo, è la più antica - non ha avuto alcun effetto, in quanto è avvenuta in un'epoca della vita in cui la sessualità non era ancora sviluppata (sessuale-presessuale). La prima scena, cronologicamente successiva, ha rievocato il ricordo della precedente ed è stata traumatica perché è avvenuta in epoca postpuberale (sessuale puberale) e quindi ha provocato una scarica sessuale che si è trasformata in angoscia, mentre il ricordo stesso veniva rimosso. E’ dunque il secondo tempo, quello più recente, a generare la rimozione di un ricordo che diventa così trauma. Il falso collegamento tra la prima scena, oggettivamente anodina, e la nascita del sintomo costituisce il proton pseudos, la prima menzogna. Questo esempio illustra la genesi difasica della sessualità umana.

Il tema ricorre più volte nella corrispondenza di Freud con W. Fliess (1887-1904), dalla Minuta M alla Minuta K e alla lettera 112 del 6 dicembre 1896, in cui la formazione dell'apparato psichico è descritto in termini di iscrizioni successive, il che comporta che tra loro si verificano trascrizioni e processi di traduzione. In questa lettera la rimozione è vista come un insuccesso nella traduzione, per cui il rimosso è inteso come un «scarto» della traduzione, i famosi fueros. E’ intanto opportuno ricordare che l'«effetto di posteriorità» è strettamente connesso con la prematurazione biopsichica del neonato umano, e quindi con la sua derelizione (Hilflosigkeit).

L'abbandono della teoria della seduzione non ha comportato la rinuncia alla tesi della difasicità nel formarsi della sessualità e nella genesi del sintomo, anche se ormai il primo tempo non è più quello della seduzione infantile, ma è da ricercarsi nelle fantasie originarie, i «fantasmi originari» trasmessi filogeneticamente. Questi vengono attivati da eventi della vita reale del soggetto, realizzando così una sorta di complementarità. E’ questa la tesi illustrata nell’Uomo dei lupi (1914a), ove peraltro viene rifiutata l'ipotesi junghiana delle «fantasie retroattive». Allora la fantasia è intesa come il prodotto di una costruzione effettuata con il materiale derivato dalle percezioni ma messo in forma in virtù dell'esistenza di schemi innati preesistenti all'esperienza.

Alcuni autori (Ferraro e Garella, 2001) ritengono che nell'Uomo Mosè e la religione monoteistica (1938b) e in Costruzioni nell'analisi (1937b) il concetto di posteriorità, sebbene non venga mai menzionato, è implicitamente presente e serve a spiegare il processo costitutivo della religione ebraica come analogo a quello della formazione delle nevrosi, e a illustrare la relazione tra i nuclei di «verità storica» presenti nella psiche inconscia e il lavoro di costruzione-ricostruzione che avviene in analisi. In epoca postfreudiana la nozione di posteriorità non ha avuto grande risonanza; la Standard Edition ha tradotto Nachtrdglichkeit con l'espressione deferred action (azione differita), alludendo a un effetto, differito nel tempo, di un evento traumatico precedente. J. Lacan ha avuto il merito di richiamare l'attenzione su di essa. In due testi (1945; 1956b) egli sostenne la tesi che il secondo tempo sia quello della significazione. Da ciò deriva la sua concezione della cura fondata su un «tempo per comprendere». Questo tempo è designato con l'espressione après coup, formula da lui introdotta per rendere il vocabolo tedesco Nachträglichkeit e ormai diffusa ben oltre i confini della Francia. In ogni caso, per Lacan la posteriorità deve essere intesa come la retroazione di un significante su di un altro significante. La tesi di un effetto di retroazione del presente sul passato e di una sua risignificazione è più o meno ampiamente condivisa da numerosi esponenti della psicoarialisi francese. Tutto questo, nella prospettiva di S. Viderman, va nella direzione di un approccio di tipo ermeneutico.

Laplanche e Pontalis (1967) definiscono la nozione di posteriorità importante per la concezione psicoanalitica della temporalità. Attraverso di essa si stabilisce una complessa relazione tra un evento significativo e la sua risignificazione, che gli attribuisce una nuova efficacia. Più tardi Laplanche (1987; 1992^) è ritornato su questa nozione, affermando che Freud utilizza il termine nachträglich per intendere «ulteriore» o per indicare un movimento dal passato al futuro, per cui la traduzione inglese deferred action non sarebbe lontana dal suo pensiero e che, poiché era un determinista, non avrebbe mai accettato l'idea di una inversione della freccia temporale dal presente al passato, cosa che invece configura un approccio ermeneutico. Per parte propria, egli propone di intendere l’après coup non come un effetto di retroazione del presente sul passato e, quindi, come una sua risignificazione, ma di tenere presente che il primo tempo è, a sua volta, carico di un senso ulteriore che è ancora anteriore. Questo sarebbe legato al contenuto del «messaggio dell'altro». L'interpretazione di Laplanche del concetto di posteriorità si lega direttamente alla sua «teoria della seduzione generalizzata», cioè all'ipotesi che rullante umano, sin dalla nascita, sia oggetto di messaggi «compromessi» da parte degli adulti della sua specie. Questi messaggi sarebbero caricati da significanti sessuali che sono ignoti all'adulto stesso, in quanto provengono dal suo inconscio, e l'infante non sarebbe in condizione di tradurli a causa della sua inadeguatezza psichica. Come vediamo, per Laplanche l’après coup è strettamente connesso alla Hilflosigkeit, cioè alla condizione dell'infans caratterizzata dalla «incapacità di aiutarsi da solo». Pertanto, secondo Laplanche, non è possibile interpretare il passato alla luce del presente perché il passato già contiene qualcosa di anteriore.

Attualmente, al di fuori della psicoanalisi francese, sono assai pochi gli autori che prendono in considerazione il concetto di posteriorità. A questo riguardo H. Thomä e N. Cheshire, autori di una rassegna su questa nozione, sostengono che non è possibile sottrarsi a una concezione logico-scientifica della causalità, per cui l'unica accezione, scientificamente accettabile, di un effetto dei presente sul passato è quella della sua significazione e mai della sua causazione. Tra gli autori che condividono l'idea di un effetto del presente sul passato si segnalano W. e M. Baranger, che sostengono che la nozione di posteriorità renderebbe conto dell'efficacia terapeutica della psicoanalisi, e A. Modell (1990), che mette in relazione transfert e posteriorità come un paradosso in cui si coniuga ripetizione e nuova costruzione.

E’’ possibile tuttavia pensare che la nozione di posteriorità possa essere recuperata sottraendola sia all'alternativa secca tra «effetto del passato sul presente» e «effetto del presente sul passato» che alla logica dell'ermeneutica. Si può supporre, infatti, che l'effetto di posteriorità si produca qualora un'esperienza presente che agisce a livello conscio-preconscio faccia risuonare, attraverso nessi associativi, le tracce mnestiche di un'esperienza passata rimaste fin li silenti. Questo conduce alla formazione di una nuova rappresentazione investita di affetto a cui viene negato l'accesso alla coscienza rimanendo così rimossa. A causa di questa condizione, essa può eventualmente produrre effetti sintomatici, come nel Caso di Emma descritto da Freud. La tesi proposta spiega, quindi, l'effetto di posteriorità come il prodotto di una neoformazione generata dall'attivazione di legami associativi tra esperienza presente e tracce mnestiche di un passato rimasto inattivo.

FRANCESCO CONROTTO