Introduzione alla lettura di Luigi Anepeta


Il saggio di Richard Leakey, membro della più famosa (e fortunata) famiglia di paleoantropologi che sia mai esistita, è un'ottima rassegna dell'evoluzione e dei progressi di una disciplina che, in poco più di un secolo, ha conquistato una posizione di assoluto rilievo nell'ambito delle scienze umane.

L'autore rinuncia esplicitamente al linguaggio tecnico per divulgare un'impresa conoscitiva alla quale ha partecipato con contributi di grande rilievo.

Il saggio muove dai tentativi di stabilire le tappe dell'ominazione, vale a dire del passaggio, avvenuto circa sette milioni di anni fa, da un progenitore comune alle varie specie di ominidi che si sono succedute nel corso del tempo, e giunge all'antropogenesi, cioè alla comparsa delle specie umana, l'ultima delle quali in ordine di tempo, - la nostra -è rimasta unica dopo lestinzione, avvenuta 34mila anni fa dei Neandertal.

I tre ultimi capitoli sono dedicati all'arte, al linguaggio e all'origine della mente.

Nonostante l'equilibrio che Leakey si impone nel valutare i complessi problemi in questione e le numerose ipotesi avanzate, è del tutto evidente che egli aderisce al modello darwiniano gradualista. L'adesione è giustificata dall'intento di mantenere una continuità tra l'uomo e il mondo naturale. L'intento è legittimo se si tiene conto che l'eccezionalità dell'homo sapiens sapeins è ancora oggi il leit motiv dei creazionisti e degli spiritualisti che, spesso sotto mentite spoglie, sostengono l'ipotesi del Disegno Intelligente.

Leakey stesso, però, valutando le straordinarie manifestazioni intervenute da 50mila a 35mila anni fa - l'uso del linguaggio, lo sviluppo tecnologico, la nascita delle manifestazioni artistiche, ecc. - non può negare che, sullo sfondo di un lentissimo processo dominato per circa due milioni di anni dall'Homo erectus e evoluto poi attraverso una serie indefinita di specie umane, parecchie delle quali sono convissute tra loro, la comparsa della specie umana ha qualcosa di sorprendente. Tanto più se si considera il fatto, omesso da Leakey, che il cervello umano ha assunto la sua configurazione definitiva tra 150mila e 100mila anni fa, e, dunque, occorre ammettere un lungo periodo di latenza nel corso del quale le potenzialità che poi si sono repentinamente (in termini temporali evoluzionistici) sprigionate erano disponibili, ma sono rimaste praticamene inutilizzate.

L'anticipo della biologia sulla cultura, vale a dire della comparsa di un organo che solo dopo un lungo intervallo di tempo entra a regime, è un aspetto oltremodo misterioso che, in una certa misura, contrasta con il principio della selezione naturale.

Non c'è, comunque, alcun bisogno di fare ricorso ad ipotesi creazioniste o spiritualiste per spiegare quella "catastrofe", se si ammette che essa sia avvenuta in una popolazione di qualche decina di migliaia di persone che, nell'Africa subsahariana, è andata incontro, in un ambiente soggetto a forti cambiamenti climatici ,ad un fenomeno di deriva genetica e a varie mutazioni che hanno prodotto un cervello per un verso altamente neotenico e per un altro dotato di enormi potenzialità esattate.

Solo in un capitolo, e quasi di sfuggita, Leakey cita la teoria degli equilibri punteggiati, che, rigorosamente evoluzionista, sembra l'unica in grado di rendere conto di quella catastrofe. Ciò significa, né più né meno, che, come accade a quasi tutti i paleoantropologi attivi sul piano della ricerca sul campo, per Lakey è difficile prescindere dall'ipotesi degli anelli mancanti. Il problema è che anche le ricerche più recenti pongono di fronte ad un'efflorescenza di specie umane negli ultimi due milioni di anni che invalida ogni riferimento gradualista.

Posto questo limite, il saggio è, oltre che di agevole scrittura, di notevole interesse anche perché, a differenza, per esempio, di quanto avviene nel campo della neurobiologia (laddove il riferimento al cervello isolato o quasi e comunque individuale), esso valorizza al massimo grado aspetti che sembrano essenziali per spiegare il mistero della capacità adattiva e culturale della specie umana: la prematurità, la neotenia, il ritardo dello sviluppo, l'empatia e l'intensa interazione sociale.

Non è azzardato affermare che se il cervello umano è di sicuro il prodotto (contingente, singolare e anomalo) dell'evoluzione naturale, l'uomo nasce dall'uomo, dall'interazione tra esseri dotati di quel cervello.