Il principio della selezione naturale vale anche per l'uomo? E’ questa la domanda attorno alla quale si consuma la frattura tra Charles Darwin e il collega Alfred Russel Wallace. Le lettere che qui pubblichiamo per la prima volta in italiano consentono di seguire in filigrana l'evoluzione del pensiero darwiniano, il suo stupore e la sua delusione di fronte alla 'metamorfosi' regressiva di Wallace, gli scambi con altri interlocutori che hanno preceduto la pubblicazione dell'Origine dell'uomo.
Questa selezione di testi inediti in lingua italiana copre una parte della corrispondenza intercorsa dal 1864 al 1870 tra Charles Darwin e, principalmente ma non solo, il collega naturalista Alfred Russel Wallace. I rapporti personali tra i due erano stati cordiali sin dal 1857. Nonostante lo sconcerto iniziale di Darwin e le tensioni che precedettero la comunicazione congiunta degli scritti dei due scienziati alla Linnean Society, il primo luglio del 1858 (1), la formulazione indipendente della teoria dell'evoluzione per selezione naturale non aveva dato adito ad alcuna polemica di priorità. Wallace, infatti, fu pronto a riconoscere che Darwin vi lavorava da più tempo e ne aveva fornito peraltro una struttura esplicativa più articolata.
Le lettere riguardano in particolare lo scambio di vedute sull'applicabilità della selezione naturale alla specie umana. Possiamo così seguire una filigrana dei pensieri darwiniani a partire dal 1864 (quando ancora pensava di non pubblicare nulla sull'argomento) al 1867, anno in cui decide finalmente di scrivere un «saggio sull'uomo», la cui stesura gli sarebbe poi sfuggita di mano trasformandosi in due corpose opere distinte: L'origine dell'uomo e la selezione sessuale del 1871 e L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali del 1872. Ma la corrispondenza mette soprattutto in luce i cambiamenti intervenuti successivamente nelle idee di Wallace e le reazioni sempre più sbigottite di Darwin. Nel 1857 Darwin scriveva a Wallace: «Mi chiedi se affronterò il tema dell'Uomo: penso che eviterò l'intera questione, così avvolta da pregiudizi, sebbene io riconosca appieno che questo sia il problema più elevato e interessante per il naturalista» (2). Due anni dopo, nell'Origine delle specie, avrebbe dedicato solo poche righe all'argomento, limitandosi a un'elusiva predizione nella Conclusione: «Luce sarà fatta sull'origine dell'uomo e sulla sua storia». Negli anni successivi, mentre Darwin continuava a mantenere una posizione attendista, i sostenitori della teoria iniziarono però a dibattere l'argomento. Thomas H. Huxley pubblicò nel 1863 II posto dell'uomo nella natura e l'anno successivo lo stesso Wallace presentò all'Anthropological Society un articolo dal titolo: «L'origine delle razze umane e l'antichità dell'uomo dedotte dalla teoria della "Selezione Naturale"» (3). La raccolta che segue prende le mosse proprio dall'invio di questo scritto a Darwin.
Wallace si interrogava sull'origine e sull'apparente stabilità delle differenze fisiche tra le allora cosiddette «razze umane» — colore della pelle, capelli, forma degli occhi eccetera — e si proponeva di spiegarle con la teoria della selezione naturale. Secondo Wallace, da quando l'uomo è diventato un animale sociale dotato di facoltà intellettuali, la selezione ha cessato di agire sulla sua struttura corporea, perché la tecnologia e la cultura permettono di aggirare le pressioni ambientali e climatiche. Essa ha invece iniziato a modificare esclusivamente le facoltà mentali dell'uomo, accrescendo in dimensioni e complessità soltanto il cervello. Questa teoria - argomenta Wallace - spiegherebbe perché le differenze fisiche tra le razze si sono mantenute stabili nelle epoche storiche, nonostante migrazioni, colonizzazioni e tratte di schiavi. Essa implica, inoltre, che queste differenze abbiano avuto origine in un periodo remoto, quando la selezione naturale agiva ancora allo stesso modo su animali ed esseri umani. Darwin si disse d'accordo con la tesi principale dell'articolo. Dissentiva, tuttavia, su numerosi punti secondari, esposti nella lettera del 28 maggio 1864.
Anche per Darwin le differenze tra le «razze umane» rappresentavano un argomento di estremo interesse, ma la sua convinzione - mai condivisa da Wallace - era che il fattore causale principale della loro formazione fosse la selezione sessuale. La distribuzione geografica sembrava infatti indicare a Darwin che i caratteri esteriori umani non fossero adattamenti a una condizione climatica particolare: si riscontrano caratteri simili in regioni molto diverse e, viceversa, caratteri molto diversi si osservano nella stessa regione. Ad esempio, nota Darwin, gli eschimesi non presentano differenze fisiche molto rilevanti rispetto agli abitanti della Cina meridionale, eppure i primi vivono in un clima freddo e si nutrono quasi esclusivamente di animali, mentre i secondi vivono in un clima caldo e arido e hanno una dieta prevalentemente vegetariana. Fatte queste considerazioni, Darwin concluderà nell’Origine dell'uomo che «per quanto possiamo giudicare, sebbene sempre soggetti a errare su questo argomento, nessuna delle differenze tra le razze è di qualche utilità diretta o particolare per l'uomo» (4). Questa conclusione implica l’impossibilità che tali caratteri abbiano avuto origine per selezione naturale, poiché quest'ultima può agire soltanto su variazioni utili.
Per Darwin, si trattava di un problema analogo a quello della coda del pavone. Come spiegare la permanenza di questo carattere vistosamente inutile, se non dannoso? Come spiegare la presenza, nei maschi di alcune razze umane, di un carattere inutile come la barba? L'idea di Darwin era che, così come le femmine di pavone scelgono i maschi con la coda più bella, così in alcune popolazioni le donne potrebbero aver apprezzato gli uomini barbuti, scegliendo di accoppiarsi di preferenza con essi. Gli ideali di bellezza caratteristici delle razze devono avere portato, attraverso la scelta sessuale, al fissarsi delle differenze «antropometriche». La selezione sessuale è chiamata in causa da Darwin per spiegare anche l'origine di alcuni caratteri comuni alla specie umana, come la perdita del pelo e lo sviluppo degli organi vocali. Benché nell'Origine dell'uomo riconosca di non poter fornire prove dell'evoluzione di molti «inutili» caratteri umani a seguito della scelta femminile e della speculare scelta maschile, Darwin impiega la parte più ponderosa del libro per mostrare che questo fattore è responsabile della presenza di molti tratti nel mondo animale, come i caratteri ornamentali negli uccelli, i caratteri di offesa e difesa e gli organi per produrre i suoni. E dunque probabile che essa abbia agito anche sull'uomo e che la selezione naturale, come aveva già precisato nell'Origine delle specie, sia il principale «ma non l'unico» agente di cambiamento.
Oggi sappiamo che molte delle differenze «antropometriche» prese in considerazione da Darwin sono in realtà dovute a fattori ambientali, anche se per alcuni caratteri la selezione sessuale resta una spiegazione plausibile. E inoltre interessante notare che la perplessità di Darwin circa la realtà e la plausibilità delle «razze umane», già allora classificate dagli antropologi in modi e numeri diversi, era motivata dall'osservazione del carattere continuo e promiscuo della variazione dei tratti umani. Un'intuizione che anticipa i dibattiti attuali. E proprio nel segno della continuità fra animali e uomo - nel corso di un processo in cui ogni tratto non deve essere necessariamente «utile» e dove anzi molti di essi (per esempio nella muscolatura facciale) potrebbero essere stati ereditati come inerzie del passato o cooptati per svolgere nuove funzioni - che si inseriscono anche le ricerche darwiniane sull'espressione delle emozioni. Inizialmente concepite come parte integrante dell'opera sull'uomo, sono descritte qui da Darwin a Wallace come un «passatempo ozioso» (hobby-horse,). Ma la vera opinione è un'altra: «Ritengo che l'argomento sia più interessante e suscettibile a essere trattato scientificamente di quanto tu sembri disposto ad ammettere». I risultati del «passatempo» di Darwin confluiranno in un'opera troppo a lungo sottovalutata e oggi considerata un capolavoro dell'etologia.
Ma ecco che, mentre Darwin fa lievitare le sue future, opere antropologiche arricchendole anche degli scambi dialettici con i colleghi, a partire dal 1869 i passi della corrispondenza cominciano a vertere su quella che Wallace definisce la sua «eresia». In una recensione dell'opera di Charles Lyell, egli si avventurava, per la prima volta, nella teorizzazione di alcune riserve al potere della selezione naturale per quanto riguarda specificamente l'uomo, sostenendo una posizione radicalmente diversa rispetto all'articolo del 1864.
Secondo il «nuovo Wallace», il cervello e altre caratteristiche umane, come la mano e gli organi del linguaggio, non sono spiegabili attraverso la selezione naturale. L'argomento portante era che questi caratteri sono presenti nei selvaggi - e così dovevano essere nei progenitori dell'uomo moderno - a uno stadio molto più sviluppato di quanto non richiedesse la lotta per la sopravvivenza. Wallace concludeva, nel 1869, che la loro comparsa doveva aver richiesto l'intervento niente meno che di un'intelligenza superiore.
Che cosa aveva portato Wallace, nell'arco di cinque anni, a questo radicale ripensamento? Secondo lo storico della scienza Malcolm J. Kottler, l'origine dell'«eresia» di Wallace va ricercata nell'adesione allo spiritismo, corrente spiritualista che, per quanto curioso possa sembrare oggi, suscitò l'interesse di numerosi scienziati nella seconda metà dell'Ottocento (5). La tesi è suffragata da quanto Wallace scrive a Darwin nella lettera del 18 aprile. 1869 qui pubblicata: «Le mie opinioni in materia sono state modificate esclusivamente dalla considerazione di una serie di fenomeni straordinari, fisici e mentali, che ora ho avuto l'opportunità di verificare appieno». Tali eccezionali fenomeni furono «sperimentati» nel corso di sedute spiritiche a cui Wallace cominciò a partecipare dal 1865. Nel corso di quelle sedute, Wallace faceva accurati esperimenti per verificare che non si trattasse di imposture e, a quanto pare, i risultati lo soddisfacevano. Tentò anche di coinvolgere altri scienziati della sua cerchia, con scarsi risultati. All'invito di Wallace di partecipare a una seduta, Huxley rispose con il suo caratteristico sarcasmo: «Non mi sono mai interessato ai pettegolezzi in vita mia e il pettegolezzo disincarnato, come quello che questi rispettabili fantasmi forniscono ai loro amici, non suscita in me maggiore interesse». Anche Darwin fu coinvolto, ma non da Wallace, in una di queste sedute, e il commento fu: «Dio abbia misericordia di tutti noi, se dobbiamo credere in queste sciocchezze» (6). La reazione esterrefatta e delusa di Darwin rispetto alla «metamorfosi regressiva» di Wallace emerge chiaramente dalla corrispondenza. Gli argomenti avanzati dall'amico sembrarono a Darwin del tutto infondati: non vedeva alcuna necessità di far rientrare in gioco cause soprannaturali, uccidendo la loro prediletta teoria nella culla.
Wallace, nelle lettere successive, si dichiarava comunque pronto a riesaminare fatti e argomenti contrari alla sua posizione. Sembrò quasi convinto dei suoi errori dalla forza delle critiche mosse da Chauncey Wright, filosofo e matematico americano, che scrisse nel 1870 una recensione di uno dei testi «eterodossi» (7). Successivamente, pur restando un fervente spiritualista, Wallace rimise in discussione il valore di alcuni suoi argomenti contro Fazione della selezione naturale nell'evoluzione umana. In un testo del 1889, non negava più che le caratteristiche fisiche umane (a parte il cervello) avessero potuto svilupparsi per selezione naturale. Il suo disaccordo con Darwin, dunque, rimase focalizzato sull'origine della natura intellettuale e morale dell'uomo: un «argomento per eccezione» di tipo discontinuista che ancora oggi non cessa di essere evocato in chiave anti-naturalistica.
L'inaspettata svolta spiritualista di Wallace sembra rafforzare Darwin nei suoi propositi, come si nota nella terza parte della selezione di lettere. Il suo antifinalismo e il suo naturalismo metodologico integrale, coltivati dai tempi dei Taccuini giovanili, raggiungono la maturità e con essa anche la consapevolezza che si tratta di una prospettiva destinata a incontrare resistenze psicologiche e cognitive fortissime. Nel 1870 Darwin sta ancora ultimando alcuni capitoli dell'Origine dell'uomo, segnatamente quelli dedicati all'evoluzione del senso morale e al confronto tra facoltà mentali animali e umane. Su questi temi viene esortato dalla scrittrice irlandese Frances Power Gobbe a leggere la Metafisica dei costumi di Immanuel Kant. Darwin si schermisce dietro un tagliente paragone fra la propria umile prospettiva sul senso morale — indagato guardando là fuori attraverso scimmie e selvaggi — e quella del grande filosofo che ha cercato esclusivamente nella propria mente.
Gli altri scambi epistolari - con Joseph Hooker, William Darwin Fox e Ernst Haeckel— mettono in luce il clima di febbrile aspettativa che precedette la pubblicazione dell'Origine dell'uomo. Il 1870 vide l'inasprirsi della polemica tra Darwin e Saint George Mivart, zoologo cattolico noto per i suoi lavori nel campo dellaprimatologia. Dopo un'iniziale adesione al darwinismo, Mivart cominciò - a partire dal 1869 — a muovere una serie di obiezioni alla teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Come si può intuire dalla lettera del 22 aprile 1870, a preoccupare realmente Mivart erano ancora una volta le implicazioni della teoria per la specie umana. Dopo la pubblicazione dell'Origine dell'uomo, nel 1871, egli ne scrisse una recensione anonima contenente critiche feroci, anche personali, contro Darwin (8). Quest'ultimo fu mortificato dalla scorrettezza di Mivart, tanto da affermare: «Mi fa sembrare la bestia più odiosa e arrogante mai vissuta».
Eppure, solo poco tempo prima, Darwin si era confidato proprio con Mivart, scrivendogli nella lettera che chiude questa serie: «Mi rendo conto che in qualunque momento pubblicherò il mio libro, incontrerò — se non proprio una condanna — una. disapprovazione unanime. La verità è dura da raggiungere, per quanto uno possa applicarvisi».
(1)I testi e le vicende che portarono alla prima comunicazione pubblica della teoria dell'evoluzione sono ricostruiti in C. Darwin. L’origine delle specie. Abbozzo del 1842. Lettere 1844-1858.Comunicazione del 1858, a cura di T.Pievani, Einaudi, Torino 2009
(2) J. Marchant, Alfred Russel Wallace letters and reminiscences, Cassell, London 1916, voi. 1, p. 133.
(3) A.R. Wallace, «The Origin of Human Races and the Antiquity of Man Deduced from the Theory of "Naturai Selection"», AnthropologicalReview, 2, 1864, pp. clviii-clxxxvii.
(4) L'Origine dell'uomo e la selezione sessuale, Newton & Gompton, Roma 2003, p. 161.
(5) M.J. Kottler, «Alfred Russel Wallace, the Origin of Man, and Spiritualism», Isis, 65, 2, June 1974, pp. 144-192. Un'interpretazione storica più di respiro, centrata sul contesto culturale vittoriano in cui Wallace era immerso, è quella di M. Fichman, An Elusive Victorian: the Evolution of Alfred Russel Wallace, Chicago University Press, Chicago 2004. Per una ricostruzione della movimentata biografia di Wallace: F. Focher, L'uomo che gettò nel panico Darwin. Bollati Bo-ringhieri, Torino 2006.
(6) Cit. in Kottler, op. cit, pp. 170-171.
(7) «Lìmits of Naturai Selection». North American Review, October 1870, 111, 229, pp. 282-311.
(8) Quarterly Review, July 1871, 131, pp. 47-90.
Londra, 10 maggio 1864
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Ti mando ora il mio piccolo contributo alla teoria dell'origine dell'uomo. Spero tu possa trovarti d'accordo con me. Se ti è possibile, sarei felice di ricevere le tue critiche. Sono stato portato a occuparmi dell'argomento dalla necessità di spiegare le immense differenze mentali e craniche, associate a differenze strutturali tanto esigue in altre parti del corpo, esistenti fra l'uomo e le antropomorfe; e anche dal mio tentativo di render conto della diversità delle razze umane, la quale in tutte le epoche storiche è stata associata alla quasi perfetta stabilità di forma dell'uomo. Ne ho tratto, su questi temi, una ferma opinione, sempre che qualcuno non possa dimostrare una falla nell'argomentazione. [...]
Down, 28 [maggio] 1864
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[,..] Ma veniamo ora al tuo articolo sull'Uomo, in merito al quale mi piacerebbe scrivere più di quanto io possa fare. Il grande tema principale, ovvero che nelle epoche più recenti la mente sia stata modificata più del corpo, mi è del tutto nuovo; pure, mi ero spinto a ritenere, come te, che la lotta fra le razze umane dipendesse interamente da qualità intellettuali e morali. [...]
Non sono sicuro di essere d'accordo con te su tutti i punti secondari: nel leggere la descrizione di Sir G. Greys sulle continue battaglie dei selvaggi australiani, ricordo d'aver pensato che vi entrerebbe in gioco la Selezione Naturale; come pure, allo stesso modo, nel caso degli Eschimesi, la cui arte nel pescare e governare le canoe dicono essere ereditaria. Dissento alquanto sul rango che tu assegni all'uomo dal punto di vista della classificazione; non credo che qualsiasi carattere, per il semplice fatto d'esser presente in eccesso, debba mai essere utilizzato per le divisioni di ordine superiore. Le formiche non saranno mai separate dagli altri insetti imenotteri, per quanto elevati siano gli istinti delle une e bassi quelli degli altri (1).
Rispetto alle differenze di razza, mi è venuta in mente una congettura, e cioè che molto possa esser dovuto alla correlazione fra carnagione (e, di conseguenza, capigliatura) e costituzione. Supponiamo che un individuo dalla pelle scura scampi meglio ai miasmi, e capirai immediatamente che cosa intendo. [...] In secondo luogo sospetto che una selezione sessuale di qualche tipo sia stata il mezzo più potente per il cambiamento delle razze umane. Posso dimostrare che le diverse razze hanno criteri di bellezza assai diversi. Tra i selvaggi, gli uomini più potenti hanno le donne migliori e in genere avranno la discendenza più numerosa. Ho raccolto qualche appunto sull'uomo, ma non credo che li userò mai. Tu intendi approfondire le tue idee, e in tal caso in futuro ti farebbe piacere avere questi miei pochi riferimenti e appunti? Non so proprio se siano di una qualche utilità, e attualmente sono in uno stato di caos. Vorrei scrivere molte altre cose, ma non ne ho la forza. [...] Mio caro Wallace, credimi molto cordialmente tuo Ch. Darwin
Londra, 29 maggio 1864
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Il mio gran difetto è la fretta. Quando mi balena un'idea ci rifletto per qualche giorno e poi la metto per iscritto con gli esempi che mi vengono in mente nel frattempo: pertanto esamino l'argomento quasi esclusivamente da un unico punto di vista. E così, nel mio articolo sull’«Uomo», io miro solo a dimostrare che i bruti sono modificati dalla «Selezione Naturale» in una grandissima varietà di modi, ma che l'uomo non può essere modificato in nessuno di questi modi particolari., a causa della superiorità del suo intelletto. E pertanto senza dubbio trascuro qualche aspetto secondario in cui la Selezione Naturale può nondimeno agire, allo stesso modo, sugli uomini e sui bruti. Il colore è uno di essi, e io vi ho fatto cenno a proposito della correlazione con la costituzione. [...] Allo stesso tempo, vi sono prove così abbondanti di migrazioni e spostamenti di razze umane; e così tanti casi di popoli con caratteri fisici distinti, che abitano nelle medesime regioni; e anche di razze con caratteri fisici uniformi, che popolano regioni largamente dissimili - da indurmi a pensare che le caratteristiche esterne delle razze umane principali debbano essere più antiche della loro attuale distribuzione geografica, e che le modificazioni prodotte dalla correlazione sulle variazioni di costituzione favorevoli siano soltanto una causa secondaria della modificazione esterna. [... ] La selezione sessuale cui tu alludi sarà stata, io credo, ugualmente incerta nei suoi risultati: nelle tribù più abiette raramente c'è molta poligamia e le donne sono, in maggiore o minor misura, oggetti d'acquisto. [...] Può darsi che un giorno io decida di approfondire un poco questo argomento (dell'Uomo), e in quel caso accetterò la gentile offerta dei tuoi appunti. [...]
Down, 15 giugno 1864 C.R.
Darwin a A.R. Wallace
Caro Wallace,
il mio ritardo non deve farti pensare che io non abbia letto la tua lunga lettera con molto interesse. Ora ti scrivo soltanto per ringraziarti e per dirti che probabilmente hai ragione su tutti i punti di cui tratti tranne, io credo, sulla selezione sessuale, alla quale non intendo rinunciare. La mia convinzione su questo argomento, tuttavia, dipende dalla mia generale fiducia nella selezione sessuale. Credere che la coda di un pavone si sia formata in quel modo è certamente una forzatura non da poco: ma poiché ne sono convinto, credo anche nell'applicazione dello stesso principio, in qualche misura modificato, all'uomo.
Dubito che i miei appunti ti sarebbero di una qualsiasi utilità, giacché ricordo che vertono principalmente sulla selezione sessuale. [...]
Down, 26 febbraio [1867]
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[...] La ragione per cui in questo momento sono tanto interessato alla selezione sessuale è che mi sono quasi risolto a pubblicare un piccolo saggio sull'origine del Genere umano, e sono ancora profondamente convinto che la selezione sessuale sia stata l'agente principale nel formare le razze dell'uomo (sebbene non mi sia riuscito di persuadere te, e questo è per me il colpo più duro possibile).
V'è poi un altro argomento che introdurrò nel mio saggio, ovvero l'espressione del volto. [...]
Londra, 2 marzo [1867]
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Di sicuro, tuttavia, io non riesco a vedere alcun ruolo della selezione sessuale nella formazione delle razze umane. Il rapimento delle donne da altre tribù, per esempio, è una prassi molto comune., e immagino che tenderebbe a frenare qualsiasi azione selettiva. La giovinezza è pressoché l'unica cosa di cui importi a un selvaggio, e molto spesso le donne più belle e sane si prostituiscono e hanno pochi figli, o non ne hanno affatto. Di certo le donne non scelgono gli uomini, e gli uomini in una moglie cercano principalmente una serva. Io credo che fra moltissimi selvaggi la bellezza sia tenuta in assai scarsa considerazione, giacché è rarissimo trovare una donna così poco attraente da non avere un numero di figli pari o superiore a quelli generati dalle più belle. Naturalmente, questo è un argomento delicato nel quale addentrarsi.
La mia attuale impressione e che i caratteri distintivi delle razze umane siano quasi interamente dovuti alla correlazione con gli adattamenti della costituzione a clima, suolo, cibo e altre condizioni esterne. Tu devi essere in possesso di fatti dei quali io sono completamente all'oscuro - e in ogni caso il tuo saggio troverà un'ottima accoglienza e sarà di certo eccellente. Caro Darwin, credimi sempre molto devotamente tuo Alfred R. Wallace
Down, [12-31] marzo [1867]
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[…] Mi rendo conto che la selezione sessuale si sta sviluppando in una materia vastissima, che introdurrò nel mio saggio sull'Uomo, ammesso che mai decida di pubblicarlo. Avevo pensato di inserire un capitolo sull'uomo, giacché molti (in modo non del tutto veritiero) lo definiscono un animale domesticato per eccellenza; ma trovo che la materia sia troppo vasta per un capitolo (2). Né sarò in grado di trattare bene l'argomento, e l'unica ragione per cui me ne occupo è che sono ben convinto che la selezione sessuale abbia avuto una parte importante nella formazione delle razze, e perché è sempre stata un argomento che mi ha interessato molto. Mi ha fatto un grandissimo piacere leggere le impressioni [che attingi] dai tuoi ricordi circa l'espressione dei Malesi (3). Sono pienamente d'accordo con te sul fatto che la materia non è in alcun modo importante: è soltanto un «ozioso passatempo» con cui mi trastullo da circa 27 anni; e dopo aver pensato di scrivere un saggio sull'uomo, mi venne in mente che avrei potuto inserirvi qualche «commento aggiuntivo sull'espressione». Dopo il lavoro tremendo, tedioso e opaco sul mio attuale libro (4), enorme e - io temo - illeggibile, penso che mi diletterei volentieri con il mio passatempo. Credo che l'argomento sia più interessante e suscettibile a esser trattato scientificamente di quanto tu sembri disposto ad ammettere. Ad ogni modo intendo capovolgere la posizione di Sir C. Bell (5), esposta nella sua interessantissima opera «The Anatomy of Expression», e cioè che l'uomo sia stato dotato di certi muscoli solo perché possa rivelare agli altri i propri sentimenti. Voglio cercare di dimostrare in che modo sono comparse le espressioni. [...]
Hurstpierpont, 19 marzo 1868
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[..,] Sono felice che tu sia riuscito a procurarti del buon materiale sulla selezione sessuale. Senza dubbio è un argomento difficile. Per me, una difficoltà è che non vedo come le minuscole variazioni continue, che sono una base sufficiente per l'operato della Selezione naturale., possano essere selezionate sessualmente. A quanto pare, occorre una serie di variazioni marcate e improvvise. Come possiamo immaginare che [la differenza di] un pollice nella coda del pavone, o [di] un quarto di pollice in quella dell'Uccello del Paradiso, sarebbe notata dalla femmina e fatta oggetto delle sue preferenze? (6).
Londra, 24 marzo 1869
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Nel mio articolo, imminente sul Quarterly (7), mi avventuro per la prima volta su alcune riserve in merito al potere della selezione naturale. Temo che Huxley e forse tu stesso le riterrete deboli e poco filosofiche. Vorrei soltanto che sapessi che non le ho in alcun modo inserite per compiacere i lettori del Quarterly - non sospetterai che io faccia una cosa simile - ma che esse sono espressione di una convinzione profonda, basata su prove alle quali non faccio cenno nell'articolo, ma che per me sono assolutamente inattaccabili.
Ti ringrazio molto per i commenti gentili sul mio libro. Caro Darwin, credimi molto devotamente tuo Alfred R. Wallace
Down, 27 marzo [1869]
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[...] Sono estremamente curioso di leggere il Quarterly. Spero tu non abbia completamente assassinato la tua, e la mia, creatura. Di recente, e cioè nella nuova edizione dell’Origine ho moderato il mio entusiasmo e ho attribuito molta più importanza a una mera variabilità inutile. Pensavo di mandarti il foglio in cui discuto il saggio di Nägeli sulla selezione naturale, la quale non influenza caratteri privi di importanza funzionale, che pure hanno una grande rilevanza per la classificazione; ma credo che non ti interessi vederlo. Hooker è molto soddisfatto di quanto ho detto sull'argomento (8). Sarebbe curioso che fossimo giunti a conclusioni simili. Tu sei l'ultimo uomo in Inghilterra disposto a deviare d'un filo dalle proprie convinzioni per compiacere qualsiasi editore al mondo. Assai cordialmente tuo Charles Darwin
Down, 14 aprile 1869
C.R. Darwin ad A.R. Wallace
Mio caro Wallace,
ho trovato il tuo articolo mirabilmente interessante, e credo che Lyell ne sarà molto gratificato. [...] Ho spesso detto ai geologi più giovani (io ho cominciato nel 1830) che non sanno quale rivoluzione abbia realizzato Lyell; nondimeno le tue citazioni da Cuvier mi hanno davvero colpito (9). [...] L'idea di Thompson sull'età recente del mondo è stata, per qualche tempo, una delle mie peggiori spine nel fianco, e quindi mi ha fatto un gran piacere leggere ciò che dici (10). La tua esposizione della selezione naturale mi pare inimitabilmente buona; non v'è mai stata al mondo persona più abile di te nell'esposizione. Mi è piaciuta molto anche la tua discussione delle differenze fra le nostre posizioni e quelle di Lamarck. [...] Nel complesso, considero la pubblicazione del tuo articolo sul Quarterly, un immenso trionfo per la nostra causa. Presumo che i commenti sull'Uomo siano quelli cui alludevi nella tua lettera. Se non me ne avessi parlato, avrei pensato fossero stati aggiunti da qualcun altro. Come avevi previsto, mi trovo su posizioni profondamente diverse dalle tue, e me ne duole davvero. Non vedo alcuna necessità di invocare, per l'Uomo, una causa prossima aggiuntiva. Ma la materia è troppo lunga per trattarla in una lettera. Mi ha fatto particolarmente piacere leggere la tua discussione perché in questo momento sto scrivendo e pensando molto sull'uomo. [...]
Londra, 18 aprile [1869]
A.R. Wallace a C.R. Darwin
Caro Darwin,
sono felicissimo che tu ritenga che ho fatto giustizia a Lyell, e anche che ho «esposto» bene (come direbbe un francese) la Selezione Naturale. Nulla mi dà più piacere di scriverne una piccola descrizione e di cercare di renderla chiara pure a chi ignora del tutto questi argomenti. [...] Capisco benissimo i tuoi sentimenti riguardo alle mie opinioni «non scientifiche» sull'uomo, perché qualche anno fa io stesso le avrei considerate ugualmente assurde e gratuite. Esaminerò con estremo interesse quello che stai scrivendo sull'Uomo e darò grande importanza a qualsiasi spiegazione tu possa offrire circa la sua probabile origine. Le mie opinioni in materia sono state modificate esclusivamente dalla considerazione di una serie di fenomeni straordinari, fisici e mentali, che ora ho avuto l'opportunità di verificare appieno, e che dimostrano l'esistenza di forze e influenze non ancora riconosciute dalla scienza. Questo, lo so bene, ti sembrerà una sorta di allucinazione; tuttavia, dalle mie comunicazioni personali con loro posso assicurarti che sia Robert Chambers, sia il dottor Norris di Birmingham famoso Fisiologo, sia il noto studioso di fenomeni elettrici C. F. Varley - i quali hanno tutti indagato l'argomento per anni - concordano con me tanto sui fatti, quanto sulle principali inferenze che se ne devono trarre: e perciò nutro la speranza che tu sospenda per un po' il tuo giudizio almeno fino a quando non mostreremo qualche altro sintomo comprovante la follia. [...]
Down, 4 maggio 1869
C.R. Darwin a C. Lyell
[...] L'articolo di Wallace mi è parso mirabile. Come ha presentato bene la rivoluzione che operasti circa trent'anni or sono! Pensavo d'averla apprezzata appieno, ma sono rimasto profondamente colpito dalle citazioni di Cuvier. Un ottimo schizzo della selezione naturale, ma una terribile delusione, per me, sull'uomo: mi pare incredibilmente debole e stravagante; e se non avessi saputo che è vero il contrario, avrei giurato che fosse stata inserita da un'altra mano. Credo però che tu non sarai d'accordo su tutto questo (11). Mio caro Lyell, Sempre tuo affezionato C. Darwin
Down, 21 ottobre 1869
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[...] Il mio libro non sarà pubblicato ancora per molto tempo, ma Murray voleva inserire una segnalazione. La selezione sessuale è stata una fatica tremenda. Il destino ha voluto che quasi tutti i punti sui quali dissentiamo finissero stipati in questo volume.
Londra, 22 gennaio 1870
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Ultimamente ho rivisto e integrato i miei vari saggi sull'«Origine delle specie» eccetera, e sono in procinto di stamparli a brevissimo, sotto il titolo di Contributions to the Theory of Natural Selection: A series of Essays.
Alla fine, avanzo le mie opinioni eterodosse sull'Uomo e mi avventuro addirittura ad attaccare la filosofia huxleyiana! [...]
Down, 26 gennaio [1870]
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[...] Sono molto felice che tu stia per pubblicare tutti i tuoi saggi sulla Selezione Naturale: sono certo che hai ragione e che faranno un gran bene alla nostra causa.
Mi affliggo, tuttavia, per l'Uomo: scrivi come un naturalista metamorfosato (in senso retrogrado) - proprio tu che sei l'autore del miglior articolo mai pubblicato su Anthr. Review (12)! Ohi Ohi Ohi - Il tuo afflittissimo amico C. Darwin
R. Geog. Soc, 20 maggio 1870
H.W. Bates (13) a C.R. Darwin
Caro signor Darwin,
ho avuto alcune conversazioni con l'editore dell'«Academy» circa l'ultimo libro del signor Wallace e la manifestazione, che esso contiene, del suo allontanamento dalla teoria darwiniana. Altri amici sinceri della verità autentica hanno espresso una certa sorpresa e perplessità di fronte allo stesso fenomeno. Le posizioni dell'amico Wallace sono in apparenza così ragionevoli e si prestano così bene ai pregiudizi ampiamente diffusi che senza dubbio converrete con me sulla necessità di confutarle. Ma a chi tocca farlo? Non ad altri che a voi. Io credo che nessuno più di voi abbia chiara la percezione della fallacia [di queste tesi]: ad altri occorrerebbero molto studio e una gran fatica per dominare le argomentazioni (14) [...]
Barking, 6 luglio 1870
A.R. Wallace a C.R. Darwin
[...] Claparede (15) [sic] mi ha inviato la sua critica al mio libro. Probabilmente l'avrai avuta anche tu. Le sue argomentazioni in risposta alla mia eresia mi paiono estremamente deboli. Ho sentito che sei andato alle stampe, e attendo con ansia, tremante di paura, di essere schiacciato da una montagna di fatti ! [... ]
Down, 22 novembre [1870]
C.R. Darwin a A.R. Wallace
[...] Ho finito il primo volume, e sono a metà delle prime bozze del secondo, del mio maledetto libro che mi sta quasi distruggendo di fatica e, cosa che temo assai, mi distruggerà davvero nella tua considerazione.
[…]
Barking, 24 novembre 1870
A.R. Wallace a C.R. Darwin
Caro Darwin,
la tua lettera mi ha fatto un grandissimo piacere. Ci troviamo ancora d'accordo, ne sono certo, in diciannove punti su venti - e sul ventesimo io non sono inconvincibile. Ma bisogna che io sia convinto da fatti e argomentazioni, e non dallo scherno arrogante alla Claparede. Spero che tu capisca la differenza fra critiche come le sue e quella pubblicata sull'ultimo numero di N. American Review., dove il mio ultimo capitolo è davvero sottoposto a una critica., punto per punto; e sebbene io ritenga parte di tale critica assai debole, ammetto che in altre parti è molto solida, e quasi mi spinge a redimermi dal mio errore (16). Per quanto riguarda il tuo nuovo libro sono sicuro che non abbasserà l'alto concetto che ho di te, a meno che tu - cosa che finora non è mai successa - non ignori i fatti e le argomentazioni che ti sono contrari. [...]
Kew, 10 luglio 1870
J.D. Hooker a G.R. Darwin
[...] Ieri sera ho avuto una conversazione a proposito dell'uomo con il Duca di Argyll (17), insieme al quale ho cenato, e ho trovato che su Wallace non sapeva che «pesci» prendere: da un lato credeva che sui fatti avesse ragione; dall'altro concedeva che nelle argomentazioni dovesse aver torto! (non aveva letto quel saggio di Wallace). Che piccolo, abile furfante! Ma non riesco a seguire le sue idee sull'uomo; né che cosa vorrebbe farci credere. L'aspetto dell'«Origine» su cui ha più da ridire è che tu non affermi che l'evoluzione è preordinata - anche se è convinto che lo ammetteresti. Gli ho detto che non pensavo che questa fosse cosa di tuo interesse: che tu non pretendi di penetrare l'origine della vita, ma soltanto i suoi fenomeni. Davanti alla moglie e soprattutto ai figli non ho potuto addentrarmi in questa materia e confessare la mia (e suppongo anche la tua) convinzione che tutte le speculazioni sulla preordinazione sono perfettamente oziose in assenza di materiali migliori di quelli offertici da teologie e cosmogonie: che in effetti tutta la materia va oltre la portata di quanto noi possiamo concepire. […]
Down, 12 luglio [1870]
C.R. Darwin a J. D. Hooker
[... ] Ho sempre pensato che il Duca di Argyll sia straordinariamente abile, ma per quanto riguarda la definizione di «piccolo furfante», i sentimenti istintivi che ho ereditato mi fanno ritenere un peccato parlare così d'un vero autentico Duca.
La tua conclusione, che tutte le speculazioni sulla preordinazione siano un'inutile perdita di tempo è l'unica sensata: ma quant'è difficile non speculare! La mia teologia è una confusione bella e buona: non riesco a considerare l'Universo come il risultato del caso cieco, e d'altra parte, nei dettagli, non riesco nemmeno a trovare prova alcuna di un disegno benevolo; né in effetti, di un disegno quale che esso sia. Quanto all'idea che ciascuna variazione mai verificatasi sia stata preordinata per un fine speciale, io non posso crederlo: non più di quanto io creda che è stato specificamente preordinato il luogo in cui cade ogni singola goccia di pioggia. [...]
Down, 23 marzo [1870?]
C.R. Darwin a F. Power Cobbe (18)
Carissima signorina Cobbe,
è stato molto gentile da parte vostra inviarmi, volente o nolente, il Kant insieme all'altro libro. Sfogliare il primo è stato un grandissimo piacere. Ho trovato molto interessante constatare come due uomini possano considerare diversamente gli stessi argomenti - sebbene io percepisca appieno quanto suoni presuntuoso il mio accostarmi anche solo per un momento a Kant: uno è un grandissimo filosofo che indaga soltanto nella propria mente; l'altro un miserabile disgraziato che esamina il senso morale dell'umanità dall'esterno, attraverso scimmie e selvaggi.
s.l., 28 marzo [1870?]
F. Power Cobbe a C.R. Darwin
Caro signor Darwin,
sono molto orgogliosa di avervi spinto a «sfogliare» Kant. [...]
Nutro più di un sospetto che voi ridiate sotto la barba quando scrivete di lui come di «un grandissimo filosofo che indaga soltanto nella propria mente». Ma davvero io non posso sostenere che la sua mente, e quella di un altro filosofo di cui potrei fare il nome, siano in fondo oggetti non del tutto indegni di attenzione - fenomeni bisognosi di essere studiati e spiegati allo stesso modo dei nostri amatissimi cani? Noi poveri, umili apprendisti, ben lieti d'esser i più docili dei vostri allievi, vediamo uno di voi percorrere con sufficienza l'alta via maestra dell'«a priori» mentre l'altro, con infinita abilità, procede lungo il solido acciottolato dei fatti materiali. Dunque non finirete mai per unire le vostre linee di pensiero, mostrandoci come fisica e metafisica formino un'unica grande filosofia?
[...]
Sandown, 18 [novembre 1870]
W. Darwin Fox (19) a C.R. Darwin
[...] Sento tristi storie sul tuo Libro che sta per uscire. Suppongo tu ti accinga a dimostrare che l'uomo è discendente dalle scimmie e via discorrendo. Bene, bene! Sarà un gran piacere leggerlo. Ormai, su quel punto mi son dato per vinto. Per me, le tre fondamentali differenze erano che gli Uomini bevono, fumano e maltrattano le mogli - e le Bestie no. Ma la mia fede, ahimè, è stata spazzata via completamente. La Lady Scimmia delle Andamane (20) fuma e beve come una Cristiana; ed è chiaro che quel gentleman del suo consorte, se solo ne avesse l'opportunità, forse non la ucciderebbe, ma senz'altro la tratterebbe molto male. [...] Credo che neanche tu riuscirai a persuadermi che i miei antenati erano Scimmie - ma staremo a vedere.
Non ho alcuno scrupolo religioso su nessuna di queste questioni. Vedo chiaramente come districarmene - ma vedo anche molti punti che non riesco a mandare giù, il che mi impedisce di seguirti fino in fondo. Fra qualche anno - se non prima - ne sapremo molto più di oggi. Siamo tristemente confinati qui., e la mente percepisce l'impossibilità d'afferrare ciò a cui aspira. Bene, Bene! (come dice sempre un mio amico quando è in difficoltà) facciamo del nostro meglio, e speriamo in meglio. Bisogna che un giorno io venga a trovarti. Perché tu e la signora Darwin non passate da queste parti, quando avrai finito il tuo Libro? - Così potrai studiare la mia collezione di giovani scimmie... (21).
Porgi i miei omaggi alla signora Darwin, e ringraziala per la sua lettera. Sempre tuo affezionatissimo W.D. Fox
Jena, 6 luglio 1870
E. Haeckel (22) a C.R. Darwin
Mio stimatissimo caro amico!
Sono molto felice di apprendere dalla vostra cara lettera che adesso siete più tranquillo con la salute e che fortunatamente avete terminato il manoscritto del vostro importante libro sull'uomo, ovunque atteso con grande impazienza. Sono molto emozionato, e già pregusto le ricche lezioni che ne trarrò. Sui nostri giornali tedeschi due schieramenti opposti già si accapigliano chiedendosi se presenterete o meno un'applicazione completa e coerente della teoria dell'origine all'uomo. A Parigi il signor Quatrefages (23), e gli altri ingenui che hanno così avventatamente asserito che la «teoria darwiniana» non riguarda l'uomo, avranno una brutta sorpresa quando scopriranno che Charles Darwin in persona riconosce l'origine dell'uomo dagli animali come la conseguenza più naturale e importante della sua teoria. [...]
Londra, 22 aprile 1870
St. G.J. Mivart (24) a C.R. Darwin
Mio caro signore,
in realtà io non ho espresso opinione alcuna in merito all'origine dell'Uomo, né sono preparato a farlo in questo momento. Lo schema pubblicato su Pro. Z. Soc. esprime quello che io credo essere il grado di somiglianza relativamente alla colonna vertebrale soltanto. Lo schema su Phil. Trans, esprime quello che io credo essere il grado di somiglianza relativamente allo scheletro appendicolare soltanto. (25) [...] Ora io sono pienamente convinto che se si prende in considerazione solo questo [il corpo umano senza vita] - e assumendo che la classificazione zoologica debba essere Anatomica - l'Uomo formi soltanto una famiglia nella divisione superiore dei Primati. Ma se introduciamo nelle nostre considerazioni la sua natura intellettuale, morale e religiosa, sono convinto che differisca da una Scimmia Antropoide più di quanto una tale Scimmia differisce da un blocco di granito. [...]
Down, 23 aprile [1870]
C.R. Darwin a St. G.J. Mivart
Mio caro signore,
le scrivo solo due righe per ringraziarla moltissimo di aver risposto così prontamente alla mia lettera. Non riesco a concepire che cosa mi abbia fatto scrivere quello che ho scritto nelle mie lettere in merito alla vostra opinione, ma mi rendo conto che non era cosa degna di fede. Spero che continuerà il suo lavoro prezioso e tanto gravoso sui Primati (26). Mi rendo conto che in qualunque momento pubblicherò il mio libro, incontrerò - se non proprio una condanna - una generale disapprovazione. La verità è dura da raggiungere, per quanto uno possa applicarvisi. Nel ringraziarla, la prego di credermi cordialmente suo Ch. Darwin*
(traduzione di Isabella C. Blum)
(1) Nel 1864, Wallace sosteneva che l'azione speciale della selezione naturale sull'uomo (sulla mente e non più sul corpo) rendesse l'uomo altrettanto «speciale» rispetto agli altri esseri viventi. «Considerando i suoi speciali attributi da tale prospettiva, possiamo ammettere che anche chi reclama per l'uomo una posizione in un ordine, una classe o un sotto-regno a sé, ha un po' di ragione dalla sua parte» (The Origin of Human Races, p. CLXVIII).
(2) Darwin aveva pensato inizialmente di inserire tale capitolo in La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico (1868).
(3) In una lettera precedente (11 marzo 1867), Wallace aveva risposto a una lunga serie di domande postegli da Darwin circa le espressioni dei malesi, interrogandosi poi sull'importanza di queste ricerche. Nella stessa lettera, Wallace sciveva: «Dubito che disponiamo di fatti sufficientemente esatti e accurati per fare qualcosa sull'Uomo».
(4) Si tratta sempre del libro La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico.
(5) Charles Bell, autorevole anatomista e neurologo scozzese, le cui tesi circa la «creazione speciale» dei muscoli facciali umani furono il principale obiettivo polemico del secondo libro antropologico di Darwin, L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (1872).
(6) Nella lettera precedente, Darwin aveva scritto di essere riuscito a ricostruire le «gradazioni intermedie» della formazione della coda del pavone, problema che lo assillava da lungo tempo (cfr. The Correspondence of Charles Darwin voi. 16, p. 27).
(7) «Geological climates and the origin of species» [Review of C. Lyell's Principles of geologv and Elements of geology] Quarterly Review 1869, 126, pp. 359-394.
(8) Carl Wilhelm von Nageli, botanico svizzero, aveva scritto nel 1865 una monografia sui meccanismi della trasmutazione delle specie. Joseph Dalton Hooker, eminente botanico inglese, fu uno degli amici più intimi di Darwin.
(9) Charles Lyell, autorità della geologia inglese con i suoi fondamentali Principi di geologia (1830-1833), fu il più importante sostenitore dell'«uniformismo» (o «attualismo»), secondo cui i cambiamenti geologici passati sono spiegabili in riferimento all'azione incessante di cause attualmente operanti. Georges Cuvier, anatomista e paleontologo francese, fu invece un sostenitore dell'opposta scuola «catastrofista».
(10) William Thompson, Lord Kelvin, era il fisico più ascoltato in Inghilterra. In un'epoca in cui ancora si ignorava l'esistenza della radioattività, aveva proposto una stima dell'età della Terra secondo la quale non vi sarebbe stato il tempo sufficiente per l'evoluzione delle specie secondo il lento processo previsto dalla selezione naturale.
(11) Come Darwin aveva previsto, Lyell simpatizzò con Wallace per quanto riguarda l'origine dell'uomo.
(12) Darwin continuò a manifestare disappunto nei confronti delle opinioni di Wallace: «Devo aggiungere che ho appena riletto il tuo articolo sull’Anthropological Review e ti sfido a rovesciare le tua stessa dottrina» (Lettera a Wallace del 31 marzo 1870).
(13) Henry Walter Bates, entomologo britannico celebre per i suoi studi sul mimetismo.
(14) Darwin declinò l'invito, adducendo come motivo principale la sua cattiva salute.
(15) René-Edouard Claparede, naturalista svizzero e sostenitore del darwinismo, aveva criticato gli argomenti di Wallace in un articolo del 1870, «Remarques à propos de l'ouvrage de M. Alfred Wallace sur la théorie de la sélection naturelle», Archives des Sciences Physlques et Naturetles, n.s. 38, pp. 160-89.
(16) Wallace qui si riferisce all'articolo di Chauncey Wright, «Limits of Natural Selection», No rth American Review, 111, 229, October 1870, pp. 282-311. Chauncey Wright, filosofo e matematico statunitense, era il leader riconosciuto di un cenacolo di intellettuali entro il quale - secondo la testimonianza di Charles S. Peirce - il movimento filosofico del pragmatismo americano vide la luce. L'articolo di critica a Wallace rappresenta il suo primo contributo a «difesa e illustrazione» del darwinismo, di cui divenne uno dei più importanti sostenitori in America. Darwin citò l'articolo nell’Origine dell'uomo e ciò incoraggiò il filosofo americano ad avviare con lui un importante scambio epistolare. Wright pubblicò inoltre, sempre sulla rivista North American Review, una recensione critica del libro On the genesis of species di Mivart, intervenendo così nella polemica qui menzionata nell'introduzione. Darwin apprezzò a tal punto lo scritto di Wright da ripubblicarlo come pamphlet, per farlo circolare in Inghilterra. Un altro significativo contributo al darwinismo apportato dal filosofo americano, scomparso nel 1875 a soli 45 anni, è un articolo del 1873, The Evolution of Self-Consciousness, in cui Wright delinea - in sintonia con la teoria darwiniana - una possibile evoluzione dell'autocoscienza umana, che trarrebbe origine da «nuovi usi» di facoltà mentali già presenti negli ammali.
(17) George Douglas Campbell, Duca di Argyll, era un politico scozzese, autore di numerosi scritti di scienza, religione e politica.
(18) Frances Power Cobbe, scrittrice e attivista irlandese, nota per le sue battaglie animaliste e per la campagna in favore del suffragio femminile.
(19) William Darwin Fox, entomologo inglese e cugino di secondo grado di Darwin, al quale fu legato per tutta la vita da una forte amicizia.
(20) Fox fa qui riferimento agli oranghi del Giardino zoologico di Londra.
(21) Fox allude scherzosamente alla propria numerosa famiglia (17 figli).
(22) Si tratta del celebre biologo, embriologo e zoologo tedesco che contribuì largamente alla diffusione delle idee evoluzionistiche sul continente.
(23) Armand de Quatrefages, zoologo e antropologo francese.
(24) Biologo e zoologo inglese che dopo una fase di convinta adesione alle idee darwiniane ne divenne uno dei più accesi critici, tentando una conciliazione fra le evidenze dell'evoluzione e la fede cattolica. Sua l'obiezione circa la presunta incapacità della selezione naturale di dar conto degli stadi incipienti di strutture particolarmente complesse, come gli occhi e le ali. Darwin rispose estesamente a Mivart nella sesta e ultima edizione Ai L'origine delle specie del 1872.
(25) Mivart si riferisce a due suoi articoli: «Gontribution towards a more complete knowledge of the axial skeleton in the Primates», (Read 27 June 1865), Pwceedings ofthe Zoological Society of London, 1865, pp. 545-592 e «On the appendicular skeleton o fthe primates», (Read 10 Ja-nuarv 1867), Philosophical Transactions of the Royal Society of London, 1867, 157, pp. 299-429.
(26) Solo un anno dopo Darwin sarà molto meno indulgente e i rapporti fra i due degenereranno. Il 16 settembre 1871 scriverà a Hooker: «Sul Q. Review dimostra il più grande disprezzo e una forte animosità nei miei riguardi, e con un'abilità non comune dice le cose più orribili. Fa di me la bestia più arrogante e odiosa mai vissuta. Non riesco a capirlo; immagino che alla radice vi sia quell'abominevole fanatismo religioso». Ed è proprio in riferimento alle critiche di Mivart che Darwin scriverà a Huxley, il 30 settembre 1871 : «Il pendolo ora oscilla contro di noi, ma credo che ben presto cambierà direzione; [...] sarà una lunga battaglia, dopo che saremo morti e sepolti. Grande è il potere del fraintendimento».
* Le lettere originali fino a quella del 24 marzo 1869 sono disponibili sul sito web del Darwin Correspondence Project, www.darwinproject.ac.uk. Le successive sono state tratte da: Frede Burkhardt et al, The Correspondence of Charles Darwin, Cambridge University Press, voi. pp. 155, 157, 174-175, 185, 205-206, 448-449, voi. 18, pp. 15, 17, 125, 204, 303. 304 . " 208-209, 81, 84, 297, 437, 103-104.