1847
17 marzo. Kazan Da sei giorni sono in clinica e da sei giorni sono quasi soddisfatto di me. Les petites causes produisent de grands effets. Ho preso la gonorrea, ovviamente per quello per cui di solito si prende; e questa insignificante circostanza mi ha dato la spinta per salire su quel gradino sul quale già da tempo avevo posto il piede; ma non riesco in nessun modo a issare il tronco (forse perché inavvertitamente ho posato prima il piede sinistro invece del destro). Qui sono completamente solo, nessuno m'importuna, qui non ho servi, nessuno mi aiuta: di conseguenza nessun estraneo ha influenza sulla ragione e sulla memoria, e la mia attività deve di necessità svilupparsi. Il vantaggio principale consiste in ciò, che io vedo ora con chiarezza che la vita disordinata che la maggior parte dei giovani di mondo conducono, giustificandola con la gioventù, non è altro che la conseguenza di una precoce depravazione dell'animo. La solitudine è tanto utile all'uomo che vive in società, quanto la società all'uomo che non vive in essa. Separa l'uomo dalla società, fallo entrare in se stesso, e non appena si tolgono alla sua ragione le lenti che gli mostrano ogni cosa rovesciata, non appena si schiarisce il suo sguardo sulle cose, gli sarà persino incomprensibile come prima non vedesse tutto questo.
18 marzo Ho letto l'Istruzione di Caterina.
19 marzo In me comincia a manifestarsi la passione per le scienze; sebbene fra le passioni dell'uomo questa sia la più degna, nondimeno io non mi darò a essa in modo unilaterale, cioè sopprimendo del tutto il sentimento e trascurando l'applicazione, tendendo unicamente alla formazione dell'intelletto e allo sviluppo della memoria. L'unilateralità è la causa principale dell'infelicità dell'uomo.
24 marzo Io sono molto cambiato: ma non ho ancora raggiunto quel grado di perfezione (nelle attività pratiche) che vorrei raggiungere. Non adempio ciò che mi propongo; e ciò che adempio, lo adempio non bene, non coltivo la memoria. Per questo scrivo qui alcune norme che, mi sembra, mi aiuteranno molto, se le seguirò. 1) Fare invariabilmente ciò che si è deciso, farlo a qualunque costo; 2) ciò che fai, fallo bene; 3) non cercare mai in un libro qualcosa che hai dimenticato, ma sforzati di ricordarlo; 4) costringere costantemente la propria intelligenza a operare con tutta la forza di cui è capace; 5) leggere e pensare sempre a alta voce; 6) non aver vergogna di dire che ti infastidiscono alle persone che ti infastidiscono; da prima farlo capire, e se loro non capiscono, allora scusarsi e dirlo.
7 aprile. Ore 8 del mattino Non ho mai tenuto un diario, perché non vedevo in esso alcuna utilità. Ora però che mi dedico allo sviluppo delle mie facoltà, col diario sarò in grado di giudicare del corso di tale sviluppo. In un diario deve trovarsi una tabella delle norme, nel diario devono essere anche definiti i miei atti futuri. Fra una settimana precisa andrò in campagna. Che cosa devo fare in questa settimana? Dedicarmi alle lingue inglese e latina, al diritto romano e alle norme. Di preciso: leggere Vicar of Wakefield segnando tutte le parole che non conosco e ripassare la prima parte della grammatica; leggere la prima parte delle Istituzioni sia a vantaggio della lingua latina sia del diritto romano; terminare le norme di formazione intima e prendere la rivincita a scacchi.
8 aprile. Ore 6 del mattino La speranza è male per i fortunati e bene per gli sventurati. Sebbene abbia già acquistato molto dal momento in cui ho cominciato a occuparmi di me stesso, tuttavia sono sempre ancora molto insoddisfatto. Quanto più avanti procedi nel perfezionamento del tuo io, tanto più vedi in te difetti, e Socrate diceva il vero che il grado più alto di perfezione dell'uomo è il sapere che egli non sa nulla.
9 aprile. Ore 6 del mattino Sono del tutto soddisfatto di me per la giornata di ieri. Comincio a acquistare la volontà fisica; ma quella mentale è ancora molto debole. Perseveranza e applicazione, e sento che raggiungerò tutto ciò che voglio.
17 aprile In tutto questo tempo non mi sono comportato come vorrei. La causa di ciò è stato, in primo luogo, il mio trasferimento dalla clinica a casa; e, in secondo luogo, la società, con cui ho ricominciato a avere maggiori rapporti. Da ciò ho concluso che in ogni cambiamento di situazione devo riflettere a fondo su quelle circostanze esterne che avranno influenza su di me nella nuova situazione, e in quale modo si potrà eliminare tale influenza. Se il mio trasferimento dalla clinica a casa può produrre su di me una tale influenza, quale influenza produrrà su di me il passaggio dalla vita studentesca alla vita di proprietario? Cambiamenti nei modi di vita devono avvenirne, ma bisogna far sì che tali cambiamenti non siano il prodotto di circostanze esterne, ma il prodotto dell'animo. Qui mi si pone la domanda: qual è lo scopo della vita dell'uomo? Qualunque sia il punto di arrivo della mia ragione, comunque io risalga alle sue fonti, giungo sempre alla stessa conclusione: lo scopo della vita dell'uomo è l'impiego di tutte le possibili facoltà per lo sviluppo multilaterale di tutto l'essere. Se comincio a riflettere, vedo, guardando la natura, che tutto in essa si sviluppa costantemente, e che ogni sua parte contribuisce inconsciamente allo sviluppo delle altre parti; e l'uomo, in quanto è una parte della natura, ma dotata di coscienza, deve anch'esso, come le altre parti, ma applicando coscientemente le sue facoltà spirituali, tendere allo sviluppo di tutto l'essere. Se rifletto, vedo, guardando la storia, che tutto il genere umano tende costantemente a quest'obiettivo. Se rifletto razionalmente, cioè guardando alle facoltà spirituali dell'uomo, trovo nell'animo di ogni uomo questa tendenza inconsapevole, che costituisce l'esigenza indispensabile del suo animo. Se rifletto sulla storia della filosofia, trovo che sempre e dappertutto gli uomini sono giunti a questa conclusione, che lo scopo della vita dell'uomo è lo sviluppo multilaterale della vita dell'umanità. Se rifletto sulla teologia, trovo che quasi tutti i popoli riconoscono un essere supremo, tendere al raggiungimento del quale è riconosciuto come lo scopo di tutti gli uomini. E così io, senza errare quanto allo scopo della mia vita, posso accingermi allo sforzo cosciente per lo sviluppo multilaterale di tutto l'essere. Io sarei il più sfortunato degli uomini se non trovassi uno scopo alla mia vita, uno scopo generale e utile; utile perché l'anima immortale, sviluppandosi, passa naturalmente a gradi superiori e a essa conformi. La mia vita sarà tutta tensione attiva e costante a quest'unico scopo. Ora mi domando: quale sarà lo scopo della mia vita in campagna nel corso dei prossimi due anni? 1) Studiare tutto il corso di scienze giuridiche necessario per l'esame finale all'università; 2) studiare medicina pratica e in parte teorica; 3) studiare le lingue: francese, russa, tedesca, inglese, italiana e latina; 4) studiare agronomia, pratica e teorica; 5) studiare storia, geografia e statistica; 6) studiare matematica, il corso ginnasiale; 7) scrivere la tesi; 8) raggiungere un livello medio di perfezionamento nella musica e nella pittura; 9) scrivere le norme; 10) acquistare qualche conoscenza di scienze naturali; 11) fare una relazione sui soggetti che studierò.
18 aprile Ho scritto molte norme, e volevo seguirle tutte; ma le mie forze sono troppo deboli per questo. Ora voglio darmi una sola norma e assegnarmene un'altra solo quando mi sarò abituato a seguire la prima. La prima norma che stabilisco è la seguente: 1) Adempi tutto ciò che hai deciso di adempiere. Non ho adempito le norme.
19 aprile Mi sono alzato terribilmente tardi, e solo alle 2 ho deciso che cosa fare nel corso della giornata.
14 giugno. Jasnaja Poljana Per quasi due mesi non ho preso la penna per scrivere il mio diario. Ah, è difficile all'uomo farsi migliore sotto l'influenza del solo male. Se non ci fossero buone influenze, ma non ce ne fossero neanche di cattive, allora in ogni essere lo spirito prenderebbe il sopravvento sulla materia.
16 giugno Arriverò un giorno a non dipendere da alcuna influenza esterna? Secondo me, questo sarebbe un enorme risultato; perché nell'uomo che non dipende da alcuna influenza esterna, lo spirito con le sue esigenze prevale necessariamente sulla materia, e allora l'uomo realizza il suo scopo. Comincio a abituarmi alla prima norma che mi ero assegnata, e oggi me ne assegno un'altra, la seguente: guarda alla società femminile come a un male necessario della vita sociale, e per quanto puoi, evitala. E in realtà, da che cosa abbiamo noi la lascivia, la mollezza, la leggerezza in tutte le cose, se non dalle donne? Chi è colpevole se veniamo meno a sentimenti in noi innati: il coraggio, la fermezza, la razionalità, la giustizia e altri, se non le donne? La donna è più ricettiva di noi, e perciò nei secoli di virtù le donne furono migliori di noi; mentre in questo secolo corrotto e vizioso sono peggiori di noi.
REGOLE PER LO SVILUPPO DELLA VOLONTÀ CORPOREA
Regola generale: tutte le azioni devono essere definite dalla volontà, e non incoscienti attuazioni di esigenze corporee. Come abbiamo già detto, sulla volontà corporea hanno influenza i sentimenti e la ragione, e queste due facoltà devono dunque definire le regole in base alle quali noi possiamo agire sulla volontà corporea per il suo sviluppo. I sentimenti le danno la direzione e le indicano il suo scopo, la ragione fornisce i mezzi con cui la volontà corporea può raggiungere questo scopo.
Regola prima: ogni mattina stabilisci tutto ciò che devi fare nel corso della giornata, e esegui tutto ciò che hai stabilito, anche se l'esecuzione di ciò che è stabilito ti arrecherà pregiudizio. Oltre alla volontà, questa regola sviluppa anche la ragione, che sarà più attenta a stabilire le azioni della volontà.
Regola seconda: dormi il meno possibile (il sonno è, secondo me, la condizione dell'uomo in cui è del tutto assente la volontà).
Regola terza: sopporta tutte le spiacevolezze del corpo, non mostrandole all'esterno. Regola quarta: sii fedele alla parola data.
Regola quinta: qualunque lavoro cominci, non abbandonarlo, ma portalo a termine. Regola sesta: abbi sempre una tabella dove siano segnate tutte le più trascurabili circostanze della tua vita, anche quante pipe al giorno fumi.
Regola settima: quando fai qualcosa, tendi tutte le tue facoltà fisiche a ciò che stai facendo. Se cambi il tuo modo di vita, cambia anche queste regole.
REGOLE PER LO SVILUPPO DELLA VOLONTÀ DEI SENTIMENTI
I sentimenti stessi si pongono il loro scopo.
La fonte di tutti i sentimenti è l'amore in generale, che si divide in due specie d'amore: l'amore verso se stessi, o amor proprio, e l'amore verso tutto ciò che ci circonda. (Io non riconosco l'amore per Dio; infatti non è possibile chiamare con lo stesso nome il sentimento che nutriamo per noi o per gli esseri simili o inferiori a noi, e il sentimento verso un essere superiore e inaccessibile, non limitato né nel tempo né nello spazio né nella forza.) Questi due sentimenti fondamentali agiscono reciprocamente l'uno sull'altro. Regola generale: tutte le azioni sentimentali non devono essere esecuzioni incoscienti delle richieste dei sentimenti, ma definite dalla volontà. Tutti i sentimenti che hanno all'origine l'amore verso tutto il mondo sono buoni, tutti i sentimenti che hanno all'origine l'amore di sé sono cattivi. Guardiamo separatamente ogni categoria di sentimenti. Quali sentimenti provengono dall'amore di sé? 1) vanità, 2) cupidigia, 3) amore (fra uomini e donne).
Ora guardiamo quali devono essere le regole per la vittoria della volontà su ognuno di questi sentimenti.
REGOLE PER SUBORDINARE ALLA VOLONTÀ I SENTIMENTI DI VANITÀ
Regola ottava: non curarti dell'approvazione delle persone che non conosci o che disprezzi.
Regola nona: preoccupati più di te stesso che dell'opinione degli altri.
Regola decima: sii buono, e fa' in modo che nessuno sappia che sei buono. (L'amor proprio può essere utile per gli altri, ma non per se stessi.)
Regola undicesima: negli altri uomini cerca sempre il lato buono, e non il cattivo. Di' sempre la verità. Se, agendo, le tue azioni sembrano strane, non cercar di giustificare con nessuno le tue azioni. Alle regole per subordinare i sentimenti alla volontà occorre aggiungere la seguente.
Regola dodicesima: non mostrare mai all'esterno i propri sentimenti.
REGOLE PER SUBORDINARE ALLA VOLONTÀ I SENTIMENTI DI CUPIDIGIA
Regola tredicesima: vivi sempre al di sotto della tua possibilità.
Regola quattordicesima: non cambiare modo di vita anche se tu diventassi dieci volte più ricco.
Regola quindicesima: utilizza ogni incremento della tua proprietà non per te stesso, ma per la società.
REGOLE PER SUBORDINARE ALLA VOLONTÀ IL SENTIMENTO DI AMORE
Regola prima: stai lontano dalle donne.
Regola seconda: sopprimi la lussuria col lavoro.
REGOLA PER LO SVILUPPO DEI SENTIMENTI ALTI E LA SOPPRESSIONE DEI SENTIMENTI BASSI, ALTRIMENTI DETTA: REGOLA PER LO SVILUPPO DI AMORE E LA SOPPRESSIONE DEL SENTIMENTO DI AMORE DI SÉ
Regola generale: quanto più soddisfi qualunque tua esigenza, tanto più essa si rafforza, e quanto meno la soddisfi, tanto meno essa agisce.
Regola quarantaduesima: amando tutti allo stesso modo, non escludere il tuo stesso io da questo amore.
Regola quarantatreesima: ama ogni vicino come te stesso, ma ama due vicini più di te stesso.
REGOLE PER LO SVILUPPO DELLA RIFLESSIONE
Osserva ogni oggetto da ogni lato. Osserva ogni azione dal lato del suo danno e del suo vantaggio. Di fronte a ogni azione, osserva con quanti mezzi può essere eseguita, e quale di questi è il migliore. Osserva le cause di ogni fenomeno e le conclusioni che possono derivarne.
1850
14 luglio. Jasnaja Poljana Di nuovo mi accingo al diario, e di nuovo con nuova decisione e un nuovo obiettivo. Quali erano prima? Non ricordo. Anche questo, forse, lo abbandonerò: ma è un'occupazione piacevole e sarà piacevole rileggerlo, com'è stato piacevole rileggere i vecchi. Nella testa ronzano pensieri che paiono degni di nota; ma come guardi, viene il deserto; tutto fuorché sensati. Ecco perché serve un diario. Un diario è un mezzo molto comodo per poter giudicare se stessi.
Inoltre, dato che reputo necessario definire in anticipo tutto ciò che faccio, anche per questo mi è necessario un diario. Vorrei prendere l'abitudine di indicare in anticipo il mio modo di vita non per un solo giorno, ma per un anno, per più anni, persino per tutta la vita (troppo difficile, quasi impossibile; tuttavia proverò, all'inizio per un giorno, poi per due giorni), per quanti giorni rimarrò fedele a ciò che è stato indicato, altrettanti giorni stabilirò in anticipo. Queste indicazioni non sono norme morali, indipendenti dal tempo e dallo spazio, regole da non cambiare mai (di queste tratto a parte), ma proprio indicazioni spaziali e temporali: dove e quanto starò, quando e di che cosa mi occuperò.
Potranno presentarsi casi in cui le cose stabilite dovranno essere cambiate; ma in tali casi io ammetterò deroghe allo stabilito solo quando siano stabilite dalle regole; perché in tal modo potrò spiegare la causa delle deroghe.
17 giugno Mi sono alzato alle 8. Fino alle 10 non ho fatto niente. Dalle 10 alle 12 ho letto il diario, da mezzogiorno alle sei del pomeriggio pranzo, riposo, alcuni pensieri sulla musica e cena, sei-otto musica, otto-dieci pensieri sull'amministrazione della proprietà.
È già il secondo giorno che sono pigro, non realizzo quel che mi sono proposto. Perché, non capisco. Ma non dispero, dovrò costringermi. Ieri, oltre a non aver realizzato quel che mi ero proposto, ho anche trasgredito una regola. D'ora innanzi non tradirò più il proposito di non aver donne in campagna, esclusi alcuni casi che non cercherò, ma non lascerò neanche sfuggire.
NOTE L'inverno di due anni fa ho vissuto a Mosca, vivevo in modo molto disordinato, senza impiego, senza occupazione, senza scopo; e vivevo così non perché, come dicono e scrivono molti, a Mosca tutti vivono così, ma semplicemente perché questo genere di vita mi piaceva. In parte conduce alla pigrizia anche la condizione di uomo giovane nella società moscovita. Io dico: uomo giovane, che unisce in sé alcune condizioni; e cioè istruzione, buon nome, rendita di circa dieci-ventimila. La vita di quest'uomo giovane, che unisce in sé tali condizioni, è la più piacevole e assolutamente spensierata se non lavora (cioè seriamente), ma semplicemente figura di lavorare e ama la pigrizia.
Tutti i salotti gli sono aperti, egli ha diritto di considerare ogni ragazza da marito come un possibile partito; non c'è neanche un giovanotto che nell'opinione della società sia considerato superiore a lui. Ma se lo stesso giovane andasse a Pietroburgo pensando: S. e G. Gorcakov sono stati a corte, e io no? Perché non devo andare anch'io alle serate della baronessa Z., ai ricevimenti della contessa A. eccetera? non ci riuscirebbe, oppure riuscirebbe a entrare in questi salotti solo appoggiandosi a qualche contessa. Non ci riesce se non è cresciuto lì, oppure se non sa sopportare umiliazioni, sfruttare ogni occasione, strisciare e forse anche arrivare con difficoltà, ma certo senza onore.
8 dicembre. Mosca Per qualche giorno ho scritto il diario e poi per cinque mesi non l'ho preso in mano. Cercherò di ricordarmi che cosa ho fatto in questo tempo e perché sono così in ritardo nelle occupazioni. Una grande svolta è avvenuta in me in questo periodo di tempo; la vita tranquilla di campagna, le sciocchezze passate e la necessità di occuparmi dei miei affari hanno dato i loro frutti. Ho smesso di fare castelli in aria e piani per attuare i quali non basterebbe forza umana. Ma la cosa principale e più favorevole a questo cambiamento di convinzioni è il fatto che non spero più di arrivare allo scopo solo col mio proprio intelletto, e non disprezzo più le forme e il modo di vita adottati da tutti. Prima, in ogni cosa, quel che era consueto mi sembrava indegno di me; ora, al contrario, non riconosco quasi nessuna convinzione per buona e giusta finché non ne vedo la sua applicazione e realizzazione in pratica, e un'applicazione molteplice.
Ha contribuito molto a questo cambiamento il mio amor proprio. Gettandomi nella vita dissoluta, ho notato che gente che mi era inferiore in tutto, in questo campo mi era molto superiore. Ho avvertito questo dolorosamente e mi sono convinto che non ero destinato a questa vita. Forse hanno contribuito a ciò anche due scosse. Prima, la perdita al gioco con Ogarëv, che ha portato i miei affari alla rovina completa, così che sembrava persino che non ci fosse più speranza di rimetterli in sesto. E poi, l'incendio che mi ha costretto a agire al di fuori della mia volontà. La rivincita ha dato una coloritura meno cupa a questi fatti. Soltanto, ora mi sembra di esser diventato troppo freddo. Solo raramente, specialmente quando mi metto a dormire, ho momenti in cui il sentimento chiede di venir fuori; lo stesso nei momenti di ubriachezza; ma ho dato la parola a me stesso di non ubriacarmi più. Non continuerò a scrivere queste note perché sono occupato dagli affari qui a Mosca; se avrò tempo libero, scriverò un racconto sulla vita degli zingari.
REGOLE PER IL GIOCO A MOSCA FINO AL PRIMO GENNAIO 1) I miei denari, quelli che ho in tasca, rischiarli in una o più serate; 2) giocare solo con persone che hanno più denari di me; 3) giocare solo, senza che nessuno mi stia accanto; 4) fissare una somma che puoi perdere e considerarti in vincita quando l'hai triplicata: per esempio, fissi di poter perdere cento rubli e ne vinci trecento: allora accantoni cento rubli e rimetti in gioco gli altri duecento, e così via all'infinito. Se vinci, giocare forte il più possibile. Non far trasparire mai l'intenzione di contare le vincite o le perdite.
REGOLE PER LA SOCIETÀ. Scegliere le situazioni difficili; cercare di padroneggiare sempre la conversazione; parlare a alta voce, lentamente e distintamente; cercare di aver sempre la prima e l'ultima parola. Cercare i rapporti con la gente che occupa nella società un posto superiore al tuo. Con gente di questo tipo, prima di vederla, preparare se stesso e decidere che tipo di rapporti avere. Non essere imbarazzati a parlare in presenza di estranei. Non passare continuamente dal francese al russo e dal russo al francese. Ricordarsi che, all'inizio, devi importi a te stesso quando ti trovi in una società in cui sei in condizioni di inferiorità. Ai balli invitare le dame più importanti. Se imbarazzato, non perdersi d'animo, ma andare avanti. Essere il più freddo possibile e non dar a vedere nessun sentimento.
8 dicembre COMPITI PER LA GIORNATA ODIERNA. Stare a casa, leggere, la sera scrivere le regole per la società e un appunto per il racconto. Compiti per l'otto dicembre. La mattina leggere, poi fino al pranzo diario e orario per le occupazioni domenicali e le visite. Dopo pranzo lettura e bagno, la sera, se non sarò molto stanco, il racconto. La mattina, subito dopo il caffè, lettere all'ufficio, alla zia e ai Perfilev.
15 dicembre Sono molto scontento della giornata di ieri. Primo, perché non ho fatto niente in merito al Consiglio di tutela; secondo, perché non ho scritto niente; terzo, perché ho cominciato a indebolirmi nella saldezza delle mie convinzioni e a subire l'influenza della gente. Alzarsi molto presto, la mattina leggere un poco, poi dedicarsi al diario, scrivere, lettere; alle 11 andare al Consiglio, da Evreimov, da Krjukov, dalla Anikeeva, da Lvov; cenare in casa e scrivere ancora; poi a teatro, e di nuovo a lavorare a casa.
REGOLE PER LA SOCIETÀ Non cambiare mai titoli o gradi, ma chiamare uno sempre nella stessa maniera. Non perdonare a nessuno neanche la minima scortesia o dispetto, ma ripagarlo al doppio.
16 dicembre Ho adempito tutto, escluso lo scrivere. Sempre alzarsi presto. La mattina scrivere le lettere e il racconto, passare al Kaljmažnyidvor e ai bagni, mandare qualcuno al Consiglio e da Lvov, pranzare a casa e la sera dal principe Andrej Ivanoviè, giocare e far la corte alla principessa. Dopo pranzo comprare il panno e la musica.
30 dicembre. REGOLA: CERCARE LE SITUAZIONI DIFFICILI. Alzarsi presto. Prepararsi, far le valige, preparare tutto, annotare nel diario la permanenza a Mosca, chiedere a Kološin, informarsi del posto e alle 3 del pomeriggio partire.
31 dicembre. Pokrovskoe Il 31 dicembre sono stato in viaggio. Ho incontrato Šcerbatov e ho deciso di prendere la stazione; sono stato dal mastro di posta, ma non ci siamo completamente messi d'accordo con Šcerbatov.
1851
Jasnaja Poljana Il primo gennaio 1851 sono stato a Pokrovskoe, ho visto Nikolenka, non è cambiato, io invece molto, e potrei avere influenza su di lui se non fosse così strano; egli o non nota niente e non mi vuol bene, oppure cerca di fare come se non si accorgesse di me e non mi volesse bene.
2 gennaio Andare al battesimo con i miei, andare dai Djakov e la notte a Tula. Concludere l'accordo con Šcerbatov, tornare la notte del 3 a Jasnaja e la notte del 4 partire per Mosca. A Tula lasciare la delega e la domanda, andare dal presidente.
12 gennaio. Mosca Alzarsi alle 8, andare dalla Iverskaja, rileggere tutto riguardo alla stazione, ripensare, annotare e andare da Tatišçev.
13 gennaio Ho rinunciato alla stazione: il carattere non ha retto. È arrivato il carro. Ho lasciato andare Nikolaj. Mi sono comportato male.
REGOLA: FARE COPIE DI TUTTE LE LETTERE E TENERLE IN ORDINE.
14 gennaio Rimorsi, quasi niente più soldi, da Sergej Dmitreviè Gorčakov, dai Kološin.
17 gennaio 1851 Dal 14 mi sono comportato in modo insoddisfacente. Non sono andato al ballo degli Stolypin; ho prestato denari e ora sono senza un soldo.
REGOLA: NON GIOCARE A ERALAŠ MENO DI VENTICINQUE COPECHE D'ARGENTO. Sono assolutamente senza un soldo; molte cambiali sono già scadute; comincio a pensare che la mia permanenza a Mosca non mi è utile da nessun punto di vista, mentre per vivere spendo molto al di sopra delle mie entrate.
Per rimettere in sesto i miei affari, ho lasciato sfuggire i tre mezzi che mi si sono presentati, e cioè: 1) entrare nel cerchio dei giocatori e, avendo i soldi, giocare; 2) entrare nell'alta società e, a certe condizioni, sposarsi; 3) trovare un impiego vantaggioso.
Mi si presenta poi anche un quarto mezzo, e cioè prendere in prestito soldi da Kireevskij. Nessuno di questi quattro mezzi è in contraddizione con gli altri tre, e in un modo o nell'altro bisogna agire. Scrivere in campagna che mandino al più presto centocinquanta rubli, andare da Ozerov e offrirgli il cavallo. Andare dalla contessa e aspettare, informarsi sugli inviti al ballo di Zakrevskij, ordinare un nuovo frac. Prima del ballo pensare molto e scrivere. Andare dal principe Sergej Dmitrevič e parlare del posto, poi dal principe Andrej Ivanovič e chiedere per il posto.
Impegnare orologio.
18 gennaio Mi sono comportato né bene né male. Poca elasticità. Per il 19: posto. Cose da fare: andare al maneggio, passare dalla Čertkova, dai Gorčakov, dal principe Nikolaj Michajlovič. Nel pomeriggio alla banca. Scrivere la storia della mia giornata.
25 gennaio Mi sono innamorato, o ho immaginato di essere innamorato, sono stato a una serata e mi è girata la testa. Ho comprato un cavallo del quale non avevo assolutamente bisogno.
REGOLE: NON OFFRIRE NESSUN PREZZO PER UNA COSA INUTILE. APPENA ARRIVI A UN BALLO, SUBITO INVITARE A BALLARE E FARE UN GIRO DI VALZER O DI POLACCA. Stasera pensare ai mezzi per rimettere in sesto gli affari.
28 febbraio Ho lasciato passare molto tempo. All'inizio sono stato attratto dai piaceri mondani, poi l'anima si è svuotata, ho trascurato anche il lavoro, cioè il lavoro che ha per oggetto la propria personalità.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI DOMANI Alzarsi alle 9. Occuparsi dell'enciclopedia e prendere appunti. Andare al funerale, poi a fare ginnastica, pranzare, e dalle 6 del pomeriggio a mezzanotte lavorare da solo o con Kološin.
Non fumare. Ricordare che nella realizzazione di quanto stabilito consiste tutta la felicità della mia vita, e viceversa.
1 marzo REGOLA: NEI CASI DIFFICILI AGIRE SEMPRE SEGUENDO LA PRIMA IMPRESSIONE Alzarsi alle 8 e 30, lavorare fino a mezzogiorno. Poi dalle 12 all'una musica, dall'una alle due lavoro, dalle due e mezzo riposo. Non cercare i conoscenti, serata a casa, lavoro.
7 marzo Trovo nel diario, oltre alla definizione delle azioni future, uno scopo utile: il rendiconto di ogni giornata dal punto di vista dei difetti da cui correggersi.
Oggi La mattina sono rimasto a lungo a letto, ho poltrito e in qualche modo ingannavo me stesso. Ho letto romanzi, mentre avevo altro da fare. Dicevo a me stesso: mi ci vorrebbe un caffè, come se non potessi fare nulla se non bevevo un caffè. Con Kološin non chiamo le cose col loro nome: anche se tutti e due sentiamo che la preparazione per l'esame è un bluff io non gliel'ho detto chiaramente. Poiré ha ricevuto con troppa familiarità e si è fatto influenzare da: non conoscenza, presenza di Kološin, atteggiamento da grand-seigneur fuori luogo. Ho fatto ginnastica in fretta. Dai Gorčakov non sono andato per fausse honte. Dai Kološin sono uscito dal salotto malamente, avevo troppa fretta e volevo dire qualcosa di cortese: non mi è venuto. Al maneggio mi sono lasciato prendere da mauvoise humeur e a causa di una signora mi sono dimenticato della cosa. Da Begicev volevo farmi notare e, vergogna, volevo imitare Gorčakov. Fausse honte. Non ho ricordato a Uchtomskij la faccenda dei denari.
A casa sono passato dal pianoforte al libro, dal libro alla pipa e al mangiucchiare. Non ho riflettuto sui contadini. Non mi ricordo se ho mentito. Probabile. Dai Perfilev e da Panin non sono andato per trascuratezza. Tutti gli errori della giornata odierna si possono collegare con le seguenti inclinazioni:
1) indecisione, mancanza di energia; 2) autoinganno, cioè intuendo in una cosa il male, non ti ci soffermi; 3) frettolosità; 4) fausse honte, cioè paura di fare qualcosa di sconveniente, derivante da una visione unilaterale delle cose; 5) cattivo umore derivante in gran parte: primo, dalla frettolosità, secondo, da una visione superficiale delle cose; 6) incoerenza, cioè inclinazione a dimenticare gli scopi vicini e utili per sembrare qualcosa; 7) imitazione; 8) incostanza; 9) avventatezza.
12 marzo Ho passato tutto il giorno con schifo, schifo e schifo, spiegherò domani; e tutto perché ieri mi sono coricato alle 3 e è venuto Zubkov.
20 marzo Le due passioni principali che ho notato in me sono la passione per il gioco e la vanità, che è tanto più pericolosa in quanto assume una molteplicità di forme diverse, come: desiderio di emergere, avventatezza, vacuità eccetera.
La sera rileggere il diario dal giorno dell'arrivo a Mosca, fare le annotazioni generali e verificare le spese e i debiti a Mosca.
Ero venuto a Mosca con tre obiettivi: l) giocare; 2) sposarmi; 3) ottenere un posto. Il primo era basso e cattivo, e io, grazie a Dio, riconsiderando lo stato dei miei affari e liberandomi dai pregiudizi, ho deciso di sistemare e rimettere in ordine la situazione finanziaria con la vendita di una parte della proprietà. Al secondo, grazie ai consigli intelligenti di mio fratello Nikolenka, ho rinunciato fino a quando non mi costringerà a questo l'amore o il giudizio o anche il destino, che non è possibile contrastare in tutto. Circa l'ultimo, non è possibile prima di due anni di servizio in un governatorato: in verità, anche se ho voglia di trovare un posto, ho voglia anche di molte altre cose incompatibili; perciò aspetterò finché il destino stesso mi metterà nella situazione opportuna.
In questo periodo ho avuto molte debolezze. La più importante è che ho dedicato poca attenzione alle regole morali, preso dalle regole necessarie per il successo. Inoltre avevo una visione troppo ristretta delle cose; per esempio, mi assegnavo molte regole, che tutte si potevano ridurre a una sola: non essere vanitoso. Dimenticavo che la condizione necessaria per il successo è la sicurezza di se stesso e il disprezzo per le piccolezze, doti che possono derivare solo dalla superiorità morale.
21 Posso scrivere un bel libro: la vita di Tatjana Aleksandrovna.
24 marzo Mi sono alzato piuttosto tardi e ho letto, ma non ho fatto in tempo a scrivere. È venuto Poiré, si è messo a tirare di scherma, non l'ho mandato via (pigrizia e viltà). È venuto Ivanov, con lui ho parlato troppo a lungo (viltà). Kološin (Sergej) è venuto e si è messo a bere vodka, non l'ho mandato via (viltà). Da Ozerov ho discusso della stupidità (abitudine di discutere) e non ho parlato di quello di cui dovevo parlare (viltà). Non sono stato da Beklemišev (mancanza di energia). Alla ginnastica non sono andato sull'asse d'equilibrio (viltà), e non ho finito un esercizio perché sentivo male (autoindulgenza). Da Gorčakov ho mentito (menzogna). Nella trattoria Novotroickij (poca fierté). A casa non ho studiato l'inglese (mancanza di fermezza). Dai Volkonskij sono stato innaturale e distratto e mi sono fermato fino all'una (dispersione, desiderio di emergere e debolezza di carattere).
Scrivere la giornata di oggi con tutte le impressioni e i pensieri che ha fatto nascere.
31 marzo Ho letto senza scrivere il diario, e ora è tardi. Fino alle 12 ho fatto i conti. Da mezzogiorno alle due ho parlato con Begicev con avventatezza, vanitosamente e ingannando me stesso. Dalle due alle quattro del pomeriggio ginnastica, poca fermezza e forza di sopportazione. Dalle 4 alle 6 di sera ho pranzato e ho fatto acquisti inutili. A casa non ho scritto, pigrizia. Ho esitato a lungo prima di andare dai Volkonskij. Da loro ho parlato in modo insulso (viltà). Mi sono comportato male. Viltà, vanità, sconsideratezza, debolezza, pigrizia.
5 aprile. Pirogovo La mattina ho lavorato bene, sono andato a caccia e a Pirogovo, poca fermezza. Da Serëža ho mentito, sono stato vanitoso e vile.
6 Non ho adempito niente. Ho mentito e sono stato molto vanitoso, ho digiunato con poca fermezza e distrattamente. Mi agita molto il pensiero della storia di Gelke e oggi dopo pranzo la descriverò. Voglio scrivere sermoni.
17 aprile Non ho scritto niente, sopraffatto dalla pigrizia! Oggi voglio cominciare la storia di una giornata di caccia. Ho parlato a lungo con la zietta. È molto buona e di animo elevato, ma molto unilaterale. Essa ha una sola rotaia, nella quale sente e pensa, e fuori di questa rotaia, niente.
19 aprile Sono arrivati Nikolenka, Valerjan e Maša. Domani andrò a Tula, ho deciso a proposito del posto e darò via Vorotynka per sedicimila assegnati. In campagna sono diventato più religioso.
20 maggio In viaggio da Saratov a Astrachan. Dal 20 aprile al 20 maggio non ho scritto più il diario.
L'ultimo periodo che ho trascorso a Mosca è interessante per il disprezzo della società, per una certa tendenza che ho maturato e anche per una lotta intima incessante.
Alcuni giorni, Valerjan, Maša. A Tula, e di nuovo a Jasnaja. Islenev. Seleznëv. Mosca. Kostenka. Zubkov. Nikolenka. Viaggio. Kazan. Gli Šuvalov. Zybin, la Zagoskina, Ogolin, gli Juškov. A Saratov. Il maggiore. Tedeschi. Panorami. Tempesta. Pescatori. Tedeschi.
Scrivo il 30 giugno, alle dieci di sera, nella stanica di Starogladkovskaja. Come sono capitato qui? Non lo so. Perché? Nemmeno. Vorrei scrivere molto: sul viaggio da Astrachan al villaggio, sui cosacchi, sulla viltà dei tartari, sulla steppa, ma gli ufficiali e Nikolenka vanno a cenare da Alekseev, e vado anch'io. Sono disposto a amare il capitano, ma voglio tenermi lontano dagli altri. Forse cattivi.
2 giugno 1851 Oh Dio mio, Dio mio, che giornate tristi e penose! E perché tanta tristezza? No, non è tanto che sei triste, quanto duole la coscienza per il fatto che sei triste e non sai perché. Prima pensavo che questo venisse dall'inattività e dall'ozio. Ma non è vero. Non è l'ozio, è piuttosto questa situazione in cui non riesco a far niente. Il punto importante è che non trovo da nessuna parte niente che somigli alla tristezza che provo: né nei libri né nella mia immaginazione. Io capisco di potermi rattristare per la perdita di qualcosa, per una separazione, per una speranza caduta. Capisco che da questo si può restare delusi: tutto ti viene così in uggia quando sei stato tanto spesso ingannato nelle attese, che non aspetti più niente. Capisco che quando senti nell'animo amore per il bello, per l'uomo, per la natura, quando sei pronto a esprimere tutto questo, a chiedere amicizia, e dappertutto trovi invece freddezza e derisione, cattiveria nascosta, da qui può nascere la tristezza. Capisco la tristezza dell'uomo quando la sua situazione è penosa e un pesante, doloroso sentimento di invidia lo opprime. Tutto questo lo capisco, e in ogni tristezza di questo genere c'è alla fine un lato buono. La mia tristezza, invece, la sento, ma non riesco a capirla e a raffigurarla. Non ho niente da rimpiangere, non ho quasi niente da desiderare, non posso per nulla lamentarmi del destino.
8 giugno. Staryj-Jurt L'amore e la religione: ecco i due sentimenti puri, elevati. Io non so che cosa chiamano amore. Se l'amore è quello di cui ho letto e sentito parlare, allora non l'ho mai provato. Avevo conosciuto prima Zinaida quando era una collegiale, mi piaceva, ma la conoscevo poco (puah! che cosa triviale sono le parole! in che modo sciocco e banale vengono fuori i sentimenti). In maggio ho vissuto a Kazan una settimana. Se mi avessero chiesto perché ho vissuto a Kazan, perché è stato così piacevole, e perché ero così felice, non avrei risposto che era perché ero innamorato. Non lo sapevo. Mi sembra che proprio questa inconsapevolezza sia la caratteristica principale dell'amore, e in questo consista la sua bellezza. Come mi sentivo moralmente leggero in quel periodo! Non sentivo il peso delle passioni basse che guastano tutti i piaceri della vita. Non le ho detto nemmeno una parola d'amore, ma sono sicuro che essa conosce i miei sentimenti e che se mi ama mi ha capito. Tutti gli slanci dell'animo sono puri, elevati all'origine. La realtà distrugge la purezza e il piacere dello slancio. I miei rapporti con Zinaida sono rimasti sul piano di una pura attrazione fra due anime. Ma forse tu dubiti che ti ami, Zinaida? Perdonami, se è così sono colpevole:con una parola potevo convincerti.
È possibile che non la veda mai più? È possibile che un giorno venga a sapere che lei si è sposata con un qualunque Beketov? Oppure, ancor più penoso, che la veda con la cuffietta, allegra e con lo stesso occhio intelligente, aperto e innamorato? Non lascio i miei piani per correre a sposarla, non sono del tutto convinto che essa possa fare la mia felicità; ma sono lo stesso innamorato. Se no, perché questi ricordi piacevoli che mi rendono più vivo? Devo scriverle una lettera? Non conosco il suo patronimico e forse per questo perderò la felicità. È buffo.
Ho dimenticato di prendere la camicia con le pieghe e per questo non faccio servizio. Se avessi dimenticato di prendere il berretto non mi sarei presentato da Voroncov e non avrei prestato servizio a Tiflis. Non si può andare in colbacco! E ora Dio sa che cosa mi aspetta. Mi abbandono alla sua volontà. Ricordi, Zinaida, il giardino dell'arciprete, la stradina laterale? Io avevo la dichiarazione sulla punta della lingua, e anche tu. Toccava a me cominciare; ma sai perché, mi sembra, non dissi niente? Ero così felice che non avevo niente da desiderare, temevo di guastare la mia, non la mia, la nostra felicità. Il miglior ricordo della mia vita rimarrà per sempre questo periodo bello. Che essere vanitoso e vuoto è l'uomo! Quando mi chiedono del periodo trascorso a Kazan, io rispondo con tono noncurante: «Sì, per una città di provincia c'è una società molto per bene, e ho passato lì alcune giornate abbastanza piacevoli». Viltà! Gli uomini deridono ogni cosa. Ridono del detto che con l'essere amato anche una capanna diventa un paradiso, e dicono che questo non è vero. Invece è vero; non solo nella capanna, ma a Krapivna, a Staryj-Jurt, dappertutto. Con l'essere amato anche la capanna è il paradiso, e questo è vero, è vero, cento volte vero.
11 giugno. Caucaso. Staryj-Jurt, campo. Notte Già da cinque giorni vivo qui e sono in preda a una pigrizia che da tempo non provavo. Ho abbandonato del tutto il diario. La natura, nella quale speravo più di tutto quando ho avuto l'idea di partire per il Caucaso, non si presenta per ora particolarmente attraente. Non è venuto fuori neanche il coraggio che, pensavo, qui avrei potuto manifestare.
Notte chiara, un venticello fresco entra nella tenda e muove la fiamma della candela ormai gocciolante di cera. Si sente il lontano abbaiare dei cani, il richiamo delle sentinelle. C'è odore dei rami tagliati di quercia e di platano di cui è fatta la baracca a cui è accostata la tenda. Io sto seduto su un tamburo nella baracca; in un angolo dorme Knoring (un ufficiale sgradevole); l'altro angolo è aperto e buio, esclusa una striscia di luce che cade sul letto di mio fratello. Davanti a me c'è la parete più illuminata della baracca, dove sono appesi la pistola, la sciabola, il pugnale e le mutande lunghe. Silenzio. Si ode un soffio di vento, il volo di una zanzara che passa e gira intorno al fuoco, il sospiro e il singhiozzo di un soldato vicino.
Non ho voglia di dormire; per scrivere non c'è inchiostro. A domani. Scriverò anche le lettere secondo le impressioni della giornata.
Dalle 5 alle 8 scrivere. Dalle 8 alle 10 fare il bagno e disegnare. Dalle 10 alle 12 leggere. Dalle 12 alle 4 del pomeriggio riposo. Dalle 4 alle 8 traduzione dall'inglese. Dalle 8 in poi scrivere. Continuare a fare ginnastica. Libro dei conti e regola di Franklin.
12 giugno Mi sono alzato tardi, svegliato da Nikolenka che tornava dalla caccia. Ieri non ho dormito quasi tutta la notte, ho scritto il diario, poi mi sono messo a pregare Dio. La dolcezza del sentimento che ho provato nella preghiera è impossibile a esprimere. Ho detto le preghiere che recito di solito: al Signore, alla Madonna, alla Trinità, alle Porte della Carità, l'appello all'angelo custode, e poi sono rimasto ancora in preghiera. Se si definisce la preghiera una richiesta o un ringraziamento, allora non ho pregato. Ho desiderato qualcosa di elevato e di buono; ma che cosa, non posso dirlo; anche se ero consapevole di quel che desideravo. Avevo voglia di fondermi con l'Essere che tutto abbraccia.
Come mi è stato terribile guardare in quel momento la parte meschina e viziosa della mia vita. Non riuscivo a arrivare a capire come essa possa attrarmi. Come pregavo Dio con cuore puro di accettarmi nel suo grembo! Io non sentivo la carne, ero solo spirito. Ma no! La parte carnale, bassa, ha preso di nuovo il sopravvento, e non è passata un'ora che io, in piena coscienza, ascoltavo la voce del vizio, della vanità, della parte vuota della vita; sapevo da dove veniva questa voce, sapevo che essa avrebbe rovinato la mia beatitudine: e ho lottato con essa; ma mi ha vinto. Mi sono addormentato sognando gloria e donne; ma non sono colpevole, non ce la faccio.
Ho trascorso la mattinata abbastanza bene. Sono stato un po' pigro, ho mentito, ma senza colpa. Domani scriverò una lettera alla Zagoskina, almeno in brutta copia.
Ho disegnato senza impegno. Nel pomeriggio ho guardato le nuvole. Erano bellissime al tramonto del sole. L'occidente rosseggiava, ma il sole era ancora a un paio di metri dall'orizzonte. Sopra di esso si arricciolavano spesse nuvole grigio purpureo che si fondevano fra loro goffamente. Stavo parlando con qualcuno e mi sono voltato; all'orizzonte si allungava una striscia scura grigio rosso che terminava in forme continuamente mutevoli: ora si chinavano una verso l'altra, ora si spezzavano con code rosso chiaro.
L'uomo è stato creato per la solitudine: solitudine non nel senso reale, ma in senso morale.
Mi hanno colpito tre cose: primo, i discorsi degli ufficiali sul coraggio. Appena parlano di qualcuno: è coraggioso o no? Sì, come no. Tutti sono coraggiosi. Questo concetto del coraggio si può esporre così: il coraggio è uno stato d'animo nel quale le forze dell'animo agiscono allo stesso modo in qualsiasi circostanza. Oppure: la tensione dell'azione priva della coscienza del pericolo. E ancora: ci sono due tipi di coraggio: morale e fisico. Il coraggio morale è quello derivante dal senso del dovere e in generale dalle aspirazioni morali, e non dalla coscienza del pericolo. Il coraggio fisico è quello che deriva dalla necessità fisica senza privare della coscienza del pericolo, oppure quello che priva di questa coscienza. Esempio del primo: l'uomo che si sacrifica volontariamente per la salvezza della patria o di una persona. Esempio del secondo, l'ufficiale che presta servizio per guadagno. Esempio del terzo, nella campagna turca i soldati russi si sono buttati nelle braccia del nemico soltanto per aver da bere. Qui è valso solo l'esempio da parte nostra di coraggio fisico, e questo ha fatto tutto.
13 giugno Continuo a impigrirmi, anche se in generale sono contento di me (eccetto che per la sensualità). Certe volte, quando in mia presenza gli ufficiali parlano di carte, mi vien voglia di far vedere che so giocare. Ma mi trattengo. Spero che anche se m'invitano a giocare rifiuterò.
3 luglio Vedi che cosa avevo scritto il 13 giugno! E proprio quel giorno sono stato trascinato, e da allora non ho fatto che perdere: ho perso duecento dei miei, centocinquanta di Nikolenka, cinquecento di debiti. Totale: ottocentocinquanta. Ora mi trattengo e vivo con coscienza. Ho partecipato a un'incursione. Mi sono anche comportato male: da incosciente, e ho avuto paura di Barjatinskij. Comunque sono così debole, così vizioso, ho fatto tanto poco di buono, che devo subire l'influenza di un qualunque Barjatinskij... Domani mi metterò a scrivere il romanzo, a tradurre, e dirò a Knoring di aspettare e cercherò di trovare soldi. Mercoledì a Groznoe.
10 agosto Due giorni fa la notte era bellissima, io stavo seduto alla finestra della mia casa a Starogladkovskaja e con tutti i sensi (eccetto il tatto) godevo della natura.
Non so come sognano gli altri, quanto ho letto o sentito dire non è come per me. Dicono che ammirando una natura bella vengono pensieri elevati sulla grandezza di Dio, sulla nullità dell'uomo; gl'innamorati vedono nell'acqua l'immagine della fanciulla amata. Altri dicono che i monti sembrava dicessero qualcosa, e le foglie qualcos'altro, e gli alberi chiamavano là. Come può venire una simile idea? Bisogna sforzarsi per inventare una tale sciocchezza! Più io vivo più mi rassegno alle varie forzature (affectation) nella vita, nella conversazione eccetera; ma a tali forzature, nonostante tutti i miei sforzi, non posso abituarmi. Quando analizzo quel che chiamano sognare non riesco a trovare nella mia testa nemmeno un pensiero valido; al contrario, tutti i pensieri che mi passano in mente sono sempre i più comuni, pensieri sui quali non può fermarsi l'attenzione. E quando capita un pensiero che ne trascina dietro altri, allora questo stato piacevole di pigrizia morale in cui consiste il mio sognare sparisce, e io comincio a pensare.
22 agosto Il 28 è il mio compleanno. Avrò ventitré anni; vorrei cominciare da questo giorno a vivere conforme a uno scopo proposto. Domani penserò tutto minutamente, ora invece riprendo il diario con la tabella delle occupazioni future e l'ordine ridotto di Franklin. Pensavo che questo fosse pedantesco e mi danneggiasse; ma il difetto non è in questo: infatti non si possono serrare o ostacolare i moti dell'animo con nessun ordine. Se un ordine può influenzarmi, è solo in senso utile, rafforzando il carattere e abituandomi all'attività. Perciò continuo con la stessa tabella.
Dal sorgere del sole rimettere in ordine le carte, i conti, i libri, e lavoro; poi riordinare i pensieri e cominciare a riscrivere il primo capitolo del romanzo. Dopo pranzo (mangiare poco), lingua tartara, disegno, tiro, passeggiata e lettura.
4 settembre Il 27 è venuto da me mio fratello da Balta. Il 28 ho compiuto ventitré anni. Contavo molto su questa data, ma purtroppo rimango lo stesso: in pochi giorni ho fatto in tempo a rifare tutto quel che ritenevo sbagliato. Cambiamenti radicali sono impossibili. Ho avuto donne, sono stato debole in molti casi: nei semplici rapporti con la gente, nel pericolo, nel gioco, e sono stato come sempre preda di false vergogne. Ho detto molte bugie. Dio solo sa perché sono stato a Groznaja. Non sono andato da Barjatinskij. Ho perso più di quel che avevo in tasca e, tornato indietro, per tutta la giornata non ho chiesto, come volevo, i denari a Alekseev. Ho oziato molto; e ora non riesco a raccogliere i pensieri e scrivo, ma senza voglia.
29 novembre. Tiflis Non sono mai stato innamorato di donne. Un forte sentimento simile all'amore l'ho provato solo quando avevo tredici o quattordici anni; ma non voglio credere che quello fosse amore; perché l'oggetto era una grassa cameriera (invero con un visetto molto grazioso), e poi quello dai tredici ai quindici anni è per i ragazzi il tempo più sconclusionato (adolescenza): non sai dove svolazzi, e le passioni in questo periodo agiscono con forza eccezionale.
Di uomini mi sono innamorato molto spesso: il primo amore furono i due Puškin, il secondo Saburov; il terzo, Zybin e Djakov; il quarto Obolenskij, Blosfeld, Islavin; poi Gotier e molti altri. Di tutti questi uomini ho seguitato a amare solamente Djakov. Per me, il segno principale dell'amore è la paura di offendere o di non piacere all'oggetto amato, semplicemente la paura. Io mi sono innamorato di uomini prima di aver conoscenza della possibilità della pederastia; ma anche conoscendola, non mi è mai venuto in mente il pensiero della possibilità di una relazione. L'esempio più strano di una simpatia in qualche modo insolita è Gotier. Con lui non c'è stato assolutamente alcun rapporto, oltre che per l'acquisto di libri. Sentivo una vampa di calore quando lui entrava nella stanza. L'amore per Islavin mi ha guastato tutti gli otto mesi di vita a Pietroburgo. Sebbene inconsciamente, io di null'altro mi preoccupavo che di piacergli. Tutti gli uomini che ho amato lo hanno sentito, e ho notato che facevano uno sforzo per non guardarmi. Spesso, non trovando quelle condizioni morali che la ragione richiede nell'oggetto amato, o dopo qualcosa di sgradevole da parte sua, ho provato repulsione verso di esso; ma tale repulsione muoveva dall'amore. Verso i fratelli non ho mai provato questo genere di amore. Sono stato spesso geloso di donne. Capisco l'ideale dell'amore: l'assoluto sacrificio di sé all'oggetto amato. E appunto questo ho provato. Ho sempre amato uomini che erano freddi verso di me, e al massimo mi apprezzavano. Più divento vecchio e più raramente provo questo sentimento. Se lo provo, non è così appassionato, e è verso uomini che mi amano, cioè il contrario di prima. La bellezza ha sempre avuto molta influenza nella scelta; si veda l'esempio di Djakov; non dimenticherò mai le notti quando io e lui uscivamo da Pirogovo e avevo voglia di abbracciarlo e di piangere. In tale sentimento c'era sensualità, ma è impossibile dire in che misura; perché, come ho già detto, l'immaginazione non mi ha mai disegnato quadri lubrici, e ne ho al contrario un terribile disgusto.
Noto in me una tendenza distruttiva, che si esprime nell'atto di rovinare tutto quel che mi capita sotto mano, e ora si esprime nel rovinare la tranquillità di Vanjuška e nel buttar via denari senza alcuna ragione e gusto. Per esempio, chiedo spesso la pipa a Vanjuška non perché abbia voglia di fumare, ma perché mi piace che egli si muova, e amo buttar via i denari. Non m'interessa quel che si può acquistare con i denari, ma mi piace che essi ci siano stati e poi non ci siano più: proprio, il processo di distruzione.
22 dicembre 1851 Ho fatto un sogno terribile su Mitenka. Il 2 dicembre di quest'anno, alle 12 di notte, ho avuto qualcosa di simile a una rivelazione. Mi è apparsa chiara l'esistenza dell'anima, la sua immortalità (eternità), la duplicità della nostra esistenza e l'essenza della volontà. La libertà è relativa: in rapporto alla materia l'uomo è libero; in rapporto a Dio: non lo è.
1852
2 gennaio Quando ho cercato la felicità, sono caduto nel vizio; quando ho capito che in questa vita basta non essere infelici, allora ho trovato meno tentazioni al vizio sulla mia strada, e mi sono persuaso che si può essere virtuosi e non infelici.
Quando ho cercato il piacere, esso mi è sfuggito, e sono caduto in una penosa condizione di noia, una condizione da cui si può passare a tutto, al buono o al cattivo, ma più spesso a quest'ultimo.
Ora che cerco solo di sfuggire alla noia, in tutto trovo piacere.
Platone dice che tre qualità compongano la virtù: la giustizia, la moderazione e il coraggio. La giustizia è, mi sembra, moderazione morale. Di conseguenza, nel mondo fisico la norma niente di superfluo sarà moderazione; in quello morale, giustizia. La terza qualità di Platone è solo il mezzo per conformarsi alla norma niente di superfluo, cioè Forza.
È più facile agire sulla base di regole non complesse e magari non vere, ma coerenti, che ho accettato senza analizzarle, che sulla base di regole forse anche vere, ma insufficientemente spiegate e condotte a unità. Da ciò dipende che nel mondo riescono più gli sciocchi che gli uomini intelligenti.
Due osservazioni per lo scrittore di belles lettres. È molto raro poter vedere l'ombra che cade sull'acqua, e quando la vedi non ti colpisce.
Ogni scrittore ha in vista una classe particolare di lettori ideali per la sua opera. È necessario definire chiaramente a se stessi le esigenze di questi lettori ideali; e se nella realtà esistono, in tutto il mondo, solo due di tali lettori, scrivere solo per loro.
Nel descrivere caratteri o paesaggi inconsueti per la maggior parte dei lettori, mai perdere di vista i caratteri e i paesaggi consueti; prender questi per base, e descrivere quelli inconsueti paragonandoli con questi.
5 febbraio 1852 [Nikolaeva. Vado al reparto] Io sono indifferente alla vita, nella quale ho sperimentato troppo poca felicità per amarla: perciò non temo la morte. Non temo neanche il dolore; ma temo di non sapere ben sopportare il dolore e la morte. È strano che la mia opinione infantile sulla guerra (come gesto eroico) sia per me la più tranquillizzante. In molti casi ritorno alla visione infantile delle cose.
28 febbraio [Al reparto. Vicino a Teplikièa] Non ho mai verificato nella realtà le attese dell'immaginazione.
Io desideravo che il destino mi ponesse in situazioni difficili, in cui fossero necessarie forza d'animo e valore. La mia immaginazione amava rappresentarsi queste situazioni, e il sentimento intimo diceva che per esse mi sarebbero bastati la forza e il valore. Il mio amor proprio e la fiducia nella mia forza d'animo crescevano, non trovando opposizione. Per le occasioni in cui potevo verificare, e non ho verificato, la mia fiducia mi scusavo dicendomi che le difficoltà presentatesi erano troppo meschine, e quindi io non impiegavo tutta la mia forza d'animo.
Ero orgoglioso, e il mio orgoglio non si appoggiava sui fatti ma sulla ferma speranza di essere all'altezza di tutto. Da questo mio orgoglio esteriore non traevo fiducia, fermezza e costanza bensì passavo da un'estrema arroganza a un'eccessiva modestia.
Il mio stato d'animo nel momento del pericolo mi ha aperto gli occhi. Amavo immaginarmi del tutto freddo e imperturbabile nel pericolo. Ma nei fatti del 17 e del 18 non sono stato così. Non ho la scusa, che solitamente mi serviva, che il pericolo non era così grande come me l'ero immaginato. Quella era un'occasione unica per dimostrare la mia forza d'animo. E sono stato debole, e per questo sono insoddisfatto di me.
Ho capito solo ora che la fiducia nelle gesta future è ingannevole, e che si può contare su se stessi solo per ciò che si è già provato.
20 marzo. Starogladkovskaja Rileggo i miei vecchi diari del luglio 1851. In tutto il diario c'è un'idea principale e un desiderio: liberarsi dalla vanità che soffoca l'io e guasta tutte le gioie, e cercare i mezzi per liberarsene.
Da quasi sette mesi ho smesso di scrivere il diario. Settembre l'ho trascorso a Starogladkovskaja; poi in viaggio per Groznaja e a Staryj-Jurt; sono andato a caccia, sono stato dietro alle cosacche, ho bevuto, ho scritto un poco e ho tradotto. Nel mese di ottobre sono stato con mio fratello a Tiflis per definire la questione del servizio. A Tiflis ho passato un mese nell'indecisione: che fare? e con sciocchi piani vanitosi in testa. In novembre mi sono ammalato, e sono rimasto per due interi mesi, cioè fino all'anno nuovo, in casa; ho trascorso questo tempo anche annoiandomi, ma tranquillamente e utilmente; ho scritto tutta la prima parte.
Sebbene in tutto questo tempo abbia pensato molto poco a me stesso, si è insinuato tuttavia in qualche modo nella mia anima il pensiero che io sono diventato molto migliore di prima, e è persino diventato persuasione. Realmente sono diventato migliore? Per quanto ho potuto studiarmi, mi pare che in me dominino tre brutte passioni: il gioco, la lussuria e la vanità. Per questo, se realmente ho vinto in me anche solo una di queste passioni dominanti, posso dire senza tema che sono diventato migliore. Ma l'ho vinta?
Esaminiamo ognuna di queste tre passioni. La passione per il gioco deriva dalla passione per il denaro; ma la maggior parte delle persone (specialmente quelle che perdono più di quanto vincono), una volta cominciato a giocare perché non avevano nulla da fare o per imitazione o con la speranza di vincere, non hanno più tanto la passione per la vincita, quanto per il gioco in se stesso, per la sensazione che esso dà. L'origine della passione, di conseguenza, è nell'abitudine, e il mezzo per sopprimere la passione è sopprimere l'abitudine. E così io ho fatto. L'ultima volta ho giocato alla fine di agosto: quindi sono passati più di sei mesi, e ora non sento alcuna attrazione per il gioco. A Tiflis mi misi a giocare a biliardo e persi qualcosa come mille partite: in quei momenti avrei potuto perdere tutto. Di conseguenza, una volta contratta l'abitudine, essa può facilmente rinnovarsi; per questo, sebbene non senta il desiderio di giocare, devo sempre sfuggirne le occasioni, e è ciò che faccio.
La lussuria è qualcosa di molto contraddittorio: quanto più ti sforzi di astenerti, più forte è il desiderio. Vi sono due cause per questa passione: il corpo e la fantasia. Opporsi al corpo è facile; alla fantasia, che agisce anche sul corpo, molto difficile. Il mezzo per opporsi all'una e all'altra causa è il lavoro e l'occupazione: sia fisica, la ginnastica, sia morale, lo scrivere.
La vanità è una passione incomprensibile, uno di quei mali che, come le epidemie, le carestie, le locuste, le guerre, sono mandati per punire gli uomini. Non è possibile scoprire le origini di tale passione; ma le cause che la sviluppano sono: l'inazione, il lusso, la mancanza di preoccupazioni e di privazioni.
Questa è una specie di malattia morale simile alla lebbra: non fa danno a una sola parte, ma corrompe tutto, a poco a poco e impercettibilmente s'insinua e quindi si sviluppa in tutto l'organismo; non resta nulla che non sia da essa contagiato. È come una malattia venerea: se scompare da una parte, con maggior forza si ripresenta in un'altra. L'uomo vanitoso non conosce né vera gioia né dolore né amore né passione né disperazione né odio: tutto è innaturale, svigorito. La vanità è una specie di amore sempre inesaudito per la gloria, una sorta di amor proprio trasportato nell'opinione degli altri. Il vanitoso ama se stesso non tale quale egli è, ma quale si mostra agli altri. Questa passione si è straordinariamente sviluppata nel nostro secolo, e di essa si ride; ma non la si giudica; perché essa non è dannosa per gli altri. Ma per l'uomo che ne è posseduto, essa è peggiore di tutte le altre passioni, e avvelena tutto l'essere. Una caratteristica esclusiva di questa passione, lebbra generale, è la sua eccezionale diffusione.
Io ho sofferto molto per questa passione, essa ha dominato gli anni migliori della mia vita e mi ha privato per sempre di tutta la freschezza, il coraggio, l'allegria, l'intraprendenza della gioventù.
Non posso dire se ho completamente soppresso questa passione. Mi sembra che ora l'ho fatto, ma ho ancora inclinazione a essa, e devo guardarmi da nuove infezioni.
21 marzo Mi sono alzato alle 8, ho letto un capitolo di Thiers mentre prendevo il tè, poi sono uscito con Dmitrij e con i cani; ciò che è stato da parte mia abbastanza sciocco: infatti avrei fatto meglio a andare a studiare, e ancora meglio a non uscire per niente, dato che di nuovo mi dolgono i denti.
Dopo pranzo ho trascritto la prima parte e ho lavorato senza nessuno sforzo. Voglia Iddio che sia sempre così. È venuto Sultanov, entusiasta perché ha ricevuto un cane. Sultanov ha una personalità originale e notevole. Se non avesse la passione per i cani sarebbe un assoluto mascalzone.
È venuto mio fratello. C'è qualcosa che non va fra noi da quando sono arrivato da Tiflis? È perché ci amavamo troppo, ci idealizzavamo vicendevolmente da lontano, e forse aspettavamo troppo l'uno dall'altro?
L'ordine di lavoro che mi sono dato (cioè la mattina traduzione, dopo pranzo correzioni, serata racconto) va molto bene. Solo non so quando mettere la ginnastica, e questa è assolutamente necessaria: almeno qualche esercizio ogni giorno. Ora sono le 11 di notte, ceno e poi andrò a dormire.
29 marzo Da qualche tempo mi tormenta il rimorso per la perdita dei migliori anni della mia vita. È così da quando ho cominciato a sentire che potrei fare qualcosa di buono. Sarebbe interessante descrivere il corso del mio sviluppo morale; ma per questo non bastano non solo le parole, ma neanche i pensieri.
Io sono vecchio, il tempo dello sviluppo è passato o sta passando; e avverto con dolore una sete... non di gloria (la gloria non la voglio e la disprezzo), ma di svolgere una grande azione per il bene e a vantaggio degli uomini.
1 aprile Di nuovo mi sono svegliato alle 8, ma sono stato a letto fino alle 10. Ho letto «Il contemporaneo» dov'è tutto molto brutto. È strano che i brutti libri m'insegnino di più sui miei difetti di quelli buoni. I buoni m'inducono a perdere la speranza.
7 aprile, le 11 di notte Ho riletto e rifatto le correzioni definitive al primo giorno. Sono decisamente persuaso che non vale nulla. Lo stile è troppo sciatto, e troppo scarso il pensiero per far perdonare la vuotezza del contenuto. Vorrei molto cominciare un breve racconto caucasico, ma non voglio farlo prima di aver finito il lavoro iniziato.
11 aprile Non mi sento bene: tremito e tensione nervosa, forse per l'astinenza.
12 aprile Oggi mi sento meglio, ma sono moralmente debole e la lussuria è forte.
13 aprile Mi sono alzato alle 7, ho scritto e tradotto. Ho sentito qualcosa, una specie di... e questo mi ha spinto a guardare la gola, dove da tempo sentivo bruciore, e ho notato un arrossamento. Così ho deciso di andare a Kizljar per consigliarmi col dottore e curarmi. Ho preso il carro di D. A., due cavalli da sella, i cani e alle due sono partito. Ho passato la notte a Borozdinka.
14 aprile Mi sono alzato alle 7, sono andato a caccia, non ho preso niente, alle 12 sono arrivato a Kizljar. Ho letto, ho bevuto un po' di tè e mi sono assopito. Mi ha svegliato il dottore. Secondo me il dottore è un ignorante che vuol far mostra del suo sapere: per questo è avventato e pericoloso. Rimarrò qui fino a domenica e se non starò meglio andrò a curarmi a Starogladkovskaja. Ho comprato dell'uva secca e mi sono messo a stuzzicarmi i denti. A causa di questo ho tribolato parecchio. Ho letto Sterne. Entusiasmante.
Sono un poco più tranquillo a proposito della malattia. Ho letto l'Histoire d'Angleterre di Hume e non senza piacere. Comincio a amare la storia e a capire la sua utilità. Ma temo che non durerà a lungo.
15 aprile La salute non va bene.
16 aprile C'è un certo piacere particolare a leggere libri sciocchi, ma un piacere apatico. È venuto il dottore. Terribile chiacchierone; e decisamente non sa niente. Con l'aiuto della fortuna e se la mia malattia non è grave, forse mi guarirà.
18 aprile È venuto il dottore, la salute non va bene.
Paša e T. V. hanno versato lagrime, scusandosi con le ragazze. Io non amo le lagrime, ma penso che peggio di tutto è non poter piangere: meglio piangere, ancor meglio aver voglia di piangere e trattenersi.
20 aprile Mi sono alzato tardi, mi sentivo male, il dottore non è di alcuna utilità, ciancia e basta. Ho provato un nuovo mezzo di cura: le vaporizzazioni. Ho sudato terribilmente, ma non sto meglio. Ho scritto poco.
21 aprile. Orešinka Avevo deciso di andare presto a caccia, ma non sono potuto uscire prima delle 11 perché mi ha trattenuto Perepelicjn. Mi ha invitato da lui per far mostra della sua eleganza, ed è uscito con me per far vedere che fra i suoi buoni amici ha un amico conte. Poi è capitato Dmitrij, Perepelicjn si è innervosito e ci siamo divisi, del che sono stato molto contento. Non ho stanato niente. Se anche domani sarà lo stesso, smetterò coi levrieri. Ho ucciso una lepre e, mi pare, comincia a piacermi la caccia col fucile. Non so se ho fatto bene per la salute a partire, ma per il mio piacere ho fatto benissimo. Sono stato tutto il giorno all'aria e in movimento. Se avessi denari comprerei una proprietà qui, e sono certo che saprei (non come in Russia) farla fruttare.
22 aprile. Villaggio di Sandrakovskaja Mi sono alzato presto, e anche se non ho preso nulla, ho goduto il bellissimo mattino. I cani non corrono e se ne stanno lì; per questo non so che cosa decidere. A Oreševka ho parlato con contadini intelligenti. Essi sono soddisfatti della loro vita, ma insoddisfatti del predominio degli armeni.
Dopo aver mangiato e riposato sono andato a caccia col fucile e ho pensato alla servitù. Penso parecchio alla liberazione: forse pubblicherò un opuscolo con le mie riflessioni su questo argomento.
24 aprile Mi sono alzato presto, mi sentivo molto debole, e sono andato a Kizljar. Per strada ho perso Udaèin, e mi sono definitivamente convinto che i cani non vogliono correre; ho ascoltato a Serebrjakovko da un contadino una storia patetica e prolissa, che però mi ha fatto venire le lagrime agli occhi, su come dopo quarant'anni lui aveva voluto vedersi in Russia coi parenti. «E ecco il villaggio, e il cuore batte, proprio come un piccioncino. Battei le mani e caddi; 'terra madre, guarda, è volato da te il cuculetto lontano', e là svenni e non capii più niente.» Sono arrivato a Kizljar alle 11.
1 maggio La salute va un poco meglio. Andrò a Pjatigorsk, ho il foglio di via, ma non ho i denari; dovrò rivolgermi a Alekseev. Il cambiamento morale durante la mia malattia è stato tale, che decisamente mi disprezzo.
10 maggio. Starogladkovskaja La salute si è rimessa, ma non è ancora come dovrebbe essere. Se viene Alekseev, chiedere denari. Voglio smettere di leggere. Domani mi metterò alla continuazione di Infanzia e forse a un nuovo romanzo.
11 maggio Non riesco a liberarmi dall'abitudine di leggere. Ho scritto un poco, senz'alcuna vanità e con facilità. Mi è venuto il pensiero che sono molto simile nel mio indirizzo letterario di quest'anno a certe persone (in particolare signorine) che in tutto vogliono vedere particolari finezze e complicazioni. Ho dormito a lungo dopo pranzo, ho letto, mi sono arrabbiato con Vanjuška per il tarantas.
18 maggio. Pjatigorsk Mi sono alzato presto, ho scritto Infanzia che mi disgusta all'estremo, ma continuerò. Ho scritto Lettera dal Caucaso, mi pare passabilmente, ma non bene.
22 maggio Mi sono alzato alle 5 e un quarto, ho bevuto l'acqua, ho fatto il bagno, mi doleva la testa e mi sentivo debole.
27 maggio Solita vita. In mattinata ho terminato Infanzia.
31 maggio Mi sono alzato presto, ho bevuto l'acqua, ho fatto il bagno, ho bevuto il tè e fino a pranzo non ho fatto nulla. Non ho dormito e ho scritto sul coraggio. Le idee sono buone, ma per pigrizia e cattiva abitudine lo stile non è lavorato.
2 giugno Di sera ho letto, ho pensato, ho bevuto l'acqua in casa. Che in Infanzia ci siano errori di ortografia sarebbe ancora poco male. Quanto di meglio ne penso è che ci sono racconti peggiori. Però non sono ancora persuaso di non avere talento. Io, mi pare, sono privo di costanza, applicazione e precisione, inoltre non c'è niente di grande né nello stile né nei sentimenti né nei pensieri. Tuttavia su questi ho ancora dubbi. Mi metto a letto alle 10 e 10.
3 giugno Mi sono alzato presto, ho bevuto l'acqua, solita vita. Noto in me i segni della vecchiaia. Spero che qualcosa risveglierà in me l'energia e che non resterò sempre sprofondato, coi miei alti e nobili sogni di gloria, utilità, amore, nella palude incolore di una vita meschina e senza uscita. Vado a letto. Sono 10 e 10.
4 giugno Solita vita. Ho scritto un poco, ma bene, la Lettera dal Caucaso. Mi sento bene. Sono stato attratto dapprima dalle generalizzazioni, poi dalle piccolezze, e ora, se non ho trovato ancora il giusto mezzo, almeno capisco la sua utilità e voglio trovarlo. Ho fermamente deciso di andare in Russia e vendere coûte que coûte una parte della proprietà per pagare i debiti. Ho trattenuto lo scrivano. Uno è ubriaco, un altro non sa scrivere. Sfortuna.
7 giugno Ho letto il numero d'aprile del «Contemporaneo», che è brutto come più non potrebbe. Mi sento orgoglioso, non so perché. Però sono soddisfatto di me moralmente. L'eruzione cutanea non finisce, e io sono convinto che è venerea anche se il dottore dice che è orticaria di origine febbrile.
11 giugno Sto meglio. Mi sono alzato alle 8. Nonostante la debolezza e il sudore ho scritto e corretto. Ho letto la Storia di Carlo I di Hume. La migliore espressione della filosofia è la storia.
16 giugno Per tutto il giorno sono stato incontinente. Mi sono ingozzato di dolci turchi, di gelato e altre porcherie.
29 giugno Mi sono alzato alle 9. È venuto il dottore. Vuol mandarmi a Železnovodsk. Ho trascritto gli ultimi capitoli. Ho pranzato, ho scritto, ho bevuto l'acqua, ho fatto il bagno e sono tornato a casa molto debole. Ho letto Lettres d'un royaliste savoisien à ses compatriotes. È pieno di contraddizioni, di oscurità, di punti attraenti e di insolite bellezze. Ciò che ne ho dedotto e la persuasione della non immortalità. Se per concepire l'immortalità è necessario concepire il ricordo di una vita precedente, allora noi non siamo immortali; la mia ragione si rifiuta di concepire l'immortalità da una parte sola.
La coscienza è il migliore e il più fidato dei nostri indicatori; ma quali sono i segni che distinguono questa voce dalle altre voci? La voce della vanità parla con altrettanta forza. Esempio: l'offesa non vendicata. L'uomo che si pone come scopo la propria felicità è stupido; quello il cui scopo è l'opinione degli altri, è debole; quello il cui scopo è la felicità degli altri, è virtuoso; quello il cui scopo è Dio, è grande. Ma forse quello il cui scopo è Dio trova in esso la felicità? Che sciocchezza! E sembrerebbe che fossero pensieri bellissimi! Io credo nel bene e lo amo, ma che cosa me lo indica, non lo so. Forse il segno del bene è la mancanza di vantaggio personale. Ma io amo il bene; poiché esso è piacevole, di conseguenza è utile. Quel che è utile a me è utile per qualcosa, e è buono solo perché è buono riguardo a me. Ecco anche il segno che distingue la voce della coscienza dalle altre voci. Ma forse questa sottile differenza - che il buono e l'utile (e dove ho lasciato il piacevole?) hanno il segno della verità - è chiarezza? No. Meglio fare il bene non conoscendo da che cosa lo conosco, e non pensando a esso.
Male per me è quel che è male per gli altri. Bene per me è quel che è bene per gli altri. Questo sempre dice la coscienza. Desiderio o azione? La coscienza mi rimprovera i gesti fatti con intenzioni buone, ma che hanno conseguenze cattive. Lo scopo della vita è il bene. Questo sentimento è presente nella nostra anima. Il mezzo per realizzare una vita buona è la conoscenza del bene e del male.
1 luglio Mi sono alzato presto, il tempo era cattivo, sono andato alla posta, ho ricevuto denari e una lettera in cui si parla delle cambiali presentate da Kopylov. Domani scriverò una lettera a Andrej e a Sereženka. Io posso privarmi di Jasnaja, ma, con tutta la mia filosofia, questo sarà per me un colpo terribile.
2 luglio Mi sono alzato alle 5, ho fatto una camminata, ho finito Infanzia e l'ho corretta. Ho pranzato, ho letto La nouvelle Héloïse e ho scritto in brutta una lettera al redattore.
La giustizia è la misura minima della virtuosità a cui ognuno è obbligato. Più in alto, ci sono i gradini verso la perfezione; piu in basso, il vizio.
7 luglio. Železnovodsk Mi sono alzato alle 6, avevo mal di denti e una gran debolezza, ho bevuto l'acqua. Devo fare in fretta a finire la satira per la mia Lettera dal Caucaso, ma la satira non è nel mio carattere.
8 luglio Mi sono alzato alle 8, ho fatto il bagno e bevuto l'acqua, ho scritto la Lettera dal Caucaso passabilmente. Sono venuti Chilkovskij e Alifer. Col primo ho discusso dei miei piani di artiglieria, egli ha fatto un'obiezione intelligente: la posizione non orizzontale delle ruote. Ci penserò. Buemskij si è intromesso nella conversazione e io l'ho offeso. Sono le 11. Vado a letto con un terribile mal di denti.
18 luglio Ieri sera sono rimasto a lungo sveglio per i reumatismi e la luce della luna, mi sono seduto alla finestra e ho pensato molte cose buone. Mi sono alzato tardi. Penso al piano di un romanzo su un proprietario russo che si dà uno scopo.
È possibile che io non riesca mai a dedurre il concetto di Dio così chiaramente come il concetto del bene operare? Questo è ora il mio desiderio più forte.
20 luglio Stanotte non ho dormito, mi sono alzato alle 6, ho bevuto l'acqua in casa. La salute va meglio, ma seguito a non far nulla. Da oggi smetterò di fumare. Domani comincio a rifare la Lettera dal Caucaso, e presterò servizio volontario.
3 agosto. Pjatigorsk Chilkovskij se n'è andato. Bellissimo stato d'animo, ho passato tutto il giorno in giardino. Ho letto la Politica di Platone. Nel mio romanzo spiegherò il male dello Stato russo, e se lo troverò soddisfacente dedicherò il resto della mia vita alla creazione di un piano di governo di aristocrazia scelta unita alla monarchia. Ecco uno scopo per una vita fattiva di bene. Ti ringrazio Signore, dammi la forza.
6 agosto. Galjugaj Per strada: sogni, piccoli fastidi, assurdità. Penso e rifletto alla prossima campagna e seguito a non decidere nulla. Ragiono e rumino pensieri con mio fratello, anche su cose che so già bene. L'idea del futuro ci occupa più dell'attività nel presente. Questa inclinazione è buona se pensiamo al futuro di questo mondo. Vivere nel presente, cioè comportarsi nel modo migliore nel presente: ecco la saggezza. A Galjugaj. Ho fatto conoscenza con un capitano armeno e andrò da lui a K.
17 agosto Sono stato di guardia. Il meglio che possa aspettarmi dal servizio è di andare in congedo. Tornando dalla guardia, ho dormito fino alle 9. Ho la testa molto fresca. Cause della decadenza della letteratura: leggere opere di narrativa è diventata un'abitudine, scriverle un'occupazione come un'altra. Scrivere nella vita un solo buon libro è più che sufficiente. Leggerlo anche.
28 agosto Ho ventiquattro anni: e ancora non ho fatto niente. Ma sento che non invano sono passati otto anni, che io lotto coi dubbi e le passioni. Ma a che cosa sono destinato? Questo lo dirà il futuro. Ho ammazzato tre beccacce.
29 agosto Sono andato a caccia con Nikolenka; ho ammazzato un fagiano e una lepre. Ho ricevuto da Pietroburgo una lettera di Islavin (spregevole lettera, alla quale risponderò non causticamente, come pensavo di fare, ma col vero disprezzo: il silenzio); e una dal redattore, che mi ha fatto piacere fino all'istupidimento. Neanche una parola sui denari.
2 settembre Istruzioni a cavallo. Nel pomeriggio ho ammazzato tre fagiani. Che bellezza David Copperfield!
3 settembre Ho visto la luna dalla parte sinistra. L'inclinazione dell'anima è: il bene del prossimo. L'inclinazione della carne: il bene personale. Nel misterioso rapporto dell'anima e del corpo è racchiusa la soluzione di queste tendenze contraddittorie.
22 settembre Solo un uomo infingardo o buono a nulla può dire che non sa che cosa fare. Scrivere la storia autentica, veridica, dell'Europa in questo secolo: ecco uno scopo per tutta una vita.
1 ottobre Ho finito Škalik, abbastanza bene. Se tutti i giorni lavorerò altrettanto, in un anno avrò scritto un buon romanzo. Mi annoio senza Nikolenka, sebbene mi sia organizzato bene.
4 ottobre Ho deciso la questione della conclusione del romanzo: dopo l'ipotecamento della proprietà, lo sfortunato impiego nella capitale, una mezza attrazione mondana, il desiderio di trovare una compagna e le delusioni nella scelta, la sorella di Suchonin lo lascia. Egli capisce che le sue passioni non sono colpevoli, ma dannose, e che può fare il bene e essere felice sopportando il male. Ho ammazzato quattro fagiani.
5 ottobre Sono uscito coi levrieri, ho dormito, c'è stata una p... Sono stati da me tutti gli ufficiali. Mi sembra che qui, nel Caucaso, non sia in condizioni di descrivere la vita contadina. Questo mi disturba.
8 ottobre Ieri ho mandato villanamente Vanjuska in caserma. Ho deciso di andare in congedo quanto prima possibile: a qualunque condizione. Il servizio militare ostacola in me le due vocazioni che riconosco come mia unica cosa buona, degna, importante, e nelle quali ho più fiducia di trovare la tranquillità e la felicità. Tutto si decide con ciò, se Brimmer mi ha presentato o no. Se mi ha presentato, aspetterò a scrivere a Pietroburgo; se no chiederò subito il congedo.
13 ottobre La posta mi tormenta con l'attesa. Sono andato a caccia con Nikolenka e da solo ho ammazzato due fagiani, ho scritto molto. Voglio scrivere articoli sul Caucaso per la formazione dello stile e per denaro.
19 ottobre La semplicità è la principale condizione della bellezza morale. Perché i lettori simpatizzino con l'eroe occorre che riconoscano in lui tanto le loro debolezze quanto le loro virtù; le virtù sono possibili, le debolezze necessarie. Mi è venuta l'idea di occuparmi di musica. Spero che, in un modo o nell'altro, da domani comincerò a lavorare in modo meno dispersivo. L'idea del romanzo è buona: potrà non essere la perfezione, ma sarà sempre un libro buono e utile. Per questo occorre lavorarci e lavorarci, senza interruzione.
Basi del Romanzo di un proprietario russo. L'eroe cerca la realizzazione del suo ideale di felicità e di giustizia nella vita di villaggio. Non trovandola, disilluso, vuole cercarla nella famiglia. Un suo amico, una donna lo fanno riflettere che la felicità non consiste nell'ideale, ma nel lavoro costante, di tutta la vita, che ha per scopo la felicità degli altri.
21 ottobre Ho scritto poco (tre quarti di foglio). Sono stato tutto il giorno di cattivo umore, dopo pranzo Japiška mi ha disturbato. Ma le sue storie sono meravigliose. Articoli del Caucaso: Racconti di Japiška: a) di caccia; b) di vecchia vita cosacca; c) delle sue avventure sui monti.
28 ottobre Da oggi devo ricontare a nuovo il tempo del mio esilio. I miei documenti sono stati respinti; dunque, prima del mese di luglio dell'anno 1854 non posso sperare di tornare in Russia né di andare in congedo prima del 1855. Avrò ventisette anni. Oh, molti! Ancora tre anni di servizio. Occorre impiegarli in modo utile. Imparare a lavorare. Scrivere qualcosa di migliore e prepararsi, cioè formarsi norme per la vita in campagna.
Dio, aiutami. Ho scritto poco, molto poco, sono andato a caccia e ho chiacchierato con Nikolenka. È un egoista.
29 ottobre Confermo oggi le ultime parole. Per di più io sono uno stupido a essermela presa per i suoi discorsi sul fatto che ha pochi denari. Ho scritto una lettera a Tatjana Aleksandrovna, una lettera toccante... Sono uscito con i cani... Nikolenka è venuto con me e mi ha letto i suoi appunti di caccia. Ha molto talento. Ma la forma non è buona. Dovrebbe lasciar perdere i racconti di caccia, e rivolgere più attenzione alle descrizioni della natura e dei costumi; queste sono molto buone in lui.
Non ho scritto niente, non ho letto.
31 ottobre Mi duole un dente. Ho letto il mio racconto, sfigurato all'estremo.
13 novembre Ho bevuto un bicchiere e sono uscito coi cani, sono stato fuori fino a notte, ho bevuto ancora cichir.
Sono andato da Chilkovskij a restituirgli i denari e mi sono fermato due ore. Nikolenka mi amareggia molto: non mi ama e non mi capisce. La cosa più strana in lui è che una grande intelligenza e un ottimo cuore non producono niente di buono. Manca ogni legame fra queste due qualità. Ha detto bene Japiška che io sono un non amato. Proprio questo io sento, che non posso essere gradevole a nessuno e tutti sono fastidiosi a me. Senza volerlo, parlando di qualunque cosa, dico in faccia cose tali che a nessuno fa piacere sentirle, e io stesso vergogna di quel che dico.
17 novembre Ho scritto di nuovo a Djakov e al redattore; lettere che di nuovo non ho spedito. Il redattore è troppo duro e Djakov non mi capisce. Occorre abituarsi all'idea che nessuno mai mi capirà. Questa sorte, credo, è comune a tutti gli uomini troppo difficili.
29 novembre Ho avuto una lettera da Jasnaja e cento rubli. Mi metterò a rifinire Le descrizioni della guerra e Adolescenza. Il libro fa il suo corso.
30 novembre Ho pensato molto, non ho fatto niente. Domani mattina mi metterò a rifinire Le descrizioni della guerra, e nel pomeriggio Adolescenza, che ho deciso una volta per tutte di portare avanti. Quattro epoche della vita comporranno il mio romanzo, fino all'andata a Tiflis. Posso scriverlo, perché è lontano da me. E come romanzo di un uomo intelligente, sensibile e sviato sarà istruttivo, ma non dogmatico. Invece il romanzo di un proprietario russo sarà dogmatico.
3 dicembre Ho scritto molto. Mi sembra che sarà buono. E senza satira. In me c'è un qualche sentimento intimo che parla fortemente contro la satira. Mi è sgradevole descrivere i lati brutti di un'intera classe di persone, non solo di un singolo.
11 dicembre Sono stato di guardia da Levin. Sono uscito a cavallo. Decisamente mi fa rabbia occuparmi di sciocchezze come i miei racconti, quando ho cominciato una cosa eccezionale come Il romanzo di un proprietario. E tutto per i denari e per la sciocca gloria letteraria. Meglio scrivere cose buone e utili con convinzione e piacere.
24 dicembre Ho finito il racconto. Non è brutto.
27 dicembre Ho dormito a lungo dopo ieri sera, poi mi sono messo a scrivere il romanzo. Sono venuti gli ufficiali e mi hanno disturbato. Sono uscito a cavallo e, tornando, ho letto e scritto versi. Lo faccio con abbastanza facilità. Penso che questo mi sarà molto utile per la formazione dello stile. Io non posso non lavorare. Grazie a Dio; ma la letteratura è una sciocchezza; e vorrei scrivere qui un regolamento e un piano per l'amministrazione della proprietà.
1853
1 gennaio. [Èervlënnaja?] Sono venuto con la divisione; sono allegro e sto bene.
4 gennaio. Groznaja A Èervlënnaja ho bevuto, sono venuto a Groznaja, e oggi a Groznaja mio fratello si è ubriacato orribilmente. Sono allegro e sto bene, ma vorrei essere al più presto in combattimento.
6 gennaio C'è stata una stupida parata. Tutti, e specialmente mio fratello, bevono, e questo mi è molto sgradevole. La guerra è una cosa così ingiusta e brutta, che quelli che combattono cercano di soffocare in sé la voce della coscienza. Devo farlo anch'io?
12 gennaio Ho avuto l'idiozia di perdere sei rubli a préférence tenendo il banco. Non ho un soldo. Ho pensato a un saggio: Ballo e bordello. Mi duole la gola, ma sono di buon umore.
21 gennaio Non voglio più giocare a carte: non so come, Dio mi aiuti. Quale vantata utilità avrà per me il Caucaso, quando faccio qui questa vita? Tornando a Tula mi rimetterò di nuovo senza volerlo sulle orme dei Kulikovskij, dei Gaš e dei Ljutikovij. No, basta!
20 febbraio. [Campo sulla catena dei monti Kaèkalykovskij] Siamo andati da Groznaja a Kurinskoe senza azioni. Siamo stati là due settimane poi abbiamo messo il campo sulla catena dei Kaèkalykovskij. Il 16 c'è stato uno scontro di artiglieria di notte, e il 17 di giorno. Mi sono comportato bene. Sono stato tutto questo tempo in vincita, ma ora sono senza un soldo, sebbene abbia crediti. Oggi Ogolin mi ha detto che avrò la croce. Ringrazio Dio, e solo per Tula.
10 marzo. [Campo sul fiume Gudermes] Non ho avuto la croce, e per la bontà di Olifer sono stato agli arresti al corpo di guardia. Quindi, il servizio caucasico non mi ha portato niente, salvo fatiche, ozio, cattive amicizie... Devo finirla al più presto.
16 aprile. Starogladkovskaja Da tempo non scrivevo. Arrivando verso i primi di aprile a Starogladkovskaja, ho continuato a vivere come vivevo durante la spedizione. Come un giocatore che ha paura di guardare quel che ha perso. Scherzando, scherzando, ho perso ancora cento rubli d'argento con Sulimovski;. Sono andato senza successo a Èervlënnaja per avere un accertamento di malattia. Vorrei andare in congedo; ma un falso pudore, tornare in Russia come junker, decisamente mi trattiene.
8, 9, 10 ,11, 12, 13, 14, 15 maggio In questi sette giorni non ho fatto niente. Ho avuto lettere da Nekrasov, Serëža e Maša: tutte sulla mia attività letteraria, lusinghiere per la mia vanità. Ho pensato completamente il racconto La notte di Natale. Voglio mettermi e entrare di nuovo nella carreggiata di una vita ordinata: lettura, scrittura, ordine e continenza. A causa delle ragazze, che non ho, e della croce, che non riceverò, vivo qui e distruggo gli anni migliori della mia vita. Sciocco! Dio, dammi fortuna.
15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22 maggio Ho lasciato andare il racconto e scrivo Adolescenza con la stessa voglia con cui ho scritto Infanzia. Spero che sarà altrettanto buono. Ho pagato tutti i debiti. Mi è aperto il più brillante campo letterario: ne avrò onori. Sono giovane e intelligente. So, mi pare, che cosa voglio. Mi occorre lavoro continenza, e potrò essere ancora molto felice.
23 giugno Da un mese non ho scritto niente. In questo tempo sono andato con gli ospiti a Vozdviženskaja. Ho giocato a carte e ho perso il cavallo Sultan. Per poco non cadevo prigioniero, ma nell'occasione mi sono comportato bene, ma troppo sentimentalmente.
25 giugno Oggi ho ricevuto una lettera da Serëža in cui mi dice che il principe Gorcakov intende scrivere di me a Voroncov, e i documenti sul congedo. Non so come andrà a finire; ma sono intenzionato a andare in questi giorni a Pjatigorsk. In me non c'è assolutamente né coerenza né fermezza. Per questo da quando, negli ultimi tempi, ho cominciato a dedicare attenzione a me stesso, mi sono diventato insopportabilmente disgustoso. Se ci fosse in me costanza nelle intenzioni vanitose con cui sono venuto qui, riuscirei nel servizio, e avrei ragione di essere soddisfatto di me; se ci fosse costanza nelle intenzioni virtuose in cui mi trovavo a Tiflis, disprezzerei i miei insuccessi, e ugualmente potrei essere soddisfatto di me. Dal piccolo al grande, questo rovina la mia vita. Se io fossi costante nella mia passione per le donne, avrei successo e ricordi; se fossi costante nella mia continenza, ne avrei fierezza e tranquillità.
Non posso scrivere. Scrivo troppo fiaccamente e male. Ma che so fare oltre scrivere?
Domani. Alzarsi presto, scrivere Adolescenza fino a pranzo; dopo pranzo andare dagli ucraini e cercare l'occasione di fare una buona azione, poi scrivere Diario di un ufficiale del Caucaso o Il fuggiasco fino all'ora del tè. Fare una corsa. Scrivere Adolescenza o Norme nella vita.
29 Il piano di Diario di un ufficiale del Caucaso, così ben pensato, mi è sembrato non buono, e ho trascorso tutta la mattinata coi ragazzetti e con Japiška. Ho buttato Griska e Vaška nell'acqua. Non bene. Bene o male, devo sempre scrivere. Se scrivi, ti abitui al lavoro e formi lo stile, sia pure senza vantaggio immediato. Se non scrivi sei attratto a fare e fai sciocchezze. A stomaco vuoto si scrive meglio. Dopo cena sono andato in cerca di ragazze, ma senza successo. Domani scriverò dalla mattina alla sera e a qualunque costo devo avere una ragazza.
30 giugno Ho scritto poco. Durante la giornata ho dormito, ho giocato a carte. Ho bevuto insieme a B. e mi sono ubriacato. Domani mattina presto penserò alla ragazza.
8 luglio Ho letto Lettres d'un royaliste savoisien à ses compatriotes e, come sempre dopo queste letture, mi è venuto un abisso di pensieri degni e fattivi. Sì, la mia disgrazia principale è la grande intelligenza. Ho dormito dopo pranzo, ho giocato coi ragazzetti e ho fatto molto male non solo a non impedire, ma anzi a dare occasione di sbeffeggiare Japiška.
Non riesco a dimostrarmi l'esistenza di Dio, non trovo neanche una dimostrazione efficace, e considero il concetto non necessario. È più facile e più semplice concepire l'esistenza di tutto il mondo, col suo ordine inconcepibilmente bello, che l'essenza che lo ha partorito. L'attrazione della carne e dello spirito dell'uomo alla felicità è l'unica via per capire il segreto della vita. I vizi dell'anima sono tendenze buone che si sono corrotte. La vanità: desiderio di essere soddisfatti di sé. L'avidità: desiderio di fare più bene. Non capisco la necessità dell'esistenza di Dio, ma credo in lui e chiedo che mi aiuti a capirla.
9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 giugno. Pjatigorsk Me ne sono andato da Starogladkovskaja con poco rammarico. Per strada Arslan-Chan mi ha disgustato fino alla morte. Tornando a Pjatigorsk ho trovato Maša immersa nella vita mondana locale. Mi ha fatto male vedere questo; non credo per invidia, ma è stato sgradevole separarsi dalla persuasione che essa fosse esclusivamente una madre di famiglia. Inoltre, essa è così cara che anche nella brutta società di qui rimane nobile. Ho scritto lettere: a Barjatinskij, buona; a Brimmer, passabile; e a Mooro, disgustosa. Valerjan è un uomo giudizioso e d'onore, ma non c'è in lui quel sottile sentimento di nobiltà che mi è necessario perché mi possa legare d'amicizia con una persona. Baron è un uomo buono. Come Valerjan e Nikolenka manca del buon gusto di non ridere delle persone superficiali e manierate quando loro stessi sono così sbagliati a questo riguardo! In generale mi è penoso e triste. Io non provo questo sentimento, mi pare, verso Serëža, e ancor meno verso Tatjana Aleksandrovna.
27 luglio Ho letto Memorie di un cacciatore di Turgenev, e com'è difficile scrivere dopo questo.
30 luglio Di mattina Valerjan mi ha portato duecento rubli d'argento. Ne ho mandati cinquanta a Alekseev, cinquanta ne ho dati in prestito a Valerjan, ne ho pagati otto per l'appartamento, con uno e cinquanta ho mangiato, due e cinquanta a Najtaka, tre a Nikolenka, quaranta per la spedizione; con quelli che avevo me ne restano ottantacinque. Domani mattina scriverò, comprerò un cavallo che non costi troppo e andrò a Železnovodsk.
31 luglio Non ho fatto niente, sono stato alla fiera, ho comprato un cavallo per ventiquattro monete d'argento con la sella, ho dormito, sono stato di nuovo alla fiera, sono andato a passeggio nel boulevard e ho portato una ragazza ai bagni Ermolovskij. Proprio quello che mi duole. Domani cambierò il cavallo e andrò a Železnovodsk.
25 per il cavallo
1,30: ragazza
1: vettura di piazza
70: varie minute.
4 agosto. Železnovodsk Sono venuto a Ž., ho cambiato il cavallo, il primo giorno ho bevuto con F. e Valerjan. Teodorina è innamorata di me. Non mi dispiace.
6 agosto Tutto il giorno non ho fatto niente, ma domani scriverò. Teodorina è innamorata di me. Devo decidere qualcosa. Confesso che ciò mi lusinga.
7 agosto Teodorina sempre peggio. Domani avrò una spiegazione con lei.
26 agosto. Železnovodsk Ho deciso di lasciare andare Adolescenza e di continuare il romanzo e scrivere racconti caucasici. Mi aspetto non so che felicità in questo mese e per i miei ventisei anni. Voglio costringermi a essere quale, secondo me, dev'essere un uomo.
28 agosto. Pjatigorsk In mattinata ho cominciato un racconto cosacco.
13 settembre Di mattina terribile tristezza, dopo pranzo sono andato a cavallo, in serata ho conosciuto una ragazza disgustosa. Poi mi è venuta l'idea di Note di un segnapunti, eccezionalmente buona. Mi sembra che solo ora scrivo con ispirazione.
18, 19 Non ho fatto niente, oggi volevo cominciare a scrivere, ma la pigrizia ha prevalso, di sera sono stato da Smysljaev e ho scritto versi.
Può esserci humour solo quando uno è convinto che i suoi pensieri non detti o detti in modo insolito saranno compresi. L'humour dipende dalla disposizione d'animo e ancor più dall'ascoltatore o dall'opinione istintiva che si ha dell'ascoltatore.
29 Di mattina ho scritto un capitolo di Adolescenza, bene. Dopo pranzo sono andato a cavallo. Sono stato da Aksinja. Essa è buona, ma non mi piace più come prima. Le ho proposto di portarla via. Lei, mi pare è d'accordo. In Morte della nonna ho pensato di descrivere un tipo di carattere religioso e insieme che non perdona le offese.
13 ottobre. Starogladkovskaja Sono stato a caccia e ho ammazzato due fagiani. Oggi ho letto le caratteristiche letterarie del genio e quest'opera mi ha destato la fiducia di essere un uomo di notevoli doti.
24 ottobre Fino a pranzo ho letto una critica alla storia della guerra franco-russa del 1799, e dopo pranzo sono andato senza voglia a tirare al bersaglio con Groman.
Leggendo un'opera, in particolare letteraria, il principale interesse è dato dal carattere dell'autore che si riflette nell'opera. Ma ci sono anche opere in cui l'autore falsa la sua visione, o la cambia di continuo. Le opere più gradevoli sono quelle in cui l'autore è come se si sforzasse di nascondere la sua personale visione e nello stesso tempo vi restasse costantemente fedele dovunque essa si manifesti. Le opere più incolori sono quelle in cui la visione cambia così spesso, che si perde del tutto.
26 ottobre Mi sono alzato non presto e con tutte le membra legate dai reumatismi. La descrizione della lotta del male col bene in un uomo che è tentato o che ha appena fatto una cattiva azione, mi è sempre sembrata innaturale: il male si fa facilmente e inavvertitamente, e solo molto dopo l'uomo si spaventa e si meraviglia di ciò che ha fatto.
Il popolo semplice sta tanto più in alto di noi per le fatiche che compie e per la sua vita disagiata, che non è giusto cercare e descrivere in esso il brutto. Il brutto c'è, nel popolo, ma è meglio parlare di lui (come dei morti) solo bene. Questo è il merito di Turgenev e il difetto di Grigoroviè e del suo Rybakov. Nella classe povera c'è più bene che male; per questo è più naturale e più degno cercare le cause del primo che del secondo.
28, 29, 30, 31 ottobre e 1 novembre. Chasav-Jurt Ho trascorso il 28 in uno stato di cupo ozio. Il 29 sono andato tutto il giorno a caccia, ho chiacchierato con Epiška, ho giocato a carte e ho letto la biografia di Schiller scritta da suo cognato. Straordinaria la superficialità dei giudizi sul grand'uomo di donne sentimentali e di altre persone troppo vicine al poeta e che quindi si lasciano influenzare dai piccoli difetti domestici e perdono la stima dovuta al poeta. Il 30, dopo pranzo, siamo partiti con Zuev e Groman per Chasav-Jurt per curarci di... Abbiamo pernottato a Šelkova, dove Zuev mi ha ucciso con i suoi ragionamenti e le sue chiacchiere. Il 31 abbiamo passato tutta la giornata per strada. Siamo arrivati in serata a Chasav-Jurt. Zuev ha messo in mostra davanti a Olifer tutta la sua mondanità e raffinatezza. È sorprendente come questi uomini vissuti nel sudiciume e sotto la frusta non si vergognino con se stessi di irridere a tutto. E è anche strano che questi uomini, come Zuev, che amano la civiltà, le parole straniere, la letteratura, la musica, sulle quali hanno le più risibili e soldatesche opinioni, possano con i loro discorsi ottenere credito dagli altri anche più degli uomini veramente colti.
Ho letto La figlia del capitano e be'! devo riconoscere che ora come ora la prosa di Puškin è invecchiata; non per lo stile, ma per la maniera di raccontare. I racconti di Puškin sono, mi vien da dire, nudi.
È strano che tutti noi ci nascondiamo che una delle molle principali della nostra vita è il denaro. Come se questo fosse vergognoso. Prendete i romanzi, le biografie, i racconti: dappertutto ci si sforza di evitare le questioni di denaro, quando in esse è l'interesse principale (se non principale, il più costante) della vita, e meglio di tutto vi si esprime il carattere dell'uomo.
C'è una categoria di care e degne persone (sebbene quasi sempre sfortunate nella vita e non stimate) che è come se vivessero solo per aspettare l'occasione di sacrificarsi per gli altri o per il bene, e che vivono solo dal momento in cui cominciano questo sacrificio.
Mi è accaduto spesso di meravigliarmi per la fondatezza e l'esattezza delle opinioni delle persone che leggono poco.
Rivedere ogni lavoro finito in brutta copia, cancellando tutto il superfluo e non aggiungendo niente. Questo è il primo passo.
Vi è un tipo di persone, al numero delle quali appartengo anch'io (e quale io voglio rappresentare l'eroe del Romanzo di un proprietario russo), che sentono di dover apparire orgogliose, ma quanto più si sforzano d¦ mostrare sul loro volto un'espressione d'indifferenza, tanto più appaiono arroganti.
2, 3 novembre Ieri si è accesa tra me e alcuni ufficiali una discussione sul valore dei titoli nobiliari; tra l'altro Zuev manifestava senz'alcuna logica la sua invidia per il mio titolo. In quel momento il pensiero che egli pensasse che mi do delle arie per il mio titolo ha punto il mio amor proprio. Ora nel profondo dell'animo sono contento di aver soppresso in me questa debolezza. Com'è pericoloso dar retta ai pensieri che sorgono nel fuoco di una discussione!
A lungo ho ingannato me stesso immaginando di avere amici, persone che mi capiscono. Assurdità! Non ho ancora incontrato un solo uomo che fosse moralmente così buono come me, che potesse esser certo di questo: io non ricordo nella mia vita un'occasione in cui non sia stato attratto dal bene, non sia stato pronto a sacrificare tutto a esso.
Per questo non conosco società in cui mi trovi a mio agio. Sento sempre che l'espressione dei miei pensieri intimi è scambiata per menzogna e che non posso condividere gl'interessi della gente.
7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 novembre. Starogladkovskaja Ho perso quarantadue rubli con Sokovnin e sono partito da Chasav-Jurt lasciando circa dieci rubli di debito. A Chasav-Jurt ospiti e visitatori non mi hanno dato un minuto di tranquillità, facendomi quasi uscir di cervello. Mi è molto piaciuta una ragazza di quattordici anni.
17, 18 novembre Mi sono alzato presto, ma ho scritto poco. Ho letto brani della storia di Karamzin. Lo stile è molto buono.
I cosacchi dicono questa fucile, e usano povero in senso vezzeggiativo, compartecipe-vezzeggiativo.
Japiška mi ha spiegato l'apparente ingrandimento del Terek; un tempo era più profondo; poi, scendendo dalla montagna, ha cambiato letto e, trovando un alveo più cedevole, si è allargato.
Bella anche la canzone che mi ha detto:
«Nella gloriosa città di Kiev / c'era una volta una fanciulla, una creatura bella / figlia del glorioso principe Vladimir, / peccò la fanciulla e a Dio fu grave il peccato, / partorì la fanciulla un bambino, / che fu Alessandro il Macedone. / Per quella vergogna la bella fanciulla / fu scacciata dalla città; / essa andò e riandò non per strade, non per vie segnate, / ma andò e riandò per sentieri di fiere. / E incontro alla bella fanciulla si fece un fiero giovane, / un fiero giovane, Ilija Muromec. / E come fu davanti alla bella fanciulla domandò, / chi sei tu, bella fanciulla, figlia di stirpe nobile? / Sì, io non sono figlia di gente comune, / ma la figlia bella di un bogatyr».
Epiška ha detto qualcosa del genere che io avrei consegnato ai soldati un uomo perché aveva strozzato un mio cane.
Questa orribile calunnia mi conferma nel pensiero che fare il bene è l'unico mezzo per essere felici. Se appena guardi la vita da un altro punto di vista, qualunque sia, una calunnia come questa distrugge tutta la felicità della vita.
19, 20, 21, 22 Forse ho sbagliato con le date, perché assolutamente non riesco a ricordare che cosa ho fatto in questi giorni.
Uno dei miei difetti maggiori, e più di tutto sgradevoli per me, è la menzogna. Il movente ne è in gran parte la vanteria, il desiderio di mostrarsi in una luce favorevole.
Dal 23 ottobre al 1 dicembre Sono stato varie volte a caccia, ho preso lepri e fagiani. Tutti questi giorni non ho né letto né scritto quasi niente. L'attesa di un cambiamento di vita mi rende inquieto, e il pastrano grigio mi è diventato a tal punto disgustoso che mi fa male (moralmente) indossarlo, ciò che non era prima.
Più l'uomo si abitua a ciò che è bello e elegante, più si prepara privazioni nella vita. Di tutte queste abitudini, il rinunciare a quella di aver a che fare solo con gli aspetti eleganti dell'intelletto è la cosa più dura.
Con poche parole, in uno dei suoi racconti, Epiška ha meravigliosamente espresso l'opinione dei cosacchi sulla donna: «Tu, moglie, serva, lavora», dice il marito alla moglie, «e io me ne vado a spasso».
Cosacco in tartaro significa contadino senza terra.
3 dicembre Mi sono alzato presto, ma non ho potuto accingermi a niente. Il racconto cosacco mi piace e non mi piace.
Ho un grande difetto: l'incapacità di narrare in modo semplice e piano le circostanze del romanzo che legano le scene poetiche.
Sono indeciso sulla scelta fra quattro idee per racconti: 1) diario di un ufficiale del Caucaso; 2) poema cosacco; 3) l'ungherese; 4) un uomo caduto. Tutte e quattro le idee sono buone. Comincerò da quella che, all'apparenza, è la meno complessa, la più facile e prima nel tempo: Diario di un ufficiale del Caucaso.
11, 12, 13, 14, 15, 16 Il raffreddore e il mal di gola non mi passano. Ho avuto la leggerezza di andare a caccia due volte (con Sulimovskij). Ho cominciato ieri Ricordi di un artigliere, oggi non ho fatto niente.
17 dicembre Tutto il giorno ho letto la Storia.
Ustrjalov elenca le qualità del popolo russo: dedizione alla fede, coraggio, convinzione della sua superiorità sugli altri popoli, ma non sono forse qualità generali di tutti i popoli? forse il popolo russo non ha qualità distintive?
Ogni fatto storico va spiegato umanamente rifuggendo da ogni espressione storica routinière.
19, 20 dicembre Perché un'opera piaccia non basta che la guidi un'idea; occorre che essa sia tutta pervasa dal medesimo sentimento. Ciò che non è nella mia Adolescenza.
21 dicembre La salute un po' meglio, ma sono ancora nervoso. Domani andrò a Kizljar. Adolescenza è debolissima: poca unità e la lingua è brutta. È venuto Sultanov, ho barattato un cane.
Candele 6 copeche, orzo 5, latte 3, Epiška 20, uova 5, pane 8,50: totale 47.
22 dicembre La salute, mi sembra, meglio; ma tristezza invincibile. Nel pomeriggio ho dormito fino a cena, poi ho scritto una lettera a Nikolenka e ho chiacchierato con Epiška.
Latte 3, Epiška 5, miele 9: somma 17. Restano 3,90.
24 dicembre Mi sono alzato tardi e sono stato a caccia il resto della giornata. Ho ucciso una lepre e tre fagiani.
Barbiere 10 copeche, Temirov 20, pallini 20, candele 3: totale 53.
29, 30, 31 dicembre Ho salutato il nuovo anno scrivendo e poi ho pregato. Alëška è partito. Ho avuto una lettera da Valerjan e una da Maša che ha cambiato il mio sentimento verso di lei.
La maniera che ho preso fin dall'inizio di scrivere piccoli capitoli è la più conveniente.
Ogni capitolo deve esprimere solo un pensiero o un sentimento.
1854
6 gennaio. Starogladkovskaja. Mattina Romanzo di un proprietario russo. Dopo pranzo ho passeggiato, ho preso il caffè e ho giocato coi ragazzi. Fino a cena ho parlato di soldati con Èekatovskij. Dopo cena ho chiacchierato allegramente con Epiška.
Il soldato Ždanov dava alle reclute povere denari e una camicia. L'artigliere Rubin, avendo ricevuto da lui, da recluta, aiuto e consigli, gli disse: E quando ve li restituirò, babbino? Se non muoio, me li restituirai, se muoio è tutto lo stesso, gli rispose.
Ho incontrato un povero soldato, tetro, e gli ho domandato perché non aveva la croce. Le croci le danno a quelli che puliscono bene i cavalli, ha risposto cupamente. E a chi cuoce bene la kaša, lo hanno preso in giro, ridendo, i ragazzetti che gli andavano dietro.
Spevak ebbe da Rubin, perché glieli conservasse, nove rubli d'argento. Andò fuori e li portò insieme ai suoi denari. Di notte glieli rubarono; e benché Rubin non lo rimproverasse, lui non smetteva di piangere, di maledirsi per la sua disgrazia. La recluta Zacharov chiese a Rubin di consolarlo e gli offrì la sua unica moneta d'argento. Il plotone fece una colletta e pagò il debito.
8 gennaio. Mattina Romanzo di un proprietario russo. Occorre seguire la regola di togliere, non di aggiungere. Abbiamo pranzato presto.
Pomeriggio Scrivere Ricordi di un artigliere. Dalle due al tramonto sono stato sulla stufa. Essere solo. Il terribile freddo da due giorni mi dà molta noia.
Occorre scrivere in brutta senza soffermarsi sulla collocazione e la precisione dell'espressione del pensiero. Una seconda volta riscrivere escludendo tutto il superfluo e mettendo ogni pensiero al suo giusto posto. Una terza volta riscrivere elaborando la precisione dell'espressione.
Evitare i giudizi e le descrizioni.
I soldati portano pettorali di panno.
Evitare ogni moto o espressione che può offenderne un'altra.
12 gennaio Mi sono alzato molto tardi. Mi sono quasi arrostito accanto alla stufa e il raffreddore è aumentato. A cena ho saputo che sono trasferito alla XII brigata, e ho deciso di passare da casa.
16 gennaio Tutto il giorno Adolescenza. Mi sono alzato tardi perché ieri ho scritto fino al canto del gallo.
Oggi mi ha colpito la bellezza poetica dell'inverno. Nel cielo si alzavano nubi, attraverso cui biancheggiava il solicello. Sulla strada il concime cominciava a disgelare, l'aria era madida di umidità.
19 gennaio. Šèedrinskaja [martedì] Finire Adolescenza e partire. Eseguito. Mi sono alzato presto e fino al momento della partenza ho scritto e fatto varie cose. Ho cantato il Te Deum per vanità. Alekseev si è accomiatato da me molto caramente. Lui e Žukeviè avevano le lagrime agli occhi. Sono arrivato a Šèedrinskaja.
Ieri mi ha molto colpito il fatto che le norme, che io mi compongo con tanta fatica, tutte e molto meglio che in me sono scritte nel sillabario. Così ora mi sembra che siano una sciocchezza: non le norme, ma la loro trascrizione. Il diario di Franklin è un'altra faccenda. Si devono scrivere i difetti principali e cercare di evitarli. E annotare i pensieri.
Oggi, pensando che ho preso a voler bene a uomini - compagni - che prima non stimavo, mi sono ricordato come mi era parso strano l'attaccamento verso di loro di Nikolenka. E spiego il mutamento della mia opinione col fatto che nel servizio nel Caucaso l'uomo impara a non selezionare troppo, e anche a vedere il buono negli uomini cattivi.
20. Staryj-Jurt Sono arrivato a Nikolaevskaja e poi a Staryi-Jurt. La notizia che non mi era arrivata la croce mi ha molto amareggiato; ma, strano, dopo un'ora non me ne importava più niente. Partirò domani, senza fermarmi.
Ho spinto Sulimovskij alla franchezza, e egli mi ha raccontato molto sinceramente del suo non amore per il padre.
1) Me la sono presa troppo quando ho saputo dell'insuccesso. 2) Sono stato buono parlando con Tita. 3) Vanità all'occasione.
Speso 92, restano 106,78. Di debito 240.
22, 23, 24, 25, 26, 27 gennaio Sono stato in viaggio. Il 24 a Belogorodèevskaja, a cento verste da Èerkassk, ho vagato tutta la notte. E mi è venuta l'idea di scrivere un racconto, La tempesta.
28, 29, 30, 31 gennaio - 1, 2 febbraio. Jasnaja Poljana Sono stato in viaggio per due settimane precise. Di cose che mi hanno colpito c'è stata solo la tempesta. Mi sono comportato abbastanza bene. I miei difetti sono stati: 1) debolezza coi conducenti dei carri; 2) menzogna; 3) viltà; 4) mi sono arrabbiato due volte. Nikolenka e Serëža non ci sono.
2 febbraio Mi sono alzato tardi, ho parlato con lo starosta e con Osip, ho trovato tutto più in ordine di quanto pensavo. Ho visitato la proprietà. Non mi sento bene. È venuto Valerjan.
1) Ho mentito. 2) Sono stato indeciso.
3 gennaio Mi sono alzato tardi, mi faceva male la gola, nonostante ciò sono andato al mulino e ho osservato il posto per la stalla dei cavalli. Mi preoccupo sempre più per l'azienda. Dicono che sono stato promosso.
8 febbraio Siamo partiti alle 12 e siamo arrivati alle di sera. Per strada non mi sono comportato del tutto bene. Maša e la zietta molto care, e non so com'è trascorsa la giornata.
10 febbraio Ho scritto una lettera a Alekseev, sono andato dalla baronessa e sebbene sia stato un po' sciocco, non mi sono vergognato. Dopo pranzo ho scritto il testamento e ho chiacchierato.
13 febbraio. Jasnaja Poljana Il giorno 11 ho finito il testamento e alle 10 sono partito. A casa ho trovato tutti i fratelli e i Perfilev. Mitenka mi ha rattristato, Serëža rallegrato. Ho avuto una lettera di Nekrasov, che non è soddisfatto dei Ricordi di un segnapunti. Non ho fatto niente in questi giorni, ma li ho passati molto piacevolmente, nonostante il mal di gola.
16, 17, 18 febbraio. Mosca Non ricordo nulla, salvo che son venuto a Mosca. Disordine fisico e morale, e ho fatto troppe spese.
14 marzo 1851. Bucarest Comincio un nuovo quaderno di diario dopo quasi un mese d'intervallo. In questo tempo ci sono state tante esperienze e sentimenti nuovi, che non ho avuto il tempo di pensare e ancor meno di annotare. Dal Caucaso sono andato a Tula, ho visto la zietta, la sorella, Valerjan e ho saputo della mia promozione. Tutti e tre i fratelli e i Perfilev sono venuti con me e mi hanno accompagnato a Mosca. Da Mosca sono andato a Pokrovskoe, dove ho salutato la zia Pelageja Ilinièna, Valerjan, Maša e Serëža. Tutti questi addii, gli ultimi in particolare, sono stati uno dei momenti più felici e commossi della mia vita. Di là sono andato da Mitenka, che un poco anche per mio consiglio ha lasciato Mosca, e passando da Poltava, Kišinëv eccetera, sono arrivato ieri l'altro a Bucarest. Tutto questo tempo sono stato felice.
Qui la mia condizione di servizio è indefinita, e io già comincio di nuovo a aver dubbi e a non star bene. È possibile che ricominci per me un tempo di prove?
15 giugno Tre mesi precisi d'intervallo. Tre mesi di ozio e di vita di cui non posso essere soddisfatto. Sono stato tre settimane da Šejdeman, e mi dispiace non esserci rimasto. Con gli ufficiali me la dico abbastanza e col comando di batteria ho saputo organizzarmi. Se non fosse così, la cattiva compagnia e il male a cui mi spinge la mia condizione non brillante agirebbero bene su di me. Mi arrabbierei, mi annoierei, cercherei di elevarmi moralmente sulla mia condizione, e starei meglio: lavorerei.
La mia destinazione allo stato maggiore è arrivata proprio in un periodo in cui ero in contrasto col comando della batteria, e ha lusingato la mia vanità. La mia malattia, in un periodo in cui non potevo, anche se avessi voluto, tornare alla vecchia carreggiata di occupazioni e di lavoro onorevole con l'unico scopo del bene, mi ha mostrato fino a qual grado mi sono corrotto. Quanto più in alto sono posto dall'opinione della società, tanto più in basso mi pongo nella mia. Ho avuto più volte donne, ho mentito, mi sono vantato e, peggio di tutto, sotto il fuoco non mi sono comportato come mi aspettavo da me stesso.
Per l'ultima volta mi dico: Se passano tre giorni senza che in questo tempo io non faccia nulla a vantaggio degli uomini, mi ucciderò.
Aiutami, Signore.
23 giugno Durante il trasferimento da Silistrija a Maja sono passato da Bucarest. Ho giocato e sono stato costretto a occuparmi di denari. Una situazione umiliante per chiunque, e per me in particolare. Ho scritto lettere: alla zietta, a Mitja, a Nekrasov. Ancora non so che cosa devo mettermi a fare, e per questo non faccio niente. Mi sembra che meglio di tutto sia lavorare al Romanzo di un proprietario russo.
3 luglio Ho letto tutto il giorno, il lavoro non va avanti in nessun modo. In serata ho chiacchierato con Prušinskij, Olchin e Antropov.
Senza che lo voglia, appena resto solo e mi metto a pensare a me, torno al vecchio pensiero, il pensiero del perfezionamento: ma il mio difetto principale, e il motivo per il quale non posso tranquillamente seguire questa strada, è che confondo perfezionamento e perfezione. Bisogna prendersi come si è, cercare di correggere i difetti correggibili, e la buona natura mi porterà al bene senza il libro, che per troppo tempo è stato il mio incubo. Io sono uno di quei caratteri che desiderando, cercando e preparandosi a tutto ciò che vi è di più bello, proprio per questo non sono capaci del bene costante.
5 luglio Ho letto durante il tè, il pasto e il dessert, in mattinata ho scritto in tutto una lettera alla zietta, e l'ho spedita nonostante che lo stile del suo francese non mi piacesse. Ogni giorno mi diventa più difficile esprimermi e scrivere in francese, che sciocca cosa scrivere e parlare in una lingua che conosci male! E quanti fastidi, tempo perso, mancanza di chiarezza nei pensieri e di purezza nella natura della lingua da questa inutile abitudine!
6 luglio Tutto il giorno ho letto ora Lermontov, ora Goethe, ora Alphonse Karr, senza mettermi a lavorare.
7 luglio Non ho modestia! Ecco il mio grande difetto.
Chi sono io? Uno dei quattro figli di un tenente colonnello a riposo, rimasto a sette anni senza genitori sotto la tutela di donne e estranei, che non ha ricevuto un'educazione né di mondo né di studio e si è trovato in libertà a diciassette anni, senza grandi sostanze, senza alcuna posizione sociale, e, più importante, senza regole; un uomo che ha dissestato le sue cose all'ultimo grado, che ha trascorso senza scopo e senza piacere gli anni migliori della sua vita, che alla fine si è rifugiato nel Caucaso per sfuggire ai debiti e, più ancora, alle abitudini, e di là, sfruttando l'amicizia fra suo padre e il comandante dell'esercito, è passato a ventisei anni all'armata del Danubio col grado di sottotenente; quasi senza mezzi oltre allo stipendio (dato che i mezzi che ha deve impiegarli per pagare i restanti debiti), senza protettori, senza arte di vivere in società, senza conoscenza del servizio, senza mezzi pratici; ma con un enorme amor proprio! Sì, ecco la mia situazione sociale. Guardiamo ora la mia personalità.
Io sono nemico a me stesso, goffo, sporco e mondanamente ineducato. Io sono iracondo, fastidioso per gli altri, immodesto, impaziente (intolérant) e vergognoso come un ragazzo. Sono quasi ignorante. Quello che so, l'ho imparato qua e là da solo, a salti, in modo slegato, con punto o poco profitto. Sono insofferente, indeciso, incostante, scioccamente vanitoso e focoso come tutti gli uomini senza carattere. Manco di precisione e sono così pigro che l'ozio è diventato per me un'abitudine quasi invincibile. Sono intelligente, ma la mia intelligenza non è mai stata finora concretamente messa alla prova. Non ho né intelligenza pratica né intelligenza mondana né intelligenza d'affari. Sono onesto, cioè amo il bene, ho acquistato l'abitudine di amarlo; e quando me ne allontano mi sento insoddisfatto di me stesso e torno a esso con soddisfazione; ma vi sono cose che amo più del bene: la gloria. Sono vanaglorioso: amo gli onori, e questo sentimento è stato così poco soddisfatto che, temo, fra la gloria e il bene sceglierei la prima se dovessi scegliere.
Sì, sono immodesto: per questo sono orgoglioso dentro di me e timido e vergognoso in società.
Dopo pranzo mi sono messo sul balcone. Erano passate alcune nubi temporalesche che avevano bagnato la terra, e n'era rimasta solo una, grande, che copriva tutta la parte meridionale del cielo; nell'aria umida c'era una piacevole leggerezza. Una graziosa ragazza che vedo sempre in casa stava, come me, alla finestra, appoggiata sui gomiti. Per strada è passato un organetto, e quando il suono del buon vecchio valzer, allontanandosi sempre più, è scomparso del tutto, la ragazza ha respirato dal profondo del cuore, si è alzata e si è allontanata in fretta dalla finestra. Mi è sembrato così tenero e bello, che ho involontariamente sorriso e a lungo ho guardato ancora da quella parte.
9 luglio Ho trascorso tutta la giornata ora scrivendo Ricordi di un segnapunti, che, fra l'altro, ho finito, ma di cui sono così insoddisfatto che non so se è meglio mettersi a rifarlo da capo o buttarlo via, e buttar via non solo Ricordi di un segnapunti, ma buttar via tutto il letteratume; perché se una cosa che sembra ottima nella mente risulta pessima nella pagina vuol dire che chi ci ha lavorato non ha talento. Ora sto leggendo Goethe, Lermontov e Puškin. Il primo lo capisco poco, e per quanto mi sforzi non posso smettere di vedere qualcosa di buffo (de ridicule) nella lingua tedesca. Nel secondo ho trovato molto buono l'inizio di Izmail Bej. Forse questo mi è sembrato anche più buono perché comincio a amare il Caucaso, un amore postumo ma forte. E realmente, com'è bella questa regione, selvaggia dove così bizzarramente e poeticamente si trovano unite le due cose più contrastanti: la guerra e la libertà. In Puškin mi hanno colpito Gli zingari, che, stranamente, finora non avevo capito.
La divisa del mio diario dev'essere: «Non ad probandum, sed ad narrandum».
11 luglio Ho riletto Un eroe del nostro tempo, ho letto Goethe e solo proprio avanti cena ho scritto un poco. Perché? Pigrizia, indecisione e attrazione a guardarmi i baffi e i bollicini. Per questo mi faccio due rimproveri. Oggi ho consegnato a Boborykin, che è stato qui e andrà dal generale, il mio rapporto sul trasferimento. Ancora un rimprovero per aver riso di Olchin davanti a Boborykin.
14 luglio Di mattina, oltre alla solita lettura di Goethe, ho scritto a Ždanov. A proposito del personaggio di Valenèuk non ho ancora deciso niente. Oggi mi hanno di nuovo inciso l'inguine e ho preso di nuovo il cloroformio. L'impressione non è stata così sgradevole, ma altrettanto strana: ho udito suoni di strumenti, ma non ho sentito dolore.
21 luglio Mi hanno svegliato di mattina presto e mi hanno portato a Sinešti. Ieri ho dimenticato di annotare il piacere che mi ha dato Schiller col suo Conte d'Asburgo e con alcuni piccoli versi filosofici. Bellissima semplicità, senso del pittoresco, e sommessa, veridica poesia del primo.
24 luglio Di mattina Neverežskij col grugno sostenuto mi ha riportato il mio rapporto firmato da Kryžanovskij. Tutti questi meschini fastidi mi toccano in modo tale, che sono stato tutto il giorno sconvolto, pigro, apatico, incapace di fare qualunque cosa, silenzioso con la gente, vergognoso fino a sudare. Ho provato questo da Boborykin, prima con Zybin, Frida e Baljusek, poi, in serata, con Križanovskij e Stolypin. Sono troppo un uomo d'onore per aver rapporti con questa gente.
È strano che solo ora ho notato uno dei miei difetti più notevoli, offensivo e suscitatore dell'altrui invidia: la tendenza a mettere sempre in mostra la mia superiorità. Per suscitare l'amore verso se stessi bisogna al contrario nascondere tutto quello che esce dal livello comune. Tardi l'ho capito.
12 agosto La mattina è cominciata bene, ho lavorato, ma la sera! Dio, non mi correggerò mai. Ho perso tutti i denari che avevo e ho perso quel che non posso pagare: tremila rubli. Domani venderò il cavallo. Che cosa farò, non lo so, ma sento qu'il me faut un coup de tête pour sortir de cette position.
24 agosto Oggi ho provato due impressioni forti, gradevoli e utili: 1) ho avuto da Nekrasov una lettera lusinghiera a proposito di Adolescenza, che, come sempre, mi ha sollevato l'animo e mi ha spinto a proseguire il lavoro; 2) ho letto Z. T. Com'è strano che solo ora mi sia accorto che quanto più alto cerchi di apparire agli uomini, tanto più basso stai nella loro opinione.
6 settembre Più importante di tutto è per me nella vita correggermi dalla mancanza di carattere, dall'iracondia e dalla pigrizia. Amore per tutti e disprezzo di sé.
16 settembre Sono andato a Letièev. Molto di nuovo e interessante. Mi fanno male i denti. Lo sbarco intorno a Sebastopoli mi addolora. L'eccesso di fiducia in se stesso e la mollezza: ecco le principali, tristi caratteristiche del nostro esercito: comuni a tutti gli eserciti degli Stati troppo grandi e forti.
17 settembre Mi sono comportato male. Non ho fatto niente, di sera sono andato dietro alle ragazze. Il piano per la costituzione dell'associazione mi occupa molto.
5 ottobre Il piano dell'associazione si è trasformato nel piano del giornale. Per occuparmi del giornale, non vado; ma il giornale va avanti piano. Lavoro poco e mi comporto male. Domani vengono i principi. Speriamo che questo sia il mio momento.
10 ottobre Ho ricevuto un po' di denaro. Ne ho sciupato parecchio in sciocchezze: ho giocato a carte, ho comprato un cavallo e mi sono trasferito in un nuovo appartamento.
21 ottobre Ho sprecato molta vita in questi giorni. La sorte di Sebastopoli è sempre appesa a un capello. Oggi saranno pronte le bozze e io sogno di nuovo di andarmene. Ho perso tutto a carte.
2 novembre 1854. Odessa Dal tempo dello sbarco delle truppe anglo-francesi abbiamo avuto tre scontri. Il primo quello comandato da Alminskij, l'otto settembre, in cui il nemico ci ha battuti; il secondo comandato da Liprandi, il 13 settembre, in cui abbiamo attaccato noi e siamo rimasti vincitori; e il terzo, il terribile scontro comandato da Danenberg, in cui di nuovo abbiamo attaccato noi e di nuovo siamo stati sconfitti. Battaglia traditrice e schifosa. La 10a e la 11a divisione hanno attaccato il fianco sinistro del nemico, l'hanno respinto e hanno catturato trentasette cannoni. Poi il nemico ha messo in campo seimila fucilieri, solo seimila contro trentamila dei nostri. E noi abbiamo arretrato, lasciando sul campo circa seimila valorosi. Abbiamo dovuto arretrare perché alla metà delle nostre truppe mancava, per l'impraticabilità delle strade, la protezione dell'artiglieria e, Dio sa perché, non c'erano battaglioni di fucilieri. Terribile massacro. Esso pesa sulla coscienza di molti. Dio li perdoni. La notizia di questa battaglia ha prodotto una grande impressione. Ho visto vecchi che piangevano a dirotto, giovani che giuravano di uccidere Danenberg. Grande è la forza morale del popolo russo. Molte verità politiche vengono a galla e trovano conferma in questi momenti difficili per la Russia. Il sentimento di ardente amore per la patria, che sorge e si manifesta nel momento di sfortuna della Russia, lascerà una lunga traccia. Quegli uomini che oggi sono pronti a sacrificare la vita saranno cittadini della Russia e non dimenticheranno la loro dedizione. Con grande dignità e fierezza essi parteciperanno alla vita sociale, e l'entusiasmo suscitato dalla guerra lascerà per sempre in essi un carattere di abnegazione e di nobiltà. Fra gli altri inutili sacrifici di questa battaglia sfortunata, c'è la morte di Sojmonov e di Kamstadius. Del primo dicono che era uno dei pochi generali onorati e ragionanti dell'esercito russo; il secondo l'ho conosciuto abbastanza da vicino: era membro della nostra società e futuro redattore del giornale. La sua morte mi ha più di tutto convinto a chiedere di essere mandato subito a Sebastopoli. Mi sento come vergognoso pensando a lui.
Le navi inglesi continuano il blocco di Odessa. Il mare, per disgrazia, è calmo. Dicono che il 27 ci sia stato un altro scontro, ancora senza risultati, e che il 3 attaccheremo. Io non riuscirò a andare prima del 5, ma spero di essere ancora in tempo.
3 ottobre A Odessa mi hanno raccontato un caso toccante. L'aiutante del generale di servizio si è recato nell'ospedale di Newskij dove giacevano i feriti del IV corpo di Crimea. Il comandante in capo principe Gorcakov, ha cominciato a dire l'aiutante ai feriti, m'incarica di ringraziarvi per il vostro comportamento valoroso e di farvi sapere... Urrà! un coro disordinato di voci fievoli si è levato dalle cuccette. Bella, grande ricompensa a Gorcakov per i suoi meriti. Meglio di un ritratto al collo.
Nel traghetto per Nikolaeva il pilota mi ha raccontato che il 26 c'è stato uno scontro in cui si è distinto Chomutov, che ha preso un subisso di prigionieri e di pezzi, ma che lo stesso giorno di ottomila dei nostri ne sono tornati indietro solo duemila. A Nikolaeva un ufficiale mi ha confermato queste voci. Il nemico ha ricevuto truppe fresche e si dispone negli acquartieramenti invernali. Dio sa qual è la verità. Il pilota mi ha raccontato anche un aneddoto a proposito di un cosacco che aveva preso col laccio un principotto inglese e l'aveva portato da Menšikov. Il principotto aveva sparato con la pistola al cosacco. Ehi, non sparare, aveva detto il cosacco. Il principotto aveva sparato una seconda volta, e di nuovo aveva mancato il cosacco. Ehi, non scherziamo, aveva ripetuto il cosacco. Per la terza volta (sempre fino a tre) l'inglese aveva sparato e fatto ancora cilecca. Allora il cosacco ha preso a picchiarlo con la frusta. Quando il principotto si è lamentato con Menšikov che il cosacco l'aveva battuto, il cosacco ha detto che voleva insegnargli a sparare, perché se lui era un nobile, ma non sapeva sparare, i cosacchi non potevano riconoscerlo. Menšikov ha riso. In generale si sente parlare fra la gente più degl'inglesi che dei francesi.
4, 5 ottobre. In viaggio da Odessa a Sebastopoli A Nikolaeva non ho potuto veder nulla. Non scrivo delle torri d'assedio, non è stata presa nessuna iniziativa.
Da Cherson a Oleško mi hanno portato in barca. Il pilota mi ha raccontato del traghetto dei soldati: come un soldato, sotto la pioggia a dirotto, si è sdraiato sul fondo bagnato della barca e si è addormentato; come un ufficiale ha battuto un soldato perché si grattava; e come un soldato sul traghetto si è sparato dalla paura perché era in ritardo di due giorni, e come l'hanno buttato giù senza benedizione. Ora i barcaioli si fanno paura l'un con l'altro quando passano accanto al posto dov'è stato buttato giù il soldato. «Che compagnia?» gridano.
Ho visto prigionieri francesi e inglesi: non sono riuscito a parlare con loro, ma è bastato il loro aspetto e il loro portamento per suscitare in me la triste impressione che siano molto meglio delle nostre truppe. Inoltre, per fare il confronto, ho avuto i loro carri da salmerie.
Il conducente della carrozza da posta che mi ha portato diceva che il 24 avremmo battuto del tutto gl'inglesi se non fosse stato per il tradimento. Triste e ridicolo. Ho incontrato anche dei nostri feriti, gente brava, si lamentano del comando e dicono che sono andati parecchie volte all'attacco, ma non hanno potuto resistere perché il nemico ha accerchiato il flanc sinistro; sono contenti di prendersela con una parola incomprensibile, e quindi con molti significati, per spiegarsi l'insuccesso. Sarebbe per loro troppo doloroso credere al tradimento.
11 novembre. Sebastopoli Sono arrivato il 7. Tutte le voci che mi avevano attristato per strada sono risultate fandonie. Sono stato comandato alla 3a leggera e vivo in città. Si vedono lontane tutte le nostre fortificazioni, e alcune vicine. A mio parere, non c'è alcuna possibilità di prendere Sebastopoli. Di questo, pare, è convinto anche il nemico; esso vuol coprirsi la ritirata. La tempesta del 2 novembre ha affondato fino a trenta battelli, una nave e tre piroscafi.
Il mondo degli ufficiali d'artiglieria in questa brigata è come dappertutto. Ce n'è uno molto simile a Luis Volkonskij; so che presto mi annoierà e perciò cerco di vedermi con lui di rado, per allontanare questa impressione. Dei comandanti sembrano gente a posto Nachimov, Totleben, Istomin. Menšikov a me sembra un buon comandante in capo, ma ha avuto la sfortuna di cominciare la sua campagna con forze irrisorie, contro un esercito tre volte migliore e più forte. Da ambo le parti c'erano truppe non agguerrite; per questo la prevalenza numerica era dieci volte più avvertibile. Le truppe non agguerrite non si ritirano, scappano.
20 novembre
Quando, quando infine cesserò
di trascorrere la mia vita senza scopo e passione,
di sentire nel cuore una profonda ferita,
senza conoscere il mezzo per sanarla.
Chi ha fatto quella ferita, lo sa Dio,
ma mi tormenta dalla nascita,
pegno amaro di futura miseria,
dubbi e dolente tristezza.
Simferopoli
23 novembre. Eski-Orda Il 16 sono partito da Sebastopoli per raggiungere la mia posizione. Durante il viaggio mi sono persuaso ancor più di prima che la Russia deve sprofondare o riformarsi completamente. Tutto va all'incontrario, non impediscono al nemico di rafforzare il suo campo, quando questo sarebbe estremamente facile; noi stessi stiamo contro il nemico con forze inferiori, senza che ci si aspetti aiuto da nessuna parte, con generali, come Gorcakov, che hanno perso la ragione, il sentimento e l'energia, che non si sono fortificati, e aspettiamo la tempesta e il cattivo tempo per ricacciare il nemico. I cosacchi vogliono far bottino, non battersi, gli ussari e gli ulani vedono la dignità guerriera nell'ubriachezza e nella dissipazione, la fanteria nel furto e nel far denari. Triste situazione e delle truppe e dello Stato.
Sono stato un paio d'ore a parlare coi feriti francesi e inglesi. Ogni soldato è fiero della sua condizione e ha stima di sé; perché si sente una molla attiva nella guerra. Buone armi, che sa ben maneggiare, la giovinezza, concetti generali di politica e dell'arte militare gli danno la consapevolezza della sua dignità. Da noi un'insensata istruzione fondata sulla posizione della punta dei piedi e su come s'impugna il fucile, avvilimento, età anziana, ignoranza, cattivo comportamento e ubriachezza uccidono nel soldato l'ultima scintilla di fierezza e gli danno inoltre un'idea troppo grande del nemico.
A Simferopoli ho perso gli ultimi denari a carte, e ora vivo con la batteria in un villaggio tartaro e provo solo ora che cos'è la vita scomoda.
26 novembre Vivo assolutamente senza senso, senza applicarmi e senza fermarmi su niente: vado a caccia, ascolto, osservo, discuto. Una sola cosa mi schifa: comincio a pormi, o a desiderare di pormi, al di sopra dei compagni, e forse già ci provo gusto. Ecco notizie quasi vere da Sebastopoli. Il 13 c'è stata una sortita nei trinceramenti nemici di fronte al terzo, quarto e quinto bastione. Di fronte al quarto bastione il reggimento Ekaterininburskij ha conquistato di sorpresa una trincea, ha battuto e messo in fuga il nemico e è tornato con solo tre perdite: feriti. L'ufficiale che comandava questo reparto è stato presentato al principe Nikolaj Nikolaeviè. «Così voi siete l'eroe di quest'azione?» gli ha detto il principe. «Raccontateci com'è andata.» «Quando sono uscito dal bastione e ho fatto per entrare nella trincea, i soldati si sono fermati e non volevano andare avanti.» «Ma che dite...» ha detto il principe scostandosi da lui. «Dovreste vergognarvi», ha osservato Filosofov. «Andatevene di qui», ha chiuso Menšikov. Io sono certo che l'ufficiale non mentiva, e mi dispiace che egli non abbia saputo rispondere per le rime.
La sortita dal terzo bastione non ha avuto successo. L'ufficiale, vedendo le sentinelle, è tornato per ordini dall'ammiraglio e ha dato tempo al nemico di prepararsi. Sulla sortita dal quinto bastione non ho particolari. In generale queste notizie non sono ancora confermate, sebbene siano più probabili delle voci assurde sulla presa di trenta pezzi.
Liprandi è stato nominato comandante delle truppe di Sebastopoli. Grazie a Dio! Anche senza tener conto dei successi che ha raccolto in questa campagna, egli è amato e popolare e ha notevole intelligenza e capacità di comando. Non so se sia bene o male, ma mi stizzisce che da casa mi tengano senza soldi; altrimenti sarei già sulla sponda meridionale a Evpatorija o sarei tornato a Sebastopoli.
7 dicembre Il 5 sono stato a Sebastopoli con un plotone, per prendere i pezzi. Molte cose nuove. E consolanti. In tutto si avverte la presenza di Saken. E non tanto la presenza di Saken, quanto la presenza di un nuovo comandante in capo che non si atteggia, non arzigogola troppo, non si perde in supposizioni e speranze. Saken incita, per quanto può, le truppe alla sortita. (Dico per quanto può, perché convincere realmente può solo Menšikov, dando subito le ricompense: cosa che non fa. La promessa che le ricompense verranno dopo tre mesi non significa assolutamente nulla per un uomo che aspetta la morte ogni minuto. È già strano che l'uomo sia costruito così stupidamente che, mentre aspetta la morte, aspetti e ami una ricompensa.) Saken ha fatto fare dei trinceramenti davanti ai bastioni. Ma sa Dio se questa misura sarà buona, sebbene essa dimostri, almeno, energia. Per portar via di giorno i feriti dalle trincee, altri devono rischiare di essere feriti. Inoltre tali trinceramenti sono privi di collegamento coi bastioni, sono separati dai nostri bastioni più che dalle opere del nemico. Saken ha dato ordine di portar via i feriti e di creare punti di medicazione in tutti i bastioni. Saken ha stabilito che si suoni musica.
È meraviglioso com'è bella Sebastopoli. Per tre giorni sono stato di umore eccezionalmente tetro. Ho trascorso due ore nel palazzo dove sono raccolti i feriti. Fra loro ho trovato cinque uomini intorno a una stufa di ferro, francesi, inglesi e russi; chiacchieravano, ridevano e giocavano a carte, chiacchieravano ognuno nella propria lingua, solo sforzandosi di adattare la loro alla lingua straniera con strane locuzioni: haj da, compren. L'inglese grida: u u ka a, il russo grida: oi i eccetera.
Quando sono tornato sulla riva, il sole stava già tramontando dietro le batterie inglesi, da un punto si levava una nuvola di fumo e si udivano colpi, il mare era calmo, accanto a navi enormi galleggiavano piccole barchette e scialuppe, sul belvedere del Conte suonava la banda e si udivano i suoni di un motivo sconosciuto, Golicyn e qualche altro signore, appoggiati alla ringhiera, conversavano e guardavano verso il mare. Bello!
Nelle voci sulle sortite c'era qualcosa di vero. Ci sono state molte sortite, dure, anche se con poco spargimento di sangue. Due sono state particolarmente notevoli. Una, alla fine del mese scorso, in cui sono stati presi tre mortai, è stato fatto prigioniero un ufficiale francese, ferito ai denti, e sono state prese molte armi; un'altra, in cui il luogotenente Titov è uscito di notte con due soldati delle truppe da montagna e si è messo a sparare d'infilata nella trincea nemica. Dicono che poi, dalla trincea, veniva un tale tanfo che si sentiva fino a tre e cinque miglia. Pare che presto partirò. Non so se questo mi dispiace o no.
1855
23 gennaio 1855. [Posizione sul fiume Belbek] Ho vissuto più di un mese a Eski-Orda sotto Simferopoli. Sembrava noioso, ma ora ricordo con rimpianto quella vita. Infatti c'è di che rimpiangere la XIV brigata dopo esser capitato nella XI. Meglio della prima e peggio della seconda non ho visto niente in artiglieria. Filimonov, nella cui batteria mi trovo, è l'essere più volgare che si possa immaginare. Odachovskij, l'ufficiale anziano, è un abietto e vile polaccuccio, gli altri ufficiali sono sotto la loro influenza e senza spina dorsale. E io dipendo da questa gente! Sono stato a Sebastopoli, ho avuto il denaro, ho parlato con Totleben, sono stato al quarto bastione e ho giocato a carte. Sono scontento di me. Domani devo fare un bagno.
28 gennaio Due giorni e due notti ho giocato a shtoss. Il risultato è scontato: ho perso tutto: anche la casa di Jasnaja Poljana. Sembra che non ci sia niente da scrivere: mi faccio un tale schifo, che vorrei dimenticare la mia esistenza.
Dicono che la Persia abbia dichiarato guerra alla Turchia, e che dovrebbe esserci la pace.
3, 4, 5 febbraio Sono stato a Sebastopoli. Non sono riuscito a andare da Krasnokuzkij, che è passato da me e non mi ha trovato. La flotta è radunata, stanno preparando qualcosa. Novità a Evpatorija; ho chiesto di andare là, ma inutilmente.
6, 7, 8 febbraio Ho giocato ancora a carte e ho perso altri duecento rubli d'argento. Non posso darmi la parola di smettere, vorrei aver la rivincita, e nello stesso tempo posso impantanarmi orribilmente. Vorrei rivincere tutti i duemila. È impossibile, mentre niente di più facile che ne perda altri quattrocento: e allora? Terribilmente male. Senza parlare poi della perdita della salute e del tempo. Domani proporrò a Odachovskij di giocare, e questa sarà l'ultima volta. Ho tradotto una ballata di Heine, e ho letto Che disgrazia l'ingegno. Domani scriverò senz'altro, e molto.
12 febbraio Ho perso altri settantacinque rubli. Dio ha ancora pietà di me: non mi sono finora accadute cose brutte; ma che cosa sarà in futuro? L'unica speranza è Lui! A Evpatorija è stato un brutto affare: un attacco respinto, che hanno definito di ricognizione. Tempo, tempo, gioventù, sogni, pensieri, tutto scompare senza lasciar traccia. Non vivo, spreco la vita. La perdita al gioco mi costringe a riflettere.
15, 16 febbraio Ho perso altri ottanta rubli d'argento. Ho cominciato a scrivere Caratteri e pare che quest'idea sia molto buona, in teoria e in pratica.
1 marzo Annenkov è stato messo a capo dell'approvvigionamento di entrambe le armate. Gorèakov è andato al posto di Menšikov. Sia ringraziato Dio. Il 18 febbraio è morto l'imperatore, e oggi abbiamo fatto il giuramento al nuovo imperatore. Grandi cambiamenti attendono la Russia. Bisogna lavorare e farsi coraggio per partecipare a questi momenti importanti della vita russa.
2, 3, 4 marzo In questi giorni ho scritto due volte per alcune ore il mio progetto per la riforma dell'esercito. Il progetto va avanti con difficoltà, ma non abbandono l'idea. Oggi mi sono comunicato. Ieri discorsi sulla fede e la divinità mi hanno suggerito un'idea grande, enorme, alla cui realizzazione mi sento di consacrare la vita; la creazione di una nuova religione corrispondente allo sviluppo dell'umanità, la religione di Cristo, ma ripulita della fede e del miracolo, una religione pratica che non prometta la felicità futura, ma dia agli uomini la felicità sulla terra.
6, 7, 8, 9, 10, 11 marzo Ho perso ancora duecento rubli con Odachovskij, così sono nei guai fino al collo. È arrivato Gorcakov con tutto lo stato maggiore, sono andato da lui, ricevuto molto bene; ma del trasferimento allo stato maggiore, a cui aspiro, non so niente. Non voglio chiedere, ma aspetterò che agisca lui stesso, e le lettere della zia. Ho avuto la debolezza di permettere a Stolypin di trascinarmi in una sortita, anche se ora non solo ne sono contento, ma mi dispiace di non essere andato con la colonna d'attacco. Il viaggio, durato dal 9 all'undici, è stato pieno di avvenimenti interessanti. Bronevskij è una delle persone più simpatiche che abbia mai incontrato.
La carriera militare non è per me, e prima ne esco, per dedicarmi completamente a quella letteraria, meglio sarà.
12 marzo Di mattina ho scritto circa un foglio di Giovinezza, poi ho giocato a babki e ho chiacchierato con Bronevskij. Abbiamo fatto piani per mettere su una pensione. Egli condivide pienamente questa buona idea.
14, 15, 16 marzo Ieri ho continuato Giovinezza, ma oggi non ho fatto niente tutto il giorno. In parte perché ieri Luginin mi ha trattenuto e sono tornato tardi, e in parte perché stamattina sono stato alla parata.
17 marzo Ho scritto circa un foglio di Giovinezza, bene, ma avrei potuto scrivere di più e meglio. Mi sono coricato tardi.
20 marzo Per due giorni non ho scritto nulla, salvo una minuta di lettera a Valerjan e due lettere a Nekrasov. Una in risposta alla sua che ho ricevuto oggi, in cui chiede che gli mandi articoli di guerra. Descriverò Sebastopoli nelle diverse fasi e l'idillio della vita degli ufficiali.
21 marzo Non ho fatto niente. Ho ricevuto una bellissima lettera di Maša che descrive il suo incontro con Turgenev. Una lettera cara, bella, che ha innalzato la mia opinione di me stesso e che mi spinge all'attività. Ma oggi tutto il giorno sono stato malato moralmente e fisicamente. Il 24 andiamo a Sebastopoli.
27 marzo Primo giorno di Pasqua. Ieri l'altro sono stato a Sebastopoli, e la gita è stata particolarrnente piacevole. In tutti i nostri «meridionali» ho notato un sincero piacere di vedermi, persino in Bašibuzuk e in Kryžanovskij. Ma più gradevole di tutto mi è stato leggere le recensioni delle riviste sui Ricordi di un segnapunti, recensioni molto positive. Questo è piacevole e utile perché, accendendo l'ambizione, spinge all'attività. Quest'ultima, purtroppo, manca ancora; da circa cinque giorni non ho scritto neanche una riga di Giovinezza, anche se ho cominciato Sebastopoli di giorno e di notte. Mi hanno offerto attraverso Neverežskij un posto di aiutante anziano, e io, dopo avervi pensato bene, l'ho accettato: non so che cosa ne uscirà. Ha ragione Turgenev quando dice che noi letterati dobbiamo occuparci di una cosa sola, e col nuovo incarico potrò dedicarmi alla letteratura più che facendo qualunque altra cosa. Devo sopprimere la vanità, il desiderio di gradi e croci; è la vanità più sciocca, particolarmente per un uomo che ha già scoperto la sua vocazione. Andiamo a Sebastopoli non il 24, ma il primo aprile.
2 aprile Ieri è arrivata la batteria. Sono a Sebastopoli. Le nostre perdite assommano a cinquemila uomini, tuttavia resistiamo non solo bene, ma in modo tale che la nostra difesa dimostra a evidenza al nemico l'impossibilità di conquistare Sebastopoli. Di sera ho scritto due pagine di Sebastopoli.
3, 4, 5, 6, 7 mattina Tutti questi giorni sono stato così occupato dagli avvenimenti e dal servizio, che non ho avuto il tempo di scrivere nulla, salvo una brutta paginetta di Giovinezza. I bombardamenti sono più leggeri dal giorno 4, ma continuano. Ieri l'altro ho passato la notte al quarto bastione. Ci sono rari colpi dalle navi sulla città. Ieri una granata è caduta vicino a un bambino e una bambina che giocavano per la strada a cavalluccio: si sono abbracciati e sono caduti insieme. La bambina è la figlia della moglie di un marinaio. Ogni giorno va a casa sotto le bombe e le granate. Ho un raffreddore così forte che non riesco a far niente.
11 aprile. Quarto bastione In questi giorni ho scritto molto molto poco di Giovinezza e di Sebastopoli a causa del raffreddore e dello stato febbrile. Inoltre mi fa rabbia, particolarmente ora che sono malato, che a nessuno venga in testa che da me può venir fuori qualcosa di più che chair à canon, cioè la carne più inutile. Voglio innamorarmi dell'infermiera che ho visto al pronto soccorso.
12 aprile. Quarto bastione Ho scritto Sebastopoli di giorno e di notte e, sembra, non male. Spero di finirlo domani. Che spirito glorioso hanno i marinai! Quanto sono più in alto dei nostri soldati! Però anche i miei soldati sono cari e sto bene con loro. Ieri hanno fatto saltare il deposito munizioni del quinto bastione, il fuoco sembra aumentato da parte nostra e diminuito da parte del nemico.
13 aprile Sempre al quarto bastione, che comincia a piacermi molto. Scrivo abbastanza. Oggi ho finito Sebastopoli di giorno e di notte e ho continuato Giovinezza. La bellezza continua del pericolo, l'osservazione dei soldati coi quali vivo, dei marinai e dell'aspetto stesso della guerra è così affascinante, che non vorrei andarmene da qui, tanto più che voglio esser presente all'attacco, se dovesse aver luogo.
14 aprile Sempre al quarto bastione, dove mi trovo benissimo. Ieri ho finito un capitolo di Giovinezza, e non è male. Penso che d'ora innanzi lavorerò a Giovinezza col gusto con cui si lavora a un'opera già arrivata quasi a metà. Oggi vorrei finire il capitolo La fienagione, cominciare a rivedere Sebastopoli e iniziare il racconto di un soldato, di come fu ucciso.
21 aprile Ieri l'altro il nemico ha di nuovo conquistato i nostri alloggiamenti di fronte al quinto bastione; questa perdita è una vergogna. Il morale scende ogni giorno di più, e molte cose fanno capire che il pensiero della caduta di Sebastopoli comincia a prender corpo.
19 maggio [Posizione sul fiume Belbek] Il 15 maggio sono stato nominato comandante di un reparto di artiglieria da montagna e ci siamo accampati sul Belbek a venti verste da Sebastopoli. Ho molto da fare, voglio occuparmi personalmente degli approvvigionamenti e vedo quanto è facile rubare, tanto facile che non si può non rubare. A proposito del rubare ho molti piani, ma non so che cosa ne uscirà. La natura è meravigliosa, ma fa caldo. Non ho concluso niente in tutto questo tempo.
11 giugno La mattina ho lavorato senza sforzo e con grande piacere; ma ho cominciato tardi e non mi ci sono rimesso il pomeriggio. Inoltre ho mancato di carattere due volte: nella cauterizzazione col lapis, e per il fatto che ho mangiato le visciole. In tutto tre.
È ridicolo che uno a quindici anni cominci a darsi norme, a trent'anni continui a farlo senza credervi né seguirne alcuna, e tuttavia seguitando, per qualche ragione a credervi e a volerle. Le norme devono essere morali e pratiche. Appunto: pratiche, senza cui non può esservi felicità, moderazione e vantaggio. Denari.
12, 13, 14, 15 giugno Per due giorni ho fatto esercitazioni, ieri sono stato a Bachèisaraj e ho avuto la lettera e il pezzo da Panaev. Mi ha lusingato che sia stato letto all'imperatore. Il mio servizio in Russia comincia a imbestialirmi, come già nel Caucaso.
16 giugno Ho lavorato tutto il giorno e, sebbene la salute peggiori, sono soddisfatto della mia giornata e non ho nulla da rimproverarmi. Urrà. Ho finito Ricordi di un junker, non è chiaro e non va bene, ma posso mandarlo.
17 giugno Mi sono alzato tardi, la salute non va bene, ho lavorato a Ricordi di un junker.
26 giugno Ho terminato Notte di primavera. Non mi sembra più così buono come prima. Non ho niente da rimproverarmi.
5 luglio Comincio a impigrirmi molto. Solo ora arriva per me il tempo delle vere tentazioni della vanità. Avrei potuto guadagnare molto nella vita se fossi stato disposto a scrivere non secondo convinzione.
6 luglio Spero che oggi sia l'ultimo giorno di ozio in cui ho trascorso l'intera settimana. Oggi ho letto tutto il giorno un assurdo romanzo di Balzac, e solo ora ho preso la penna in mano. Pensieri: scrivere il diario di un ufficiale a Sebastopoli: vari aspetti, fasi e momenti della vita militare. Pubblicarlo in qualche giornale. Penso che mi fermerò su quest'idea, sebbene il mio lavoro principale sia Adolescenza e Giovinezza ma questo dev'essere per i denari, per la pratica dello stile e per variare. Rimproveri: 1) pigrizia; 2) irritabilità.
8 luglio La salute va molto male e non riesco a lavorare. Non ho fatto assolutamente nulla. Devo procurarmi denari 1) per pagare i debiti; 2) per riscattare la proprietà e avere la possibilità di liberare i contadini.
12 luglio In tutto il giorno non ho scritto niente, ho letto Balzac. In serata ho perso otto rubli a eralaš. 1) Pigrizia; 2) pigrizia; 3) pigrizia, irritabilità due volte in tutto quattro. Domani dal mattino mi rimetterò a Adolescenza.
17 luglio La salute peggiora. Non ho fatto nulla. Tre regole: 1) essere quel che sei a) per la capacità: letterato; b) per nascita: aristocratico; 2) non parlare mai male di nessuno; 3) accurato nel denaro.
19 e 20 luglio Oggi ho avuto una lettera da Panaev, sono soddisfatti dei Ricordi di un junker e li pubblicheranno nel n. 8.
24 e 25 luglio Ieri ho cominciato a riscrivere Adolescenza, ma con pigrizia. Ho scritto solo mezzo foglio e oggi tutto il giorno ho fatto solitari.
Agosto Oggi, parlando con Stolypin della servitù in Russia, mi è venuta ancora più chiara di prima l'idea di scrivere le quattro epoche della storia di un proprietario russo, e io stesso ne sarò l'eroe a Chabarovka. L'idea principale del romanzo dev'essere l'incompatibilità di una vita giusta di un proprietario colto del nostro tempo in rapporto alla servitù. Devono essere smascherate tutte le miserie di essa e indicati i mezzi per correggerla.
25 agosto Ho guardato ora il cielo. Notte meravigliosa. Dio, abbi pietà di me. Sono malvagio. Fammi essere buono e felice. Signore, abbi pietà di me. Stelle in cielo. A Sebastopoli bombardano, al campo fanno musica. Non ho fatto nulla di buono, al contrario, ho vinto a Korsakov. Sono stato a Simferopoli.
2 settembre Non ho scritto il diario per una settimana. Ho perso millecinquecento rubli puliti. Sebastopoli è stata presa, e io ero lì proprio il giorno del mio compleanno. Oggi ho lavorato bene alla descrizione. Devo a Rozen trecento rubli e gli ho mentito.
17 settembre Ieri ho avuto la notizia che Notte è stata sfigurata e pubblicata. Sembra che gli azzurri mi tengano molto d'occhio. Per i miei articoli. Ma vorrei che ci fossero sempre in Russia scrittori così di princìpi; io non posso assolutamente essere dolciastro, e neanche scrivere travasando vuoto nel vuoto, senza pensieri e, principalmente, senza scopo. Nonostante il primo momento di rabbia, quando ho promesso di non prendere più la penna in mano, la letteratura resta lo stesso l'unica principale e prevalente inclinazione e occupazione. Il mio obiettivo è la gloria letteraria. Il bene che posso fare con le mie opere. Domani andrò a Koroles e chiederò il congedo; la mattina scriverò Adolescenza.
23 settembre Ho scritto una lettera alla zia Pelageja Ilinièna, l'ho consigliata e ho promesso un aiuto ai greci, che darò. Ho fatto il piano di Sebastopoli nel mese di agosto. Non ho scritto Adolescenza, non mi sono occupato della gente e non ho fatto i conti.
10 ottobre Mi trovo da tempo in uno stato pigro-apatico-scontento-senza via d'uscita. Ho vinto ancora centotrenta rubli a carte. Ho comprato un cavallo e le briglie per centocinquanta rubli. Che sciocchezza! La mia carriera è la letteratura: scrivere e scrivere! Da domani lavorerò tutta la vita o lascerò perdere tutto, regole, religione, convenienze: tutto.
21 novembre Sono a Pietroburgo da Turgenev. Ho perso, prima di partire, duemilaottocento rubli, e seicento li ho scaricati con grande fatica sui miei debitori. Ho preso in campagna ottocentosettantacinque rubli. Devo assolutamente comportarmi bene qui. Per questo è importante 1) trattare con cautela e franchezza la gente che può nuocermi; 2) calcolare bene le spese; 3) lavorare. Domani scriverò Adolescenza e un pezzo del diario.
1856
9,10 gennaio dell'anno 1856 Sono a Orël. Mio fratello Dmitrij è prossimo a morire. Come sono andati in cenere i pensieri cattivi che mi venivano, un tempo, a suo proposito. Lo curano Maša e T. A. Valerjan di nuovo non mi piace. Sento un terribile peso. Non riesco a far niente, ma ho in mente un dramma.
2 febbraio Sono a Pietroburgo. Mio fratello Dmitrij è morto. L'ho saputo oggi.
5 febbraio Grazie a Dio è il secondo giorno che mi comporto bene. Scena dell'ubriaco. Uscendo sulla prospettiva Voznesenskij ho notato una folla. Due signori in caffettano stavano trascinando un vecchietto ubriaco, senza cappello, in finanziera; e cercavano di farlo salire su una carrozza, ma il cocchiere ha chiesto il pagamento anticipato e non alzava la coperta. I signori in caffettano erano molto divertiti. Sulla prospettiva è apparso un poliziotto coi guanti scamosciati; camminava aggiustandosi i guanti. Il vecchietto si è tutto rimpicciolito. I signori si sono allontanati dal cocchiere e hanno portato il vecchietto sul marciapiede. Poliziotto: Che c'è? che succede qui? e lunga storia che il poliziotto non ascolta. Prendetelo. Lo prendono. Il poliziotto, aggiustandosi i guanti, li segue come se passeggiasse sul marciapiede, poi, dopo essersi avvicinato al vecchietto, lo colpisce nella schiena con un enorme pugno, poi di nuovo si aggiusta i guanti e lo colpisce ancora, una, due volte, sempre aggiustandosi i guanti. Il pubblico comincia a dileguarsi.
7 febbraio Ho litigato con Turgenev.
12 marzo 1856 Non ho annotato nulla da tempo e già da circa tre settimane mi sento annebbiato. Inoltre non sto bene. Il piano della commedia mi tormenta. Con Turgenev sembra che ci siamo separati definitivamente. È venuta la Sazonova e mi ha suscitato un inesprimibile disgusto. Ho in mente Padre e figlio.
21 marzo Ieri l'altro ho letto per caso la lettera di Longinov e gli ho mandato la sfida. Che sarà, lo sa Dio, ma sono fermo e deciso. Ho stabilito di partire per la campagna, di ammogliarmi al più presto e di non scrivere più sotto il mio vero nome.
19 aprile Ho finito anche le correzioni di Padre e figlio, che ho chiamato, su consiglio di Nekrasov, I due ussari: meglio. Ho riordinato le mie carte e voglio cominciare un lavoro serio Sulle punizioni militari.
22 aprile Non scrivo nulla. La mia posizione nei confronti dei servi della gleba mi angoscia fortemente. Sento la necessità di studiare, studiare e studiare.
23 aprile La mattina sono stato da Medem. Ho pranzato da Bludov. La sera da Kavelin. È un'intelligenza e una natura affascinante. La questione dei servi della gleba si va chiarendo. Sono tornato a casa allegro, speranzoso e felice. Andrò in campagna con un progetto già pronto e scritto.
24 aprile Ho buttato giù la tesi del progetto. Ho ascoltato un bel progetto di Kavelin. Sono stato da Kutler e ho conosciuto una bella ragazza, sua belle-soeur.
25 aprile La mattina è venuto Gorbunov. È piacevole per il mio amor proprio vedere il suo miglioramento. Siamo andati da Miljutin che mi ha spiegato molte cose e mi ha dato il suo progetto sulla servitù della gleba. Ho scritto per me il piano del progetto e della relazione. Sono stato da Turgenev con piacere .
5 maggio C'è stato un pranzo di Turgenev, nel quale io, offeso stupidamente da una poesia di Nekrasov, ho detto a tutti cose spiacevoli. Turgenev se n'è andato. Mi sento triste, tanto più che non scrivo niente.
8 maggio Ieri ho saputo che dovrò aspettare ancora molto il mio congedo. Ho pranzato da Bludov. Mi annoio. Sono andato sull'isola con Ševic. Piacevole. La sera sono stato da Obolenskij con Aksakov, Kireevskij e altri slavofili. È evidente che essi cercano un nemico che non c'è. La loro opinione è troppo ristretta e tocca così poco sul vivo, che non trova opposizione. Non serve a niente. Lo scopo loro, come di ogni associazione di intellettuali dedita a riunioni e polemiche, è molto cambiato, si è allargato, e alla base di esso ci sono verità serie, come la vita familiare, l'obšcina, l'ortodossia. Ma la rabbia con cui le enunciano fa pensare che si aspettino sempre di essere contraddetti. Sarebbe più conveniente per loro calma e Würde. Particolarmente per quanto riguarda l'ortodossia, in primo luogo perché, pur riconoscendo la giustezza della loro opinione sull'importanza di questo elemento nella vita popolare, non si può non avvertire, da un punto di vista superiore, che la esprimono in modo distorto e storicamente inconsistente, e in secondo luogo perché la censura chiude la bocca ai loro avversari.
12 maggio. Pietroburgo Ho pranzato da Nekrasov. Fet è un tesoro e un grande talento. Sono stato allegro. La sera sono stato dai Tolstoj, ho letto gli Ussari. C'era la Malcova, una donna simpatica e, chissà perché, terribilmente buffa: una certa ingenuità da trentacinquenne, genuina, boccoli e rughe da vecchietta. Tornato a casa, ho trovato un biglietto di Vaska e Apološki e ne ho gioito terribilmente, come un innamorato. Ho visto tutto rosa. Sì, il mezzo migliore per una vera felicità nella vita è questo: senza nessuna regola emettere da sé, in tutte le direzioni, come un ragno, la ragnatela prensile dell'amore, e prendere in essa tutto ciò che capita a tiro, e la vecchietta, e il bambino, e la donna, e il poliziotto.
13 maggio Mi sono alzato alle 9. Sono andato a far ginnastica. Senza amici mi annoio. Ho letto «La rassegna marittima». Avrei schiaffeggiato con piacere Pogodin. Bassa adulazione condita di slavofilismo. Un nuovo scherzetto. Tutti i festeggiamenti moscoviti: che roba non russa. Nonostante ciò scriverò il progetto. Ho pranzato da Kokorev. Šci, varenec, champagne, ospitalità alla maniera russa. Inciviltà, mancanza di gusto, tenebre.
Sono passato da M.G. Niente, niente, silenzio. I Turgenev non erano in casa. Ho passato di nuovo la serata dalla Tolstaja.
17 maggio La mattina sono venuti Gorbunov e Dolgorukov, Prac e Kolbasin II, a quest'ultimo ho dato il dieci per cento della pubblicazione di Infanzia e di Adolescenza. Alle 12 sono partito, il viaggio è stato noioso. Prima con A. Lanskij, poi con un diplomatico austriaco. Ho letto Un uomo superfluo. Terribilmente dolciastro, civettuolo, intelligente e brillante.
18 maggio. Mosca Sono arrivato alle 10 direttamente dai Perfilev. Due bambolotti grassottelli. Vasenka è veramente bello. Sono stato a pranzo dai vecchi Perfilev: Varenka non c’era, ma non mi sono annoiato. È venuto un certo giocatore, pieno di bile, con Vladimir al collo e una moglie graziosa, nata contessa Panina. Un tipo banale e intrufolato nel mondo letterario, ma che vedevo per la prima volta. Dopo pranzo sono stato a Kuncevo. Ho trovato la dacia vuota, molto graziosa: libri, sigari, un bicchiere d'acqua appannato dal ghiaccio che si era sciolto dentro. Per primo ho incontrato nel giardino Družinin, poi Botkin, in serata è venuto Grigorev e abbiamo chiacchierato fino a mezzanotte molto piacevolmente. Alcuni dicono che gli Ussari sono criticati, altri che sono lodati, per lo più da letterati.
21 maggio In mattinata sono venuti i Kalosin e gli Zagoskin. Ho pranzato da Aksakov. Ho conosciuto Chomjakov. Un uomo spiritoso. Ho discusso con Konstantin delle conferenze rurali, che egli considera impossibili.
22 maggio Ho pranzato dalla Djakova. Non ho riconosciuto Aleksandrine Obolenskaja, tanto è cambiata. Non mi aspettavo di vederla, e il sentimento che ha suscitato in me è stato molto forte. Da lì sono andato dagli Aksakov, ho ascoltato la quarta parte, buona, ma hanno lodato il vecchio esageratamente. Sono tornato dai Djakov, ho ballato un poco e me ne sono andato in compagnia di Aleksandr Suchotin, che è terribilmente innamorato.
Anche ora mi fa male pensare alla felicità che avrebbe potuto essere mia e che invece è toccata a un'ottima persona come Andrej Obolenskij. Ho detto a Suchotin il mio sentimento, e lui l'ha capito bene, tanto più che, sembra, lo condivide.
28 maggio In viaggio. M.lle Vergani è la despota più prepotente che abbia mai visto, come sempre succede alle non russe. Sono passato da Sudakovo, la vita è bella lì. A Jasnaja atmosfera triste, dolce, ma non secondo il mio spirito. Comunque, misurandomi con i miei precedenti ricordi di Jasnaja, sento quanto sono cambiato in senso liberale. Anche Tatjana Aleksandrovna mi è sgradevole. Neanche in cento anni riuscirei a ficcarle in testa l'ingiustizia della servitù della gleba. Per strada ho composto dei versi mi sembrano cattivi. Oggi organizzo una riunione e parlo. Sarà quel che Dio vorrà.
Sono stato alla riunione. Le cose vanno bene. I contadini capiscono con gioia. E vedono in me un affarista, perciò mi credono. Io, per fortuna, non ho detto troppe bugie e ho parlato con chiarezza. Ho cenato e ho chiacchierato con la zietta. Ho scritto circa cinque pagine del Diario di un proprietario. L'una passata, vado a dormire.
31 maggio Verso le 5 del mattino sono andato a cavallo da Turgenev. Sono arrivato alle 7. Non era in casa. Ho chiacchierato con Porfirij e ho scritto nel libro degli ospiti. La sua casa mi ha mostrato le sue radici e spiegato molte cose, perciò mi ha riconciliato con lui. È arrivato, ho fatto colazione, ho passeggiato, ho chiacchierato con lui molto piacevolmente e sono andato a dormire. Mi hanno svegliato per il pranzo. La famiglia di suo zio è sgradevole. Tedesche pallide, morali, e perciò probabilmente cattive, in quest'atmosfera di proprietari. Parlavano della faccenda dell'assassinio di un contadino da parte del fattore, e a pranzo era presente lo stesso dottore che aveva rilasciato il certificato che il contadino non era stato ucciso. Siamo tornati a casa chiacchierando piacevolmente e così abbiamo seguitato a fare in casa, dove ci sono varie signorine ridarelle. Ho voglia di scrivere La storia del cavallo.
1 giugno Mi sono alzato alle 10. Ho gironzolato coi bambini, poi con Valerjan e con Turgenev, col quale ho fatto il bagno, e poi con Maša. In seguito siamo andati sulla zattera, abbiamo fatto un po' di musica. I rapporti fra Maša e Turgenev mi piacciono. Con lui stiamo bene insieme, ma non so se perché è cambiato lui o io.
3 giugno. Jasnaja Poljana Giorno della Trinità. Sono arrivato verso le 5 e dopo aver attraversato la casa piena dappertutto di cattivo odore, ho provato un enorme sollievo alla finestra sul giardino. Ho letto il Don Giovanni di Puškin. Meraviglioso. Una verità e una forza mai da me immaginate in Puškin. La sera la riunione non ha avuto luogo. Ma ho saputo da Vasilij che i contadini sospettano un imbroglio e pensano che con l'incoronazione saranno tutti liberati, e che io voglio legarli con un contratto. Che questo è un affare, come ha detto.
4 giugno Mi sono alzato alle 5, ho passeggiato, confesso, pieno di pensieri terribilmente erotici. Ho letto i primi versi di Puškin. Poi ho riguardato i miei vecchi quaderni, care sciocchezze confuse. Ho deciso di scrivere il Diario di un proprietario, Il cosacco e una commedia. Per primo comincio Il cosacco. Ho fatto colazione, ho dormito, ho pranzato, ho passeggiato, ho fatto il bagno nella Voronka, ho letto Puškin, e sono andato dai contadini. Non vogliono la liberazione.
7 giugno Ho dormito fino alle 11 e mi sono svegliato fresco. Ho letto Puškin seconda e terza parte; Gli zingari sono bellissimi, come la prima volta; gli altri poemi, salvo Onegin, sono di una terribile vacuità. La sera ho conversato con alcuni contadini, e la loro testardaggine mi ha fatto imbestialire, un sentimento che ho trattenuto a fatica.
9 giugno Mi sono alzato alle 9. La lombaggine va peggio. Leggo con piacere la biografia di Puškin. Nel pomeriggio ho fatto il calcolo delle giornate lavorative: che assurdi rapporti! La metà esatta di tutte le giornate senza le feste contadine fanno 10.500. Per lavorare i campi ne occorrono al massimo 5000. D'estate hanno da lavorare da maggio a ottobre proprio com'è stabilito sulla carta; ma d'inverno i contadini non hanno niente da fare e non possono andarsene. Due uomini forti sono legati da una tagliente catena, fa male a entrambi appena si muovono: quando uno si muove taglia l'altro involontariamente, e a entrambi manca lo spazio per lavorare.
13 giugno Mi sono alzato alle 5, ho pescato un pesce e ho gironzolato. Ho parlato oggi con Agafija Michajlovna, mi ha raccontato di un contadino cieco che nonostante questo lavora, fa girare una macchina. Da domani comincerò a andare da tutti i contadini, uno per uno; m'informerò dei loro bisogni e cercherò di convincerli uno per uno.
Comincio a amare il genere epico leggendario. Proverò a fare una poesia dal canto cosacco.
26 giugno Mi sono alzato verso le 9. Ho ricopiato gli appunti, ho riletto Giovinezza, poi volevo scrivere, ma mi sono fermato qui. Ho fatto ginnastica, ho mangiato di magro in casa e sono andato con Natalija Petrovna dagli Arsenev. Ho incontrato proprio per la strada un loro messo. Tarasov è da loro. Valerija ha il vestito bianco. Molto graziosa. Ho trascorso una delle giornate più piacevoli della mia vita. L'amo seriamente? È capace lei di amare a lungo?
4 luglio Pioggia a dirotto, il viaggio a Mcensk è stato rimandato. Ho mandato da Turgenev. Ho passato la giornata con i bambini e facendo musica.
5 luglio Mi sono alzato presto, ho fatto il bagno. È venuta la ragazza, ma ero in uno stato d'animo felice e l'ho cacciata. Ho giocato coi bambini, ho pranzato e ho fatto un po' di musica. È arrivato Turgenev. È decisamente un uomo freddo, pesante, assurdo, e lo compatisco. Non legherò mai con lui.
7 luglio. Spasskoe Siamo andati da Turgenev e ora siamo qui. Turgenev ha organizzato la propria vita in modo stupido. Non si può organizzare l'insolito. Tutta la sua vita è una finzione di semplicità. E lui mi è decisamente antipatico.
13 luglio. Jasnaja Poljana Mi sono alzato presto. La gola va meglio, ma la schiena continua a farmi male. Sono andato a cavallo attraverso campi d'avena da Baburino a Mjasoedovo. La gente è senza padrone, libera. I servi hanno smesso di lavorare e si sono seduti per terra. Ho parlato a lungo con uno di essi. Frequentano di più l'osteria e hanno spiantato i frutteti. Alcuni vivono peggio, ma tutti dicono che è piacevole essere liberi, stai sdraiato sull'erba quanto vuoi. Voglio andare dagli Arsenev e parlare con la Vergani.
Non ho parlato con la Vergani. Hanno preso in giro Valerija con l'incoronazione, fino alle lagrime. Lei non ne ha nessuna colpa, ma la cosa è stata sgradevole, e per parecchio tempo non ci tornerò. O forse questo è perché lei mi ha mostrato troppo la sua amicizia. Fa paura il matrimonio, ma è vile scherzarci sopra. Per sposarsi, bisogna cambiare molte cose; e io devo ancora lavorare su di me. Sono tornato tardi.
25 luglio Mi sono alzato alle 12. Ho letto Le anime morte con godimento. Molti pensieri, ma non ho scritto niente. Il tempo è bello. Durante il pranzo, litigando, ho stuzzicato e irritato Maša; ma poi abbiamo parlato con piacere. Dopo pranzo sono andato con Natalija Petrovna da Valerija. Per la prima volta l'ho trovata svestita, come dice Serëža. È dieci volte meglio, e, soprattutto, naturale. Si accomodava i capelli dietro le orecchie, sapendo che questo mi piace. Ogni tanto si stizziva con me. Sembra che sia una natura che ama in modo attivo. Ho trascorso la serata felicemente.
27 luglio Ho scritto un po' di Giovinezza e con grande piacere. Penso proprio che, con la mia abitudine di ripensare alle cose, dovrei abituarmi a scrivere di getto. Durante il pranzo ho litigato biliosamente con Maša. La zietta è intervenuta in sua difesa. Ha detto che Turgenev dice che con me non si può discutere. Forse ho un brutto carattere? Bisogna trattenersi: la causa di tutto è l'orgoglio, ha detto bene Valerija.
22 agosto Ho finito la brutta copia di Giovinezza, la prima metà, e ho pensato Campo lontano, la cui idea mi entusiasma. Il silenzio di Valerija mi addolora. Oggi ho inseguito con i cani una lepre che avevo stanato battendo.
24 settembre La salute migliora sempre. È venuta M.lle Vergani. A sentire come lei la descrive, Valerija mi è antipatica. Ho finito Giovinezza, male, e l'ho spedita.
29 settembre. Sudakovo Mi sono svegliato alle 9 arrabbiato. Valerija non è dotata né per la vita pratica né per quella intellettuale. Le ho detto solo la parte spiacevole di quel che volevo dire, e perciò questo non ha agito su di lei. Io mi sono arrabbiato. Abbiamo portato il discorso su Mortier, e è venuto fuori che lei è innamorata di lui. Strano, ma questo mi ha offeso, ho provato vergogna per lei e per me, ma per la prima volta ho provato qualcosa di simile a un sentimento nei suoi confronti. Ho letto il Werther. Meraviglioso. La zietta non mi ha mandato a prendere e ho pernottato ancora qui.
1 ottobre Mi sono svegliato di malumore. Verso l'una ha cominciato a farmi di nuovo male il fianco senza un causa apparente. Non ho fatto niente ma, grazie a Dio, ho pensato meno a Valerija. Non sono innamorato, ma questo legame avrà per sempre un grande posto nella mia vita. Forse io non conosco ancora l'amore, ma, a giudicare dal piccolo inizio di esso che sento ora, lo sperimenterò con forza paurosa, e voglia Iddio che non sia per Valerija. Essa è terribilmente vuota, senza princìpi e fredda come il ghiaccio, e perciò è continuamente attratta da qualcuno.
8 ottobre Sono andato dagli Arsenev. Non riesco a trattenermi dal punzecchiare Valerija. Questo non è più un sentimento, ma un'abitudine. Lei per me è solo un ricordo sgradevole.
11 ottobre. Lapotkovo Mi sono svegliato verso le 9 e sono andato a caccia. Sono arrivato alle 5 di sera a Lapotkovo dopo averne presa una.
Ho letto tutto questo diario. Straordinariamente piacevole.
14 ottobre. Pokrovskoe Porfirij per due ore mi ha parlato male con rapimento di Nikolaj Nikolaeviè Turgenev. Ma la colpa di tutto è di Turgenev. Nessun impegno artistico esime dalla partecipazione alla vita sociale. Che cos'è meglio, vedendo uno accoltellato? allontanarsene con disgusto o cercare di dargli qualche aiuto?
Non ho fatto niente tutto il giorno, ieri ho ricevuto una lettera da Ivan Turgenev che non mi è piaciuta. La sera è arrivato Valerjan. Non ho voglia di andare a Mosca. Ho letto Il circolo Pickwick e per strada Molière.
24 ottobre. Jasnaja Poljana. È venuta Valerija, imbarazzata ma contenta. Ho sentito gioia e vergogna. Sono andato via. A casa ho fatto la pace con la zietta.
Sono andato al ballo. Valerija era bellissima. Sono quasi innamorato di lei.
27 ottobre Di mattina sono stato male, ho passeggiato, non riesco a scrivere niente. È venuta Valerija. Non mi è sembrata più così bella, ma è una cara, cara ragazza, mi ha detto francamente e onestamente che è pentita dopo la storia di Mortier. Io le ho fatto vedere questo diario, il giorno 25 finiva con la frase: io l'amo. Lei ha strappato il foglio.
28 ottobre Sono arrivato coi cani da Gimbut, ho pranzato da lui, la mattina ho scritto una lettera a Daragan e a Arsenev, e sono andato da Valerija. Lei aveva, per me, un'orribile pettinatura e un mantello rosso. Mi sono sentito male, vergognoso, e ho trascorso la giornata tristemente, la conversazione non si avviava. Però, del tutto senza volerlo, sono diventato una specie di fidanzato. Questo mi irrita. Sono passato da Serëža. Ho letto da loro il Faust di Turgenev. Bello.
1 novembre. Mosca In viaggio ho pensato solo a Valerija, non mi sento bene, sono arrivato a Mosca di notte e mi sono fermato da Ševaldyšev.
7 novembre. Pietroburgo Sono arrivato a Pietroburgo, sono stato da Konstantinov, è caro, il grande principe sa della canzone. Sono andato a spiegarrni col valoroso Ekimach, ginnastica, ho pranzato in casa, la sera con Družinin e Annenkov, un po' difficile col primo.
8 novembre In mattinata ho scritto una lettera cattiva a Valerija, ma non l'ho spedita, l'altra sì. Sono stato da Družinin e Panaev, la redazione del «Contemporaneo» è antipatica. Ginnastica.
11 novembre In mattinata ho traslocato nel nuovo appartamento, ho letto robaccia, ho avuto una proposta lusinghiera per il servizio, ma l'ho accantonata. Mi hanno lasciato senza stivali, mi sono arrabbiato. Ho scritto una brevissima lettera a Valerija, la penso molto.
13 novembre Mi sono alzato verso le 11, ho scritto il secondo quadro della commedia; a ginnastica c'era un bambino-aristocratico; verso le 4 del pomeriggio da Družinin, c'erano Gonèarov, Annenkov, tutti antipatici, in particolare Družinin; antipatici perché io vorrei amare, vorrei amicizia, e loro non ne sono capaci. Ho letto Il romanzo di un proprietario russo ricopiato, può venirne fuori una cosa buona. Ho dettato per un po' Il degradato e ho finito di scrivere la lettera a Valerija: molto fredda.
14 novembre Da Panaev: mi sono annoiato. Sono molto sensibile alle lodi e alle critiche. A ginnastica allegro. Domani scrivere a Nekrasov e dire il prezzo di Giovinezza, e proporla a Davydov.
15 novembre Non ho fatto nulla di quanto avevo programmato. La mattina mi sono alzato e ho corretto Il degradato, ho riletto l'Enrico IV e mi sono arrabbiato col «Contemporaneo». Ginnastica. Nella storia col «Contemporaneo» ho espresso in parte la mia opinione. Ho letto Il degradato, l'hanno accolto freddamente. Le riunioni di letterati e intellettuali sono noiose, senza donne non riescono.
22 novembre Mi sono alzato alle 11. Volevo scrivere, ma non andava. Ginnastica. Ho pranzato da Panaev. Poi sono stato da Kraevskij fino a sera. Gl'intrighi letterari mi ripugnano a tal punto, che nessun'altra cosa mi è mai stata così disgustosa. Ho scritto una lettera a Valerija. Ho pensato molto a lei. Forse perché non ho visto donne in questo periodo.
3 dicembre Non scrivo nulla; ho letto Mérimée: bene. Ho in mente una commedia. Ginnastica; bene, il braccio non mi duole più. Siamo stati da Ševiè, noioso, ho giocato.
5 dicembre La mattina ho letto Una storia comune, che ho mandato a Valerija. Ho scritto a Serëža e alla zietta. Ho corretto Il degradato, ginnastica.
7 dicembre Mi sono alzato tardi, ho scritto una lettera a Valerija, ginnastica, ho pranzato a casa, ho letto La fidanzata povera, è proprio debole. Sono stato al circo, ho cenato da Dusset, non so perché. Ho letto il secondo articolo di Družinin. La sua debolezza è questa: che non gli viene mai il dubbio se per caso non siano tutte sciocchezze.
17 dicembre Mi sono alzato alle 11, ho cominciato a correggere il terzo quaderno, hanno portato le bozze tutte pasticciate dalla censura ecclesiastica. Sono andato a ginnastica, ero di ottimo umore. Sono caduto. Dopo, da Turgenev. Lear è bellissimo. Con Olga Aleksandrovna continuo a sentirmi a disagio, colpa di Vaneèka. Domani devo andare da Ioannij e scrivere a Nikolenka, alla zietta e a Valerija.
18 dicembre Mi hanno svegliato alle 11. Sono andato da padre Ioannij: una carogna.
27 dicembre Ginnastica. Ho pranzato da Botkin, c'erano ospiti e Feofil Tolstoj. Al teatro francese, serata da Bezobrazov, c'era la graziosa Saltykova.
28 dicembre Mi sono alzato tardi. Ho continuato a pensare alla commedia. Sciocchezza. Ginnastica. Ho ricevuto il documento. Ho pranzato da Ševiè. Bludov è una carogna. Vjazemskij ha vietato l'ultimo capitolo.
29 dicembre Mi sono alzato tardi, ho ricevuto una lunga lettera da Valerija che mi ha fatto dispiacere. Ginnastica. Arrabbiato in casa. Ho pranzato da Botkin. L'assurdità e l'ignoranza della censura terribili.
DIARIO DI UN PROPRIETARIO
28 maggio Alle 8 di sera ho chiamato da me lo starosta Vasilij, giovane e bel contadino di una famiglia di ricchi postiglioni, che porta una casacca blu, parla fiorito mescolando espressioni signorili al linguaggio contadino, e Osip Naumov, marito della mia nutrice, ex starosta, noto come medicone, bravo coltivatore e apicoltore. Osip Naumov ha sessant'anni, ma ne dimostra non più di quaranta. Tarchiato, molto biondo, gli occhi sempre ridenti. È intelligente, loquace, e orgoglioso di conoscere l'orologio solare e di capire le carte topografiche, il che non gl'impedisce di essere pienamente popolo, nella vita, nei discorsi, nel modo di fare. Ho detto loro che ho intenzione di mettere tutti i contadini a obrok e ho convocato una riunione per sapere se la gente del villaggio è d'accordo di passare all'obrok a queste due condizioni: 1) che le terre dei contadini siano picchettate tutte da una parte, 2) che io tratti non con ogni singolo contadino, ma con la comunità; inoltre che la comunità s'impegni a fornire, a una paga stabilita, il numero di lavoratori occorrente per coprire i contributi mancanti.
Vasilij ha detto che la picchettatura della terra è troppo difficoltosa, e io ho risposto che le difficoltà non mi fermeranno. Osip ha detto che è impossibile trattare con la comunità, perché ci saranno sempre troppi fannulloni. Non mi aveva capito. Quando mi sono spiegato meglio, è zittito. Sono passato alla riunione. Buon giorno (non sapevo se dire ragazzi o amici o gente e ho borbottato qualcosa), ho detto, e ho chiesto se c'erano lamentele e se erano contenti dei capi. Tutti tacevano, io guardavo Matvej Egorov, un ricco postiglione. «Così, siete soddisfatti», ho ripetuto. «Be'.... ha detto qualcuno. «Allora, siete soddisfatti», ho ripetuto ancora, dopo un lungo silenzio, e sono passato a spiegare la mia proposta. Quando ho detto che darò ancora mezza desjatina a testa, due si sono inchinati in segno di ringraziamento. Io ho detto che non si trattava di ringraziare (loro si son tirati subito su), ma di rispondermi a due questioni. Quando ho spiegato come intendo i miei rapporti con la comunità, molti hanno espresso approvazione. Quando ho parlato di fare la nuova picchettatura, Vasilij ha spiegato che proprio la terra di là, venticinque desjatine, andrà al campo contadino. Io non ho capito niente e gliel'ho detto, ma uno dei contadini ha capito che si trattava della terra padronale inclusa nell'appezzamento contadino, che sarà divisa a un quarto di desjatina a testa.
Dopo aver lasciato a loro di decidere, me ne sono andato a casa. Circa un'ora e mezzo dopo sono venuti Vasilij e Osip; e Vasilij ha detto che per quanto riguarda la comunità sono d'accordo che io stabilisca una somma per tutti, e che dica che terra darò loro ancora, in modo che sappiano quanto mi dovrebbero pagare. Il principio comunitario non li aveva meravigliati, e essi lo avevano ulteriormente sviluppato. Per quanto riguardava il picchettaggio della terra, hanno detto che non erano d'accordo, supponendo che tutta la terra contadina venisse ridistribuita fra loro e me. Inoltre Osip ha aggiunto che se io gli prendo la terra dietro la collina di S., loro restano senza pane. I contadini, evidentemente, sospettavano in me l'idea di derubarli. Quando ho spiegato che non ci sarà un nuovo picchettamento delle terre, salvo un eventuale concentramento da una sola parte di tutte le terre mie, essi si sono dichiarati d'accordo. Contemporaneamente mostravo sulla carta che cosa intendevo. Osip cercava non tanto di capire quel che dicevo, quanto di punzecchiare Vasilij per la sua ignoranza della carta. Del prezzo ho detto che prima di fissarlo voglio definire tutte le condizioni, e allora essi stessi diranno che cosa possono dare. Io sono il venditore, loro i compratori. Questo è piaciuto a Osip. Gli ho detto ancora di dire alla gente che definiscano un giusto prezzo del lavoro, spiegando (molto male) la necessità di non alzare i prezzi, dato che non potrei accettare lavoro a prezzo alto in pagamento dell'obrok, e ho ordinato allo starosta di trattare con tutti i proprietari delle terre che dovrebbero essere picchettate, circa le loro richieste.
Se ne sono andati, e io mi sono mosso e nel buio mi sono avvicinato al recinto da dove potevo sentire i loro discorsi. Parlavano tutti insieme: la spiegazione del nuovo picchettaggio era piaciuta. Le terre già concimate rappresentavano una difficoltà; uno diceva che se a qualcuno fosse stata tolta la terra che aveva concimato avrebbero potuto concimargliela tutti insieme, e tutti si sono dichiarati d'accordo. È risultato che tutti possedevano terre da picchettare, e tutti si sono dichiarati d'accordo. Per quanto riguardava i prezzi di massima, quasi all'unanimità hanno indicato prezzi molto moderati: aratura, un rublo d'argento, falciatura, cinquanta copeche d'argento eccetera. La ragione di ciò, di non chiedere di più, era che se avessero indicato un prezzo alto, sarebbero stati chiamati a lavorare degli estranei, e i nostri avrebbero dovuto abbassare le pretese. Come mi hanno dato lezione!
Mi sono avvicinato a loro; si sono levati il cappello e hanno taciuto. Si son messi a parlare solo lo starosta, Osip, Rezun e un senza casa, bravo falegname, buon parlatore, di circa sessant'anni, ma quaranta di aspetto, asciutto, col naso a punta e la barba. Ho detto che si rimettessero i cappelli, osservando che coi cappelli se n'era andata anche la voce. Loro hanno riso amichevolmente: lo scopo della riunione è parso giusto. Rezun ha proposto che fosse assegnata terra anche ai ragazzi. Osip ha alzato le spalle con impazienza e si è voltato. Io ho detto che assegno solo le terre che sono già in possesso. Hanno capito che Rezun proponeva un affare poco pulito.
Ho chiesto che mi dicessero quanto volevano per la fienagione in ogni singolo appezzamento, in modo che andasse bene per me e per la comunità. Rezun ha detto di dare a loro la metà. Ho risposto che lui giudica troppo in fretta, che ci ripensi: il prezzo dell'obrok dipenderà dalla quantità di terra che avranno. Hanno taciuto: rumori di approvazione. Li ho salutati e sono andato via; se ne sono andati anche loro, parlando a alta voce. Domani daranno la risposta sulla fienagione.
29 maggio Alle 9 mi hanno detto che la gente si era riunita. Sono andato da loro e ho posto di nuovo la questione della fienagione. In generale si avvertiva una certa mancanza di vivacità, uno stato d'animo diverso da quello della sera prima. A proposito della fienagione mi hanno detto che hanno troppo poco fieno e vorrebbero averne di più: la collina di Arkovskij eccetera. Sono andato con Osip a vedere sulla carta. Lui mi ha spiegato, indicando col dito con importanza. Abbiamo deciso che io darò tutti i prati da fieno esclusi alcuni. Uscito dall'ufficio, sono andato di nuovo da loro, e ho posto la questione se volevano prendere o no la terra con contratto libero, e che prezzo indicavano. Osip ha detto: sui venti rubli, come se non capisse che proponeva un terzo del prezzo vero. Sono andato di nuovo nell'ufficio, dicendo che si consigliassero fra loro. A tu per tu ho detto a Vasilij il prezzo a cui intendevo darla. Lui non l'ha trovato alto. Gli ho esposto anche la mia idea di associare i servi domestici alla comunità. Egli ha capito che i contadini assumeranno lavoranti dai servi domestici. Ho informato Osip anche della mia idea sui servi domestici, e gli è piaciuta. D'improvviso Osip ha detto che essi non sono d'accordo sui prati da fieno, non sapendo il prezzo. Sono andato da loro e ho spiegato a tutti la questione dei servi domestici, rivolgendomi in particolare a Rezun. Egli ha detto che in generale non sono più d'accordo che la comunità risponda per tutti. Siamo agli opposti. Loro hanno detto che della baršèina sono contenti, che vivono bene: basta che io aggiunga prati da fieno e terra da arare. Ho chiesto di nuovo come fanno a non essere d'accordo non sapendo il prezzo. Hanno chiesto che gli dicessi il prezzo. L'ho detto. Silenzio. Rezun ha detto: non si può. Una voce sprezzante, col desiderio di ferirmi, mi è sembrato: con l'obrok ci volete rovinare tutti. Molte voci, tutte da contadini poveri e senza casa: perché la comunità deve rispondere per quelli che non hanno niente e pagare un obrok e mezzo? Ho cercato di dimostrare che, rispetto alla baršèina, guadagneranno col solo lavoro bracciantile una volta e mezzo di più. Hanno taciuto. Ho proposto loro di consigliarsi e me ne sono andato. Ho chiamato lo starosta pregandolo di convincerli. Egli l'ha promesso come cosa molto facile per lui. Sono andato di nuovo da loro. Parlavano già di quanto pagare ai vecchi senza terra. Hanno chiesto che aggiungessi terra per i ragazzi e che riducessi i prezzi, ho stabilito che si facessero riunioni ogni giorno per cinque giorni, e che mi dessero risposta il giorno della Trinità.
3 giugno. Giorno della Trinità La riunione non c'è stata perché io l'avevo indetta senza ordinarlo allo starosta, ma solo avvertendo i contadini. Vasilij, però, mi aveva detto la mattina che i contadini erano decisamente non d'accordo, che Osip aveva affermato che non avrebbero pagato neanche dieci rubli, e che solo Rezun era d'accordo. La sera a Grumant ho incontrato nel bosco Kirill, fratello di Anisim, e gli ho parlato; lui ha detto che quest'anno è difficile per la moria dei cavalli, e perciò l'obrok è impossibile. Poi sono passato da Osip: col sorriso trattenuto di un uomo intelligente che capisce che lo vogliono imbrogliare, ma che non si farà mettere di mezzo, ha detto che bisognerebbe pagare centocinquanta rubli per ogni povero, che l'obrok è troppo alto e che lo starosta è un cane.
Ho incontrato Rezun, ha detto che non capisce l'opposizione degli altri, che lui è d'accordo e che bisogna parlare ancora. Poi sono andato da Danilo (un contadino ricco con famiglia, figlio di postiglioni, magro, pallido, non servile, buono e molto intelligente). Quando ho cominciato a parlare dell'obrok, mi si è avvicinato con la faccia che esprimeva vergogna per me, che fingo e mento. Si è disimpegnato con chiacchiere generiche, dicendo che sotto di me si sta bene, che al tempo di mio padre l'obrok non c'era. Verso le 10 sono andato in giro con Vasilij e gli ho esposto tutto il mio piano. Vasilij ha capito, non si è meravigliato, e ha detto che lui spiegherà davanti a me, come davanti a Dio, ciò che pensano: che io voglio fare un affare, impegnarli ora, perché so che all'incoronazione la libertà sarà data a tutti, e proprio per questo non sono d'accordo. Loro non sanno che ho intenzione di passarli a obrok in autunno. Ma sarà difficile convincerli che non li sto imbrogliando. Domani esporrò il mio pensiero e passerò a obrok almeno alcuni, se non vogliono con tutta la comunità.
5 giugno Oggi c'è stata la riunione. Quando ho chiesto se vogliono passare a obrok con tutta la comunità sono rimasti a lungo in silenzio; poi hanno cominciato a dire che è caro e che alcuni, forse, passeranno. Hanno detto di non essere d'accordo solo quando ho chiesto: allora non siete d'accordo? Hanno detto che non hanno pane, che dovranno pagare novantadue rubli, che alcuni passeranno. Ho spiegato che tutta la cosa si deciderà solo in autunno. Silenzio... Sono entrato nell'ufficio e ho cominciato a parlare dalla finestra: che lo scopo è che essi si riscattino. Silenzio. Che altrimenti questo non può avvenire prima del riscatto da parte del Consiglio, cioè ventiquattro anni. Jakov, un contadino biondiccio e battagliero, ha detto che nessuno arriverà a quel termine. Rumori di approvazione. Hanno detto che l'obrok è troppo alto e che anche così stanno bene. Ho proposto di passare a obrok quelli che lo vogliono e di costituire con quelli la comunità. Rumori di approvazione; ma quando ho detto che i restanti dovrebbero fare un contratto assieme agli altri, si sono levate voci di malcontento e timore: che può venire una malattia, e che di tutta la comunità rimarrebbero dieci persone. Io ho detto (senza riflettere) che il contratto non si poteva fare altrimenti che con tutti, e poi ho detto invece che si poteva. In generale non sono stato chiaro.
Per primi hanno cominciato a obiettare i poveri, e tra essi Jakov, dicendo che non si può passare a obrok se non tutti. Ho spiegato che ognuno è libero; hanno obiettato che è meglio che tutto rimanga come prima, se no in tempo di carestia non ci sarà nessuno a sfamarli, e anche che una volta usciti dall'obrok io non li avrei ripresi più. Sono ritornati all'obrok. Hanno chiesto la proroga fino all'autunno; quando ho detto che devo abbandonare i miei campi, hanno proposto di affittarli a loro. Ho esposto i punti dell'accordo, tutti hanno espresso insoddisfazione e avevano paura di firmare. Poi ho osservato che se sarà concessa la libertà generale, le condizioni del mio contratto diverranno inoperanti. Si sono ribellati con terrore all'idea della firma. Ho detto che la firma era necessaria per obbligare gli eredi. Hanno risposto che per loro è lo stesso stare sotto Morsoènikov. Persino quelli che erano per l'obrok, hanno taciuto. Hanno cominciato a adulare e mentire ufficialmente. «Voi siete i nostri padri. Noi stiamo bene.»
Rezun ha proposto d'improvviso che dessi loro tutta la terra. Gli ho proposto di darmi la giacca e gli stivali. Hanno riso. Sono tornato sulla firma. Hanno detto con aria offesa che non si può assolutamente, com'è possibile, i padri non l'hanno fatto, anche i figli devono servire: come se io avessi proposto loro d'impegnarsi a profanare una reliquia. Danilo, a cui mi sono rivolto chiedendogli di spiegare il rifiuto (che io attribuivo alla speranza nella libertà senza riscatto), ha giurato e spergiurato, e tutti hanno approvato confermando le sue parole, che non sanno niente. Ha detto che anche i bambini devono servire il signore. Ho detto: ma non staranno meglio? No, ha detto lui, e tutti gli han fatto coro, liberi si sta peggio. E di nuovo hanno cominciato a adulare; evidentemente avevano paura di qualcosa, di che cosa non ho ancora capito. Ho detto che è meglio che parlino ancora fra loro, che vedano se sono d'accordo sul contratto e chi è d'accordo sull'obrok. Una voce dalla folla: nessuno passerà all'obrok, e tutti hanno taciuto in segno di approvazione. Sono andato in giardino e sono tornato dopo cinque minuti. Non c'era più nessuno. Se n'erano andati tutti in silenzio. I falegnami parlavano con lo starosta di traverse. Come se le mie parole di oggi fossero state così sciocche da non meritare alcuna attenzione. Lo starosta, con cui ho parlato più tardi di questo, mi ha detto che quando ha cominciato a parlare con loro, non hanno voluto ascoltarlo e se ne sono andati. Lo starosta, che pende dalla mia parte e come contadino ricco dovrebbe desiderare la libertà, ha spiegato il loro rifiuto col fatto che effettivamente si sta peggio da liberi. Ha confermato questo con esempi. Domani scriverò in brutta l'accordo e lo darò agli uomini.
6 giugno Ho steso il testo dell'accordo e l'ho dato allo starosta, che l'ha approvato, perché lo facesse leggere ai contadini.
Lo starosta mi ha spiegato che loro aspettano effettivamente la libertà per l'incoronazione, e hanno paura che io li imbrogli.
7 giugno Ho detto di riunire i vecchi. Lo starosta ha fatto una scelta molto infelice. Vals, un vecchio malaticcio e depravato. Moroz, un briccone bonario, che mi ha dichiarato di essere sordo. Vladimir, buono ma tonto, Rezun, Osip e Danilo. Lo starosta gli aveva già fatto la lettura, io gliel'ho letto di nuovo. Rezun ha detto di capire, ma quando ho cominciato con le domande: vogliono o no? hanno detto che è meglio com'era prima, che non sono pronti: in una parola, non rispondevano alla domanda. Osip ha detto che lui era un vecchio postiglione: parlate coi giovani. Poi ha detto che ci sarebbero stati troppi capi. Danilo, un brunetto cattivo e imbroglione, che guarda storto gli altri quando parlano, ha detto che sono stupidi e che non capiscono. Che è meglio servire alla vecchia maniera e che non avranno la libertà.
Quando ho attaccato la loro diffidenza e falsità, Rezun, che tra l'altro vuole da me un cavallo, ha detto che avrebbe vuotato il sacco: loro sperano nella libertà, io li voglio legare con l'impegno scritto. Ho letto l'ultimo punto, ho spiegato di nuovo, ho chiesto solo che parlassero apertamente con me. Sono diventati più trattabili e hanno promesso di riflettere. Domenica ho indetto una riunione generale. In questa riunione Rezun ha chiesto di nuovo, promettendo di acconsentire, che aggiungessi delle terre, e tutti hanno approvato.
Brutta copia della lettera al conte Bludov.
Vostra Eccellenza!
Conte Dmitrij Nikolaeviè!
partendo da Pietroburgo mi pare di aver avuto l'onore di comunicarvi lo scopo del mio viaggio in campagna. Volevo risolvere nel mio caso particolare la questione, che mi interessa in generale, della liberazione dei contadini. Prima di partire avevo anche consegnato un promemoria al segretario del ministro degli Affari Interni, dove esponevo le basi sulle quali intendevo fare questo, non del tutto coincidenti con le leggi sui liberi coltivatori e sui contadini obbligati. Il signor ministro mi ha fatto sapere verbalmente, attraverso il suo segretario, che approva il mio progetto e che esaminerà e cercherà di far passare il piano particolareggiato che ho promesso di mandargli dalla campagna.
Arrivato in campagna, ho proposto ai contadini di passare dalla baršèina a un obrok due volte minore che nei villaggi vicini. L'assemblea mi ha risposto che l'obrok è sempre alto e che essi non sono in grado di pagarlo. Ho proposto il lavoro a ore, non erano d'accordo. Ho proposto loro di trasformarsi in contadini obbligati lavorando tre giorni la settimana, con l'aggiunta di terre, in modo che, passati ventiquattro anni, termine di riscatto della proprietà dall'ipoteca, essi avrebbero ricevuto la carta di libertà con la piena proprietà della terra. Con mia meraviglia hanno rifiutato, e ancora, come per prendermi in giro, hanno chiesto perché non gli davo tutte le mie terre. Io non ho perso la speranza e ho continuato ogni giorno per quasi un mese a parlare con loro nelle assemblee e individualmente. Finalmente ho saputo la causa del rifiuto, prima per me incomprensibile. I contadini, con la loro inveterata abitudine alla menzogna, all'inganno e all'ipocrisia, derivante dalla secolare paternalistica amministrazione dei proprietari, dicevano che erano felici con me perché nelle mie parole e nelle mie proposte vedevano solo il desiderio d'ingannarli e di derubarli. E precisamente: essi sono fermamente convinti che con l'incoronazione tutti i servi della gleba saranno liberi, e confusamente immaginano che avranno anche la terra che lavorano, e forse addirittura tutta quella dei proprietari: nella mia proposta essi vedono il desiderio di legarli con un impegno che resterebbe in vigore anche dopo la liberazione.
Vi scrivo tutto questo solo per informarvi di due fatti estremamente importanti e pericolosi: 1) che la convinzione che all'incoronazione seguirà la liberazione generale è saldamente radicata in tutto il popolo, fin nelle località più remote; 2) e, più importante, che la questione della proprietà delle terre signorili abitate dai contadini è assolutamente confusa nel popolo, e è in generale decisa a favore dei contadini, persino con tutte le terre signorili. Noi siamo vostri, ma la terra è nostra. Il dispotismo genera sempre il dispotismo della schiavitù. Il dispotismo del potere monarchico ha generato il dispotismo della folla. Il dispotismo dei proprietari ha generato il dispotismo dei contadini: quando nell'assemblea mi dissero di dar loro tutte le mie terre, e io risposi che sarei rimasto senza camicia, essi ridacchiarono, e non si può condannarli: così non poteva non essere. Colpevole è il governo, che ha fatto di tutto per ignorare questo problema che è il primo fra tutti. Così perde la sua dignità [dignité] e produce quelle interpretazioni dispotiche da parte del popolo che ora hanno messo radici. Inventari: basta che il governo dica a chi appartiene la terra. Non dico che debba senz'altro riconoscere tale proprietà ai proprietari (anche se ciò sarebbe storicamente giusto); ne riconosca pure una parte o la riconosca anche tutta ai contadini. Ora non è tempo di pensare alla giustizia storica o ai vantaggi di classe, bisogna salvare l'edificio dall'incendio che può avvolgerlo da un momento all'altro. Per me è chiaro che la questione si pone ora ai proprietari in questo modo: la vita o la terra. E riconosco che non ho mai capito perché non sia possibile attribuire la proprietà della terra ai proprietari e la libertà senza terra ai contadini. Proletariato! Ma non sta forse peggio ora che il proletario non si vede e muore di fame sulla propria terra che non basta a nutrirlo e che egli non è in grado di lavorare; ma lui non può andare in piazza a gridare e a piangere chiedendo pane e lavoro! Chissà perché da noi ci si rallegra perché è finalmente maturata l'idea che la liberazione senza la terra è impossibile, e che la storia d'Europa ci ha fornito esempi funesti che noi non seguiremo. Il proletariato che ha prodotto la rivoluzione e i Napoleoni non ha detto ancora l'ultima parola e non possiamo considerarlo un fenomeno storico chiuso. (Forse, lo sa Dio, esso è il fondamento su cui rinascerà un mondo di pace e di libertà.) Ma soprattutto, in Europa la questione non poteva venir risolta altrimenti, escludendo la Prussia, dove era matura. Noi invece dobbiamo rattristarci per l'idea diffusa, anche se giusta, che la liberazione sia indispensabile con la terra. Rattristarci, perché con la terra la questione non si risolverà mai. Chi risponderà a queste domande, domande necessarie per risolvere la questione generale: quanta terra per ognuno? quale parte della terra dei proprietari? come compensare il proprietario? quando? e chi lo ricompenserà? Questi sono problemi irrisolvibili, oppure risolvibili con decine di anni di lavoro e di ricerche approfondite in tutta la grande Russia.
Ma il tempo non aspetta, non aspetta perché è già arrivato: politicamente, storicamente, e senza che lo vedessimo venire. Le bellissime e vere parole dette dall'imperatore a Mosca si sono diffuse in tutto lo Stato, in tutti i ceti della popolazione, e sono ricordate da tutti, in primo luogo perché erano parole che non riguardavano una parata o i quadri viventi, ma una questione vicina al cuore di tutti, in secondo luogo perché erano aperte-dirette-vere. È impossibile rinnegarle, proprio perché erano vere, senza buttare nel fango il prestige del trono, e non si può rimandare ancora la loro realizzazione perché l'aspettano uomini che soffrono.
Basta che si spieghi chiaramente, con una legge proclamata e comprensibile, a chi appartiene la terra che si trova in possesso dei servi della gleba; e che tutti siano dichiarati liberi a patto che rimangano per sei mesi nella condizione precedente; e che sia ordinato di stabilire, sotto il controllo di funzionari appositamente nominati, le condizioni su cui basare il rapporto fra contadini e proprietari; e che sia permesso anche il libero trasferimento dalle terre, e definito il suo minimum per governatorati. Non c'è un'altra via d'uscita, e una via d'uscita è necessaria. Se entro sei mesi i servi della gleba non saranno liberi, ci sarà l'incendio. Tutto è già pronto per l'incendio, manca solo una mano traditrice che appicchi il fuoco della rivolta, e l'incendio divamperà dappertutto. Si è sempre detto da noi: ci vuole molto lavoro, riflessione, tempo. No! Il tempo è maturo. Ci sono tre vie d'uscita. Denari: non ce ne sono. Riscatto dietro pagamento: non c'è tempo. E la terza: senza terra. Si può approvare dopo. La prima misura preparatoria è fare la dichiarazione, senza nascondersi, in modo che tutti sappiano.
10 giugno C'è stata l'assemblea generale definitiva. Hanno taciuto a lungo alla mia domanda: siete d'accordo? Infine un contadino povero, mingherlino, ha preso a parlare per tutti e ha dichiarato che non erano d'accordo. Un borbottio generale ha confermato. Rezun ha spiegato le cause: 1) che io non do i campi da fieno; 2) che i bambini cresceranno, ci vorrà altra terra e non ci sarà dove prenderla; 3) che per ventiquattro anni le sole loro terre non gli basteranno. Io ho risposto che darò i campi da fieno e altre terre a richiesta. Di nuovo lamentele sulla mancanza di grano di campi da fieno, sul lavoro obbligato pro capite, che li ha completamente rovinati. (Dal registro non risultano nemmeno centotrenta giorni di lavoro obbligato.) Io ho detto che l'unico mezzo è la firma. Hanno gridato che non c'era ragione di contrasto, che avrebbero continuato a servire come servivano prima, che non venga il peggio, e che non rispondevano per i matti. Ho deciso che la faccenda era proprio impossibile e ho concesso solo l'obrok, poi si vedrà in autunno.
Di nuovo vien fuori la loro idea confusa sul loro diritto di proprietà su tutta la terra. Poi ho proposto la terra; nessuno voleva prenderla; obiettavano che a questo dovevano essere obbligati; contrasto evidente con la seconda spiegazione di Rezun.
La comunità, come nelle regole dei giochi infantili, è compétent nella soluzione delle questioni della fienagione, ma portatela in un'altra sfera, datele un altro compito che riguardi l'uscita dalla sottomissione al proprietario, e non solo non deciderà, ma si autodistruggerà e resteranno i singoli, ignoranti e incapaci di pensare. Con loro è impossibile fare un contratto, e io ho deciso una sola cosa: l'obrok; per questo devo cominciare a avere operai miei. Quando tutti saranno a obrok proporrò di nuovo il contratto.
1857
1 gennaio. Pietroburgo Ho dormito male tutta la notte. In questi giorni ho ascoltato troppa musica. Mi sono svegliato alle 12 e ho avuto una non confidenziale ma cara lettera di Turgenev. Ho scritto una lettera a Valerija, breve e secca, e una a Nekrasov, che mi hanno sconsigliato di spedire. Ho tradotto un raccontino di Andersen. L'ho letto a pranzo da Botkin, non è piaciuto. Botkin ha ricevuto da Nekrasov una lettera che parla di me in modo lusinghiero.
2 gennaio Mi sono alzato tardi, sono andato a ginnastica, di là a pranzo da Botkin, e da lui da Družinin con Annenkov. Da Družinin abbiamo scritto il progetto del fondo. In mattinata ho letto Belinskij, che comincia a piacermi. Terribile mal di testa.
3 gennaio Mi sono alzato molto tardi. Ho letto il bellissimo articolo su Puškin e poi sono andato dalla Bludova e dalla Ševica, la prima non l'ho trovata, la seconda ha quasi rifiutato di partecipare al teatro.
4 gennaio Mi sono alzato alle 2. L'articolo su Puškin è bellissimo. Solo ora ho capito Puškin. Ginnastica. Ho pranzato da Botkin solo con Panaev. Notizie sulla liberazione dei contadini.
7 gennaio Chissà perché mi sono alzato alle 7 e fino alle 2 dopo mezzogiorno non ho scritto niente, anche se ne avevo l'intenzione, ho solo letto e giocato da solo. A ginnastica vittoria del maggiore, che mi è costata cinque rubli: non ce l'ho fatta. Le voci sul decreto sono sciocchezze, ma il popolo è agitato. Ho pranzato bene a casa. Ho dormito. Da Stolypin, non ero disposto a ascoltare la musica, nervi sordi. La storia di Kizivetter mi va.
8 gennaio Ricorderanno quel che dico: che tra due anni i contadini, se non saranno liberati con intelligenza entro questo termine, si solleveranno.
11 gennaio Ho fatto tardi al treno.
12 gennaio In viaggio per Mosca. Tre tipi di poeti. 1) Žemèužnikov: forza di espressione, poca scintilla, assorbe dagli altri; 2) Kizivetter, fuoco senza forza; 3) l'artista apprezza l'uno e l'altro e dice che arde.
Scrivere senza fermarsi, ogni giorno: 1) Campo lontano; 2) Giovinezza, seconda parte; 3) Il fuggiasco; 4) Il cosacco; 5) Il fallito; 6) il romanzo di una donna: «ci son le noci quando lo scoiattolo non ha più denti». Ama e si sente in diritto di amare quando può dare ormai troppo poco; 7) commedia: un uomo pratico, una donna alla George Sand e un Amleto del nostro secolo con la sua protesta stridente e malata contro tutto; ma indifferenza.
Un lungo racconto di Grigorovic: porcheria.
13 gennaio. Mosca Ho dormito fino alle 2. Sono andato da Maša. È triste e sola. Polina è una vanitosa bambina sessantenne. Sono andato al club ho litigato con Cerkasskij a proposito di Granovskij. Cerkasskij è un arido dialettico.
20-25 gennaio Da S. T. Aksakov, lettura. Infanzia è bellissima. Ballo dai Naryškin, abbiamo ballato due quadriglie, noioso. Ballo dai Vojkov. La Muromceva, tisica: piacevole. La Mengden è una donna meravigliosa. Serata dai Suškov. La Tjutèeva è graziosa.
29 gennaio. In viaggio Mattinata in casa, visita dagli Aksakov, pranzo da Chevalier. Sono partito, brutto posto a sedere, compagni di viaggio francesi e un polacco. Non sono abbastanza costante, però ho pensato molto al Fallito. Viaggeremo il 30 il 31.
3 febbraio «Indigestion», freddo, noia, stanchezza morale. Sembra che Il fallito sia pronto del tutto. Ho ripensato alla mia vergognosa esitazione a proposito delle carte per Herzen, carte che mi aveva portato Kasatkin grazie alla lettera di Kolbasin. Ho detto questo a Cicerin, che sembra avermi disprezzato.
21 febbraio del nuovo stile Sempre in viaggio. Confusione in testa e in ciò che scrivo. Oggi sono arrivato a Parigi. Sono solo, senza uomo, faccio tutto da me, nuova città, nuovo modo di vivere, mancanza di conoscenze e un sole primaverile che ho annusato. Certamente un'epoca. Accuratezza e prima di tutto ogni giorno almeno quattro ore di ritiro e lavoro. Non ho potuto legare con Turgenev e Nekrasov. Ho speso molto denaro, non ho visto assolutamente niente. Turgenev è ombroso e debole, fa tristezza. Nekrasov è cupo.
15-23 febbraio Mi sono alzato tardi, ho perso molto tempo a riordinare la casa, sono andato dal banchiere, ho preso ottocento franchi, ho fatto spese e mi sono trasferito. Sono stato dalla Lvova: graziosa, russa. Ho letto il discorso di Napoleone con indescrivibile disgusto. A casa ho cominciato a scrivere un po' di note di viaggio e ho pranzato. Una signora molto svelta, istupidita dall'imbarazzo. A teatro le Précieuses ridicules e l'Avare: ottimo.
19-3 marzo Mattinata in casa fino alle 2 del pomeriggio. Ho avuto una lettera da Valerija. Da Garnier, un filosofo seguace di Descartes. Ho vagabondato fino alle 5. Ho pranzato in casa. Un inglese antipatico. Al concerto con Turgenev, c'era un trio bellissimo e la Viardot. Delsarte. Ho raccolto per strada... Da Turgenev aria triste.
25-9 marzo. Parigi-Digione Ho dormito male. Siamo partiti alle 8. In viaggio abbiamo giocato. Turgenev non crede in nulla, ecco la sua disgrazia, non ama, ma ama amare. Sono andato ai bagni: schifezza. Nonostante tutto questo comfort, un subisso di cose che mancano per noi russi, cose di vario tipo. Ho pranzato. Caffè. Ho scritto male e bene. Più male che bene. Troppo di getto e in modo inaccurato.
26-10 marzo. Digione Ho dormito benissimo. La mattina ho scritto un capitolo molto bene. Ho girato con Turgenev per le chiese. Ho pranzato. Ho giocato a scacchi in un caffè. Vanità di Turgenev, vezzi di un uomo intelligente e caro. Durante il pranzo gli ho detto qualcosa che lui non pensava, che lo considero superiore a me.
Teatro Étoile du nord. Sakinkers. La sera ho scritto bene un capitolo.
4-16 marzo. Parigi Mi sono alzato tardi. Sono andato all'Hôtel des Invalides. Divinizzazione del malvagio, terribile. I soldati sono fiere ammaestrate a azzannare tutti. E è necessario che muoiano di fame. Le gambe strappate sono quel che meritano. Notre-Dame. Più bella quella di Digione. Fontainebleau. Terribile tristezza. Ho speso un mucchio di denaro. Ho fatto tardi al pranzo dei Trubeckoj. La contessina non mi piace più. Hume ha provato e non è riuscito. Voglio provare io. Sono passato da Turgenev. È un uomo cattivo per freddezza e inutilità, ma è molto artisticamente intelligente e se non altro non fa male a nessuno. Ho avuto una missiva da Serëža e gli ho risposto. Terribile tristezza. L'attività è l'unico mezzo.
5-17 marzo Mi sono alzato alle 12, ho riordinato alla meglio la cartella, e sono andato con Orlov al Louvre. Va sempre meglio. Sono passato da Turgenev. No, devo evitarlo. Ho reso abbastanza omaggio ai suoi meriti e ho provato da tutte le parti a avvicinarlo, è impossibile.
6-18 marzo Mi sono alzato all'una. Mi sono vestito, sono andato alla Borsa e ho fatto alcune compere. La Borsa è terribile. Ho pranzato; a casa non voglio stare per il disgusto del compatriota. Sono andato ai Bouffes Parisiens. È una cosa tipicamente francese. Buffo. È una comicità tanto bonaria che le si perdona tutto.
7-19 marzo Ieri notte d'improvviso ha preso a tormentarmi il dubbio su tutto. E ora, anche se non mi tormenta più, sta dentro di me. A che servo? Che cosa sono? Più volte mi è sembrato di aver già dato risposta a queste domande; e invece no, non avevo rafforzato le risposte con la vita. Mi sono alzato prima, ho lavorato di buona lena, all'italiana. Ho passeggiato intorno alla colonna Vendôme e sui boulevard. Alle 5 del pomeriggio è passato da me Turgenev, con un'aria colpevole. Che cosa devo fare, lo stimo, lo apprezzo, forse anche gli voglio bene, ma non ho simpatia per lui, e questo è reciproco.
15-27 marzo Mi sono alzato tardi, sono andato a Versailles. Sento la mancanza di cultura. Sono andato alle Folies nouvelles: disgusto. Il Diable d'argent anche. L'imperatore con gli ussari. Da Turgenev. Sono andato in giro con Rjumin: la gigantessa, le canzoni dei selvaggi. Sono andato a visitare il Père Lachaise.
4 aprile Mi sono alzato alle 12. Mi sono messo a scrivere abbastanza pigramente. Ho letto Balzac. Ho letto Myrha in italiano. Ho pranzato di sopra. Sono andato a vedere Ristori: un attimo di poesia vale cinque atti di menzogne. Il dramma di Racine e simili sono la ferita poetica d'Europa, e grazie a Dio da noi non ve ne sono e non ve ne saranno.
6 aprile Mi sono alzato alle 7, stavo male, e sono andato a vedere l'esecuzione. Collo e petto grasso, bianco, sano. Ha baciato il Vangelo, e poi la morte: che assurdità! Un'impressione forte che non è passata inutilmente. Non sono un uomo politico. Morale e arte. Io so, amo e posso. Sono andato da Turgenev. Egli non parla, chiacchiera; non crede nell'intelligenza, negli uomini, in nulla. Ma mi sono divertito. A lungo la ghigliottina non mi ha fatto dormire e mi ha costretto a guardarmi indietro.
8 aprile Mi sono svegliato alle 8, sono andato da Turgenev. Tutte e due le volte, dopo averlo salutato, andandomene ho pianto per qualcosa. Gli voglio molto bene. Egli ha fatto e fa di me un altro uomo. Sono partito alle 11. Noia in treno. Però, dopo aver preso la diligenza, di notte, luna piena, come a un banchetto. Tutto è venuto fuori, in un flusso di amore e gioia. Per la prima volta dopo molto tempo ho ringraziato di nuovo Dio per il fatto che vivo.
10 aprile. Ginevra Mi sono svegliato presto, mi sento bene in salute e quasi allegro, se non fosse il tempo così brutto. Sono andato in chiesa, ma la messa era finita, ho fatto tardi per confessarmi, ho fatto spese, sono stato dai Tolstoj. Aleksandrine Tolstaja si è data alla religione, e tutti loro, sembra. Tutto il giorno ho letto la Cousine Bette, ma ho fatto quel che dovevo. Ho scritto cinque titoli. A ventotto anni sono uno stupido ragazzetto.
16 aprile Ho scritto una letterina a Turgenev in risposta a una sua cara lettera. Sono stato due volte alla funzione in chiesa. Devo fare tre cose: 1) istruirmi; 2) lavorare alla poesia; 3) fare il bene. Controllare queste tre cose ogni giorno.
17 aprile Mi sembra di aver definitivamente pensato al Fuggiasco. Sono andato dal dottore, ho fatto quanto ha ordinato, bagni, sciacqui. Marija è fatta bene. Ho letto Liberté e mi sono confessato; è una cosa buona, comunque.
19 aprile Sono andato coi Puškin dai Tolstoj. Ho incontrato due volte Marija, non cattiva, ma già altezzosamente cortese. I Puškin sono buoni e molto cari. Ho fatto il democratico a oltranza, inutilmente; inutilmente ho anche civettato con la inglese.
30 aprile Ho passeggiato, ho letto il disgustoso affare degl'inglesi con la Cina e ho discusso di questo con un vecchio inglese.
5 maggio Per tutto il giorno non ho fatto letteralmente nulla. La mattina sono andato a Montreux, al bagno. Una graziosa svizzera con gli occhi celesti. Ho risposto alla lettera di Turgenev. Gli inglesi sono gente moralmente nuda, e vanno in giro così, senza vergogna.
8 giugno Ho ricevuto lettere da Turgenev, Nekrasov, Botkin e Družinin. Sono arrivate delle inglesi, troppo pulite, con l'alito greve.
17 giugno. Torino Mi sono svegliato presto, ho fatto il bagno, ho fatto una corsa all'Atheneum. Sentimento d'invidia per questa vita giovane, forte, libera. Siamo stati in un caffè. Dappertutto si può vivere, e bene. Siamo andati con Vladimir Botkin a Chivasso.
4 luglio. Ginevra-Berna Alle 9 ho dovuto prepararmi in fretta per prendere il vaporetto. Mi ero alzato tardi. Sul vaporetto una folla quale non avevo mai visto prima. Uno svizzerino giovane e ricciuto parla pulitino francese, dice bugie, si confonde, ma tutto ordinatino. Rousseau era «farmason». Vari tipi: 1) tedeschi angolosi, con zigomi larghi, spilla sullo sparato; 2) francesi, parigini sottili; 3) grossi svizzeri scoppianti di salute. Ferrovia. Grida, fiori, accoglienze al popolo-sovrano viaggiante. Pranzo col corriere. Scuola viaggiante: bambini e bambine e il maestro coi pomelli rossi. In un altro vagone dei francesi, vogliono dappertutto faire la noce. Meravigliosa notte di luna; le urla degli ubriachi, la folla, la polvere non guastano la bellezza; una radura umida, chiara sotto la luna, dove cantano le rane e i grilli, e qualcosa ti attira là; ma arrivi là e qualcosa ti attirerà ancor più lontano. La bellezza della natura non suscita nella mia anima piacere, ma qualcosa come un dolce dolore. È stato bello fino a Berna, nel vagone tutti dormivano, io guardavo dal finestrino e mi trovavo in quello stato d'animo felice in cui so che non può esservi nulla di più bello. Ho preso alloggio al Couronne. La parata degli arcieri con la banda era penosa.
7 luglio. Lucerna Sono andato al monumento del leone. Ho lasciato perdere Campo lontano. Sono stato in una casa di tolleranza.
Tornando di lì, di notte, era nuvolo, la luna faceva capolino fra le nubi, si udivano voci, due campane risuonavano nella strada larga, e un omino minuto cantava, molto bene, canzoni tirolesi accompagnandosi con la chitarra. Gli ho dato dei soldi e l'ho invitato a cantare davanti allo Schweizerhof: niente, si è allontanato vergognoso, borbottando qualcosa, mentre la gente, ridendo, gli andava dietro. Prima la gente si era affollata silenziosa sulla balconata. Io l'ho raggiunto e l'ho invitato a bere nello Schweizerhof. Ci hanno portati in una saletta appartata. L'artista era banale ma commovente. Mentre noi bevevamo, il cameriere rideva e il portiere si era seduto. Questo mi ha fatto esplodere: li ho insultati e mi sono terribilmente agitato.
Notte meravigliosa. Che cosa voglio, che cosa desidero sopra ogni altra cosa? Non lo so, ma di certo non i beni di questo mondo. Come non credere nell'immortalità dell'anima, quando senti nell'animo una grandezza così smisurata! Mi sono affacciato alla finestra: nero, nubi squarciate, qua e là chiaro. Così potrei morire. Dio mio! Dio mio! Che sono io? Dove sono? Dove vado?
8 luglio La salute non va bene, reumatismo alla gamba. Ho passeggiato un poco. Ho scritto una lettera alla zia. Ho cambiato idea a proposito di Campo lontano e l'ho ricominciato in modo diverso. Non ho voglia di scrivere.
9 luglio Mi sono alzato presto e mi sento bene. Ho fatto il bagno, l'appartamentino mi piace sempre di più, ho scritto Lucerna, prima di pranzo ho scritto una lettera a Botkin. Mi sento terribilmente timido, nella pensione ci sono alcune ragazze graziose. Io sto al tavolo con un tedesco. Un mercante furbo che ha educato i figli meglio di se stesso. Un vecchio sordo, storia commovente di una figlia sedotta.
10 luglio Ho scritto Lucerna, bene, fino a pranzo. Ho finito di leggere Freitag. Brutto. Non è possibile una poesia pedantesca.
11 luglio Prima di pranzo ho finito Lucerna. Buona. Bisogna aver coraggio, altrimenti dirai solo cose graziose, io invece devo dire molte cose nuove e di sostanza.
16 luglio Mi sono alzato alle 7, mi ha svegliato il cane che voleva uscire. Ho scritto un po', sono andato da Saša. Che dobbiamo fare? Noia. Caldo spossante. Dopo pranzo ho scritto un altro po'; quanto ho potuto, nonostante il caldo, ho letto Wilhelm Meister. Ieri l'altro ho ricevuto una lettera da Turgenev, affettuosa, serena. La sera sono andato in giro, ho conosciuto una cretina. Tornando, di notte, Mendelssohn dalla finestra della pensione. È possibile che le lagrime di Sehnsucht, che io spesso piango, scompaiano con gli anni? Ho paura di notare questo in me. Occorre sforzarsi per una vita ordinata, più di carattere.
22 luglio. Schaffhausen Mi sono alzato alle 6, ho fatto il bagno. Il cane non c'è ancora: mi sono arrabbiato. Ho scritto un poco Il cosacco, sono andato alla cascata. Uno spettacolo eccezionale che non dice niente.
23 luglio. Stoccarda Mi sono alzato alle 7, ho fatto il bagno. Sono andato al palazzo d'estate. Povertà aggraziata e disgustosa affettazione e cortigianeria. Si pensa molto bene leggendo. Il cosacco è tutta un'altra cosa, selvaggio, fresco come una leggenda biblica. Campo lontano: comicità viva, concentrare i tipi e farli risaltare.
Ho visto molto bene la luna a destra. Importante: mi è venuta in testa chiara e forte l'idea di aprire una scuola in campagna per tutti i dintorni, e tutta un'attività in questa direzione. È importante un'attività duratura.
5 agosto. Eisenach-Dresda Sono arrivato alle 9, non mi sento bene. La città è graziosa. Sono andato al bagno, tornando da lì ho incontrato Puškin. Fuori della Svizzera ha perso molte attrattive. Ho fatto una scappata alla galleria. Una Madonna mi ha subito profondamente colpito. Ho dormito fino alle quattro. Teatro. Commedia di Gutzkow. Concentrazione tedesca.
6 agosto. Dresda La salute va peggio. Sono andato in giro per botteghe di libri e musica. Gli occhi non sanno che cosa scegliere. Ho preso libri e spartiti. Poi di nuovo alla galleria, sono rimasto freddo davanti a tutto, esclusa la Madonna.
31 luglio nostro. Peterhof Mi sono alzato presto, la salute va male. Mattinata grigio-azzurra, rugiadosa, con betulle, russa, bella. Con Nekrasov imbarazzo. Siamo andati da Rataev. Ci ha fatti ubriacare. Per strada Nekrasov parlava di sé. È molto buono: che Dio gli dia serenità. Sapulinskij mi ha spaventato. Rimango. È arrivato Družinin. Non ne ho quasi approfittato. Sanguisughe. Avdotija è una donnaccia, mi dispiace per Panaev e per Nekrasov.
1 agosto. Pietroburgo La salute va molto male. Ho letto loro Lucerna. Li ha colpiti.
6 agosto Ho deciso di partire. Bene o male ho sistemato tutto. Sono partito alle 9. La Russia mi disgusta. Semplicemente non la amo. La salute va meglio.
8 agosto. Jasnaja Poljana Mi sono alzato alle 4. I cavalli sono arrivati solo alle 5. Sono partito. A metà strada ho incontrato Vasilij. Sono arrivato a Jasnaja alle 11. Jasnaja è bellissima. Sto bene e sono triste, ma la Russia mi è disgustosa, e sento che questa vita rozza e menzognera mi serra da tutte le parti. Hanno picchiato a morte Zorin alla stazione, io volevo intervenire, ma Vasilij mi ha detto che per questo bisognava comprare il dottore. E mi ha detto molte altre cose simili. Picchiano, frustano. Ecco come per strada ho suddiviso la mia vita: cosa principale, lavori letterari, poi obblighi familiari, poi amministrazione dell'azienda; ma l'amministrazione devo lasciarla nelle mani dello starosta, ammorbidirlo e migliorarlo per quanto è possibile, e spendere solo duemila, il resto impiegarlo per i contadini. La mia principale pietra d'inciampo è la vanità del liberalismo. Come Tito: un'azione buona al giorno per se stessi, e è sufficiente.
9 agosto. Pirogovo Mi sono alzato alle 9. La salute non va bene. Lo starosta mi disprezza profondamente e mi è difficile fare qualcosa con lui. Sono andato a Pirogovo. La povertà della gente e le sofferenze degli animali sono terribili.
15 agosto. Jasnaja Non ho fatto nulla in tutto il giorno. Ho letto l'Iliade. Eccolo il miracolo! Pochi contadini passano all'obrok, ho ricevuto una lettera da Zejda.
16 agosto La mattina è venuto Vasilij Davydkin. Gli ho dato tre rubli. Iliade. Buona, ma non di più. Ho passeggiato intorno al mulino e ho pensato all'azienda. Principe Engalycev. Furbo, stupido, ignorante e buono. Sono andato a caccia e ho preso una lepre coi cani. A casa ho fatto varie cose. Ho scritto un biglietto alla zietta, ho aumentato lo stipendio allo starosta. La concupiscenza mi tormenta, di nuovo pigrizia, angoscia e tristezza. Tutto mi sembra inutile. L'ideale è irraggiungibile, sono già rovinato. Il lavoro, una piccola reputazione, il denaro. A che cosa serve? A che serve la soddisfazione materiale? Presto la notte eterna. Mi sembra sempre che morirò fra poco. Non mi va di scrivere con particolari, vorrei scrivere tutto con tratti di fuoco. L'amore. Penso a un romanzo così.
18 agosto Mi sono alzato tardi, la salute va ora bene. Ma questa mattina mi sono arrabbiato e ho dato a qualcuno dello stupido. Male! Senza accorgertene cadi di nuovo. Ho già tutto in testa Campo lontano, mentre non sono affatto contento del Racconto del Caucaso. Non posso scrivere senza idee. E l'idea che il bene è il bene in ogni sfera, che le passioni sono uguali dappertutto, che lo stato selvaggio è buono, è insufficiente. Sarebbe anche bene se facessi mio quest'ultimo punto. È l'unica via d'uscita.
21 agosto Sono di nuovo tutto malato. La mattina ho accompagnato Maša, ho letto un po' l'Iliade, ho cominciato a scrivere dal fondo Ricordi di un marito. Sono andato a passeggio con i bambini. In generale, ho trascorso la giornata meglio degli altri giorni.
26 agosto Salute così così. In mattinata mi sono occupato dell'azienda. Va male in tutti i sensi, e più di tutto perché mi trascina di nuovo nella carreggiata feudale. Non c'è voglia di soffrire per creare qualcosa di nuovo. Ho deciso di comprare terra a Baburino. Dopo pranzo trebbiatura. Ho letto Kolcov. Una bellezza e una forza immensa. Ho concesso cinque certificati di libertà. Che sarà, lo sa Dio; ma fare il bene alla gente anche senza averne nessun ringraziamento è sempre una cosa da fare, e resta qualcosa nell'animo. Domani partirò appena giorno.
28 agosto Ho ventinove anni. Mi sono alzato alle 7. Mašenka è stata a Spasskoe. Questo mi ha fatto rabbia: in solitudine. Ci siamo rivisti con lei con una certa freddezza. Ha ragione la zia che non è colpa sua se è attratta da questo ambiente; ma l'attrazione per questo ambiente disgustoso c'è.
Serëža è partito; con lui siamo sempre più vicini. Importante è trovare la corda da toccare in un uomo, e dargli la propria corda. Ho letto la seconda parte delle Anime morte, goffa. Devo solo scrivere Campo lontano. Domani andrò dai Gorcakov.
29 agosto. Per strada da Pirogovo a Verchoupie Sono partito alle 6. Ho preso una lepre come se fosse addomesticata. Mi sono arrabbiato perché non c'era la carrozza di cambio. Ho finito di leggere il finale inimmaginabilmente bello dell'Iliade. Tutti i pensieri sullo scrivere si confondono, Il cosacco, Campo lontano, Adolescenza, L'amore. Vorrei quest'ultimo: sciocchezze. Per i primi tre ho materiale serio. Mi metto a letto alle 9. Domani a Verchoupie, Nik., e da Gorcakov. Ho letto il Vangelo, cosa che non facevo da tempo. Dopo l'Iliade. Come poteva Omero non sapere che il bene è l'amore! Rivelazione. Non c'è altra spiegazione.
3 settembre. Jasnaja Ho scritto a Valerjan e a Ginevra. Sono andato a Jasnaja, non ho trovato nulla. Comincia la vendita del legname. Non ho denari. La gioventù è passata. Questo lo dico da un punto di vista buono. Sono tranquillo, non desidero nulla. Scrivo perfino con calma. Solo ora ho capito che non è la vita intorno a te che devi organizzare in modo simmetrico, secondo i tuoi desideri, ma è te stesso che devi rompere, piegare, per adattarti a qualsiasi vita.
8 settembre. Domenica Ho mandato a chiamare i contadini. Juchvan, cinquantacinque anni. Tutti mi guardavano spaventati, ma buoni. Makaryèev ha raccontato del furto e dello spergiuro del fratello. Ho letto le lettere di Gogol. È stato proprio una canaglia. Una tremenda canaglia.
19 ottobre. Mosca In mattinata ho fatto varie cosette. Ho pranzato al circolo, noioso; e non mi sento bene. La serata dagli Aksakov. Disgustoso ambiente letterario.
20 ottobre È venuto Fet, animo buono. Ricercatezza letteraria non sua.
21 ottobre Stamattina ho deciso per l'appartamento, sono andato, ho pranzato da Fet. Anche lui è vanitoso e povero. Con lui sono andato dagli Aksakov. Poi a teatro nel palco degli Arsenev. Ieri sono stato da Bers. Ljubocka è in condizioni terribili, calva e debole. Disgrazia da tutte le parti.
22 ottobre. Pietroburgo Sono andato a Pietroburgo, per poco non perdevo il treno. Di mattina sono andato dal ministro. Ho pranzato al circolo con Kovalevskij, la serata dai Tolstoj. Aleksandrine è un tesoro: gioia, consolazione. Non conosco nessuna donna che le arrivi al ginocchio. In serata Aleksandra Petrovna; era tardi, aveva le rughe.
29 ottobre Ho trovato il ministro. Non ho fatto in tempo a parlare come volevo della questione. Ho pranzato da Šostak. Storia di Perovskij. Aleksandrine è un tesoro. Ho passato la serata da loro.
30 ottobre. Mosca La notizia delle nozze di Orlov con la Trubeckaja ha suscitato in me tristezza e invidia. Sono arrivato stanco, con uno spietato raffreddore e l'influenza. Mašenka ha parlato sempre di sé, di me non ha chiesto una parola. Ho dormito durante il giorno. Voglio stare a casa e scrivere. Pietroburgo prima mi aveva infastidito, poi mi sono riconciliato. La mia reputazione è caduta o comincia a scricchiolare. E io ne ero fortemente amareggiato dentro; ma ora sono più tranquillo, so che ho qualcosa da dire e le forze per dirlo con forza; poi il pubblico dica quel che vuole. Ma bisogna lavorare con impegno, metterci tutte le proprie forze; poi che sputi pure sull'altare.
8 novembre Mi sono alzato presto, ho scritto una lettera a Valerija. Fa piacere dire a se stesso che si è buoni. Sono andato a ginnastica con Serëža, che poi è rimasto a pranzo.
14 novembre Eureka! per I cosacchi: hanno ucciso tutti e due.
3 dicembre Ho scritto un poco, ho pranzato da Fet. C'è sempre qualcosa che non va. Antonio e Cleopatra. Brutta traduzione. A teatro tutto il tempo con Aleksandrine. Dopo, da loro, a prendere il tè, le ho parlato della mia nebbia mentale. Lei ama la mia nebbia. Discussioni con Michail Michajloviè sul socialismo.
11-26 dicembre Alcuni balli poco allegri. Alcune piacevoli e non chiare serate alla Nadine. In ultimo noiose. Corretto Il musicista. Lo pubblicherò. Due serate dagli zingari.
28 dicembre Visite. La Suchotina è molto graziosa. Gli Olsufev hanno parlato molto di me. Mi stizzisce. Dai Suškov, V. è stata molto cara, ma con ritegno. Raevskij disgustoso.
29-31 dicembre Ballo dai Bobrinskij. La Tjutèeva comincia a piacermi, ma senza fuoco. Ho scritto il sogno di Nikolenka. Nessuno è d'accordo, ma io so che va bene.
BRANI DI DIARIO DELL'ANNO 1857
Note del viaggio in Svizzera
15-27 maggio Stamattina sono partiti i miei compatrioti e compagni della pensione Keterer a Clarens. Già da tempo avevo deciso di girare a piedi la Svizzera, e ora poi mi sarebbe troppo triste restare solo in questa graziosa Clarens, dove ho trovato amici così cari. Così ho deciso di mettermi in viaggio oggi stesso dopo averli accompagnati. Fin dal mattino i nostri tre appartamenti erano pieni della confusione dei preparativi. I padroni di casa avevano capito noi russi, e anche se ci vantavamo l'uno con l'altro del nostro senso pratico, le valige ce le hanno fatte le laboriose formiche Keterer.
A lungo ho cercato di acquistare la precisione tedesca, ma ora ho rinunciato consolandomi col fatto che se anche le mie cose si perdono, si sporcano e si sgualciscono più di quelle di un generale prussiano che abbia fatto le sue valige per due giorni senza interruzione, nessuno però può fare a meno di una cosa perduta con maggior disinvoltura della nostra o portare con altrettanta indifferenza un vestito sporco o sgualcito. Questa, a suo modo, è la praticità russa.
Alle 8 ci siamo riuniti tutti per l'ultima volta per il tè dei Keterer in un piccolo salotto con le tende di cotonina e i ritratti di Napoleone a Berlino e di Federico col naso storto. Tutti erano così puliti, socievoli e pieni di gioia di vivere come sono stati ogni giorno, nel corso di due mesi.
Alla fine del tè è entrata nel salotto una nostra compatriota coi suoi figli. Cercava un appartamento. Il suo figlio maggiore, di undici anni, aveva una terribile voglia di andare sui monti, e siccome ho sempre pensato che andare in giro per la Svizzera con un ragazzo molto giovane, per il quale «sono nuove tutte le impressioni della vita», sarebbe stato doppiamente piacevole, ho proposto alla madre di lasciarlo venire con me. Lei si è detta d'accordo, e il bambino di galoppo, tutto rosso e alzando dalla gioia le gambe più in alto della testa, è corso a fare i bagagli.
Alle 10 eravamo nello stato consueto di chi si sta preparando a partire, cioè girellavamo senza saper che fare per la stanza, osservando distrattamente i bagagli per terra e le pareti, facendoci venire in mente sempre qualcos'altro. In quel tempo sono arrivate da Montreux delle signorine russe con la madre appena giunta dalla Russia e un signore, russo anche lui; poi sono arrivati dei russi da Basset, e anche loro partono oggi. Keterer, grato per i regali che gli aveva fatto il nostro gruppo, ha preparato la colazione. Non c'era nemmeno una stanza sgombra, dappertutto bagagli, porte aperte: tutte le stanze erano diventate di nessuno. Gli ospiti passavano da una stanza all'altra. C'è stato un momento in cui sembrava che nessuno sapesse con chi e dove stava, per dove partiva e chi doveva salutare. Io sapevo soltanto che si stava sciogliendo il nostro caro, sereno gruppo, nel quale non mi sono accorto di aver trascorso due mesi, due mesi che, sentivo, sarebbero rimasti per sempre come un caro ricordo nel mio cuore. Questo sembrava sentissero tutti.
Alle 12 tutti si sono mossi per accompagnare i primi partenti, marito e moglie Puškin. Mi sono messo lo zaino, ho preso l'alpenstock, regalo del novantacinquenne generale prussiano, e tutti insieme siamo andati a piedi fino al battello. Eravamo una decina di persone; è vero che la maggior parte di queste persone era gente buona come se ne incontra di rado, in particolare le donne; ma in tutti noi, in quel mattino, c'era un sentimento generale, insolito, di bontà, di semplicità e di amore (per quanto la parola sia strana); io sentivo come tutti erano accordati sullo stesso stato d'animo; questo dicevano il modo di camminare morbido, uniforme, i suoni delle voci che si cercavano affettuosamente, le parole di serena simpatia che si udivano da ogni parte. Influenza meravigliosamente serena, armoniosa e cristiana della natura di qui.
L'aria era chiara, azzurra, il Lemano azzurro chiaro, coi punti bianchi e neri delle barche e delle vele, brillava davanti agli occhi da tre parti; intorno a Ginevra nella lontananza chiara del lago, tremava e si scuriva l'aria calda, sulla riva opposta si alzavano ripide le montagne verdi della Savoia con le bianche casette ai piedi, con le fenditure della roccia che avevano l'aspetto di un'enorme donna bianca in un costume antico. A sinistra, chiaro e vicino sui vigneti rossi nella densità verde scuro dei frutteti, si vedeva Montreux con la sua graziosa chiesa incollata al pendio.
Cosa straordinaria, ho vissuto due mesi a Clarens, ma ogni volta che al mattino o più ancora al tramonto aprivo le imposte delle finestre già in ombra, e guardavo il lago e i lontani monti verdi e azzurri che si riflettevano in esso, la bellezza mi accecava e mi prendeva d'improvviso con una forza sempre inaspettata. In quel momento avevo voglia di amare, sentivo persino in me amore per me stesso, e avevo pena del passato, speravo nel futuro, e mi diventava gioioso vivere, avevo voglia di vivere a lungo, a lungo, e il pensiero della morte acquistava un'infantile poetica terribilità. Talvolta, anche, mentre stavo seduto, solo, nel giardino ombroso e guardavo, sempre guardavo queste rive e questo lago, sentivo l'impressione quasi fisica della bellezza che mi entrava nell'animo attraverso gli occhi.
Quando siamo arrivati a Verne, un piccolo villaggio dove fa scalo il battello, abbiamo visto sulle panchine sotto i grandi alberi, come dappertutto in Svizzera, la solita famiglia d'inglesi puliti, un pastore protestante con la cravatta bianca, una vecchia con la cesta, e due giovani svizzere coi pomelli rossi e le vocine sonore. Tutti aspettavano il battello. Io non so parlare, prima dell'addio, con la gente a cui voglio bene. Mi vergogno di dire che gli voglio bene: perché non l'ho fatto prima? E anche a parlare di sciocchezze mi vergogno. Sono andato sulla riva a far rimbalzare i sassi sull'acqua, e l'ho fatto fino al momento in cui il barcaiolo ha detto che era ora di montare in barca per andare al battello. Gli stivali e le scarpe hanno pesticciato sul fondo della barca, e due grandi remi hanno cominciato a spingerla al largo. Siamo arrivati proprio sotto il battello, così vicino che la sua schiuma ci ha spruzzati. Mentre ci buttavano il canapo, i passeggeri ci guardavano festosi dal battello; appoggiato alla balaustrata, il capitano con la barbetta alla francese, che conoscevamo, ha accolto con un inchino, accanto alla passerella, la coppia Puškin; hanno lasciato andare il canapo, l'acqua, blu come se vi avessero buttato della tinta azzurra, ha cominciato a frullare vicino alle ruote rosso vivo, e è sembrato che noi si corresse via dal battello. I passeggeri si sono spostati verso poppa, hanno cominciato a agitare i fazzoletti e i nostri amici si sono trovati subito già lontani da noi, circondati da gente estranea e sconosciuta.
Anche altri agitavano i fazzoletti, non per salutare noi, ma le svizzere coi pomelli rossi che, senza badare a noi, sventolavano il fazzolettino di batista. In terraferma, alla svolta per Montreux, ho salutato ancora una volta i miei cari amici, e con altra gente che mi era meno vicina mi sono avviato verso Montreux per raggiungere il mio giovane compagno di viaggio. Il nostro simpatico circolo si era sciolto, e di certo per sempre; le signore con le quali camminavo parlavano di loro faccende private e d'improvviso mi sono sentito solo, e questo mi è sembrato così triste come se mi fosse successo per la prima volta.
Erano le 2 del pomeriggio quando, insieme coi compatrioti, siamo andati a pranzo alla pensione Votier. Nonostante la varietà delle persone che si riuniscono nelle pensioni, niente può essere più uniforme e monotono di una pensione della pensione stessa.
Siamo entrati in una stanza lunga e bassa con un lungo tavolo apparecchiato. A un'estremità era seduto proprio quel grigio inglese ben sbarbato che si trova dappertutto, poi alcuni isolani di sesso maschile e femminile, alcuni modesti tedeschi che cercavano di essere socievoli, dei russi disinvolti e degli sconosciuti taciturni. Servivano al tavolo cameriere coi pomelli rossi e lunghe mani ossute, e M.me Votier in cuffia nera, con un avaro sorriso da protestante, chiedeva, inchinandosi, cosa serve? Anche qui, come in tutte le pensioni, cinque piatti con secondo giro, e i medesimi discorsi in inglese, in tedesco e in francese storpiato sulle passeggiate, sulle strade, sugli alberghi. All'inizio della primavera gli ospiti della pensione si tengono ancora appartati l'uno dall'altro, nel mezzo dell'estate si avvicinano, e alla fine diventano nemici: uno ha fatto chiasso ieri notte, e non ha lasciato dormire, quell'altro si serve sempre per primo, quell'altro ancora non risponde al saluto. In modo particolare le tedesche per la loro permalosità e le inglesi per il loro sussiego sono le istigatrici delle zizzanie...
Alle 4 del pomeriggio, bevuto il caffè, sono andato a prendere il mio compagno di viaggio. Dopo una sarabanda veloce e gioiosa che è durata un quarto d'ora, egli era pronto col sacco in spalla e in mano un lungo bastone, ha salutato la madre, la sorella e il fratello. Da Montreux abbiamo cominciato a salire per una scaletta in mezzo ai vigneti, diretta verso la montagna. Il mio zaino mi tirava tanto dietro le spalle e l'aria era così calda, che facevo il bravo col mio compagno, ma pensavo fra me che non sarei stato in grado di continuare a lungo con quel passo.
Ma la vista del lago che, sempre più stretto e insieme, come in un quadro, più brillante, si apriva davanti a noi, e la preoccupazione che Saša (il mio compagno) non si stancasse troppo e non rotolasse giù dai balzi dei vigneti alti dieci e in qualche punto venti aršine, mi distraevano e dopo una mezz'oretta di strada già non sentivo più la stanchezza. Il ragazzo mi era molto utile: non fosse altro che con la sua presenza mi liberava dal pensiero di me stesso e con ciò mi dava forza, allegria e armonia morale, se posso esprimermi così.
Sono convinto che nell'uomo esiste una forza infinita, non solo morale ma anche fisica; ma su questa forza grava un freno terribile: l'amore di sé; o più precisamente il pensiero di sé, che genera impotenza. Ma appena l'uomo si libera da questo freno, diventa onnipotente. Avrei voglia di dire che il mezzo migliore per liberarsene è l'amore verso gli altri, ma sarebbe sbagliato. L'onnipotenza è l'assenza di coscienza; l'impotenza pensiero di sé. Liberarsi da questo pensiero di sé si può soltanto per mezzo dell'amore verso gli altri oppure per mezzo del sonno, dell'ebrietà, del lavoro eccetera; tutta la vita dell'uomo trascorre nella ricerca di questa liberazione. Da dove proviene la forza dei veggenti, dei lunatici, dei deliranti o degli uomini sotto l'influenza della passione? Delle madri, degli esseri umani o degli animali che difendono i propri figli? Perché non riusciamo a pronunciare giustamente una parola se pensiamo come va pronunciata giustamente? Perché la punizione più terribile che gli uomini hanno inventato è la reclusione a vita? (La morte come punizione non è stata inventata dagli uomini: essi agiscono in questo caso come arma cieca della provvidenza.) La reclusione a vita, in cui l'uomo è privato di tutto ciò che può aiutarlo a dimenticare se stesso, lo lascia col pensiero eterno di sé. Come può l'uomo salvarsi da questo supplizio? Egli riesce a distrarsi dal pensiero di sé per un secondo osservando un ragno o una scrostatura nel muro. È vero che il modo migliore, il più conforme al destino umano per salvarsi dal pensiero di sé è l'amore per gli altri; ma non è facile raggiungere questa felicità.
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Avevo intenzione di raggiungere Friburgo passando dal monte Jaman.
A Avants, a un'ora e mezzo da Montreux, intendevamo pernottare questo primo giorno. Quando entrammo nella strada grande, tagliata, come tutte le strade di montagna, in profondità nella roccia, il cammino diventò più facile. Eravamo già saliti così in alto, che intorno non si vedevano più gli appezzamenti color giallo scuro dei vigneti, l'aria era diventata più fresca, e dalla parte sinistra, dove calava il sole, ci facevano ombra non più gli alberi da frutto, ma gli alberi di bosco, d'un verde scuro, con fogliame rigoglioso.
Più in alto si saliva, più di rado si incontravano svizzeri col cesto sulle spalle e col loro cantilenante: «Bonsoir, monsieur», e il bosco diveniva sempre più denso e nero, la strada più argillosa e tortuosa. Forse perché sono russo, ma amo, proprio amo, le carreggiate argillose, gialle, ancora morbide, non del tutto seccate, specialmente quando sono in ombra e mantengono le orme degli zoccoli. Ci siamo seduti all'ombra, su una pietra, vicino a una piccola fessura dalla quale usciva un filo d'acqua limpida; ho preso la fiasca e ho messo qualche goccia di rum nel bicchierino. Abbiamo bevuto con gusto, sopra di noi cantavano forte gli uccelli del bosco, che non si odono sul lago, si sentiva odore di umido, di bosco e di abete appena tagliato. Era così bello camminare, che ci dispiaceva passare di qui troppo in fretta.
Ci ha colpito d'improvviso un odore insolito, felice, bianco, primaverile. Saša è corso nel bosco per cogliere fiori di ciliegio, ma non avevano quasi profumo; di qua e di là si vedevano alberi verdi e cespugli senza colore. L'odore dolce, stordente, diventava sempre più forte. Dopo un centinaio di passi, a destra della strada, i cespugli si sono diradati, e si è aperta davanti a noi una grande radura declinante bianco-verde con alcune casette sparse qua e là.
Saša è corso nel prato a raccogliere con entrambe le mani i narcisi bianchi e me ne ha portato un enorme mazzo insopportabilmente odoroso, e poi, con l'avidità distruttiva propria dei fanciulli, è corso di nuovo a calpestare e a strappare i meravigliosi fiori giovani e ricchi di linfa che tanto gli erano piaciuti.
‹Cosa triste e strana: c'è sempre una inconciliabile contraddizione in tutte le aspirazioni dell'uomo, ma la vita stranamente unifica a suo modo tutte queste aspirazioni, e da tutto ciò vien fuori qualcosa di non finito, forse cattivo, forse buono, triste, vitale. Sempre l'utile si contrappone al bello. La civiltà esclude la poesia. Di campi con narcisi ne sono rimasti pochi perché il bestiame non ama i narcisi nel fieno.›
Avants è composto di una decina di casette svizzere sparse ai piedi dello Jaman, davanti a un profondo burrone pieno di erbacce che arriva fino a Montreux, su una verde e vasta radura letteralmente coperta di narcisi. Intorno i boschetti di querce e di pini, in alto il dente roccioso dello Jaman. Alcuni fiumicelli rumoreggiano intorno alle case.
Ci hanno indicato un albergo; una pensione modesta e disabitata. Una svizzera col gozzo ha portato i nostri sacchi in due camerette linde, ci ha offerto del vino aspretto e ha preparato il tè sul terrazzo. Sotto, ragazzini tiravano al bersaglio con la balestra, un ambulante italiano aggiustava delle pentole davanti a una casetta. Alcuni svizzeri robusti, con le braccia sporche nude fino alle ascelle, disponevano in pile un formaggio puzzolente, un'altra vecchietta col gozzo stava seduta su un tronco e faceva la calza davanti a una casa adornata di due striminziti cespugli di rosolaccio: ecco tutto ciò che abbiamo visto girando per il villaggio solitario, povero, modesto. Su tutto questo la bellezza incrollabile delle verdi montagne boscose, della lontananza azzurra, col piccolo pezzo di lago brillante e il cielo trasparente nel quale, come una bianca nuvoletta, stava ferma la giovane luna opaca.
Saša ha girellato a lungo intorno, ha fatto conoscenza con l'italiano, si è informato di quanti figli aveva e come si vive a Milano, ha tappato col dito la fontanella vicino a casa e, ansante, è tornato sul terrazzo. Abbiamo bevuto il tè e poi ognuno è entrato nella sua stanzetta. Mi sono messo a scrivere ma, ricordando gli amici che avevo lasciato, mi sono sentito così triste che ho smesso, e scavalcando la finestra sono andato sul terrazzo. Tutt'attorno era già nero, la luna illuminava la vasta radura, il fiume, non disturbato dai rumori diurni, rombava in modo uniforme in fondo alla valle, il profumo bianco, stordente, dei narcisi inondava l'aria, i pini e le rocce si disegnavano nettamente sull'orizzonte chiaro di luna.
La padrona mi ha detto che i campi coi narcisi sono cattivi pascoli, e li stanno eliminando. È possibile che questa sia una legge naturale, che l'utile contrasti col bello, la civiltà con la poesia? mi è venuto da pensare. Perché questo nodo imbrogliato? pensavo, sentendo nello stesso momento un dolce sentimento di bellezza che mi riempiva l'animo. E ho avvertito in me stesso questa contraddizione. E da tutto ciò viene fuori qualcosa di non finito, forse buono, forse cattivo, e per il quale l'uomo non sa se ringraziare o dolersi. Si vede che per ora così dev'essere.
Da giovane decidevo e sceglievo fra i due opposti; ora mi accontento di un'armonica oscillazione. Questo è l'unico giusto modo di sentire la vita. La bellezza della natura suscita in me questo sentimento; un sentimento non so se di gioia, di tristezza, di speranza, di disperazione, di dolore o di piacere. E quando arrivo a questo sentimento, mi fermo. Già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione.
16-28 maggio Mi sono svegliato alle 4. Dalla finestra si vedeva già la pallida luce del mattino. Non avevano ancora portato le mie scarpe, la porta era chiusa dal di fuori, e io ho scavalcato il davanzale e sono andato sul terrazzo. Ho bussato alla porta della padrona e la ragazza ossuta dalle lunghe braccia mi ha aperto la porta. Dalla stanza è venuta una vampata di odore di sonno, la ragazza mi ha dato le scarpe e il vestito. Ho svegliato Saša. Si è dato un morso al mignolo per svegliarsi del tutto, e dopo un quarto d'ora eravamo già pronti. Abbiamo pagato la padrona circa quattro franchi per i letti, il tè e il vino e ci siamo messi in strada.
A mezz'ora di cammino da Avants siamo arrivati a un recinto con un cancello chiuso. C'era una grande radura sopra un burrone, e nella radura un lungo chalet dove fanno il formaggio, con una fontana e un abbeveratoio. Passando accanto allo chalet abbiamo sentito suoni di campanelle e calpestio di zoccoli delle mucche, e voci.
«Buon giorno, c'è qualcuno?» ho chiesto affacciandomi nella stalla scura.
«Jae!» ha risposto una rozza voce assonnata. «Qui est là?»
«Forestieri. Avete un po' di latte?» abbiamo chiesto.
È venuto verso di noi un ragazzo di circa sedici anni con gambe e braccia scoperte color giallo viola e la faccia dello stesso colore, dall'ottusa espressione meravigliata. Dalla stalla si è udita un'altra voce, di vecchio: nel suo rozzo patois ha detto qualcosa al ragazzo. Il ragazzo ci ha indicato un piatto recipiente di legno con del latte, vi ha immerso una specie di grosso cucchiaio senza manico dicendo: «Voilà», e è sparito nella stalla.
«Ne volete?» ho chiesto a Saša offrendogli l'arnese di legno e indicando il latte giallognolo venato d'azzurro, coperto dalla sporcizia che vi galleggiava sopra.
Saša si è messo a ridere, abbiamo bevuto dell'acqua e abbiamo proseguito.
«E quello pensa che si possa bere quella roba. Bella pietanza!» ha detto Saša ridendo del formaggio svizzero.
I fanciulli, come la gente semplice, hanno il dono felice di saper ridere degli usi e costumi per loro insoliti. Quante volte ho visto scoppiare dalle risa i nostri soldati davanti a francesi solo perché non capivano il russo, o davanti ai tartari che si levavano le scarpe per entrare in casa. Saša non riusciva a capacitarsi che in un caseificio di montagna non gli venisse servito il latte come nella pensione Votier, e questo lo faceva scoppiare dal ridere. Fino alla cima dello Jaman non abbiamo più incontrato case; solo sopra le nostre teste, più in alto, o sotto nelle valli, si sentivano le campanelle delle greggi al pascolo. Una volta è venuto verso di noi un gregge preceduto da una piccola mucca rossa, allegretta, con la testa piccola e le gambe dritte e sottili. Saša si è fatto da parte con rispetto mentre passavano le mucche, poi ha preso per le corna una capretta e divertendosi a guardare ridendo il movimento del suo codino, diceva:
«Ancora, ancora, così».
È vero, come dicono, che in montagna più sali e più facile diventa andare; camminavamo già da un'ora circa, ma non sentivamo né la stanchezza né il peso dei sacchi. Si udivano sempre i fiumi sotto di noi; intorno a noi scorreva l'acqua della neve disciolta, e nelle svolte del sentiero ricominciammo a vedere il lago e Valet, paurosamente in basso sotto di noi. La parte inferiore dei monti della Savoia era completamente azzurra, come il lago, solo un po' più scura; la parte superiore, illuminata dal sole, era completamente bianco-rosata. Le vele e le barche si vedevano nel lago come puntini appena percepibili.
Era bello, insolitamente bello, ma questo non è natura, è qualcosa di più. Io non amo questi cosiddetti panorami grandiosi: sono in un certo senso freddi. Saša, mi pare, condivideva la mia opinione. La veduta di questa lontananza lo interessava ma non gli piaceva. Per attraversare l'ultimo torrente abbiamo dovuto scendere per un centinaio di passi in una profonda valle incavata, in fondo alla quale c'era un ponticello. Questa veduta ci ha colpiti più di tutto.
In basso, la corrente tumultuosa si rompeva sulle pietre attraverso le quali era stato gettato un ponticello di tronchi grezzi di abete; dalla nostra parte, tra gli abeti neri, più densi verso il basso, si snodava all'ingiù un viottolo lastricato; dall'altra parte il sentiero lastricato risaliva a lunghi gradini verso l'alto. Qua e là tronchi rossi sradicati e buttati sulle pietre: le radici si scorgevano in mezzo alla schiuma argentata, e accanto alla schiuma la chioma simmetrica di un alto pino, cresciuto nel burrone.
Traversato il ponticello, il Dent de Jaman apparve proprio sopra di noi; potevamo distinguere i crepacci, la neve e i cespugli intorno alla vetta. E tuttavia l'andare era divenuto pesante e si era ancora lontani. Il mio Saša camminava ora in linea retta, ora a zig zag, ora correva avanti per riposarsi un poco, e così si stancava maggiormente. Ormai non ce la faceva più, e anch'io ero molto affaticato; ma sapendo per esperienza che non bisogna cedere al primo momento di stanchezza, mi sforzavo a mettere avanti un piede dopo l'altro, avanzando per le giravolte del viottolo che saliva attraverso un rado boschetto.
Il sole non era ancora apparso da dietro il costone. Dappertutto vuoto, umido, non si sente e non si ode nessuno, da tutte e due le parti tronchi nudi di alberi e vegetazione povera. Più salivamo e più il terreno diveniva vischioso per la neve disciolta; i piedi scivolavano e il sacco mi tirava terribilmente: e pensavo già che non è poi così piacevole come dicono andare a piedi per la Svizzera; quando all'improvviso tutto è cambiato. In alto si sono sentite delle campanelle e una forte e fresca voce maschile che cantava l'eterna canzone svizzera con variazioni gutturali. Dopo un altro piccolo tornante ci siamo trovati su una piccola radura umida, da dove ci si è aperta una veduta del lago ancora più ampia e più scintillante. Una grossa metà del sole, rotolato dietro il costone, ha preso a brillare accecante sui tronchi nudi e rossi dei pini e sull'erba umida della radura.
Guardando in alto, alzando tutta la testa, ho visto un cavalluccio nero nero, che a testa bassa, come se annusasse la strada, scendeva proprio sul ciglio, piegando con precauzione le zampe posteriori. Dietro, a passi affrettati e con un bastone in mano, camminava uno svizzero, un bel giovane con un cappello di paglia. Vedendoci, ha smesso di cantare e ha incitato allegramente il cavallo. «Bonjour, monsieur», ha detto sorridendo e accentuando scherzosamente l'ultima sillaba quando ci siamo incrociati. «Bonjour. È lontano Alières?» «Due piccole orette», e: «Hip, hip», ha detto al cavallo, prendendolo per la coda.
Strana cosa: o per spirito di contraddizione o perché i miei gusti sono contrari ai gusti della maggioranza, nella mia vita non mi è mai piaciuta nessuna cosa di bellezza famosa. Sono rimasto del tutto freddo alla vista del gelido panorama dal monte Jaman; non mi è passato neanche per la testa di fermarmi un solo momento a ammirarlo. Io amo la natura quando mi circonda da tutte le parti e poi si svolge in lontananza fino all'infinito, e mi ci sento dentro. Mi piace quando da tutte le parti mi circonda l'aria calda, e la stessa aria si perde avvolgendosi nell'infinita lontananza; quando questi fili d'erba succosi, che ho schiacciato sedendomici sopra, richiamano il verde di infiniti campi; quando queste stesse foglie che, mosse dal vento, spostano l'ombra sul mio viso, compongono la linea del bosco lontano; quando la stessa aria che respiriamo richiama la profondità dell'azzurro cielo infinito; quando non sei solo a esaltarti e a gioire della natura; quando vicino a te ronzano e sciamano miriadi d'insetti, strisciano le coccinelle e gli uccelli riempiono l'aria col loro canto. E qui, invece: una superficie fredda, nuda, umida e deserta, e da qualche parte qualcosa di bello, che s'intravede nel velo della lontananza. Ma questo qualcosa è così lontano che io non sento il piacere per me più importante della natura, non mi sento una parte di quest'infinito e bellissimo intero. E non m'importa niente di questa lontananza. Il paesaggio dello Jaman è per gl'inglesi. A loro piace forse dire che hanno visto dallo Jaman il lago e Valet eccetera.
Per di più, sul monte c'era stata la neve fino a poco tempo prima, era umido, ero stanco di salire, avevo sete e non c'era acqua da bere. Due chalet che trovammo quasi sulla cima erano vuoti. Saša voleva correre a prendere della neve, di cui c'era abbondanza lungo il crinale del monte, ma la neve era sporca.
La veduta dall'altra parte dello Jaman è molto più armoniosa: c'è, fino all'orizzonte più lontano, una gola profonda, sempre più stretta, ricoperta di conifere. All'imboccatura della gola si avanza un altro sperone di monte, dal medesimo aspetto solenne e severo. Sulle cime, quasi dappertutto, grosse macchie di neve. Per discendere dall'altra parte c'era un piccolo viottolo appena segnato da sassi sparsi. Era così piccolo, che abbiamo dubitato di aver preso la strada giusta.
Siamo scesi per un'ora lungo un sentiero sempre più ripido senza incontrare nessuno; e più scendevamo, più la strada peggiorava. Continuavo a chiedermi se quella era la via giusta e, confesso, mi sentivo seriamente preoccupato. Ma Saša, al quale avevo detto delle mie preoccupazioni, si è messo a ridere come un matto al pensiero che ci fossimo persi. Anch'io ho riso, e non perché ne avessi voglia, ma perché, scendendo, ci eravamo stancati più che salendo, e eravamo accaldati, e, come succede spesso in casi simili, Saša rideva per niente e mi contagiava.
Io dicevo: «Puah, in che macchia siamo capitati!» e Saša inciampava e cadeva dalle risate, ripetendo: «In che macchia!» e anche a me, chissà perché, veniva terribilmente da ridere.
«Ecco, sentite, c'è qualcuno che spacca la legna», dicevo io, «bisognerà chiedere a questo signore.»
«Io vedo anche il signore», diceva Saša morto di risa, e inciampando nelle sue gambe correva verso il signore.
Era un uomo alto, magro, col volto segnato dal vaiolo, l'aria stanca e il vestito molto sporco, come se ne incontrano molti in Svizzera. L'uomo, con le maniche rimboccate sulle braccia magre e venose, spaccava la legna vicino alla strada. A tutte le domande di Saša in francese, come arrivare a Alières? era lontano? egli rispondeva con un bla-bla incomprensibile, come se avesse avuto la bocca piena di pappa e guardando il ragazzo con aria selvatica e spaventata, tanto che Saša cominciò a allontanarsi da lui. Pensando che fosse della Svizzera tedesca e parlasse solo il suo patois, gli ho ripetuto le domande in tedesco; ma, oltre a quegli incomprensibili suoni e quegli sguardi sfuggenti, non ho potuto cavar nulla da lui. Era forse italiano? Saša glielo ha chiesto in italiano. Egli si è limitato a alzare le spalle facendo un muso così comico che Saša è scoppiato a ridere e è corso via. Anch'io non ho potuto trattenermi e ho fatto lo stesso. Non ho mai incontrato da nessuna parte una vecchiaia della classe lavoratrice così idiota e storpiata come in Svizzera.
Dopo poco abbiamo incontrato altri spaccalegna, un po' più in basso della strada. Saša è corso verso di loro e questi lo hanno capito e hanno detto che andavamo bene, e che tra una mezz'oretta saremmo arrivati a Alières. Effettivamente poco dopo la strada ha preso a andare lungo il torrente, fra due spallette di pietra su cui crescevano arbusti; abbiamo cominciato a incontrare bestiame che pascolava qua e là sul pendio illuminato dal sole, e poi, vicino al villaggio stesso, abbiamo trovato la fontanella che tanto avevamo desiderato.
Alières è simile a Avants: una quindicina di belle casette, sparse nella vallata verde a distanza abbastanza grande l'una dall'altra. Lo stesso burrone, in basso, lo stesso torrente, gli stessi narcisi odorosi nei prati, solo più mucche e bestiame nei prati e nelle radure in mezzo ai boschi. A destra e a sinistra il suono ininterrotto di campanelle, che si addice così bene agli obliqui raggi mattutini del sole, al verde coperto di rugiada, al profumo dei fiori, della rugiada e del bestiame.
Saša è entrato dal di dietro in una grande casa, accanto alla quale stavamo passando, per chiedere se era un albergo, e io ho visto davanti un'insegna con l'immagine di un orso e la scritta rotonda: HÔTEL DE L'OURS, À LA CONFIANCE. La cameriera, alla quale ci siamo rivolti in francese, ha alzato le spalle in segno di rammarico perché evidentemente non capiva, e noi siamo stati molto contenti di questo, perché ci ha dato la possibilità di far mostra delle nostre conoscenze di tedesco.
Eravamo già nel cantone di Friburgo.
Ci hanno accompagnato in una sala con tavoli nudi e panche e ci hanno dato pane fresco e latte. Sentivamo come tostavano e macinavano il caffè che avevamo ordinato. D'altra parte noi eravamo contenti di riposare, e di nuovo abbiamo cominciato a ridere per niente, come conseguenza del piacere del riposo, e ce ne han dato spunto le scritte sulle tazze e sui piatti che ci avevano portato. Sulla mia tazza c'era scritto semplicemente Par l'amitié dentro una corona di lauro, mentre sulla tazza di Saša c'era una scritta più lunga: Mon coeur est tout attristé, je pleure en realité. Ma il più spassoso era un piatto con un bordo azzurro, un'ancora dipinta e in basso una scritta in tedesco: Komm her und küsse mich. Evidentemente qui cominciano a scontrarsi nelle persone e nelle cose l'elemento francese e quello tedesco. Però il caffè non era cattivo, era molto a buon mercato e ci venne servito presto, così non faceva ancora caldo quando c'incamminammo di nuovo per Montbovon, dove intendevamo pranzare e passare la giornata.
La strada andava snodandosi fra prati e boschi, ora in salita, ora in discesa. Proprio sotto Alières abbiamo raggiunto una donna di quarant'anni passati, che portava sulla schiena una gerla vuota. Camminava con passo regolare, da cacciatore; noi camminavamo più in fretta e confesso che ho pensato non senza orgoglio come facilmente potevo superare una montanara; lei forse, guardandoci, avrà pensato: bravi, camminano bene. Sentendo dietro di sé i nostri passi, la donna si è fatta da parte e ha pronunciato il cantilenante: «Bonjour, monsieur», così abituale sul Lemano. Una parola dopo l'altra, abbiamo cominciato a parlare, chi era, da dove veniva, dove andava? e, confesso, mi sono vergognato quando ho saputo che lei, che pensavo di superare, era partita quella mattina da Montreux e aveva fatto in una sola mattinata il percorso che noi avevamo fatto in due giorni, e era avanti a noi. E non bastava: ha aggiunto come una cosa naturale che, ecco, lei ora avrebbe caricato trentasei libbre di tela nella gerla e sarebbe tornata il giorno stesso a Montreux.
Io e Saša ci siamo guardati. Che donna! Quando lei, dopo averci augurato buon viaggio, ha preso da una parte, ho osservato attentamente il suo corpo. Niente di particolare, il tipo consueto di donna lavoratrice che puoi incontrare con un cappello a forma di bottiglia nei vigneti della Côte, spesso col gozzo sotto il mento, la schiena e il petto piatti, le lunghe braccia ossute, le gambe storte e l'acido sorriso raggrinzito.
A metà strada abbiamo incontrato con piacere un altro turista, solo molto meno carico: aveva una minuscola borsetta; mentre io portavo, penso, più di un pud, e ora, dopo aver camminato per i monti per circa venti verste, cominciavo a essere stanco davvero. Inoltre la strada passava sempre uguale per un bosco di abeti; in compenso c'erano continui incontri: ora svizzeri tedeschi con grossi bastoni e pipe di porcellana; ora un vecchio canuto che tira una capretta per le corna, e dietro di lui una graziosa svizzera con le guance rosse e un lungo bastoncello, che saluta i forestieri abbassando gli occhi; ora due ragazzi, coi pantaloncini retti da una sola bretella traversale, che spingono chissà dove delle capre, e s'infilano di continuo nel bosco per rimettere sulla strada il gregge disubbidiente; ora due vecchie storpie che tirano su dal burrone, per la coda, un maiale rosso. Quest'ultimo incontro è avvenuto proprio prima del villaggio. Il maiale grugniva con stridi acuti, e una vecchia lo tirava per la coda, l'altra, magra, ossuta, col gozzo e uno strano tic della bocca che le dava un aspetto malvagio, lo picchiava col bastone.
A Saša lo spettacolo è parso così buffo, che a stento sono riuscito a trattenerlo dallo sbottare proprio sul naso della vecchia storpia, con la quale ci siamo incontrati, a naso a naso, sulla via. Ma poi si è sfogato, rantolando, ansimando, sbuffando e seguitando a ridere fino alla locanda.
Montbovon ci si è presentato, a valle, pittoresco, su un fiume abbastanza ampio, con una grande locanda dalla facciata cittadina, la chiesa cattolica, e una larga strada carreggiata che, riconosco, ho visto non senza piacere dopo i sentieri percorsi nella mattinata.
Non eravamo ancora arrivati alla locanda, che già apparivano chiari i caratteri di questa regione cattolica: i bambini sporchi e stracciati, una grande croce al bivio del villaggio, le scritte sulle case, su un pozzo una statuina di Madonna dagli orridi colori, un vecchio gonfio con un ragazzetto pieno di pustole che mi hanno chiesto l'elemosina. La locanda era spaziosa, pulita, fatta con criteri di grandezza e completamente vuota; ci hanno servito in modo eccellente. La cameriera bernese, belloccia, rivestita e truccata per il nostro arrivo, si sforzava di parlare con noi in francese e senza necessità accorreva spesso nella nostra stanza. Sarà bene che da noi in Russia non arrivi l'abitudine di avere personale femminile negli alberghi. Io non sono schifiltoso, ma per me è meglio mangiare in un piatto che, forse, è stato leccato da uno sguattero, che in un piatto portato da una cameriera impiastricciata e mezzo calva, con gli occhi infossati e con le dita molli e unte di grasso. Questa signora si chiamava Elisa, ma Saša, che guardava nella sala i dipinti raffiguranti la storia di Genoveffa abbandonata nel bosco e nutrita dalla daina, ha cominciato a chiamarla prima Geneviève, poi Geneviestka, poi Geneviertka, e la parola Geneviertka lo ha fatto ridere fino alle lagrime. E Geneviertka è diventata per noi da quel giorno la parola per indicare la cameriera d'albergo.
Ho chiuso le imposte e ho dormito fino al pranzo, mentre Saša è andato a pescare sul fiume. Svegliandomi, mi sono rallegrato, guardando la carta, vedendo quanta strada avevamo fatto da Montreux, e mi è venuta l'idea che, dato che eravamo sulla via che porta da Friburgo a Interlaken, era meglio andare a Oberland, godendo della natura della montagna, piuttosto che a Friburgo, sulla strada polverosa; in ogni caso potevo ascoltare l'organo famoso sulla via del ritorno. Prima di partire ho fatto un giro per il paese. La maggior parte delle case erano grandi, belle, e in ognuna abitava più di una famiglia. Ma gli abiti e l'aspetto della gente erano terribilmente miseri. Su alcune case ho letto scritte come questa: Cette maison a été batie par un tel, mais ce n'est rien en comparaison de celle que nous réserve le Seigneur. Oh mortel! mon ombre passe avec vitesse et ma fin approche avec rapidité; e poi di nuovo oh mortel! Che assurdo miscuglio di orgoglio ignorante, di cristianesimo, misticismo, e chiacchiere magniloquenti.
Saša non ha pescato niente, il mio progetto gli è piaciuto molto e verso le 5 ci siamo messi in cammino in direzione completamente opposta a quella in programma.
La via per Château-d'Oeux, dove volevamo pernottare, passa, salendo e scendendo, lungo le sponde di un fiume largo e rapido. Il fiume si chiama Sarine. Sebbene non fosse affatto in piena, il suo fragore si udiva a una versta di distanza, e in esso, in molti punti, galleggiavano, e in altri, fermati dalle pietre, si ammucchiavano tronchi d'abete, che sono così trasportati da un posto all'altro. In attesa della piena, talvolta i padroni del legname vengono dopo un mese alle dighe per ritrovare il proprio legname, che riconoscono dal marchio. Sulla strada finalmente liscia e piana ci sembrava di camminare tanto facilmente che dopo un'ora di cammino non ci sentivamo affatto stanchi: solo i sacchi ci tiravano le spalle.
Abbiamo sostato un momento sul ponte, dopo aver posato i sacchi sulla spalletta per riposare la schiena, e a lungo abbiamo ammirato la Sarine, che in questo punto corre in basso scivolando fra enormi massi accavallati l'uno sull'altro. Saša ama qualsiasi acqua, non lascia passare neanche una sorgente senza metterci una mano, né una pozzanghera senza smuoverla con la punta del suo bastone, e le cascate lo entusiasmano. Ma per me una cascata, troppo lontana e non circondata dal verde, è uno spettacolo altrettanto freddo di un fondale di teatro o dei rinomati panorami dagli alti monti. Però questa cascata rumoreggiava in una bella cornice. Da ambo le parti scuri pini contorti di varia grandezza, e in mezzo a essi la schiuma bianca che si muove impetuosa e si rinnova di continuo restando sempre la stessa, e i grandi getti argentei, e le bianche pietre immobili, inondate di continuo in modo uguale dall'alto e dai lati, i tronchi di abete che in modo pittoresco, sempre pittoresco, si scontrano e si accavallano, e questo rumore stordente; così che non capisci dov'è l'acqua e dove sono le pietre.
Questa cascata era bellissima. A causa del rumore dell'acqua non abbiamo udito un barroccio tedesco col cavallo al passo, carico di sacchi di farina, che ci aveva raggiunto. Sul barroccio, davanti, stava seduto un bel ragazzo, e dietro una vecchietta.
«Chiedete se possiamo metterci i nostri sacchi», ha detto Saša.
«Siete forse stanco?»
Ma Saša con voce cattivante diceva già: «Bonjour, madame», mentre la guardava in modo così espressivo che la vecchia si è fatta da parte e gli ha indicato il posto vicino a lei, dicendo: «Sedete, se siete stanco». Saša è saltato subito vicino a lei e anch'io ho messo su il mio sacco e ho proposto allo svizzero di bere una bottiglia di vino alla prima osteria.
«Oh, ce n'est pas ça», ha detto arrossendo lo svizzerotto dalle guance rosse. «Venez aussi», ha aggiunto facendomi posto, «andremo al trotto.» Ma io ho rifiutato dicendo che li avrei raggiunti. E il mio Saša coi nuovi conoscenti si è allontanato da me, ballonzolando al trotto del cavallo e chiacchierando con grandi gesti con la vecchia.
Li ho raggiunti a una bettola, davanti alla quale il giovane mugnaio aveva lasciato il suo cavallo. Lui si era già ordinata una birra, ma io gli ho chiesto di bere del vino con me. Il mugnaio apparteneva a quel genere di bellezza svizzera graziosa e poetica che s'incontra abbastanza spesso nei cantoni di Vaud, Ginevra, Neuchâtel e Friburgo. Spalle e petto enormemente larghi, muscoli delle gambe e delle braccia eccezionalmente sviluppati, la testa piccola e bionda, rosso su tutta la guancia, e un sorriso bonario, mansueto e un po' stupido. Dopo l'osteria, dietro suo insistente invito, mi sono seduto accanto a lui sul carro e abbiamo fatto un'animata conversazione. Egli era orfano, mugnaio, prendeva quattro franchi, un rublo, la settimana, e lavorava così perché non si era iscritto nei cittadini e non sentiva affatto la necessità d'iscriversi.
«Dunque, non siete sposato?» gli ho chiesto.
«Sono ancora giovane», ha risposto.
«Dunque, vi divertite così con le ragazze?»
È arrossito e si è voltato a guardare la vecchia seduta dietro. «Oh, non!» ha detto. «Non mi avvicino alle ragazze. Ça me gêne», ha risposto, stringendosi nelle spalle con imbarazzo.
«Per questo è così sano e forte», ha aggiunto la vecchia.
«Siete sua parente?» le ho chiesto.
«No, semplicemente mi porta sul carro; sono di Rossinière, quel villaggio sul monte; c'è anche una grande pensione, ci vengono molti forestieri.»
«Di che cosa avete parlato col giovanotto?» le ho chiesto.
«Oh, mi ha divertito», ha risposto la vecchia. «Mi ha raccontato che è stato in quattordici paesi e conosce otto lingue.»
Ho guardato Saša, che nascondeva il viso e aveva le orecchie rosse.
Il mugnaio ci ha lasciato un po' prima del posto dove dovevamo pernottare e è svoltato verso il suo mulino. Avvicinandoci a Château-d'Oeux abbiamo incontrato a ogni passo soldati ubriachi che passavano in gruppi rumorosi e fastidiosi. Proprio prima del paese ci ha raggiunto una diligenza, cioè una carrozza a un cavallo, dove viaggiava un solo passeggero, col postiglione e un commesso di posta nei loro azzurri frac di servizio con alamari rossi. Abbiamo deciso lì per lì di proseguire la sera stessa, e il postiglione ha detto che avrebbe cambiato il cavallo e ci avrebbe aspettato in paese.
Il paese è grande, ricco, con case alte e le solite scritte, come a Montbovon, botteghe e un castello in alto. Sulla piazza, davanti a una grande casa dov'era scritto Hôtel de Ville e da dove provenivano degli orridi suoni stonati di una marcia militare suonata da strumenti a fiato, c'erano gruppi di militari, tutti ubriachi, volgari e rozzi. In nessun posto come in Svizzera si nota in modo così acuto l'influenza corruttrice della divisa. In verità tutto l'ambiente militare è fatto per trasformare l'uomo, essere buono e ragionevole, in una belva malvagia e stupida. Di mattina si vede lo svizzero nel suo frac marrone e il cappello di paglia nelle vigne, sulla strada con un carico, o sul lago in barca; egli è di animo buono, gentile, sinceramente mite in qualche modo nello spirito protestante. Vi saluta con cortesia, è pronto a farvi un piacere, il suo viso esprime intelligenza e bontà. A mezzogiorno incontrate lo stesso uomo che torna coi compagni dall'adunata militare. È sicuramente ubriaco (se non è ubriaco, fa finta di esserlo): in tre mesi ho visto molti svizzeri in uniforme, e non ne ho mai visto uno sobrio. È ubriaco, volgare e il suo viso esprime una sorta di orgoglio demenziale, o meglio, d'insolenza. Vuol sembrare un prode, si dondola, agita le braccia, e tutto questo in modo maldestro, sgradevole. Sbraita con voce ebbra una canzone oscena e è pronto a offendere la prima donna che incontra o a far cadere un bambino. E tutto questo perché gli hanno messo una giubba variopinta, un cappello e davanti a lui battono i tamburi.
Non senza timore ho attraversato con Saša il gruppo fino alla diligenza; Saša si è seduto davanti, io vicino a un signore, e siamo partiti. Un soldato ubriaco a morte voleva a tutti i costi venire con noi e bestemmiava in modo disgustoso; si sentiva ininterrotta la musica di una marcia suonata in modo così insopportabilmente stonato e stridente, che faceva letteralmente male alle orecchie. La piazza era piena di mendicanti ubriachi, corrotti e sudici.
In compenso, con quale piacere ho visto, quando siamo usciti dalla città, la bellissima vallata di Zansk che attraversavamo alla luce del tramonto, con le greggi di capre e le mandrie di mucche eternamente scampanellanti nel loro modo pittoresco. Il signore al quale sedevo accanto era vestito come si vestono i commessi a Parigi, aveva un porte-manteau nuovo e pulitino, un plaid e un ombrello. Sul naso aveva occhiali cerchiati d'oro, al dito un anello, i capelli neri accuratamente pettinati, la barba ben rasata, il viso con un'espressione di indifferenza voluta, altezzosa, sgradevole, che riusciva a conservare solo quando stava zitto. Parlava in francese con un accento ginevrino che voleva sembrare francese. Ho pensato che fosse un bourgeois di Ginevra o del Vaud. Questa è una razza di uomini disgustosamente meschina e venale, priva di vita, falsa, che imita assurdamente i francesi e disprezza la classe operaia svizzera. Dopo aver notato il disprezzo con cui parlava col nostro giovane cocchiere, che cercava sempre di parlare con noi, e aver sentito le condizioni che mi aveva proposto per viaggiare insieme fino a Interlaken in una carrozza da noleggio, non avevo più dubbi. Aveva fatto i conti in modo tale, che io e Saša, che non avevamo quasi bagagli, avremmo pagato per la carrozza quasi tre volte più di lui che aveva tre pesanti valige. E cercava insistentemente di convincermi che il viaggio sarebbe stato molto più a buon mercato che in diligenza.
Si è arrabbiato quando ho rifiutato e a una fermata ha detto al conduttore, con aria cattiva, che avrebbe prenotato un posto in diligenza une fois que monsieur [io] ne veut pas aller, gesticolando con stizza con le mani così energicamente che davvero mi sono sentito in colpa davanti a lui. Avevo vergogna d'incontrarlo di nuovo, e ho aspettato che uscisse prima di andare a prenotare i posti al post-bureau.
Mi sono avvicinato a una porta chiusa su cui c'era una scritta. Accanto alla porta c'erano tre uomini che non mi hanno degnato di uno sguardo. Ho aperto la porta del post-bureau. Era una stanza bassa e sporca, con un letto sporco, e barili, e vestiti appesi. Sono uscito di nuovo per chiedere agli uomini seduti accanto alla porta se questo era il post-bureau. «È questo», ha detto uno degli uomini con voce sgradevole. «Entrate. Che volete?» Sono entrato. Effettivamente in un angolo c'era una scrivania con delle carte. Nella stanza quasi buia non c'era nessuno, salvo una donna dall'aspetto malaticcio con un lattante. Dopo un minuto lo stesso uomo in finanziera che mi aveva detto di andare dentro è entrato nella stanza muovendo le braccia e tutta la schiena, col cappello messo di sbieco. Io ho salutato, lui ha chiuso la porta sbattendola senza guardarmi. Dapprima ho pensato che fosse un estraneo, oppure un uomo molto occupato o molto amareggiato; ma guardandolo più da vicino, in particolare quando si è messo dietro la scrivania, mi sono convinto che tutti i suoi movimenti, la fisionomia, il modo di camminare, tutto era fatto per offendermi o forse per ispirare soggezione. L'uomo era alto, con le spalle larghe, ma magro. Aveva le gambe lunghe, era biondo e segnato dal vaiolo. In generale il suo ceffo era disgustoso, o forse così mi è sembrato.
Con modi estremamente gentili gli ho chiesto dei posti. Come se l'avessi detto in sogno: nessuna attenzione. Ho cercato di ricordare se l'avevo per caso offeso in qualcosa entrando, se per qualche ragione potesse pensare che io volessi darmi delle arie. Mi sono levato il cappello e nella brevissima frase: quante verste ci sono per Tun, ho messo tre volte la parola Monsieur. Neanche questo ha avuto effetto. Gli ho porto i denari, mentre stava scrivendo qualcosa, e lui ha respinto la mia mano, tacendo. Cominciavo a arrabbiarmi, e m'incolpino pure di essere barbaro, ma mi prudevano le mani dalla voglia di prenderlo per la collottola e di picchiare a sangue il suo grugno vaioloso. Per mia fortuna egli ha buttato sul tavolo due biglietti e nello stesso modo ha buttato il resto, tanto che se non l'avessi afferrato, il denaro sarebbe finito sotto il tavolo, e lui, sicuramente, non l'avrebbe raccolto. Poi, muovendo nella stessa maniera la schiena e le braccia e con un sorriso sardonico appena accennato, è uscito.
No, una simile inumana rozzezza non solo non l'ho mai vista in Russia neppure fra gli ergastolani, ma non potevo neanche immaginare che esistesse nulla di simile.
Quando sono tornato indietro non ho resistito e ho cominciato a lamentarmi col cocchiere che aveva portato su le mie cose. Lui si è stretto nelle spalle, ha sorriso (era un giovane allegro, e si aspettava la mancia). «Vous dites que c'est le buraliste qui est comme ça?» «Sì.» «Que voulez-vous, monsieur, ils sont républicains. Ils sont tous comme ça. Et puis il est buraliste, il est fier de ça.»
Io, mettendomi a dormire, non riuscivo a dimenticare il buralista e seguitavo a parlare di lui. E Saša rideva: «Dunque vi ha messo paura il buralista?» continuava a chiedere. «E chissà se Genevertka domani ci pulirà le scarpe?» e scoppiava a ridere. È finita che anch'io mi sono messo a ridere e ripensando alla giornata trascorsa mi sono alla fine addormentato con pensieri allegri.
1858
1858. 1 gennaio. Mosca Visite, a casa, ho scritto. La serata dai Suškov. Katja è molto graziosa.
5 gennaio In giro per la società musicale. Ingiustificata impressione di disgusto per il discorso di Kokorev.
6 gennaio Dagli Aksakov. Discussione col vecchio. Il sentimento aristocratico significa molto. Ma è importante che io mi senta cittadino, e se noi abbiamo già il potere, allora voglio che sia in mani degne. Ho pranzato in casa. La zia è contenta per Nikolenka. Ho fatto coi bambini il gioco della fava. Allegro, sono andato al ballo, ma non c'era.
7 gennaio Si sta bene in casa. Andersen è bellissimo. Scherzo di Beethoven. Ballo piccolo, sporco, i mostri, e io sto bene, mi sono sentito triste. La Tjutèeva: sciocchezze.
8 gennaio No, non sono sciocchezze. Zitta zitta, ma mi prende seriamente e tutto.
9-14 gennaio Sono stato una volta da loro dopo una lettura dagli Aksakov. Ricevimento. Cosa stupida. Aleksandrine Tolstaja è invecchiata e ha cessato per me di essere una donna. Dai Trubeckoj. I Karamzin sono cari, in particolare lui. Sono stato molto a casa. Mašenka è penosa.
15 gennaio. Sogolevo Ho accompagnato Aleksandrine fino a Klin, sono passato dalla principessa, non è del tutto sincera. Ho cominciato, bene, a scrivere La morte.
19 gennaio. Mosca La Tjutèeva. Mi occupa di continuo la mente. Mi fa perfino rabbia, tanto più che questo non è un amore, perché non ne ha la bellezza. Mi sono alzato alle 8, ho scritto alcune lettere, ho letto un capitolo. Sono andato in giro con Nikolenka. Folla. Cremlino, dai Bers. A casa con Cicerin. Tutta la filosofia, anche quella sua, è nemica della vita e della poesia. Più è giusta, più è generica e fredda; e più è menzognera, più è dolce. Non sono un uomo politico, mille volte me lo sono detto. A teatro Una vita per lo zar, il coro è bellissimo. Al circolo. Asja è una porcheria.
20 gennaio Mi sono alzato presto. Ho pensato e ripensato a Tre morti e ho scritto L'albero. Non mi è venuto subito. Sono andato a ginnastica. Niente. Ho parlato con M. Suchotin della Tjutèeva in modo acido. E non smetto di pensare a lei. Sudicio! Oggi ho scorso il mio diario. Com'è evidente che decado.
25 gennaio Da Fet. Fa invidia e gioia guardare la sua felicità familiare. Bella serata musicale. Weber è bello.
30 gennaio L'ho letto a Fet, CiCerin e Korš. Vogliono qualcosa di più rozzo. Assurdità!
13-15 febbraio. Jasnaja Poljana Ho passato la notte prima di partire da Chevalier. Per mezza nottata ho parlato piacevolmente con CiCerin. L'altra metà non so com'è passata: con gli zingari fino all'alba. e poi a Gorjackino. Sono andato a Tula. Mi stanno cadendo tutti i denti. Ieri ho lavorato al Perduto. Comincia a venir fuori. Amore: non c'è.
16 febbraio Ieri è arrivato Serëža. È strano come il mio amore per il pensiero diventa un ostacolo fra me e i miei vecchi amici. È giusto che a trent'anni ci si sposi. Tutti i miei mi conoscono troppo per amarmi. Ho lavorato ancora al Perduto. Sembra finito, ma lo rifarò.
17-18 febbraio Ho rifatto una parte di Albert. Midsummer Night's Dream in inglese e in russo. Mi fa male tutta la testa. Il pensiero della vecchiaia che si avvicina mi tormenta. Mi guardo allo specchio per giornate intere. Lavoro pigramente. Sia nel lavoro fisico sia in quello mentale bisogna stringere i denti.
19-24 febbraio. Mosca Ho passato gli ultimi tre giorni in campagna molto bene. Il vecchio inizio dei Cosacchi è buono, sono andato un poco avanti. Serëža è abbattuto, silenzioso. Ho giocato al posto di Serëža e ho fatto tardi al tavolo. Karnoviè. Zavalevskij. Io un emancipatore! A Mosca con la bufera. Ginnastica. Bagno. Ho mangiato troppo.
26 febbraio Mi sono alzato presto. Sudo e non sto bene. Ginnastica, pranzo al circolo. Tutto questo mi annoia, sono cresciuto troppo. A casa Mašenka un po' meglio. Sono diventato insofferente. Sono andato nella mia stanza, ho scritto a Nekrasov la risposta sulla circolare. Ho rivisto di nuovo il musicista. Devo ricopiare tutto o consegnare così. Ho scritto Eroška. Dalla Èichaèeva. Una coquette intelligente. Non sto bene.
1-4 marzo Di mattina l'ho letto mi pare a Cicerin e a Korš. Non c'è male, hanno trovato che non c'è male. Sono uscito tutti e due i giorni. Serata, concerto.
8-10 marzo Sono stato dalla Tjutèeva, niente di definito, essa mi evita. Al concerto ho visto la Šcerbatova e le ho parlato. È graziosa, ma meno. Ho finito Il musicista. Cicerin è un elleno, ma bello.
14 marzo. Pietroburgo In mattinata è arrivato Šenšin. È venuto non da me, ma da Cicerin, e questo mi ha fatto rabbia. Dai Tolstoj, dai Puškin e dai Trubeckoj. All'Ermitage, Ruysdael: bello; Il figliol prodigo di Rubens con la nuca stolida; e la Deposizione. Murillo non molto. Ho un ascesso a un dente.
20 marzo Ho scritto un poco, ma mi fa passar la voglia il mal di denti che seguita. Ho letto l'articolo di Cicerin sull'industria in Inghilterra. Enormemente interessante.
Da qualche tempo ogni questione assume per me dimensioni enormi.
21 marzo I denti mi dolgono tormentosamente. Ho letto Michelet. Ho scritto qualche riga a Turgenev. Sono andato in giro. Ho comprato un barometro e della carta da parati. Ho scritto un poco. Sono tutto preso dai Cosacchi. Il politico esclude l'artistico, perché il primo, per convincere, dev'essere unilaterale. Ho letto il processo. Un vecchio dissennato davanti al tribunale inglese, e un avvocato. La rivoluzione futura sarà una rivoluzione contro le leggi dell'opinione e della ragione corrente.
27 marzo Oggi ho scritto Una luminosa domenica di Cristo.
1 aprile Mi sono alzato alle 10. Cicerin, mi sento a disagio con lui. Cristo non ordinava, ma ha scoperto una legge morale che resterà per sempre come misura del bene e del male.
Sono andato da Pikulin. Satin. Gli occidentalisti mi evitano.
9 aprile Siamo partiti appena giorno. Primavera. Nuove gioie appena esci dalla città. Poi han cominciato a farmi male i denti. Siamo arrivati a Jasnaja in serata.
20 aprile Bellissima giornata, il verde prorompe, e si scioglie l'ultima neve. In modo triste e dolce godevo della natura... la civetta è volata, sbattendo le ali lentamente, poi più rapide, poi si è posata.
26 aprile Sono andato presto nei campi. Mi sono arrabbiato. Molti nuovi pensieri. Una concezione cristiana. Ho suonato per circa tre ore. Tre accordi di seste imitando l'usignolo e godendo.
10-13 maggio Bellissima giornata della Trinità. Nelle ruvide mani contadine rami di ciliegio selvatico quasi appassito. Ho visto per un attimo Aksinja. Molto bella. In tutti questi giorni ho aspettato inutilmente. Oggi nel grande, vecchio bosco, la nuora, io sono stupido. Bestia. Il collo arrossato dal sole. Sono stato da Gimbut.
Sono innamorato come mai nella mia vita. Non ho nessun altro pensiero. Mi tormento. Domani tutte le forze.
12 giugno Non ho scritto per quasi un mese. Oggi è il 12 giugno: tutto questo tempo non ho scritto niente. Mi sono occupato dell'azienda, ma più a vuoto... Sono stato a Pirogovo. Fet. Per una giornata è stato qui Nikolenka. Ho messo da parte Vasilev. Ieri è venuto Turgenev. Di fronte a lui mi sento più maturo, sto bene con lui.
Ho letto Tre morti. Debole. Ho voglia di lavorare, e soprattutto di ordine.
14 giugno Tutto il giorno nei campi. Notte meravigliosa. Bianca nebbia rugiadosa. Su di essa gli alberi. La luna dietro le betulle e un rallo; gli usignoli non ci sono più.
16-19 luglio Non scrivo, non leggo, non penso. Tutto preso dall'azienda. La battaglia è in pieno sviluppo. I contadini tentano, s'impuntano. Quelli di Grumant sono tetri, ma tacciono. Ho paura di me stesso. Il sentimento di vendetta, che prima non conoscevo, comincia a insinuarsi in me; e vendetta verso i contadini. Ho paura dell'ingiustizia...
4 settembre Si è raccolto bene. La varis è aumentata. Sono stato da Nikolenka e da Turgenev: il primo è molto caro in casa, il secondo pesante in modo insopportabile. Fet è un tesoro. Ci sono state le elezioni. Sono diventato il nemico del nostro distretto. La «compagnia di Cerkasskij» è lo stesso pattume dei suoi oppositori, ma un pattume in lingua francese. Sono stato a Aleksin, ho comprato diversi cavalli. Turgenev si comporta in modo ignobile con Mašenka. Canaglia. Ho giocato a carte. Ho finito in vincita. Ho voglia di lavorare. Ho trent'anni.
15 settembre. Mosca Sono terribilmente invecchiato, quest'estate mi sono stancato di vivere. Spesso mi capita di chiedermi con terrore: che cosa amo? Niente. Positivamente niente. Tale condizione è penosa. Non c'è possibilità di una felicità vitale; ma è più facile essere pienamente uomo-spirito, «un abitante della terra, ma senza esigenze fisiche». Sono a Mosca. Ho visto Korš e la Tjutèeva. Sarei quasi disposto a sposarla tranquillamente senza amore; ma mi ha accolto in modo volutamente freddo. Ieri da Korš c'erano Arapetov e Longinov; maldicenza meschina. Io me ne sono andato.
17 settembre In mattinata sono andato in giro con l'angoscia nell'animo. Ho pranzato dai Bers. Care bambine!
19 settembre Ho messo ordine. Sono stato a ginnastica. Mi sono rimesso bene. Sono partito. Sono stato felice. Ho deciso che bisogna amare e lavorare, e è tutto. Quante volte l'ho già deciso! In viaggio amavo.
20 settembre. Jasnaja Sono arrivato. Stanco. Non ho amato e non ho lavorato.
30 ottobre Ho visto Valerija: non mi rammarico del mio sentimento. Con Mašenka comincia di nuovo a andar bene. Coi bambini: benissimo. Sono stato a Tula. Cerkasskij non è stupido, ma una testa stretta. Tutti gli slavofili non capiscono la musica. Ho ricopiato Il cosacco. Devo farlo ancora una volta. Non ho denaro, l'azienda va male.
27 novembre No, sono caduto così in basso che non è possibile. Mi occupo malamente dell'azienda. Oggi Rezun ha mentito, io mi sono imbestialito e per un'abominevole abitudine ho detto: frustare. Ho aspettato che egli venisse. Ho mandato a chiamarlo, ma non l'hanno raggiunto. Chiederò perdono. Non farò mai più rimproveri prima che passino due ore. Ho chiesto perdono, gli ho dato tre rubli, ma mi sono tormentato.
7-13 dicembre. Mosca Ho lavorato un poco, ma gl'interessi dell'azienda, attirandomi, mi hanno distratto troppo. Oggi è il 13, sono a Mosca. Il mondo letterario, che ho annusato ieri sera da Fet, mi disgusta. Cioè io penso che sono entrato nell'arena letteraria in condizioni di lusinghe generali, ho poi avuto due anni di lodi sia pure più contenute e un quasi primo posto: senza queste condizioni non voglio saperne della letteratura, cioè come fatto esterno, e grazie a Dio. Bisogna scrivere piano, tranquillamente, senza l'obiettivo di pubblicare.
23 dicembre Sono arrivato a Mosca coi bambini. Non sono riuscito a ipotecare di nuovo. Da ogni parte ho bisogno di soldi. Sono andato a caccia all'orso. Il 21 ne ho ucciso uno; il 22 uno mi ha agguantato. Ho sperperato un mucchio di denari.
1859
1 gennaio. Mosca Tutto questo tempo ho lavorato, e anche oggi. La testa mi duole ancora. Devo sposarmi quest'anno o mai più. Il primo giorno dell'anno è passato troppo tranquillo. Non ho visto assolutamente nessuno. Ho fatto del lavoro invisibile.
16 febbraio Ieri ho fatto una prima visita al principe Lvov. Ieri l'altro ho passato con lui la serata da Gagarin e sono tornato a casa innamorato di entrambe. La notte non ho dormito. Anche ieri non sono riuscito a addormentarmi per cinque ore. Oggi sono tranquillo, lavoro. Non sto bene di salute: stomaco e nervi. Ho visto un sogno: fragole, un viale, lei, subito riconosciuta, anche se mai vista, e Capyž cosparso di fresche foglie di quercia senza neanche un ramo o una fogliolina secca.
9 aprile. Mosca Sono stato a caccia e a Pietroburgo. A Pietroburgo dieci giorni felicissimi. A Mosca ho visto di nuovo due volte la Lvova. Il sentimento è salito, ma non con la forza del passato. Andrebbe tutto bene se non fosse per la salute. Ho preso dei soldi e li ho buttati al biliardo cinese. Ho lavorato, ho finito Anna, ma non va bene.
9 maggio. Jasnaja In campagna già da una settimana. L'azienda va male e mi ha stufato. Ho ricevuto La felicità familiare. È una vergognosa porcheria. Sono diventato disgustosamente freddo verso tutto. Di Aksinja ricordo con disgusto solo le spalle.
28 maggio Ieri mi sono tagliato i capelli, e anche questo mi è sembrato un segno di rinascita. Sono insoddisfatto di me. L'ordine della mia vita si è disfatto. Aksinja era andata via per la Trinità. Ora l'ho vista. È stata una volta da me, ci sono stati i Fet, hanno rifatto la casa. Utin c'è sempre. Ora voglio scrivere un po' Il cosacco.
1859. 9 ottobre Sono stato in campagna dal 28 maggio fino a oggi. Disordinato, bilioso, annoiato, disperato e pigro. Mi sono dedicato all'azienda, ma poco e male. Continuo a vedere Aksinja saltuariamente. Maša si è trasferita da me alla sua casa, e per poco non litigavo definitivamente con lei. Quest'anno ho colpito due volte un uomo. Il 6 agosto sono stato a Mosca e ho cominciato a sognare di botanica. Naturalmente è un sogno, una bambinata. Sono stato dai Lvov, e quando ripenso a questa visita vorrei piangere. Avevo deciso che sarebbe stato l'ultimo tentativo di matrimonio; ma anche questo è una bambinata.
1860
1 febbraio. Jasnaja Ieri sono stato insonne fino alle 5 del mattino. Meccanicamente ho detto la preghiera. Pregare chi? Che cos'è Dio se rappresentato così chiaramente che si possa pregarlo, comunicare con lui? Se lo rappresento così, allora perde per me ogni grandezza. Un Dio che si possa pregare e che si possa servire è l'espressione della debolezza della mente dell'uomo. Dio è Dio proprio per questo, che è impossibile rappresentarsi tutto il suo essere. Ma non è neanche un essere: è legge e forza. Che questa pagina resti come un ricordo della mia convinzione nella forza della ragione.
1 febbraio Un tipo di russo troppo pulito per il fatto che non ha toccato la vita.
16 febbraio Ieri ho fatto alcuni cambiamenti nell'azienda. Ho letto e ho insegnato un poco.
22 maggio 1860 Giorno della Trinità. Pioggia. Ho riletto l'appunto: concreto. Bisogna amare tutti, e Filat, e Ivan, e essere più semplici con loro. Ho rimproverato lo starosta e Matvej.
26 maggio Ho visto uno straordinario sogno; pensieri: strana la mia religione e la religione del nostro tempo, la religione del progresso. Chi ha detto all'uomo che il progresso è buono? È solo l'assenza di fede e il bisogno di un'attività cosciente rivestita di fede. L'uomo ha bisogno di uno slancio, Spannung, sì.
Mi sono alzato alle 5, ho dato le disposizioni, e tutto bene; allegro. Lei non c'era, l'ho cercata dappertutto. Non è più il sentimento del cervo maschio, ma di un marito per la moglie. È strano, cerco di rinnovare il sentimento di sazietà provato in passato e non ci riesco. Nel pomeriggio avevo intenzione di arrabbiarmi, mentre preparavano il letame; sono sceso e ho cominciato a lavorare sudando le sette camicie, e tutto è diventato bello e li ho amati tutti. Sarà difficile che questa mia adorazione per il lavoro non lasci traccia. Non riuscivo a addormentarmi e non stavo bene, ho scritto a Mašenka.
2 agosto Per quasi due mesi non ho scritto. Oggi è il 20 luglio.
Sono a Kissingen. Cercherò di tornare indietro da oggi fino alla partenza.
17 luglio Sono stato alla scuola. Terribile. Preghiera per il re, botte, tutto a memoria, i bambini spaventati e guastati.
16 luglio Ho visitato la scuola dei più piccoli: anche questa male.
3 agosto, nuovo stile Ho letto la storia della pedagogia. Francesco Bacone. Il fondatore del materialismo. Lutero riformatore religioso: alle origini. Bacone per le scienze naturali.
4 agosto Ho letto Riel e Herzen: un'intelligenza dispersiva, amor proprio morboso, ma larghezza, agilità e bontà, eleganza russe. Sono andato a caccia. Ho scritto ai miei.
5 agosto Montaigne per primo ha espresso chiaramente il pensiero della necessità della libertà nell'educazione. Anche nell'educazione la cosa principale è l'uguaglianza e la libertà.
6 agosto È arrivato Serëža. Sogno avverato. Notizie brutte. Lui ha perso al gioco. Nikolenka sta peggio.
7 agosto Ho sognato che venivano distrutte tutte le roulette. In serata ho passeggiato. Ho chiacchierato coi contadini. Idea per un racconto. Un lavorante vince, fra tutti gli altri, una ragazza o una donna.
8 agosto Serëža desidera la società, il brillio dell'aristocraticismo agisce su di lui. Ho passeggiato da solo. Forma del racconto: guardare dal punto di vista del contadino, rispetto verso la ricchezza contadina, conservatorismo. Scherno e disprezzo per l'ozio. Non vive da solo, ma è guidato da Dio.
10 agosto Incontro con Fröbel. Un liberale chiacchierone. Gli Auerbach sono partiti il 3 e la vigilia della partenza abbiamo parlato a lungo di letteratura. Ho avuto una lettera da casa. Mi ha sgradevolmente riportato a tutte le nostre questioni economiche.
11 agosto Sono andato a Gariz. Ho conosciuto un giovane maestro di scuola tutto preso dalla questione se scrivere su due o su una riga.
12 agosto La situazione di Nikolenka è tragica. Egli è paurosamente intelligente e consapevole. E ha desiderio di vivere. Ma non energia di vita. Sono stato a Gerod. Gli Auerbach, anche lei, sono molto cari.
13 agosto Nikolenka è partito. Non so che cosa fare. Sto male per Mašenka e per lui. E io non servo a niente. Dopo pranzo ancora con Fröbel. Comincia a stimarmi. Serata con Landauer.
23 agosto Ho sognato che ero vestito da contadino e mia madre non mi riconosceva. Faccio l'elegante.
24 agosto Ho letto Riel. Il conservatorismo è impossibile. Sono necessarie idee più generali che quelle di organismi statali: un'idea della poesia, e questa non la troverai né in America né nella nuova Europa che si va formando. Tutto il giorno sono stato preoccupato per il mio torace.
29 agosto. Soden-Francoforte Mi sono alzato alle 7 e mezzo. Non sto molto bene. Ho chiacchierato con Schneider dell'anno 1848 e dei vari regimi. Per strada ho pensato a un racconto semplice, immaginandomi vivamente come ascoltatore Andrej. È ora di smettere di aspettarsi doni inattesi dalla vita, e farsi la vita con le proprie mani.
13-25 ottobre. Hyères Fra poco è un mese che è morto Nikolenka. Questo avvenimento mi ha terribilmente strappato dalla vita. E ancora la domanda: perché? Siamo già vicini alla partenza per là. Per dove? Per nessun posto. Cerco di scrivere, mi costringo, ma non va, perché non posso attribuire al lavoro quel significato che occorre attribuirgli per avere la forza e la pazienza di lavorare. Durante il funerale mi è venuta l'idea di scrivere un vangelo materialista, la vita di un Cristo-materialista.
Il viaggio da Soden non ha avuto niente di notevole. Un Collège a Ginevra. La storia sotto dettatura. L'insegnante era ubriaco. Bambini deformi nella salle d'asile. La morte di Nikolenka è stata l'impressione più forte della mia vita.
28 ottobre. Domenica L'unico mezzo per vivere è lavorare. Per lavorare bisogna amare il lavoro. Per amare il lavoro occorre che il lavoro attragga. Per attrarre, il lavoro dev'essere già fatto a metà e bene. Cercle vicieux; ma che fare? Solitari (per cercare la risposta), indecisione, ozio, angoscia, pensieri di morte.
Bisogna uscire da questo. L'unico mezzo: farsi forza per lavorare. Ora è già l'una e non ho fatto ancora niente.
10 novembre Da dieci anni non provavo più una ricchezza d'immagini e pensieri come in questi tre giorni. Non scrivo dall'abbondanza.
12 novembre È morto nelle sofferenze un bambino di tredici anni, di tubercolosi. Perché? L'unica spiegazione la dà la fede nella nemesi della vita futura. Se essa non c'è, allora non c'è giustizia, e non occorre la giustizia, e la richiesta di giustizia è superstizione.
1861
1-13 aprile. Weimar È difficile annotare ora che cos'è successo in questi quattro mesi: Italia, Nizza, Firenze e Livorno. Tentativo di descrivere Aksinja. Napoli: prima viva impressione della natura e dell'antichità; Roma: ritorno all'arte; Parigi: avvicinamento a Turgenev; Londra: nulla, disgusto per la civiltà; Bruxelles: un dolce sentimento di familiarità. Eisenach: viaggio, pensieri su Dio e l'immortalità. Dio ritrovato: speranza e immortalità. Prima e seconda notte a Eisenach, il grido di un bambino malato; orologi; balbettio. Weimar: una ragazza: Liebes gutes Kind, sie sind irre.
15 aprile. Jena Insonnia da ieri. Non giudico l'educazione e l'istruzione, ma osservo con più serenità l'istruzione germanica; sono andato piacevolmente e senza fatica a piedi a Jena. Zenker: un ubriacone e brutta bestia che approva il bastone. Schefer: matematico per carattere, un tipo. Thibaut e Elkund, Zeiss. Con questi, conversazioni sulla pedagogia. Cominciamo da capo e su nuove basi. Di nuovo insonnia e angoscia fino all'una. Libri di Zenker e di Stoj. Solo la Germania ha elaborato una pedagogia dalla filosofia. Riforma della filosofia. L'Inghilterra, la Francia, l'America l'hanno imitata.
17 aprile Mi sono alzato alle 8. Al Kindergarten. Disegno geometrico e esercizi d'intreccio, sciocchezze. È difficile afferrare le leggi di sviluppo del bambino. Essi imparano a memoria le cose non loro, e le cose loro non le capisci. Uno disegna asticelle e fa confusione a immaginare il cerchio. E non è possibile abituarli alla consequenzialità quando tutto è nuovo. La consequenzialità è la forza della negazione di tutto quel che non t'interessa. Biedermann non è stupido, ma è uno scienziato e un letterato, con una sua parte già nel libro, e non più in lui. Io, salvo Infanzia, sono ancora tutto in me stesso, e per questo li guardo così liberamente dall'alto.
Poi Tröbst e Keller con sua madre. Vedendola ho capito che mi assumo una responsabilità portandolo via. Lui ha il collo lungo.
21 aprile. Berlino Mi sono alzato alle 5. Per tutto il viaggio sano e allegro. Un poeta vis-à-vis, poi un proprietario mecklemburghese con bagagli e un anello, terzo un renano sciatto. Bocca. La gioventù non è tutta rose. Auerbach! Un uomo gradevolissimo. Ein Licht mir aufgegangen. I suoi racconti sul giurato, sulla prima impressione della natura «Versöhnungs Abend», su Klauser, il pastore del cristianesimo. Come lo spirito dell'umanità, al di sopra del quale non c'è nulla. Legge versi meravigliosamente. A proposito della musica come pflichtloser Genuss. A suo parere, una svolta verso la corruzione. Ha quarantanove anni, è franco, giovane, fiducioso. Non un poeta della negazione .
12 aprile. Frontiera Sano, allegro, la Russia ancora non si nota.
6 maggio. Jasnaja Ho viaggiato con M.me Fet, mi sono annoiato. La zietta è triste e invecchiata, Serëža è buono sotto tutti gli aspetti, solo ozioso. Mi hanno nominato arbitro di pace, ho accettato. Sono andato a Tula, ho parlato molto e comincio a insuperbire, e quindi sono stupido. Markov ha rifiutato la coredazione della rivista. In generale l'idea della rivista va indebolendosi.
A Pirogovo caos, e con Serëža non ho fatto niente. Ho passato una giornata piacevole dai Bers, ma non oso sposare Liza.
12 maggio Ho fatto la domanda per la scuola. Sono un insegnante parrocchiale. Tormento con la ginnastica. Bellissime lezioni in giardino. Sono tornato a casa e mi è venuta voglia di scrivere Il cosacco.
25 giugno Grossa lite con Turgenev; definitiva: è un mascalzone completo, ma penso che col tempo mi passerà e lo perdonerò. La carica di arbitro ha dato pochi risultati e mi ha messo definitivamente in lite con tutti i proprietari e, sembra, mi ha altrettanto definitivamente rovinato la salute.
22 settembre. Mosca Sono a Mosca. Su Turgenev avevo ragione. Volevo scrivergli, e non so perché non gli ho scritto, una lettera per chiedergli scusa. Molto da fare per l'avvenire. E ci tengo. Liza Bers mi tenta; ma non sarà. Il calcolo solo non basta, e sentimento non ce n'è.
23 settembre Ho scritto una lettera a Turgenev. Sono stato da Raèinskij. Lì ho trovato una riunione di giovani professori. «Anche noi, intellettuali, sappiamo divertirci alla buona.» Non ho cenato e sto quasi bene. La tubercolosi c'è, ma comincio a abituarmici. Mi annoio perché il mio cerchio è troppo ristretto. Forse lei è lì, dove non sono io.
8 ottobre. Jasnaja Poljana Ieri ho avuto una lettera da Turgenev nella quale mi accusa di raccontare in giro che lui è un vigliacco e di distribuire copie della mia lettera. Gli ho scritto che sono tutte sciocchezze e in più gli ho mandato la lettera: voi avete definito il mio gesto disonesto e volevate picchiarmi sul muso, ma io mi dichiaro colpevole, vi chiedo scusa e rifiuto la sfida.
Ho due studenti, a scuola va peggio. Comincio a esser deluso della rivista.
28 ottobre Le cose della scuola e del lavoro di arbitro vanno bene, con la rivista non abbiamo cominciato. Ho voglia di scrivere. Ieri ho aperto la terza scuola, che non andrà avanti.
5 novembre Siamo stati in chiesa coi cantori. I maestri non vanno bene. Aleksej Ivanoviè è stupido. Aleksandr Pavloviè è malato moralmente. Ivan Ilic è quello che dà più affidamento di tutti. Ho litigato con lo starosta, ho cominciato a scrivere bene i diari di Jasnaja. Mi hanno disturbato i ginnasiali. I maestri hanno dei segreti disgustosi. Se si tratta di donne, passi. Gli esperimenti di Keller sono interessanti e utili. Egli è un caro e utile ragazzo. Sto bene e scrivo con piacere. Non so cosa sarà domani, se questo è un buon umore generale secondo il tempo, oppure solo una buona circolazione della bile.
6 novembre Ho fatto scuola, analisi: senso del tatto. Pëtr Vasilevic si è ubriacato. Ginnastica. Dopo pranzo ho cantato. In serata non ho avuto voglia di scrivere. Per ora lavoro, poi sia quel che sarà.
1862
20 maggio Sulla nave. Sembra che stia rinascendo alla vita e alla coscienza di essa. Il pensiero dell'assurdità del progresso mi perseguita. Con l'intelligente e con lo stupido, col vecchio e col bambino, parlo sempre della stessa cosa. Ho scritto un articolo in questo spirito per il numero 6 di «Jasnaja Poljana».
23 agosto Sono a Mosca. Non ho mangiato per due giorni, ho sofferto di mal di denti, ho pernottato dai Bers. Bambinate! Sembra di sì! Ma grande confusione. Oh se potessi uscirne fuori in modo chiaro e onesto! Devo scrivere due articoli: su Markov e sul Comitato per l'analfabetismo. Ho presentato una lettera all'imperatore. Ho ammirato le manovre. Bello: un dragone è inciampato, lo zar al galoppo. Ho paura di me, che sia, anche questo, desiderio d'amore, e non amore. Cerco di vedere solo i lati deboli di lei, ma è lo stesso. Bambinate! Forse!
24 agosto Mi sono alzato sano e con la mente particolarmente lucida, ho scritto con facilità, ma il contenuto è povero. Poi sono così triste come non ero da molto tempo. Non ho amici, no! Sono solo. Avevo amici quando servivo Mammona, e non ne ho da quando servo la verità. Sono andato dalla zietta. Anche le vecchiette non vivono in modo semplice, ma ribolle in loro una vita complessa con tutte le sue sottigliezze. A teatro non sono riuscito a sopportare fino in fondo il balletto: e lo zar c'è ogni giorno! A Sonja penso meno, ma quando ci penso, penso bene.
26 agosto Sono andato a piedi dai Bers, posto tranquillo, accogliente. Risate delle ragazze. Sonja era volgare e antipatica, ma mi prende. Mi ha dato il racconto da leggere. Che energia di verità e di semplicità. La mancanza di chiarezza la tormenta. Ho letto tutto in modo distaccato, senza gelosia, o invidia; ma «il suo aspetto estremamente non attraente» e «la sua volubilità di giudizio» mi hanno toccato molto. Poi mi sono tranquillizzato. Tutto questo non è per me. Lavoro e solo soddisfacimento dei bisogni.
27 agosto È confusa in modo non buono, ma mi sta saldamente da qualche parte. Da Mërtvyj. Sono sani perché sono limitati nel pensiero. Nella serata ci sono stati studenti. L'articolo su Markov viene profondo.
28 agosto Ho trentaquattro anni. Mi sono alzato con la tristezza abituale. Ho pensato a un'associazione per gli allievi di scuole professionali. Pako con un mazzo di lettere e di fiori. Ho lavorato un po' e inutilmente ho scritto con le lettere a Sonja. Dai Suškov (ho mentito a proposito dei 1000). Gradevole serata dai Tjutèev. Nottata dolce e tranquillizzante. Brutto muso, non pensare al matrimonio, la tua vocazione è un'altra: e ti vien già dato molto.
29 agosto. Ho scritto, male. Aggiri la sostanza e ne escono chiacchiere. Ho pranzato in casa. Sono andato da Bers, e con lui a Pokrovskoe. Niente, niente, silenzio... Non c'è amore come prima, né gelosia, e neanche rimpianto, ma, sembra, qualcosa di dolce: un poco di speranza (che non deve esserci). Porco. Un poco, con rimpianto e tristezza. Ma la notte è meravigliosa: un sentimento bello e dolce. Mi ha costretto a decifrare la lettera. Mi sono confuso. Anche lei. Da loro c'è stata una scenata. Tutto innaturale. Mi sento triste, ma bene. Mašenka dice: tu aspetti sempre. Come non aspettare?
30 agosto Di mattina ho lavorato. Mi ha disturbato Timirjazev. Ho pranzato in casa, ho dormito, poi sono andato dai Bers. Non sono geloso di Sonja con P.; non riesco a credere che non sono io... Essa parla in modo triste e calmo. Abbiamo passeggiato, il chiosco, in casa per la cena: gli occhi, e che notte!... Stupido, non è per te, ma sei innamorato lo stesso, come di Soneèka Kološina e di A. Ho pernottato da loro, non riuscivo a dormire, e sempre lei. «Voi non avete mai amato», ha detto, e questo mi ha fatto ridere e mi ha dato gioia.
31 agosto Anche la mattina lo stesso dolce sentimento e senso di pienezza della vita d'amore. Dai Tjutcev, moraliste calze blu. Come mi disgustano. Qualcuno ha parlato e mi è sembrata la sua voce. La terza e ultima mi è dentro saldamente. Non è per te, vecchio diavolo: scrivi articoli critici! Ho cominciato a scriverle, mi hanno disturbato: ma bene. Non posso andarmene ora, ecco cosa. La Kochanovskaja è una carogna, e tutte sono carogne, rinsecchite nelle loro crinoline.
3 settembre Da loro, prima niente, poi passeggiata. «Lui è cattivo, voi siete sano», lorgnette, «venite, vi prego.» Sono calmo! Per la strada camminavo e pensavo: o è tutto per caso o sente in modo eccezionalmente sottile, o è volgare civetteria, oggi uno, domani un altro, e poi a che serve uno che parte? oppure è per caso e sottilmente e per civetteria. Ma in generale niente, niente, silenzio. Non avevo mai immaginato il mio futuro con una moglie così chiaramente, gioiosamente e serenamente. Serata dai Perfilev. Vecchi noiosi. Com'è basso il placido inganno reciproco: conti. Forse è anche il mio destino. Memento, Dublickij, vecchio diavolo, lo zio Ljavon. E senti: Mein schön Herz. Sembra che sarebbe così semplice, ora, senza passione, senza timore, senza un secondo di rimpianto.
7 settembre L'ho detto a Vasenka e mi sento più tranquillo. Vasenka fa pena: in confronto egli si sente così vecchio e squallido. Oggi sono solo in casa e penso a pieni polmoni alla mia situazione. Bisogna aspettare. Dublickij, non mettere il naso dov'è la gioventù, la poesia, la bellezza, l'amore: là, fratello, i cadetti. Oggi mi sono rimpinzato insieme a Vasenka, e respiravamo a fatica stando l'uno di fronte all'altro: questo è tuo. Sciocchezze: monastero, lavoro, ecco una cosa per te, dalla cui altezza potrai serenamente e gioiosamente guardare all'amore e alla felicità altrui. Io ci sono stato in questo monastero, e ci tornerò. Sì.
Diario insincero. Arrière-pensée, che lei è da me, mi starà accanto, e leggerà e... e questo è per lei.
8 settembre Sono andato dai Bers per il pranzo. Andrej Evstafevic nella sua stanza come se gli avessi rubato qualcosa. Tanecka seria e severa. Mi ha aperto Sonja, sembrava dimagrita. Non c'è per me in essa niente di quello che c'è sempre stato e c'è tuttora nelle altre: un'attrazione pseudopoetica, ma mi attira irresistibilmente. (Sono andato in campagna con Saša: una ragazza, una civetta contadina, ahimè, mi ha interessato.) Liza mi domina senza parere. Dio mio! In che modo bello sarebbe infelice se fosse diventata mia moglie! La sera a lungo si è rifiutata di darmi gli spartiti. Tutto in me ribolliva.
Sonja si comportava alla Tatjana Bers, e questo mi è sembrato un segno di speranza. Abbiamo passeggiato nella notte.
9 settembre Essa arrossisce e si confonde. O Dublickij, non sognare. Sono venuti Pako e Saša, ho pranzato, ho dormito. Ho cominciato a lavorare, ma non riesco. Invece di lavorare le ho scritto una lettera che non spedirò. Non posso partire da Mosca, non posso, non posso. Scrivo per me senza pensieri nascosti e cerco di non fare piani. Mi sembra di essere a Mosca già da un anno. Non ho dormito fino alle 3. Ho sognato, ho sofferto come un sedicenne.
10 settembre Mi sono svegliato alle 10, stanco dall'agitazione notturna. Ho lavorato svogliatamente e aspettavo la sera come uno scolaro aspetta la domenica. Sono andato a fare una passeggiata. Dai Perfilev. Praskovja Fëdorovna è una stupidona. Al ponte Kuzneckij e al Cremlino. Lei non c'era. È dai giovani Gorskin. È venuta, severa, seria. Me ne sono andato di nuovo senza speranza e innamorato più di prima. Ma au fond c'è speranza. Devo, devo assolutamente spezzare questo nodo. Comincio a provare per Liza odio insieme a pietà. Signore, aiutami, illuminami. Di nuovo una notte insonne e tormentosa: io provo questo sentimento, io, che ridevo delle sofferenze degl'innamorati. Quello di cui ti ridi è poi quello che servi. Quanti piani ho fatto per parlare a lei, Tanecka, e tutto inutilmente. Comincio a odiare Liza con tutta l'anima. Signore, aiutami, illuminami. Madre di Dio, aiutami.
11 settembre In mattinata ho scritto bene. Il sentimento è forte come prima. Tutto il giorno come ieri.
Non ho osato andare da loro. Ho camminato molto, sono stato dalla Jakovleva. Ho parlato a Vasja. Nessuno mi può aiutare, salvo Dio. Lo prego. Serata dai Perfilev. Per me non c'è nessuno. Sono stanco. Una certa agitazione fisica.
12 settembre Tutto il giorno ho camminato senza scopo, sono stato a ginnastica. Ho pranzato al club. Sono innamorato come non credevo che ci si potesse innamorare. Sono pazzo, mi sparerò se continua così. La sera sono stato da loro. Lei deliziosa in tutti i sensi. E io sono un disgustoso Dublickij. Bisognava guardarsi prima. Ora non posso più fermarmi. Lasciamo stare Dublickij, ma io sono bello del mio amore. Sì. Domattina andrò da loro. Ci sono stati dei momenti, ma non ne ho approfittato. Mi sentivo timido, bisognava semplicemente parlare. Avrei voglia di tornare indietro e di dire tutto davanti a tutti. Signore, aiutami.
13 settembre Niente di interessante. Anche se è arrivato Serëža. Ogni giorno penso che non è più possibile soffrire così e contemporaneamente essere felici, e ogni giorno divento più pazzo. Di nuovo me ne sono andato da loro con angoscia, rimpianto e felicità nell'animo. Domani andrò appena alzato e dirò tutto o mi sparo.
Sono le 3 di notte passate. Le ho scritto una lettera. La consegnerò domani, cioè oggi. Dio mio, come ho paura di morire. Felicità; e tale che sembra impossibile. Dio mio, aiutami.
14 settembre Ho dormito solo un'ora e mezzo, ma sono fresco e terribilmente nervoso. La mattina lo stesso sentimento. Sono andato da Serëža, abbiamo riso dell'immortalità dell'anima. Al Cremlino. Dalle carogne Tjutceve e da loro. Sembra che la situazione si vada chiarendo. Lei è strana... non posso scrivere per me solo. Mi sembra, sono certo, che presto non avrò più segreti per uno, ma segreti per due, lei leggerà tutto. Siamo stati dai Perfilev. Stanco e nervoso mi sono messo a letto. Ma ho dormito poco, sei ore. Ieri ero già più tranquillo, oggi ancora più tranquillo. Qualcosa succederà.
15 settembre Non gliel'ho detto, ma le ho detto quello che c'era da dire. Ho raccontato a Vasenka la morte di Nikolenka, ho pianto lagrime infantili. Domani.
16 settembre L'ho detto. Lei, sì. Lei è come un uccello ferito. Non serve scrivere. Tutto questo non si può dimenticare e non si può scrivere.
17 settembre Sono fidanzato, regali, champagne. Liza pesa e fa pena, dovrebbe odiarmi. Bacia.
18 settembre In mattinata ho lavorato, poi da lei. Olga Zajkovskaja. Ho incontrato Serëža. Lei, spettinata. Pranzo senza Liza. Spiegazione con Andrej Evstafeviè. Polivanov. Non bacia in modo semplice, ma grave.
19 settembre Sono più tranquillo. Ho dormito tutta la mattina. Cicerin, noia. In giro senza scopo, cinque ore e mezzo da loro. Lei aveva l'aria pensosa. Liza meglio. La sera, lei dice che ama.
20-24 settembre. Mosca-Jasnaja Poljana Non capisco com'è passata la settimana. Non ricordo niente. Solo il bacio accanto al pianoforte e il venir fuori di satana, poi la gelosia per il passato, i dubbi nel suo amore, e il pensiero che lei inganni se stessa.
Buone notizie sull'articolo e la vendita delle opere. Nel giorno delle nozze paura, incertezza e desiderio di fuggire. Solennità della cerimonia. Lei in lagrime. Nella carrozza. Lei sa tutto e semplicemente. A Birjulevo. La sua paura. Qualcosa di morboso. Jasnaja Poljana. Serëža intenerito, la zietta già prepara sofferenze. Notte, sonno pesante. Non è lei.
25 settembre. Jasnaja Poljana La mattina, il caffè: imbarazzo. Gli studenti sono perplessi. Ho passeggiato con lei e Serëža. Pranzo. Lei: anche troppo sicura. Dopo pranzo ho dormito, lei scriveva. Felicità smisurata. E di nuovo lei scrive accanto a me. Non può essere che tutto questo finisca con la vita.
26-30 settembre. A Jasnaja Non mi riconosco. L'amo nello stesso modo, se non di più. Non posso lavorare. Oggi c'è stata una scenata. Ero triste perché da noi tutto come dagli altri. Gliel'ho detto, essa mi ha offeso nel mio sentimento verso di lei, ho pianto. Lei deliziosa. L'amo ancora di più. Ma non c'è qualcosa di falso?
1 ottobre Abbiamo mantenuto la parola. Bellissimo mattino. Cure dell'azienda. Ho scritto alcune lettere. Lei non vuole scrivere alle zie di corte: fiuta tutto. Mi sono accomiatato dagli studenti e dalla gente.
15 ottobre In questo periodo mi occupo di quelle faccende che si chiamano pratiche, e basta. Ma quest'ozio comincia a pesarmi. Non posso aver rispetto di me. E per questo non sono contento di me e non sono chiaro nei rapporti con gli altri. Ho deciso di smettere con la rivista e anche con le scuole: sembra. Tutto mi fa rabbia, nella mia vita, e anche lei. È indispensabile lavorare...
19 dicembre Ancora un mese di felicità. Di sgradevole solo Stellovskij, il mio errore verso di lui. Ora è un periodo di tranqulllità rispetto al mio sentimento verso di lei. Lavoro con accuratezza e, sembra, vengono fuori sciocchezze. Ho finito la prima parte dei Cosacchi.
Caratteristiche della vita attuale: pienezza, mancanza di sogni, speranze, autocoscienza, però paura, pentimento per l'egoismo. Gli studenti partono, e ne ho pena. La zietta ha assunto una nuova aria senile che mi commuove.
22 dicembre Uno strano stato di sonnolenza, come dice mia moglie, però ho molte energie: non fumo. Gli studenti sono irritati perché si sentono in dovere e in colpa verso di me. E a me dà pena questo elemento esterno.
27 dicembre Siamo a Mosca. Come sempre, sono stato in cattiva salute e di cattivo umore. Ero molto scontento di lei, la paragonavo alle altre, per poco non mi pentivo, ma sapevo che questo era passeggero, e aspettavo, e è passato. C'è stata una spiegazione per la bambola, lei voleva far sfoggio della sua ingenuità nei miei confronti. Ora l'abbiamo superato. Siamo stati a teatro, non ne è venuto fuori niente neanche a lei. Ho paura del padre. Ljubov Aleksandrovna è cara. Osservo sempre Tanja. Di letterati, salvo Fet, non ne ho visti e non ne vedrò.
30 dicembre Un mucchio di pensieri, ho proprio voglia di scrivere. Sono diventato terribilmente adulto. Forse ho invidia? Come non diventare vecchi. Una stupida serata dai Bers. Labord. Tanja: sensualità. Sonja commuove con la sua paura. La sola differenza che mi fa male. L'amerò sempre.
1863
3 gennaio. Mosca Comincio solo ora a riavermi un poco dal mal di denti. Lei dice della gelosia: bisogna aver rispetto, fiducia, che queste sono frasi; ma hai sempre paura e paura. Solo il genere epico mi sta diventando congeniale. La presenza di Polivanov mi è sgradevole: devo sopportarlo nel modo migliore. Siamo soli a Mosca: bisogna fare conoscenze, e magari saranno fastidi o peggio, mentre ora si sta così bene. Lei mi baciava, mentre scrivevo. Sentivo che non era per scherzo, mi sono voltato: lei piange. Tatiana è penosa. Mi stupisce come non ho bisogno di nessuno, e avverto la solitudine ma non mi disturba; mentre a lei sembra che il tempo passi senza scopo.
5 gennaio La felicità familiare mi assorbe tutto, ma non si può non fare niente. Su di me poggia la rivista. Spesso mi viene in mente che la felicità coi suoi tratti particolari se ne sta andando, e nessuno la conosce e la conoscerà, ma nessuno ha avuto o avrà niente di simile, e io lo riconosco. Polikuška non mi piace. L'ho letto dai Bers.
L'amo quando di notte o di mattina mi sveglio e vedo: lei mi guarda e mi ama. E nessuno, meno di tutti io, può impedirle di amare come lei sa, a suo modo. L'amo quando è seduta vicino a me, e noi sappiamo che ci amiamo l'un l'altro, e essa dice: Lëvocka, e si ferma: perché i tubi del camino sono dritti? oppure perché i cavalli vivono a lungo? o cose simili. L'amo quando stiamo a lungo soli, e io dico: che facciamo, Sonja? che possiamo fare? Lei ride. L'amo quando si arrabbia con me e d'improvviso, in un batter d'occhio, il suo pensiero e le sue parole diventano aspri: smettiamo, mi dai fastidio; dopo un minuto già mi sorride timidamente. L'amo quando lei non mi vede e non sa che ci sono, e io l'amo a mio modo. L'amo quando è una bambina col vestito giallo e sporge la mascella inferiore e tira fuori la lingua, l'amo quando vedo la sua testa rovesciata all'indietro, e ha il viso serio e spaventato, infantile e appassionato, l'amo quando...
1863. 15 gennaio. Mosca Nuovo quaderno di diario, ma niente di nuovo da scrivere. Sono sempre lo stesso. Come sempre spesso insoddisfatto di me, ma nello stesso tempo credo fortemente in me e aspetto da me... Come posso non essere felice! Tutte le condizioni della felicità convergono per me. Solo, spesso mi è mancata (in tutto questo tempo) la coscienza di aver fatto tutto quel che dovevo fare per godere in pieno quel che mi è dato, e ripagare gli altri, tutti, col mio lavoro, per quel che mi hanno dato.
Mi sono alzato tardi, siamo uniti. L'ultimo dissidio ha lasciato piccole tracce (trascurabili) o forse è il tempo.
Ognuno di questi dissidi, per quanto insignificante sia, è un'incrinatura dell'amore. Il momentaneo sentimento di attrazione, stizza, amor proprio, orgoglio: passerà, ma almeno un piccolo screzio resterà per sempre nella più bella cosa del mondo, nell'amore. Io lo terrò presente e proteggerò la nostra felicità, e tu lo sai. Ho corretto le bozze.
23 gennaio Qualcuno mi ha detto giustamente che faccio male a tralasciare di scrivere. Da tempo non ricordo in me stesso un desiderio così forte e tranquillamente fiducioso di scrivere. Non ho soggetti, cioè nessuno mi attira in modo particolare; ma forse sbaglio, mi sembra che potrei tirar fuori qualcosa da qualunque soggetto. Da varie parti mi viene in mente un certo tipo di professore occidentalista che si è guadagnato in gioventù, con l'assiduo lavoro, un diploma che l'autorizza all'ozio mentale e alla stupidità; opposto a un uomo che ha conservato in sé fino alla maturità il coraggio e l'integrità del pensiero, del sentimento e dell'azione. Un'altra situazione: l'amore di un uomo, severo con sé, che assorbe tutto e si fa una causa di tutta la vita nello scontro col fascino di un valzer, del brillio mondano, della vanità, della poesia di un attimo. Ho corretto I cosacchi: terribilmente debole. Probabilmente il pubblico sarà contento per questo. Ho avuto la febbre; sempre ozio, e sempre mi pesa. Con mia moglie i rapporti migliori possibili. I flussi e riflussi non mi meravigliano e non mi spaventano. A volte, e anche oggi, ho paura perché lei è giovane e non comprende e non ama in me molte cose, e molte cose lei soffoca in sé per me, e tutti questi sacrifici mi mette istintivamente in conto. Oggi giornata di attività, sono stato dalla zietta e dai Gorèakov (Elen è simpatica), da Fet (c'erano lui e la moglie). Il cambiamento principale in me, in questo periodo, è stato che comincio a saper amare gli uomini con moderazione. Prima, tutto o niente, mentre ora il posto dell'amore vero è occupato, e i rapporti sono più semplici. Conoscenti a teatro. Mi dà gioia che lei piaccia a tutti.
25 gennaio. Mattina Ieri c'è stata una lite, apparentemente a causa della stanza grande, ma in realtà perché noi rimugi... e anche perché stiamo tutti e due in ozio. Prima pensavo, e ora, sposato, sono ancor più persuaso, che nella vita, in tutti i rapporti umani, la base di tutto è il lavorio; il dramma del sentimento; mentre il raziocinio, il pensiero non solo non guida il sentimento e l'azione, ma s'insinua sotto il sentimento. Neanche le circostanze guidano i sentimenti, ma è il sentimento che guida le circostanze, cioè fa una scelta fra mille fatti...
8 febbraio Siamo a Jasnaja. Mi hanno disturbato Islenev e Serëža, ma sto lo stesso così bene, così bene, e l'amo tanto. L'azienda e le faccende della rivista vanno bene. Gli studenti mi pesano per i rapporti innaturali e la loro invidia involontaria, della quale non li rimprovero.
Come ora è tutto chiaro per me! Questo era un'infatuazione di gioventù, quasi una commedia, che non posso seguitare dopo esser diventato adulto. Tutto lei. Lei non sa e non può capire come mi trasforma, senza paragone più di quanto io trasformo lei. Solo non in modo cosciente. Quando agiamo coscientemente sia io sia lei siamo impotenti.
Per strada mi è venuto in mente che la scoperta delle leggi della scienza è solo la scoperta di un nuovo modo di vedere, per cui quel che prima era sbagliato sembra giusto e conseguente, mentre in base a questo (nuovo modo di vedere) altri aspetti diventano più oscuri. Io capisco che il ferro è freddo, la pelliccia calda, il sole sorge e tramonta, il corpo morirà, l'anima è immortale. Dal nuovo punto di vista devo dimenticare la pelliccia e il ferro, non concepire più che cosa sono la pelliccia e il ferro, ma vedere gli atomi che si respingono e si attraggono, così distribuiti da diventare buoni o cattivi conduttori di qualcosa che chiamiamo calore, o dimenticare che il sole sorge e tramonta lo stesso, e ci sono l'aurora e le nubi, e immaginare che la terra si muove e io con lei. (Con questo modo di vedere posso spiegare molte cose della vita già nota, ma il modo di vedere non è la verità, è unilaterale.) Ancor più nella chimica. Oppure devo dimenticare che in me ci sono un'anima e un corpo, e ricordare di avere un corpo coi nervi. Per la medicina è un successo, per la psicologia il contrario.
23 febbraio Ho spedito l'articolo buono, anche se sciatto. Ho cominciato a scrivere. Non va. Ho riordinato le carte: uno sciame di pensieri e il ritorno o forse un tentativo di ritorno al lirismo. Va bene. Non posso scrivere, sembra, senza un pensiero dato e una passione. Les misérables: forti.
1 marzo Il pope di Pirogovo dice a voce bassa: noi l'abbiamo strapazzata, Sergej Nikolaevic. Serëža dice: vado all'estero. Ora niente gioco, ma forse vincerò. Il domestico Prokofij dice: se fossimo gente naturale... Poco tempo fa abbiamo sentito che la nostra felicità fa paura. La morte, e tutto è finito. Possibile che sia finito? Dio. Abbiamo pregato. Avevo voglia di sentire che questa felicità non è un caso, ma mia.
3 marzo In serata per due volte per poco non abbiamo litigato. Ma poi no. Oggi è annoiata, tesa. Il pazzo va in cerca della tempesta: così il giovane, non solo il pazzo. Più di tutto al mondo temo questo stato d'animo. Per tutto il giorno sono stato immerso nell'azienda. Il cavallo castrato non viene: è falso. E non so come cambiarlo. Tutto, tutto ciò che gli uomini fanno, lo fanno per esigenze della loro natura. E l'intelligenza non fa altro che insinuare sotto ogni azione le sue false cause, che per il singolo uomo si chiamano convinzioni, fede, e per il popolo (nella storia) si chiamano idee. Questo è uno degli errori più vecchi e nocivi. Il gioco di scacchi dell'intelligenza è indipendente dalla vita, e la vita da esso. L'unica influenza di tale esercizio è l'impronta che ne riceve la natura. Educare si può solo fisicamente. La matematica è un'educazione fisica. La cosiddetta abnegazione, la virtù, è: solo il soddisfacimento di un'inclinazione morbosamente sviluppata. L'ideale è l'armonia. Solo l'arte sente questo. E solo quella attuale, che si dà per divisa: al mondo non ci sono colpevoli. Chi è felice ha ragione! L'uomo dedito all'abnegazione è più cieco e più crudele degli altri. Nel Cavallo castrato non va nulla, salvo la scena del cocchiere frustato e la corsa.
24 marzo L'amo sempre di più e di più. Oggi sono sette mesi, e io provo un sentimento da tempo non provato di annientamento di fronte a lei. Lei è così impossibilmente pulita e cara e casta per me. In questi momenti sento che non la possiedo, benché lei mi si dia tutta. Non la possiedo perché non oso, non mi sento degno. Per questo sono non completamente felice. Qualcosa mi tormenta. Gelosia per l'uomo capace di essere completamente degno di lei. Io non lo sono.
1 aprile Oggi stavo con la zia, lei dormiva. Mi sono messo a ripensare a una vecchia conversazione con Serdobolskij, alla Pasqua che quest'anno è tutta diversa, alle mie noiose fantasie sull'azienda; e mi sono fatto schifo. Sono un egoista dissoluto. Ma sono felice. Appunto qui bisogna lavorare su se stessi. E occorre poco per rafforzare questa felicità. 1) ordine; 2) attività; 3) decisione; 4) costanza; 5) desiderare e fare il bene di tutti. Mi sorveglierò a questo proposito.
2 giugno Tutto questo tempo è stato per me un tempo di sonno fisico e forse per questo, o forse di per sé, moralmente penoso e disperato. Pensavo anche che non ho un interesse o una passione forti (in che modo non l'ho? perché non l'ho?) Pensavo che invecchio, che sto morendo, pensavo che è terribile il fatto che non amo. Mi facevo paura, perché i miei interessi erano solo denari o basso benessere materiale. È stato un addormentarsi stagionale. Ora mi sono svegliato, mi sembra. L'amo, amo lei, il futuro, me stesso e la mia vita. Non puoi far niente contro ciò che è. In ciò che sembra debolezza, là può esserci una fonte li forza. Leggo Goethe e i pensieri sciamano.
18 giugno Dove sono io, quell'io che amavo e conoscevo, che talvolta esce tutto fuori, e mi dà gioia e paura? Sono piccolo e miserabile. E sono così dal momento che ho sposato la donna che amo. Tutto quel che è scritto in questo quaderno è quasi tutto menzogna: falso. Il pensiero che lei è qui e legge da dietro la mia spalla, sminuisce e guasta la mia verità. Oggi il suo evidente piacere di chiacchierare e di attirare su di sé l'attenzione di Erlenvein, e la notte folle, mi ha elevato d'improvviso alla vecchia altezza di verità e di forza. Basta leggere questo e dire: sì, lo so, questa è gelosia, per tranquillizzarmi di nuovo, avere tutto ciò che occorre per tranquillizzarmi e spingermi di nuovo a tutta quella bassezza di vita che mi ha dato disgusto di me fin dalla gioventù. E io vivo così già da nove mesi. Terribile. Sono un giocatore e un ubriacone. Ora, stordendomi con l'azienda, ho rovinato nove mesi che non torneranno più, che avrebbero potuto essere i migliori, e dei quali per poco non ho fatto i peggiori della mia vita. Di che cosa ho bisogno? Di vivere felice, cioè essere amato da lei e da me stesso: e io mi odio per questo periodo. Quante volte ho scritto: oggi è finita. Ora non lo scrivo. Dio mio, aiutami. Fammi vivere sempre in questa coscienza di te e della mia forza. Notte folle. Cerco involontariamente in che cosa offenderti. Questo è vile e passerà, ma non arrabbiarti, non posso non amarti.
Devo aggiungere per lei (essa lo leggerà) che per lei io scrivo non quel che non è vero, ma scelgo nel molto quello che solo per me non avrei scritto. Che un altro uomo, il più insignificante, possa piacerle, è comprensibile per me e non deve sembrarmi ingiusto, anche se è insopportabile: dato che in in questi nove mesi io sono stato l'uomo più insignificante, più debole, più sciocco e banale.
Oggi la luna mi ha tirato su, ma come? questo nessuno lo sa. Giustamente pensavo oggi che la stessa legge di gravità che esiste per la materia verso la terra esiste anche per quel che chiamiamo spirito verso un astro spirituale. L'ape vola solo al sole. L'ape regina lavora e genera nell'oscurità, ma si accoppia e gioca (quel che noi chiamiamo ozio) al sole. Domani scrivo.
È terribile, pauroso, insensato legare la propria felicità alle condizioni materiali: moglie, figli, salute, ricchezza. Lo jurodivyj ha ragione. Possono esserci moglie, figli, salute e altro, ma non è tutto. Signore, abbi pietà e aiutami.
5 agosto Scrivo ora non solo per me, come prima, e non per noi due come poco tempo fa, ma per lui. La notte del 27 giugno noi due eravamo particolarmente preoccupati. Lei aveva mal di ventre, si agitava, e abbiamo pensato che fossero le conseguenze delle bacche che avevamo mangiato. Il mattino dopo stava ancora peggio, e alle 5 ci siamo svegliati; avevamo deciso già la sera prima che sarei andato incontro ai nostri. Essa bruciava, era in vestaglia, e a tratti gridava; poi passava, sorrideva e diceva: niente. Ho mandato a chiamare Anna, soprattutto perché andava fatto, ma non ci credevo. Ero emozionato e tranquillo, tutto preso da sciocchezze, come succede prima di una battaglia o quando si avvicina la morte. Mi facevo rabbia perché sentivo così poco. Avevo voglia di andare a Tula e fare tutto nel modo più accurato.
Siamo andati con Tanja e Saša, ci sentivamo innaturali. Io ero tranquillo, ma era come se me lo permettessi. A Tula mi è sembrato strano che Kopylov volesse come sempre parlare di politica e che nella farmacia suggellassero delle scatolette. Siamo ripartiti con Marija Ivanovna (levatrice di Serëža). Ci avviciniamo a casa: non c'è nessuno. La zietta, che prima non voleva che partissi, e aveva paura, mi è venuta incontro agitata, animata, spaventata, con gli occhi buoni. Allora? Come sei stato caro, mon cher, a far così presto! Lei aveva le doglie. Sono entrato. Cara, com'era seriamente, pulitamente, toccantemente e fortemente bella. Era in vestaglia aperta, con una blusetta ricamata, i capelli neri arruffati, il viso accaldato, rosso ruvido, i grandi occhi brucianti, camminava, mi ha guardato. L'hai portata? Sì. Come va? Le doglie sono terribilmente forti. Anna Petrovna non c'è, c'è Aksinja. Lei in modo semplice e tranquillo mi ha baciato. Mentre ci agitavamo intorno, lei ne ha avute ancora. Si è aggrappata a me. L'ho baciata, come la mattina, ma lei non pensava a me, e c'era in lei qualcosa di serio e severo. Marija Ivanovna è entrata con lei nella camera da letto, poi è uscita, il parto è cominciato, ha detto piano e solennemente e con gioia trattenuta, come un bénéficiant quando si alza il sipario. Lei intanto camminava, si affaccendava attorno agli armadi, preparava qualcosa, si chinava, e sempre i suoi occhi bruciavano di quella luce tranquilla e solenne. Ha avuto ancora alcune doglie, e ogni volta io la reggevo, e sentivo come il suo corpo tremava, si allungava e si contraeva; e l'impressione che avevo del suo corpo era assolutamente, assolutamente diversa da quella di prima e di durante il matrimonio. Negl'intervalli io correvo, mi affaccendavo per disporre bene il divano sul quale ero nato eccetera, e in me c'era lo stesso sentimento d'indifferenza di rimprovero verso di lui e d'irritazione. Avevo voglia di pensare e di fare più in fretta, di più e meglio. L'hanno messa a letto, lei si dava forza da sola... (Non finisco, non posso scrivere ulteriormente di sofferenze vere.)
Il suo carattere si guasta ogni giorno di più, e ritrovo in lei Polenka e Mašenka col brontolio e lo scampanellare cattivo. È vero che questo succede quando sta peggio, ma la sua ingiustizia e il suo calmo egoismo mi spaventano e mi tormentano. Lei ha sentito dire da qualcuno e continua a ripetere che i mariti non amano le mogli malate e perciò è ferma e certa delle sue ragioni. O forse non mi ha mai amato e s'ingannava. Ho riguardato il suo diario: una nascosta ostilità traspira da ogni sua parola di tenerezza. Così è spesso nella vita. Se è così, e se tutto da parte sua è stato un errore, è terribile. Dare tutto: non la vita di celibe con le baldorie da M.me Dussot e le maîtresse, come altri ammogliati, ma scambiare tutta la poesia dell'amore, del pensiero, dell'attività per il popolo, con la poesia del focolare domestico, dell'egoismo verso tutto salvo la propria famiglia, e in cambio di questo ricevere preoccupazioni basse, il talco per bambini, la cucina, con rimbrotti e senza tutto ciò che illumina la vita familiare, senza amore e una tranquilla e fiera felicità familiare, ma solo slanci innaturali di tenerezza, baci eccetera. Mi è terribilmente penoso, e ancora non ci credo: ma allora non starei così male, non sarei tutto il giorno di umore nero, al contrario.
La mattina arrivo felice, allegro, e vedo la contessa, che si adira e alla quale la serva Duška sta pettinando i capelli, e m'immagino Mašenka nel suo brutto periodo, e tutto cade, e io, come scottato, ho paura di tutto, e vedo che solo là dove sono solo sto bene e poeticamente. Mi si danno baci teneri, per abitudine, e cominciano le recriminazioni contro Duška, contro la zietta, contro Tanja, contro me, contro tutti, e io non posso sopportare questo tranquillamente, perché tutto ciò non è semplicemente cattivo, è terribile rispetto a quel che io desidero. Non so che cosa non avrei fatto per la nostra felicità, e invece riescono a immiserire e a sporcare in tal modo i rapporti, che pare io sia restio a dare un cavallo o una pesca. Non c'è niente da spiegare. Niente da spiegare... Ma un piccolo lampo di comprensione e di sentimento e io di nuovo sono tutto felice, e credo che lei veda le cose come me. Si crede a quel che si desidera fortemente. E io sono contento che almeno tormentano solo me. È lo stesso tratto che c'è anche in Mašenka, una certa sicurezza di sé morbosa e capricciosa, e la sottomissione al suo destino preteso infelice.
È già l'una di notte, non posso dormire, e ancor meno andare a dormire nella sua stanza con questo sentimento che mi opprime; e lei, che si lamenta quando sa di essere ascoltata, ora russa tranquillamente. Si sveglierà e nell'assoluta certezza che io sono ingiusto e che lei è una vittima disgraziata delle mie fantasie volubili: nutrire, occuparsi del bambino. Anche il genitore è della stessa opinione. Non le ho fatto leggere il mio diario, anche se non scrivo tutto. La cosa più terribile è che devo tacere e tenere il muso, per quanto odi e disprezzi tale atteggiamento. Parlarne con lei ora è impossibile, mentre tutto avrebbe ancora potuto chiarirsi. No, non mi ha amato e non mi ama. Non è neanche che questo mi dia ora tanta pena, ma perché ingannarmi così dolorosamente?
6 ottobre Tutto è passato e tutto non era vero. Sono felice di lei: ma sono terribilmente scontento di me. Io scivolo, scivolo sul pendio della morte, e sento in me scarse le forze per fermarmi. E non voglio la morte, voglio e amo l'immortalità. Scegliere non serve. La scelta è stata fatta da tempo. Letteratura: arte, pedagogia e famiglia. Inconseguenza, timidezza, pigrizia, debolezza, ecco i miei nemici.
1864
16 settembre. Jasnaja È un anno che non scrivo in questo quaderno, e un anno buono. I rapporti con Sonja sono sempre più saldi. Ci amiamo, cioè ci siamo reciprocamente più cari di ogni altra persona al mondo, e guardiamo l'uno all'altro limpidamente. Non ci sono segreti, nulla di cui vergognarci. In questo periodo ho cominciato un romanzo, ho scritto circa dieci fogli a stampa, e ora mi trovo nella fase di correzione e rifacimento. Tormentoso. Gl'interessi pedagogici sono ormai lontani. Sento poco vicino il figlio. In questi giorni mi sono ricordato del diario materno su Sonja che avevo cominciato, e bisogna portarlo avanti per i figli.
Per il romanzo.
1) Ama tormentare quelli che ama: dà sempre fastidio.
2) Padre e figlio si odiano reciprocamente. Imbarazzo negli occhi.
1865
Anno 1865. 7 marzo. Jasnaja La salute così così. È il terzo giorno che mi tengo senza lasciarmi andare e senza tirare troppo la volontà. Scrivo, rifaccio. Tutto è chiaro, ma la mole del futuro lavoro mi spaventa. È bene definire il lavoro futuro. In vista delle cose forti da compiere, non bisogna insistere e rifare all'infinito le piccolezze.
Sonja è stata malata. Serëža è malato, tossisce. Comincio a amarlo molto. Un sentimento del tutto nuovo. L'azienda va bene.
9 marzo In questi due giorni ho scritto, ho corretto. Oggi dopo il tè non ne ho avuto voglia. Con Sonja chissà perché, siamo freddi. Aspetto in tranquillità che passi.
Ho letto il Faust di Goethe. Poesia del pensiero e poesia che ha per oggetto quel che non può esprimere nessun'altra arte. E noi la frantumiamo, separandola dalla realtà della pittura, della psicologia eccetera.
17 marzo Sono stato a Tula. Da Serëža per i funerali. Anche per il dolore l'uomo ha bisogno di binari già tracciati, lungo i quali camminare: lamenti, messa di requiem eccetera. Ieri ho visto sulla neve, nell'orma non affondata di un uomo, l'orma profonda di un cane. Perché il cane ha un punto d'appoggio così piccolo? Perché mangia non tutte le lepri, ma giusto quante basta. Questa è la saggezza di Dio; ma non è saggezza, non è intelligenza. È l'istinto divino. Questo istinto è in noi. L'intelligenza è invece la capacità di deviare da questo istinto e di teorizzare queste deviazioni. Mi sono venuti questi pensieri con una chiarezza, forza e piacere terribili.
19 marzo Sono preso dalla lettura della storia di Napoleone e di Alessandro. Proprio ora, come una nube di gioia e di consapevolezza di poter fare una grande cosa, mi ha preso l'idea di scrivere la storia psicologica di Alessandro e di Napoleone. Tutta la viltà, tutte le frasi, tutta la follia, tutte le contraddizioni della gente che li circondava e di loro stessi. Napoleone, come uomo, è insicuro, e è pronto a rinunciare il 18 brumaio davanti all'assemblea. Des nos jours les peuples sont trop éclairés pour produire quelque chose de grande. Alessandro il Macedone si diceva figlio di Iupiter, e lo credevano. Tutta la spedizione d'Egitto: vanitosa malvagità francese. Falsità di tutti i bulletins: consapevole. La pace di Presburgo: escamoté. Sul ponte di Arcole cadde in una pozzanghera, invece della bandiera. Cattivo cavaliere. Nella guerra d'Italia porta via quadri, sculture. Ama camminare sul campo di battaglia. Cadaveri e feriti gli danno gioia. Matrimonio con Giuseppina: per il successo mondano. Ha corretto tre volte la relazione della battaglia di Rivoli: ha mentito sempre. Da principio ancora un uomo forte della sua unilateralità. Come può essere altrimenti? Voi siete gente comune, io vedo nei cieli la mia stella. Poi indeciso. Non è interessante lui, ma le folle che lo circondano e sulle quali lui agisce. Dapprima unilateralità e beau jeu rispetto ai Marat e ai Barras, poi, a tentoni, presunzione e fortuna, poi follia: faire entrer dans son lit la fille de Césars. Poi follia completa, prostrazione e miseria a Sant'Elena. Menzogna e grandezza solo perché è grande la scala; ma quando l'arena diventa piccola, rimane un nulla. E morte vergognosa!
Alessandro, intelligente, buono, sensibile, che cerca una misura dall'altezza della grandezza, che cerca un'altezza umana. Rifiuta il trono e approva, non impedisce, l'assassinio di Paolo (non può essere). Piani per la rinascita dell'Europa. Austerlitz, lagrime, feriti. La Naryškina lo tradisce. Speranskij, liberazione dei servi. Tilsit: stordito dalla grandezza. Erfurt. Non conosco il periodo fino all'anno '12. Grandezza dell'uomo, esitazioni. Vittoria, trionfo, grandezza, grandeur, che spaventano lui stesso, e ricerca di una grandezza di uomo, dell'animo. Confusione all'esterno, ma chiarezza nell'animo. E nocciolo di soldato: manovre, severità. Confusione esterna, schiarimento nell'animo. Morte. Se assassinio, meglio di tutto.
Devo scrivere il mio romanzo e lavorare per questo.
20 marzo Tempo bellissimo. Sto bene. Sono andato a Tula a cavallo. Grandi idee! Il piano per la storia di Napoleone e di Alessandro non si è indebolito. Un poema il cui eroe sarebbe di diritto un uomo intorno al quale tutto si raggruppa, e l'eroe è quest'uomo. Ho letto Marmont. Prigionia di V.A. Perovskij. Davout: giustiziare. Critica di Markov: male. È attaccato alle sue idee e si arrabbia. E tu che faresti? Forze, forze terribili. Jazykov ha detto che spiego troppo a lungo i miei pensieri; ha ragione. Più breve, più breve.
21 marzo Tempo bellissimo. Sonja è malata. Mi amareggia che essa sia debole nel dolore. Serëža mi tormenta con la malattia. L'allevamento del bestiame mi dà gioia e va bene.
23 marzo Tempo bellissimo. In serata ho scritto poco, ma bene. Posso. Tutto questo tempo ho avuto idee di cose nuove e più importanti, e ero scontento delle vecchie. Devo assolutamente scrivere ogni giorno non tanto per portare avanti il lavoro, quanto per non uscire dalla carreggiata. Lasciar correre di più. Domani cercherò di caratterizzare Bilibin.
24 marzo Serëža è da noi. Ho scritto un poco Bilibin. Ieri sono stato a Tula. Una delle principali molle dello scrivere è il contrasto fra la poesia del sentito e no.
19 settembre. Nikolskoe-Vjazemskoe Non sono tranquillo. Non so se sono malato, e sia per questo che non posso pensare e lavorare bene, oppure se mi sono lasciato andare in modo tale da non poter lavorare. Se potessi lavorare bene, sarei felice.
20 settembre Di mattina non ho potuto scrivere. Ho dormito male, ho passeggiato un poco. Lo stesso stato febbrile. Ho letto Mérimée - Chronique de Charles IX. È strano il suo rapporto intellettuale con Puškin. Molto intelligente e sensibile, ma non ha talento. In serata ho riflettuto e ho fatto un po' di correzioni. Alla fine persino volentieri.
23 settembre. Ceremošnja Sono stato a letto tutto il giorno. Dopo il bagno mi sono sentito rinato. Ho letto Consuelo. Che sciocchezza falsa con frasi di scienza, filosofia, arte e morale. Un dolce di pasta stantia fatto con burro rancido e farcito di tartufi, aringhe e ananas.
24 settembre Sto meglio. Ho letto la mia cosa. Non li interessa. Ma a me è sembrata non male, tanto che non occorre rifarla. A Nicolas bisogna dare amore per la vita e paura della morte sul ponte. A Andrej i ricordi della battaglia di Brunne.
26 settembre. Jasnaja Ho cominciato a fare ginnastica. Sto molto bene. Siamo tornati a casa con Sonja. Siamo così felici in due come, di certo, è felice solo un uomo fra milioni.
A proposito degli studi della cara Maša ho pensato molto ai miei princìpi pedagogici. Ho il dovere di scrivere tutto ciò che so su questo problema.
29 settembre Salute non bene. Ho scritto a Serëža e ai Djakov. Tutto il giorno ho scritto La battaglia; male. Non va; non così. Ho letto Trollope. Se non ci fosse troppa diffusedness sarebbe bello.
30 settembre Sono partito presto sulla prima neve, ho ucciso una lepre: mi sono divertito. Ho scritto a Andrej Evstafeviè. Ho letto Trollope, bello. C'è una poesia del romanzo: 1) per la concatenazione degli avvenimenti: Braddon, i miei Cosacchi, il futuro; 2) per il quadro di costume costruito sull'avvenimento storico: Odissea, Iliade, L'anno 1805; 3) per la bellezza e la gioiosità delle situazioni: Pickwick, Campo lontano; 4) per il carattere degli uomini: Amleto, i miei futuri; Apollon Grigorev: dissolutezza, Cicerin: ottusità, Suchotin: mancanza di riuscita, Nikolenka: pigrizia; e Stolypin, Lanskoj, Stroganov: onesta ottusità.
1 ottobre Faccio sempre ginnastica, annoto le giornate e non scrivo. Sono andato a caccia, non ho preso niente. La poesia del lavoro e della cosa ben fatta non è mai stata toccata da nessuno in nessuna opera.
2 ottobre La salute va bene. Sono andato inutilmente a caccia. Ho scritto. Ma dispero di me. Trollope mi uccide col suo mestiere. Mi consola che lui ha il suo e io il mio. Conoscere il proprio: o meglio, sapere che cosa non è mio, ecco la dote principale. Devo lavorare come un pianista.
3 ottobre Ieri e oggi ho lavorato con tensione, sebbene infruttuosamente, e già mi duole il fegato e sono cupo nell'animo. Questo mi fa disperare. Devo porre un limite alla mia volupté della lettura con fantasie. Devo impiegare queste forze per lo scrivere, alternato al lavoro fisico.
Sono andato di nuovo a caccia girando intorno ai miei boschi e non ho preso niente. Ho finito Trollope. Troppo convenzionale.
8 ottobre. Pokrovskoe In viaggio. Mašenka e i bambini molto cari.
9 ottobre Da lei. Ho scritto Campo lontano. Viene imprevisto.
12 ottobre. Jasnaja Siamo partiti e siamo arrivati a Jasnaja. Fa piacere, ma timore vago di preoccupazioni.
15 ottobre Bile, mi sono arrabbiato col cacciatore. Pessima caccia. Ho già pensato del tutto due capitoli. Brykov e Dolochov non vengono. Lavoro poco. Ieri sera spiegazione con Sonja. C'è poco da fare: è incinta.
16 ottobre Ho ucciso due lepri bianche. Ho scritto un primo articoletto su un'idea datami da Montaigne.
17 ottobre Fino a pranzo a caccia senza successo. Non avevo voglia di scrivere. Per nessuna ragione se battre les flancs. A caccia ho visto un posto per Dolochov, e chiaro.
20 ottobre Consumo le mie forze con la caccia. Ho riletto, corretto. Va avanti. Ho buttato giù la scena di Dolochov. Con Sonja andiamo molto d'accordo.
21 ottobre Lo stesso come ieri. Verso sera ho riflettuto su Dolochov. Ho letto Dickens. Bella è Tanja.
1 novembre La stessa severa igiene. Mi sento completamente in salute come mi è accaduto di rado. Ho scritto abbastanza. Ho messo a posto definitivamente Bilibin e sono soddisfatto. Leggo Maistre.
Pensiero della restituzione volontaria del potere.
2 novembre Ho finito Bilibin. Gli Islenev sono partiti. Ho riletto con piacere I cosacchi e Jasnaja Poljana.
5 novembre Mal di denti. La stessa dieta. Di mattina lingua. Ho scritto in modo nuovo, così che non occorre rifare. Penso a una commedia. In generale devo sperimentare il nuovo senza correzioni.
8, 9 novembre Ieri dieta meno rigida. Oggi più severa. La salute, particolarmente la testa, bene. Ieri sovrabbondanza e forza del pensiero. Ho scritto la parte che precede la battaglia e mi sono chiarito tutto il futuro. Oggi ho preso l'importante decisione di non pubblicare prima della fine di tutto il romanzo.
10, 11, 12 Scrivo, la salute va bene, e non mi osservo. Sto finendo la terza parte. Molte cose si chiariscono bene. In mezz'ora ho preso due lepri.
1870
1870. 2 febbraio. Jasnaja Sento i critici: «La corsa sulle slitte a Natale, l'attacco di Bagration, la caccia, il pranzo, la danza: questo va bene; ma la sua teoria storica, la sua filosofia: male, né gusto né godimento».
Un cuoco preparava un pranzo e buttava nel cortile i resti, gli ossi, il sangue. I cani stavano alla porta della cucina e si precipitavano su quel che il cuoco buttava via. Quando sgozzava una gallina, un vitellino, e buttava via sangue e budella, quando buttava gli ossi, i cani erano contenti e dicevano: sa preparare bene il pranzo, è un buon cuoco. Ma quando il cuoco ha cominciato a pulire le uova, le castagne, i carciofi, e a buttare le bucce nel cortile, i cani si sono precipitati, hanno annusato, hanno voltato il naso e hanno detto: prima il pranzo lo preparava bene, ma ora si è guastato, è un cattivo cuoco.
Ma il cuoco ha continuato a preparare il pranzo, e il pranzo l'hanno mangiato quelli per cui era stato preparato.
* * *
Come non si è mai detto che nel dramma deve prevalere l'azione sui discorsi, altrimenti il dramma diventa un balletto, così è necessario che i personaggi si esprimano con parole.
Lo stesso che parla bene agisce male, e per questo un eroe non può esprimere se stesso con parole. Più parlerà, meno sarà creduto. Se invece parleranno gli altri, e non lui, l'attenzione sarà rivolta su di loro, non su di lui.
Una commedia, un personaggio comico, è possibile; ma una tragedia, con la complessità psicologica del nostro tempo, è terribilmente difficile. È per questo che solo nei testi di scuola si parla dell'Ifigenia, dell'Egmont, di Enrico IV, di Coriolano eccetera. Ma non è possibile non leggerli, non rappresentarli. Così imitatori senza talento possono imitare l'imitazione (debole) di Puškin, il Boris Godunov. E è per questo che sul verso libero rimarrà come una verità indubbia quel che Puškin disse del se stesso futuro:
Ascolta, nonnetto, ogni volta
che guardo il castello di Retler,
mi vien da pensare che se questa è prosa,
è anche brutta.
La presa di Korsun da parte di Vladimir: epopea. Menšikov fa sposare sua figlia a Pietro II, sua cacciata e morte: dramma.
3 febbraio Il sistema filosofico contiene, oltre agli errori del pensiero, gli errori del sistema.
In qualunque forma tu metta i tuoi pensieri, tali pensieri, per chi veramente li capisce, esprimeranno una nuova concezione filosofica del mondo.
Per dire in modo comprensibile quel che hai da dire, parla sinceramente, e per parlare sinceramente parla come i pensieri ti vengono.
* * *
Anche dai grandi pensatori che hanno lasciato un sistema, il lettore, per assimilare la sostanza dello scrittore, disfà con sforzo il sistema e prende i singoli pezzi, applicandoli all'uomo.
Così con Platone, Descartes, Spinoza, Kant. Schopenhauer dice che il suo sistema è un circolo (lui dice arco) che per esser compreso dev'essere percorso più d'una volta.
* * *
Nei pensatori deboli, come Hegel, Cousin, se disfai il sistema, ti trovi a contatto immediato con l'uomo vuoto, dal quale non c'è niente da prendere.
* * *
Ma la folla ama il sistema. La folla vuole afferrare tutta la verità, e siccome non può comprenderla, crede volentieri.
Goethe dice: La verità è scostante, l'errore attraente, perché la verità ci fa sembrare limitati, e l'errore onnipotenti. Inoltre la verità è scostante perché è frammentaria, incomprensibile, mentre l'errore è coerente e conseguente.
* * *
La letteratura drammatica russa ha due esempi di uno fra i molti generi di dramma, il genere più meschino, più debole, il satirico: Che disgrazia l'ingegno e Il revisore. L'enorme campo che resta (non satira, ma poesia) non è stato ancora toccato.
1870. 14 febbraio Uno dei migliori esempi del fatto che, nelle azioni dell'uomo, le cause evidenti (che sembrano tali a lui stesso) non sono la causa sostanziale, dato che non coincidono con le conseguenze, ma altre che coincidono con le conseguenze, è la moda. La causa del continuo cambiamento degli abiti degli uomini è il desiderio dei ricchi di distinguersi dai poveri. Ma è chiaro che lo scopo è privo di senso, perché ci sono molte altre differenze oltre alla moda, e inoltre lo scopo non è raggiunto perché di nuovo tutto cambia. Ma lo scopo non evidente dell'azione viene raggiunto: i panni smessi vestono tutta la popolazione povera di Londra, di Parigi, delle grandi città. E che questo non è a caso risulta evidente da ciò, che là dove si ammassa il popolo, il proletariato, là ci sono più rapidi cambiamenti di moda, che forniscono ai poveri vestiti in buono stato a poco prezzo. Dove c'è meno proletariato, lì il movimento della moda è più lento, dove ce n'è di più è più veloce.
1873
6 novembre Vado sulla prima neve. Ho cominciato da giovane, prima del tempo, a analizzare e a distruggere spietatamente tutto. Spesso avevo paura, pensavo: non mi rimarrà niente di intero. Ma ecco che invecchio e mi è rimasto molto di intero e di intatto, più che agli altri uomini. O lo strumento dell'analisi era saldo, o la scelta era giusta, ma è già da tempo che non distruggo più; di cose intere mi sono rimaste, incrollabili: l'amore per una sola donna, i bambini e ogni rapporto con essi, la scienza, l'arte, vere, senza idee di grandezza ma con un'idea di ciò che è autenticamente genuino la caccia, l'amore per la campagna, a volte per Sèvres... È tutto? È moltissimo. I miei coetanei, che credevano in tutto quando io distruggevo tutto, non hanno neanche un centesimo di questo.
7 novembre Conversazione con Sverbeev sulla terra. Ho letto Verne. Il movimento è impensabile senza la gravità. Il movimento è calore. Il calore è impensabile senza la gravità.
28 dicembre Se l'uomo pensa che la sua vita è solo un fenomeno passeggero, il suono della lira di Platone, ciò avviene perché la vita di tutti gli altri uomini gli appare solo come un suono di lira; ma se egli è amato o ama, il significato della sua vita diventa per lui più profondo.
1878
1878. 17 aprile. Jasnaja Dopo tredici anni voglio riprendere il mio diario. Ieri sono stato alla messa mattutina [Pasqua]. Di mattina ho letto le note di Venevitinov. Sono andato a spasso con Vasilij Ivanoviè. Abbiamo parlato della sua faccenda. Nel pomeriggio siamo andati tutti, con i bambini, ai richiami per gli uccelli a Zakaz. Oggi volevo scrivere, ma raffreddore e debolezza spirituale e fisica. Sono uscito per camminare, ma faceva freddo e sono tornato indietro. Rotolano le uova. Scriverò qualche lettera.
5 maggio Ieri non ho aiutato la vecchietta di Teljatinki. Mi sono inorgoglito mentalmente e irritato con Sonja. Oggi mi sono arrabbiato con Aleksej e lo starosta perché avevano fatto male i rincalzi dei meli. Di mattina ho letto le memorie della Fonvizina. Dedizione a Dio-verità, e c'è rischio.
22 maggio Ho avuto pensieri e sentimenti gravi e importanti in seguito alla conversazione con Vasilij Ivanoviè a proposito di Serëžza. Tutte le bassezze della mia gioventù mi bruciavano il cuore: terrore e dolore del pentimento. Mi sono tormentato a lungo. Sono andato a Tula con Serëža e gli ho parlato. Ho cominciato a alzarmi presto e provo a scrivere, ma non va. Non va anche perché non mi sono sentito bene. Ma mi sembra di essere pieno fino all'orlo, e di bene. Ho letto Parfenij. Lo scisma mi convince sempre più dell'importanza del pensiero che il segno della verità di una Chiesa è la sua unità (unità universale); tuttavia questa unità non può essere raggiunta con la conversione da parte mia, soggetto A o B, di tutti gli altri alla mia opinione sulla fede (così si è fatto finora, e tutti gli scismi, il papato, il luteranesimo eccetera, ne sono i frutti), ma solo se ognuno, incontrandosi con un dissidente, mette da parte tutte le cause di disaccordo e cerca nell'altro le basi su cui sono d'accordo. Una croce a otto o a quattro bracci o la presenza reale o simbolica nel vino non sono forse lo stesso?
Domenica sono stato alla messa di mezzogiorno. Per tutti gli aspetti della messa posso trovare una spiegazione soddisfacente. Ma i molti anni e la vittoria sui nemici sono un sacrilegio. Un cristiano deve pregare per i nemici, e non contro di loro.
Bambini: Ilija e Tanja si raccontavano i segreti, sono innamorati. Com'erano terribili, disgustosi e cari.
Ho cominciato a scrivere La mia vita.
1 giugno Molti ospiti estivi. Tutto questo ribolle e scombussola. Inoltre Andrjuša è malato. Mi costruisco un'izba a Èepyž. Tutto questo tempo non ho preso la penna in mano. Ovvero ho scritto solo delle lettere. Leggo Parfenij.
3 giugno È venuto Bobrinskij. Mi ha stancato coi suoi discorsi sulla religione, sul canto. La sua passione di parlare! Stupefacente autoseduzione. Per me lui è stato importante perché in lui vedo con terribile evidenza l'errore di fondare la fede sulla parola, solo sulla parola. Ieri ho scritto abbastanza in un quadernetto non so neanch'io perché, sulla fede.
1881
81. 17 aprile. Jasnaja Conversazione con Serëža sulla non-resistenza al male.
Un pellegrino del governatorato di Poltava, nativo di quello di Tobolsk. Un vecchio alto, bello, coi capelli lunghi. Ha tutto con sé: coltello, forbici, ami, aghi, tè di betulla compresso. Racconta di come andava in giro vendendo piccola merceria. Portava sei pud per cento verste. Ha seppellito sedici anime. L'hanno frustato a causa dei figli, sessanta; verghe. Ha sessantadue anni. È permesso frustare fino a cinquantasette. Secondo la legge, tre rubli per ogni verga, in campagna cinque. Non c'è giustizia. Ai galeotti in transito latte, focacce, cibo. D'inverno il bagno.
19 aprile Sono venuti quelli di Baburino, per i tributi. Non ho soldi, ho rifiutato.
Due pellegrini: soldati.
Tutta gente finita: soldati e storpi.
Un contadino di Šèëkino, crudele, timido, sincero, bassino, ha chiesto soldi. Ho rifiutato.
Un contadino di Baburino con un ragazzo. Un contadino ubriaco scortecciava un tronco con l'accetta, si è tagliato il naso. L'hanno curato all'ospedale per ventidue giorni, doveva cinque rubli e cinquanta copeche. Non ha potuto pagare. «Andiamo al dipartimento di polizia.» Sono andati, l'hanno portato dentro, l'hanno rinchiuso: «Ti lasceremo andare quando porterai i soldi». Gli è rimasto solo un po' di grano. Nikita Salamasovskij mi ha chiesto, al solito, perché è povero: gli ho dato tre rubli.
20 aprile Un soldato di Smolensk. Due soldati di Tula. Uno di Šèëkino e un altro di lontano.
Un ragazzo di Kolpen di dodici anni. È il maggiore, i minori hanno nove e sei anni. I genitori sono morti. La nonna si è presa cura di loro. Cuoceva il pane. Ora hanno finito la farina. Lo zio ha preso la terra. L'ufficiale di polizia dice: da qualche parte vi metteremo.
23 aprile Sono andato al villaggio. Gli acciacchi trafiggono Lochmacëv come aghi. La moglie copre il tetto con Dmitrij Makaryc e Ivan. Nella taverna un soldato chiede la carità. Vasilij gli ha portato mezza pagnotta. «Nessuno compra.»
Nell'izba di Matvej Egorov i popi. Accanto al cancelletto fanno il lamento a sei voci. Il ragazzino padrone siede sul letto di legno. Focacce sulle tavole preparate accostate.
Il soldato Kozlov chiede un posto nell'officina. Si leva il cappello. Osip Naumyè. Il poliziotto ha ordinato di levare le api dall'orto, e quelle sono volate via. Anche da Karp.
Tre soldati: chiedono l'elemosina.
27 aprile Un giovane di Vologda, malato, con immagini e pane consacrato. Vuol venderne.
Un soldato di Tver: ha sentito dire di Šèevelino: che la gente è caritatevole. Una vecchia stracciata di Odoevskoe. Un'altra vecchia.
Ieri Maša ha dato da sola venti copeche senza che nessuno la vedesse.
Una vecchia di Kolpen. L'ho rimproverata perché il figlio ha otto figli, e non hanno pane. Lei si è messa a piangere.
Sono stato a Dëgotna. Al cimitero un vecchio soldato aggiustava la tomba della sua vecchia. Già da un anno va in giro, cerca un sussidio. «Che i miei occhi non vedano, quando devo entrare nel villaggio.» Sono andato alla processione. Abbiamo pernottato fuori. Le vecchie hanno pregato Dio per tutta la notte, le candele ardevano.
28 aprile Uno di Sudakovo che ha perso tutta in un incendio, un contadino sano, intelligente.
Una malata di Šèëkino con una bambina: ha impiegato tre giorni per arrivare da me (3 X 2 e mezzo).
Una vecchia di Perevolovskoe. Il figlio le è morto. Il nipote l'ha cacciata via. Va in giro, chiede l'elemosina. Era ricca.
Un giornale: in Tunisia non dovrebbero far uscire le budella alle donne incinte.
29 aprile Un ragazzo di quindici anni spacca le pietre. La scuola di Pëtr Vasileviè. Il piccolo Chochlov legge e racconta.
Due contadini di Semirnovo sono venuti a chiedere soldi per la semina. Uno con un sorriso dolce; l'altro: sconosciuto, pallido, selvatico come un lupo. A Dmitrij Fëdoroviè per il battesimo: tre rubli.
6 maggio Un vecchio di Rudakovo. Occhi sorridenti e bocca sdentata, simpatico. Abbiamo parlato della ricchezza. Non per nulla c'è il proverbio: il denaro è l'inferno. Il Salvatore andava coi discepoli: «Andate per la strada, arriverete all'incrocio, non andate a sinistra: là è l'inferno». Vedremo com'è, l'inferno. Ci andarono. C'era un mucchio d'oro. «Ecco, ha detto l'inferno e noi abbiamo trovato il tesoro.» Ma non riescono a portarselo via. Allora vanno a cercare un carro. Si separano e pensano: bisognerà dividere. Uno affila il coltello, l'altro prepara una focaccia col veleno. Tornano, uno tira fuori il coltello, uccide l'altro, al morto cade la focaccia, l'assassino la mangia. Tutti e due morti.
8 maggio Una donna che ha perso tutto in un incendio, poverissima borghese, con un bambino: «Un bambino è morto bruciato, il marito è stato ustionato», mormora con voce cantilenante, vestita pulita, a piedi scalzi. Viso puro.
12 maggio Due soldati. Una donna di Perevolki. Cerca di ottenere una eredità per il marito. Un'altra da Kuèin, vedova vestita di blu, non pulita, piange, due bambine, un figlio illegittimo: le hanno portato via la terra. Il figlio non è segnato da nessuna parte.
Una vedova di Šcëkino con due figli, pietosa, stracciata, con l'occhio spento.
15 maggio Ieri ci sono stati Suchotin e Svecin. Suchotin è rinsecchito, Svecin è ancora vivo. Siamo andati a Tula. Šatilov vuol provare la mancanza di giustizia dei contadini, dei giudici e di tutti. Con la liberazione, egli ha portato via ai contadini centoventi desjatine. A Tula un'esplosione, soldati in giro, giocano con le cartucce. Bambini.
La prigione. Preparano per la partenza un gruppo di carcerati. Rapati a zero, coi ceppi. Un uomo di Vorobëvo, marito di una moglie prostituta. Un vecchio di sessantasette anni, con l'aria cattiva, «per incendio doloso», malato, più morto che vivo. Un ragazzo zoppo. Per mancata iscrizione, centoquattordici persone. «Ci mettono questi stracci e ci spediscono.» Ci sono corrotti, ci sono semplici, ci sono miti. Un vecchio malfermo sulle gambe appena uscito dall'ospedale. Un enorme pidocchio su una guancia. Esiliati dalla comunità. Due sono esiliati senza essere assolutamente stati giudicati. Uno dietro denuncia della moglie, per millecinquecento rubli di proprietà. Storpio, da piccolo è stato in manicomio, ha il mal caduco. È caduto e ha cominciato a dibattersi davanti a noi. Un soldato alto che è dentro da sei anni. Un anno è durato il processo, a un anno e mezzo l'hanno condannato, gli hanno aggiunto un anno e tre mesi per falsa dichiarazione. La comunità lo ha rifiutato, e da allora aspetta da due anni il momento di partire. Due galeotti per rissa senza omicidio. «Siamo rovinati per niente», piange uno. Viso buono.
Puzzo terribile.
Nel viaggio di ritorno una vecchia sdentata. Lei ha una trinka, come me. Dico: ne ho una anch'io. E lei: a voi sì che serve. Noi ci abbiamo fatto il callo alla povertà.
In serata Pisarev e Samarin. Samarin con un sorrisetto: bisogna impiccarli. Volevo tacere e ignorarlo, ma avevo voglia di prenderlo per la collottola e buttarlo fuori. L'ho detto. Lo Stato: «Fate quel che vi pare, giocate ai vostri giochi, purché non ne venga fuori di peggio».
18 maggio Una vecchia di Curjukino. Un figlio adottato. Lagrime gocciolano sulla polvere. Malikov e Sokolov. Conversazione con Sokolov. Vorrebbe che in terra ci fosse il regno dei cieli. Un uomo onesto, fervido. A casa, la mattina, Serëža mi ha fatto andar fuori dei gangheri e Sonja mi ha aggredito in modo incomprensibile e crudele. Serëža dice: L'insegnamento di Cristo lo conosciamo tutti, ma è diffcile. Io dico: Non si può dire che è difficile scappare da una stanza in fiamme per l'unica porta. «È difficile!»
In serata ho detto che Malikov fa per il governo più di un reparto di gendarmi. Con la schiuma alla bocca hanno cominciato a parlar male di Malikov con ogni sorta di basse calunnie, io mi sono messo zitto. Hanno cominciato a parlare. Impiccare: è necessario; frustare: è necessario; picchiare in faccia i deboli quando non ci sono testimoni: è necessario. Che il popolo si ribelli: questo fa paura. Ma picchiare i giudei, questo non è male. Poi si passa a parlare della lussuria, gran gusto.
Qualcuno è pazzo: o loro o io.
21 maggio Due di Golovenskoe che hanno perso tutto in un incendio. Uno aveva un fratello malato, sono riusciti a portarlo fuori, è morto il giorno dopo. Un pellegrino scrivano, vestito di blu, capelli rossi, sdentato. Ha chiesto da mangiare.
Discussione; Tanja, Serëža, Ivan Michajloviè: «Il bene è relativo». Cioè il bene non c'è. Solo gl'istinti.
22 maggio Continuazione della discussione sulla relatività del bene. Il bene di cui parlo io è quello che può essere considerato bene per se stessi e per tutti.
[Ieri] mi ha dato un passaggio un ex soldato brillo un contadino giovanile, intelligente, ben pettinato. Tornava dalla fiera. È orgoglioso del proprio padrone e della sua conoscenza della legge.
Una vedova di Grumant ha chiesto un cavallo per seminare l'orto.
23 maggio Un monaco girovago. Aleksandr Kopylov ha chiesto sterpi da fuoco. Sono andato in giro. Sui campi arati: erpici, gioghi, all'estremità del campo dormono bocconi un contadino e un ragazzo. Un cane nero in un cespuglio. Sulla strada cammina una contadina che va a Tula: «Non c'è pane, il figlio mi ha promesso un pudetto di farina».
Sul ponte un soldato sbarbato, coi baffi, capelli e viso rosso. «Di dove vieni?» «Da Fëdorovka.» «Dove vai?» «A spaccare le pietre.» «Di che distretto?» «Di Fëdorovka.» «Non esiste. Sei nei guai?» «Grossi guai.» Non si fidava, ma poi si è seduto vicino a me. Un sottufficiale era di guardia. I soldati che erano a Plocka hanno scavato sotto la porta e se ne sono andati. Li hanno processati e mandati a Mcensk sotto la sorveglianza della polizia. Va a trovare i parenti. Gli daranno il biglietto per tornare indietro. Qui, quando il capomastro chiederà di lui, io dirò che è qui. Ha parlato poco, peccato. Ma in modo molto bello. È un uomo; più di Samarin.
25 maggio Un ciabattino. Gli fanno male gli occhi. Non ha cavallo e si è messo a lavorare da Gil.
Una donna di Lapotkovo con la zia. È possibile salvarlo? Non riesco a raggiungere lo scopo. Le ho mandate da Usakov.
27 maggio La Eliseeva piange, chiede sterpi da bruciare. Il figlio in prigione a Krapivna.
Un articolo di Aksakov. Terra, orfani e Stato-governo. La terra dà il potere: Rjurik. Si può dire che il popolo desidera questo. Ma se desidera questo, e non lo ha, non pensa alla grandezza dello Stato, e si dà altrettanto volentieri ai turchi. Che cos'è il governo? Anticristo. E come distinguere i governanti da quelli dello zemstvo? Strappare le narici?
29 maggio La figlia della sorella di latte, piccola, sottomessa. Non ha né pane né izba.
Discorsi con Fet e mia moglie. L'insegnamento cristiano è inattuabile. Allora è una sciocchezza? No, ma è inattuabile. Ma avete provato a attuarlo? No, ma non è attuabile.
31 maggio La madre di quello di Lapotkovo che mandano in Siberia.Piange. Bravo ragazzo. Fa pena. Se lo mandano, dove andremo noi?
Discorsi con Tanja a proposito di Vasilij Ivanoviè. La gente del mondo non capisce la gente di Dio. Moralità della futura vita di Liza e immoralità della vita di Tanja.
3 giugno Il cocchiere di Chomjakov, padre, figlio e madre. Vanno a Mosca. Due vecchi che hanno perso tutto nell'incendio, di Golovnja (coi vestiti rimboccati). Bibikov, Serëža e Krivcov vanno dallo zar con un'icona da settecento rubli.
5 giugno Ieri ero triste e incattivito. Mi sono arrabbiato con Žarov e Odoevskij.
Una donna di Gorodensk. Gialla, gonfia. È del tutto smarrita.
8 giugno Koèetkov chiede dalla prigione di essere trasferito a un reparto di punizione nel governatorato di Arkangelsk.
Due donne di Golovenki che hanno perso tutto in un incendio. Una con bambino.
9 giugno Ieri ho incontrato un giovane contadino di Novosilsk tornato dalla prigione. Ce l'avevano messo per aver nascosto della farina. Paffuto, con un'aria lasciva, macchie rosse in faccia, pidocchioso. È stato in prigione tre mesi. Si è indebolito.
Un domestico con la moglie, antipatico. Un mentecatto di Pirov. Cerca la moglie. Un soldato che ha perso tutto in un incendio, con la figlia.
17 giugno. In viaggio I villaggi della Cernopjatova. Anna Maksimova; un ragazzo, Aleksej Makarov. Il padrone lo ha picchiato e incolpato di aver rubato rame e ferro.
22 giugno Sonja irascibile, io sopporto senza sforzo. Urusov è simpatico.
25 giugno Dieci pellegrini. Un vecchio di sessantotto anni, cieco, con la sua vecchia. Alto, sottile, vivace. Dall'uscio gli gridano: vieni a pernottare. Gli danno da bere, da mangiare, da dormire. Gli danno anche qualcosa per il viaggio.
Due dalla Siberia. Uno era idraulico, è scappato. Va a scavare il denaro che ha nascosto. L'altro è stato sedici anni da un mercante a cento rubli l'anno. Kuzminskij si meraviglia che non approvino Muravev. «L'ha fatto per convinzione.» Lui, per convinzione, fa il brigante di strada.
28 giugno Discorsi con Serëža. continuazione di quelli di ieri su Dio.
Ha riconosciuto di amare la vita della carne e di credere solo in essa. Sono contento dell'impostazione chiara della questione.
Sono andato da Konstantin. È stato malato una settimana, dolore al fianco, tosse. Ora gli si è versata la bile. Kurnosenkov ha avuto la bile. Kondratij è morto per la bile. I poveri muoiono per la bile!
Una donna con la mastite, ha tre bambine, niente pane.
A casa aspetta un contadino di Gorodensk, strabico e malato. Lo ha portato un vicino. Sta sulla veranda.
Da noi enorme pranzo con champagne. Le Tanje agghindate. Tutti i bambini con cintole da cinque rubli. Pranzano, poi subito la carrozza che li porta al picnic passando fra i carri di contadini che portano gente stremata dal lavoro.
6 luglio Un tedesco col mal caduco, nudo. Sergej ha chiesto una blusa per lui.
Conversazione con Kuzminskij, Vasilij Ivanoviè e Ivan Michajloviè. La rivoluzione economica, non è quel che potrebbe essere. Ma non può non esserci. È strano che non ci sia.
9, 10 luglio. Spasskoe Da Turgenev. Polonskij, simpatico, tranquillamente occupato dalla pittura e dallo scrivere, non giudica e, pur essendo povero, è sereno. Turgenev ha paura di nominare Dio, ma lo riconosce. Anche lui è insipientemente tranquillo nella sua vita di lusso e ozio.
11 luglio Sono tornato a casa. Un nobile biondastro. Soprabito senza bottoni. Due mogli di soldati. Una chiede sorridendo pane per i cinque figli e sterpi da bruciare.
Sonja ha avuto un attacco isterico. L'ho sopportato meglio, ma ancora male. Bisogna capire che soffre, e aver pena, ma non si può non essere scostati dalla cattiveria.
Con Tanja discorso sull'educazione fino al mattino.
13 luglio Siamo partiti. Sono preoccupato per Sonja. Mitaša. L'hanno processato perché è buono e vanitoso. È stato con noi bene in terza classe, poi è andato nei vagoni imperiali da Nikolaj Nikolaeviè.
In tutte le stazioni agitazione fra la gente: viaggia lo zarëk. Grida di urrà. A Skopino la folla preme. Gente sui tetti.
15 luglio Strada di Orenburg. Il soldato di un reparto di lavoro che va a spaccare i mattoni. Cinquantasette anni. Vive solo con la moglie. Spaccherò mattoni fino a sessant'anni, mi daranno un sussidio. Se no come mangiare? È del distretto di Korsun. Hanno fatto settanta verste fino alla nave, per arrivare a Samara. I vecchi volevano convincerli a andare a piedi per risparmiare i soldi del viaggio. Hanno litigato per trentotto copeche. Volevano fare trenta verste a piedi per trentotto copeche.
Fattoria di Samara. Siamo arrivati a casa.
16 luglio A piedi e a cavallo sono andato all'allevamento dei cavalli. Faccende insopportabili. Ozio, vergogna.
22 luglio Molokani. Ho letto il mio. Ascoltano con fervore. L'interpretazione del sesto capitolo è molto bella. Il miracolo della cananea, ossessa, perduta. L'ha curata con la verità.
13 agosto Sto tornando a casa. I Vlasov hanno una trebbiatrice. Invidia del nipote per lo zio. Il capostazione dice: «Come in una stalla».
16 agosto A Rjažsk: ucciso da una macchina. Ogni mese uno. Al diavolo tutte le macchine, se è così per l'uomo.
17 agosto. Jasnaja Poljana A casa. L'ingegnere mi ha fatto l'onore di venire in terza classe. Casa piena di gente. M'incattivisce spendere così i miei soldi. Tremo per Tanja.
22 agosto Turgenev, Samarin. Samarin mi ha commosso. L'antipatia è cattiva educazione. Turgenev cancan. Tristezza. Mi piace e mi dà gioia incontrare gente del popolo per la strada.
30 agosto Cerco di riprendere il lavoro da capo, è difficile. Non mi sento bene.
2 settembre Sono tornato da Pirogovo. Spesso ho voglia di morire. Il lavoro non mi prende.
5 ottobre. Mosca È passato un mese, il mese più tormentoso della mia vita. Trasloco a Mosca. Continuano a mettere a posto. E quando cominciano a vivere? Tutto non per vivere, ma perché così fa la gente. Infelici! E non c'è vita.
Puzzo, pietre, lusso, miseria. Dissolutezza. I malvagi che hanno spogliato il popolo si sono riuniti, hanno assoldato i militari, i giudici per proteggere la loro orgia, e banchettano. Al popolo non resta altro da fare che, sfruttando le passioni basse di questa gente, riprendersi indietro quello di cui è stato spogliato. Per questo gli uomini sono più abili. Le donne stanno a casa, gli uomini strofinano i pavimenti e le schiene nei bagni, fanno i cocchieri.
Nikolaj Fedoroviè è un santo. Il suo bugigattolo. Adempiere! Va da sé. Non vuole lo stipendio. Non c'è biancheria, non c'è letto.
Il povero Solovëv, che non capisce niente del cristianesimo, lo giudica e vorrebbe inventare qualcosa di meglio. Chiacchiere, chiacchiere senza fine. Sono stato a Toržok da Sjutaev: consolazione.»
* * *
Vivere a Jasnaja. Le entrate di Samara dare per i poveri e per le scuole di Samara, dietro indicazione e sotto il controllo degli stessi paganti. Lo stesso con le entrate di Nikolskoe (dopo aver dato la terra ai contadini). Per sé, cioè per me, la moglie e i bambini piccoli, lasciare per ora le entrate di Jasnaja Poljana, da due a tremila. (Lasciarle temporaneamente, ma con l'unico desiderio di dare interamente anche quelle agli altri, e mantenere se stessi da soli, cioè limitare al massimo le proprie esigenze, e dare più di quanto si prende, e a questo tendere tutte le forze, e in questo vedere lo scopo e la gioia della vita.) Ai tre figli grandi dare la possibilità di scegliere: togliere una parte dei loro denaro ai poveri di Samara o di Nikolskoe, oppure vivendo là, lavorare con gli altri affinché questi soldi vadano per il bene, oppure, vivendo con noi, aiutarci. Educare i piccoli in modo che si abituino a chiedere il meno possibile dalla vita. Fare imparare loro quello per cui hanno disposizione; ma non solo le scienze, bensì le scienze e il lavoro. Avere solo i domestici che occorrono per aiutarci a trasformarci e istruirci, e anche questo solo temporaneamente, fino a quando non abbiamo imparato a cavarcela da soli. Vivere tutti insieme: uomini in una stanza, donne e bambine in un'altra Una stanza che serva da biblioteca per le occupazioni intellettuali, e un'altra, comune, per il lavoro. Poiché siamo viziati, anche una stanza singola per i deboli Oltre al nutrimento di se stessi e dei bambini e allo studio, lavoro, attività agricole e aiuto ai bisognosi col pane, le cure mediche, l'insegnamento. La domenica pranzo per i mendicanti e i poveri, e lettura e conversazioni. Vita, cibo, abiti, tutto il più semplice. Tutto il superfluo (il pianoforte, i mobili, le carrozze): vendere e dar via il ricavato. Occuparsi solo di quelle scienze e arti che possano essere divise con tutti. Trattamento uguale per tutti, dal governatore al mendicante. L'unico scopo è la felicità, propria e della famiglia: sapendo che la felicità consiste nel contentarsi del poco e nel fare il bene agli altri.
NOTE DI UN CRISTIANO
So che sarò giudicato per questo titolo. Alcuni, la maggior parte, diranno: è ora di lasciar perdere queste sciocchezze. Oggi tutti sanno che la fede cristiana è una delle religioni. E tutte le religioni sono superstizioni, proprio quel male che più di tutto ostacola lo sviluppo dell'umanità. Altri diranno: come di un cristiano? Chi può dire di sé: io sono un cristiano? Un vero cristiano in primo luogo è umile, e non osa chiamarsi e dichiararsi pubblicamente cristiano. Giudichino pure, io metto lo stesso questo titolo. Non temo di essere giudicato retrogrado, perché non solo non considero la religione una superstizione, ma al contrario penso che la verità religiosa è l'unica verità accessibile all'uomo, e considero che l'insegnamento cristiano contiene una verità tale che (lo riconosca o no questa gente) sta alla base di tutta la conoscenza umana; né temo di essere accusato di orgoglio chiamandomi cristiano, perché intendo la frase «sono cristiano» in modo diverso da quello in cui è solitamente intesa.
Le parole «sono un cristiano» sono intese di solito così: sono battezzato, di conseguenza sono cristiano; ovvero, se quello che è battezzato dice: «Io sono cristiano», queste parole vengono intese come se dicesse di essere, oltre che battezzato, cristiano in qualche altro modo speciale, come se si vantasse di adempiere l'insegnamento cristiano, ma in realtà dicesse parole o slegate o insensatamente orgogliose. Ma io intendo la frase «sono cristiano» in modo diverso. Io sono stato battezzato e ho vissuto da pagano, e quindi non considero cristiano chi è stato battezzato; e dicendo: «Sono cristiano», non intendo dire né che ho adempito l'insegnamento né che sono migliore degli altri, dico solo che il senso della vita umana è nell'insegnamento di Cristo, la gioia della vita è nel tendere all'adempimento di questo insegnamento, e per questo tutto ciò che è conforme a tale insegnamento mi è caro e gioioso, tutto ciò che gli è contrario mi è doloroso e disgustoso.
Scrivo questo titolo perché esso esprime pienamente il senso dei miei appunti.
Sono stato al mondo cinquantadue anni e escludendo i quattordici-quindici dell'infanzia quasi incosciente gli altri trentacinque non li ho vissuti né da cristiano né da maomettano né da buddista, ma da nichilista nel senso più vero e diretto della parola, cioè senz'alcuna fede.
Due anni fa sono diventato cristiano. E ecco che da allora tutto quel che sento, vedo, provo, tutto mi si presenta in una luce così nuova che, mi sembra, questa mia nuova visione della vita, prodotta dal fatto che sono diventato cristiano, è forse degna d'interesse e può essere utile, e perciò scrivo questi appunti. Su come sono diventato da nichilista cristiano, ho scritto un libro. In questo libro ho descritto minutamente come ho vissuto per più di trent'anni godendo del rispetto generale, e persino di grandi lodi per le mie opere, pur essendo un perfetto nichilista. La parola nichilista è impiegata oggi da noi in senso di social-rivoluzionario; ma io la impiego nel suo senso proprio, quello di uno che non crede in niente, salvo in Mammona. In quel libro descrivo come ho vissuto da nichilista per trentacinque anni; come ho scritto undici volumi di opere a edificazione del popolo russo, volumi per i quali, oltre a ogni sorta di lodi, ho ricevuto centocinquantamila denari; come mi sono convinto che non solo io non sono in grado d'insegnare nulla alla gente, ma che io stesso non ho assolutamente la minima idea di che cos'è bene e che cos'è male. E come, convintomi della mia ignoranza e non vedendo da essa via d'uscita, arrivai alla disperazione e poco mancò che m'impiccassi, e come dopo, per varie vie tormentose e tortuose, pervenni alla fede nell'insegnamento cristiano, e come compresi questo insegnamento. Questo libro, mi dissero, non si poteva pubblicare. Se voglio descrivere come una certa dama s'innamorò di un certo ufficiale, questo, posso; se voglio scrivere della grandezza della Russia e decantare la guerra, questo posso benissimo. Se voglio dimostrare che l'uomo è un animale e che nella vita non c'è niente oltre alle sensazioni, posso; se voglio parlare dello spirito, delle origini, dei fondamenti, dell'oggetto e del soggetto, della sintesi, della forza e della materia, specialmente se in modo che nessuno ne capisca niente, posso. Ma questo libro, dove ho raccontato cosa ho vissuto e capito, non posso nemmeno pensare a pubblicarlo in Russia, come mi ha detto il vecchio redattore di una rivista, un tipo intelligente e esperto. Ha letto le prime pagine del mio libro e gli sono piaciute. Siccome mi aveva chiesto di collaborare alla rivista, io dissi: «Ecco qua, pubblicate». Lui alzò le braccia e esclamò: «Batjuška! Ma per questo daranno fuoco alla rivista con me dentro!» Così non pubblicò.
So che un'idea, se è vera, non si perde, e per questo ho messo da parte il mio libro: so che se lì c'è un'idea vera, la verità verrà a galla anche dal fondo del mare; e il mio lavoro, se in esso c'è verità, non andrà perduto.
Ma nel frattempo penso che, dopo aver trasmesso ai lettori russi tante assurdità e, temo, assurdità seducenti e nocive, ho il dovere di trasmettergli anche questa mia nuova visione del mondo derivata dalle mie convinzioni cristiane; tanto più che questa visione, come ho potuto vedere dalle conversazioni che ho avuto in questi due o tre anni, non è molto diffusa e non è senza utilità per gli altri.
I miei appunti saranno proprio appunti, quasi un diario degli avvenimenti che si verificano nella mia solitaria vita di campagna. Scriverò solo quel che è stato, senza aggiungere o inventare nulla. Scriverò come se mi aspettassi che tutto quel che scrivo sia controllato e scrutato. I tempi, i luoghi, i nomi, le persone: tutto sarà vero. Non sceglierò gli avvenimenti e i giorni, ma scriverò secondo la successione dei fatti, man mano che riuscirò a annotarli.
8 aprile Ho scritto questo la mattina, senza sapere che cos'avrei scritto nella giornata, e ecco che oggi, 9 aprile, scrivo quel che è successo ieri. Ieri, come al solito, dopo le mie occupazioni sono uscito verso le 5 del pomeriggio sul terrazzino. Verso le 5 quelli che hanno bisogno di me sanno che sono libero e mi aspettano.
Così è stato anche ieri. Uscendo, ho visto il ragazzo più grande di Larivon; era seduto sul colonnino del portone e evidentemente aspettava me. Il ragazzo di Larivon è il maggiore di cinque orfani di un contadino-soldato, poi cocchiere, morto quest'autunno in prigione. Mi aspettava per chiedermi dieci copeche per i lapti.
Larivon e i suoi orfani: ecco di che si tratta. Venti anni fa ero arbitro. Non ricordo come e mandato da chi, venne da me a offrirsi come cocchiere un artigliere appena congedato, Larivon, del villaggio di Trosnja, a otto verste da noi. Allora pensavo che la liberazione dei contadini fosse una cosa molto importante, e ne ero tutto preso, e a Larivon, che vidi a lungo nei nostri spostamenti seduto davanti a me a cassetta, m'interessai poco. Ricordo un bel ragazzo alto, elegante. Si era comprato un cappello con le piume di pavone, una camicia rossa e un gilè. Ricordo che una volta, in viaggio, incontriamo delle donne, e quelle dicono qualcosa. Larivon si volta verso di me e sorridendo dice: «Vedi, dicono che bisogna guardare non il padrone, ma il cocchiere». Ricordo il suo sorriso vanitoso e buono, ricordo la sua prontezza, destrezza, allegria e il suo coraggio che, se per noi è cosa abituale, in Larivon colpiva. C'era un cavallo caucasico di spalla, un baio cattivo. Capitava che il cavallo sbuffava dalle froge e scalciava di proposito verso l'uomo quando la tirella agganciava una zampa, o una redine finiva sotto la coda. Larivon gli si avvicinava da dietro e lo trattava come un vitello. Ha lavorato sempre da me, finché non sono partito. E me n'è rimasto il ricordo di un ragazzo caro, buono, allegro. Così era. L'autunno di quest'anno è venuta la vecchia di Tit Boriskin (nostro contadino). Una vecchietta da vecchio testamento, silenziosa, sottomessa, dolce, rinsecchita come una scheggia di legno, la faccia gialla, rugosa, piena di rughe e solchi fra le rughe. «Che racconti?» «Non sai della mia povera vedova di Larivon? È mia figlia, era sposata a Larivon, il vostro cocchiere.»
Con sforzo mi ricordai di Larivon.
«È morto.»
«Da molto? Di che è morto?»
«Lo sa Dio, hanno detto che dalla noia gli era venuta la tisi.»
«Che noia, perché?»
«Come, perché? Da due anni era dentro.»
«Per che cosa? Mi sembra che era un bravo ragazzo.»
«Bravo era bravo, ce n'era pochi come lui, solo che beveva e proprio il bere l'ha rovinato. E ora è rimasta la figlia, e il cognato l'ha scacciata, la povera figlia mia. E dove andrà? Due si possono ancora sfamare, ma cinque no. E anche noi siamo poveri.»
Mi sono messo a interrogarla, e ecco che cosa mi ha raccontato la vecchia. Dopo essere stato da me, Larivon sposò sua figlia, andò a vivere e a lavorare col fratello e stava bene. Ma strappato dalla sua vita di un tempo, trasformato dal servizio militare, non riusciva più a vivere in casa come prima, e fu attirato di nuovo dal servizio, dall'andar pulito, dal mangiar meglio, dal bere il tè. Il fratello lo lasciò andare, e egli si mise come cocchiere al servizio di un brav'uomo, un giudice di pace. E di nuovo, come da me, cominciò a andare in giro e a far l'elegantone nel suo gilè. Il giudice di pace era contento di lui. Una volta capitò che il giudice lo mandò coi cavalli a casa ordinandogli di dar da mangiare ai cavalli in una locanda. Larivon da mangiare glielo diede, ma invece di comprare tutta avena si bevve parte dei soldi. Il giudice di pace lo venne a sapere. Come insegnargli a non farlo più? Prima c'erano le verghe, ora c'è il tribunale. Il giudice di pace citò Larivon. Il giudice gli mise le catene, convocò i testimoni, fece fare il giuramento a chi doveva, diede il diritto di difesa, si alzò e in nome di sua altezza imperiale lo condannò alla pena minima, ebbe pietà dell'uomo, a due mesi di prigione nella città di Krapivna.
Sono stato in questa prigione e la conosco. Conosco l'odore di questa prigione, conosco i visi gonfi, pallidi, le camicie stracciate piene di pidocchi, il bugliolo nelle camerate, so che cosa significa per un lavoratore l'ozio al chiuso per un giorno, due, tre giorni di ventiquattro ore, quattro, cinque, cento giorni che trascorrono lì quei disgraziati, solo pensando, solo rimuginando a come vendicarsi di coloro che si sono vendicati di loro. Là finì Larivon, e dovette togliersi il suo giubbotto, la sua camicia rossa, e indossare stracci pidocchiosi e il camice, e sottomettersi alla prepotenza dei guardiani. Conoscendo la vanità, l'amor proprio di Larivon, posso immaginare che cosa gli accadde. Sua suocera dice che beveva anche prima, ma da quel momento diventò più debole nel vizio. Nonostante avesse ormai preso il vizio, il giudice di pace lo prese di nuovo con sé, e egli continuò a vivere da lui, ma cominciò a bere di più e a dare sempre meno in casa al fratello. Una volta chiese di uscire per la festa del patrono. E si ubriacò. Altercarono, e ci fu un ferito grave. La faccenda arrivò di nuovo al giudice di pace. Di nuovo le catene, di nuovo il giuramento, e di nuovo in nome di sua altezza imperiale. E hanno messo dentro Larivon per un anno e due mesi. Dopo questo uscì, ma era ormai preda del vizio. Cominciò a bere. Prima beveva, ma non perdeva la testa; ora gli bastava un bicchiere e era ubriaco. Ormai non potevano più tenerlo come cocchiere. Aveva perso l'abitudine al lavoro. Lavorava col fratello un giorno sì e due no. Cercava solo come mettere insieme qualcosa per berselo.
La vecchia mi ha raccontato come lo ha visto l'ultima volta da libero.
«Ero andata dalla figlia. C'erano le nozze del loro vicino. Tornammo dalle nozze, ci mettemmo a dormire. Larivon chiese venti copeche per una bevutina, non gliele diedero. Allora si sdraiò su una panca.» Raccontava la vecchia: «Appena cominciò a far luce sento Larivon che si alza, cominciano a scricchiolare le tavole, si avvicina alla porta. Io l'avevo anche chiamato: dove vai, Dio mio. Non disse una parola e uscì. Stemmo un altro po' a letto, poi mi alzai. Sento grida per la strada, esco. Vedo venire Larivon che porta sulla schiena un erpice, mentre la vedova del sacrestano gli corre dietro, chiama e grida aiuto, dice che ha rotto il lucchetto della rimessa e ha rubato l'erpice. Intanto era già luce. Si era raccolta gente, arrivò lo starosta; lo presero, lo legarono e lo portarono al posto di polizia. Poi, dopo, le è dispiaciuto alla sacrestana, non sapeva che cosa gli avrebbero fatto per l'erpice. Dice che non avrebbe voluto questo rimorso di coscienza. Portarono Larivon in prigione. Per sei mesi aspettò il processo, nutrendo i pidocchi, poi di nuovo il giuramento, i testimoni la difesa: e in nome di sua altezza imperiale misero Larivon in un battaglione di punizione per tre anni. Ma i tre anni là non ce li visse, morì di tisi».
Me ne sono andato. Konstentin. Konstentin è un contadino di circa trentacinque anni, basso, con gli zigomi larghi, con una barbetta rossiccia, occhi, narici e labbra grandi. Nel nostro villaggio Konstentin, anche se non è il più povero, perché ce ne sono di più poveri, è però, secondo me, il più miserabile. Ma è miserabile solo secondo me. Lui stesso non si considera così misero. Solo quest'anno il bisogno lo ha piegato. E lui, sempre vivace, scherzoso, ha ceduto, e quest'inverno, quando io, interrompendo un suo scherzo, gli ho chiesto particolari sulla sua condizione, ho visto nei suoi occhi grandi, tondi, scherzosi, le lagrime. Ma è stato solo una volta. Anche ora scherza.
«Allora, Konstentin?»
«Il cavallo è andato.»
E mi scruta per vedere se ho capito o no che per lui, su questo, sono possibili due atteggiamenti: scherzarci su, lui è pronto, o parlar sul serio e che io gli dia il denaro per poter comprare un cavallo al mercato del giovedì di quaresima, prima che i contadini comincino a arare.
«Ecco qua, vi ho portato la mia vita, l'ho scritta nei giorni di festa», e tira fuori dalla tasca del giubbotto un foglio arrotolato tutto scritto. Gli avevo chiesto di scrivermi la sua vita.
Ecco la descrizione della sua vita.
Vita del solitario e povero Kastjuška contadino del villaggio
Vivevo e fin da piccolo non conobbi gioia. Io, Kastiuška, ho vissuto trentacinque anni e ho sofferto miserie, privazioni e disgrazie tante. Senza fine. Il patre mio sparì, come se fosse caduto nel fondo di un lago, e sono passati da allora venticinque anni. Di lui non ebbimo più lettere e neanche nissuna notizzia. Io sono rimasto a vivere insieme al nonno.
E dunque, il nonno mio era così cativo che vivere con lui non si poteva in nissuna manera. Io lo voglio compiacere, ma lui mi prende per i capelli e dai a bastonarmi come un cane. Ecco, e dunque, meglio mi salvavo nel tempo destate, scapando a parnottare nel boscheto, anche due notti in fila ci passai. Dopo tornavo a casa. Se ricominciava, tornavo nel boscheto.
E dunque, ecco che il nonno penza di dividere, lascia per sé nove parti. E la decima parte, di Panamar diede a me e mi scacciò da casa e del bestiame diedemi un cavalo e una vacca, e dei soldi nemeno un groš per il viagio, e di soldi ce nerano parecchi. E niente né casa né corte né matone, il nonno rifiutò tutto e non disse una parola.
Io, Kastjuška, penzo fra me: la faccenda è brutta, dove anderò a vivere? Ma poi io, Kastjuška, ho penzato: bisogna andare all'amministrazione del volost, dallo staršina, per lamentarmi del nonno, per presentare le mie ofese. E mi stetero a sentire, e venne lo staršina al vilaggio, e andò dal mio nonno, gli presenta tuti i diritti che il nonno deve fare a me la casa con anche il cortile. E dunque la farà, dice, ma non nel vilaggio ma fuori. Così io, Kastjuška, d'estate non facio altro che scacciare le bestie degli altri, e d'inverno devo spalare ogni giorno la neve, senò copre tutto e non entri più nell'izba. E quando arivai a vent'anni mia matre comincia a noiarmi. Kastjuška, bisogna che trovi moglie. E io dico alla matre. Perché devo prendere moglie, per rovinarmi del tuto. Ma la matre non mi dava propio pace. E dunque piliai moglie, una picola ma rotondina, solo che è piena di veneno e poi figlia troppo spesso: ogni anno figlia, ma di figli ce ne sono rimasti due soli, ma anche per questi ogni giorno piagne, che con noi il destino è brutto, che non abiamo neanche un pezo picolo di pane, e così in tutti questi anni.
E dunque, io, Kastjuška, ho sofferto privazzioni e ho visto multe disgrazzie. E ora, pure, vado coi vestiti consumati tuti i giorni, anche la festa, ai piedi lapti rotti, d'inverno gli stivali sfondati pieni di neve, ogni notte sto male: tossisco, starnuzzisco. Le mie gambe non anno pace: sono tutte rotte per il fredo che anno preso. Vivo in modo così ricco, che Dio non lo mandi a nissuno: di nudità e di povertà ho piena casa. Di fredo e fame è piena la despensa. Sì che lo ricorderò l'anno ottanta: niente da metere in bocca, anche giorno o due stai senza mangiare. E se sul tavolo non c'è pane da mangiare, vai a dormire senza cenare.
Così lui scherza sempre. E sempre vive in miseria. Ci conosciamo da molto. Già nel '61 veniva alla mia scuola. Era il più grande di tutti i ragazzi. Sapeva l'alfabeto ecclesiastico, e perciò considerava con disprezzo il nostro insegnamento, e veniva di rado, e poi smise del tutto di venire. Questo era proprio nel periodo quando il nonno lo scacciò con la madre senza dargli la loro parte. È vero che suo padre era scomparso. Suo padre, Nikolaj, un contadino che conoscevo bene, era il figlio maggiore del nonno di Kastjuška, Osip Naumyè. Era un contadino robusto, bravo, tranquillo. Nella casa del padre era quello che sgobbava più di tutti. Il vecchio, un po' fuori di senno lo tormentava in ogni modo e amava il figlio minore Pëtr. Quando Pëtr crebbe, Nikolaj se ne andò, contento, a guadagnarsi la vita. Visse a Mosca e a Piter per una decina di anni, mandando quasi tutto al padre e tornando raramente a casa. Nikolaj era un lavoratore tranquillo, forte, onesto, e i padroni se lo contendevano e gli aumentavano la paga. In quel tempo, per trent'anni, mandò al padre settanta rubli l'anno. Negli ultimi anni lavorava nel giardino reale a Gatèina, faceva le stradine. Poi l'hanno visto una primavera sulle navi. Caricava navi, guadagnava un rublo al giorno e lo mandava al padre. Poi scomparve. Dissero che era morto o che era partito per l'America. Così, dopo cinque anni che Nikolaj era scomparso, il vecchio nonno scacciò la nuora col figlio senza dar loro un po' di bestiame o una parte dei soldi. Al tempo della mia scuola Konstentin aveva sedici-diciassette anni e si stava costruendo la casa. Da quel momento ha vissuto così come ha descritto nella sua vita.
Dopo che l'avevo visto e conosciuto a scuola, passarono quindici anni prima che gli riparlassi, cinque anni fa. Ero andato a cavallo, per non sudare e non stancarmi, a bagnare il mio corpo nel fiume, in un bagno appositamente costruito, e stavo tornando a casa. Per la strada nel bosco superai alcuni carri di fieno. I contadini stavano portando alla mia aia il fieno da loro falciato, seccato e raccolto. E a loro non solo non sembrava strano portare a me e disporre bene nei pagliai la metà di quel fieno che Dio ha fatto crescere e per il quale loro con le loro donne e i figli malnutriti avevano sudato dall'alba all'alba per quindici giorni; ma portavano addirittura con gioia il mio fieno, sapendo che dopo avrebbero potuto raccogliere e fare il loro. E, a giudicare dall'espressione delle loro facce, e da come mi salutavano, si capiva che non gli faceva affatto schifo vedere il mio cavallo lucido e ben nutrito e la mia grossa pancia, ma che m'incontravano addirittura con piacere. E anche a me, allora, questo non faceva vergogna, e mi rallegravo dei loro saluti benevoli. Il mio cavallo, stretto dalla siepe, si è serrato contro un carro premendo contro di esso un contadino.
«Buon giorno, Lev Nikolaiè.»
«Ah, Konstentin!»
La barbetta rossiccia, i baffetti radi, come ha sempre la gente che non mangia abbastanza, hanno cambiato poco il suo viso. Gli stessi occhi stralunati, giocosi, la stessa bocca larga, l'ossatura grossa degli zigomi, delle ginocchia, dei gomiti, delle scapole, la stessa andatura ondeggiante.
«È parecchio che non ci vediamo. Come stai, Konstentin?»
«Mi contento, viviamo, mastichiamo pane.»
«Bene, hai figli?»
«E come no! tre.»
Sapevo che era solo, e volevo sapere se erano già cresciuti abbastanza da aiutarlo. Il cavallo stava già superando il carro. Per chiedere più in fretta dissi: «Dunque, ti danno una mano?» Ormai il mio cavallo era all'altezza del suo, così poté darmi solo una risposta breve.
«Sì, col cucchiaio si danno da fare!» gridò con la sua voce sonora.
Aveva tre bambine, di otto, sei e tre anni. Così scherzava e ancora scherza. Ma negli ultimi tempi lo scherzo era rimasto, ma vi si era aggiunta l'amarezza.
Quest'anno egli scherza come prima, ma si vede che la miseria lo ha scavato dentro e solo lo spirito lo tiene ancora in piedi. Ma scricchiola. Sa di essere debole, e ha il terrore d'indebolirsi ancora di più.
«Allora, come va?» gli ho chiesto quando sono uscito sul terrazzo.
«Va? Male, Lev Nikolaeviè.»
Quest'inverno ho visto spesso Konstentin, e sapevo che aveva finito la farina già prima di Natale, e andava avanti coi pezzi di pane che comprava, quando aveva soldi, dai mendicanti; sapevo anche che aveva finito, già la seconda settimana dopo Natale, il foraggio per le bestie a causa delle piogge autunnali e dei topi che avevano divorato il fieno, e per nutrire la vacca, il cavallo e due pecorelle doveva prendere il foraggio in prestito o comprarlo; sapevo anche che lui, come molti contadini soli, senza altri uomini in famiglia, quest'inverno stava peggio del solito per la mancanza di lavori da fare senza cavallo. Il cavallo senza foraggio vive appena, non è in grado di lavorare, e lavori senza cavallo non ce n'erano. E se c'erano bisognava andar lontano da casa, e in casa non restava nessuno a accudire alle bestie, a spalare la neve. Sapevo questo, e in questi giorni ho visto che per la strada spaccano le pietre. E ieri ho visto alle pietre uno di questi poveri soli, Èirjuchin. Anche lui è senza cavallo, tutto l'inverno è stato senza nulla da fare e appena si sono aperti i lavori si è messo a lavorare. E ieri l'ho visto al crepuscolo, già bagnato dalla rugiada, tornare a casa dal lavoro alle pietre. Camminava allegro. Almeno era finita la noia di stare senza far niente. Guadagna sulle pietre, secondo che pietra capita, trenta o quaranta copeche, lavorando senza sosta dalla mattina alla sera. In casa ha cinque anime con la vecchia. Già da tempo anche loro hanno finito la farina. Patate non ce n'è. Mucca non ne hanno. L'ultimo latte, quello che aveva in seno la moglie di Èirjuchin, se n'è andato a Charkov, dove la moglie fa da nutrice al figlio del sostituto procuratore del tribunale. La famiglia è ancora viva proprio per questo, per questo latte venduto al sostituto procuratore del tribunale, e col cui ricavato hanno comprato farina. Il fatto è che se dai a cinque anime pane a volontà, se ne mangiano dodici funt e mezzo. E dodici funt e mezzo fanno quaranta copeche. Dunque nemmeno ora guadagna a sufficienza per il pane; che cosa doveva essere quando era senza lavoro? Ma lui se ne va lo stesso a casa allegro, fa lo stesso tutto il possibile per nutrire la famiglia. Ieri ho chiesto ai contadini se tutto il lavoro alle pietre era stato assegnato. Mi hanno detto che il giudeo battezzato che si occupa della cosa per conto dello zemstvo ancora non lo aveva assegnato tutto. Per questo ieri pensavo a Konstentin, e per un vecchio vezzo mentale nichilista rimproveravo dentro di me Konstentin perché non era andato a lavorare alle pietre. E ora, quando lui ha detto che andava male, ho pensato che si trattasse della mancanza di pane, e gli ho detto:
«E dunque, ho saputo che non tutto il lavoro alle pietre è stato assegnato, perché non vai?»
«E dove vado? Non posso lasciare, né per il bestiame né per la donna. Di ora in ora può arrivare. E per di più è accecata.»
«Come accecata?»
«Dio lo sa. Non vede per niente. Devo accompagnarla anche per i bisogni.»
Io ho taciuto.
«Per di più mi è morto il cavallo.»
«Che dici, quando?»
«Ieri l'altro l'ho spellato.» E ha fatto una smorfia scherzosa con la bocca. Ma da quel giorno che davanti a me non era riuscito a trattenere le lagrime, sapevo che cosa significasse questo scherzo: che bisogna scherzare. Se non scherzi devi o rubare o impiccarti o lasciarti andare a piangere come una donna, diceva il suo sguardo.
«Dunque, le cose ti vanno male.»
«Eh sì, così male che non so che fare; se fosse stato autunno non sarebbe stato così brutto per il cavallo. Ma ora l'ho nutrito tutto l'inverno. Strappavo a me stesso, ai figli, per il foraggio.» E si è messo a raccontare come il cavallo si era scorticato una coscia, come soffriva, come la piaga era arrivata all'osso, e il cavallo aveva smesso di mangiare, si era buttato in terra e aveva tirato le cuoia.
Sebbene dopo la conversazione con Konstentin ci siano stati altri avvenimenti da descrivere, e io sia andato da Konstentin solo la sera, ora dirò tutto ciò che riguarda Konstentin per finire l'argomento.
La sera verso le 7 sono andato da Konstentin. Egli abita proprio all'estremità del villaggio. Il villaggio è disposto lungo la strada. Egli abita dalla parte del villaggio che s'inoltra di più nei campi, cosicché di fronte a lui non c'è nessuno. Accanto a lui c'è una piccola izba senza cortile. Vi vive il cieco Rezunov con la moglie demente e i due orfani Šintjakov. Il maschietto accompagna il cieco. La bambina accende la stufa, fa il pane, cucina. Vicini miseri, ma sono proprio loro che più spesso aiutano Kostjuška. Accanto a loro abitano dei servi di casa, anche loro nove persone: un vecchio cameriere nutre la famiglia con nove rubli di stipendio, e il figlio, che ripara samovar, è da due anni malato all'ospedale: gli fanno male le gambe. La terza izba è quella dei Kurnosenkov, dodici anime, due che lavorano, di rado mangiano pane cotto nel forno, quasi sempre pane mendicato. La quarta izba è quella di Šintjakov. È vuota e sta rovinando. Dopo questi vengono i contadini che stanno meglio: i Boèarov, Osip Naumyè, Matvej Egorov. Ma qui ci sono cinque case di poveri in fila, e l'ultima è quella di Kostjuška. In tutte le izbe c'era luce, buio solo in quella abbandonata di Šintjakov e da Kostjuška. Che non ci fosse luce nell'izba di Kostjuška non mi ha meravigliato. È stato sempre così quasi tutto l'inverno, e sapevo il perché.
Il nonno gli ha costruito l'izba con materiale già vecchio. Ora sono passati vent'anni, e l'izba sta cascando a pezzi. Quest'inverno dalla parete dove c'è la porta sono uscite fuori le travi. Tutta la parete si è inclinata e il soffitto è crollato, per poco non li ammazzava. Konstentin ha tappato i buchi con le tavole. Anche prima l'izba non teneva il calore, ma dopo questo è diventata ancora più fredda. Tutto l'inverno hanno dovuto accendere la stufa due volte il giorno. E non accendono la luce. Appena cade la sera si mettono sopra la stufa coprendosi coi loro panni. Così anche oggi. Anche se nell'izba non faceva freddo, perché era caldo fuori: ma loro erano abituati così, e così non c'era bisogno di consumare il petrolio per la luce, perché la luce non serviva, non c'era niente da tessere e da filare. Io ho guardato e saggiato col bastone il viottolo tra mucchi di neve, e mi sono avvicinato alla finestra. Una voce di donna diceva qualcosa nell'izba. Parlava di una vecchia. Non ho capito bene, e ho bussato alla finestra. Per la neve e le stelle era chiaro. Qualcuno di loro ha guardato alla finestra e, evidentemente, mi ha riconosciuto. Subito. Io mi sono avvicinato alla porta e ho aspettato. Ho aspettato a lungo, finché non hanno acceso la luce. Poi è uscito Konstentin, a piedi scalzi, in camicia, e mi ha fatto entrare. Sono entrato, ho salutato, e mi sono seduto a un angolo del tavolo, contro la parete fra le finestre. Kostjuška si è seduto di fronte dall'altra parte del tavolo. Sul tavolo pulito e lavato ardeva un lume senza vetro. A destra, davanti a me, c'erano due bambine sdraiate a pancia in giù sulla stufa, le testine appoggiate sulle mani, che mi guardavano. Nadežda, la moglie di Konstentin, stava in piedi davanti a me sul vano della porta della rimessa, accanto allo sportello della stufa.
Nadežda è una donna minuta, ben fatta, graziosa quando non è gravida. Anche se l'ho vista sempre in una sudicia camicia nera e nello stesso giubbottino liso color indaco, quando non è gravida non fa pena, è una donna, ma quando è panciuta fa pena guardarla. Ha una pancia grossa e si vede che è una buona fattrice. Cammina con leggerezza, protegge la sua pancia. Tutto il nutrimento, tutte le forze dell'organismo vanno là, nella pancia, ma tutto il resto paga per questo. In particolare il viso. Il viso è magro, allungato, con rughe profonde intorno alla bocca, e di un giallo come sabbia bagnata. Anche nelle labbra c'è qualcosa di insolito, come se le labbra si fossero seccate, e i denti cresciuti e diventati simili a quelli di uno scoiattolo, lunghi, stretti, acuti. Qualcosa di mortalmente terribile e penoso c'era anche prima, ma ora non ha nemmer¦o occhi. Gli occhi sono opachi, guardano e non vedono. Ho aspettato così a lungo fuori della porta probabilmente perché lei doveva mettersi il solito giubbottino color indaco e il fazzoletto sulla testa.
Da lontano sembrava una donna come tutte. A lungo è rimasta ferma nel vano della rimessa, e solo dopo, quando la nostra conversazione si è animata, è venuta avanti, a tastoni, toccando lo stipite della porta e le pareti, e si è messa accanto alla stufa sotto i bambini. Konstentin stava seduto al tavolo con la sua solita disinvoltura, appoggiato sui due gomiti, ora gesticolando come d'abitudine, ora grattandosi la testa con le mani.
Da principio abbiamo parlato del cavallo.
«Almeno fosse spirato d'autunno, almeno non l'avrei nutrito, e ora che devo fare? Non ho con che lavorare. La gente andrà a arare, e io che faccio?»
«Ma era vecchio?»
«Non tanti anni. L'avevo preso in cambio. Era un buon cavallo. Era già il nono cavallo da quando il nonno ha fatto la divisione. E non ne avevo avuti di meglio. E per il trasporto, e per l'aratura, e per... e per di più era docile, tranquillo. Potevi mandare anche la bambina, e quello si faceva guidare. E questo per noi è importante. Che devo fare? Se ci fosse da dove prendere. Invece è tutto qui. Quando caschi, non ti rialzi più. Grazie al nonno che ha diviso. Ecco che palazzo mi ha costruito. Anche se muore e lo portano via, non lo faccio fermare qui davanti. Dio sia con loro. All'altro figlio ha messo nel barattolo settecento rubli, a me niente. Dio sia con loro. Anche se mi chiamano a leggere il salterio per lui, non ci vado. Forse mio padre non ha lavorato? Ha sgobbato più di tutti, e ecco la ricompensa.
È intervenuta Nadežda.
«Non è giusto, no. Sopporti, sopporti, ma poi pecchi. Se il Signore non avesse ordinato di non ricordare il male, sarebbe giusto portar rancore. Dio sia con lui, non si è arricchito coi soldi. Anche lo zio Pëtr dice: è ora di crepare.»
«Non è possibile.»
«Me l'ha detto due volte. Ma anche il vecchio non vive bene», ha cominciato a dire Nadežda. «Uno di questi giorni è venuto a chiedere del pane. ' Come, nonno, non ti danno da mangiare in casa? ' ' Non danno, carina. ' ' Va bene, siediti, nonno, un po' di pane c'è, mangiane un po' col sale. ' Come stanno fra loro non lo capisci mica.»
Ho cambiato argomento, e ho chiesto a Nadežda dei suoi occhi:
«Che cosa ti è successo?»
«Ho perso gli occhi, non vedo più luce. Ecco, puoi anche mettermi il bastone sugli occhi: non vedo.»
1882
1882. Dicembre 22 Di nuovo a Mosca. Di nuovo ho provato orribili tormenti spirituali. Più di un mese. Ma non infruttuoso.
Se ami Dio, il bene (sembra che comincio a amarlo), ami, cioè vivi di questo, vedi in esso la vita e la felicità; ma vedi anche che il corpo impedisce il vero bene, perché te lo fa vedere, ti fa vedere i suoi frutti. Se cominci a guardare i frutti del bene, smetti di farlo, e non è tutto: col guardarlo, lo guasti, te ne vanti, intristisci. Solo allora sarà vero bene quel che tu fai, quando tu non ci sarai per guastarlo. Ma preparalo di più. Semina, semina, sapendo che non tu, uomo, mieterai. Uno semina, l'altro miete. Tu, uomo, Lev Nikolaeviè, non mieterai. Se ti metti solo a mietere, o anche solo a sarchiare, rovinerai il frumento. Semina, semina. E se semini il divino, non possono esservi dubbi che crescerà. Il fatto, che prima mi sembrava crudele, che non mi è dato di vedere i frutti, ora è chiaro che non solo non è crudele, ma è buono e razionale. Come potrei distinguere il vero bene, il divino, dal non vero, se io, uomo carnale, potessi trar profitto dai suoi frutti?
Ora è chiaro; quel che fai senza vedere ricompensa, e fai con l'amore, quello è sicuramente divino. Semina e semina, e Dio farà crescere, e mieterai non tu, uomo, ma quello che semina in te.
1883
1883. 1 gennaio. Mosca Appena mi sveglio mi vengono spesso pensieri, chiarimenti di ciò che prima era confuso, e ho gioia: sento che progredisce.
Così in questi giorni: la proprietà. Non riuscivo a aver chiaro che cos'è. La proprietà così com'è ora è male. Ma la proprietà in se stessa è gioia per quel che ne ho fatto, il bene. E mi è diventato chiaro. Non c'era cucchiaio, c'era un pezzo di legno: ho inventato, ho lavorato e ho intagliato un cucchiaio. Che dubbio può esservi che esso è mio? Come il nido di quest'uccello è il suo nido. Lui vuole usarlo come vuole. Ma la proprietà protetta dalla violenza, dal poliziotto con la pistola: questo è il male. Fatti il cucchiaio e mangia con esso, ma fino a quando non è utile a un altro. Questo è chiaro. Il punto difficile è questo, che io faccio una stampella per il mio zoppo, e un ubriaco prende la stampella per sfondare con essa una porta. Chiedere all'ubriaco di lasciare la stampella. Unica cosa. Più gente ci sarà che chiede, più sicuro sarà che la stampella resti a chi ne ha più bisogno.
1884
Marzo. Mosca Ho riletto ora la storia medioevale e moderna su un manualetto.
Esiste una lettura più terribile? Esiste un libro che possa recar più danno ai giovani con la sua lettura? E proprio su questo libro studiano. L'ho letto e a lungo sono stato preso dall'angoscia. Assassinii, torture, inganni, rapine, stupri, e solo questo.
Dicono che è necessario che l'uomo sappia da dove viene. Ma forse tutti noi veniamo di là? Da dove viene ognuno di noi con la sua visione del mondo, quello non c'è in questa storia. E insegnarmi questo non serve. Questa storia è un rozzo riflesso di quella vera. La Riforma è un riflesso rozzo e casuale del lavoro del pensiero per liberare l'umanità dalle tenebre. Lutero con tutte le sue guerre e notti di San Bartolomeo non ha alcun posto fra Erasmo, Boëtie, Rousseau eccetera.
6 marzo. Mosca Ho tradotto Lao Tze. Non viene come pensavo. C'è stato Ozmidov. Egli vive povero e felice con la sua famiglia nel villaggio. Ha fatto nel villaggio una colletta per un povero paralitico e la sua famiglia.
Non ho dormito tutta la notte. Ho riposato prima di pranzo. Dopo sono andato a camminare e da Usov. Un uomo sano, semplice e forte. Ha le macchie sopra, non dentro. Ha condiviso la mia ripugnanza per la società formale a cui invita la lettera di Šèepkin. Sono arrivati i Fortunatov, i Lopatin, Jurev. Ho passato la serata in modo inutile e indegno. Peccati: tutto il giorno è trascorso in ozio e lascivia. Antipatia per F. Lettere: da Šcepkin, poco chiara e non buona per i noti motivi. Da una dama che ha visioni. Da Kovalevskij, uno psichiatra di Charkov.
9 marzo Ho dormito fino a mezzogiorno. È venuto Gurevic, un emigrante ebreo. Vuol trovare il punto d'incontro comune capace di unire gli ebrei e i russi. Già da tempo è trovato. Talvolta sono triste perché la legna non brucia. Come se la legna bruciasse davanti a me, ma non fosse chiaro che brucia non la legna bensì gli stecchi sotto, e la legna non ha preso. Ho letto sulla Cina e sono andato a cavallo in città. Tutti lavorano, eccetto me.
In serata debolezza. Il calzolaio non è venuto. Sono stato ai bagni e ho letto Lao Tze. Si può tradurre, ma non resta integro.
10 marzo Mi sono alzato presto, ho messo a posto la stanza. Andrjuša ha rovesciato l'inchiostro. Ho cominciato a rimproverarlo. Probabilmente avevo una faccia cattiva.
Ecco come bisogna essere, come dice Lao Tze: come acqua. Non ci sono ostacoli, essa scorre; una diga, essa si ferma. La diga cede, essa ricomincia a scorrere. Se il recipiente è quadrangolare; essa è quadrangolare; se è tondo, è tonda. Per questo essa è più importante e più forte di tutto.
Ho letto Erasmo. Che stupido avvenimento la riforma di Lutero. Ecco il trionfo della limitatezza e della stupidità. La salvezza dal peccato originale attraverso la fede e la vanità delle buone azioni vale tutte le superstizioni del cattolicesimo. La dottrina (terribile per assurdità) dei rapporti fra Chiesa e Stato poteva venir fuori solo dal trionfo della stupidità. Così è venuta fuori dal luteranesimo.
11 marzo Mi sono alzato presto. Ho messo a posto la stanza. Sono venuti i bambini. Ho letto Erasmo, l'ho finito.
L'insegnamento confuciano del periodo medio è meraviglioso. Lo stesso come in Lao Tze: l'adempimento della legge di natura; questa è saggezza, forza, vita.
Una lettera da Certkov. È insoddisfatto e chiede consiglio per la gestione dell'azienda. Gli ho scritto.
15 marzo Il libro di Golochvostov contro Engelgart. C'è qualcosa di giusto, ma è terribile la cattiveria polemica. È una lezione per me, e mi fa apparire disgustosa la cattiveria del mi ultimo libro. Inoltre bisognerebbe scrivere in modo più comprensibile e umile. Attribuisco la mia felice condizione morale anche alle letture di Confucio e, più ancora, di Lao Tze. Devo darmi un programma di lettura: Epitteto, Marc'Aurelio, Lao Tze, Buddha, Pascal, Vangelo. Questo sarebbe necessario per tutti.
16 marzo Mi sono alzato tardi. Dopo pranzo sono andato dal calzolaio. Com'è luminoso e moralmente elegante nel suo angolo buio e sporco. Lui e il figlio lavorano, la moglie allatta. Sono andato da Serëža, mio fratello. Lì non sono stato a sentire fino in fondo Kostenka, l'ho fatto arrabbiare (1). Sono tornato a casa con Tanja, tacendo. E mi era pesante questo silenzio. Tanto lontana essa è da me. E inoltre non so parlare. Sì, a pranzo Serëža ha cominciato a parlare in modo volgare, irato, io ho ribattuto con ironia (2). In serata mi sono messo a cucire le scarpe, è venuto il calzolaio, poi sono venuti Malikov e Orfano. Avrei potuto essere migliore. Avrei dovuto tacere. Come questo è semplice e difficile. È venuto anche Serëža, mio fratello. Con lui abbiamo parlato bene. Una bellissima lettera di Certkov. A proposito, parlando con Orfano gli ho detto: «Voi non conoscete il mio Dio, io invece conosco il vostro», e questo lo ha offeso (3).
17 marzo Il riordinarmi la stanza sta diventando una cosa piacevole e consuetudinaria.
19 marzo Mi sono alzato tardi. Ho letto Confucio e ho preso appunti. La spiegazione razionale, religiosa, del potere, e l'insegnamento cinese in proposito, sono stati per me una scoperta. Il potere può essere non-violenza quando è riconosciuto come superiore moralmente e razionalmente.
26 marzo Come sempre. Ho parlato coi ragazzi più grandi durante il caffè. Appena appena bene. Sento la necessità di una maggiore coerenza e di liberarmi dalla menzogna: farsi mentecatto, sì.
Sono venuti Slatovratskij e Marakuev. Slatovratskij sostiene il programma dei populisti. Stupefacente superbia, confusione e povertà di pensiero. Io ho detto il mio parere abbastanza apertamente ma non del tutto. A proposito delle sue opere, poi, ho semplicemente mentito dicendo che le avevo lette. La sera ho incontrato una ragazza di quindici anni, ubriaca, licenziosa, e non sapevo che cosa fare.
27 marzo Mattina, come sempre. Aleksandr Petrovic ha raccontato di una donna che da loro è morta di fame. È venuto Jurev. Bisogna evitare ancora più recisamente le chiacchiere vuote. Sano andato alla polizia. Dicono che quelle ragazze hanno spesso meno di quindici anni. Le campane suonano e sparano coi fucili, imparano a ammazzare la gente, mentre il sole torna a scaldare, illumina, i fiumi scorrono, la terra si ridesta, e Dio dice di nuovo: vivete felici. Da lì sono andato alla casa di Ržanov dalla morta, mi sentivo imbarazzato, non sapevo che cosa dire. Ho incontrato Bugaev e l'ho invitato da me. Vanità: perché mi capisse. Ne uscirà una chiacchiera oziosa, semidemenziale. Sono stato irritato e l'ho collegato col fatto che gli altri non partecipano alla mia depressione. Bisogna cavarsela da sé, e non frignare. Non sto bene, febbre e mal di denti.
Dopo pranzo mi sono addormentato. Sono venuti i Sidlovskij: cadaveri. Devo scappare. Ho scritto lettere a Strachov, Urusov, Certkov. Da lui una bella lettera.
29 marzo Ho letto Confucio. Sempre più profondo e migliore. Senza lui e Lao Tze il Vangelo non sarebbe completo. E lui sarebbe niente senza il Vangelo. Sono andato alla scuola e in via Nikolskoe, a comprare dei libri. Ho parlato con i Makovskij.
Ieri mi si sono fatte chiare due cose: una non importante, l'altra importante. Non importante: avevo paura di dire e di pensare che il novantanove per cento di tutti noi sono pazzi. Il fatto è che non solo non c'è da aver paura a dirlo, ma non si può non dire e non pensare questo. Se gli uomini vivono in modo privo di senso (la vita in città, l'istruzione, il lusso, l'ozio), di certo diranno anche cose prive di senso. Così cammini in mezzo ai matti, e devi cercare di non irritarli e di curarli, se puoi. Importante: se veramente vivo (in parte) secondo la volontà di Dio, è naturale che questo mondo malato e insensato non possa approvarmi per questo. Se loro mi approvassero, vorrebbe dire che ho smesso di vivere secondo la volontà di Dio e ho cominciato a vivere secondo la volontà del mondo, cioè ho smesso di vedere e di cercare la volontà di Dio.
30 marzo Sono andato a letto alle 11 e mi sono alzato presto. Sono andato in una fabbrica di calze. I fischi significano che alle 5 il bambino si mette alla macchina e ci resta fino alle 8. Alle 8 beve un po' di tè e si rimette alla macchina fino alle 12; poi di nuovo dall'una alle 4 del pomeriggio. Poi dalle 4 e mezzo fino alle 8 di sera. E così ogni giorno. Ecco che cosa significano i fischi che noi ascoltiamo stando a letto.
Mi è venuta l'idea di scrivere Le memorie di un non-pazzo. L'ho vissuta in modo così vivo. Che ne verrà fuori? Vanità: ho detto a Leonid che mi sono sentito male per la morte della donna. Mi meraviglia di non aver quasi avuto momenti d'ira per un mese.
Ho chiacchierato troppo dell'insegnamento della matematica col direttore della scuola. Sono andato da Leonid. C'erano Djakov con la figlia. Mi sento molto triste. È venuto Stachovic. Ho cucito una scarpa. Ho preso il tè. Sono restato solo con lei. Colloquio. Ho avuto la disgrazia e la crudeltà di toccare il suo amor proprio, e è cominciato. Io non ho taciuto. È venuto fuori che l'avevo già fatta irritare ieri l'altro mattina, quando è venuta a disturbarmi. È molto malata nell'anima. Il punto è questo: la gravidanza. Grande, grande peccato e vergogna. Ho letto Confucio, è tardi, vado a letto.
3 aprile Ho letto Archivio di psichiatria. La preghiera è pazzia consueta. La storia del ricco allievo del corpo dei paggi. Coitus a tredici anni, depravazione. La cara, fresca natura e la sua caduta e rovina.
C'è stato Repin. Mentre lavoravo abbiamo parlato piacevolmente. Serëža non mi ha fatto dormire, ma abbiamo parlato bene, dolcemente.
4 aprile Mi sono alzato tardi, ho mal di denti e febbre. Non riesco a lavorare con la testa. E non occorre. Ho letto un poco e mi sono messo a cucire. Verso le 3 del pomeriggio sono andato al museo. Al Kuzneckij Most i gendarmi proteggono gli acquirenti. Da lì in via Dmitrovskij. Il quadro di Repin non c'era. A casa mi sono messo a letto. Mal di denti e febbre. Poi ho cucito stivali fino alle 2 di notte.
In famiglia molto penoso. Penoso, ma non posso compatirli. Tutte le loro gioie, l'esame, i successi mondani, la musica, l'arredamento, le compere, considero tutto questo una disgrazia e un male per loro, e non posso dirglielo. Anzi posso, e lo dico, ma le mie parole scivolano via su tutti. È come se essi pensassero non al senso delle mie parole, ma al fatto che ho la brutta abitudine di dirle. Nei momenti di debolezza, come ora, la loro spietatezza mi meraviglia. Come fanno a non vedere che io non solo soffro, ma sono ormai da tre anni privato della vita. Mi è stato assegnato il ruolo del vecchio brontolone e non posso uscirne: se partecipo alla loro vita rinuncio alla verità, e loro per primi mi rinfacceranno questa rinuncia. Se guardo, come ora, con tristezza la loro follia, sono un vecchio brontolone, come tutti i vecchi.
Dal discorso con Olsufev è venuto fuori questo: se credi che lo scopo e il dovere dell'uomo sono il servire il prossimo, allora occorre anche arrivare al «come» servire il prossimo; occorre elaborare le regole in base alle quali noi, nella nostra situazione, si possa farlo. E perché noi, nella nostra situazione, si possa servire il prossimo, occorre innanzi tutto smettere di esigere i servizi del prossimo. Sembra strano, ma la prima cosa da fare è servire se stessi: accendere la stufa, portare l'acqua, preparare il mangiare, lavare i piatti eccetera. Con questo cominciamo a servire gli altri.
5 aprile Mi sono alzato tardi: fiacco. La stessa tristezza. Ora in particolare, alla vista di tutti in casa. I lucidatori puliscono, noi sporchiamo. È venuto Strachov. È dimagrito. La stessa ristrettezza mentale e cadavericità. Dopo pranzo è venuto Ronžev: noia. Poi Certkov. Ha cominciato a arare ancora più fermamente e in profondità. Mangia con la gente, ma la gente gli serve per il suo scopo. Con Strachov discorso sull'impossibilità di seguire una regola: cioè che non ci sono regole. Insensata, assurda intromissione nel discorso, e non si può neanche dimostrare questa insensatezza. Se la dimostri, ira e accuse di malvagità personale. Se non la dimostri, sicurezza che così dev'essere, e caduta sempre più in basso e in basso. Aspetto una via d'uscita.
7 aprile È tardi. Febbre. Vado alla mostra. Il quadro di Kramskoj è bellissimo. Quello di Repin non è venuto bene.
Discorsi con Strachov a proposito del darwinismo. Sento noia e vergogna. Lui, poveretto, argomenta in tono posato, ragionevole: delirio di pazzi.
9 aprile Ho cominciato Mencio. Molto importante e buono. «Mencio insegnava come recover, ritrovare il cuore perduto.» Bellissimo. Sono andato da Fet. Abbiamo parlato molto bene. Gli ho raccontato tutto quel che dico di lui, e abbiamo trascorso amichevolmente la serata. In serata vint. Sciocco. La vita oziosa e schifosa mi ha di nuovo preso.
11 aprile Non si può impedire alla gente di esprimere le proprie idee su come meglio organizzare il mondo. E solo questo, prima delle bombe, facevano i nostri rivoluzionari. Siamo arrivati a un punto tale di rincretinimento, che la sola espressione delle proprie idee ci sembra un delitto. Ho visto Solovëv. Non mi serve a niente, è pesante e penoso. A pranzo due cognati. Petja è antipatico. Saša più sopportabile. Cattiveria non ce n'è stata. Anche vanità poca o punta. Ma questi giorni sono pieni di debolezza, di debolezza mortale. Ho voglia di una morte vera. Senza disperazione. Ma vorrei vivere, e non far la guardia alla mia vita.
14 aprile Sono andato da Wolff. Il commesso si offende perché non mi levo il cappello. Ma io ho mal di denti. Non mi sono scusato. Sono andato dalla Alèevskaja. Donna intelligente, attiva. Ma perché somiglia a un uccello, e tutto quel velluto? Mi sono commosso senza ragione.
Se almeno gli uomini smettessero di combattere con la violenza. È ridicolo e commovente che i nostri rivoluzionari che lottano (oltre che con le bombe) con l'arma eternamente legittima della luce della verità, calunnino poi se stessi dicendo che vogliono lottare col bastone Ma questo è impossibile anche secondo le loro convinzioni.
17 aprile Mi sono alzato prima e ho scritto una lettera alla Tolstaja. Il chiedere ai santi che stanno in alto, l'aver rapporto coi pezzi grossi, mi è ormai impossibile. Chiedere a uno di quei santi che smetta di tormentare una donna!
A casa, è venuta la Dmochovskaja. Ha portato un mucchio di materiale. Sono andato a cavallo, ho letto i manoscritti della Dmochovskaja. Le poesie della Bardina mi hanno commosso fino alle lagrime. Tutto ciò mi sta diventando chiaro. Essi giocavano alla rivoluzione, credevano di essere delinquenti e nemici della società, prenaient au mot tutto. Tra loro si distinguono chiaramente gli organizzatori di assassinii: così come i poliziotti e i boia rispetto ai conservatori onesti.
18 aprile Ho riletto i manoscritti, poi il mio manoscritto sul censimento. Voglio pubblicarlo a beneficio degli sventurati. Prima mi chiedevo se era giusto aiutare i detenuti politici. Non volevo, ma ora ho capito che non ho diritto di rifiutarmi. Una mano tesa verso di me. «E vieni anche nel carcere.»
21 aprile Ho trovato un articolo (in brutta copia). L'ho corretto un poco e l'ho portato in tipografia. Io stesso non credo in quest'articolo. Ho incontrato Samarin. Sono stato freddo, ma non abbastanza. È una brutta abitudine valutare di più quelli in carrozza col cappello. Samarin per me vale anche meno di Pëtr-lacchè. Pëtr-lacchè non lo conosco, Pëtr Samarin invece ormai lo conosco.
23 aprile Molto tardi. Ho messo a posto la stanza in fretta. Ho letto il giornale. Poi mi sono messo al lavoro: non va. Sono andato da Urusov. La nipote è una intellettuale conservatrice. Come non resistere al male? Sempre la stessa cosa. Si vuole conoscere la verità e giudicare gli altri, ma non si vuole realizzarla. Pranzo in casa. Decisamente non è possibile parlare coi miei. Non ascoltano. Non gli interessa. Loro sanno tutto. Ho appuntato qualcosa: contro la Trinità. Sono andato dall'operaio che fa le forme. Dormono in tre in un letto. Le Dmochovskie vogliono proprio rivoluzionarizzarmi. Peccato, è tardi. Sono quasi le 3 di notte, vado a dormire.
27 aprile Alzato prima. Ho cercato di continuare l'articolo. Non va. Evidentemente è falso. Voglio cominciare e finire una cosa nuova. O la morte del giudice, o Le memorie di un non-pazzo.
30 aprile In mattinata la governante di Ge mi ha portato la lettera del giovane Nikolaj al fratello. Una lettera meravigliosa. E una grande felicità per me. Ho provato a scrivere: non va. Ho tirato fuori La morte di Ivan Iljic: va bene e posso finire in fretta.
Il pomeriggio volevo cucire, ma è venuta la Dmochovskaja, poi Polonskij. È un povero vecchio bambino disperato. E bisogna credergli quando dice che cercare le rime è una cosa seria. E quanti ce ne sono così.
3 maggio Mi sono svegliato pesante. Ho letto delle sciocchezze, cioè ho seguitato a dormire dopo essermi svegliato. Stavo cercando il promemoria e ho trovato una lettera di mia moglie. Poveretta, come mi odia. Signore, aiutami. Se dev'essere una croce, sia una croce che mi pesi, mi schiacci. Ma questo punzecchiamento è orribile: non solo penoso e doloroso, ma spossante. Dunque aiutami!
5 maggio Ho visto in sogno che mia moglie mi ama. Come tutto era diventato facile e chiaro! Niente di simile da sveglio. Proprio questo rovina la mia vita. Non provo neanche a scrivere. È bello morire.
6 maggio In modo inatteso mi si è chiarito l'articolo sul censimento e ho lavorato tutta la mattina. Poi sono andato dagli Olsufev. Storia di Polivanov messo nel pozzo e nutrito dall'alto. Cristiani! In Siberia pagano cinquanta rubli per un evaso vivo e venticinque per uno morto. Cristiani!
7 maggio Lavoro. Vado avanti lentamente. Dopo pranzo sono andato a cavallo. Ho incontrato Baranovskij. Come mi è difficile la posizione di scrittore famoso. Solo coi contadini sono del tutto semplice, cioè uomo vero.
8 maggio Lettera di Ozmiclov. Non ha di che seppellire la madre. Dapprima mi è stato sgradevole, mi ha ricordato la distribuzione di elemosine a Jasnaja. Qualcosa non va. Volevo fare una colletta, ma sono capitati Olsufev e la Morozova, hanno dato ognuno cinque rubli, poi Seuron che ha dato un rublo, la bambinaia venti copeche, e abbiamo raccolto diciotto rubli. Ho detto che bisogna darli ai poveri. Molto bene. Forse così si deve fare. Tutti i miei hanno fatto orecchi di mercante. Come se la mia vita scontasse la loro. Più io sono vivo, più loro sono morti. Sembra che Ilija ascolti. Almeno uno della famglia risuscitasse! Aleksandr Petroviè si è messo a raccontare. Essi stanno mangiando in cucina, viene un mendicante. Dice che i pidocchi lo divorano. Liza non ci crede. Lukijan si alza e gli dà la camicia. Aleksandr Petroviè piangeva raccontandolo. Ecco il miracolo! Vivo in famiglia e più vicini di tutti mi sono il vagabondo Aleksandr Petroviè e il cocchiere Lukijan.
12 maggio. Jasnaja Poljana Ho provato a non fumare. Faccio progressi. Ma fa bene vedere la propria meschinità. Ho viaggiato tranquillamente. Non ho parlato con nessuno.
La città mi ha guastato molto. La vanità ha cominciato di nuovo a alzare la testa. Si sta bene a Jasnaja: pace, e grazie a Dio, non ho desiderio di piaceri, ma solo esigenze verso di me.
13 maggio Alle 10 la stanza è riordinata. Ho detto che non devono riordinarla. Mi sono messo a correggere un articolo. Non va. Ho letto Emerson. Profondo, coraggioso, ma spesso capriccioso e confuso.
Non parlare, non fumare, non irritarsi.
È venuta una vedova, Anna, di Krylcovo, unico sostegno. Un giorno mangia e due così. Mentre disfacevamo i bagagli, lei stava col bambino davanti all'ingresso. Non hanno niente da mangiare. Bisogna andare a aiutarli.
Sono andato in giro. Passeggio, cammino male. Sono passato dal villaggio. Ho parlato con Evdokim e Sergej Rezunov. Ho proposto il lavoro comune, e di dare le eccedenze ai poveri. Alle parole «poveri» e «per Dio», subito disprezzo e indifferenza.
23 maggio Mi sono alzato tardi, fresco. Un postulante, un contadino di Šèëkino, venuto evidentemente solo per mendicare qualcosa, e un insegnante borghesemente stupido: pensa di avere talento di scrittore e teme di restare sprecato. Con delicatezza, ma chiaramente, gli ho detto di lasciar perdere. Mi sono messo a scrivere. Non è venuto fuori niente. Sono andato, camminando come un pazzo, a Cepyž. Da lì a Zaseka. Ho pensato molto a mia moglie. Bisogna amare, non arrabbiarsi, devo costringerla a amarmi. Così farò. Non ho fumato quasi per niente. In serata sono uscito con Maša e ho cucito stivali con allegria.
26 maggio Sto terribilmente male. Due estremi: slanci dello spirito e potenza della carne. Miša Kuzminskij che bambino ancora non corrotto! E lo corromperanno di proposito in nome nostro. Lotta tormentosa. E io non mi domino. Cerco le cause: tabacco, incontinenza, mancanza di lavoro, d'immaginazione. Tutte sciocchezze. La causa è una sola: la mancanza di una moglie che io ami e che mi ami. Cominciò quattordici anni fa, quando si spezzò la corda e io compresi la mia solitudine. Ma non è una ragione. Devo in lei trovare la moglie. E devo, e posso, e la troverò. Signore, aiutami.
Sono andato a cavallo. Discorso con Tanja, buono.
27 maggio Alzato presto. Leggo Agostino. Sono andato a camminare sulla strada grande. D'improvviso mi sono sentito del tutto sereno.
Dopo pranzo sono andato incontro a Kuzminskij. Fra loro c'è odio. Poi sono andato da solo a Kozlovka dai bambini. Notte meravigliosa. Ho sentito in modo così chiaro che la nostra vita è la realizzazione di un dovere assegnatoci. E tutto è fatto in modo che questa realizzazione sia gioiosa. Tutto è pervaso di gioia. Le sofferenze, le perdite, la morte: tutto è bene. Le sofferenze producono felicità e gioia, così come il lavoro, il riposo. il male fisico, la sensazione della salute, la morte delle persone care producono la coscienza del dovere, perché questa è la sola consolazione. La morte propria è la raggiunta tranquillità. Ma non si può dire il contrario: il riposo non produce stanchezza, la salute non produce il male, la coscienza del dovere non produce la morte. Tutto è gioia non appena diventa coscienza del dovere. La vita dell'uomo che noi conosciamo è un'onda tutta vestita di splendore e gioia.
Kuzminskij è penoso. Molto morto. Sono arrivati i figli, Ilija e Lëlja, pieni di vita e di tentazioni contro cui non posso quasi niente.
28 maggio Alzato presto. Salute non buona, bile, ho dormito male, ma sto lo stesso bene. I Kuzminskij litigano. Ne ho parlato con lei. Ne ho parlato anche con la cara bambinaia.
Ho falciato un poco. Ho riletto il mio saggio. Può andar bene.
29 maggio Seguito a non sentirmi bene. Leggo, non provo neanche a scrivere. Falcio. Dopo pranzo sono andato con le bambine a passeggiare da Bibikov. Là si sono aggregati a noi altri bambini. Mi sento molto allegro coi bambini. È terribile che tutto il male, il lusso, la depravazione della vita, in cui vivo, tutto questo l'ho fatto io.
3 giugno Non ho dormito tutta la notte e mi sento disgustosamente. Ho provato a scrivere. Sono andato al tribunale. È un'istituzione per corrompere il popolo. E molto lo ha corrotto. Scorticano le piaghe: ecco il tribunale. Ho taciuto. Una donna, moglie di uno assassinato, povera, buona. Pranzo. Lei gridava in modo brutto. Soffro perché non so che cosa devo fare. Ho taciuto.
A casa, al tè, conversazione con Serëža e Kuzminski. Serëža dice: è vano fare. Kuzminski dice: scetticismo.
4 giugno. Esprit de l'escalier Pensavo alla conversazione di ieri, e proprio di mattina, per il caffè, ci siamo ritrovati soli con Kuzminskij e Serëža. Io ho detto a Saša che lo scetticismo conduce all'infelicità, se l'uomo vive in disaccordo coi propri ideali: più va avanti su questa strada, tanto più gli diventa difficile. Allora resta da augurargli solo che la vita gli diventi peggiore. Peggio è, meglio è. Lui si è detto d'accordo. A Serëža ho detto che tutti devono portare un peso, e che tutti i suoi ragionamenti, come quelli di molti altri, sono tentativi di sottrarvisi: «Lo porterò quando lo faranno gli altri». «Lo porterò quando comincia a muoversi.» «Andrà da solo.» Tutto, pur di non portarlo. Allora lui ha detto: non vedo nessuno che lo porti. E di me, che non lo porto nemmeno io. Io parlo soltanto. Questo mi ha offeso dolorosamente. Come sua madre, è cattivo e insensibile. Mi ha fatto molto male. Avevo voglia di andarmene immediatamente.
11 giugno Con sforzo mi sono alzato alle 6. Ho scritto in fretta e sono andato a Tula alla posta. Sono stanco. Non ho potuto far niente. Sono andato a fare il bagno. Sono più calmo, più forte di spirito. In serata una conversazione crudele sui denari di Samara. Cerco di fare quel che farei davanti a Dio, ma non riesco a evitare la cattiveria. Questo deve finire.
Ho pensato ai miei mancati tentativi di un romanzo sulla vita del popolo. Che assurdità! Mettersi in testa l'idea di scrivere un'opera dove l'amore sia al primo posto e i personaggi siano contadini, cioè gente per cui non solo l'amore non è al primo posto, ma che ignora quell'amore lussurioso che dovrei descrivere. Ho voglia di scrivere e c'è molto lavoro; ma ora il cambiamento del modo di vita non mi dà la sufficiente chiarezza mentale.
14 giugno La nostra disgrazia principale è che noi consumiamo più di quanto lavoriamo, e per questo ci smarriamo nella vita. Lavorare più di quello che si consuma non può far male. È una legge superiore.
18 giugno Alzato tardi, alle 7. Ho messo a posto la stanza, dopo il caffè sono andato a zonzo senza meta, ho abbattuto un abete e ho parlato dei frutteti con Mitrofan. Ho accettato un anticipo. Tutto questo è schifoso. Per strada mi sono venuti incontro dei bambini. C'era una bambina semplice, luminosa. È figlia di servi, si comporta come tutti. Loro hanno dei maschi. Sono venuti dei figli di contadini, essi mi trattano come un ospite e si comportano non solo garbatamente, ma con naturalezza e bontà.
Nel pomeriggio ho falciato intorno a casa, è venuto un contadino a parlare del podere. Sono andato a fare il bagno. Sono tornato fresco, allegro, e a questo punto, all'improvviso, sono cominciati da parte della moglie dei rimproveri insensati a proposito dei cavalli, che non mi occorrono e che voglio dar via. Io non ho detto niente, ma mi è stato terribilmente penoso. Me ne sono andato e intendevo andarmene definitivamente, ma la sua gravidanza mi ha costretto a tornare quand'ero a metà strada per Tula. In casa due uomini barbuti giocano a vint: i miei due figli giovani. «Lei è al croquet, non l'hai vista?» dice Tanja, la sorella. «E non voglio vederla.» E sono andato nella mia stanza a dormire sul divano. Verso le 3 di notte, mi ero appena addormentato, è venuta lei, mi ha svegliato: «Perdonami, sono sul parto, forse morirò». Siamo andati di sopra. È cominciato il parto. Quello che è in una famiglia l'avvenimento più gioioso e felice, è passato come qualcosa di inutile e penoso. A allattare è stata messa una nutrice.
Se c'è qualcuno che dirige la nostra vita, vorrei fargli un rimprovero. È troppo duro e spietato. Spietato verso di lei. Io vedo che lei va con velocità crescente verso la rovina e verso terribili sofferenze spirituali.
Ho cambiato le mie abitudini. Mi alzo presto. Lavoro di più fisicamente. Mi viene da sé di parlare e parlare con chi mi circonda. Non si può più dire che la rottura con mia moglie sia maggiore, ma è completa.
Non bevo per niente vino, bevo il tè non zuccherato (con la zolletta in bocca), e non mangio carne. Fumo ancora, ma meno.
20 giugno Alle 7, senza aver messo a posto la mia stanza, sono andato dai falciatori e a stomaco vuoto, fino a pranzo, ho cercato di non farmi lasciare indietro e ci sono riuscito. Ho fatto colazione e ho dormito per mezz'ora sul campo. Sono stato a Jasenka. Il cavallo mi ha pestato un piede.
21 giugno Anche le donne hanno lavorato; i miei no. Io ho lavorato coi contadini tutto il giorno, salvo gli ultimi pezzi.
In serata, nella stanza di Maša, abbiamo cominciato a parlare di come ognuno di noi ha passato la giornata. Non è un gioco. Vorrei introdurre quest'abitudine. Senza costringere nessuno. Chi vuole, racconta.
23 giugno Ho lavorato senza interruzione e mi sono stancato molto. Non sono riuscito a addormentarmi per il male alle braccia, ma mi sentivo molto bene nel corpo e nello spirito. Mi avevano dato una mucchia, cioè un grosso carico di fieno. Non credevo che in vecchiaia si potesse tanto imparare e migliorarsi. Il trasporto e lo stipamento è stato faticoso.
Mia moglie è molto tranquilla e contenta, e non vede tutta la rottura. Io cerco di fare come va fatto. Ma come va fatto non lo so. Occorre fare come va fatto in ogni momento, e allora tutto viene come va fatto.
24 giugno Ho sognato che ero andato in Francia: dappertutto si può vivere ugualmente bene.
Ho riletto i diari di quei giorni in cui cercavo la causa delle tentazioni. Tutte sciocchezze, l'unica causa è la mancanza di intenso lavoro fisico. Io non apprezzo come merita la gioia della libertà dalle tentazioni dopo il lavoro. Questa felicità si acquista a buon mercato con la stanchezza e il male ai muscoli.
25 giugno Sono rimasto arretrato di cinque file rispetto ai contadini, ma ho fatto lo stesso il mio. Ho lavorato tutto il giorno. Non ho pranzato. È venuta una mendicante di Tula. Non ho potuto far niente, e mi è doloroso rifiutare. A falciare c'erano i figli Alsid e Ilija, ma presto hanno lasciato e è stato peggio. In serata una lettera di Certkov da Tula. Rinunciare alla proprietà gli fa paura. Non sa da dove vengono i ventimila. Male. Io lo so: dalla violenza sugli uomini schiacciati dal lavoro. Devo scriverglielo.
30 giugno Ho falciato dalla mattina fino alle 7 di sera, ma sono rimasto indietro. Ha piovuto. In mattinata non ho mangiato nulla fino a pranzo, e mi sentivo molto debole. Saša Kuzminskij è decisamente buono e bravo. È venuto in serata e siamo andati a fare il bagno, mi portava la biancheria. In modo così semplice, buono. Discorso con lui sull'ambizione. L'ambizione, e in generale la vanité, occupa nella nostra concezione del mondo il posto vuoto, rimasto non occupato. Appena un contenuto riempie la concezione del mondo, scompare la vanité. Ho letto il Napoleone di Emerson lo rappresenta come un borghese-egoista avaro: bellissimo.
3 luglio Abbiamo falciato e fatto i mucchi, e di nuovo falciato. Sono molto stanco. «Timofej, caro, metti dentro la mia mucca: devo pensare al bambino.» Lui, un tipo vuoto, non buono, è stanco, ma corre lo stesso. Ecco la norma morale. «Anjutka, corri, cara, rimetti le pecore.» E la bambinetta di sette anni corre scalza sull'erba appena tagliata. Ecco la norma. «Bambino, portami un bicchiere d'acqua.» Il bambinetto di cinque anni corre e lo porta in un minuto. Ha capito e ha fatto.
6 luglio Giornata cattiva. Mi sono svegliato alle 8, ho riordinato la stanza, volevo andare a Tula a piedi, ma mi sono sentito così debole che poi sono andato a cavallo. A Tula afa. Nelle banche gl'impiegati pulitini schioccano i pallottolieri e, bagnandosi le dita con la spugna, contano banconote facendole frusciare; per strada, invece, donne con carichi, uomini che falciano, rastrellano. Vanno mendicanti e pellegrini, deboli, affamati. Sono arrivato stanco e pieno di dolori, ho spedito i denari per posta. Mentre andavo per strada pensavo che, per organizzare una vita giusta, cioè per dare agli altri almeno una parte del mio, devo innanzi tutto dedicarmi all'azienda.
7 luglio Mi sono alzato alle 7. Ho preso il caffè, ho parlato con M.me Seuron. Mi ha detto che Tanja aveva picchiato Ustjuša. Sono andato da Artëmov a chiedere scusa. Ma, per fortuna, o per sfortuna, non l'ho trovato. Sono tornato a casa e ho avuto la malaugurata idea di parlare dell'eterno tè. Scenata. Me ne sono andato. Essa comincia a tentarmi con la carne. Io vorrei astenermi, ma sento che non mi asterrò nelle attuali condizioni. Ma la convivenza con una donna spiritualmente estranea, cioè con lei, è terribilmente disgustosa Avevo appena scritto questo, che lei è venuta e ha cominciato una scenata isterica. La conclusione è che non si può cambiare nulla, che lei è infelice e ha bisogno di fuggire da qualche parte. Ho avuto pena per lei; ma ho capito anche che è senza speranza. Lei resterà fino alla mia morte una macina attaccata al mio collo e a quello dei figli. L'ho tranquillizzata come una malata.
9 luglio Fa molto caldo e mi sento molto male: prurito, angoscia e insonnia. Sono restato in casa e ho letto Meadows sulla Cina. È ammirato della civiltà cinese, come ogni uomo intelligente e sincero che conosca la vita cinese. È difficile vedere più lampante che a proposito della Cina il significato del deridere. Quando un uomo non capisce una cosa, ne ride. La Cina (trecentosessanta milioni di abitanti, il popolo più ricco, più antico, più felice, più pacifico) vive su certi princìpi. Noi deridiamo tali princìpi e ci sembra in tal modo di aver messo a posto la Cina.
12 luglio Leggo Meadows e il Vangelo in ebraico. Mi sento sempre poco bene e sono debole, debole in tutti i sensi.
Di notte sono andato di sopra. Spiegazione. Non so come liberare me dalle sofferenze e lei dalla rovina verso la quale precipita.
14 luglio Ho tralasciato alcuni giorni e scrivo a memoria il mercoledì. Mi pare che quel giorno ho chiamato la moglie e lei, con fredda cattiveria e desiderio di farmi male, ha rifiutato. Non ho dormito tutta la notte. E di notte ho deciso di partire, mi sono preparato e sono andato a svegliarla. Non so che cos'avevo: bile, lussuria, tormento morale, ma soffrivo orribilmente. Lei si è alzata e io le ho detto tutto, le ho detto che ha cessato di essere una moglie. Un aiuto per il marito? Essa ormai da tempo non aiuta, ma ostacola. Una madre per i figli? Essa non vuole esserlo. Una nutrice? Non lo vuole. Compagna di notte? Ma di questo essa fa un'esca e un ninnolo. È stato terribilmente penoso, e ho sentito che era inutile e debole. Ho fatto male a non partire. Mi sembra che non potrò evitarlo. Anche se ho terribilmente pena per i figli. Sempre più li amo e ho pena per loro.
15 luglio Colloquio con Serëža. Egli, senza ragione, si è comportato in modo rozzo. Mi sono addolorato e gli ho detto tutto in faccia: il suo borghesismo, la sua ottusità, malvagità, presunzione. E lui si è messo all'improvviso a dire che nessuno lo ama e ha cominciato a piangere. Dio, come mi ha fatto male. Ho camminato tutto il giorno. Dopo pranzo ho preso Serëža e gli ho detto: «Mi vergogno...» Lui si è messo a singhiozzare, a baciarmi e a dire: «Perdonami, perdonami». Da tempo non avevo provato niente di simile. Ecco la felicità.
17 luglio Nel pomeriggio sono andato coi bambini a cercare i funghi e poi sono rimasto a lavorare coi falciatori di Baburino. Erano ubriachi. Sono stato bene con loro. In casa i rapporti con mia moglie vanno di nuovo tendendosi sempre più. Tutti gli altri mi vogliono bene.
24 luglio Primo giorno, dopo parecchio tempo, che ho dormito bene.
6 agosto In serata una sciocca sciarada e poi cassetta postale. I versi di Sonja hanno toccato Tanja. Loro tre (le due Maše e lei) hanno pianto. Nei figli penetra la consapevolezza della propria falsa situazione. Vjaèesláv ha discusso con Serëža, e Serëža parlava con le mie parole.
22 agosto Onomastico della moglie. Cassetta postale. Io ho scritto sui malati dell'ospedale di Jasnaja Poljana. È stato bello. Qualcosa li tocca in qualche modo. Non so come.
28 agosto Ho 2 x 28 anni. Nel pomeriggio ho letto Maupassant. Ti prende con la maestria dei colori, ma non ha nulla da dire, poveretto.
12 settembre Ho letto sul buddismo, il suo insegnamento. Straordinario. L'insegnamento che è inutile far domande sull'eternità è bellissimo. Paragone: un ferito da una freccia che non vuol curarsi prima di aver saputo chi l'ha ferito.
Ho spaccato la legna. Ho passeggiato con Sonja nel bosco. Dopo pranzo ho passeggiato con tutti, ho cucito, male, stivali. Ho letto con i bambini.
13 settembre Oggi c'è stato un eccesso... Mi vergogno. La mattina sono venute le bambine a fare i problemi. È stato molto divertente. Poi ho letto ai bambini Nekrasov.
1885
1885. Forse 5 aprile Oggi. Pensavo alla mia disgraziata famiglia. Moglie, figli, figlie, che vivono accanto a me e si sforzano di mettere fra me e loro dei séparés per non vedere la verità che smaschererebbe la menzogna della loro vita, ma li libererebbe dalle sofferenze.
Pensavo ancora: a Usov, ai professori: perché loro, così intelligenti e talvolta bravi uomini, vivono così stupidamente e male? A causa del potere che hanno su di loro le donne. Essi si lasciano andare alla corrente della vita perché questo vogliono le loro mogli o le loro amanti. Tutto si decide di notte. Sono colpevoli solo perché asservono la loro coscienza alla loro debolezza.
Pensavo ancora: realizzare la volontà di chi mi ha mandato - è il mio cibo. Questo ha un significato semplice e profondo. Si può essere sereni, sempre soddisfatti solo quando si pone come proprio obiettivo non qualcosa di esterno, ma l'adempimento della volontà del mandante. Per esempio: non voglio stampare il mio ritratto sulle opere, questo mi è sgradevole, mi ripugna. Se dovessi seguire la mia volontà, rifiuterei, offenderei, darei dispiacere a qualcuno. Se invece non seguo la mia volontà, chiedo semplicemente di non fare questo. E se lo faranno sarò lo stesso tranquillo, perché ho adempito la volontà del mandante.
1886
1886. 28 agosto L'errore principale nella vita degli uomini è che a ognuno sembra che la propria vita sia guidata dalla tensione al piacere e dalla repulsione dal dolore. E l'individuo solo, senza guida, si dà questo per guida: egli cerca il piacere e sfugge il dolore, e in questo vede lo scopo e il senso della vita. Ma l'uomo non può vivere sempre godendo, e non può sfuggire al dolore. Dunque lo scopo della vita non è in questo. E se fosse così, che assurdità: lo scopo è il piacere ma esso non c'è e non può esserci. E se ci fosse, sarebbe la fine della vita, la morte, di nuovo legata al dolore. Se un marinaio decide che il suo scopo è evitare le ondate, dove arriverà? Lo scopo della vita è al di là del piacere e del dolore. Esso si raggiunge passando attraverso essi.
Il piacere, il dolore sono il respiro della vita: inspirazione e espirazione, cibo e sua restituzione. Porre il proprio scopo nell'avere il piacere e sfuggire il dolore, significa perdere la via che li attraversa.
Lo scopo della vita è generale o spirituale. Unione. Soltanto...
Non so andare più avanti, sono stanco.
1887
1887. 3 febbraio L'uomo impiega la sua ragione per chiedersi: perché, a che scopo? applicando tali domande alla vita propria e alla vita del mondo. E la ragione stessa gli dimostra che non c'è risposta. Con queste domande ti viene il capogiro, la nausea. Gli indiani, alla domanda «perché?» rispondono: Maja ha sedotto Brama, già esistente in lui, perché partorisse il mondo; e alla domanda «a che scopo?» non si preoccupano neanche di dare una risposta così sciocca. Nessuna religione ha inventato, né la ragione dell'uomo può inventare, delle risposte a queste domande. Che significa ciò?
Significa che la ragione non è data all'uomo per rispondere a queste domande, che lo stesso porsi tali domande è un errore della ragione. La ragione decide solo la questione principale: come. E per sapere come, essa decide nei limiti del finito le questioni perché e a che scopo.
Come come? Come vivere? Come non vivere? Gioiosamente.
Di questo ha bisogno tutto ciò che vive, e io. E a tutto ciò che vive e a me è data questa possibilità. E questa decisione esclude le domande perché e a che scopo.
Ma perché e a che scopo la gioia non si trova subito? Di nuovo un errore della ragione. La gioia è il fare la propria gioia non c'è altro.
1888
23 novembre 1888. Mosca In questi giorni c'è stata una ragazza che chiedeva (la solita domanda falsa!) che cosa deve fare per essere utile. E, parlando con lei, ho chiarito a me stesso: la gran disgrazia di cui soffrono milioni di persone non è tanto il fatto che gli uomini vivono male, ma che vivono non secondo coscienza, non secondo la propria coscienza. Gli uomini prendono come propria coscienza la coscienza di qualcun altro, più alta della propria (per esempio quella di Cristo, come accade di solito), e è evidente che, non essendo in grado di vivere secondo questa coscienza che non è loro, vivono non secondo questa e non secondo la propria, e vivono senza coscienza. Io ho cercato di convincere la signorina a vivere non secondo la mia, come lei voleva, ma secondo la sua coscienza. Ma lei, poveretta, non sa neanche se ha una sua coscienza. Questo è un gran male. La cosa più necessaria agli uomini è spiegare, chiarire la loro coscienza, e poi vivere secondo essa, e non, come fanno tutti, scegliersi una coscienza completamente estranea e irraggiungibile e poi vivere senza coscienza e mentire, mentire per aver l'aria di uno che vive secondo una coscienza estranea prescelta. È per questo che io sinceramente preferisco un allegro gaudente che non ragiona e respinge ogni ragionamento, a un ragionatore che vive secondo una coscienza estranea, cioè senza coscienza. Il primo può crearsi una coscienza, il secondo mai, finché non tornerà allo stato del primo.
24 novembre Sono passato nella galleria di negozi: terribile come la visita a un ospedale per sifilitici. Mi sono stancato, ho dormito dopo pranzo, ho letto Sainte-Beuve, ho cucito stivali. Ho trascorso la sera coi figli.
Oggi l'insegnante di Andrjuša, uno studente appena laureato in filosofia, raccontava che Andrjuša studia male perché non sa esprimersi bene, non sa scrivere neanche un problema di aritmetica. Gli ho detto che pretendere che si esprima bene è pretendere che impari a memoria senza capire; il bambino ha capito, ma non sa ancora trovare le parole. Lui si è dichiarato d'accordo e ha aggiunto: è vero, noi insegnanti siamo tenuti a fare imparare a memoria anche la forma. Per esempio insegniamo che la discussione di un problema deve cominciare con la parola se. Se mi avessero detto che così s'insegnava in Giappone mille anni fa, l'avrei creduto a fatica, e da noi questo si fa oggi con le giovani leve dell'università.
25 novembre Sono stato poco bene. Ho dormito male. È venuta la Hapgood. La Hapgood: «Perché non scrivete?» Io: «È un inutile passatempo». La Hapgood: «Perché?» Io: «Ci sono troppi libri, e ora qualsiasi libro scrivi, il mondo va avanti sulla stessa strada. Se venisse Cristo e desse alle stampe il Vangelo, le signore gli chiederebbero l'autografo, e niente più. Dovremmo smettere di scrivere, di leggere, di parlare, occorre fare».
27 novembre,Una lettera di Certkov, sempre sui denari: su cosa farne. Uno non ne ha, un altro ne ha troppi. Džunkovskij vuole impiegarsi e risparmiare per comprare della terra, una casa, e vivere sulla terra. Evidente autoinganno. Non importano né i denari né la terra né la casa; ma importa essere agricoltori, con amore e per abitudine. Se riesci a essere agricoltore dentro di te, troverai anche la terra; ma se non ci riesci, con nessun mezzo lo diventerai.
30 novembre Mi sono alzato presto, ho acceso la stufa e ora voglio mettermi a scrivere. Ho scritto solo una lettera e alcune annotazioni già cominciate. Non smetto di chiedere alle carte (col solitario) che cosa devo scrivere. Così tutta la mattina ho fatto solitari chiedendomi da che cosa dovevo cominciare, e ho deciso di finire una delle cose già iniziate, che sono dieci.
1 dicembre La lettura dei giornali e dei romanzi è come il tabacco: un mezzo per dimenticare. Lo stesso la conversazione mondana. Basta non fare queste cose e ti resta il tempo per: star seduto pacificamente e pensare; o giocare con un bambino, consolandolo; o parlare col cuore con qualcuno, aiutandolo; o, più importante, lavorare con le mani. Cercherò di non leggere e di non fare solitari. Per non leggere è importante non aver paura di stare senza far niente se non hai qualcosa di vero da fare, seguendo la regola: meglio non far niente che fare niente.
1 dicembre (seguito) In serata sono stato alla scuola. Mi hanno colpito la stupidità, la fiacchezza e la disciplina meccanica dell'insegnamento, e gli occhi spenti senza luce, degli alunni: fabbrica, tabacco, mancanza di sonno, vino. Ho ricevuto una lettera da Bronevskij: si pente, ma la lettera è chiara.
7 dicembre Miša è malata. Sonja ha mandato a chiamare un altro dottore. Quando capiranno questa semplice cosa, che se i medici da dieci rubli salvassero davvero, in che situazione sarebbero i poveri? E come allora far colpa a chi uccide un vecchio per derubarlo di dieci rubli per chiamare il dottore e salvare un figlioletto?
Gli uomini non riescono mai a vivere insieme. È una terribile prova che gli uomini che considerano se stessi migliori degli altri (e io per primo), quando arriva la verifica, l'esame, non sono migliori neanche d'un capello. Tutto, la vita povera, la continenza, il lavoro, perfino l'umiltà, tutto questo serve solo se insegna a saper vivere con la gente, vivere, cioè amarla. Se non c'è amore tutto questo non vale niente.
11 dicembre '88. Mosca Ho spaccato la legna, ho portato l'acqua, venti gradi sotto zero. Nel pomeriggio sono venuti Teliceev con la moglie e la signora Kornilova, scacciata dal marito. La Teliceeva è una rara creatura religiosa. Mi ha detto che per me è meglio non pubblicare più niente in vita. Come le sono grato del suo appoggio.
12 dicembre Ho spaccato la legna, ho acceso la stufa. Vivo giornate incolori ma trasparenti, amo tutti naturalmente, senza sforzo. L'atmosfera di casa è cattiva penosa. Tanja, poveretta, vuole maritarsi a ogni costo, la scelta è per fortuna migliore di quella che poteva essere. E io sono così cattivo, che nel profondo dell'animo non sono d'accordo.
19 dicembre. Mosca Mi sono alzato presto. Ho spaccato la legna, ho acceso la stufa. Un articolo di Cernyševskij su Darwin: bellissimo. Forza e chiarezza.
22 dicembre. Mosca Non ho dormito tutta la notte per il mal di fegato. È naturale che sia mentalmente apatico. Sono venute le ragazze; mi abituo al pensiero.
1889
1 gennaio. Mosca Sempre debolezza e depressione. Ieri sera sono venuti due medici di campagna. Ex rivoluzionari e con la solita limitatezza presuntuosa, ma molto buoni. All'inizio ero irritato, poi abbiamo parlato bene. In serata abbiamo letto Leskov con signorine di mondo: la Mamonova e la Samarina. Solo giudizi estetici, solo quest'aspetto considerano importante. Ho pensato: se si concentrasse tutta la forza delle belle arti, quale io riesco solo a immaginare, per creare un opera non solo da ascoltare e da guardare, ma che esprimesse una tale verità morale della vita che obbligasse a giudicare la vita precedente e a chiederne una nuova, tale opera non toccherebbe neanche le mamonove, le samarine e i loro simili. È possibile che per loro la vita non sia dolorosamente noiosa? Non capisco come non s'impicchino.
Sono venute le maschere. Ancora più noioso. Mal di testa, nervi a pezzi.
5 gennaio. Mosca Miša è malato, si lamenta. Ci siamo spiegati con Poša. Gli voglio sempre più bene. Ho letto Kennan e ho provato sdegno e orrore alle notizie sulla fortezza di Pietro e Paolo. Se fossi in campagna questo sentimento darebbe dei frutti; qui in città sono venuti Grot, Sverev e Lopatin: sigarette, anniversari, opere letterarie, pranzi con vino e chiacchiere filosofiche. Sverev è terribile nella sua pazzia. Homo homini lupus, non c'è Dio, non ci sono princìpi morali: solo la corrente. Terribili ipocriti, libreschi e malvagi.
11 gennaio. Mosca Mi sono alzato più tardi; in nottata si è sentito male Vanja, e Sonja si è spaventata, e anch'io. Ho letto la Bibbia dei mormoni e La vita di Smith: terribile. Sì, la religione, la religione come s'intende, è un inganno. Menzogna a fine buono. La dimostrazione evidente e estrema di quest'inganno è La vita di Smith; ma anche le altre religioni (le religioni vere e proprie) lo sono in vario grado.
12 gennaio Gli anarchici hanno ragione in tutto, solo non nella violenza. Incredibile offuscamento.
13 gennaio. Mosca, '89 Ho letto dei mormoni, ho capito tutta la storia. Sì, qui traspare in modo evidente quell'inganno intenzionale che c'è in ogni religione. Anzi, vien da chiedersi se questa non sia proprio la caratteristica esclusiva di ciò che si chiama religione: proprio questo elemento d'invenzione consapevole, in cui c'è una mezza fede non fredda, ma poetica, esaltante. Quest'invenzione c'è in Maometto, in Paolo. In Cristo non c'è. Di questo l'hanno calunniato. Di lui non si sarebbe potuto fare una religione se non ci fosse stata l'invenzione della resurrezione e il principale inventore Paolo.
24 gennaio Da molti segni Vanecka ha i tubercoli e morirà. Ho terribilmente pena per Sonja. Per lui uno strano sentimento di «ahi»: devoto terrore di fronte a quest'anima, a questo germoglio d'anima pura nel suo piccolo corpicino malato. L'anima cominciava appena a farsi carne. Ma credo che morirà.
25 gennaio '89. Mosca Ci sono stati i medici. Cercavano di far apparire chiaro e preciso quel che non hanno affatto chiaro e preciso. Lo hanno quasi condannato.
Ho dormito dai bambini. Vanja sembra meglio.
30 gennaio. Mosca Mi sono alzato molto presto. Non c'era acqua e sono stato contento di lavorare di più. Avevo pensato qualcosa di buono, appena svegliato, poi me lo sono dimenticato. Una cosa era questa, che Sonja ama con passione così morbosa i propri figli perché sono l'unica cosa vera nella sua vita. Dall'amore, dalle cure, dai sacrifici per i bambini passa direttamente alla festa da Fet, al ballo non solo vuoto, ma cattivo.
1 febbraio Ho letto Zadig di Voltaire. Molto di buono. Sì, il progresso nell'aumento dei lumi, ma la luce della ragione è sempre la stessa.
20 febbraio. Mosca, '89 In mattinata è venuto Vasilev e il gestore della libreria biblica. Da loro hanno arrestato il fattorino a causa dell'articolo «sui denari». È stupefacente l'ingenuità della domanda del gestore: «Com'è possibile trasgredire le disposizioni del governo?»
7 marzo '89. Mosca Mi sono alzato presto. Ho parlato bene con Serëža, ho portato l'acqua.
È venuto uno scultore per il gruppo, poi è venuto Kasatkin col libro In che cosa consiste la mia fede, agitato, irritato, con le lagrime agli occhi e, per quanto ho capito, con condoglianze per sé e rabbia per me: perché hai disturbato la mia tranquillità, mi hai detto che cosa dovrei fare e non posso fare? «Tu non lo fai.» «Tu sei un falso.» Mi ha detto: «Questo è un inganno». Capisco questa nobile irritazione egoistica.
11 marzo. Mosca, '89 È venuto Fet. La vanità, il lusso, la poesia, tutto ciò è incantevole quando è pieno dell'energia della gioventù, ma senza gioventù e senza energia, e con la noia della vecchiaia che traspare da tutto, è disgustoso.
Sono andato a letto tardi. Dormendo pensavo. Mi sono svegliato perché dicevo a qualcuno: Non parlate dei bisogni materiali dei poveri e dell'aiuto da dar loro. La miseria e le sofferenze non provengono da cause materiali. Se dobbiamo aiutare, è solo con doni spirituali di cui hanno bisogno in ugual misura poveri e ricchi. Guardate la vita del ceto medio. I mariti, con disgusto, tensione, angoscia, con mezzi che fanno disgusto a loro stessi, guadagnano denari; mentre le mogli, inevitabilmente insoddisfatte, invidiose delle altre, sempre angosciate, spendono tutto e non gli basta, e si consolano nell'immaginazione con la speranza di vincere alla lotteria se non duecento almeno cinquantamila rubli.
14 marzo '89. Mosca Mi sono alzato presto. Ho lavorato, ho letto un bellissimo libro sulla Cina. I cinesi non possono guardare a noi altrimenti che come a dei barbari, a degli storpi pazzi, malvagi, meschini e avidi. Com'è istruttiva quest'opinione. Ho corretto le cose sull'arte. Sono andato con Šichaev alla trattoria della Ržanovka. Un orologiaio alcoolizzato: «Io sono un genio!» Un bambino che fuma. Donne ubriache. Camerieri che bevono. Un cameriere dice: «Qui non si può stare senza bere».
15 marzo 1889. Mosca Ho avuto mal di pancia. Non ho mangiato quasi nulla. Leggo delle belle cosette di Cechov. Ama i bambini e le donne, ma non basta.
17 marzo '89. Mosca Sonja è più buona. Aiutami, Signore. Leggo Cechov. Non buono, meschino.
Sono stato in casa tutto il pomeriggio, leggendo Cechov. C'è una capacità di amare fino alla trasparenza artistica, ma finora non serve a niente.
20 marzo. Mosca, '89 Oggi ho detto a Sonja una cosa che volevo dirle da parecchio tempo: che non posso esser d'accordo con le sue iniziative editoriali. Lei si è irritata e ha detto: «Tu in tutto mi odi». Essa soffre e mi duole, come un dente, e non so come aiutarla, ma cerco .
23 marzo. A Spasskoe da Urusov Sempre lo stesso lasciar correre, la stessa esteriorità, o neanche esteriorità ma vernice dell'esteriorità, che non ha niente a che vedere con la realtà, e di conseguenza realtà in completo abbandono. 1) Scuola annessa alla chiesa. E ragazzi per le strade del villaggio, un mucchio di ragazzi senza niente da fare e analfabeti. Non vanno dal pope: li costringe a segare la legna e insegna male. 2) Ragazze in fabbrica. «E il marito?» «Meglio lasciar perdere. Il collare ha lasciato i segni sul collo.» 3) Undici contadini che camminano in fila. «Dove siete stati?» «Ci hanno portati dallo staršina per l'obrok, ora ci portano dalla guardia.» 4) Una bellissima trattoria. Si presume che ci siano scuole, che il popolo paghi le tasse, che i matrimoni siano rispettati, che l'ubriachezza sia vinta. Urusov si rovina con le mangiate, col vino e col tabacco.
27 marzo. Spasskoe Il calicò costa poco perché non valutano gli uomini che si rovinano e si accorciano la vita per farlo. Se nelle stazioni di posta non valutassero quanti cavalli si rovinano in questo lavoro, i viaggi costerebbero meno. Metti un prezzo all'uomo almeno come lo metti ai cavalli, e vedrai quanto ti costa un metro di calicò. Il fatto è che gli uomini vendono la propria vita molto a buon mercato, non secondo il vero valore.
28 marzo Dopo pranzo sono andato alla fabbrica Nuova, che ha tremila operaie, a dieci verste da qui. Gente selvaggiamente ubriaca nella trattoria. Tremila donne, alzandosi alle 4 e lavorando fino alle 8 di sera, e rovinandosi, e accorciandosi la vita, e danneggiando la progenie, stentano (fra le tentazioni) in questa fabbrica per produrre a buon mercato calicò che non serve a nessuno e per dare ancora più denari a Knop, che già non sa che cosa fare di quelli che ha.
30 marzo. Spasskoe Urusov mi ha svegliato con un telegramma che annunciava l'arrivo di tre americani. Non sono più riuscito a addormentarmi. All'ora di pranzo sono arrivati gli americani. Due pastori e un literary man. Potevano spendere un dollaro per comprare i miei libri What to do e Life, e due giorni per leggerli, e mi avrebbero conosciuto molto meglio.
Se sarò vivo. 4 aprile. Spasskoe Mi sono alzato presto, ho cominciato a correggere La sonata a Kreutzer. Dopo pranzo sono andato sulla strada grande. Lontano. Non mi sento sicuro in un posto nuovo.
8 aprile. Mosca Sono a Mosca, vivo, ma non del tutto.
9 aprile. Mosca, '89 Ho riordinato la corrispondenza e ho letto le lettere. Ho letto l'episodio della difesa del soldato condannato a morte. È scritto male, ma l'episodio è terribile nella semplicità della descrizione: contrasto fra il colonnello e gli ufficiali corrotti, che comandano e bendano gli occhi, e le donne e il popolo che pregano e depongono il denaro.
11 aprile. Mosca, '89 Mi sono alzato alle 7, ho riordinato la stanza, mi sono messo all'articolo sull'arte. In casa un'orgia di venticinque persone. Mangiare, bere. Djakov è caro, mite, Fet penoso, perso senza speranza. Mi sono un po' scaldato con lui quando si è messo a sostenere di non sapere che cosa significa immorale. Bacia la mano allo zar. Polonskij col nastro. Schifo. Profeti con la chiave e il nastro baciano la mano.
19 aprile Ho letto World Advanced Thought e Universal Republic. Matura nel mondo un nuovo movimento e una nuova concezione del mondo, e sembra che chiedano che io vi partecipi, che la proclami. Come se io, con la mia reputazione, fossi fatto appunto solo per questo, per fare da campana.
20 aprile È venuto Solovëv. Si è parlato in modo vuoto, poi sono andato dalla Nelidova. Una dama disgustosa, strizzata nel busto, attillata, grassa, come nuda. Scrittrice. Mi sono comportato passabilmente. Me ne sono andato e ho incontrato Ozmidov. Veniva da me con quattro punti: 1) che se vuoi il male, devi farlo, altrimenti è fariseismo. Assurdità inimmaginabile, se non tieni conto che questa teoria gli serve per giustificare il suo fumo, il revolver, cioè per fare il male pensando che lo faccio perché devo; 2) che ho sbagliato dicendo che se all'uomo occorre denaro non vuol dire che gli occorre denaro, ma che gli occorre cambiare la situazione falsa in cui si trova. Inimmaginabile travisamento, se non tieni conto che non capire questo gli è necessario per non considerare sbagliata la sua situazione; 3) che ho detto ingiustamente che la soluzione delle difficoltà economiche è, per il singolo individuo, nel rendersi utile. Anche questa è una inimmaginabile contraddizione, se non tieni conto che lui si considera utile agli uomini, anche se gli uomini non capiscono la sua utilità; e infine 4) sul fatto che l'uomo può uccidersi. Può l'uomo uccidersi? mi ha chiesto. Penso di no, gli ho risposto. E allora, quando mi espongo alla morte per difendere un altro? In questo caso senz'altro, ho detto, chiedendomi dove volesse arrivare con quest'alta abnegazione. «Dunque anche la morfina va bene?» Ho capito che la morfina che s'inietta e che è una sua debolezza lui la spiega nel senso che essa lo mette in grado di lavorare e di mantenere la famiglia, e quindi con questa uccide se stesso per gli altri. Mai mi sono apparse così chiare le contorsioni di cui sono capaci gli uomini nei loro ragionamenti per giustificarsi, per liberarsi dal rimorso e dalla necessità di migliorarsi. Questa è morfina morale. Così sono tutti i fanatici, tutti i teorici. Ecco che cosa bisogna scrivere sull'unghia: non discutere con questa gente. Discutere con loro è un terribile errore, è come lottare nudi con un uomo in corazza (brutto paragone).
22 aprile Leggendo sui quaccheri provi terrore per le superstizioni e la mortale monotonia: danze, visitatori invisibili, regali eccetera. Ho pensato: isolarsi in una comunità, creare una comunità e mantenerla pura: tutto questo è peccato, errore. Non è possibile purificarsi da solo o da soli; purificarsi, sì, ma tutti insieme; separarsi per non sporcarsi è la sporcizia più grande, come la pulizia delle signore, pagata dal lavoro degli altri. È come pulire là dov'è già pulito. No, chi vuole fare sul serio, si metterà proprio in mezzo alla sporcizia, e se non ci si mette di proposito, almeno non se n'andrà se ci capita in mezzo.
25 aprile. Mosca, '89 Mi sono alzato tardi. Ho scritto non male sull'arte. È venuto Poša. Gli ho detto che bisognerà aspettare. Si è dispiaciuto; ma con un cristiano è sempre possibile parlare bene e chiaro. Chiacchiere sul matrimonio di Serëža. Cose stupide, basse e malevole.
È arrivata Maša. Ho per lei una grande tenerezza. Solo per lei. È come se lei riscattasse gli altri. Poi è arrivato Ilija con Sonja. Poi Serëža con Aleksandr Michajloviè. Mi sono stancato molto e sono andato a letto tardi.
27 aprile Sono andato da Djakov. Ho giocato a dama e me ne hanno chiuse tredici. È ridicolo, ma mi ha seccato. A casa una folla oziosa che s'ingozza e finge. E tutta brava gente. E tutti si tormentano. Come scuoterli? Chi li scuoterà?
30 aprile Mi sono alzato alle 8. Non ho scritto niente ho solo rivisto quel che avevo scritto ieri. Sono andato dai soldati. C'era la cerimonia dell'inganno delle reclute d'autunno. Li hanno fatti giurare davanti alla bandiera. I popi in paramenti cantavano in coro coi cantori, portavano le icone; rollavano i tamburi e suonava la fanfara. Poi ho sentito il discorso del tenente: «È proibito». Che parola terribile! E non si tratta della legge divina, ma dell'insensata, crudele idiozia del regolamento militare.
Quando mi sono avvicinato alle file, i popi con le immagini sono venuti verso di me. Io, per non togliermi il cappello, mi sono allontanato.
2 maggio Mi sono alzato alle 6, mi sono preparato per il viaggio in fretta e allegramente; ma non avevo l'animo buono. Alle 10 è venuto Popov e, usciti dalle porte della città, ci siamo incamminati. Abbiamo raggiunto Syrov, a quattro verste da Podolsk, e qui abbiamo pernottato. Camminare con Popov è leggero e bello.
5 maggio. In viaggio Dappertutto la disgrazia è il vino. Abbiamo letto Il distillatore. Una donna di Voronež ha comprato un libro di nascosto dal marito ubriaco. Freddo terribile. L'abbiamo sentito molto e ho perfino avuto paura. Ci siamo riposati di fronte al posto di polizia, senza entrare, e poi nella trattoria. Siamo arrivati per pernottare a Bogorodick, a trentaquattro verste da Tula. Molta gente: un soldato vecchio e uno giovane, donne, ragazzi-stagnini. Ho parlato della guerra. Mi hanno capito.
6 maggio. In viaggio Abbiamo camminato senza fermarci per sedici verste. Abbiamo pranzato in una trattoria di Serjukovka. Lo scrivano della chiesa è un giovane ardito, beveva e leggeva, e mi ha dato cinque copeche per il libro È tempo di ravvedersi. Un ex staršina caduto in disgrazia è venuto con noi. Siamo arrivati a Tula.
13 maggio. Protasovo Ancora vivo. Mi sono alzato alle 4, mi sono preparato, ho salutato Popov e sono andato a Kozlovka.
Mi sono incamminato nell'ora più calda e mi sono spossato. Sono arrivato, è corsa la cara Maša, pronta sempre al bene, e pronta come lei la simpatica Sonja. Ilija è molto inferiore a lei come uomo. Lui è tutto preso da piccolezze, e poi lusso e mancanza di vita spirituale. È un uomo buono, ma molto debole.
14 maggio Siamo partiti alle 6. Durante il viaggio ho provato a parlargli. Ma soprattutto lui è del tutto infelice. Come per un ragno è già pioggia appena comincia a essere umido, così per me lui è già infelice come sarà fra vent'anni. Maša vale molto, è seria, intelligente, buona. Le rimproverano di non avere affetti esclusivi. Ma proprio questo dimostra il suo vero amore. Lei ama tutti e costringe tutti a amarla; non nella stessa misura, ma anche più di quelli che amano esclusivamente i loro.
23 maggio Ieri mi è stato molto penoso ascoltare le lamentele di Sonja sulle fatiche della cura delle proprietà. Ne ha acquistate tante, poveretta, e lei stessa non sa perché e non sa che cosa farne. Mi sono alzato tardi e sono andato a spaccare i ciocchi per un contadino di Jasnaja. È stato molto piacevole.
25 maggio Ho visto in sogno che ero stato arruolato soldato e mi sottomettevo all'uniforme, all'attenti eccetera, ma sentivo che ora avrebbero richiesto il giuramento e sapevo che mi sarei rifiutato, e pensavo che dovevo rifiutare anche le istruzioni. Lotta intima. Lotta in cui la coscienza aveva il sopravvento.
29 maggio Sono andato nel bosco, ho incontrato Tanja e Maša Kuzminskaja. Nella mattina ho parlato della fede con la Tolstaja: pare strano, ma è inevitabile dire che la fede greco-russa è una delle eresie più superstiziose e nocive. Sempre nel bosco, mentre inseguivo e finivo senza pietà una lepre ferita, mi è venuto in mente come possono essere innocenti gli assassini. Loro non ci pensano e uccidono senza sforzo. Ma basta pensarci. Come sarebbe bella la storia di un assassino che si pente di fronte a una donna indifesa.
6 giugno Sono venuti un monachello e un attore a mendicare: ho dato loro denari e opuscoli; facevano tutti e due pena. Poi un giovane, uno studente di Kiev. Dice che ha i nervi scossi e vuol vivere secondo Cristo. Gli ho parlato con l'anima.
Non esiste un uomo migliore dell'altro, come non esiste un posto di un fiume più profondo e più pulito di un altro posto in un altro fiume. L'uomo scorre come un fiume.
14 giugno Ho conversato con Strachov, che mi ha parlato del progetto della sua opera sui limiti della conoscenza. La conoscenza è solo formale, ma c'è ancora la comprensione del contenuto. Questa è la sfera della moralità, dell'amore, dell'arte. Lui non è chiaro.
1 luglio Non ho quasi dormito. Looking Backward è molto bello. C'è una sola cosa brutta: la concezione socialista marxista che se fai il male molto a lungo, da solo diventa bene. I capitali si concentrano in poche mani e alla fine in una sola. Anche le unioni operaie si fondono in una sola. Così il capitale e la forza del lavoro saranno divisi. Poi il potere o la rivoluzione li unirà, e tutto si accomoderà. Importante è che nella nostra civiltà niente diminuisca, niente vada indietro: ci saranno gli stessi palazzi, gli stessi pranzi gastronomici, dolci, vini, carrozze, cavalli: solo che tutto sarà accessibile a tutti. Ma è incomprensibile come essi non vedano che questo è impossibile. Prendiamo il lusso della casa di Jasnaja Poljana, e dividiamolo fra i contadini. È impossibile. Non sta in piedi. (Bisogna rinunciare al lusso.) Finché c'è la violenza, le forze economiche e le invenzioni non sono indirizzate a ciò che è essenziale. E perché ci sia l'essenziale, le masse devono controllare tutto. Occorre decidere chi vogliamo servire: Dio o Mammona. Servirli tutti e due non è possibile. Se Dio, bisogna rinunciare al lusso e alla civiltà, preparandoci a realizzarla di nuovo anche domani; ma solo generale e uguale per tutti.
2 luglio Niente va bene. Tutti discutono. Ho scritto La sonata a Kreutzer. Non male. Occorre fare il punto centrale della proibizione di aver figli. Lei senza figli è spinta alla necessità di cadere. Ancora a proposito dell'egoismo materno. L'autosacrificio di una madre non è né buono né cattivo, allo stesso modo del lavoro. L'uno e l'altro sono buoni solo se dettati dall'amore e dalla ragione. Mentre il lavoro per sé e l'autosacrificio esclusivamente per i propri figli sono male.
4 luglio Stamani e ieri sera ho pensato molto e con molta chiarezza alla Sonata a Kreutzer. Sonja la trascrive, ne è turbata, e ieri notte parlava della delusione di una giovane donna, della sensualità degli uomini, che da principio è estranea alla donna, della mancanza di affetto per i figli. Ora ho chiaro in testa tutto il dramma della vicenda, che prima non mi veniva bene. Lui risveglia la sensualità di lei. I medici le proibiscono di aver figli. Lei è ben nutrita, ben vestita, e ha tutte le tentazioni dell'arte. Come può non cadere? Lui deve sentire che lui stesso l'ha spinta a questo, che l'ha già uccisa prima, quando ha cominciato a odiarla, e che cercava solo un pretesto e è stato contento di trovarlo.
6 luglio A colazione discorso su chi parla e non fa. Che confusione d'idee! Una persona come Sonja dice: Altri parlano e non fanno, io almeno non parlo e non faccio. Così è più onesto. Che assurdità! Ma forse tu sai quel che bisogna fare? Lo so. Allora meglio parlare. Il parlare è già qualcosa: impegna.
Nonostante la stanchezza, oggi è il 7 luglio. Jasnaja Poljana. Seguito a pensare, anche se non ricordo tutto, alla finezza di Prokofij. Ho riflettuto: l'intelligenza, certe doti sono date non a tutti e non in ugual misura, mentre la comprensione dei sentimenti degli uomini, di un sorriso, di uno sguardo accigliato è data a tutti, e ai poco intelligenti, ai bambini, più che agli altri.
11 luglio Non mi sono alzato presto per la pioggia. Sono uscito alle 7. Falciavano già. Ho affilato la falce per Rugin e ho falciato tutto il giorno senza riposarmi. Ho finito di falciare tutta la mia parte. È stato allegro. A desinare ho offerto a Stepan, che aveva finito il suo mangiare e si era fatto il segno della croce, delle patate col burro. Ha rifiutato dicendo che era sazio e che mangiare per forza è peccato. Se lo sapessero tutti!
22 luglio In mattinata chiacchiere inutili. Non mi hanno fatto lavorare. Dopo colazione sono andato a falciare. Era già stato tutto fatto, mancava solo la striscia del cieco. L'ho finita prima di pranzo. Sonja ha rinchiuso Bulka che mordeva i cani, e ne è venuto fuori un nodo di problemi irrisolvibile: lasciarla andare? tenerla rinchiusa? ucciderla? Le non agir. Lao Tze.
27 luglio Mi sono alzato alle 8, sono andato a fare il bagno, ho pensato bene questo: per Maša è stata una grande fortuna che la madre non l'abbia amata. Tanja non solo non ha avuto questi motivi di stimolo a cercare il bene sulla via indicata da me, ma è stata al contrario guastata dall'amore e dall'esser viziata. Urusov mangia in modo spaventoso. Terribile esempio.
30 luglio Pensavo ancora a Urusov: che cosa sarebbe di lui se lo privassero di ciò che gli occorre per vivere, se fosse instaurata la giustizia? Lui e i suoi simili finirebbero orribilmente.
14 agosto Mi sono alzato prima e sono andato a fare il bagno. Ho letto l'estetica di Schopenhauer: quale superficialità e mancanza di chiarezza!
19 agosto Ho pensato alla Sonata a Kreutzer. Puttaniere non è una parola offensiva, è uno stato (lo stesso si può dire per la donna), uno stato d'inquietudine, di curiosità e di bisogno di novità, soddisfatto dall'unione per il piacere non con una ma con molte. Come l'alcoolismo. Si può astenersi, ma l'alcoolizzato resta alcoolizzato, il puttaniere puttaniere: al primo venir meno del controllo, ricade. Io sono un puttaniere.
28 agosto Mi sono alzato presto, mi sono messo subito al lavoro e per circa quattro ore ho scritto La sonata a Kreutzer. L'ho finita. Mi sembrava andasse bene, ma sono andato a cercare i funghi e sono di nuovo insoddisfatto. Non va.
29 agosto Ho pensato che è per vanità che dedico tanto tempo alla Sonata a Kreutzer; non voglio presentarmi davanti al pubblico con un'opera non completamente rifinita, maldestra, magari brutta. E questo è male. Perché se c'è qualcosa di utile, necessario agli uomini, loro lo prendono anche dal brutto. La buona rifinitura del romanzo non renderà più convincenti i miei argomenti. Occorre essere mentecatti anche nello scrivere.
31 agosto La sera ho letto a tutti La sonata a Kreutzer. Ha colpito tutti. Questo è molto necessario. Ho deciso di pubblicarla sulla «Settimana». C'era anche Lëva a ascoltare, e anche a lui è stato necessario.
Oggi 1 settembre. Jasnaja Poljana, '89 Mi sono svegliato presto; nonostante fossi andato a letto tardi, mi sono svegliato presto e mi sono messo a pensare a Lëva, a questo, che io pecco non parlandogli della mia, o piuttosto della loro, disgrazia, perché sono tutti duri di briglia, e io il contrario, e loro non sentono i miei movimenti, e io non posso forzare la mano.
Ho pensato: per gli uomini la situazione più svantaggiosa (dal punto di vista economico e da tutti) è quella in cui l'uomo lavora soltanto per sé, difende, mantiene soltanto se stesso. Penso che se non ci fossero gruppi, almeno la famiglia, in cui gli uomini lavorano per gli altri, gli uomini non potrebbero vivere. L'organizzazione più vantaggiosa per gli uomini (dal punto di vista economico e da tutti) sarebbe quella in cui ognuno pensasse al bene di tutti e desse se stesso senza riserve al servizio di questo bene. Con questa disposizione di tutti ognuno riceverebbe la parte maggiore possibile di bene.
L'organizzazione più vantaggiosa per tutti ci sarà quando l'obiettivo di ognuno non sarà il profitto, il benessere materiale; l'avremo solo quando l'obiettivo di ognuno sarà il bene indipendente dal bene materiale, quando ognuno dirà dal cuore: Beati i poveri, beati i sofferenti, gli esclusi. Solo quando ognuno non cercherà il bene materiale, quando cercherà il bene spirituale, che sempre coincide col sacrificio e è verificato dal sacrificio, solo allora ci sarà il bene maggiore per tutti. Ecco un semplice esempio: nella vita degli uomini, se tutti sono ordinati, mettono a posto, fanno le pulizie per sé, ognuno deve far poco lavoro per mantenere la pulizia generale; ma tutti sono abituati al fatto che c'è qualcuno che mette a posto e pulisce per loro. Che deve fare allora quello che è pulito? Deve lavorare per tutti, stare nella sporcizia. Se non lo farà, e lavorerà solo per sé, non raggiungerà il proprio scopo. Naturalmente la cosa più facile sarebbe ordinare a tutti di tener pulito. Ma non c'è nessuno che dia quest'ordine. Resta una sola cosa: fare tu stesso per gli altri. E in effetti, nel mondo in cui ognuno vive per sé non è possibile cominciare a vivere per gli altri solo un poco, bisogna dare tutto se stesso. E proprio questo dice la coscienza, quella consacrata da Cristo. Poi spiegherò meglio. Ora non è chiaro del tutto.
11 settembre Nella notte c'è stata una terribile tempesta. Sono andato a vedere i rami schiantati dal vento. Sonja seguita a parlare di trasferirsi a Mosca, che lo vorrebbe tanto, che è necessario. Di nuovo mi sento offeso, non voglio perdere la solitudine, mi dispiace per i ragazzi.
15 settembre Ho pensato: Gioire! gioire! Lo scopo della vita, la sua vocazione è la gioia. Gioisci del cielo, del sole, delle stelle, dell'erba, degli alberi, degli animali, degli uomini. E fai in modo che nulla possa guastare questa gioia. Se la gioia si guasta, significa che hai sbagliato in qualcosa: cerca l'errore e correggilo. Più spesso di tutto, questa gioia è guastata dall'avidità, dall'ambizione, e l'una e l'altra sono soddisfatte dal lavoro. Sfuggi il lavoro per te, lavoro tormentoso, pesante. L'attività per gli altri non è lavoro. Siate come bambini, gioite sempre. Che terribile errore del nostro mondo, pensare che la fatica, il lavoro sia una virtù. Né l'uno né l'altra, ma piuttosto un vizio. Cristo non lavorava. Occorre spiegare questo.
23 settembre Mi sono messo alla Sonata a Kreutzer che ora non è più La sonata a Kreutzer. Tutto porta a ciò, che l'assassinio nasca semplicemente dalla lite. Ho letto la storia del marito suicida e della moglie che ha ucciso i figli, e questo mi ha rafforzato nell'idea. Poi sono andato a segare la legna coi giovani.
24 settembre Ieri ho avuto alcuni plichi da Tula e fra questi le lettere di Apollov, bellissime. Lascia l'abito. Scrive: non mi sono rivolto a voi perché avevo paura che Tolstoj conservasse qualcosa del sistema teologico che io ora odio. Ora mi unisco a voi per dedicare la mia vita alla lotta contro questo inganno. A pranzo Sonja ha raccontato che guardando il treno che passava le è venuto il desiderio di buttarsi sotto. E ho sentito molta pena per lei. La cosa principale è che so quanto sono colpevole.
6 ottobre In mattinata ho scritto una nuova variante della Sonata a Kreutzer. Non è male, ma va avanti a fatica. Lavoro per gli uomini, e per questo viene così a fatica.
10 ottobre Ho rivisto e ho corretto tutto da capo. Ho provato disgusto per tutta quest'opera. Grande depressione. Dopo pranzo ho cucito stivali e ho continuato a leggere Oblomov. La storia dell'amore e la descrizione delle grazie di Olga è insopportabilmente banale.
21 ottobre. Jasnaja Poljana Conversazione con Cistjakov sul suo matrimonio. C'è qualcosa di innaturale nel ruolo di maestro e di consigliere che essi mi fanno recitare.
27 ottobre È venuto Rugin, magro, malato. Ha detto che Leskov, Obelenskij, tutti notano che l'atteggiamento del governo e della società verso di noi si è definito: è un atteggiamento di appoggio all'ortodossia pur di opporsi all'insegnamento distruttivo e anarchico che essi dicono di Tolstoj, e dovrebbero dire di Cristo.
28 ottobre Ho pensato, per un romanzo o un dramma: «Nascita spirituale». A qualcuno si rivela la menzogna della sua vita e la verità di quella vera, e egli sceglie la prima strada che gli capita: dare tutto ai poveri, curare i malati, creare una comunità, predicare; e fa sbagli. E tutti, entusiasti, si accaniscono contro di lui e la sua verità.
31 ottobre Ieri ho ricevuto una lunga lettera di Certkov. Critica molto giustamente La sonata a Kreutzer e vorrei seguire il suo consiglio, ma non ne ho voglia. Apatia, tristezza, depressione.
L'uomo vive tre fasi, e io ora vivo la terza di queste. Prima fase: l'uomo vive solo per le sue passioni, mangiare, bere, divertimenti, caccia, donne, vanità, orgoglio e vita piena. Così è stato per me fino a trent'anni, fino ai capelli bianchi (per molti, molto prima); poi è venuto l'interesse per il bene degli uomini, di tutti gli uomini, dell'umanità (questo è cominciato in modo netto con l'attività delle scuole, anche se quest'aspirazione si è manifestata, mescolandosi qua e là con la vita personale, anche prima). Quest'interesse si è affievolito nei primi tempi della vita matrimoniale, ma poi è riemerso con forza nuova e terribile con la consapevolezza della vanità della vita individuale. Tutta la mia coscienza religiosa si è concentrata nell'aspirazione al bene degli uomini, nell'attività per la realizzazione del regno di Dio. E quest'aspirazione era così forte, riempiva tutta la vita, come l'aspirazione al bene personale. Ora invece sento un indebolimento di quest'aspirazione: essa non riempie la mia vita, non mi attira direttamente; devo ragionarci. In me, sento, sta crescendo una nuova base della vita; o meglio, non sta crescendo, ma si va definendo, liberando dalle sue incrostazioni, una nuova base, che sostituirà, includendola in sé, l'aspirazione al bene degli uomini, così come l'aspirazione al bene degli uomini ha incluso in sé l'aspirazione al bene personale. Questa base è il servizio di Dio, l'adempimento della sua volontà in rapporto a quella sua sostanza che mi è stata affidata.
7 novembre Ho finito di leggere Oblomov. Che miseria! Di sopra ho parlato con Aleksej Mitrofanovic. Mi contraddice sulla scienza: secondo lui la scienza può mostrare la legge morale, l'elettricità dimostra in qualche modo la necessità dei rapporti reciproci. In questo tempo sta leggendo Sulla vita. Lo legge e non si accorge di dire (male) la stessa cosa che io ho detto bene e ho smentito punto per punto in questo libro, proprio per potere, distaccandomi dall'oggetto capirlo studiando la sua ombra. Sì, è impossibile dimostrare qualcosa agli uomini, cioè è impossibile confutare gli errori degli uomini: ogni uomo che sbaglia ha i suoi propri errori particolari. E quando vuoi confutarli, raccogli tutto in un unico errore tipico, ma ognuno ha il suo, e poiché ha un proprio errore particolare, ritiene di non essere toccato dalla confutazione. Gli sembra che tu parli degli altri. E è vero: come puoi toccarli tutti? Perciò non bisogna mai confutare e polemizzare. Si può agire solo con l'arte su quelli che errano, fare quel che vorresti fare con la polemica. Con l'arte puoi prendere chi erra con tutti i suoi visceri, e portarlo dove vuoi. È possibile esporre nuove conclusioni del pensiero, ragionando in via logica; ma non serve discutere, confutare, bisogna attrarre.
8 novembre Ho cercato di scrivere sull'arte, non va. Faccio solitari, è una sorta di demenza. Ho letto. Ho riflettuto dopo il discorso coi ragazzi a proposito della servitù e di tutta la nostra vita: ci sembra naturale la nostra vita coi lavoratori schiavizzati per i nostri comodi, con la servitù... Ci sembra addirittura, come hanno detto i ragazzi, che nessuno li costringe, sono loro che si sono messi a fare il servitore; o, come ha detto il maestro: se l'uomo non sente l'umiliazione di portarmi il vaso, io non lo umilio, e dunque ci sembra di essere assolutamente liberali e nel giusto.
9 novembre Ho pensato ancora all'articolo sulla scienza e sull'arte: ci ho pensato a lungo e ho formulato tutto chiaramente; ma poi, quando sono arrivato alla dimostrazione del fatto che la scienza attuale è sbagliata perché non serve la religione, mi sono fermato e non sono riuscito a spiegarmi: come può la scienza servire la religione? Mi sono fermato a riflettere quando ero vicino a Kozlovka. Sono tornato indietro e ho cominciato a ricordare e a cercare la risposta per la via. È necessario, perché siano valide, che le scienze servano il bene, l'unione degli uomini. A unire gli uomini serve, oltre all'amore, anche la verità. Raggiungendo una verità unica per tutti, gli uomini si uniscono fra di loro. (È per questo che le superstizioni sono nocive: dividono gli uomini.) Per questo la vera scienza porta all'unione; ma perché sia tale, essa deve veramente portare tutti alla verità. L'espressione della verità dev'essere chiara, comprensibile e vera, indubbia. È così la maggior parte della scienza? Il contrario: l'espressione è non chiara ma incomprensibile, e le verità non solo sono dubbie, ma provocano discussioni e producono non unione ma divisione. Ciò avviene perché quelli che chiamano se stessi sacerdoti della scienza hanno perso la base religiosa (questo non è del tutto giusto) e non hanno come scopo l'unione di tutti, ma i propri interessi dilettanteschi, la gloria e il divertissement.
14 novembre Ho sempre in testa e mi tormenta il pensiero che la schiavitù che ci sta dietro rovina la nostra vita, distorce la nostra concezione della vita. Ho scritto abbastanza. Sono andato a lavorare e mi sono ferito a un occhio. Ho pensato: agli uomini è necessario sentirsi giusti davanti a se stessi; senza questo non possono vivere, e per questo, se la loro vita è cattiva, non è possibile che pensino in modo giusto.
20 novembre Mi sono alzato tardi, ho spaccato la legna, ho corretto un poco. Stamani ho letto nel giornale che l'imperatore tedesco ha festeggiato l'anniversario e reso onore a le mérite di Moltke, e mi sono immaginato vivamente: mettere a confronto il rifiuto del servizio militare dell'ometto Chochlov, che viene riconosciuto pazzo, e la festa dell'artiglieria, il discorso dell'imperatore, la parata eccetera. Quando mi sento in uno spirito fiducioso, allora penso che gli argomenti dei miei scritti siano come recipienti di latte cagliato: uno si beve (cioè si scrive), mentre gli altri fermentano. Voglia Dio che questi due argomenti - sulla servitù e la schiavitù, e sulla guerra e il suo rifiuto - maturino, e che io li possa scrivere.
28 novembre Ora è mattina, dopo aver lavorato e bevuto il caffè mi sono seduto e messo a pensare facendo un solitario: oggi è venuto un pellegrino, gli ho dato quindici copeche e mi ha chiesto anche un paio di pantaloni, e io ho rifiutato, e ne avevo. Tutta questa vita che io conduco è solo tâtonnement, mentre è necessario basare fermamente tutta la vita su questo: cercare, desiderare, fare una sola cosa: il bene agli uomini, amarli e aumentare in loro l'amore, diminuire in loro il non amore.
Il bene agli uomini? Che cos'è il bene? Una sola cosa: amore. Io lo so, e perciò solo questo auguro agli uomini, solo per questo lavoro. Non andare a tentoni, ma vivere coraggiosamente solo di questo, significa dimenticare che sei russo, che sei un signore, che sei un contadino, che sei sposato, che sei padre eccetera, e ricordare una sola cosa: ecco davanti a te un uomo vivo, finché tu sei vivo puoi fare, puoi dare a te e a lui il bene, e adempiere la volontà di Dio, di colui che ti ha mandato al mondo, puoi legarti a lui attraverso l'amore. È quello che ho detto in un raccontino, soltanto meglio.
Pensavo questo in modo molto chiaro, e sono salito di sopra col pensiero di metterlo in pratica. Sono rimasto un poco in sala da pranzo: bambini, e non ne ho avuto occasione; sono andato in salotto: Tanja sdraiata, e Novikov che le leggeva qualcosa a alta voce, mi sono sentito imbarazzato, a disagio, e invece di applicarlo mi sono girato e me ne sono andato. Ma non dispero, e lavoro qui in basso per capire, partecipare alla vita degli altri e amarli. Sì, solo questo è necessario.
1 dicembre Oggi ho pensato a Domaška: che noi curiamo il suo corpo, ma non pensiamo alla sua anima, non la consoliamo quanto potremmo. E ho cominciato a pensare al modo di consolare dell'Esercito della Salvezza, che consiste in ciò, nell'agire sui nervi col canto, con discorsi e toni solenni, sollevare lo spirito, suscitare la speranza nell'oltretomba. Capisco che essi riescano, e come sembri loro importante che il morente si rincuori e trascorra nell'estasi i suoi ultimi momenti. Ma è un bene? Sento che non è bene. Io non potrei farlo. Facendo questo mi sentirei morire di vergogna. Ma è perché io non credo. Essi invece credono. Questo io non posso farlo; ma qualcosa posso e devo fare: fare ciò che vorrei facessero a me; vorrei che non mi lasciassero morire come un cane, solo, col mio dolore nell'abbandonare il mondo, e che partecipassero al mio dolore, che mi dicessero che sanno come mi sento. Così devo fare io. E sono andato da lei. Essa siede, gonfia; fa pena e parla, semplicemente. La madre tesse, il padre si occupa della bambina, la veste. Sono stato seduto a lungo, non sapendo come cominciare, infine ho chiesto: Hai paura della morte? Lei ha detto semplicemente: Sì. La madre si è messa a raccontare, ridendo, che la bambina di dodici anni, la sorella, dice che metterà un cero da sette copeche quando Domaška morirà. Perché? Le rimarranno, dice, i vestiti. E io le dico: Ti tormenterò col lavoro, lavorerai anche per lei. E lei dice: Lavorerò quanto vuoi, purché mi rimangano i vestiti. Io mi sono messo a dirle che là starà bene, che non bisogna aver paura della morte, che Dio non ci fa mai del male, né nella vita né nella morte. Ho parlato male, freddamente; non è possibile mentire e parlare con pathos. La madre sedeva, filando, il padre ascoltava.
6 dicembre Mi sono alzato alle 7 e subito mi sono messo a lavorare. Ho riletto, cancellato, corretto, aggiunto alla Sonata a Kreutzer. Mi è venuta terribilmente a noia. Soprattutto perché è artisticamente sbagliata, falsa. Mi vengono sempre più chiare in testa idee sulla storia di Koni. Già da due giorni mi sento in uno stato di ispirazione. Che cosa ne verrà fuori, non so.
10 dicembre Ieri ho ricevuto una lettera di Ertel e Gajdeburov sul fatto che non lasceranno passare La sonata a Kreutzer. Mi fa solo piacere.
17 dicembre Ho avuto una lettera simpatica di Suvorin a proposito della Sonata e una penosa da Chochlov padre chi mi rimprovera la rovina, per colpa mia, dei suoi figli.
Lëva è arrivato ieri l'altro, e mi ha urtato vedere come, dopo la caccia, ha ordinato che gli togliessero gli stivali e si è perfino arrabbiato perché non glieli levavano come lui voleva.
Oggi 27 dicembre Camminando, pensavo: quelli che affermano che questo mondo è una valle di lagrime, un luogo di dolore eccetera, mentre l'altro mondo è un mondo di beatitudine, è come se dicessero che tutto l'infinito mondo divino è bellissimo oppure che in tutto il mondo divino la vita è bellissima, salvo che in quel luogo e in quel tempo, proprio in quello, dove noi viviamo. Davvero strana coincidenza!
31 dicembre 1889 Sempre prove, rappresentazione mucchi di gente, e io non cesso di vergognarmi. La pièce, forse, non è male, ma ho lo stesso vergogna. Impressioni principali di questi giorni: 1) Tanja fa pena. Civetta persino con Cinger, e è infelice. 2) Ieri l'altro hanno letto La sonata a Kreutzer e io ho ascoltato. Sì, effetto terribile.
1890
3 gennaio 1890. Jasnaja Poljana Il primo ho corretto tutto il giorno la commedia, non male. Lo stesso giorno sono venuti quelli di Tula e hanno danzato.
Il profeta, il vero profeta, o, ancora meglio, il poeta che crea, è un uomo che pensa e capisce in anticipo quel che gli altri e lui stesso sentiranno. Io stesso per me sono un tale profeta. Io penso sempre quello che ancora non sento, per esempio l'ingiustizia della vita dei ricchi, la necessità del lavoro e simili, e poi presto comincio a sentirlo.
15 gennaio Ieri 14. Discorsi con Janžul sul socialismo cristiano. C'è molto da dire e l'ho detto; ma così non lo conosco. C'è in me negli ultimi tempi una strana indifferenza per l'espressione della verità della vita: mi è inaccessibile. Il 13 ci sono stati i piccoli Raevskij e Tanja mi ha fatto arrabbiare. Ho corretto la commedia. Anche il 12 c'erano i piccoli Raevskij. Sono andato alla scuola. L'undici lo stesso: commedia e scuola.
18 gennaio Ho dormito male. Oggi ho di nuovo corretto la commedia. Mi ha interrotto il lavoro Butkevic. Ho parlato con lui. Raccontava che a molti La sonata a Kreutzer è insopportabile e dicono che è l'opera d'un maniaco sessuale. Questo in un primo momento mi ha amareggiato, ma poi mi ha fatto piacere: comunque ho smosso le acque, e questo è necessario. Certo avrebbe potuto esser migliore, ma ho fatto come ho saputo.
21 gennaio Sono andato in slitta coi bambini. Sonja è sempre molto agitata, irrequieta. Strana cosa è la preoccupazione per il perfezionamento della forma. Non è inutile. Ma non è inutile solo quando il contenuto è buono. Se Gogol avesse scritto la sua commedia in modo rozzo, debole, l'avrebbero letta solo un milionesimo delle persone che la leggono ora. Occorre affilare l'opera letteraria affinché essa agisca. Affilarla e farla letterariamente perfetta: allora essa penetra oltre l'indifferenza e con la ripetizione svolge il suo compito.
29, 30 gennaio Ieri è venuta Sonja. È nel migliore stato d'animo. Tutti questi giorni ho cercato vanamente di scrivere il poscritto alla Sonata a Kreutzer. Ora è mezzanotte. Mi fa male la pancia.
3 febbraio Ho scritto il poscritto. Pensieri giusti, ma manca l'energia per scrivere. Ho chiacchierato con la buona Marija Michajlovna e le ho raccontato la storia della vita della maestra di musica. Sarebbe bello scriverla.
4 febbraio Sono venuti. L'arrivo è stato bello. Amo i figli, ma sono solo.
5 febbraio Ho voluto dormir male. Tutta la mattina mi ha ossessionato il poscritto. Ho spaccato la legna e sono stato alla scuola da Tanja. Dopo il caffè mi sono assopito. Devo provare a scrivere di mattina a digiuno. Dopo pranzo ho letto e pensato, volevo scrivere, ma mancava l'energia. Ho pensato a un dramma sulla vita: la disperazione di un uomo che vede la luce, che porta questa luce nelle tenebre della vita con la speranza, la fiducia di riuscire a illuminare queste tenebre; e di colpo le tenebre si fanno ancora più buie.
11 febbraio Strano: sogno lascivo. Ho dormito poco. Debolezza. E vorrei scrivere, ma non ho forze. Oggi ho pensato: la principale tentazione nella mia situazione è questa vita in condizioni anormali di lusso, dapprima accettata per non guastare l'amore e che poi ti prende coi suoi allettamenti, e non sai se vivi così per il timore di guastare l'amore o per la forza degli allettamenti. Ma il segno di ciò, che è vera la prima ipotesi, cioè che ammetti gli allettamenti solo per timore di guastare l'amore, è questo: che non solo non s'indeboliscono le vecchie esigenze della coscienza, ma ne compaiono di nuove.
Camminando, ho pensato molto al racconto di Koni. Tutto molto chiaro e bello. 1) Lui non vuole possederla, ma lo fa perché così si deve, gli pare. Lei è bellissima nella sua immaginazione. Egli sorride, e avrebbe voglia di piangere. 2) Il pellegrinaggio alla chiesa, oscurità, vesti bianche, abbracci. 3) La vecchia cameriera porta i denari, ma ha lo sguardo triste. 4) La vecchia cameriera è fatalista. Katjuša è sola. 5) Lei, vedendolo alla stazione, vuole buttarsi sotto il treno, ma si ferma e sente il bambino nel ventre. 6) Lui domanda alla zia dov'è lei. Dal padrone, nella locanda. 7) È inquieto, e chiede: e voi siete fuggiti? E lei ha pianto molto? E io, sono colpevole? eccetera. 8) Ha provato l'ambition, disgusto: non è nel suo carattere. All'estero, Parigi: dissipazione, disgusto. Restano la lettura, l'eleganza, la caccia, le carte, i modelli. I capelli ingrigiscono, tristezza.
25 febbraio Mi sono alzato presto. Il tempo era bellissimo, dopo la tormenta di ieri. Ho svegliato le ragazze, Tanja, Maša, Vera. Ci siamo riuniti e siamo partiti alle 10. Il viaggio è stato bello, allegro e piacevole. Abbiamo mangiato a Krapivna e alle 7 di sera siamo arrivati a Odoev. Abbiamo pernottato in una bellissima locanda.
27 febbraio. Optina Siamo arrivati presto. A Optina c'era solo Mašenka. Parlava di Ambrosij, e tutto quel che diceva era terribile. Risulta confermato quel che ho visto a Kiev: i giovani conversi sono santi, Dio è con loro, gli anziani no, con loro è il diavolo. Ieri sono stato da Ambrosij, si è parlato delle varie fedi. Io dico: dove noi siamo in Dio, là è la verità, là siamo tutti uniti; dove siamo nel diavolo, cioè nella menzogna, là tutto si sfascia. Boris mi ha fatto tenerezza. Ambrosij invece è penoso, penoso fino all'impossibile coi suoi vezzi. Da lui appare chiaro che la vita monastica è una sorta di sibaritismo spirituale. Boris ha detto che il fine del mondo e dell'umanità è farsi angeli.
28 febbraio. Optina Ho visto in sogno che parlavo con un prete dell'ubriachezza, la tolleranza e qualcos'altro che ho dimenticato. La tolleranza: non disprezzare né il giudeo né il tartaro, ma amarli. E per me: né l'ortodosso. Mi pare di aver raggiunto questo nel mio terzo viaggio a Optina. Dio mi aiuti. Il loro guaio è che essi vivono del lavoro altrui. Sono santi educati a accettare la schiavitù. Ora sono le 10, vado da Leontev.
Sono stato da Leontev. È stata una bellissima conversazione. Lui ha detto: voi siete insicuro. Io gli ho detto: e voi sicuro. Questo esprime nel modo piu completo il nostro rapporto verso la fede. Poi siamo ripartiti. Abbiamo viaggiato allegramente fino a Mišnev, a quaranta verste da Optina. Abbiamo pernottato in un'izba.
1 marzo. Jasnaja Ci siamo alzati presto, si è viaggiato tutto il giorno sfiancando i cavalli, siamo arrivati alle 2. Sonja ci è venuta incontro gioiosamente, felice.
2 marzo Ho dormito male, mi sono alzato tardi. Ge e la Gubkina. Piacevole con entrambi. Ge ha raccontato del tempio in ricordo di Alessandro II. Come hanno rubato il denaro.
17 marzo Due tipi: uno si pone criticamente non solo di fronte alle proprie azioni, ma anche di fronte allo stato di cose esistente; per esempio, rifiuta di diventare funzionario dello Stato, non riesce a fare e a conservare denari, ne prende a prestito e così via, e di conseguenza è sempre in bisogno, in miseria, non può nutrire la sua famiglia e neanche se stesso, e a causa della sua debolezza vive in una condizione umiliante per sé e penosa per gli altri: è costretto a chiedere; l'altro si pone criticamente solo di fronte alle proprie azioni, ma accetta lo Stato esistente senza criticarlo, e vivendo come funzionario, come uomo ricco, procura il necessario e il superfluo per sé e per la propria famiglia, e aiuta gli altri, e non è di peso a nessuno (almeno apparentemente). Chi è migliore? tutti e due. Ma non certo il secondo.
19 marzo Mi sono alzato presto, ho camminato. Ho preso il caffè, stavo male. Non riesco a scrivere, sebbene mi sembri di aver pensieri chiari, finché penso; ma non ho memoria, non stringo. È venuto l'ispettore. Non l'ho ricevuto, non serve a niente. L'ispettore era una specie di gendarme, ha interrogato. Maša si è trattenuta a fatica. Chiudono la scuola, mi dispiace per le ragazze. È qui Ilija, e io seguito a non poter parlare con lui. Vorrei tanto, ma non so comportarmi, anche perché lui si allontana sempre più. Tutto di lui, i suoi discorsi, le sue spiritosaggini, sono come la salsa di una pietanza che non c'è.
10 aprile Ieri e oggi ho camminato e ho pensato molto, e precisamente: 1) Una delle più basse disubbidienze a Cristo è la messa, la preghiera comune, e chiamare padre i preti, mentre vedi Mt. III, 5,15, Giovanni IV, 20,21, e Mt. XXIII, 8. 2) Esprimere in parole quel che tu capisci in modo che un altro lo capisca come te è estremamente difficile; e senti che resti sempre lontano. 3) I socialisti dicono: non siamo noi, che godiamo dei beni della civiltà e della cultura, che dobbiamo privarci di questi beni e abbassarci alla rozza folla, ma sono gli uomini privati dei beni mondani che occorre elevare a noi e far partecipi dei beni della civiltà e della cultura. Il mezzo per questo è la scienza. Essa c'insegna a vincere la natura, essa può aumentare all'infinito la produttività, essa può costringere a lavorare per noi, con l'elettricità, le cascate del Niagara, i fiumi, il vento. Lavorerà anche il sole. E di tutto ci sarà abbastanza per tutti.
Ora solo una piccola parte, la parte degli uomini che detiene il potere, gode dei beni della civiltà, e la gran maggioranza ne è privata. Si aumentino i beni, e allora basteranno per tutti. Ma il fatto è che gli uomini del potere già da tempo hanno non solo quel che è loro necessario, ma anche quello che non è necessario; si prendono tutto quel che possono. E per questo, per quanto si aumentino i beni, quelli che stanno in alto li utilizzeranno soprattutto per sé. Avere il necessario non è possibile oltre un certo limite, ma al lusso non c'è limite. In tal modo nessun aumento della produttività e della ricchezza aumenterà d'un capello il benessere delle classi inferiori fino a quando le superiori avranno e il potere e la voglia di utilizzare per il loro lusso il di più di ricchezza.
11, 12, 13 aprile Ieri l'altro mi sono rimesso a scrivere sui narcotici. Non male. Ieri. Di mattina ho pensato molto bene e ho preso molti appunti nel taccuino, ma a scrivere non riesco. Dopo pranzo sono stato a Tula e sono andato alla replical Molto noioso, la commedia è brutta, insulsaggini. Anche oggi non ho potuto scrivere, ho finito di cucire un paio di stivali. Nel pomeriggio ho passeggiato. Lëva intristisce sempre più. Tanja è cara. Ora è l'una. Ho pensato: 1) Dicono: è grazie al lusso della vita delle classi superiori, al loro ozio, derivante dalla disuguaglianza delle condizioni sociali, che nascono gli uomini eminenti, indifferenti ai beni del mondo, interessati solo allo spirito. È come dire che su un campo calpestato dal bestiame rimangono alcune spighe particolarmente belle. Questa è l'inevitabile compensazione che c'è in ogni male, ma non per questo si può giustificare l'azione del male. 2) Orlov e molti altri dicono: io credo come un contadino. Ma chi dice questo dimostra con ciò che non crede come un contadino. Il contadino dice: io credo co me un signore istruito, come un vescovo.
5 maggio. Pirogovo Ho scritto lettere, ho seminato e arato. Il 2 ho scritto un articolo sull'ubriachezza e l'ho finito. Nel pomeriggio ho arato, mi sono stancato molto, stato febbrile. Il 3 ho corretto l'articolo e sono venuto con Maša a Pirogovo. Siamo arrivati tardi. Ancora febbre. Il 4 ho dormito male e non ho fatto niente.
9 maggio dell'anno 1890. Pirogovo Sto sempre male, non va meglio. Oggi ho pensato: molti dei pensieri che ho espresso negli ultimi tempi appartengono non a me, ma agli uomini che sentono affinità con me e si rivolgono a me con le loro questioni, i loro dubbi, i loro pensieri, i loro piani. Così il pensiero di fondo o, per dir meglio, il sentimento della Sonata a Kreutzer, appartiene a una donna, una slava, che mi ha scritto una lettera, comica per il linguaggio ma notevole per il suo contenuto, sulla soggezione delle donne alle esigenze sessuali. In seguito essa venne da me e mi fece una forte impressione. La riflessione che il versetto di Matteo «se guardi una donna con desiderio eccetera» vale non solo per le altre donne, ma anche per la propria, mi è stata offerta da un inglese che mi ha scritto di questo. E così in molti altri casi.
18 maggio. Jasnaja Poljana Noi scriviamo i nostri romanzi, anche i meno peggio, come si usa: i ribaldi sono solo ribaldi, i virtuosi, virtuosi, e il tutto sempre in maniera terribilmente grossolana, monocolore. Ma tutti gli uomini sono precisamente come sono io, cioè pezzati: cattivi e buoni insieme, e mai così buoni come io vorrei che mi considerassero, né così cattivi come mi sembrano gli uomini che mi hanno offeso o che mi sono antipatici.
Oggi 25. Ieri 24 Nel pomeriggio c'è stato Davydov. Non ho fatto niente. Il 23 c'è stato Cistjakov. Ho scritto una lettera a Certkov e un poco la prefazione all'ubriachezza. Il 22, la solita debolezza. Prefazione. Sempre a proposito dei diari. Lui, Certkov, ha paura che io muoia e i diari scompaiano. Niente scompare. E non è possibile mandarli, offendere.
30 maggio Di nuovo Cicerin. Poi se n'è andato. Mi sono seduto per scrivere, è arrivato Pastuchov. Avevo voglia di finire, ma è arrivato da Riga un seminarista. Fisicamente mi rimetto, ma mentalmente dormo. Oggi lettera da Gec e protesta.
8 giugno È passata più di una settimana. Umore molto cattivo, cupo. Oggi è venuto Ge. Ho corretto un poco il già corretto e ho cominciato a bere kumys. Ieri 7. È venuta l'Annenkova e se n'è andata. Ho cominciato Padre Sergio e ho riflettuto su di esso. Tutto l'interesse è negli stadi psicologici che egli attraversa.
9, 10, 11, 12 giugno Sono di nuovo passati tre giorni. Ieri, 11, ho scritto lettere: a Tretjakov, Poša, Certkov, Gorbunov. È venuto Strachov. Vivo meglio, ma mi sento molto stanco fisicamente. Il 10, domenica, ci sono stati il caro Dunaev e il non caro Stachoviè. Il 9 non ricordo, non ho appuntato niente.
Terribilmente triste è stato oggi quel che ha detto Andrjuša. Gli ho detto che è male bere caffè forte. Egli allora mi si è rivoltato con quel tono di disprezzo dei figli che ben conosco. Ge ha cominciato a dirgli che questo era per il suo bene. E lui ha risposto: non si tratta solo del caffè, ma di tutto: forse che si può fare lutto quel che dice papà? Egli ha espresso appunto quel che pensano tutti i figli. Ho terribilmente pena per loro. Io indebolisco in loro quel che dice la loro madre. La loro madre indebolisce quel che dico io. Di chi è la colpa? Mia. Ora sono le 11 di mattina, voglio scrivere la cosa di Koni.
17 giugno Ho scritto, poco poco. Ho raccolto altro materiale e ho riflettuto. Ho bevuto kumys. Ho parlato con Strachov, è quasi sempre ubriaco. Molto e spesso in questi giorni penso, e prego per una cosa che ho pensato cento, mille volte, ma in altro modo, e cioè: che vorrei diffondere la Sua verità, servire Dio, non con la parola, ma coi fatti, col sacrificio, con l'esempio del sacrificio, e non riesco. Egli non mi guida. Invece di questo, vivo cucito alla gonna di una donna, sottomesso a lei, e conducendo io stesso e tutti i miei figli una vita bassa e sudicia, che giustifico in modo menzognero con l'argomento che non posso rovinare l'amore. Invece del sacrificio, dell'esempio che trionfa, una vita disgustosa, bassa, farisaica, che allontana dall'insegnamento di Cristo.
18 giugno Non provo neanche a scrivere. Ho falciato. È arrivato Mitja Olsufev. Mentalmente molto misero. Lettera da Serëža con richiesta di denari. Sonja è schiacciata dalle richieste di denaro dei figlietti. Sarà sempre peggio. Forse non sarebbe meglio se essa rifiutasse almeno la proprietà letteraria? Come questo darebbe pace a lei, e come sarebbe moralmente sano per i figli, e gioioso per me, e bene per gli uomini, e gradito a Dio. Strachov. Mi è pesante. Io decado. Non in senso mentale, non è niente, non c'è decadimento; ma nei sentimenti, nell'amore. Mi vien meno lo spirito e incattivisco. Siedo e m'incattivisco coi presenti e con gli assenti. Ogni parola, pensiero, suscitano non comprensione e simpatia per chi li ha espressi, ma desiderio di opporgli la mia verità. Disgustoso, assolutamente disgustoso.
24 luglio Ho lavorato. Non ho scritto. Sono arrivati Bestužev, poi Ziuserman. Ospiti: disgrazia della nostra vita. Ho falciato. Mi sono controllato con Strachov. Meno cattiveria.
Ieri ho letto Senza dogma di Sienkiewicz. L'amore per la donna è descritto in modo molto sottile, delicatamente, molto più sottilmente che nei francesi, dov'è sensuale, o negl'inglesi, dov'è farisaico, o nei tedeschi, dov'è troppo scritto; e ho pensato: bisognerebbe scrivere un romanzo d'amore casto, d'un innamoramento come quello per Soneèka Kalošina, tale che in esso sia impossibile il passaggio alla sensualità, che serva come miglior difesa contro la sensualità. E infatti, non è questa l'unica difesa dalla sensualità? E poi creò l'uomo e la donna. Con la donna si perde la castità, solo con lei si può ritrovarla. Voglio scrivere questo.
25 giugno Voglio anche scrivere un libro, L'ingozzarsi. Il banchetto di Baltasar, i prelati, i re, gli osti. Appuntamenti, saluti, anniversari. Gli uomini pensano di essere occupati da varie importanti questioni, mentre sono occupati solo a ingozzarsi. E che cosa c'è dietro le quinte? Come si arriva a questo?
Ieri è partito Goldsanfeld. I ragazzi si sono alzati prima del solito e Andrjuša è andato al villaggio. Gli ho chiesto perché. A comprare una lepre. Perché me l'ha detto la mamma. Da chi è guidata la loro educazione? Da una donna senza convinzioni, debole, buona, ma journalière, mutevole d'umore e estenuata da tutte le cure inutili che si assume. Essa si tormenta, mentre loro ai miei occhi si guastano sempre più e accumulano sofferenze, pietre al collo per lei. Non ho torto a lasciar fare questo, a non entrare nella lotta?
2 luglio Sono venuti Gelbig con la figlia. Lei vuole sempre emergere, essere bellissima. Dice che non ha bisogno di niente. Questo bisogna non dirlo, ma farlo.
3 luglio Sono andato a dormire di sopra. Mi sono alzato tardi. Sento un peso, noia, pigrizia, grasso, vanità del chiacchierare. Come se le ruote fossero state ingrassate, e i cerchi unti non facessero presa. A volte le ruote non vanno per mancanza di unto, a volte non vanno per la troppa sugna che c'è stata messa. Scrivere per questa gente? Perché?
4 luglio Mi sono alzato tardi. Bevo troppo kumys. Non ho scritto niente. Ho falciato tutto il giorno. Unica salvezza.
5 luglio Ho pensato: I masnadieri di Schiller mi piacciono tanto perché sono profondamente veri e fedeli alla realtà. Un uomo che si appropria, come ladro o bandito, il lavoro di un altro, sa di far male; mentre quello che si appropria il lavoro altrui con mezzi ritenuti legittimi dalla società non riconosce il male della propria vita; invece questo onorevole cittadino è senza paragone moralmente peggiore del più vile bandito. Ora sono le 2 del pomeriggio. Non riesco a scrivere. Vado a falciare.
11 luglio Ho offeso Strachov.
Mi sentivo molto debole, mi sono sdraiato sul letto. Vjazemskij: viaggiatore, matematico, microcefalo, ma serio. Dopo pranzo sono andato a fare il bagno. Nel pomeriggio discussione con Strachov sul russo. «Una delle due: slavofilismo o Vangelo.» Noi sopravviviamo a quei tempi terribili di cui parla Herzen. Ormai Genghis Khan non è solo col telegrafo, ma col telefono e la polvere bianca.
3 agosto Ho pensato: che sbaglio grossolano faccio mettendomi a discutere di cristianesimo con gli ortodossi o quando parlo di cristianesimo in rapporto all'attività di preti, monaci, del sinodo e così via. L'ortodossia e il cristianesimo hanno in comune solo il nome. Se gli uomini di Chiesa sono cristiani, io non sono cristiano, e viceversa.
Ora sono le 8. Andrò, come ieri, a passeggiare fino alle 9 e 30.
4 agosto Se sarò vivo.
6 agosto Sono andato a fare il bagno, e di là all'incendio: è arrivata gente con la mugnaia. Ho cominciato a consolare Andrian, poi sono andato da Morozov e ero esausto. C'era anche Sonja coi denari. Mi ha dato molta gioia.
Ho pensato: più gli uomini sono immorali, più aumentano le loro esigenze.
Ho trovato un taccuino. C'era scritto qualcosa a proposito di Padre Sergio. Essa giustifica il suo arrivo, dice sciocchezze, e lui le crede perché essa è bella. Lei è in voglia.
Ho ricevuto lettere: cinque. Devo rispondere a tutte.
7 agosto Nel pomeriggio ho spaccato i ciocchi.
11 agosto Ho parlato con Rugin. Essi vogliono andare da Bulygin e ecco che stanno lì a aspettare: almeno undici ore. E io, invece di parlare, mi irrito. Sono andato a fare il bagno, non ho fatto il bagno. Ho pensato.
Per Padre Sergio. Nel monastero egli si abbandona all'orgoglio della santità. Nella clausura si sente in alto proprio nel momento in cui arriva la prostituta.
13 agosto Per Padre Sergio. Quando cade vede un muso, un muso gonfio, e pensa che è il diavolo.
15 agosto Dopo pranzo sono andato coi ragazzi a spaccare la legna. Ieri articoli sulla Sonata a Kreutzer. Scandalo in America e rimproveri di Nikanor.
17 agosto Ho pensato: perché noi siamo così contenti di accusare gli altri, e lo facciamo con tanta maligna parzialità? Per questo: l'accusa agli altri ci sottrae alla nostra responsabilità. Ci sembra che noi siamo cattivi non perché siamo cattivi, ma perché gli altri sono colpevoli.
18 agosto Vivo. Mattina come al solito. Molto sonnolento.
Per Padre Sergio. La particolarità che deve dare il livello della realtà. L'avvocato sulla neve aspira il moccio. Puzza di tabacco e alito cattivo.
23 agosto. Jasnaja Poljana Paurosa pienezza, tensione della vita del corpo.
28 agosto Ho sessantatré anni. E mi vergogno, ma penso che 1890: 63 = 30, e che da ventotto anni sono sposato, e che questi numeri hanno un qualche significato per me, e mi aspetto quest'anno qualcosa d'importante. Non posso liberarmi da un sentimento cattivo verso i figli.
Ho pensato: Maša raccontava di una conversazione fra Lëva e Stachoviè sul fatto che non bisogna confondere la beneficenza con l'amministrazione: «nell'amministrare bisogna essere giusti; la beneficenza è un'altra faccenda». Parlano così, sicuri che questo sia ragionevole e buono; mentre in sostanza non è altro che un modo per fissarsi arbitrariamente una sfera in cui sei in anticipo esentato da ogni sentimento umano, in cui ti assegni di essere crudele. Lo stesso dicono per il servizio militare, la disciplina, lo Stato. Che bellissima opera letteraria si potrebbe scrivere su questo tema. E come sarebbe necessaria! E come avrei voglia di scriverla! Tristezza coi figli maggiori. Loro cure per i denari, per l'azienda, e mia autosoddisfazione, piena fiducia di essere nel giusto. In me c'è poco amore per loro. Non riesco a suscitarne di più. Sonja si lamenta dei figli.
6 settembre Ho spaccato la legna, ho camminato, ho ricevuto una lettera di Sonja da Mosca. Ieri ho letto l'Emile di Rousseau. Sì, ho condotto male la mia vita familiare. Stamattina mi hanno chiamato per una lite. Sono andato e ho cercato di metter pace. Pare che sia servito.
14 settembre Ho letto Coleridge. Molte cose bellissime. Ma ha la malattia inglese. È evidente che egli è capace di pensare in modo chiaro, libero e forte; ma non appena tocca i valori correnti in Inghilterra, subito si trasforma senz'accorgersene in un sofista. L'ho letto alle ragazze. Dopo pranzo ho camminato. È venuto Serëža. In serata sono stato per qualche ragione terribilmente triste.
19 settembre Non mi sento bene. Ho letto. Ho spaccato la legna. È venuto Rugin. Come lo scienziato non può capire le verità dei contadini! Quanto è saturato dai suoi interessi e dalle sue abitudini mentali!
8 ottobre Il ragionamento consueto che le classi lavoratrici sono libere di lavorare o no, di istruirsi o no, di sottomettersi o no agli strati superiori della società, mi ricorda il discorso di quella signora che diceva: la gente non ha pane? ma perché non mangia biscotti? C'è la stessa ignoranza non solo della realtà, ma di ciò di cui si parla.
14 ottobre Ieri l'altro è stato qui il dottor Bogomolec e abbiamo tradotto insieme l'articolo di «Diana» sulla questione sessuale, molto buono. Ieri l'ho corretto mentre posavo per Ge. Ieri è venuta una brava ragazza. Sente la vuotezza della vita, ma non capisce che non è possibile vivere senza fede.
7 novembre Forte gelata. Ho scritto, male, come al solito. Talvolta penso che manco delle forze e della capacità di esprimere i miei pensieri come li esprimevo prima, e è per questo che sono insoddisfatto della mia attuale debolezza d'espressione. Ma m'inquieta un dubbio: forse io devo scrivere. Per questo mi sforzo e mi sforzerò di servire così, dato che non so come servire altrettanto utilmente in altro modo.
16 novembre Oggi ho scritto l'inizio. Ho cominciato con le mie impressioni dopo la pubblicazione di In che cosa consiste la mia fede. Finora va bene.
Per il saggio sulla resistenza. Le classi inferiori lavoratrici odiano e odiano e aspettano solo la possibilità per vendicarsi di tutto quel che hanno accumulato; ma sopra ci sono ora le classi dirigenti. Esse siedono sui lavoratori e non possono mollare la presa: se la mollano, per loro è finita. Tutto il resto è gioco e commedia; la sostanza della questione è questa lotta per la vita e la morte. Loro, come briganti, fanno la guardia al bottino e lo difendono dagli altri.
18 novembre Ho scritto l'inizio della non resistenza al male. Mi pare di aver trovato ora la forma. Anche se non è buonissima, ci posso infilare molto di buono. Cercherò di non cambiare e di non deviare. Ho scritto abbastanza bene; mi faceva male la testa. Ho dormito molto male.
Pensavo alla corruzione dei giornali: leggo sulla «Settimana» una recensione al mio racconto nella «Fortnightly Review», dove si afferma che il giovanotto andò da lei e con ciò finisce, e che tutto il racconto è sul tema della vita matrimoniale. Qui io so che è una bugia, ma il fatto è che lo 0,99 delle notizie, delle informazioni sono anch'esse bugie che nessuno rettifica: mai; domani ci sono altre novità e bisogna fare in fretta per la scadenza, sia mensile o settimanale o quotidiana. Pensare alla scadenza. È incredibile com'è forte il diavolo, cioè la forza retrograda. Il pensiero è solo pensiero e fruttuoso quando non è legato in nessun modo; in ciò è la sua forza rispetto alle altre attività umane. Così non c'è. Lo prendono e lo condizionano al tempo, e in tal modo lo depotenziano, lo spersonalizzano. E appunto questa forma depotenziata mira a inghiottire tutto.
19 novembre. S. s. v. Penso molto vivamente al saggio sulla non-resistenza. Tutto si chiarisce. Avrei voglia anche di qualcosa di libero, artistico.
Ma non me lo permetterò fino a quando non avrò finito questo.
21 novembre Oggi alle 12 di notte Sonja è partita per Mosca.
Ho letto l'Odissea con le ragazze. Prima avevo scritto sei lettere.
22 novembre Se s. vivo. Per l'articolo: sì, i critici laici sono castrati morali: gli è stato resecato il nervo morale, la coscienza della possibilità di creare la vita con le proprie forze. E ancora questo: la Chiesa è la tenda che copre la porta della salvezza scoperta da Cristo. Gli uomini, non vedendola, si agitano come disperati.
23 novembre Ieri e oggi ho vissuto, scritto e pregato come un orologio caricato. Ho scritto molto. Sono passato alla Chiesa e vado avanti bene. Ma in serata totale stanchezza mentale.
Oggi 28 Mi sono alzato tardi.
Ieri 27 a Krapivna Mi sono alzato molto presto, ho camminato, sono andato dalla polizia e poi alla prigione.
Ho parlato ancora con gl'imputati per convincerli a essere unanimi. Poi sono andato al tribunale. Aria viziata e vergognosa commedia. Poi mi sono messo in cammino di notte. Tempesta, e era pauroso. Sono arrivato bene.
15 dicembre È arrivata la notizia che è stato mandato qui per me un gendarme a causa dell'invio degli articoli poligrafati da parte di Butkeviè. Poi Anatolij Butkeviè con la moglie. Tutti e due molto buoni, mi han dato gioia. Prima di loro c'è stato anche un vecchio, un carraio di Samara, Panov, negatore dell'ortodossia, vecchio cristiano e libero pensatore. Troppo occupato a negare.
Oggi ho scritto poco, ma comunque vado avanti. Ieri ho cominciato la storia di Koni da capo. Mi diverto molto a scriverla.
16 dicembre È venuta lei e abbiamo parlato fino alle 5. Lo stesso come sempre. Un poco più di dolcezza da parte mia. Le ho detto qualcosa di ciò che penso. Io penso che occorre notificare al governo che io non riconosco la proprietà e la legge, e lasciare che facciano quel che vogliono.
26 dicembre Mi sono alzato presto. Ho chiesto a Vasja di riordinarmi la stanza. E quando, dopo il caffè, sono tornato e non era stata riordinata, l'ho offeso vergognosamente, mi sono arrabbiato. Amarezza. Disgusto. Ho seguitato a scrivere sulla Chiesa. Sono andato avanti un poco. Ma poco.
In mattinata ho appuntato: la Chiesa, insegnando agli nomini a conoscere la verità senza praticarla, ha atrofizzato negli uomini il nervo morale. Ho letto Pascal. Ora sono le 12. Vado a dormire. Vorrei scrivere qualcosa di artistico.
28 dicembre Ho dormito male, dolore all'epigastrio. C'è stato Raevskij. Nel pomeriggio ho letto Chiesa e Stato. Lì è detto tutto. Ho scritto un poco.
Ora, 1891. 1 gennaio Se sarò vivo. Mi aspettavo che succedesse qualcosa nel periodo dei miei sessantatré anni, che sono contenuti trenta volte nel 1890. Non è accaduto niente. Come se non sapessi che qualunque cosa possa accadere all'esterno non è niente in confronto a quello che può accadere all'interno.
1891
1 gennaio È venuto Kolecka. Sempre al solito. Ancora meglio. Oggi non ho scritto niente.
5 gennaio Ieri 4 ho scritto abbastanza. Vado avanti lentamente. Nel pomeriggio ho cominciato a scrivere sull'arte ma mi sono confuso, annusavo troppo profondo. Proverò ancora. Ho parlato con gioia con Kolecka. Tempesta tutto il giorno.
Oggi 15 gennaio. Jasnaja Poljana Ho pensato: pensare che le condizioni esterne possano cambiare la propria vita è lo stesso che pensare, come mi accadeva da bambino, che posso sollevarmi sedendomi su un bastone e tirandolo ai due capi.
Oggi 25 gennaio Non ho scritto per dieci giorni. In tutto questo tempo ho scritto un poco il mio saggio. Sono andato avanti. Si può dire che sei capitoli sono finiti. Mi sono messo due volte a scrivere sull'arte e la scienza, ho pasticciato tutto, di nuovo mi ci son messo e di nuovo ho pasticciato, e non posso dire di aver mosso un passo. Per due giorni, ieri e oggi, non ho scritto niente. Ho letto alcune riviste e un articolo di Renan. Stupefacente sicurezza di sé dello studioso che si ritiene infallibile.
Oggi 11 febbraio Ieri ho scritto sulla scienza e l'arte. Non sono andato molto avanti, ma ho sempre tutto chiaro. Manco di energia. In questi giorni continui articoli ingiuriosi nei giornali. Sul Poscritto di Suvorin. Su I frutti dell'istruzione a Berlino, che io sono un nemico della scienza. Lo stesso in Beketov. E ieri coup de grâce, tanto più che ero di cattivo umore (e come ne sono contento): articolo su di me nell'«Open Court» che mi accusa di fariseismo, dice una cosa e ne fa un'altra, predica di dare tutto ai poveri e lui stesso aumenta il patrimonio coi profitti di questa stessa predicazione. E si citano discorsi di mia moglie. Come Adamo, mi fu data la moglie, e io mangiai. Mi ha fatto molto male, e mi fa ancora male ora, mentre scrivo. Ma non deve far male, devo pormi in una condizione in cui non faccia male. Ma è molto difficile.
Io sono un fariseo: ma non in quello per cui mi rimproverano. In quello sono pulito. Bensì in questo, che io, mentre penso e affermo che vivo davanti a Dio, per il bene, poiché il bene è bene, vivo per la fama terrena; la fama terrena ha a tal punto infettato l'anima mia, che non posso sollevarmi a Dio. Leggo giornali e riviste cercandovi il mio nome, ascolto discorsi e aspetto che parlino di me. A tal punto è infettata l'anima che non posso scavare fino a Dio, fino a una vita di bene per il bene. Eppure devo. Me lo dico ogni giorno: non voglio vivere per la libidine personale ora, per la fama terrena qui, ma voglio vivere per l'amore sempre e dappertutto; invece vivo per la libidine ora e per la fama qui.
Aiutami, Padre. Padre, aiutami. Io so che non c'è la persona del Padre. Ma questo modo di dire è l'espressione di un mio desiderio appassionato.
Ora, oggi 16 febbraio Sono passato da Vasilij. Coi suoi denti rotti, la sporcizia, la sola camicia con cui esce all'aperto, nel freddo, e soprattutto il puzzo, tutto questo mi ha colpito, sebbene lo conosca da tempo. Alle parole del liberale che afferma che la scienza, la libertà, la cultura modificheranno tutto questo, si può rispondere solo una cosa: « Bene, organizzate, ma fino a quando non sarà organizzato mi è più penoso vivere con quelli che vivono nell'abbondanza che con quelli che vivono nelle privazioni. Organizzate, ma fate presto: io intanto vi aspetto di sotto».
Ieri leggevo «Review of Review» (disgustoso), c'era un articolo contro gli scioperi; vi si dimostra che in Australia i capitalisti hanno vinto, associandosi. E in realtà è così chiaro che contro l'associazione degli scioperanti si crea l'associazione dei capitalisti, e i capitalisti, cioè quelli che il potere difende, saranno sempre più forti.
1 marzo Ieri l'altro sono andato a cavallo a Tula per prendere dei medicinali.
Oggi, dalla mattinata, dopo una brutta notte, ho scritto molto e chiaramente sulla non-resistenza al male. Vado avanti. Nel pomeriggio ho dormito e ho letto Ibsen e Heine.
5 marzo. Jasnaja Poljana, '91 Oggi è stato molto penoso per me. Sonja ha cominciato a parlare della pubblicazione senza capire quanto questo mi è penoso. Sì, mi ha fatto male più del solito, perché avevo pena nell'anima.
Ho letto l'articolo di Kozlov contro di me e non me n'è importato niente.
Oggi 9 marzo In tutti questi tre giorni ho scritto, anche se non molto, ma in modo giusto, e ho progredito. C'è stato Lëva e se n'è andato ieri. Prima della sua partenza si è parlato dell'ereditarietà. Lui insisteva che l'ereditarietà esiste. Per me ammettere che due uomini non sono uguali nel leur valeur intrinsèque è come ammettere in matematica che due unità non sono uguali. Si distrugge ogni possibilità di conoscenza della vita. Tutto questo tempo sono stato triste, depresso, vergognoso di me.
1) Ho letto una bellissima definizione del vero progresso di Henry James (senior). Il progresso è un processo simile alla formazione, all'enucleazione di una statua di marmo, con l'elimination di tutto il superfluo. Il marmo, il materiale, è niente. Ciò che conta è l'enucleazione, l'eliminazione del superfluo.
2) Tutte le nostre opere letterarie sono in ogni caso pagane (lo vediamo soprattutto a proposito della poesia), tutti gli eroi, le eroine sono belli, fisicamente attraenti. La bellezza innanzi tutto.
Con sforzo, con emozione, stamattina ho detto a Sonja che intendo dichiarare il libero diritto di chiunque a pubblicare i miei scritti. Essa, l'ho visto, l'ha presa male. Poi, quando mi sono avvicinato, tutta rossa, irata, ha cominciato a dire che lei pubblicherà... e a dire in generale cose per farmi dispetto. Ho cercato di tranquillizzarla, sebbene maldestramente, poi anch'io mi sono inquietato e sono uscito. Dopo pranzo essa mi si è accostata e mi ha baciato dicendo che non farà niente contro di me, e si è messa a piangere. Mi ha dato tanta gioia. Aiutami, Padre. Ho dimenticato qualcosa d'importante. Ora sono le 9 di sera, vado di sopra.
Oggi 13, notte Sonja è andata a Mosca con Davydov. Stamattina è partito l'americano Creelman, che mi aveva molto stancato. Uomo superficiale, mentalmente dotato, repubblicano, aristocratico americano. Era arrivato ieri l'altro. Per due giorni non ha fatto che ingozzarsi di cibo. Con Sonja bene. Oggi l'ho vista mentre metteva in ordine le foto di tutti i figli, salvo Vaneèka, e era fiera e ammirata. Era commovente.
Ho pensato molte cose e le ho dimenticate. Ho appuntato solo questa: Non si sa bene perché gli uomini o pensano a cose che non è dato loro di comprendere, cose irraggiungibili come Dio, l'eternità, lo spirito e simili, o a cose che non val la pena di pensare, quali a esempio come gela l'acqua, o la teoria dei numeri, o quali batteri ci sono in una certa malattia e simili. Ora vanno troppo in là, ora troppo in qua. C'è solo una via stretta della conoscenza, come anche del bene; solo una cosa è necessario sapere: come vivere.
18 marzo Debolezza mentale schiacciante, apatia. E tentazione, come dicono i monaci. Occorre accettare l'idea che la mia carriera di scrittore è finita; e sarò felice anche senza di essa. Solo che senza di essa la mia vita nel lusso mi diventa a tal punto odiosa, che è un tormento ininterrotto.
Oggi 24 marzo In questo tempo ho lavorato, mi sono chiarito il terzo, quarto e quinto capitolo e ho dato parecchio materiale a trascrivere. Mi sono messo al sesto, che ho già chiaro in mente, ma non ho ancora scritto. In questo periodo ho pensato:
1) Oggi ho letto la lettera di un ebreo sulle sue persecuzioni; scrive: «È tempo» che questo cessi eccetera. Che frase bella e sincera. Ma appena la esprimi, subito la prendono e cominciano a impiegarla in modo non sincero, e la sua forza d'espressione cade. Ha detto benissimo Schopenhauer: il nuovo è buono di rado perché il più buono non resta nuovo a lungo.
2) I viaggi, le letture, le conoscenze, le acquisizioni di impressioni sono necessari finché queste impressioni s'incidono sulla vita, si stampano su una superficie più o meno pulita; ma non appena cominciano a essere tante che le prime restano non cucinate mentre ne arrivano altre, allora diventano dannose: si crea una condizione di diarrea spirituale: tutto, ogni impressione, passa attraverso, senza lasciar traccia. Così sono i turisti inglesi, e altri. Così sono i vari duchi e re e i ricchi.
25 marzo La Lopuchina. Madre. Questione della madre. Ricordi di una madre. Mi sono venute e mi vengono in mente molte idee letterarie buone. Ora sono le 12, vado a mangiare.
Tutti i miei sono andati a Tula. Nel pomeriggio ho scritto un mucchio di lettere.
26 marzo Ho scritto solo altre tre lettere. Ma mi sono chiarito la conclusione del saggio: negare la guerra, cioè riconoscere la legge del non-uccidere, lo possono solo coloro che riconoscono la legge della purezza sessuale.
Sono arrivati i ragazzi. Ora è l'una del pomeriggio, vado a mangiare. Sono arrivati anche Sonja e Ilija. E tutti litigano per i denari. Mi è molto triste. Discussioni sui cavalli, le carrozze, i denari, la vendita delle opere, il tredicesimo volume e ancora altre cose sgradevoli. Io mi sento svuotato e mi compassiono: male. Almeno non giudicare gli altri, e vedere la propria colpa.
Oggi 9 aprile Niente di particolare. Sonja è sempre a Pietroburgo e talvolta m'infastidisce il pensiero del suo viaggio, e stanotte mi sono svegliato e ho incominciato a pensare e a amareggiarmi, ma poi mi sono detto: è bene, questo è bene per me, è una prova. E subito mi sono sentito leggero, così leggero che mi sono riaddormentato.
Ieri ci sono stati Mitaša e Isakov, tipo di maialetto della buona società, sicuro di sé, libertino, molle e affabile. Sono stato ingiusto, non ho capito abbastanza la sua utilità.
Ieri ho cominciato a scrivere i Ricordi di una madre. Ho scritto molto, ma è servito solo a convincermi che così non va scritto. Troppe miserie: deve scrivere di sé.
18 aprile, mi pare Tre giorni fa è tornata Sonja. È stato sgradevole il suo appunto per lo zar e la storia che gli ha raccontato, che mi sottraggono i manoscritti. E io non mi sono trattenuto, le ho detto cose spiacevoli; ma poi ho cercato di rimediare, tanto più che pur nel sentimento d'ira ero contento del suo ritorno. Essa è spontanea e affettuosa con me, e se ricordassi sempre che l'ostacolo è esso e non lei, e che adirarsi e desiderare che sia altrimenti è impossibile... L'altro giorno mi sono messo ai Ricordi di una madre, ma da allora non l'ho più toccato. Sono molto preso dai miei saggi, e purtroppo devo rifare da capo tutto, da capo il terzo e il quarto capitolo. Sono venuti Ilija con Èirikov e Naryškin, e Serëža e Lëva, e hanno fatto le divisioni. Mi è toccato recedere dall'intenzione iniziale di non riconoscere il mio diritto di proprietà; mi è toccato fare atto di donazione. Maša ha rifiutato e le è stato sgradevole che non abbiamo preso il suo rifiuto sul serio. Io le dico: devono decidere: è bene o male essere padroni della terra, avere la proprietà da me? È bene o male rifiutare? E essi sanno che è bene. Ma se è bene, allora occorre comportarsi in conformità. Ma loro non fanno questo ragionamento, e alla domanda: è bene o male rifiutare? non rispondono, ma dicono: «Essa rifiuta a parole, perché è giovane, non capisce le cose». Come mi è pesante la vita, come la sopporto solo perché ho Maša! Anche Lëva e Tanja sono cari, ma mancano moralmente della leva religiosa che solleva. Aleksej Mitrofanoviè mi ha mostrato un calcolo differenziale che ho capito molto bene. Niente lettere particolari. Tutti chiedono che mandi loro le opere proibite.
Oggi 2 maggio Lëva vuole andarsene dall'università. Mi dispiace per lui. Tanja è andata a Mosca. Qui c'è Ilija. Mi dà tristezza la freddezza che provo per lui. Ieri c'è stato Davydov con un ispettore dell'ospizio. C'è stata una riunione e è venuto il signor Kosterëv, da Orlov. Un signore a cui io non sono necessario e che non mi è necessario. Però è grave che non abbia saputo cavarmela con gentilezza. Sonja è malata. Io prego. Leggo Ethic of Diet di H. Williams, molto bello, e Les lois di Platone. Tipo di soddisfatto di sé, che si considera sinceramente morale; corrotto, ma tiene all'ordine familiare, al decoro.
Oggi 10 maggio In questi giorni ci sono state le Urusov: madre con due figlie. Mery suona benissimo il pianoforte. Ma è una ragazza completamente offuscata dall'arte. Per essa la cosa più importante è stato sviluppare il sentimento estetico. Così lei, Mery, è diventata una macchinetta per produrre suoni solleticanti. Illusione: a misura delle lodi che riceve, essa si convince sempre più che ciò che fa è buono.
22 maggio Undici giorni che non scrivo. Da allora è tornata da Mosca Sonja coi figli, mi sembra il 13. Poi, ho avuto un'infiammazione alle palpebre. Per tre giorni non sono uscito.
Ho pensato:
1) Un giovane confuso vive da un amico: non ha denari, non ha posto dove andare, ha vergogna di disturbare l'amico. «Sono sfortunato!» Perché vivere? Vende il cappotto, va a un bagno pubblico, prende una stanza con bagno e si taglia le vene col rasoio. Arrivano, ormai è fuori di sensi. Gli fasciano le ferite, comincia a riaversi. Resta vivo, ma cieco e privo di movimento alle braccia e alle gambe. Ora trepida per la sua vita, e tutte le sue forze sono dedicate alla conservazione della salute. Se un uomo si uccidesse non di colpo ma per gradi, dieci gradi, in modo che fosse cosciente di ogni grado, cioè si togliesse la vita a poco a poco sapendo quanta parte di essa se ne va, e potesse chiedersi: seguiti a voler morire? allora, penso, quanto più uno si toglierebbe di vita, tanto più si attaccherebbe a ciò che gliene resta, e in così alto grado che nessun uomo più si ucciderebbe. (Non è chiaro.)
2) Per l'artista: non conta che io mangi e beva, come tutti. Io mi occupo di arte, suono il pianoforte, dipingo, scrivo, leggo, insegno, e ecco che arrivano i poveri, laceri, quelli che hanno perso tutto nell'incendio della loro izba, le vedove, gli orfani, e in loro presenza non si può continuare, uno si vergogna. Vadano al diavolo, stiano al loro posto, non disturbino.
Questo fenomeno fra pasti abbondanti, lawn tennis e le varie occupazioni dell'arte è più dimostrativo di qualunque ragionamento.
2 giugno Ho lavorato poco in questo tempo, anche se sono andato avanti. Comincio a dubitare del significato di quel che scrivo. C'è stato un mucchio di ospiti. Sono andato a Tula, sono stato al macello, ma non ho visto ammazzamenti. A Tula, per strada, ho visto una donna: occhi vicini e sopracciglia dritte, come se stesse per piangere, ma gonfia, un po' penosa, faceva tenerezza e destava sensualità. Tale dev'essere la mercantessa che tenta padre Sergio.
7 giugno Ieri sera sono tornati Lëva e Andrjuša. Arrivano tutti i figli: per le divisioni. È molto penoso e sarà sgradevole.
Mi sono alzato presto e sono andato a Tula. Sono stato al macello. Li trascinano per le corna e gli torcono la coda fino a far scricchiolare le cartilagini, non cadono subito, e quando cadono si dibattono e loro gli tagliano la gola raccogliendo il sangue in un bacino; poi gli tirano via la pelle dalla testa. La testa, denudata della pelle, con la lingua fra i denti, è appesa a un gancio, mentre il tronco e le gambe si dibattono ancora. I beccai si preoccupano che non muoiano subito. I grossisti di carne vanno intorno con la faccia preoccupata, presi dai loro conti.
Sono stato alla prigione. Magnifici edifici con decorazioni a intaglio per le guardie e gli uffici; magnifici tavoli, funzionari, il capo puzza di vino.
10 giugno È piena estate. Ivan-de-Maria, odore dolce-amaro di putrefazione dai margheritoni, fiordalisi, e nel bosco silenzio, solo al di sopra degli alberi, ininterrotto, il ronzio delle api e degli insetti.
Oggi 18 giugno. Jasnaja Poljana, '91 Ieri, 17, sono tornato da una visita a Butkeviè. Appunto ieri, di mattina presto, sono partito di là con Chochlov e Rošèin che mi avevano accompagnato.
A Krylcovo siamo stati in un'osteria. L'oste, suo cognato, la moglie e il sacrestano bevono rosolio e mangiano un piatto cotto col tè. Una donna di Teljatinki, a piedi nudi, mendicava pane. Non ce n'è da due giorni, i bambini chiedono.
A casa, poco allegro: divisione. Vera ha bisticciato con la madre, Tanja e Maša hanno litigato. Marija Fëdorovna s'intromette. Poco allegro.
Oggi 25 giugno Pioggia, acquazzone. La solita debolezza, sebbene oggi un po' meglio. In nottata ho pensato all'introduzione per il libro vegeteriano, cioè alla continenza, e tutta la mattina ho scritto non male. Poi sono andato a camminare e a fare il bagno.
27 giugno Dalla una alle tre del pomeriggio ho scritto bene sulla gola. Vien fuori chiaro. Dopo pranzo mi sono sentito triste, disgustato dalla nostra vita. Intorno affamati, gente inselvatichita e noi... vergogna, senso tormentoso di colpevolezza. Ho pensato: l'errore sulla possibilità di una vita cristiana senza continenza deriva dall'idea che l'amore sia possibile senza abnegazione.
Oggi 13 luglio Sono arrivati Repin e Ginzburg. Nei giorni scorsi mi hanno modellato e dipinto, mentre io scrivevo l'articolo sulla gola. Sonja è stata a Mosca e è tornata oggi. Ho provato a lavorare, a falciare, ma mi sentivo molto debole.
14 luglio. S. s. v. Ora è ancora il 13, discussione con la moglie sempre a proposito del mio rifiuto del diritto di proprietà sulle opere, e sempre la stessa incomprensione verso di me: «Io sono obbligata per i figli...»
1) Quadro della fine di giugno. I rondoni volano in circolo, odore dei tigli, sciami d'api.
2) Per un prossimo dramma. Argomento con un ortodosso: «Non posso credere», e con un liberale: «Non posso non credere».
3) Da che dipende il successo di Rodstok nell'alta società? Da questo, che egli non chiede loro di cambiare la loro vita, di riconoscerla ingiusta, non chiede che rinneghino il potere, la proprietà, il loro predominio su questo mondo.
4) Ladro non è quello che prende ciò che gli è necessario, ma quello che trattiene, senza darlo agli altri, ciò che non gli è indispensabile e è invece necessario agli altri.
Oggi 22 luglio In tutti questi giorni mi ha distratto la presenza di Repin e Ginzburg. Ieri Ginzburg se n'è andato, e se n'è andato anche Gelbig. Sempre ieri c'è stata una discussione con mia moglie a proposito della pubblicazione sui giornali della mia lettera sul rifiuto della proprietà letteraria.
Per Padre Sergio. Quando egli cade con la mercantessa e si tormenta, gli viene il pensiero che se doveva cadere, almeno averlo fatto con la bella A., e non con questa brutta. E di nuovo lo prende il disgusto.
Ho vissuto, vivo e oggi 13 settembre. In questo tempo ho scritto parecchio. Sono andato tanto avanti che sono quasi alla fine. In questo tempo ci sono stati tutti visitatori simpatici. Prima Vanja Gorbunov insieme a Batersb, che mi ha colpito in modo eccezionalmente gradevole. È un uomo completamente libero, religioso, religioso nella vita. Poi ci sono stati Novoselov e Gastev, che hanno lasciato anche loro un'impressione molto piacevole. Sonja è andata a Mosca coi ragazzi. Mi pare che sia partita il 3. Ieri le ho scritto chiedendole di mandare alla redazione la mia lettera sul rifiuto dei diritti d'autore. Non so che ne sarà. La salute così così. Voglio sempre mettermi a lavorare fisicamente e non mi ci metto mai. Ieri abbiamo letto una cosetta graziosa dall'italiano: Una bellezza.
18 settembre. Pirogovo È tornata Sonja, tranquilla, buona. Io mi tormento per il suo silenzio sulla lettera. Ho mandato la lettera il 16. C'è stato Lvov, ha parlato della carestia. Bisognava organizzare mense. A questo scopo sono partito per Pirogovo. Lo stesso giorno c'è stata una discussione sgradevole con Sonja. Essa aveva voglia di dirmi che non dovevo partire, ma si è messa a parlare d'altro. Io mi sono arrabbiato. Oggi, poi, mi sono arrabbiato anche con Serëža.
Delle mense finora non si è fatto nulla. Temo di avere sbagliato. Non bisogna farsi avanti, ma solo rispondere alle richieste. Ho pensato ai denari. Si può dire così: usare i denari è peccato quando non c'è l'indubbia necessità di usarli. Ma che cosa definisce che la necessità sia indubbia? In primo luogo che nel loro impiego non ci sia arbitrio, non ci sia scelta, che i denari possano essere usati solo per uno scopo; in secondo luogo (ho dimenticato). Ora sono le 12. Sono a Pirogovo. Non mi sento bene né nel corpo né nello spirito.
25 settembre. Klekotka È passata una settimana. Il 19 sono andato a Uspenskoe, a cavallo, con Tanja e Vera. Il caro Bibikov ci ha dato da dormire e il giorno dopo ci ha accompagnati nel distretto. Abbiamo preso in osservazione il villaggio di Ogarëvka. Uno starosta intelligente aveva censito tutti i focolari. La miseria è lenita dal fatto che ci sono patate. Mi sono in parte tranquillizzato. Ma più avanti è stato peggio. Il 23 ho deciso di andare a Epifan. Mi ha accompagnato Tanja. Da Obolenskij abbiamo preso Maša. Pisarev è un bellissimo tipo di contadino, che trova un senso nel servire gli uomini. La moglie è una donna cara, mite. Il 24 siamo arrivati al villaggio di Mešèerska. Il decadimento del popolo è terribile: le case sono in rovina (c'è stato un incendio l'anno scorso), non c'è niente, e ancora bevono. Come i bambini ridono e giocano nelle condizioni più miserabili, così loro. Nel pomeriggio sono arrivati Bogojavlenskij e Raevskij. Abbiamo deciso di fermarci da Raevskij. Sarebbe bello, se Sonja non si opponesse. Ho lasciato novanta rubli per l'acquisto di patate e barbabietole.
Ho letto. Oggi 24 ottobre 1891. Jasnaja Poljana. Ieri, 23, stavo poco bene, una specie d'influenza. Ci sono stati Mitaša Obolenskij e Bulygin. Di mattina ho scritto il quarto capitolo. Nel pomeriggio ho mandato a Grot il completamento dell'articolo sulla fame. Il 22 è partita Sonja. Io mi sentivo già poco bene. Prima della partenza essa mi ha parlato in modo così bello e gioioso che era impossibile credere che fosse la stessa persona. Tutto il giorno ho scritto sulla fame, c'è stato Grot, e mi sono stancato molto con la testa. Correggerò l'articolo in bozze. Mi piace. Ma occorre scavare più in profondità la questione.
Ho pensato: Che condimento necessario per tutto è la bontà! Le migliori virtù senza la bontà non valgono nulla; i peggiori vizi con essa si riscattano. Come sarebbe bello un tipo letterario di uomo debole, vizioso, ma buono... Mi pare che ce ne sono già stati, ma io sento questo in modo nuovo.
È venuta una contadina a chiedere difesa: l'hanno condannata, per taglio abusivo di legna, a cinquanta rubli di multa o tre mesi di prigione. È vedova, senza terra, e ha quattro figli. Ho pensato a chi l'ha presa. Condannano questa donna e i suoi figli perché lui vuol partecipare per venticinque rubli al guadagno della condanna. Popov è qui. Abbiamo definitivamente deciso di andare. Denari ancora non ce ne sono. Che cosa faremo, non lo so.
Oggi 1 novembre dell'a. '91 Begicevka, da Raevskij Siamo qui già da cinque giorni. Viviamo bene. C'è da fare. Ho scritto un articolo Basta il pane? Vi sono molte cose da appuntare, ma ora è tardi. Vado a dormire. Vedrò di appuntarle domani. Oggi ho pensato qualcosa di buono e l'ho dimenticato.
Oggi 6 novembre, mattina. Begicevka, '91 Abbiamo organizzato tre mense. Ho scritto un articolo sulla farina e ho cominciato un racconto: Chi ha ragione? Le ragazze lavorano con fervore. Ho corretto ancora il settimo e l'ottavo capitolo. Mi sento bene. Lettera dall'Inghilterra con la proposta di fare da fiduciario per gli aiuti. Due lettere da Sonja. Non smetto mai di sentire tristezza per lei e da lei. Oggi ho pensato a Sergio. Occorre, perché possa vincere l'orgoglio, che egli cada in quel circolo vizioso in cui l'umiltà ribalta in orgoglio; che si senta senza via d'uscita nel suo orgoglio, e solo dopo la caduta e la vergogna potrà sentire che egli ha infranto questo circolo vizioso e può essere veramente umile. E felicità di strapparsi dalle mani del diavolo e sentirsi nell'abbraccio di Dio.
Oggi 17 novembre. Begicevka Sono passati dodici giorni pieni di avvenimenti, di vita pratica, ma come vuoti nel senso della vita spirituale. Nel taccuino non ho appuntato niente, salvo i nomi dei contadini che chiedono per le mense e cose simili. Ovvero, vedo appuntata una sola cosa, e cioè:
1) Tutte le scienze, le arti, tutta la cultura è buona, purché per dare i suoi frutti non abbia bisogno di opprimere, di peggiorare la vita, di privare del bene, di dar dolore anche a un solo uomo. Ma essa, tutta la nostra cultura, è costruita sui cadaveri degli uomini oppressi.
Oggi 24 novembre. Begicevka Ho scritto non male l'ottavo capitolo. Dopo pranzo sono andato a cavallo a Paškovo e sono passato dalle quattro mense; impressione molto gioiosa. Hanno chiamato a mangiare un bambino abbandonato. Sono corsi altri bambini. «Anche noi mangiare. Anch'io, ecco il cucchiaio.»
25 novembre. Begicevka Ivan Ivanovic sta sempre peggio. È arrivata Elena Pavlovna. Ho scritto un poco sull'ubbidienza militare.
Oggi 26 novembre È morto alle 3, mi è dispiaciuto molto. Lo amavo molto.
Oggi 18, o forse 19 dicembre. Begicevka, 1891 Per quasi un mese non ho scritto. In questo tempo sono stato a Mosca. Gioia nel rapporto con Sonja. Non siamo mai stati così vicini. Ti ringrazio, Padre. L'avevo chiesto, e sempre, sempre, quello che chiedo mi è dato. Ti ringrazio. Fammi essere sempre più fuso con la Tua volontà. Non voglio niente, solo quello che Tu vuoi. Qui si svolge un grande lavoro. Il fuoco si accende anche in altri punti della Russia. Gli uomini buoni sono molti. Ti ringrazio. Con noi ci sono Novoselov e Gastev. Ci sono stati Grot, Konšin, Keler. Seguito a scrivere e non riesco a finire. Mi sento perfettamente bene.
Oggi 25 dicembre. Begicevka C'è molto da fare.
1892
VIVO. È passato un mese. Oggi 30 gennaio 1892. Begicevka. Ricordare giorno per giorno è impossibile. Sono stato a Mosca, dove ho passato tre settimane, e ora è una settimana che sono di nuovo qui. Principali caratteristiche e avvenimenti di questo mese: scontento per Lëva e penoso sentimento di non amore verso di lui. Trambusto, ozio e lusso, e vanità e sensualità della vita moscovita. Ho scritto sempre l'ottavo capitolo, e ancora non l'ho finito. Ci siamo visti con Solovëv, con Alechin, con Orlov, con questi penoso; gioia invece con Certkov, Gorbunov, Tregubov. Tornando da Mosca ho trovato confusione, mancanza di chiarezza. La distribuzione di oggetti e legna da ardere ha suscitato avidità. Volevo trascrivere quel che avevo appuntato nel taccuino, ma l'ho perduto, e sono fiacco e triste e non ho voglia né di pensare né di fare.
3 febbraio '92. Begicevka Oggi se n'è andata Sonja, che era qui dal 24. Mi dà pena. Qui i rapporti con la gente sono pessimi. Ho capito oggi che questo mendicare, questa invidia, inganno, malcontento, e il bisogno che è responsabile di tutto questo, sono indici di una situazione particolare in cui noi stiamo in mezzo.
Avevo scritto un appunto con alcuni pensieri e l'ho perduto. Ricordo solo che avevo appuntato: 1) ti capita di vedere gente nuova, come non ne hai mai vista, diciamo in qualche angolo dell'Africa o del Giappone: un uomo, un altro, un terzo, e ancora e ancora, e non c'è fine, sempre nuovi e nuovi, come non ne ho mai potuti vedere e non ne vedrò, e tutti vivono nello stesso modo egoistico la loro vita singola, proprio come me; e ti viene il terrore e il dubbio: che significa questo, perché tanti così? Qual è il mio rapporto con loro? È possibile che non ci si veda che come estranei, loro me e io loro? Non può essere. E c'è un'unica risposta: loro e io siamo una sola cosa, come fanno una sola cosa tutti quelli che vivono e sono vissuti e vivranno, una sola cosa con me, e io vivo di loro e loro vivono di me.
Oggi 24 febbraio. Begicevka Oggi Tanja è partita per Mosca, stava poco bene. Sempre oggi siamo andati alla riunione della domenica: Gastev, Alechin, Novoselov, Strachov e Poša.
Oggi 29 febbraio. Begicevka Tutti i giorni scorsi c'è stata una furiosa tempesta. Ieri ho tentato di nuovo di andare a Rožnoe e di nuovo non ce l'ho fatta. Sono stato a Kolodezij e a Kataraevo per la legna e gli asili. Sono venuti da noi: 1) Bobrinskij, 2) uno svedese di nome Stadlin, 3) Vysockij con quattro scuri. M'infastidiscono. Sono molto stanco. Durante la giornata non stavo bene. Ora meglio, anzi bene del tutto. Seguito a scrivere e non riesco a finire.
Ieri l'altro c'è stato qualcosa per me sconvolgente: esco di mattina presto con l'orinale sul terrazzino e c'è un uomo sano, grande, agile, di una cinquantina d'anni, con un bambino sui dodici con bei capelli castano chiaro, fluenti, arricciati sul collo. «Da dove vieni?» «Da Satvornoe.» È un villaggio dove i contadini vivono della professione dell'accattonaggio. «Che vuoi?» Con la frase consueta, stantia: «Alla vostra carità». «Che cosa dunque?» «Non lasciateci morire di fame. Non abbiamo più niente da mangiare.» «Fai l'accattone?» «Sì, così. Non abbiamo più niente da mangiare, non c'è un morso di pane. Da due giorni non mangiamo.» M'infastidiva. Sempre le solite frasi imparate a memoria. Ora. E vado a prendere una moneta da cinque copeche per sbarazzarmene. Il contadino seguita a parlare, descrivendo la sua condizione. Né fuoco né farina. Vanno al mir, non gli danno nulla. Nell'izba entra il vento, il freddo. Vado, per sbarazzarmene. Do un'occhiata al bambino. I suoi occhi bellissimi sono pieni di lagrime e da uno colano giù grosse lagrime lucide.
Sì, diventi rozzo per questa maledetta posizione di capo e per questi maledetti denari.
Oggi 26 maggio 1892. Jasnaja Poljana Sono tornato ieri l'altro da Begicevka. Là il tempo è passato come fosse un giorno. Pesanti più che mai i rapporti con gli scuri, con Alechin, Novoselov, Skorochodov. Infantilismo e vanità del cristianesimo, e poca sincerità. Le cose sempre allo stesso modo. Sempre lo stesso senso di pena e fastidio, e la stessa impossibilità di andarsene.
Oggi 5 luglio. Jasnaja Poljana Per quasi un mese e mezzo non ho scritto. In questo periodo sono stato a Begicevka e sono tornato, e ora sono di nuovo da più di due settimane a Jasnaja. Mi fermerò ancora per la divisione. Penoso, terribilmente tormentoso. Prego Dio che mi liberi da tutto questo. Come? Non come voglio io, ma come vuole Lui. Almeno soffocasse in me il non amore. Ieri incredibile conversazione fra i figli. Tanja e Lëva cercano di convincere Maša che essa si comporta vilmente rifiutando la proprietà. Il suo comportamento li costringe a sentire la falsità del loro, e loro invece hanno bisogno di essere nel vero, e così cercano d'inventare che il suo comportamento è non buono e vile.
Partendo da Begicevka mi ha sorpreso il pensiero di come ora mi colpiscono spesso i quadri della natura Ore 5 del mattino. Nebbia. Sul fiume donne che lavano. Tutto è immerso nella nebbia. Vicino brillano foglie umide.
In questo tempo ho pensato: Quando vivi a lungo, come me per quarantacinque anni di vita cosciente, capisci com'è menzognero, impossibile darsi qualunque modello per la vita. Nella vita non c'è niente di stable. È come cercare di imprimere una forma sull'acqua corrente. Tutto: la personalità, la famiglia, la società, tutto cambia, scompare e si riforma come una nuvola. E non fai a tempo a abituarti a uno stato della società, che quello non c'è già più e è passato in un altro.
È pauroso pensare: è trascorso un mese. Oggi 6 agosto. Sono stato di nuovo a Begicevka. Là ho terminato il mio compito. Seguiterò da qui. Apatia, grande debolezza. L'ottavo capitolo è finito, ma seguito a arrovellarmi sul nono e sul decimo. Comincio a pensare che giro a vuoto. La divisione è finita.
Ho pensato: mi viene in mente ora che una volta, mentre siedo nel bagno, un ragazzetto pastore entra nel corridoio. Io domando: «Chi c'è?» «Io.» «Chi io?» «Sono io.» «Chi sei tu?» «Ma io, no?» Per lui, unico vivente al mondo, era cosi incomprensibile che qualcuno potesse non sapere chi era. E così ognuno di noi. Poi ricorderò e annoterò altre cose.
Oggi 9 agosto Ho ricevuto lettere da Fajnerman e Alechin che propongono di riunirci: un concilio. Che stupidaggine! Essi vogliono quel che è la conseguenza di ciò che fa l'unione, cioè che noi facciamo la causa di Dio e si sia tutti uniti senza quello che produce questo: il lavoro solitario di fronte a Dio.
Oggi 21 agosto Vivo nello stesso modo fiacco, tutto assorbito solo dal mio scritto, che continuo a non finire. Ho pensato in questo tempo:
1) Si è parlato dell'educazione. Sonja dice che essa vede che educa male, in modo che danneggia fisicamente e moralmente. Ma che deve fare? Come dicono sempre: qui, che ci sia bene o male poco m'importa, il fatto è che io ho una vita e i figli una sola vita. E così io rovino questa sola vita, non posso fare altrimenti.
2) Questo non è un pensiero, ma il 13 agosto ho appuntato che non in un momento d'ira, ma in un momento di perfetta calma, mi si è fatto chiaro che posso, forse devo, andarmene.
3) Ho parlato altre volte della musica. E dico di nuovo che è un godimento di poco superiore a una sorta di pietanza. Non voglio offendere la musica, ma voglio la chiarezza. E non posso ammettere quel che dice di solito la gente, con assoluta mancanza di chiarezza e di precisione, che la musica in qualche modo eleva l'animo.
Oggi 15 settembre. Jasnaja Poljana Sono due giorni che sono tornato da Begicevka, dove ho trascorso bene tre giorni. Ho scritto in brutta la conclusione. Il treno di funzionari e truppa che andavano per la repressione mi ha dato una sensazione di tormentosa sofferenza.
1 ottobre Sempre al solito: la stessa ostinazione nel lavoro, lo stesso lento progresso e la stessa insoddisfazione di se stesso. Però forse un po' meglio. Oggi sono andato a Kozlovka e ho pensato per la prima volta: com'è terribile pensare e dire questo: lo scopo della vita è tanto poco la riproduzione di nostri simili, la continuazione della specie, quanto il servire l'uomo, e anche altrettanto poco il servire Dio. Riprodurre i propri simili? Perché? Servire l'uomo? Ma con che cosa e chi servire, e come farlo? Servire dire Dio? Forse che Egli non può fare senza di noi quel che gli è necessario? E inoltre a Lui nulla è necessario. Se Egli ci ordina di servirlo è solo per il nostro bene. La vita non può avere altro scopo che il bene, la gioia. Solo questo scopo - la gioia - è pienamente degno della vita. L'abnegazione la croce, donare la vita, tutto questo è per la gioia. E la gioia dell'uomo è e può essere non guastata da nulla e costante. E la morte è il passaggio a una gioia nuova, sconosciuta, completamente nuova, diversa, grande. E c'è una fonte di gioia che non si esaurisce mai: la bellezza della natura, degli animali, degli uomini, che non viene mai meno. In prigione: la bellezza del raggio di luce, del dolore, dei suoni. E una fonte ancora più importante: l'amore, mio per gli uomini e degli uomini per me. Come sarebbe bello se questo fosse vero. È possibile che mi si riveli qualcosa di nuovo. La bellezza la gioia solo per la gioia, indipendente dal bene, è ripugnante. Io l'ho conosciuta e l'ho gettata via. Il bene senza bellezza dà tormento. Solo l'unione dei due o piuttosto non l'unione, bensì la bellezza come aureola del bene. Mi sembra che questo sia vicino alla verità. Leggo Amiel. Non brutto.
Oggi 7 ottobre Ho pensato: Se mi facessero scegliere tra il popolare la terra di santi tali, quali posso solo immaginarli, ma solo perché non ci siano più figli, oppure di uomini come sono ora, ma che aggiungano di continuo nuovi, freschi figli mandati da Dio, io sceglierei quest'ultima cosa.
Ho ricevuto una lettera da Certkov e ne sono stato molto contento. Ho ricevuto una lettera di Mitrofan Alechin e Bodjanskij. Risponderò. Essi sono in prigione.
È quasi un mese che non scrivo. Oggi 6 novembre. Da Strachov una lettera sui decadenti. Ecco di nuovo l'arte per l'arte. Di nuovo le scarpine a punta e i pantaloni larghi, solo con una spolveratura di tempi nuovi. Gli attuali decadenti, Baudelaire, dicono che per la poesia è necessario andare all'estremo nel bene e nel male. Che senza questo non c'è poesia. Che tendere solo al bene sopprime i contrasti, e quindi la poesia. Non occorre che si preoccupino. Il male è così forte, è tutto lo sfondo, che ci sarà sempre per il contrasto. Ma se lo riconosciamo di diritto, esso inghiotte tutto, ci sarà solo male e non ci sarà contrasto. Non ci sarà neanche il male non ci sarà niente. Per questo, perché ci sia contrasto e ci sia il male, occorre con tutte le forze tendere al bene.
È stato qui uno studente di medicina dell'accademia Sobolevskij, venuto per correggermi e spiegarmi che il concetto di Dio è un residuo di barbarie. Io, a mia vergogna, mi sono arrabbiato per la sua stupidità, gli ho detto cose sgradevoli e l'ho addolorato.
Se. s. v. 7 novembre. Jasnaja Poljana Ieri è arrivato Poša da Begicevka. Il bisogno là è grande.
1893
Fa paura pensare che non ho scritto dal 6 novembre, cioè da sei mesi meno un giorno. Tutto questo tempo sono stato intensamente occupato dal mio libro, dall'ultimo capitolo, e ancora non l'ho finito. Ieri, 4 maggio 1893, siamo tornati a Jasnaja da Mosca, dove ho vissuto con qualche intervallo tutto l'inverno. In questo tempo, nel corso del lavoro, mi si sono chiarite molte cose: la questione del libero arbitrio: l'uomo è libero nello spirito, in ciò che fa muovere il fisico.
Avvenimenti di questo periodo: il ritorno di Lëva da Pietroburgo e la sua malattia. I miei rapporti coi restanti membri della famiglia sono i soliti. I due ragazzi, Andrjuša e Miša, in particolare Andrjuša, sono in uno stato d'animo brutto e lontano da me. Ora è qui Bulygin. Contro lui e Raev è stato intentato un procedimento, e essi si battono. Ho avuto molti pensieri in questo periodo, che poi ho perso. Ricordo:
1) L'opera d'arte drammatica, che in modo più evidente di tutte le altre mostra la sostanza di ogni arte, consiste nel rappresentare le persone più diverse per carattere e condizione e porle nella necessità di decidere questioni vitali, non ancora decise dagli uomini, e costringerle a agire, a riflettere per sapere come va decisa la questione. È un esperimento in laboratorio. Questo vorrei fare nel presente dramma.
14 maggio È passata una settimana e non ho visto com'è passata. Ieri l'ho spedito definitivamente. Brutto, proprio brutto. Non stavo bene, e questo in particolare mi ha spinto a finire: ora sono libero. Rileggo le cose già cominciate. Non so ancora a che cosa mi metterò.
Non sono stato affatto bene tutto questo tempo. Insoddisfatto della mia situazione, mi tormento. Voglio cambiamenti esterni. E questo non bisogna fare.
15 maggio o 16, non so. Jasnaja Poljana, '93 Ieri e oggi ho scritto molte lettere, a Bellow, Bodjanskij eccetera. Non sto bene, dormo male. Ho riletto ciò che avevo scritto. Il racconto dei ragazzi mi ha preso vivamente. Vorrei finirlo.
Ho pensato: è incredibile la spoliazione di terre che avviene ora da noi nei governatorati di Cherson, Samara e altri, e accanto a questo le meraviglie di Mosca, gli archi per salutare lo zar, l'illuminazione. Oppure a Chicago l'esposizione e contemporaneamente la distruzione delle foreste, lo sfruttamento a rapina, fino a farne dei morti deserti, delle terre. E tutto questo si vorrebbe compensare con la pioggia artificiale, resa possibile dall'elettricità. Terribile! Distruggono il novantotto per cento e reintegrano il due.
23 maggio. Begicevka Nei giorni scorsi ho provato a scrivere Ragazzi, ma non va. Ho scritto lettere: a Certkov, Popov, Janžul e a due francesi: Dumas e Schröder. Avevo deciso di partire il 21 con Tanja. Siamo partiti. Per strada si sono incontrati e si è parlato con dei mennoniti. Ieri sono stato a Tatišèevo. Miseria paurosa. Pauroso contrasto. Sono andato fra gli ammalati di tifo e, a mia vergogna, ho avuto paura.
Nelle foglie appena spuntate delle betulle il vento tiepido produce un gioioso tremolio. Sera, imbrunisce dopo il temporale. I cavalli fatti uscire nel recinto pascolano avidamente l'erba, agitando la coda.
5 giugno '93. Jasnaja Poljana Ho provato più volte a scrivere l'epilogo, legandolo a una definizione della vita come movimento dall'irrazionale al razionale; ma non sono andato avanti, non so se per cause fisiche o mentali.
Vado ora a Tula, in questo tempo ho pensato:
1) L'esposizione di Chicago, come tutte le esposizioni, è una stridente esibizione di sfacciataggine e d'ipocrisia; tutto è fatto per lucro e evasione dalla noia; e gli si attribuiscono obiettivi di bene, di bene per il popolo. È meglio l'orgia.
2) Tutta questa arte, musica, è bene; ma è evidente che occupa un posto che non le spetta.
10 giugno Tutto questo tempo non ho fatto niente di preciso. Ho cominciato l'epilogo, poi articoli sulla scienza e l'arte, e ora mi occupo della lettera a Zola e Dumas. Popov se n'è andato, è arrivato Poša. I rapporti con la gente sono sempre gli stessi. In questo tempo ho pensato:
1) Un mio amico d'infanzia, un uomo perduto, ubriacone, mangione, infelice, ozioso, bugiardo, sempre, quando si parla di figli, di educazione, porta a esempio la sua infanzia, la sua educazione, come fosse indiscutibilmente sottinteso che i risultati dati da tale educazione possono servire da dimostrazione della sua riuscita. E fa questo involontariamente, e non ne vede la comicità. Tanto forte è l'amore, la predilezione di ogni uomo per sé.
2) Risolvere la questione se è bene o se è male ciò che noi riconosciamo come scienza e arte, non è uno scherzo. Tutta l'educazione delle giovani generazioni è basata su ciò che noi riconosciamo come scienza e arte.
Ieri 24 luglio '93 Ho pensato: 1) Ho immaginato delle persone, diciamo per la precisione un uomo e una donna (marito e moglie, o fratello e sorella, o padre e figlia, o madre e figlio) della classe ricca, che hanno vivamente compreso il peccato della loro vita nel lusso e nell'ozio in mezzo alla miseria e all'oppressione del popolo, e se ne vanno dalla città, donano a qualcuno le loro ricchezze, in questo o in altro modo si liberano del loro superfluo, lasciandosi sulla carta diciamo centocinquanta rubli l'anno per tutti e due, oppure anche non lasciandosi niente per guadagnarsi il necessario con qualche mestiere (poniamo, pitturando ceramica o traducendo buoni libri) e vanno a vivere in campagna, in mezzo alla campagna russa, affittando o acquistando un'izba, e lavorando con le loro mani il loro orto, il loro giardino, allevando api, e contemporaneamente, per quanto sanno, collaborando alla medicina rurale e all'istruzione: insegnano ai ragazzi, scrivono lettere, domande eccetera. Sembrerebbe che la vita che facevano fosse migliore di questa. Ma quella vita era un inferno e diventa un inferno se gli uomini non sono ipocriti, non mentono, se essi sono sinceri.
E se quelle due persone rifiutano i vantaggi e i piaceri, gli abbellimenti della vita forniti loro dalla città e dai denari, lo fanno solo perché riconoscono tutti gli uomini come fratelli, uguali davanti al Padre, disuguali per capacità e, se volete, per meriti, ma uguali nei loro diritti alla vita e a tutto ciò che essa può dare. Se si può aver dubbi sull'uguaglianza degli uomini osservandoli da adulti, col singolo passato di ognuno, dubbi non possono esserci quando noi li guardiamo da fanciulli. Perché questo bambino avrà tutte le cure, tutto l'aiuto del sapere per il suo sviluppo fisico e mentale, e quest'altro bellissimo bambino, che ha disposizioni uguali se non maggiori, deve diventare rachitico, degenerato, mezzo nano per mancanza di latte, e restare analfabeta, selvaggio, schiavo delle superstizioni, solo una rozza forza lavoratrice? Così, se queste due persone vanno via dalla città e decidono di vivere così com'esse vivono in campagna, è solo perché, non a parole ma nei fatti. credono nella fraternità degli uomini, e vogliono, se non attuarla, almeno tentare di attuarla nella loro vita. E questo tentativo li mette per forza, se sono sinceri, in una situazione terribile e senza uscita. Con le loro abitudini, acquisite fin dall'infanzia, all'ordine, alle comodità e, più ancora, alla pulizia, essi, andando a vivere in campagna e affittando o comprando un'izba, la ripuliscono dagl'insetti, forse attaccano con le loro mani carta alle pareti, e vi portano pochi mobili, non di lusso, ma necessari: un letto di ferro, un armadio, un tavolino per scrivere. E così cominciano a vivere. Da principio la gente del villaggio li evita: si aspetta, come sempre dai ricchi, che facciano valere con la violenza il loro stato di privilegio, e per questo non si fa avanti con richieste e esigenze. Ma a poco a poco lo stato d'animo dei nuovi abitanti si chiarisce: loro stessi chiedono di servire gli altri senza niente in cambio, e tra il popolo i tipi più intraprendenti e fastidiosi sanno per esperienza che gente nuova di questo genere non si rifiuta a niente e si può trar profitto da essa. E ecco che cominciano a essere avanzate ogni sorta di richieste, che diventano sempre più grandi. Cominciano, per così dire, lo sparpagliamento e il livellamento del mucchietto rialzato, fino a quando non ci sarà più rialzo. Cominciano non solo le suppliche ma anche le naturali richieste di dividere quel che c'è, quel che c'è di più rispetto agli altri. E non occorre neanche che la gente chieda, sono gli stessi nuovi abitanti del villaggio che, entrando in stretto contatto col popolo, sentono inevitabilmente la necessità di dare quello che hanno di più, per tenere per sé solo quel che è giusto spetti a tutti, cioè la media (non c'è però alcuna definizione di questa media, di quello che è giusto spetti a tutti); ma non possono tenere per sé neanche questo, perché sempre intorno a loro c'è il bisogno che grida, e sempre loro hanno qualcosa di più rispetto a questo bisogno.
Parrebbe che si potesse tenere per sé un bicchiere di latte, ma Matrëna ha due figli, lattanti, che non trovano latte nel petto materno. Parrebbe che si potesse tenere un cuscino e una coperta per addormentarsi nelle condizioni abituali dopo una giornata di lavoro, ma c'è un malato che giace coperto solo di un caffettano pidocchioso e la notte batte i denti. Parrebbe che si potesse tenere un po' di tè, un po' di cibo, ma accade di doverlo dare a un viandante, vecchio e malfermo. Parrebbe che si potesse mantenere almeno la pulizia nella casa. Ma son capitati dei bambini poveri, e si son fatti pernottare, e hanno lasciato i pidocchi da cui con tanta fatica ci si era liberati.
Non ci si può fermare, e poi dove fermarsi? Solo coloro che ignorano del tutto quel sentimento di fraternità umana che ha spinto queste due persone a venire nel villaggio, o che sono così assuefatti a mentire che non vedono neanche la differenza fra menzogna e verità, solo questi diranno che c'è un limite sul quale si può e si deve fermarsi.
Il fatto è proprio questo, che tale limite non c'è, che quel sentimento che ha spinto a agire così è tale, che esclude ogni limite, e che se gli si pone un limite questo significa che quel sentimento non c'è affatto, e c'è solo ipocrisia.
Seguito a immaginarmi queste due persone. Esse hanno lavorato tutto il giorno, e ora tornano a casa. Letto non ne hanno più, cuscino neppure, dormono sulla paglia che si sono procurati, e ora, dopo aver mangiato un po' di pane, si mettono a dormire. È autunno, cade pioggia mista a neve. Qualcuno bussa alla porta. Possono non aprire? Entra un uomo, zuppo e febbricitante. Che fare? Metterlo a dormire sulla paglia asciutta? Ma paglia asciutta non ce n'è più. Allora bisogna o mandar via il malato o farlo sdraiare, così zuppo, sul pavimento, oppure dargli la propria paglia e poiché da qualche parte bisogna bene dormire, mettersi a giacere accanto a lui.
E non basta: viene un uomo, che voi conoscete per un ubriacone e un dissoluto, che avete già aiutato qualche volta e che ogni volta si è bevuto quel che gli avevate dato; viene ora e vi chiede con la mascella tremolante di dargli tre rubli, tre rubli che ha rubato e che si è bevuti, e per i quali, se non li restituisce, lo metteranno in prigione. Voi dite che ne avete soltanto quattro e che vi sono necessari domani per fare la spesa. Allora il sopravvenuto dice: «Ah, ho capito, sono tutte chiacchiere le vostre, ma quando si viene ai fatti anche voi siete come tutti: muoia pure quello che a parole chiamiamo fratello, purchè noi si campi» .
Come comportarsi allora? Che fare? Se metti il malato con la febbre sul pavimento umido e tu stesso ti metti a dormire all'asciutto, ancora peggio riesci a addormentarti. Se lo metti nel tuo giaciglio e ti sdrai accanto a lui, contagi i pidocchi e il tifo. Se dai al richiedente gli ultimi tre rubli, domani resti senza pane. Se non li dai, è come lui dice: significa rifiutarsi a ciò in nome di cui vivi. Se è possibile fermarsi qui, allora perché non essersi fermati prima? Perché voler aiutare gli uomini? Perché dar via le proprie ricchezze, andarsene dalla città? Dov'è il limite? Se c'è un limite a questa cosa che tu fai, allora questa cosa non ha senso, o ha un solo senso, un terribile senso d'ipocrisia.
Come essere allora? Che fare? Non fermarsi significa distruggere la propria vita, prendere i pidocchi, deperire, morire e, sembra, senza utilità. Fermarsi significa rifiutarsi a tutto ciò in nome di cui fai quel che fai, in nome di cui fai qualcosa di buono. E rifiutarsi non è possibile, perché non è un'invenzione mia o di Cristo che noi siamo fratelli e che dobbiamo servirci l'un l'altro: è così. E non è possibile strappare questa coscienza dal cuore dell'uomo, una volta che essa c'è entrata. Come, allora, dobbiamo essere? Non c'è dunque una via d'uscita? E ora immaginiamo che queste due persone, impaurite dalla situazione in cui le ha poste il loro bisogno di sacrificio, che le porta a una morte inevitabile, decidano che la loro situazione deriva dal fatto che i mezzi con cui si sono accinti a aiutare il popolo sono troppo scarsi, e che non sarebbe così e otterrebbero maggior vantaggio se avessero molto denaro.
E ora immaginiamoci che queste persone trovino una fonte d'aiuto, e raccolgano una somma grande, enorme di denari, e comincino a aiutare. Ma non passerà una settimana che saremmo da capo. Ben presto tutti i mezzi, per quanto grandi siano, saranno stati versati nel pozzo senza fondo della povertà, e la situazione sarà quella di prima.
Ma forse c'è una terza via d'uscita. E vi sono uomini che dicono che c'è, e consiste in ciò, nell'agire per illuminare l'umanità e così sopprimere la disuguaglianza. Ma tale via d'uscita è troppo evidentemente ipocrita. Non è possibile portare i lumi dell'istruzione a una popolazione che si trova in ogni momento sull'orlo della morte per fame; e soprattutto, l'insincerità degli uomini che propagandano questa via appare evidente già dal fatto che un individuo che aspira a stabilire l'uguaglianza fra tutti gli uomini, sia pure attraverso la scienza, rafforza poi con tutto il suo modo di vivere la disuguaglianza.
Ma c'è poi una quarta via d'uscita: agire per sopprimere le cause che generano la disuguaglianza, agire per sopprimere la violenza che la produce. E questa via non può non venire in mente a tutti gli uomini sinceri che si sforzano nella loro vita di realizzare la loro coscienza della fraternità fra tutti gli uomini.
«Se noi non possiamo vivere qui, fra questa gente, nel villaggio», dovranno per forza concludere quelle persone che ho immaginato, «se noi siamo posti nell'alternativa terribile e inevitabile di deperire, prendere i pidocchi e morire di morte lenta, o venir meno all'unico fondamento morale della nostra vita, ciò deriva dal fatto che alcuni hanno accumulo di ricchezze, altri paurosa miseria, e che questa disuguaglianza nasce dalla violenza; quindi, poiché alla base di tutto è la violenza, è contro di essa che occorre lottare.» Solo la soppressione della violenza e della schiavitù che ne è il frutto permette di servire l'umanità in modo che non sia inevitabile il sacrificio di tutta la propria vita.
Ma come sopprimere la violenza? E dov'è la violenza? Essa è nel soldato, nel poliziotto, nello starosta, nel chiavistello con cui chiudo la mia porta. Come battersi contro di essa? Dove, in che modo? Vi sono uomini che vivono con la violenza, e si battono contro la violenza, e la violenza contro di loro. Ma per un uomo sincero questo è impossibile. Lottare con la violenza contro la violenza significa porre una nuova violenza al posto della vecchia. Aiutare a diffondere i lumi di un'istruzione fondata sulla violenza significa fare la stessa cosa. Raccogliere denari ottenuti con la violenza per andare con questi in aiuto a chi è vittima della violenza significa curare con la violenza le ferite inferte dalla violenza. Anche nel caso che ho immaginato: non lasciare che il malato entri nel mio giaciglio, e non dare i tre rubli, dato che posso tenermeli con la forza, anche qui è violenza. E per questo la lotta contro la violenza non esclude, nella nostra società, la necessità che l'uomo che intende vivere da fratello fra fratelli dia la propria vita, s'impidocchi e muoia, ma sempre lottando consapevolmente contro la violenza: lottando con la predicazione della non-violenza, con lo smascheramento della violenza in tutte le sue forme, e soprattutto con l'esempio personale della non-violenza e del sacrificio.
Per quanto sia difficile e terribile la posizione di colui che vuol vivere una vita cristiana in mezzo a questa vita di violenza, per lui non c'è altra via d'uscita che la lotta e il sacrificio: il sacrificio sino alla fine. Occorre vedere il baratro che divide i milioni di uomini impidocchiati, morenti di fame, dagli altri uomini ipernutriti, in pizzi e merletti; per colmarlo sono necessari sacrifici, e non quell'ipocrisia con cui noi ci sforziamo ora di nascondere a noi stessi la profondità di quest'abisso.
L'uomo può non trovare in sé forze sufficienti per gettarsi in quest'abisso, ma evitarlo non può nessun uomo che cerca la vita. Può non andarci, ma lo sappia e lo dica, e non inganni se stesso, non sia ipocrita.
E poi questo baratro non è assolutamente così terribile. E se pure è terribile, ancora più terribili sono gli orrori che ci aspettano sulla via della vita mondana.
In questi giorni si è diffusa la notizia, non so se vera o no (in questi casi piace inventare) che l'ammiraglio Troyon per il suo onore e l'onore della flotta (predestinata a uccidere) ha rifiutato di salvarsi e come un eroe (o piuttosto come uno sciocco) è morto con la sua nave. In realtà ci sono meno chances di morire di pidocchi, di contagio, di fame, aiutando gli uomini e donando se stessi senza risparmio, che di morire alle manovre o in guerra.
Oggi 18 luglio. Begicevka In questo tempo ho scritto l'articolo sulle lettere di Zola e Dumas. Ancora non l'ho spedito. Sono venuto a Begicevka il 10. E sono stato bene qui. Ho terminato il mio compito. Ho pensato molte cose e buone e le ho dimenticate. Annoto qualcosa:
1) Se qualcuno ha dubbi sull'inscindibilità di intelligenza e altruismo, osservi all'altro estremo come vanno sempre insieme stupidità e egoismo.
19 luglio. Continuo 2) Vi sono due sorrisi: uno di gioia, e questo è bello; l'altro di dileggio a) verso gli altri, b) verso se stessi, quasi di vergogna; entrambi sono brutti.
Oggi 16 agosto 1893. Jasnaja Poljana Quasi un mese. In questo tempo c'è stato molto. In primo luogo, ho chiuso la questione dei colpiti dalla carestia. Secondo, ci sono stati Certkov e Poša e ho finito e spedito l'articolo sul Non agire in francese e in russo. In terzo luogo sono comparsi all'estero estratti del mio libro a proposito della faccenda di Orlov, e è cominciato il trambusto, le misure, le falsità, le calunnie. Ieri Sonja e Kuzminskij hanno letto e mi hanno indicato alcune inesattezze: 1) che impiccavano nei villaggi, 2) che fustigavano, 3) offese a Zinovev (Zinovev ne ha letto a Stoccolma e si è molto offeso e incattivito). Oggi abbiamo mandato telegrammi, chiedendo a tutti i traduttori di interrompere la stampa. Ma sembra che sia tardi. Stanotte mi sono svegliato e ho corninciato a pensare.
Ho pensato: 1) Accade talvolta che un uomo cominci a un tratto a difendere con accanimento una posizione che a voi sembra del tutto priva d'importanza. Voi pensate: ma come, questo è solo un mattone del valore di tre copeche. Ma per lui questo mattone è la chiave di volta su cui è costruita tutta la sua vita.
2) Discorso con dei social-democratici (giovani e ragazze): essi dicono: «L'organizzazione capitalistica passerà nelle mani dei lavoratori e allora non ci sarà più oppressione dei lavoratori e ingiusta distribuzione dei compensi». «Ma chi organizzerà il lavoro, lo dirigerà?» chiedo io. «La cosa andrà da sé, amministreranno i lavoratori stessi.» «Ma il regime capitalistico è sorto proprio perché era necessario che ogni attività pratica fosse guidata dal potere. Anche dopo, per ogni attività ci sarà una guida, ci sarà una direzione da parte del potere. E ci sarà il potere, ci saranno i suoi abusi, gli stessi contro cui ora voi lottate.»
11 agosto, mattina presto Nebbia azzurrina, rugiada come ricamata sull'erba, sui cespugli, sugli alberi. I meli si piegano a terra dal carico. Dalla capanna fumo odoroso di rami secchi. E là nel campo giallo chiaro, la rugiada già svanisce sulla stoppia sottile d'avena e gente lavora, legano i covoni, li portano, falciano, e arano sul campo color lilla. Dappertutto sul sentiero e sui rami degli alberi sono sparse spighe strappate, spezzate. Nell'aiola rugiadosa ragazze multicolori cantano sottovoce, colgono fiori, due camerieri in grembiule confabulano. Un cane da salotto si scalda al sole. I signori non si sono ancora alzati.
23 agosto La mia inquietudine si è calmata. Ma la voglia di far niente continua. Cerco di scrivere sulla religione, ma non va.
1) Mi sono immaginato che un procuratore o un gendarme venisse a chiedermi di sottoscrivere un impegno a non scrivere più, o qualcosa del genere, dicendo che per me c'è su questo un'ingiunzione dall'alto. Non può essere dall'alto, perché per me dall'alto c'è solo una cosa: l'ingiunzione di difendere i miei fratelli e di denunciare i loro persecutori. Esistono solo due mezzi per mettermi a tacere: o smettere di fare quello che io denuncio o uccidermi o chiudermi in galera a vita.
2) Gli oppositori del cristianesimo nella vita dicono: voi volete sovvertire, distruggere tutto. Guardate come va bene e giustamente la nostra vita. A ascoltare voi, ci sarebbe il caos. È la stessa cosa di quegli uomini che intonacano e stuccano una casa diroccata e, additando la fossa scavata per le fondamenta di una casa nuova, dicono: ecco, ecco che cosa volete voi.
5 ottobre Che c'è stato in questo tempo? Lëva non si rimette. Bisticci con Maša. Io ho scritto a Zander, lui ha scritto a me. Maša gli ha scritto una lettera non buona. Questo mi ha molto amareggiato. Occorre non intromettersi nelle loro vite, lasciarli sbagliare, lasciarli soffrire e pentirsi, e con questo andare avanti. È qui Popov. Abbiamo tradotto insieme Lao Tze dal tedesco Strauss. Com'è bello! Occorre farne un libretto. In tutto questo periodo ho scritto il saggio sulla religione. Sembra finito. Ho scritto anche, in brutta, un articolo su Maupassant. Questo è tutto. Poco pensato e poco appuntato. Ecco cosa:
1) Scienza: direzione della prigione.
2) Vi sono due specie d'intelligenza: un'intelligenza logica, egoistica, stretta, lunga; e un'altra sensibile, compartecipe, larga, corta.
3) Vi sono due mezzi di conoscenza del mondo esterno: uno è il mezzo più rozzo e «naturale», quello dei cinque sensi. Attraverso questo mezzo di conoscenza non si formerebbe in noi il mondo che conosciamo, ma sarebbe il caos fornitoci dalle varie sensazioni. L'altro mezzo consiste nel conoscere se stessi con l'amore per sé, e poi conoscere gli altri esseri con l'amore per questi esseri: trasferirci col pensiero nell'altro uomo, nell'animale, nella pianta, persino nella pietra. Con questo mezzo conosci dall'interno e formi tutto il mondo che conosciamo. Questo mezzo, che chiamano anche dono poetico, è nient'altro che amore. È, per così dire, il ristabilimento fra tutti gli esseri dell'unità andata distrutta. Esci da te e entri in un altro. E puoi entrare in tutto. Sempre: fondersi con Dio, col Tutto.
4) Sì, c'è bene solo quando non sai quel che fai. Così, come nella fiaba sulla ricerca dell'acqua viva, appena getti lo sguardo sull'albero che canta, quello che avevi trovato si vanifica. Che la sinistra non sappia quel che fa la destra non è una prescrizione, ma la convinzione che dal momento in cui la sinistra lo sa, già non c'è più bene.
5) Il marito odia proprio sua moglie, come dice Lessing: c'era solo una donna cattiva, e quella è mia moglie. Di questo hanno colpa le donne stesse, con la loro inclinazione alla menzogna e alla commedia. Davanti agli altri esse recitano sempre, ma non possono seguitare a farlo dietro le quinte davanti al marito, e per questo l'uomo conosce tutte donne ragionevoli, buone, e solo la propria sa non esser tale.
Questo è tutto. Fra gli avvenimenti c'è ancora che la «Revue des Revues» ha pubblicato Non agire in una traduzione schifosa e questo mi ha irritato, e poi che già da tre settimane ho smesso del tutto di prendere tè, caffè, zucchero e, più importante, latte, e che mi sento più vivace. Ora sono le 10 di sera.
Non ho scritto per quasi un mese. Oggi 3 novembre 1893. Jasnaja Già da due o tre settimane viviamo soli qui io e Maša. Molto bello. Essa si è completamente calmata. Lëva va all'estero. Non migliora.
È uscito La salut est en vous. Ho finito sulla religione. Ho scritto Toulon e non lo spedisco. In questo periodo ho pensato poco, e anche se ho pensato non ho annotato. Annoto solo quanto segue:
Vivere fino a stasera o fino a mille anni. Occorre vivere come se tu fossi arrivato all'ultima ora e avessi tempo di fare solo le cose più importanti. E nel contempo, occorre vivere come se la cosa che stai facendo potessi continuare a farla all'infinito.
Oggi 22 dicembre 1893 Sono già da un mese a Mosca. E non ho scritto neanche una volta. Stare qui mi è penoso, disgustoso. Questo lusso. Questa vendita dei libri. Questo sudiciume morale. Questo vano agitarsi della gente: Non riesco a vincere l'amarezza.
Molte cose in questo periodo. La prima è che mi hanno trascinato qui. Sonja soffriva, si tormentava in tal modo, e questo era così evidente dalle sue lettere, che; alla fine sono venuto. Un'altra cosa è il lavoro pesante, sembra senza fine, a Toulon, che non posso abbandonare. Ho scritto anche delle parabole, senza finirle. Buone lettere da Lëva. Ecco una gioia nuova. Le ragazze non si capisce che cosa vogliono. Maša medicina, Tanja pittura.
Altri avvenimenti di questo periodo: il libro di Sabatier su Francesco. Mi ha fatto riflettere sul mio primitivo fervore di bene, pieno, di adempiere la verità con la vita, nei fatti, e poi il nuovo libro di Williams, True Son of Liberty. Bellissimo. Mi ha fatto venir voglia di scrivere un dramma. Talvolta penso che ormai in me si è esaurita tutta la forza per scrivere. E mi rattrista, proprio come se pensassi di scrivere anche in punto di morte, e magari dopo morto.
1894
Grinëvka Di nuovo un mese e due giorni che non scrivo. Oggi è il 24 gennaio del 1894. Grinëvka. Sono a casa di Iljuša, che è all'estero. Ho trascorso un mese penoso. Ho scritto solo Toulon. Sono andato un po' avanti. Ma in genere va male. Avvenimenti di questo periodo: 1) Che circa tre settimane fa ho scritto allo zar una lettera a proposito di Chilkov e i suoi figli. Aspettavo una risposta qualsiasi e gioivo della mia libertà. Una lettera non buona. Più consapevolezza della propria indipendenza che amore. 2) Che lavorando, portando l'acqua, mi sono affaticato troppo stando al freddo e mi è successo qualcosa al petto. Da quel momento debolezza e sento di più la vicinanza della morte. 3) Sciocca situazione al congresso dei naturalisti, che mi ha fatto sentire a disagio. 4) Ho avvertito in modo particolarmente penoso la vita nel lusso moscovita, vuota e menzognera, e i pesanti o, peggio, del tutto inesistenti rapporti con mia moglie. Essa prima non poteva, poi non ha voluto capirmi, e questo peccato la tormenta, tormenta me e lei, ma soprattutto lei. Le ragazze sono buone. Gioia da loro e da Lëva. Una recente lettera da Lëva. Egli mi rimprovera per il fatto che io tollero questa vita disordinata che guasta i ragazzi che crescono. Sento che sono colpevole. Ma sono stato colpevole prima. Ora non posso più far niente. Sonja-nuora è rimasta sola e siamo andati da lei.
Forse sono una canaglia. Non riesco a rompere queste schifose ragnatele che mi hanno immobilizzato. E non perché non ho forze, ma perché non riesco moralmente, ho pena dei ragni che hanno filato questi fili. No, soprattutto sono cattivo: non c'è vera fede e amore per Dio, per la verità. Ma allora che cosa amo io, se non Dio, la verità?
Oggi 9 febbraio. Jasnaja Poljana Sempre la solita debolezza fisica e mentale. Il lavoro a Toulon va sempre male. Drožžin è morto, distrutto dal governo. In questo periodo ho pensato con intensità paurosa al significato della mia vita, ma non riesco a esprimere neanche un centesimo di quel che ho provato!
Mi è venuta in modo chiarissimo l'idea di un racconto con due personaggi: uno dissoluto, perduto, caduto in basso, all'ultimo gradino, a causa della bontà; l'altro esternamente pulito, onorato, stimato a causa della freddezza, non dell'amore.
23 marzo. Mosca Un avvenimento importante e penoso: i rapporti allacciati da Tanja con... Rapporti buoni, puliti, d'amicizia, ma esclusivi. Sotto c'era un innamoramento, anche se loro non lo volevano riconoscere. Lei alla fine me lo ha detto, e io ho parlato con lui. Hanno deciso di rinunciare a tutto il superfluo. Lui è partito. Questo suscita in me un sentimento tormentoso e brutto di umiliazione per lei. Tanja è stata da Lëva a Parigi, e sono tornati da una settimana. Lui è buono, morale, ma la malattia l'opprime sempre. In questo periodo ho pensato:
1) Opera d'arte è quella che contagia gli uomini, che li porta tutti allo stesso stato d'animo. Non c'è nulla (per capacità di azione e di sottomissione di tutti gli uomini allo stesso stato d'animo) pari all'esempio della vita e, alla fine, all'intera vita dell'uomo. Se gli uomini capissero tutto il significato e tutta la forza di quest'opera d'arte che è la loro vita! Se solo la curassero con l'attenzione che merita, e dedicassero tutte le loro forze non a guastarla in ogni modo, ma a produrla in tutta la sua possibile bellezza! Noi invece curiamo la rappresentazione della vita, e mandiamo in malora la vita stessa. Ma che lo si voglia o no, la vita è un'opera d'arte, in quanto agisce sugli altri uomini che la guardano.
2) Perdere le persone! Noi diciamo: ho perso la moglie, il marito, il padre: quando muoiono. Ma spesso, molto spesso, noi perdiamo le persone senza che muoiano: ci separiamo da loro peggio che se morissero. E al contrario, spesso, quando le persone muoiono, proprio allora le ritroviamo, ci avviciniamo a loro.
3) Spesso in questi ultimi tempi, andando per la città e ascoltando discorsi paurosi per la loro crudeltà e idiozia, resti stupefatto, non capisci che cosa la gente vuole, che cosa fa, e ti chiedi: dove sono? Evidentemente il mio posto non è qui.
21 aprile 1894. Mosca Non ho scritto niente per quasi un mese. In questo periodo siamo stati con Maša da Certkov. Bellissima gita. L'ha amareggiata solo la penosa faccenda di Tanja, che ho cercato di districare. Come sono deboli, poverini! (E come lo siamo anche noi!) Ho letto i loro diari. È stato bello e penoso. Questo mi ha avvicinato ancora di più a Tanja. Essa mi è sempre piaciuta con la sua dolcezza e la sua grazia. È così piccola, fragile, debole e cara. Ultimamente entrambe si sono lasciate andare. D'altra parte, lo stesso tutti noi. Ho l'impressione che ognuno di noi si è chiarito la propria condizione, la propria vocazione, e si è preparato all'azione, alla lotta, al sacrificio; ma poi non c'è né lotta né sacrificio né forza, e tutti ci sentiamo annoiati. Ma è colpa nostra che non sappiamo liberarci dalle tentazioni senza rovinare l'amore, e per questo non sappiamo che fare di noi stessi.
Lëva si sta rimettendo. Anche con lui siamo vicini, ma in modo diverso che con le ragazze. È venuto Serëža. Ho avuto una conversazione molto penosa con lui. È incattivito con me e con le ragazze, perché loro vanno avanti, e lui no. È presuntuoso, con un denominatore incommensurabile. Ma che gioia sarebbe se arrivasse a riflettere! Iljuša è un bambino che cerca accuratamente di tenersi (e purtroppo ha finora avuto i mezzi per poterlo fare) nell'ignavia. Con Sonja va bene. Ieri ho pensato, osservando il suo atteggiamento verso Andrjuša e Miša: che meravigliosa madre e moglie nel senso consueto! Forse Fet ha ragione quando dice che ognuno ha la moglie che gli occorre. Andrjuša è allegro e buono, ma sciocco, imitativo e vanitoso. Miša mi è stato insopportabile per il suo egoismo. Ora meno.
In tutto questo periodo ho scritto la prefazione a Maupassant: mi sembra di averla completamente chiara. Ho scritto anche il catechismo.
3 maggio. Jasnaja Gli uomini più tranquilli e soddisfatti di sé sono quelli che non chiedono alla vita più di quanto la nostra società ammette, e hanno passioni corrispondenti: amanti, case di tolleranza, anche pederastia, un buon impiego e stipendio, dote della moglie, guerra, duelli e cose simili.
Oggi 15 maggio. Jasnaja Poljana, '94 Per più di una settimana sono stato poco bene. Credo che è cominciato dal giorno in cui sono stato sconvolto dalla triste uscita di Sonja a proposito di Certkov. Oggi ho pensato poeticamente una cosa artistica. In questo periodo ho appuntato una sola cosa:
l) Il bene materiale per sé si acquista a danno degli altri. Il bene spirituale sempre a vantaggio degli altri.
2 giugno Ho ricevuto ora un telegramma con la notizia della morte di Ge. Non riesco a scrivere le parole: morte di Ge. Come siamo ciechi e vediamo solo quel che ci sembra! E ci sembra che non si potesse fare a meno dei suoi piani e dei suoi progetti. Ma non è così. Io l'ho molto... non voglio dire: amato, lo amo molto, ma mi sembrava ugualmente che com'era lontano dall'essere concluso in senso artistico, allo stesso modo era lontano dall'essere concluso nel senso di uno sviluppo cristiano in avanti. È terribile scrivere questo. Ma così mi sembrava. Ho tanta pena per lui. Era un affascinante, geniale vecchio bambino.
13 giugno Sembra che siano passati due giorni e invece ne son passati più di dieci. In questo tempo sono andato da Bulygin. È molto forte. La moglie gli ha mandato della roba e lui l'ha respinta chiedendo che gli si mandi solo ciò che può dividere con gli altri.
Sono venute Mašenka, mia sorella e Vera, c'è stato Serëža. L'avvenimento più importante è la morte di Ge. Non credevo di amarlo tanto. Il lavoro non va. Sono stato molto male. Oggi sto meglio. Ho scritto lettere.
14 giugno Ho scritto un'esposizione del progetto di Henry George. Non ho scritto il catechismo: non va. Ieri Certkov era molto agitato. Oggi Sonja è andata da lui. Non era in casa. Era andato da Bulygin. Stamani sono andato a cercare funghi e ho fatto il bagno. Ho deciso di smettere di scrivere. Ho riletto tutto quel che avevo cominciato di letterario. Tutto brutto. Se devo scrivere devo ricominciare da capo, in modo più vero, senza invenzioni. Dopo pranzo sono andato da Marija Aleksandrovna Schmidt. Ho incontrato una storpia, una donna di quarant'anni, che è stata lavandaia, poi si è ammalata per il freddo e ora va in giro stracciata, scalza, miserabile, affamata, senza soldi. Da Marija Aleksandrovna ho raccontato di Beketov, il quale dice che non è possibile vivere come dico io, facendo tutto il giorno i lavori domestici per sé (lavando ecc.). E allora chi è che deve lavare? Quella lavandaia.
Guardavo, andando a Ovsjannikovo, il bellissimo tramonto. Dai densi cumuli di nubi irrompevano raggi di luce e al centro, come un rosso tizzone ardente, il sole. Sotto, i campi di segale e il bosco. Gioia. E pensavo: no, questo mondo non è una finzione, non è solo la valle di prova e di passaggio a un mondo migliore e eterno, ma è uno dei mondi eterni, bellissimo e gioioso, e che noi non solo possiamo, ma dobbiamo fare più bello e più gioioso per chi ci vive con noi e per chi ci vivrà dopo di noi.
25 giugno Per undici giorni non ho scritto nulla. In questi giorni di nuovo e inatteso solo la notizia delle perquisizioni da Popov e Poša a Kostroma. Ho paura che prendiamo troppo alla leggera quest'inizio di persecuzioni, e magari le desideriamo. Tutti e due si sono comportati in modo semplice e forte. Ma contenti. Temo per loro. Che non abbiano a soffrire quando li rinchiuderanno e li maltratteranno. Mi fa rabbia e vergogna essere in libertà. Mi sforzo di non desiderare e di non cercare.
Cosa penosa in questo periodo: come si guastano i ragazzetti, Andrjuša e Miša, e soprattutto Andrjuša. Miša è ancora incorrotto perché piccolo ma poi sarà lo stesso anche per lui con questo dargli vizi e fargli mancare un'autorità morale. Circa una settimana fa lui (Andrjuša) è stato fino all'una di notte a una festa e io gli ho detto che finirà come Bibikov e che è meglio per lui andarsene di casa e vivere in campagna. Ieri, senza nessuna festa, ha fatto lo stesso: è andato al villaggio e all'una di notte non era ancora rincasato. Sono stato a lungo inquieto per lui; ma poi ho vinto la stizza e, quando è tornato, gli ho detto solo che non pensasse che noi dormivamo, e sapesse che lo aspettavamo e eravamo inquieti. Vorrei parlare con lui con umiltà. La situazione dei nostri figli è molto brutta: non hanno nessuna autorità morale. Sonja fa di tutto per distruggere la mia e la sostituisce con le sue ridicole richieste di comportarsi come si deve, delle quali loro s'infischiano allegramente. Mi fanno pena loro e lei. Negli ultimi tempi soprattutto lei. Lei vede bene che tutto ciò che ha fatto era sbagliato e non ha portato a nulla di buono. Ma le è quasi impossibile riconoscere di essere colpevole per non avermi ascoltato. Il pentimento sarebbe troppo terribile.
26 giugno 1894. Jasnaja Poljana Sono stato alla fossa per la sabbia. Gli uomini si calano nella fossa e lavorano con pericolo della vita. A pranzo ho detto che bisogna fare una cava. Da principio Sonja ha detto che non avrebbe sborsato denari. C'è stato un momento di tensione. Dici che vuoi porgere l'altra, quando ti colpiscono su una guancia, ma quando, come qui, si presenta la vera occasione per farlo, hai voglia non di porgere, ma di restituire il colpo. Dopo pranzo sono andato là e ho deciso di aprire la cava.
6 luglio Tutti questi giorni ho lavorato a falciare. Sto bene. Solo ieri mi è venuto mal di fegato per il caldo. È arrivato Pëtr Ge. Ha raccontato cose del padre e del fratello. Ho avuto una lettera da Koleèka. Non lo capisco. Ora voglio scrivergli. Lëva suscita in me un sentimento di pena. Si sente tanto signore, è tutto pervaso da questo sentimento. Toulon è uscito in inglese.
Ho pensato:
1) Il 3 luglio, prima di pranzo. Giornata calda, splendente. Intorno alla casa, nell'ombra del recinto, le mosche ronzano senza cessa sul letame, e sulla steppa; sotto il sole, trema e brilla l'aria rovente.
2) Pensavo a come sono tutto rotto e alla mia viziosità. Sono vizioso e per la precoce dissipazione e per il lusso e per l'ingordigia e per l'ozio. Se non ci fosse stato tutto questo, io, ora, a sessantacinque anni, sarei fresco e giovane. Ma forse questa viziosità non è stata invano. Tutte le mie esigenze morali sono sorte da questa viziosità. Ora è mattino. Ho voglia di dormire. Non riesco a scrivere. Ieri sono stato da Certkov, è malato.
13 luglio '94. Jasnaja Poljana In serata sono andato da Certkov. Aveva la febbre alta e parlava con Strachov. Mi ha dato i brani del mio diario dicendo che erano molto buoni. Mi è stato sgradevole che mi lodasse così. La salute va meglio, ma sono debole. Ieri ho dormito male, ma la salute va meglio. In mattinata non sono riuscito a lavorare e neanche a scrivere lettere. Strachov mi ha letto un suo articolo. Il difetto è che non serve a niente e a nessuno.
15 In serata ho dettato a Maša il dramma Pëtr Mytar.
19 luglio Ieri 18, non ho scritto. Sempre la stessa debolezza. Oggi ancora peggio. Mi fa male anche la schiena.
Ieri mattina ci sono stati postulanti, poi una certa dama Prževalskaja, completamente inutile. Io non servo a lei e lei non serve a me. Sono andato da Certkov con Sonja. Per strada abbiamo parlato un poco del senso della vita. Si parla un po' meglio con lei. La sera Andrjuša è stato di nuovo fino a tardi al villaggio. Penosa discussione con Sonja. Lui, Andrjuša, le ha raccontato che i contadini, parlando mentre falciavano, dicevano che Timofej è mio figlio. Mi dispiace per i ragazzi. Mancano di un'autorità al riparo della quale possano crescere e rafforzarsi.
Non avrei mai pensato di non aver scritto per due settimane. Oggi 9 agosto '94. Jasnaja Poljana È sera, circa le 10. In questo periodo non è successo niente. No, è successo. Lëva è andato a Mosca con Tanja. Ho molta pena per lui, pena per la sua precarietà spirituale.
C'è stata in questo periodo la Mac Kagan col figlio e ha portato alcuni libri da parte di Henry George. Ho letto di nuovo A Perplexed Philosopher. Bellissimo. Di nuovo ho avvertito in modo vivissimo il peccato di possedere terra. Strano come non lo vedano.
In questo tempo ho pensato: 1) Non è importante che per l'accordo fra coniugi, se la loro visione del mondo e della vita non coincidono, quello che pensa di meno si sottometta a quello che pensa di più. Come sarei stato felice di sottomettermi a Sonja: ma questo è così impossibile come per un pulcino rientrare nel suo uovo. Lo dovrebbe fare lei, ma lei non vuole: non c'è raziocinio, non c'è umiltà e non c'è amore.
Oggi 18 agosto 1894 A proposito degli anarchici: con un enorme lavoro in ogni direzione del pensiero e della parola la ragione si fa strada fra gli uomini, viene da loro assimilata nelle forme più svariate, e utilizzando i mezzi più strani essa comincia a conquistare gli uomini: chi l'accetta per moda, chi per darsi arie, chi sotto forma di liberalismo, di scienza, di filosofia della religione, ma, insomma, essa comincia a essere fatta propria dagli uomini. Gli uomini cominciano a credere di essere fratelli, a capire che non si può asservire il fratello, che bisogna aiutare il progresso, sviluppare l'istruzione, lottare contro la superstizione; essa diventa opinione pubblica, e d'improvviso... il terrore, la Rivoluzione francese, il primo marzo, l'assassinio di Carnot, e tutto il lavoro va a monte. Come l'acqua raccolta a poco a poco dalla diga se ne va per un solo colpo di pala e allaga senza vantaggio campi e pascoli. Come possono gli anarchici non vedere il danno della violenza? Come vorrei scrivere loro di questo. Va tutto bene, è tutto giusto quello che essi dicono e fanno, diffondendo l'idea dell'inutilità, del male della violenza statale. Una sola cosa devono cambiare: violenza, assassinio - non partecipazione alle violenze e agli assassinii.
27 agosto Ieri Tanja è andata a Ovsjannikovo per stabilire le condizioni con i contadini. Mi ha fatto molto male. Ho taciuto. Lei era triste. Le ho chiesto, mi ha detto di Ovsjannikovo e si è messa a piangere. Dice: fare porcherie che non servono a nessuno. Bel regalo per il compleanno.
28 agosto '94 E così ho sessantasei anni. Ho parlato con Tanja: lei vuole solo liberarsi della proprietà. Cercherò di organizzare la cosa per lei nel modo migliore.
30 agosto Ho scritto poco, quasi niente. Ho spaccato la legna con un contadino di Kolpenskij. Nel pomeriggio sono andato a Ovsjannikovo, ma non ho parlato affatto con i contadini. Erano ubriachi. La mattina ho pensato:
I romanzi finiscono col matrimonio dell'eroe con l'eroina. Bisognerebbe invece cominciare da questo, e finire che si sono separati, cioè liberati l'uno dell'altro. Descrivere la vita come si fa, per interrompere la descrizione al momento del matrimonio, è come descrivere il viaggio di un uomo e interrompere la descrizione nel punto in cui il viaggiatore è assalito dai briganti.
6 settembre La mattina ho lavorato al catechismo. Ho paura di dire che va avanti perché questo non si nota molto, tuttavia non sono insoddisfatto e ogni giorno mi si chiarisce qualcosa di nuovo. Stamattina a letto, dopo una brutta nottata, ho pensato molto vivamente a un racconto su un padrone e un lavorante. Dopo colazione ho segato le querce con Andrian.
Ieri pomeriggio sono stato a Ovsjannikovo e ho concluso benissimo la cosa con i contadini. Pagheranno quattrocentoventicinque rubli per i bisogni sociali. Ho spiegato loro tutta la faccenda.
10 settembre Ieri ho scritto bene. Poi sono stato a Tula dal notaio e da Rudakov. Dal notaio ho sentito il desiderio di render pubblica l'azione di Tanja. Questo è brutto. Ho incontrato Evdokimov. Vive con una prostituta. Gli ho detto che in questo c'è qualcosa di molto bello: ricuperarla alla vita.
24 settembre '94 Ho pensato molto a quel che ho scritto a Zezilija Vladimirovna. Ho parlato di questo anche con Marija Aleksandrovna. Ecco in che cosa è la vera emancipazione delle donne: non considerare nessun lavoro come lavoro donnesco, tale che ci si debba vergognare a farlo, e con tutte le forze, proprio perché esse sono fisicamente più deboli dell'uomo, aiutarle, togliergli tutto il lavoro che l'uomo può assumere su di sé. Lo stesso vale per l'istruzione, proprio in previsione del fatto che probabilmente dovrà partorire e avrà meno tempo libero; proprio in previsione di questo le scuole per le donne devono essere non peggiori, ma migliori di quelle per gli uomini, in modo che le donne possano accumulare forze e conoscenze in anticipo sull'uomo. E esse ne hanno la capacità. Ho ripensato a tal proposito al mio rozzo e egoistico atteggiamento verso mia moglie. Agivo come tutti, cioè in modo disgustoso e crudele. Le lasciavo tutto il lavoro cosiddetto femminile, e io me ne andavo a caccia. Con gioia riconosco la mia colpa. Ho pensato ancora: Ho visto il cane Vaksa, storpiato, senza una zampa, e volevo cacciarlo via, ma poi mi sono vergognato di me. È malato, brutto, storpio, e lo scacciano per questo. La bellezza attira, la bruttezza respinge. Che significa questo? Significa che dobbiamo cercare la bellezza e sfuggire la bruttezza? No, significa che dobbiamo cercare quello che dà come conseguenza la bellezza, e fuggire quello che dà come conseguenza la bruttezza: cercare di essere buoni, aiutare, servire le creature e gli uomini, e fuggire quello che fa male alle creature e agli uomini. La conseguenza di questo sarà la bellezza. Quando tutti saranno buoni, tutto sarà bello. La bruttezza è un segno del peccato, la bellezza è un segno della purezza: la natura, i bambini. Per questo è falso porre all'arte come obiettivo la bellezza. Maša è partita incattivita, è possibile che sia gelosa di Tanja anche per la faccenda di Ovsjannikovo: Dio non voglia. Devo scriverle.
Oggi 8 ottobre Oggi sono arrivati Poša e Strachov. Hanno perquisito la casa di Strachov e lo hanno avvertito che Tolstoj ora è un soggetto diverso e è pericoloso. Io ora non avrei voglia di essere perseguitato. Ho avuto questo pensiero e mi sono vergognato con me stesso. Sentivo che stavo molto bene in casa con Sonja. Oggi per tutta la giornata e la serata essa ha fatto di tutto per farmi pensare di nuovo con gioia a una persecuzione. Tutto il giorno: ora a proposito delle mele rubate e della prigione che merita la ladra, ora coi suoi discorsi sprezzanti verso ciò che mi è caro, ora con la sua soddisfazione per il fatto che Novoselov è tornato alla Chiesa ortodossa, ora coi suoi ragionamenti a proposito dei denari per I frutti dell'istruzione. Io sono più debole, e il mio lumino dell'amore, che con tanta gioia illuminava la mia vita, si affievolisce.
9 ottobre La malattia e la probabile prossima morte dell'imperatore mi tocca molto. Mi fa molta compassione.
Da più di una settimana non ho scritto. Oggi 21 ottobre. Due giorni fa ho riletto i diari dell'84 e ho provato disgusto per la crudeltà e la cattiveria dei miei giudizi su Sonja e Serëža. Sappiano che rinnego tutte le cose cattive che ho scritto su di loro. Stimo e amo sempre di più e più Sonja. Comprendo Serëža e non ho per lui altro sentimento che amore.
Oggi è il 26 Non ho scritto per tre giorni. L'avvenimento di questi giorni è stato che ho scritto a Popov chiedendogli d'interrompere la corrispondenza con Tanja. Lei ha acconsentito. È molto buona. Oggi è a letto, ha tosse e raffreddore. Oggi è morto Pavel, il calzolaio. Continuava a chiedere alla moglie: «Sono venuti a chiedere di me?» e ascoltava i rumori dalla finestra. La notte ha gridato: «Vengono. Ora», ed è morto. Solo i vecchi, come me, possono notare questa brevità, questa temporaneità della vita. Questo appare così chiaro quando gli uomini intorno a te se ne vanno l'uno dopo l'altro. Ti meravigli solo che tu resisti ancora. Vale forse la pena (non fosse che da questo punto di vista), essendo al mondo per così breve tempo, riempire questo breve spazio di tempo di menzogne, imbrogli e sciocchezze? Proprio come un attore che ha solo una piccola parte e si prepara a lungo per questa parte, è già vestito, truccato, e poi esce e sbaglia, si copre di ridicolo e rovina tutta la pièce.
30 ottobre Ho pensato: A proposito del giuramento, di cui abbiamo parlato ieri con Pëtr Cyganok. Obbligano a giurare i dodicenni. È possibile che credano di legare con questo dei bambini? Non è forse evidente che tale obbligo dimostra la loro colpevolezza e la loro coscienza di essa? Vogliono conservare e salvare l'autocrazia che va a fondo, e chiamano in aiuto l'ortodossia, ma non ci vorrà molto perché l'autocrazia mandi a fondo l'ortodossia e ancor prima vada a fondo essa stessa.
2 novembre Sta per finire l'autunno, la stagione più bella dell'anno.
4 novembre Non ho voglia né di scrivere né di pensare. Ho voglia di lavorare con le braccia, di andare in giro. Domani mandano Maša all'estero.
10 novembre '94. Mosca Mi è penoso stare a Mosca per la quantità di gente che hai intorno. A Mosca, insensatezza e bassezza in occasione della morte del vecchio e dell'incoronazione del nuovo zar. Ricordo solo che la processione con la bara attraverso Mosca mi ha dato l'impressione chiarissima della finzione che deve per forza circondare gli zar. In questa finzione si esaurisce tutta la loro vita. E la gente li invidia anche!
25 dicembre, sera Non ho scritto per più di un mese. L'avvenimento di questo periodo è stato che sono venuti degli studenti e io ho scritto per loro una lettera a Pietroburgo. Ancora un triste scontro con Lëva. In questi giorni ho avuto gioia per la visita dei Certkov. Ho scritto l'insegnamento del bene. Una decina di giorni fa ho lasciato e poi ho ricominciato a scrivere Il sogno del giovane zar, e poi Padrone e lavorante.
Oggi 31 dicembre È venuto Certkov. C'è stato uno scontro sgradevole a causa dei ritratti. Come sempre, Sonja si è comportata in modo deciso, ma insensato e cattivo.
1) Ho visto Vera Velièkina, suo fratello, il loro amico e sua sorella. Sono rimasti tutti un mese e mezzo in carcere preventivo, e tutti e quattro, senza eccezione, ricordano con gioia la loro permanenza là.
2) Lëva mi ha detto di aver conversato a lungo con Vanja Raevskij a proposito del fatto che i giovani d'oggi sono precari e malati di nervi perché non hanno campo d'azione; fra loro hanno parlato anche di molte altre cose complicate. Ma tutto si riduce alla religione della pentola, come diceva il nonno, cioè al fatto di non costringere gli altri a servire se stessi anche nelle cose più elementari e semplici. Tutta la morale cristiana si riduce nella sua applicazione pratica a considerare tutti fratelli, essere uguali con tutti. Questa coscienza è stata la svolta principale nella mia vita, ma per realizzare questo occorre anzitutto smettere di costringere gli altri a lavorare per sé, e anche nel nostro sistema di vita utilizzare il meno possibile il lavoro, l'opera degli altri, quel che si acquista con il denaro, spendere denaro il meno possibile, vivere nel modo più semplice possibile. E loro (i più buoni fra loro, quelli che intendono essere d'accordo con me) aggirano questa esigenza definendola unilaterale, esagerata, e violando questa prima, primaria regola di moralità, vogliono vivere in modo morale. Si capisce che non ci riescano. E si amareggiano e si perdono.
1895
3 gennaio 1895. Nikolskoe Dagli Olsufev. Siamo partiti, come avevamo deciso, il primo. Fino all'ultimo ho lavorato al Padrone e lavorante. Dal punto di vista artistico ora va bene, ma è ancora debole per il contenuto.
La faccenda della fotografia è molto penosa. Tutti si sono offesi.
29 gennaio '95. Mosca Non ho scritto per più di tre settimane. Sono stato bene dagli Olsufev. Sono stato molto occupato dal racconto. Un avvenimento importante, che temo non rimarrà per me senza conseguenze, è il discorso insolente dell'imperatore. Siamo stati alla riunione di Šachovskij. Abbiamo fatto male a andarci. Tutto è molto stupido e è evidente che l'organizzazione non fa che paralizzare gli sforzi dei singoli. Lettere e articoli positivi su Patriottismo e cristianesimo.
Oggi 7 febbraio. Ore 11 del mattino. Mosca Ho continuato a correggere il racconto. Un racconto sfortunato. Ieri è stato la causa di una terribile scenata di Sonja. Non stava bene, era stanca e esaurita dopo la malattia del caro Vaneèka; neanch'io mi sono sentito bene negli ultimi giorni. Tutto è cominciato quando lei si è messa a copiare i fogli corretti. Io ho chiesto il perché...
Ho pensato in questo periodo:
La situazione della maggioranza istruita degli uomini illuminati da vero amore per il fratello e che sono ora oppressi dall'inganno e dall'astuzia dei violenti, che costringono questa maggioranza degli uomini a rovinare loro stessi la propria vita, questa situazione è terribile e sembra disperata. Si presentano solo due vie d'uscita, e tutte e due sono false: una consiste nello spezzare la violenza con la violenza, con il terrore, con le bombe e la dinamite, con il pugnale, come hanno fatto i nostri nichilisti e anarchici, per sconfiggere, fuori di noi, questa congiura dei governi contro i popoli; oppure arrivare a un accordo con il governo facendogli delle concessioni e, partecipando a esso, pian piano sgrovigliare la rete che lega il popolo e liberarlo. Tutte e due le vie d'uscita sono false.
La dinamite e il pugnale, come dimostra l'esperienza, provocano solo la reazione, rovinano la forza più preziosa, l'unica in nostro possesso: l'opinione pubblica; l'altra via d'uscita è falsa perché i governi sanno già bene che cosa possono concedere agli uomini che vogliono trasformarli. Essi concedono solo ciò che non intacca la sostanza e hanno buon fiuto nel comprendere quel che può essere loro nocivo, hanno buon fiuto perché è in gioco la loro stessa esistenza. Così fanno concessioni ai dissidenti, a coloro che vogliono trasformarli non solo per soddisfare le richieste di queste persone, ma per sé, per il governo stesso. Per il governo queste persone sono pericolose se restano al di fuori del governo e si levano contro di esso rafforzando l'unica arma più forte dei governi: l'opinione pubblica. Per questo al governo è necessario disarmare queste persone, attirarle a sé con concessioni, renderle inoffensive come microbi culturali, e poi impiegarle al servizio degli obiettivi dei governi, cioè dell'oppressione e dello sfruttamento del popolo.
Le due vie d'uscita sono chiuse ermeticamente. Che cosa rimane allora? Non è possibile spezzare il circolo con la violenza: così rafforzi solo la reazione; entrare nei ranghi del governo, anche questo non è possibile: così ti fai strumento del governo. Rimane una sola cosa: combattere il governo con l'arma del pensiero, della parola, dell'esempio di vita, senza fare concessioni al governo, senza entrare nelle sue file, senza contribuire all'aumento della sua forza. Occorre solo questo, e certamente avrà successo.
15 febbraio 1895 Nelle giornate successive le cose sono ancora peggiorate. Lei è stata vicino alla pazzia e al suicidio. I ragazzi sono andati a prenderla per riportarla a casa. Ha sofferto terribilmente. È stato il demonio della gelosia, gelosia insensata e completamente infondata. Mi è bastato cominciare a amarla di nuovo per capire i suoi motivi, e dopo aver compreso i motivi non è che l'abbia perdonata, ma non c'è stato più niente da perdonare. Ho spedito ieri al «Messaggero del Nord», lo pubblicano anche lì, oltre che da lei e nel Mediatore. Ho scritto e consegnato tre parabole. Non ho firmato la petizione per la legittimazione della stampa.
Oggi 26, notte, 1895. Mosca Abbiamo seppellito Vanecka. Terribile. No, non è terribile, ma è stato un grande avvenimento spirituale. Ti ringrazio, Padre. Ti ringrazio.
Oggi 12 marzo '95. Mosca Ho sentito, ho provato, ho pensato tanto in questo periodo che non so cosa scrivere. La morte di Vanecka è stata, per me, come la morte di Nikolenka, no, in misura ancora più grande, una manifestazione di Dio, un avvicinamento a Lui. E per questo non solo non posso dire che è stato un avvenimento triste, penoso, ma dico apertamente che è stato (gioioso): non gioioso, è una parola impropria, ma un avvenimento misericordioso di Dio, che avvicina a Lui, che scioglie la menzogna della vita.
Sonja non riesce a vederlo così. Per lei il dolore quasi fisico del distacco ha nascosto l'importanza spirituale dell'avvenimento. Ma lei mi ha colpito. Il dolore del distacco l'ha di colpo liberata da tutto ciò che oscurava la sua anima. Come se si fossero spalancate le porte e si fosse d'improvviso rivelata la sostanza divina dell'amore di cui è fatta la nostra anima. Mi ha colpito nei primi giorni la sua straordinaria amorevolezza: tutto ciò che in qualche modo turbava l'amore, un rimprovero, una disapprovazione di qualcuno o di qualcosa, perfino una maldicenza, tutto la offendeva, la faceva soffrire, faceva contrarre dolorosamente il germoglio d'amore scoperto. Ma il tempo è passato, e il germoglio si è coperto di nuovo, e la sua sofferenza non ha più trovato soddisfazione, vent, nell'amore generale, e è diventata insopportabilmente penosa, come una cosa senza sbocco. Lei soffre in particolare perché l'oggetto del suo amore si è distaccato da lei e le sembra che il suo bene era in quest'oggetto, e non nell'amore stesso. Lei non riesce a separare le due cose; non riesce a considerare in modo religioso la vita in generale e la sua vita. Non riesce a capire chiaramente che una delle due: o la morte che incombe su tutti noi è padrona di noi e può separarci e privarci del bene d'amore, oppure la morte non esiste, ma esiste una serie di trasformazioni che avvengono in tutti noi e fra le quali una delle piu importanti è la morte, e che queste trasformazioni si compiono in tutti noi, combinandosi variamente, alcune prima, altre dopo, come onde.
Io cerco di aiutarla, e vedo che finora non sono riuscito a farlo. Ma io l'amo, e mi è penoso e bello stare con lei. È ancora debole fisicamente. Tanja, povera cara, è anche lei molto debole. Tutti noi siamo molto vicini l'uno all'altro; ha detto bene D.: è come quando manca un foglio, e gli altri si spostano per stare più stretti.
Ho scritto a Schmidt col programma per il Mediatore internazionale. Oggi avevo voglia di scrivere qualcosa di artistico. Ho ricordato che cosa avevo di non finito. Vorrei finire tutto e precisamente:
1) Konevskaja., 2) Chi ha ragione? 3) Padre Sergio. 4) Il diavolo all'inferno. 5) Il biglietto. 6) Le memorie di una madre. 7) Alessandro I. 8) Il dramma. 9) I coloni e i baškiri. Inoltre devo finire il Catechismo. E poi, dopo aver pensato a tutto questo (almeno otto anni di lavoro), domani morire. E anche questo è bene.
In questo periodo ho pensato:
1) La morte dei fanciulli da un punto di vista oggettivo: la natura cerca di dare uomini migliori e, dopo aver constatato che il mondo non è ancora pronto per loro, li riprende indietro. Ma deve provare lo stesso, per andare avanti. È un bisogno. Come le rondini che arrivano troppo presto e muoiono di freddo. Ma esse devono ugualmente arrivare. Così Vaneèka. Ma è un ragionamento oggettivo stupido. Mentre un ragionamento giusto è che lui ha contribuito all'opera di Dio, all'affermarsi del regno di Dio attraverso l'aumento dell'amore, più di quanto abbiano fatto molti che hanno vissuto mezzo secolo e più.
2) Sì, occorre vivere sempre come se nella stanza accanto morisse un figlio amato. Lui muore sempre. E sempre muoio anch'io.
3) Alcuni giorni dopo la morte di Vanecka, quando l'amore in me è cominciato a indebolirsi (quello che mi ha dato Dio attraverso la vita e la morte di Vaneèka non scomparirà mai), ho pensato che bisogna nutrire in sé l'amore vedendo bambini in tutti gli uomini: immaginarli com'erano quando avevano sette anni. Posso fare questo. E questo è bene.
4) La gioia della vita senza tentazioni è l'oggetto dell'arte.
5) Ho letto un brutto articolo di Solovëv contro la non resistenza. In ogni prescrizione pratica morale è implicita la possibilità di contraddirla con un'altra prescrizione che deriva dalla stessa base. La continenza significa forse non mangiare e diventare incapace di servire gli uomini? Non uccidere gli animali: significa forse lasciare che ti mangino loro? Non bere il vino: significa forse non usarlo nella comunione e non curarsi col vino? Non opporsi al male con la violenza: significa forse lasciare che l'uomo uccida se stesso e gli altri?
Mettersi a cercare queste contraddizioni dimostra solo che l'uomo impegnato in questa ricerca non vuole seguire la legge morale.
Oggi, 18 Lo scrivere, particolarmente quello artistico, mi è moralmente nocivo. E infatti, mentre scrivevo Padrone e lavorante, ho ceduto al desiderio della vanità. E gli elogi e il successo sono un sicuro segno che questo è stato un male.
Oggi 27 marzo Poiché non sento disapprovazioni ma solo elogi per Padrone e lavorante, immagino un grande rumore e mi viene in mente l'aneddoto di un predicatore che, agli applausi che accolsero una frase del suo sermone, si fermò e chiese: ho detto forse qualche stupidaggine? Io provo lo stesso e so di aver fatto una sciocchezza: ho elaborato artisticamente un racconto vuoto. Il racconto è brutto. E avrei voglia di scrivere una critica anonima di esso, se avessi il tempo e ne valesse la pena.
In questo periodo sono stato alla prigione da Izjumèenko e all'ospedale a trovare Chochlov.
Ieri ho pensato al testamento di Leskov e credo che anch'io devo fare lo stesso. Io rimando sempre, come se fosse ancora lontano, e invece è proprio una cosa vicina. Questo è bene e è necessario non solo perché libera i tuoi cari dai dubbi e dalle esitazioni nel momento di decidere il da farsi con il cadavere, ma anche perché la voce di un morto è particolarmente sentita. E è bene dire qualcosa, se hai qualcosa da dire, ai tuoi cari e a tutti.
Il mio testamento sarebbe pressappoco così. Anzi, finchè non ne scriverò un altro, è così.
1) Seppellirmi là dove morirò, nel cimitero più povero, se sarò in una città, e in una cassa da poco prezzo come seppelliscono i mendicanti. Non mettere fiori o corone, non fare discorsi. Se possibile senza prete e senza ufficio funebre. Ma se questo fa dispiacere a coloro chi mi devono seppellire, che mi seppelliscano al modo solito, con la messa funebre, ma con la massima semplicità e a poco prezzo.
2) Non pubblicare nulla della morte sui giornali e non scrivere un necrologio.
3) Tutte le mie carte andranno, per essere riviste e ordinate, a mia moglie, a V. G. Certkov, a N. N. Strackov e alle figlie Tanja e Maša (quello che è cancellato, l'ho cancellato io. Le figlie non devono occuparsi di questo), a chi di loro sarà in vita. Escludo i miei figli da questo compito non perché non li ho amati (grazie a Dio, negli ultimi tempi li ho amati sempre e sempre di più) e so che anche loro mi amano, però loro non conoscono bene i miei pensieri, non hanno seguito il corso di essi, e possono avere un loro diverso punto di vista e quindi essere portati a lasciare ciò che non deve essere lasciato e a scartare ciò che deve essere conservato. A proposito dei diari della mia vita da scapolo prego, dopo aver scelto le cose valide, di distruggerli; prego anche di distruggere nei diari della mia vita da sposato tutto ciò che potrebbe, se pubblicato, dar dispiacere a qualcuno.
Certkov mi ha promesso di farlo mentre sono ancora in vita. E con il suo, non meritato, grande amore per me e la sua grande sensibilità morale, sono sicuro che lo farà nel miglior modo. Prego di distruggere i diari della mia vita da scapolo non perché voglia nascondere alla gente la mia vita cattiva (la mia vita è stata la consueta, disgustosa vita dei giovani senza princìpi), ma perché questi diari, in cui ho annotato solo ciò che mi tormentava con la coscienza del peccato, danno un'impressione unilaterale e rappresentano...
Per il resto, che i miei diari rimangano così come sono. Almeno da essi risulta che nonostante tutta la bassezza e la meschinità della mia giovinezza non sono stato abbandonato da Dio e che se non altro in vecchiaia ho cominciato a comprenderLo un poco e a amarLo.
Per quanto riguarda le altre carte, prego coloro che le metteranno in ordine di pubblicare solo quel che può essere utile agli uomini.
Scrivo tutto questo non perché attribuisca qualche valore alle mie carte, ma perché so che dopo la mia morte, nei primi tempi, pubblicheranno le mie opere e le discuteranno attribuendo importanza a esse. Se così dev'essere, che almeno i miei scritti non rechino danno alla gente.
4) Prego i miei eredi di permettere a chiunque di pubblicare le mie opere ultime: dieci volumi e il sillabario. Cioè rinunciare ai diritti d'autore. Ma per questo solo prego e non obbligo per testamento in nessun modo. Se lo farete, bene. Questo sarà un bene anche per voi, e se non lo farete, siete liberi. Vuol dire che non lo avrete potuto fare. Il fatto che le mie opere siano state vendute negli ultimi dieci anni è stata la cosa più penosa della mia vita.
5) Prego ancora tutti i miei amici, vicini e lontani, di non elogiarmi (so che lo faranno perché lo facevano anche quando ero in vita e nel modo più sbagliato), e se vogliono occuparsi dei miei scritti, prestino attenzione a quelle parti della mia opera in cui, lo so, parlava attraverso me la forza di Dio, e le utilizzino per la loro vita. Ho avuto momenti in cui mi sentivo portavoce della volontà di Dio. Spesso sono stato così impuro, così pieno di passioni personali che la luce di questa verità veniva oscurata dalla mia oscurità, ma nonostante questo mi sentivo a volte pervaso da questa verità, e questi sono stati i momenti più felici della mia vita. Spero che Dio abbia impedito che la Sua verità si contaminasse passando attraverso me, e che gli uomini, nonostante il contagio meschino e impuro che ho potuto trasmettere a questa verità, possano nutrirsi di essa.
Solo in questo consiste il significato dei miei scritti. E per questo si può solo biasimarmi, non elogiarmi. Ecco tutto.
Oggi 14 aprile '95. Mosca Camminavo accanto ai giardini di Alessandro e all'improvviso, con una chiarezza straordinaria e entusiasmo, ho immaginato un romanzo: come un uomo istruito scappa dalla moglie per andare con contadini trasmigranti e porta con sé il figlio con la nutrice. Ha vissuto una vita pulita, di lavoro, e così ha educato il figlio. E come il figlio torna per intimazione della madre, che vive una vita da signora piena di lusso e di depravazione. Potrebbe essere molto bello. Almeno così mi sembra.
25 aprile '95. Mosca Ieri Sonja è partita per Kiev con Tanja, che è venuta a prenderla. La sua salute è un poco migliorata; si è alzata, ma è molto debole e moralmente non trova un punto d'appoggio. La situazione della donna è tragica: la natura le ha dato soprattutto una sessualità infrenabile (la stessa ha dato all'uomo, ma nell'uomo questo non porta alla conseguenza fatale: la nascita dei figli) la cui conseguenza sono i figli, verso i quali esiste un amore ancora più forte e che è ancora amore carnale perché la gravidanza, il parto, l'allattamento sono ancora cose della carne. La donna, la donna buona, ripone tutta la sua anima, tutta se stessa nei figli, diventa per lei un'abitudine dell'anima vivere solo per loro e di loro (terribile tentazione, tanto più che tutti non solo la approvano, ma la elogiano per questo); passano gli anni, e i figli cominciano a allontanarsi, nella vita o nella morte, nel primo caso gradualmente, ripagando l'amore con gli sgarbi, considerando quest'amore un peso al collo che non gli permette di vivere; nel secondo caso, la morte, provocando un atroce dolore subitaneo e lasciando il vuoto. Vivere bisogna e non hai di che vivere. Non c'è abitudine, non c'è nemmeno la forza per una vita spirituale, perché tutte le forze sono state spese per i figli che non ci sono più.
Ecco che cosa bisognerebbe dire nel romanzo sulla madre.
In questi giorni, al maneggio, ho cominciato a imparare a andare in velocipede. È strano come questo mi diverte. Evgenij Ivanoviè Popov ha cercato di dissuadermi e è dispiaciuto perché continuo a andarci, ma io non provo alcuna vergogna. Al contrario, sento che in questo c'è un naturale e mentecatto abbandonarsi, e non mi importa dicano che mi diverto come un bambino.
Sono stato con le ragazze, Saša e Martynova, a teatro e al ritorno esse hanno cominciato a parlare e a dire che presto ci saranno progressi materiali come l'elettricità eccetera. Ho sentito pena per loro e mi sono messo a dire che aspetto e sogno e non solo sogno ma aspiro a un altro progresso importante: non l'elettricità o il volo, ma il progresso della fratellanza, dell'unità, dell'amore, dell'istituzione del regno di Dio sulla terra. Hanno compreso, e io ho detto loro che la vita consiste solo nel servire per avvicinare, realizzare questo regno di Dio. Hanno capito e mi hanno creduto. Che persone serie sono i giovani! «Loro è il regno di Dio.» Oggi ho letto poi le grandiose previsioni di un americano su come saranno le strade, le vie di comunicazione eccetera nel duemila questi scienziati dementi non hanno idea di ciò in cui consiste il vero progresso. Nemmeno un accenno. E dicono che le guerre saranno eliminate solo perché disturbano il progresso materiale.
Ora sono le 11. 26 oprile 1895. Mosca. Se sarò vivo Ieri sono andato in velocipede al maneggio. Poi da Sergej Nikolaeviè. È in condizioni terribili di spirito, e tutti i suoi soffrono. Ieri ho visto il mio ritratto, e mi ha colpito per la sua vecchiaia. Resta poco tempo. La cosa terribile è che più diventi vecchio più senti diventare preziosa (nel senso di influenza sul mondo) la forza che hai in te, e hai paura di sprecarla non per quello a cui è destinata. Come se essa (la vita) diventasse sempre più densa (nella giovinezza si può versarla, non è ancora infuso) e alla fine si trasformasse tutta in infuso.
7 maggio 1895. Domenica. Mosca Ho cominciato a scrivere del 17 gennaio. Ma senza entrain, e non va avanti.
Oggi 15 maggio '95. Mosca Sempre lo stesso. Solo la testa un poco più lucida e attiva. Di notte ho dormito solo quattro ore. Ieri mi sono stancato in velocipede.
Ho pensato in questo periodo: Non bisogna confondere la vanità con l'amore per la gloria e tanto meno con il desiderio di amore. Il primo è desiderio di distinguersi di fronte agli altri con azioni insignificanti e talvolta persino cattive, il secondo è desiderio di essere elogiato per azioni utili e buone, il terzo è desiderio di essere amati. Il primo: saper ballare bene; il secondo: essere considerato dagli uomini come una persona buona e intelligente; il terzo: vedere negli uomini l'espressione d'amore per te. Il primo è male, il secondo è meglio di niente, il terzo è legittimo.
Oggi, mi sembra, è il 18 maggio '95. Mosca Mi è molto penoso vivere. Non ho voglia di lavorare o di scrivere, sono sempre di umore tetro. Ieri l'altro Andrjuša, senza ragione alcuna, mi ha detto delle insolenze. Non sono riuscito a perdonarlo. Prima non volevo salutarlo, poi ho cominciato a rimproverarlo, ma lui ha parlato ancora peggio, e io non ho potuto più sopportare e me ne sono andato dopo avergli detto che per me era un estraneo. Tutto questo è male. Occorre perdonarlo, perdonare completamente, e solo allora aiutarlo. Alechin può avere sei anni di lavori forzati. Sono addolorato per lui, ma perché lasciano me?
20 maggio '95. Nikolskoe, dagli Olsufev Il giornale ricevuto ieri, con un articolo sulle calunnie e le sciocchezze del libro della Seuron, mi vergogno a dirlo, mi ha addolorato. Ma non molto. Il giornalista propone una smentita. Ma io non ho affermato nulla sulla mia persona, perciò non ho nulla da smentire. Sono così come sono. E come sono, lo sappiamo io e Dio. Mai con tanta forza come ora, che sono in uno stato di debolezza spirituale, vengono alla luce i ricordi. Dagli Olsufev, avevo pensato di mettermi a scrivere, ma sono già le 12 e ancora non mi sono seduto.
Oggi 26 maggio. Nikolskoe, '95 Poi mi sono messo a scrivere nel pomeriggio. Ho avuto febbre. Stamattina di nuovo non ho scritto, poi nel pomeriggio ho scritto, e abbastanza, così ne ho buttato giù più della metà. Si mette in modo strano; occorre che Nechljudov sia un seguace di Henry George e che lo menzioni, che diventi debole guardando la figlia sdraiata della signora raffinata (Mary Urusova).
È stata qui Sonja. Era molto eccitata a causa del chinino. Grazie a Dio tutto è finito bene e con amore. Stamani lei è partita. Oggi sto meglio. Anna Michajlovna è più intelligente e più buona di quanto pensassi.
4 giugno '95. Mosca A Nikolskoe martedì mi sono fatto fare un'operazione e Pëtr Vasileviè ha fatto per sbaglio la soluzione oleosa al tre per cento, e così... mi sono ammalato. La sera del giorno dopo sono però partito lo stesso. Stavo molto male. All'arrivo a Mosca ho trovato Tanja, Serëža, Manja. La stessa notte ho avuto una colica terribile per i calcoli biliari. Nei momenti dei dolori acuti non riuscivo a pensare a nulla, desideravo solo che cessassero i dolori. La causa della colica deve essere il sole che ho preso il giorno prima. Ora sono già cinque giorni che sono malato, non faccio nulla, solo leggo. Ho letto un bellissimo libro di Castellion. Era un vero cristiano del sedicesimo secolo. E poi un articolo tradotto di Arnold. Dopo ho avuto visite. È stato qui il povero Andrjuša, ho cercato di aiutarlo, ma poco.
Serëža e Manja mi hanno fatto pena. Tutti e due vogliono uscirne fuori, trovare la strada, e invece si imbrogliano sempre più e si allontanano dalla strada. Ieri ho letto, a proposito di Ibsen, che egli afferma che rinunciando all'amore carnale, ti blocchi, e che esso ti porterà all'amore vero. Che errore! Solo rinunciando a esso o prima di conoscerlo puoi provare la vera commozione dell'amore.
Ho pensato ancora una volta che il regime della nostra vita è schiavistico, e che pensare di poter conservare quest'ordine di vita e avere la fratellanza, l'uguaglianza e la libertà è lo stesso che costruire le piramidi egiziane con una comunità fraterna.
Oggi dev'essere il 7. Jasnaja Poljana, '95 Sono arrivato ieri l'altro. Ho viaggiato con Boulanger in uno scompartimento personale. È stato molto spiacevole. Sento una grande debolezza fisica e spirituale: non sono riuscito a soffocare un sentimento cattivo...
Mosca estiva: finestre chiuse, fodere sui mobili, i portinai e le persone che sono rimaste a sorvegliare le case, e i loro figli, in libertà, vestiti estivi stretti, le cosce serrate nei vecchi calzoni bianchi, e bellissimi giardini vuoti accanto alle case, e nelle strade il selciato rovente e pieno di polvere. E gente che passeggia con la sigaretta in bocca, arance, risate scomposte di ubriachi.
13 giugno 1895. Jasnaja Poljana La salute va sempre male. Ieri sono arrivati Serëža e Manja. Sono molto affettuosi l'uno con l'altro, ma temo che, sposandosi, abbiano fatto ciò che si fa talvolta quando, diciamo, la chiave non apre o la porta è bloccata: si gira la chiave o si spinge la porta dalla parte sbagliata. Il paragone non è giusto, ma voglio dire: ognuno di loro non può, non è capace di vivere da solo; allora proviamo a legarci insieme.
Ho pensato: Le scienze concrete, contrariamente a quelle astratte, diventano tanto meno precise quanto più il loro argomento si avvicina alla vita dell'uomo: a) matematica, b) astronomia, c) chimica, d) fisica, e) biologia (comincia l'imprecisione), antropologia (l'imprecisione aumenta), sociologia (l'imprecisione oltrepassa tutti i limiti e di scienza non resta più niente).
Oggi 15 giugno '95. Jasnaja Poljana. Le 8 di sera Era bello il contadino di Demenka, di settantanove anni, che sapeva di morire, lo desiderava, ma riusciva lo stesso a scherzare. La cosa che più lo sollevava era il ricordo di quanto aveva lavorato durante la sua vita. «È raro che qualcuno riesca a lavorare così tanto.» Fino all'anno prima coltivava da solo due appezzamenti.
Oggi 28 giugno '95. Jasnaja Poljana. Negli ultimi giorni ho scritto Resurrezione. Essa mi occupa sempre di più e mi si fa sempre più chiara. C'è stata molta gente: Certkov, Kasatkin, Katerina Ivanovna, Bulygin.
Ho pensato in questo periodo:
1) La scienza, l'arte: è tutto molto bello, ma nella vita fraterna esse saranno diverse. E è più importante che ci sia la vita fraterna che lasciare la scienza e l'arte così come sono ora.
2) Vero amore è solo quello che ha un oggetto non attraente.
Oggi 4 luglio '95. Jasnaja Poljana In questi giorni mi è capitato due volte di scrivere volentieri. E posso dire che la minuta della storia di Koni è finita. Due volte sono andato a falciare. Ieri sono andato a Tula in velocipede.
12 luglio Nei giorni scorsi è arrivato Strachov. Ne sono stato molto contento. Ho scritto a Veselitskij che quando sappiamo che un uomo si prepara a morire siamo buoni con lui, lo amiamo. E allora come possiamo non amare tutti, dato che sappiamo che ognuno si prepara? Strachov, incredibile, non si rende conto della sua condizione.
5 agosto '95. Jasnaja Poljana Non ho scritto per quasi un mese. Questo mese l'ho passato non male. Ho lavorato un poco nei campi. Una volta sono andato a mietere la segale. Ho scritto abbastanza la storia di Koni. Va avanti. Ho ricevuto una lettera di Chilkov che descrive le persecuzioni contro i duchobory. Ho scritto una lettera per i giornali inglesi. La stanno traducendo.
Con Sonja va peggio. Oggi ha chiesto che siano copiati. Le ho detto di no perché poi nascono sempre litigi. Ho pensato in questo periodo e ho annotato:
1) Sto seduto vicino alla finestrella di un'izba. C'è una nube, è buio, le mosche ronzano e mi sbattono in faccia. Una contadina, in piedi, guarda dalla finestra e dice stancamente fra sé: Padre, re dei cieli, non vedi? la nube se ne va. Dio, manda una pioggerella...
2) Ho pensato, leggendo il libro di Kidd. In che cosa consiste il progresso? Secondo me, consiste nella sempre e sempre più grande prevalenza della ragione sulla legge animale della lotta, mentre secondo gli evoluzionisti è nel trionfo della lotta animale sulla ragione, perché solo in conseguenza di questa lotta animale, secondo loro, può realizzarsi il progresso.
Non ho scritto per più di un mese. Oggi 7 settembre 1895. Jasnaja. Poljana In questo periodo ho sofferto per la vita cattiva dei ragazzi: Andrjuša e Miša. Ho provato a aiutarli. Sono andato in velocipede e ho scritto Resurrezione. L'ho letto alla Olsufeva, a Taneev, a Èechov e ho fatto male. Ora sono molto scontento del lavoro e voglio o abbandonarlo o rifarlo. Negli ultimi giorni sono andato a scegliere gli alberi per i contadini.
Oggi 22 settembre 1895. Jasnaja Poljana Sonja è stata a Mosca e è tornata. Ha un'aria di pena e mi è sempre più cara. Vedo con maggior chiarezza tutto il suo carattere. Il pensiero di Andrjuša mi tormenta perché non riesco a trovare un atteggiamento giusto nei suoi confronti. Tanja è cara, mite, buona. Maša è a Mosca. Nella storia di Koni vedo lati nuovi, molto importanti, che per poco non mi sfuggivano. E cioè la gioia di infrangere tutte le leggi e le usanze stabilite e la consapevolezza della sua vita giusta.
Ripensavo a quante volte ho discusso coi dogmatici religiosi: ortodossi, evangelisti eccetera. Che cosa assurda. Com'è possibile discutere seriamente con un uomo che afferma di credere che l'unica giusta concezione del mondo e l'unico giusto atteggiamento nostro nei confronti di esso sono quelli espressi millecinquecento anni fa dai vescovi riuniti da Costantino a Nicea, secondo cui Dio è la Trinità, che 1890 anni fa mandò il figlio alla Vergine per espiare il mondo eccetera. Con simili uomini non si può ragionare, si può solo compatirli, cercare di curarli: occorre considerarli malati di spirito e non discutere con loro.
Sera del 25 settembre In mattinata ho scritto la storia di Koni, ho rivisto tutto da capo. Abbastanza bene. Comunque non mi disgusta. Mi sono sempre ricordato della vita per Dio, l'ho dimenticato solo due volte nei confronti di Andrjuša. La mattina, quando l'ho sentito alzarsi, non sono uscito e così anche la sera quando è tornato. Lui è mancato da casa per due giorni e non può non sentirsi in colpa. Più lui è cattivo, più bisogna amarlo. E questo io non l'ho fatto. Nel pomeriggio sono andato con Gastev a tagliare gli alberi per Filipp e Andrian e poi sono stato in velocipede.
26 settembre È stata una giornata penosa. Mi sono svegliato presto, sono rimasto a letto a pensare. Dopo colazione ho aspettato che si svegliasse Andrjuša. Mi tormentavo: entrare da lui oppure no? Quando sono entrato si è coperto, ma ho visto che non dormiva e ho cominciato a parlargli. Ho parlato dolcemente e con bontà, ma in modo poco convincente, sentivo timore, ero incerto, tormentato. Lui ha taciuto sempre. Nemmeno un suono. Me ne sono andato a lavorare. Non è passata un'ora che ho sentito i suoni della sua armonica in cucina. Non ho creduto alle mie orecchie, ho dato un'occhiata dal finestrino della cucina. Lui si è scostato. Non ho resistito, ho detto: questo è peggio di Chochlov. Durante il pranzo non mi rispondeva e se n'è andato arrabbiato. Mi vergogno per il fatto di non aver resistito. Mi vergogno tanto. Mi sono afflitto egoisticamente perché le mie parole non hanno fatto effetto. Anche il lavoro non è andato avanti. Ho cambiato troppo e mi sono confuso. E mi vergogno a scrivere queste finzioni. Sono tranquillo solo quando scrivo ciò che conosco e penso.
Oggi 29 settembre '95. Jasnaja Poljana Le 8 di sera. Ieri l'altro ho rivisto Andrjuša durante il tè e mi sono sforzato di parlargli. E sono stato premiato, lui era contento e aveva voglia di parlarmi, però ieri è tornato con l'alito che sapeva di vino, e io non sono riuscito a reprimere in me il bisogno di riprovazione e ho taciuto. Ieri l'altro e ieri ho scritto la cosa di Koni. Ieri sono andato a Tula in velocipede.
Oggi, mi sembra, è il 9. È venuto Sergeenko, adulatorio in modo non buono. Per due giorni ho scritto bene. Sono andato a Tula in velocipede e mi sono stancato molto. Tanja è partita per Mosca. Stare con Sonja mi è penoso. Ma sicuramente è colpa mia. Leggo il Vangelo in italiano, ho scritto una lettera a Edwards e un'altra a Schmidt. Provo un piacevole sentimento autunnale. Sono andato a camminare e ho pensato alla doppiezza di Nechljudov. Bisogna esprimerla in modo più chiaro.
12 ottobre '95. Jasnaja Poljana Sono solo con Sonja e Saša. Leggo in italiano. Andrjuša mi tormenta. Ieri ho parlato con lui a lungo. Sento che è inutile. È venuto Arsenev. Ho ricevuto un libro italiano. Sull'insegnamento del cristianesimo nelle scuole. È molto bello il pensiero che l'insegnamento della religione è una violenza, quella seduzione dei bambini di cui ha parlato Cristo. Che diritto abbiamo noi di insegnare quel che in grande maggioranza non crediamo? La Trinità, i miracoli di Buddha, di Maometto, di Cristo? L'unica cosa che noi possiamo e dobbiamo insegnare è la dottrina morale. Un pensiero bellissimo.
13 ottobre In tutti questi giorni ho notato che qualcosa tormenta Sonja. L'ho trovata che scriveva una lettera. Ha detto che me lo dirà dopo. Stamani c'è stata la spiegazione. Lei ha letto le mie parole cattive su di lei, scritte in momenti di irritazione: le ho scritte e poi me ne sono dimenticato. Nel profondo dell'animo so di essere in colpa. E lei, povera cara, ha sofferto terribilmente, e invece di irritarsi mi ha scritto questa lettera. Non mi sono mai sentito così colpevole e commosso. Oh, se questo potesse avvicinarci ancora di più! Se essa potesse liberarsi da tutte le sciocchezze in cui crede, dalla fede nelle cose futili, e cominciasse a credere nella sua anima, nella sua ragione.
Sfogliando il diario ho trovato un punto (ve n'è più d'uno) in cui io rinnego tutte le parole cattive che ho scritto contro di lei. Queste parole sono state scritte in momenti di irritazione. Ora ripeto ancora una volta per tutti coloro che leggeranno questi diari: io spesso mi sono irritato con lei per il suo carattere impulsivo non riflessivo, ma, come diceva Fet, ogni marito ha la moglie che gli occorre. E lei (io vedo così) è stata la moglie di cui avevo bisogno. È stata nel senso pagano una moglie ideale per fedeltà, per attaccamento alla famiglia, per abnegazione, per pagano amore della famiglia, e in essa c'è la possibilità di una comunione cristiana. L'ho visto dopo la morte di Vanecka. Si manifesteranno queste possibilità? Aiutami, Padre. L'avvenimento di oggi mi ha dato una vera gioia. Lei ha visto e vedrà la forza dell'amore, del suo amore, su me.
Ieri era il 24; oggi 25 ottobre '95. Jasnaja Poljana Ora sono partite Sonja e Saša. Lei stava già nella carrozza, e ho sentito una grande pena per lei; non perché parte, ma per lei, per la sua anima. E anche adesso provo una tale pena, che trattengo le lagrime a fatica. Mi fa pena perché si sente triste, sola. Ha solo me per reggersi e in fondo all'animo ha paura che io non l'ami, non l'ami come posso amare con tutta l'anima, e che la causa di ciò sia la diversità dei nostri modi di vedere ha vita. Pensa che io non l'ami perché lei non è venuta da me. Non pensare così. Ti amo ancora di più, capisco tutto e so che non hai potuto venire da me e per questo sei rimasta sola. Ma non sei sola. Io sono con te, così come tu sei, ti amo e ti amo fino in fondo, ti amo tanto che più di così non è possibile amare.
Continuo quel che non ho finito ieri. Ho pensato:
1) Spesso mi ha colpito il tono sicuro, bello, convincente di persone che dicevano sciocchezze. Ora so che più sono convincenti, imponenti i suoni e l'apparenza, più sono vuoti e insignificanti.
2) Il conservatorismo è una tendenza della ragione che deve indirizzare il movimento in modo che si fermi.
3) Mi è rimasto poco da vivere e di lavoro ce n'è ancora un mucchio. Sono rimasti solo due giorni e bisogna mietere e legare e fare i covoni, raccoglierli e ammucchiarli, e non sai da dove cominciare. Così anch'io. Almeno facessi in tempo a fare il più, più indispensabile.
28 ottobre 1895. Jasnaja Poljana. Quasi le 11 Oggi riprendo dal punto dove mi sono fermato due giorni fa. Mi rimane poco da vivere e ho voglia di dire molte cose: vorrei dire di quello in cui noi possiamo, dobbiamo e non possiamo non credere, e del crudele inganno a cui gli uomini sottopongono se stessi: inganno economico, politico, religioso, e della tentazione di stordire se stessi col vino e il tabacco che viene considerato tanto innocente, e del matrimonio, e dell'educazione. E degli orrori dell'autocrazia. Tutto è maturo e vorrei dirlo. Per questo non ho tempo per le sciocchezze artistiche a cui mi sono accinto con Resurrezione. Ma ora mi chiedo: posso scrivere cose che so che nessuno leggerà? e ho provato una specie di delusione, ma solo per un istante; ho sentito che posso: significa che c'è una parte di desiderio di gloria, ma che c'è anche la cosa più importante: il bisogno davanti a Dio. Ho ricevuto una bellissima lettera di Sonja.
5 novembre'95. Jasnaja Poljana Non ho scritto per sei giorni. Ora sono andato a passeggiare e ho capito chiaramente perché Resurrezione non va avanti. È cominciata in modo sbagliato. L'ho capito riflettendo al racconto per i bambini Chi ha ragione? ho capito che occorre cominciare dalla vita dei contadini: sono loro l'oggetto, il punto positivo, e il resto è ombra, il momento negativo. E lo stesso per Resurrezione. Devo cominciare da lei. Ora voglio cominciare.
7 dicembre '95. Mosca Non ho scritto per un mese. Durante questo periodo ci siamo trasferiti a Mosca. Sento un po' meno la debolezza e lavoro con zelo, anche se con poco successo, all'esposizione della fede. Ieri ho scritto un articolo sulla fustigazione. Durante la giornata mi sono coricato, mi sono quasi assopito e ho sentito come una spinta, mi sono alzato e ho cominciato a pensare alla fustigazione e ho scritto.
I ragazzi sono tutti non buoni, si nascondono e sono ottusi. Suller ha rifiutato il servizio militare. L'ho visitato. Filosofov è morto. Sonja sopporta bene il suo periodo critico. Ho scritto alcune lettere insignificanti.
24 dicembre. Mosca S. s. v. Ieri ho avuto la lettera aperta ai giornali di Spielhagen, socialista, per Drožžin.
1896
23 gennaio 1896. Mosca In questo periodo ho scritto l'articolo sul patriottismo e la lettera a Crosby e già da due settimane sto scrivendo il dramma. Penso di buttarlo giù per avere una charpente. Spero poco che vada bene.
Ho annotato in questo periodo:
1) Ogni arte può deviare in due modi dalla strada maestra: volgarità e artificiosità. Fra queste due vie sbagliate c'è solo una stradina stretta. E questa stradina è determinata dallo slancio. Se c'è lo slancio e la direzine, allora eviti tutti e due i pericoli. Dei due il più terribile è l'artificiosità.
2) Non è possibile costringere la mente a analizzare e a capire ciò che il cuore non vuole.
25 gennaio '96. Mosca In questi due giorni l'avvenimento più importante è la morte di Nagornov; è sempre un fatto nuovo e importante, la morte. Ho pensato: al teatro rappresentano la morte. È questa capace di produrre 1/10000 dell'impressione che produce la vicinanza di una morte vera?
Continuo a scrivere il dramma. Ho scritto già quattro atti. È tutto brutto. Ma comincia a somigliare a qualcosa di vero.
26 gennaio'96. Mosca Sono vivo, ma non vivo. Strachov. Oggi ho saputo della sua morte. Oggi ci sono stati i funerali di Nagornov, e questa notizia. Mi sono messo a letto, ma non sono riuscito a addormentarmi e mi è venuta in modo chiaro e vivo un'idea della vita in cui tutti noi siamo viandanti. Davanti a noi c'è la stazione che conosciamo, uguale per tutti. Com'è possibile allora arrivare a questa stazione altrimenti che con slancio, allegria, amichevolezza, attiva comunione, senza affliggerti per il fatto che te ne vai o gli altri se ne vanno prima di te là dove saremo di nuovo tutti ancor più uniti?
Non ho scritto per quasi un mese. Oggi è il 13 febbraio. Mosca '96. Volevo andare dagli Olsufev. A Sonja sarebbe dispiaciuto. Sono rimasto. Qui c'è molta confusione e si perde tanto tempo. Le figlie, in particolare Maša, sono deboli. Come faranno a trovare la strada? Le guido molto poco. Le devo aiutare. I figli mi sono estranei. Sono molto freddo in questo periodo nel senso religioso. Ho pensato molto. Molte cose le ho dimenticate e non le ho scritte.
Oggi 27 febbraio '96. Nikolskoe, dagli Olsufev Scrivo il dramma. Va avanti a fatica. Non so neanche se va avanti. Le lettere di Sonja da Mosca sono riservate, scontente. Io invece sto bene qui: la cosa principale è il silenzio. Ho scritto lettere a Certkov, Schmidt, Kenworthy. Ho letto Corneille. Istruttivo. Ho pensato:
1) Ho appuntato che ci sono due arti. Ora ci ripenso, ma non trovo una chiara espressione del mio pensiero. Allora pensavo che l'arte, come la definiscono giustamente, deriva dal gioco, dal bisogno di ogni essere di giocare. Il gioco del vitellino sono i salti, il gioco dell'uomo una sinfonia, un quadro, un poema, un romanzo. Questo è un tipo di arte: giocare e inventare nuovi giochi, rappresentare la vecchia realtà e descriverla. Questa è una cosa buona, utile e preziosa perché aumenta le gioie dell'uomo. Ma è chiaro che puoi dedicarti al gioco solo quando sei sazio. Così la società può dedicarsi all'arte solo quando tutti i suoi membri sono sazi. E finché tutti i membri non sono sazi non può esservi una vera arte. Vi sarà un'arte dei sazi e annoiati: brutta, deforme; e un'arte degli affamati: rozza, penosa; così com'è adesso. E per questo nel primo genere dell'arte-gioco è preziosa solo quell'arte che è accessibile a tutti, aumenta la gioia di tutti. Se è così non è una cosa cattiva, in particolare se non richiede l'aumento del lavoro degli sfruttati, come avviene ora. (Avrei dovuto, e era possibile, esprimere l'idea meglio.)
Ma c'è ancora un'altra arte che provoca negli uomini i sentimenti più buoni e più alti.
Ora ho scritto questo e l'ho detto già altre volte, ma penso che non sia vero:
L'arte è una sola e consiste nell'aumentare le comuni innocenti gioie accessibili a tutti, è un bene dell'uomo. Un bell'edificio, un quadro vivace, una canzone danno un piccolo bene; il sentimento religioso d'amore per il bene prodotto dal dramma, dal quadro, dal canto danno un grande bene.
2) Ho pensato a proposito dell'arte che a null'altro nuoce il conservatorismo quanto nuoce all'arte.
L'arte è una delle manifestazioni della vita spirituale dell'uomo, e poiché se un animale è vivo inspira e espira il prodotto della respirazione, così anche l'umanità, se è viva, produce attività artistiche. E per questo in ogni dato momento dev'esserci un'arte del nostro tempo: contemporanea. Solo, bisogna sapere dov'è. (Non nei decadenti nella musica, nella poesia, nel romanzo.) Occorre cercarla non nel passato ma nel presente. Le persone che vogliono sembrare conoscitrici dell'arte e per questo elogiano l'arte del passato, l'arte classica, e biasimano l'arte contemporanea, queste persone dimostrano con ciò solo di essere del tutto insensibili all'arte.
3) Oggi a pranzo si parlava di un bambino con tendenze viziose che è stato cacciato dalla scuola e che sarebbe bene, dicevano, mettere in un istituto di correzione. È esattamente lo stesso di quel che fa un uomo che vive una vita cattiva, nociva alla salute, il quale, quando si ammala, si rivolge al dottore perché lo guarisca, senza che gli venga in mente che la sua malattia è un segno benefico che rivela che la sua vita è cattiva e va cambiata. Lo stesso con le malattie della nostra società. Ogni membro malato di questa società ci avverte che tutta la vita della società è sbagliata e che bisogna cambiarla; invece noi pensiamo che per ogni membro malato c'è o ci dev'essere un ente speciale che ci liberi da questo membro o persino lo corregga. Nulla più di questa convinzione sbagliata ostacola il progresso dell'umanità. Più la società è malata e più numerosi sono gli enti per curarne i sintomi, meno ci si preoccupa di cambiare tutta la vita.
Oggi 6 marzo '96. Nikolskoe Tutto questo tempo ho avuto debolezza e apatia mentale. Lavoro al dramma molto lentamente. Molte cose si sono chiarite. Ma non c'è nemmeno una scena di cui sia completamente soddisfatto. Oggi ho pensato (che pazzia) di fare una breve esposizione della fede. Naturalmente non mi è venuta. Ho anche cominciato e poi ho abbandonato la lettera agli italiani.
Oggi 2 maggio '96. Jasnaja Poljana Non ho scritto per quasi due mesi. Tutto questo periodo ho vissuto a Mosca. Gli avvenimenti importanti sono stati questi: amicizia con lo scrivano Novikov che ha cambiato la sua vita in conseguenza della lettura dei miei libri che un suo fratello cameriere aveva avuto, all'estero, dalla padrona. È un giovane pieno di ardore. Un suo fratello operaio ha chiesto In che cosa consiste la mia fede, e Tanja l'ha mandato dalla Cholevinskaja. La Cholevinskaja è stata messa in prigione. Il procuratore ha dichiarato che sarebbe ora di occuparsi di me. Tutto questo mi ha costretto a scrivere lettere al ministro degli Interni e al ministro della Giustizia in cui chiedo di trasferire su me le loro persecuzioni.
5 maggio Andrjuša e Miša sono di nuovo in campagna. La stessa disperazione comune. E io mi sento triste. La causa è una sola: si è presentata una richiesta morale superiore. In suo nome bisognava negare tutto ciò che è inferiore. Ma questo non è stato fatto. Quindici anni fa avevo proposto di dar via la maggior parte della proprietà e di vivere tutti in quattro stanze. In quel caso avrebbero avuto un ideale. Così ora non ne hanno nessuno. Loro vedono che l'ideale proposto dalla loro madre, vivere comme il faut, non regge alla critica, e il mio è stato deriso davanti a loro, e loro ne hanno goduto. Così ora rimane una sola cosa: i piaceri. E così vivono. Non è possibile vivere senza un ideale: anche il più basso, la vanità, persino la cupidigia, ma che sia posto come ideale.
Oggi sono passato accanto a Gil, ho pensato: con capitali piccoli nessuna impresa è conveniente. Più il capitale è grosso, più è conveniente: meno spese. Ma da qui non deriva in nessun caso che, come secondo Marx, il capitalismo porti al socialismo. Forse può anche portarvi, ma a un socialismo forzato. Gli operai saranno costretti a lavorare insieme e lavoreranno di meno, e la paga sarà più alta, ma rimarrà la stessa schiavitù. Occorre che gli uomini lavorino insieme liberamente, che imparino a lavorare l'uno per l'altro, e il capitalismo non insegna loro questo. Al contrario, insegna loro l'invidia, l'avidità, l'egoismo. E per questo dai rapporti forzati del capitalismo può venire un miglioramento della situazione materiale degli operai, ma non può, in nessun modo nascere una vita soddisfatta.
17 maggio '96 Ho letto dell'incoronazione e sono inorridito per l'inganno consapevole della gente.
28 maggio 1896. Jasnaja Poljana. Ore 12, mezzogiorno Già da alcuni giorni mi arrabatto col mio lavoro, ma non vado avanti. Dormo cattivo umore rafforzato dalla vuota, miserabile, autosoddisfatta, fredda vuotezza della vita che mi circonda. In questo periodo sono stato a Pirogovo. Impressione gioiosa: indubbiamente nel fratello Sergej è avvenuta una rivoluzione spirituale. Egli stesso ha formulato la sostanza della mia fede (e certamente la riconosce come vera anche per lui): elevare in sé la sostanza spirituale e sottomettere a essa quella animale. Ha un'icona miracolosa e lo tormenta il suo atteggiamento incerto nei confronti di questa. Le bambine sono molto buone - vivono seriamente. Maša ne è rimasta contagiata. In casa ho trovato Salomon. Taneev mi è disgustoso con la sua ottusità morale e, ridicolo a dirsi, estetica (vera, non esteriore) e con la sua posizione di coq du village in casa nostra. Questo è un esame per me. Cerco di non fallire.
Un terribile avvenimento a Mosca, la morte dei tremila. Non riesco a reagire come dovrei. La salute non va bene: divento più debole. Un sellaio di Pirogovo, un uomo intelligente. Ieri è venuto un operaio di Tula, intelligente, sembra che sia un rivoluzionario. Oggi è venuto un seminarista commovente.
6 giugno 1896, mi sembra. Jasnaja Poljana Oggi sono arrivati i Certkov. Galja è molto bella. Ieri l'altro è venuto un gendarme-spia che ha confessato di essere stato mandato per spiarmi. Ho provato e piacere e ripugnanza. Importante: ho pensato in questo periodo:
Forse il lusso è la preparazione al meglio quando c'è già il sufficiente?
19 luglio. Pirogovo. Oggi 19 luglio 1896 Sono a Pirogovo. Sono arrivato ieri l'altro con Tanja e Certkov. È certo che mio fratello Serëža ha subito una rivoluzione spirituale, egli stesso lo riconosce, dicendo di essere nato solo alcuni mesi fa. Stare con lui per me è una gioia. In questo periodo in casa ho provato molte cose penose.
Sono andato avanti con l'Esposizione della fede. È lontana da come dovrebbe essere e da come la vorrei, e del tutto inaccessibile all'uomo del popolo e al bambino; ma ho esposto tutto ciò che so in modo logico e coerente. In questo periodo ho scritto anche l'introduzione alla lettura del Vangelo. Ci sono stati alcuni visitatori: inglesi, americani: nessuno notevole.
Trascrivo quel che ho appuntato:
1) Ieri cammino per un campo arato di terre nere. Fin dove l'occhio può abbracciare, dappertutto solo terra nera, nemmeno un filo d'erba verde. E ecco, ai margini di un sentiero polveroso, grigio, vedo un cespuglio di lappola con tre virgulti: uno è rotto, e da esso pende un fiore di un bianco sporco; l'altro è rotto e schizzato di fango, nero, il gambo è spezzato e sporco; il terzo cresce per traverso, anche lui sporco di polvere, ma è ancora vivo e al centro rosseggia già il fiore. Mi ha fatto pensare a Chadži-Murat. Ho voglia di scrivere. Lotta per la vita fino all'ultimo, e unico nel campo, riesce in qualche modo a salvarla.
2) Ieri ho sfogliato i romanzi, i racconti e le poesie di Fet. Ho ricordato come a Jasnaja Poljana il pianoforte suonava fino alle quattro, e ho capito chiaramente che tutto questo, e i romanzi e le poesie e la musica non sono arte come qualcosa di importante e necessario agli uomini in generale, ma sono i vezzi dei saccheggiatori, dei parassiti, che non hanno niente in comune con la vita: i romanzi, i racconti sui loro amori sozzi, le poesie sullo stesso argomento oppure di come languiscono dalla noia. Anche la musica parla di questo. Mentre la vita, tutta la vita ribolle di problemi come il mangiare, la distribuzione dei beni, il lavoro, la fede, i rapporti fra gli uomini... È vergognoso, schifoso. Aiutami, Padre, a servirti smascherando questa menzogna.
26 luglio '96. Jasnaja Poljana Mattina. Non ho dormito tutta la notte. Il cuore mi fa sempre male. Seguito a soffrire e non riesco a sottomettermi a Dio. È semplice: ho vinto la lussuria, ma, peggio, non ho vinto l'orgoglio e lo sdegno.
Ieri andavo a Baburino e senza volerlo (piuttosto evitandolo che cercandolo) ho incontrato l'ottantottenne Akim che arava, la donna di Jaremièev che non ha in casa un cappotto, solo un caffettano, poi Marija il cui marito è morto assiderato e non ha nessuno per raccogliere la segale e il bambino è affamato, e Trofim, e Chaljavka, e un marito e moglie che stanno morendo, e i loro figli.
Intanto noi parliamo di Beethoven.
30 luglio 1896. Jasnaja Poljana Ho sofferto ancora molto e ho lottato, e non ho vinto né qui né là. Ma sto meglio. È venuta l'Annenkova e ha detto bene: [parole cancellate]. Mi hanno rovinato anche il diario, scrivo pensando alla possibilità di essere letto da vivo. Mi consola solo la consapevolezza del fatto che bisogna aver pietà, che lei soffre e che la mia colpa è senza fine. Ora di sopra si è cominciato a parlare del Vangelo e Taneev si è messo en ricanant a dimostrare che Cristo consigliava di castrarsi.
Mi sono arrabbiato: vergogna.
1) Il piacere estetico è un piacere di ordine inferiore E per questo anche molto piacere estetico lascia un senso d'insoddisfazione. Anzi, più alto è il piacere estetico, più grande l'insoddisfazione che lascia in noi. Vuoi sempre qualcos'altro, ancora e ancora. E senza fine. La soddisfazione completa può darla solo il bene morale. Qui c'è completa soddisfazione: non vuoi più niente e non ti occorre niente.
31 luglio Sono vivo. Ora sono quasi le 5 del pomeriggio. Sto sdraiato e non riesco a addormentarmi. Mi fa male il cuore. Sono stanco. Sento dalla finestra che giocano a tennis, ridono. Sonja è andata dai Šenšin. Tutti si divertono. E io sento angoscia e non riesco a vincerla. Somiglia al sentimento che ho provato quando St. Thomas mi rinchiuse e io sentivo dalla mia prigione come tutti erano allegri e ridevano. Ma non voglio. Devo sopportare l'umiliazione e essere buono. Posso.
Fa paura pensare a quanto tempo è passato: un mese e mezzo. Oggi 14 settembre '96. Jasnaja Poljana In questo periodo abbiamo fatto con Sonja il viaggio al monastero. È stato molto bello. Non mi sono liberato, non ho vinto, ma è passato. Ho scritto Chadži-Murat molto male, in brutta copia. Ho continuato il mio lavoro all'esposizione della fede. I Certkov sono partiti. Sonja è a Mosca dal 3. Oggi l'ho aspettata tanto e per poco non mi ha sopraffatto l'amarezza. È venuto Lëva con sua moglie. Lei è una bambina. Sono molto cari. Ora sono qui tutti e tre i figli con le rispettive mogli. In questo periodo ho ricevuto una lettera dall'indiano Tod e un bellissimo libro sulla saggezza indiana, Yoga's Philosophy.
Ho pensato:
1) Da principio ti meraviglia che gli uomini stupidi parlino con tono così sicuro e convincente. Ma così dev'essere. Altrimenti nessuno li ascolterebbe.
2) Uno dei mezzi più forti per ipnotizzare, influire esternamente sugli altri, è l'abito. Gli uomini lo sanno bene: per questo ci sono gli abiti monacali nei monasteri e le uniformi nell'esercito.
3) Perché i mascalzoni sono per il dispotismo? Perché con un regime ideale, dove si dà secondo i meriti, loro starebbero male. In un un regime dispotico tutto può accadere.
Oggi 20 ottobre '96. Jasnaja Poljana (in mattinata) Vorrei annotare:
1) Volevo descrivere come ieri, dopo aver spento la candela, ho cominciato a cercare a tastoni i fiammiferi e non li trovavo, e mi ha preso paura. «E ti prepari a morire! Anche a morire andrai con i fiammiferi?» mi sono detto, e subito ho visto nel buio la mia vera vita, e mi sono calmato. Che è questa paura del buio? Oltre alla paura per l'impossibilità di reagire in caso di bisogno, è paura per l'assenza dell'illusione che ti dà uno dei sensi principali, la vista, paura di vedere la propria vera vita. Ora non provo più questa paura, al contrario, ciò che prima era paura ora mi dà un senso di rassicurazione; è rimasta solo l'abitudine della paura. Ma la maggior parte degli uomini prova paura proprio di fronte a ciò che, solo, può dare rassicurazione.
2) La cosa principale che vorrei dire dell'arte è che essa non esiste, nel senso di grande manifestazione dello spirito umano, come viene interpretata ora. C'è il divertimento - fare belle costruzioni, scolpire figure rappresentare oggetti, danzare, cantare, suonare i vari strumenti, esprimersi in una poesia, in un racconto, in una favola - ma tutto questo è solo divertimento e non è una cosa importante cui dedicare in piena coscienza le proprie forze. Così ha sempre ragionato e ragiona la gente pura, i lavoratori. E qualsiasi uomo che non si è allontanato dal lavoro e dalla vita non può pensare altrimenti. Bisognerebbe, bisognerebbe dirlo. Quante cose cattive derivano da questa importanza attribuita dai parassiti della società ai propri divertimenti!
3) Quando soffri per una passione ecco alcune ricette di calmanti:
a) ricordati quante volte prima hai sofferto perché ti identificavi nella tua coscienza con la tua passione (lussuria, avidità, vanità), e ricordati come poi tutto ciò passava e tu non trovavi più quell'io che prima soffriva. Così anche ora. Non sei tu che soffri, ma quella passione che erroneamente consideri una sola cosa con te stesso;
b) ancora: quando soffri ricordati che questa sofferenza non è un dolore da cui non si può fare altro che desiderare di liberarsi, ma è proprio quel lavorio della vita, quella cosa che tu devi fare. Desiderando liberarti da esso, fai quel che fa un uomo che alza l'aratro proprio là dove la terra è dura e più dev'essere lavorata;
c) infine rifletti, nel momento in cui soffri, che se nei sentimenti che provi c'è cattiveria, allora la sofferenza è in te. Sostituisci la cattiveria con l'amore, e la sofferenza cesserà.
26 ottobre '96. Jasnaja Poljana Una cosa molto importante è che la ragione è l'unico mezzo attraverso cui si manifesta la liberazione dell'amore. Mi sembra un pensiero importante che ho trascurato nella mia esposizione della fede.
Oggi 1 novembre '96 Non sono stato bene e non ho lavorato. Ho scritto solo lettere, e fra queste una per il battaglione di disciplina nel Caucaso.
Oggi 5 novembre '96. Jasnaja Poljana. Mattino Ieri è stata una giornata terribile. Già ieri l'altro a pranzo avevo espresso a Lëva in modo acceso e intemperante la mia opinione sulla sua sbagliata concezione della vita e di ciò che è bene. Poi gli avevo detto che mi sentivo in colpa. Ma ieri lui ha ricominciato il discorso e ha parlato molto male, con meschino livore personale. Io ho dimenticato Dio, non ho pregato, e ho provato dolore, e ho fuso il mio vero io con quello cattivo: ho dimenticato Dio che è in me, e me ne sono andato. È venuta Sonja, come ieri, e è stata molto buona. Poi la sera, quando tutti se n'erano andati, lei ha cominciato a pregarmi di darle i diritti sulle mie opere. Ho detto che non potevo farlo. Lei si è amareggiata e irata e mi ha detto molte brutte cose. Mi sono amareggiato e irato anch'io, ma mi sono trattenuto e sono andato a dormire. Non ho quasi dormito per tutta la notte, e sto male. Ora ho trovato nel diario le ricette, le ho lette e mi sono sentito meglio.
Ieri ho scritto diciotto pagine di introduzione all'arte.
16 novembre 1896 Ho mandato a dire a Kuzminskij a proposito di Vitte e Dragomirov, e ieri l'altro tutta la mattina ho scritto con impegno di nuovo sulla guerra.
17 novembre Ieri non ho scritto quasi nulla. Sono rimasto solo con le figlie. Come sto bene con loro. Questi sono vezzi. È un bagno tiepido per i sentimenti. Una lettera di Andrjuša, molto bella. Polemica sui giornali a proposito della definizione di Repin dell'arte come gioco. Come giudicano il mio lavoro. Ancora non mi si è chiarito del tutto il significato dell'arte. Cioè mi è chiaro, e ne posso scrivere e dimostrare, ma non brevemente e non in modo semplice. Fin lì non riesco a arrivare.
L'estetica è un'espressione dell'etica, cioè, in russo: l'arte esprime i sentimenti che prova l'artista. Se i sentimenti sono buoni, alti, allora anche l'arte sarà buona, alta, e viceversa. Se l'artista è un uomo morale, allora anche la sua arte sarà morale, e viceversa. (Non è venuto fuori nulla.) Stanotte ho pensato:
1) Noi ci rallegriamo dei nostri successi tecnici: il vapore... i fonografi. E siamo così contenti di questi successi che se ci dicono che questi successi si realizzano solo con la distruzione di vite umane, diciamo, alzando le spalle: bisogna cercare di evitarlo: la giornata lavorativa di otto ore, l'assicurazione degli operai eccetera; ma anche se deve morire qualcuno non si può rinunciare ai successi raggiunti, cioè fiat lo specchio, il fonografo eccetera e pereat qualche uomo. Basta ammettere questo principio e non c'è più alcun limite alla crudeltà e è molto facile realizzare qualunque perfezionamento tecnico.
Avevo un conoscente a Kazan che andava nella sua campagna di Vjatka a centotrenta verste in questo modo: comprava un paio di cavalli per venti rubli (i cavalli erano a buon mercato), li attaccava e li frustava per centotrenta verste fino a destinazione. Talvolta gli animali riuscivano a arrivarci, e a lui rimanevano i cavalli e risparmiava il costo del viaggio, talvolta invece non ce la facevano, e per l'ultimo tratto lui noleggiava cavalli di posta. Ma in ogni caso gli costava meno che noleggiare fin dall'inizio cavalli di posta. E Swift ha proposto di mangiare i bambini. E è molto conveniente. A New York le compagnie ferroviarie delle città investono ogni anno qualche passante e non rifanno i passaggi a livello in modo da prevenire le disgrazie, perché il rifacimento costa più del risarcimento delle famiglie dei morti per l'investimento. Lo stesso avviene con i perfezionamenti tecnici del nostro secolo. Essi si realizzano a prezzo di vite umane. Mentre bisogna apprezzare ogni vita umana, anzi non apprezzarla ma metterla al di sopra di ogni prezzo, e realizzare i perfezionamenti in modo che non periscano uomini, non si distruggano vite, e cessare ogni perfezionamento se questo è nocivo alla vita umana.
22 novembre '96. Mosca Ieri ho ricevuto una lettera. Lei vuole separarsi da Serëža. Oggi le ho scritto una lunga lettera. Ho scritto col cuore ciò che penso e, mi sembra, cose vere.
21 dicembre. Mosca, '96 Ho pensato (e ho sentito). Ci sono uomini privi sia del sentimento estetico sia di quello etico (l'etico è il più importante) ai quali non è possibile far capire ciò che è bene, ancor meno quando loro fanno e amano il male e pensano che questo male è un bene. Ora è venuta Sonja, abbiamo parlato. Mi sento ancora peggio.
25 dicembre '96. Mosca Le 9 di sera. Sto meglio di spirito. Ma non c'è lavoro mentale, artistico, e sono depresso. Ora provo un particolare intenerimento natalizio commozione, bisogno poetico. Ho le mani fredde, ho voglia di piangere e di amare. A pranzo i figli rozzi - molta pena.
26 dicembre '96. Mosca Ancora non scrivo niente, ma i pensieri cominciano a rivivere. Dio non mi ha ancora abbandonato. Oggi ho pensato alle Memorie di un pazzo.
1897
5 gennaio 1897. Mosca Ho cominciato a rileggere Resurrezione e, arrivato alla sua decisione di prender moglie, ho smesso con un senso di ripugnanza. È tutto sbagliato, inventato, debole. È difficile correggere ciò che è partito guasto. Per correggere occorre: 1) descrivere alternativamente i sentimenti di lei e di lui, e la loro vita. Quella di lei in modo serio e positivo, quella di lui con un sorriso beffardo e negativamente. È poco probabile che arrivi in fondo. È tutto molto sbagliato.
(Per Le memorie di un pazzo o per un dramma.) Disperazione per l'insensatezza e la miseria della vita. La salvezza da questa disperazione è nel riconoscimento di Dio e della nostra filiazione da Lui. Il riconoscimento di questa filiazione è riconoscimento della fraternità. Il riconoscimento della fraternità fra gli uomini e del crudele, feroce modo di vita non fraterna accettato dagli uomini conduce inevitabilmente al riconoscimento della pazzia propria e del mondo.
Oggi 12 gennaio. Mosca. Mattina presto Non dormo dall'angoscia. E non è colpa né della bile né dell'egoismo o della sensualità, ma della vita. Ieri sto seduto a tavola e sento che io e la governante - noi due - siamo di troppo e per tutti e due è ugualmente penoso. I discorsi sulla recitazione della Duse, su Hoffmann, gli scherzi, i vestiti, i piatti golosi, tutto questo ci passa attraverso senza toccarci. Nessuno mi dà consolazione. La povera Tanja avrebbe anche voluto, una volta, ma è debole, è una natura con deboli esigenze spirituali. Serëža, Iljuša... Nella vita degli altri c'è almeno qualcosa di serio, di umano: per esempio la scienza, l'impiego, l'insegnamento, la medicina, i bambini piccoli, non dico già il guadagnarsi la vita o il servire gli uomini, ma qui nulla, solo gioco di ogni genere e rimpinzarsi sfrenato e flirtation o ancora peggio. È schifoso. Scrivo perché lo sappiano almeno dopo la mia morte.
15 gennaio '97. Mosca Non ho dormito per quasi tutta la notte. Mi sono svegliato perché ho visto nel sonno sempre la stessa offesa. Il cuore mi fa male. Ho pensato: è lo stesso, di qualcosa bisogna morire. Dio non ti lascia morire per la sua causa, allora devi morire in modo stupido e debole da te, per tuo conto. L'unica cosa buona è che si è soppiantati dalla vita con facilità. Non solo non dispiace, ma si ha voglia di andarsene da questa cattiva, umiliante vita.
Stanotte ho pensato che devo scrivere il promemoria. Ora questa è la cosa più importante e devo farla prima di morire.
4 febbraio '97. Nikolskoe, dagli Olsufev È già il quarto giorno che sono qui. Un'angoscia inesprimibile. Scrivo, male, dell'arte.
Sonja ha letto questo diario in mia assenza e si è molto afflitta per il fatto che ne possano dedurre, dopo, che lei è stata una cattiva moglie. Ho cercato di tranquillizzarla: tutta la nostra vita e il mio ultimo atteggiamento verso di lei dimostrerà che moglie è stata. Se lei guarderà ancora questo diario, faccia di esso ciò che vuole, ma io non posso scrivere pensando a lei e ai futuri lettori e fare una specie di testimonianza per lei. Trascrivo ciò che ho pensato in questo periodo.
1) In fin dei conti dominano sempre quelli sui quali si esercita la violenza, cioè che attuano la legge della non-resistenza. Così le donne cercano i loro diritti, ma sono loro che dominano appunto perché sono state sottoposte e sono tuttora sottoposte alla violenza. Le istituzioni sociali sono governate dagli uomini, ma l'opinione pubblica è guidata dalle donne. E l'opinione pubblica è un milione di volte più forte di qualsiasi esercito o delle leggi.
2) (Per l'appello.) Smascherate gl'imbroglioni, diffondete la verità e non abbiate paura. Se diffondeste l'inganno e l'assassinio, allora dovreste temere, mentre voi diffondete la liberazione dalle menzogne e dall'assassinio. Inoltre non c'è ragione di aver paura. Aver paura di chi? Loro, impostori e assassini, sanno di essere impostori e assassini e hanno paura loro stessi. Mi ricordo come una volta un ragazzino di dodici anni, debole e mingherlino, che serviva da noi in campagna, catturò per la strada e portò in casa un grosso contadino ladro che aveva rubato un pellicciotto.
3) (Per l'appello.) Sbagliate, poveri, se pensate di suscitare vergogna o commozione nel ricco o di convincerlo a dividere con voi la sua ricchezza. Lui non può farlo perché vede che voi volete ciò che vuole lui, che lottate contro di lui con gli stessi mezzi che lui usa contro di voi. Voi non solo lo convincerete, ma lo costringerete a cedere solo se non cercherete ciò che cerca lui, non lotterete contro di lui, ma smetterete di lottare e di servirlo.
6 febbraio. Nikolskoe, '97 In mattinata è venuto Gorbunov; in serata un telegramma che i Certkov partono giovedì. Ho deciso di andare con Sonja. La salute va meglio.
7 febbraio. Pietroburgo, '97 Sono andato dai Certkov. Mi è gioioso da loro. Poi da Jarošenko. La serata in casa con Sonja. Stiamo bene.
Oggi 11 febbraio 1897. Pietroburgo Niente, niente, silenzio.
Di nuovo dagli Olsufev a Nikolskoe. 16 febbraio 1897 Arrivato ieri l'altro mattina, mi sono ammalato. Ieri stavo meglio. Ho scritto sull'arte, bene.
24 febbraio. Nikolskoe, 1897 Ho letto e continuo a leggere Aristotele sull'estetica. È molto importante. Ho pensato in questi giorni:
1) Ho pensato: perché con alcune persone (i miei di famiglia e i loro invitati) non si può nemmeno parlare della verità e del bene, tanto essi sono lontani da queste cose? È così perché essi sono circondati da uno strato così spesso di tentazioni che sono diventati impenetrabili. Non possono lottare contro il peccato perché a causa delle tentazioni non vedono il peccato. In questo è il pericolo principale e l'orrore delle tentazioni.
2 marzo Sono vivo. Completamente sano. Oggi ho scritto abbastanza bene. Dopo pranzo, nel pomeriggio, sono andato a Šèelkovo. È stata una camminata piacevole al chiaro di luna. Ho ricevuto una lettera di Tregubov. È irritato per l'intercettazione delle lettere.
Dio mio, quanti giorni sono passati. Oggi è il 9 marzo '97. Mosca Ho molta voglia di scrivere Chadži-Murat e ho già pensato tutto bene: commovente. Ho scritto a Certkov e a Koni della terribile cosa della Vetrova.
Oggi 4 aprile '97. Mosca Ieri ho pensato molto bene a Chadži-Murat - che è molto importante esprimere l'inganno della fede in lui. Come lui sarebbe bello se non ci fosse quest'inganno! Sempre e sempre più spesso penso all'appello. Temo di essermi dedicato al tema dell'arte, soprattutto nell'ultimo periodo, per ragioni personali, egoistiche, cattive. Je m'entends.
9 aprile '97. Mosca Sono stato malato. Ho pensato con tranquillità di dover morire. Oggi ho scritto bene sull'arte. Ivan Michajloviè è stato arrestato, da Dunaev c'è stata una perquisizione. Dagli esiliati va tutto bene. Io sono esteriormente del tutto, ma interiormente non del tutto, sereno.
Oggi 3 maggio '97. Jasnaja Poljana Primavera meravigliosa. Sono tornato ora da Kozlovka, ho portato dei mughetti.
Ho pensato molto ma non l'ho annotato. Non ho fatto niente di buono. Capua. I capelli dei lillipuziani mi hanno talmente legato, che fra poco, se non li sciolgo, non potrò più muovere nessun membro.
9 maggio '97. Jasnaja Poljana Oggi sono venuti qui i molokani di Patrovka. Ho scritto la brutta copia della lettera allo zar.
17 maggio S. s. v., che è molto dubbio. Il cuore mi duole terribilmente. Ho le lagrime in gola. Basta che mi lasci andare e comincio a singhiozzare.
Ho sbagliato il giorno. Oggi è il 18 maggio Il cuore mi duole sempre. Non ho dormito per tre notti e sento che anche oggi non dormirò. Non riesco assolutamente a lavorare. Mi sembra di aver trovato una decisione. Sarà difficile da realizzare, ma non posso e non devo fare altrimenti. Ieri sono tornati i molokani dopo aver buttato la mia lettera nel cesso. Sono dispiaciuto. Sempre oggi è venuto Boulanger. Ho ricopiato le lettere e le ho spedite per lui.
Oggi 16 luglio Non ho più scritto, non per un mese, ma per due mesi e mezzo. Ho provato tante cose, molto penose e molto buone. Sono stato malato. Dolori molto forti, mi sembra all'inizio di luglio. Ho lavorato sempre all'articolo sull'arte e più andavo avanti migliore diventava. L'ho terminato e lo sto correggendo da principio. Maša si è sposata e mi fa pena come fa pena un purosangue usato per pompare acqua. Lei non pompa acqua, ma l'hanno spezzata e l'hanno resa inutile. Che ne sarà, non posso immaginare. È qualcosa di mostruosamente innaturale, come il fare i dolcetti dei bambini. Anche Tanja si tira addosso le sue sofferenze.
Ho pensato in questo periodo:
1) Tipo di donna. - ci sono anche uomini di questo tipo, ma più spesso donne - che non riesce a vedere se stessa, come se avesse il collo che non si gira. Esse non è che non vogliano pentirsi, è che non riescono a vedere se stesse. Vivono così e non altrimenti perché così sembra loro di vivere bene. E per questo, se fanno così, è perché pensano di fare bene. È una cosa paurosa. E s'incontrano persone così intelligenti, stupide, buone, cattive. Quando sono stupide e cattive, è terribile.
Oggi 7 agosto '97. Jasnaja Poljana Una lettera di Crosby con la gioiosa lettera del giapponese. Belle lettere di Certkov. Sto trascurando molto la corrispondenza. Sono completamente solo e divento sempre più debole.
8 agosto È venuto un contadino che ha avuto un braccio schiacciato da un albero, poi gliel'hanno amputato. Lavora nei campi col moncherino bendato.
15 agosto '97. Jasnaja Poljana C'è stato Lombroso, un vecchietto limitato, ingenuo. Sono tornati Lëva e la moglie. Avevo tante cose da annotare, ma le ho dimenticate. Adesso Tanja è tornata da un appuntamento con Suchotin. Mi ha chiamato da lei. Mi fa molta pena. Ma che cosa le posso dire? Che sarà, sarà. Purché non ci sia peccato. Un ripugnante resoconto del congresso dei missionari a Kazan. Ho pensato:
1) Quando gli uomini non sono in grado di liberarsi dalle superstizioni, continuano a render loro omaggio, e contemporaneamente, se vedono altri che se ne sono liberati, se la prendono con quelli. Perché io soffro, faccio sciocchezze, e loro invece sono liberi?
2) L'arte, cioè gli artisti invece di servire gli uomini li sfruttano.
3) Siamo così abituati al pensiero che tutto è per noi, che la terra è mia, che quando dobbiamo morire ci stupisce il fatto che la mia terra, una cosa di mia appartenenza, rimarrà, mentre io non ci sarò più. Qui l'errore principale è che la terra ci sembra qualcosa di acquisito, di appartenente a me, mentre sono io che appartengo alla terra, sono un suo annesso.
Oggi 19 settembre Non ho scritto per più di un mese. Sempre lo stesso. L'avvenimento importante di questo periodo è l'esilio di Boulanger. Ha interrotto il mio lavoro solo la lettera ai giornali svedesi sull'assegnazione del premio Nobel ai duchobory. Sonja ha paura. Mi dispiace ma non posso non farlo.
Oggi 22 settembre '97. Jasnaja Poljana Ieri ho scritto una lettera a Sonja su ciò, che non posso essere guidato dalle sue opinioni nel mio lavoro. Ho scritto con tutto il cuore e con un sentimento buono. E con lo stesso sentimento l'ha accolta lei.
Oggi 14 ottobre 1897. Jasnaja Poljana Son già tre giorni che è arrivata Sonja. Siamo noi due soli. Lei ricopia. Mi aiuta molto. Io scrivo ancora sull'arte. Oggi ho corretto il decimo capitolo. E ho chiarito quello che era confuso. Trascrivo dal taccuino, temo di aver dimenticato molte cose.
1) Non c'è puntello migliore per una vita tranquilla e egoistica che occuparsi dell'arte per l'arte stessa.
2) Particolari per Chadži-Murat: a) l'ombra dell'aquila corre sul pendio del monte; b) sulla sabbia del fiume orme di animali, di cavalli, di uomini; c) entrando nel bosco i cavalli sbuffano vigorosamente; d) un caprone sbuca da un cespuglio.
3) In genere, non so perché, non provo più quel sentimento religioso che provavo prima quando non scrivevo il diario per nessuno. Il fatto che lo hanno letto e lo leggeranno uccide questo sentimento. E era un sentimento che mi aiutava nella vita. Comincerò da capo da oggi, dal giorno 14 a scrivere come prima e a fare in modo che nessuno legga finché sono vivo. Se avrò pensieri veramente validi, posso annotarli e spedirli a Certkov.
4) Sono passato vicino alla stalla. Ho ricordato le notti che vi ho passato e la giovinezza e la bellezza di Dunjaša (io non ebbi mai un legame con lei), il suo saldo corpo di donna. Dov'è ora? Già da tempo di lei ci sono solo le ossa. Che cosa sono queste ossa? E che rapporto hanno con Dunjaša? Un tempo queste ossa facevano parte di un essere singolare che era Dunjaša. Ma poi questo essere ha cambiato centro e ciò che una volta era Dunjaša è diventato un altro essere, enorme per la sua grandezza, a me inaccessibile, un essere che io chiamo la terra. Noi non conosciamo la vita della terra e per questo la consideriamo morta, così come un insetto che vive solo un'ora considera morto il mio corpo perché non lo vede in movimento.
12 novembre Oggi è venuto Pëtr Osipov: «Da noi hanno cominciato a vendere le indulgenze». È stato ordinato attraverso lo starosta di portare di forza il popolo in chiesa. Lëva ha scoperto un minerale e trova una cosa molto naturale che degli uomini andranno sotto la terra con pericolo della vita, e lui avrà i profitti.
14 novembre '97. Jasnaja Poljana Una lettera scontenta di Sonja. Anche Tanja scrive che è scontenta perché io non vado.
1) Ho letto delle azioni degli inglesi in Africa. Tutto ciò è orribile. Ma, mi è venuto in mente, forse questo è inevitabile, necessario, affinché questi popoli abbiano l'istruzione. Forse così dev'essere, ho pensato all'inizio. Che assurdità! Perché gli uomini che vivono da cristiani non vanno semplicemente, come Miklucho-Maklaj, a vivere con loro, invece di vendere, ubriacare, uccidere?
2) Ho pensato di scrivere, a pendant di Chadži-Murat, su un altro brigante russo: Grigorij Nikolaev che vede tutta l'ingiustizia della vita dei ricchi vivendo come guardiano del frutteto presso una ricca proprietà con il lawn tennis.
Oggi 17. '97. Jasnaja Poljana È il secondo giorno che penso con una particolare chiarezza a questo:
1) La mia vita, la consapevolezza della mia personalità, diventa sempre e sempre più debole, e diventerà ancora più debole e finirà nel nulla con la completa cessazione della coscienza della propria personalità. Nello stesso tempo, proprio contemporaneamente, di pari passo con la distruzione della personalità, comincia a vivere e vive con sempre maggior vigore ciò che ha fatto la mia vita, le conseguenze del mio pensiero, del mio sentimento; rivive negli altri uomini, perfino negli animali, nella materia inerte. Mi viene da dire che proprio questo vivrà dopo di me.
2) Ho pensato oggi ancora, del tutto inaspettatamente, all'incanto (proprio all'incanto) di un amore nascente, quando sullo sfondo di rapporti allegri e affettuosi, piacevoli, comincia all'improvviso a brillare questa stellina. È come quando senti all'improvviso il profumo del tiglio oppure vedi l'ombra che si forma dalla luna appena sorta. Non c'è ancora luce completa, ombra e luce nette, ma c'è la gioia e la paura del nuovo, dell'incanto. È bello ma solo quando è la prima e l'ultima volta.
22 novembre Ho sognato molto vividamente Tanja che cadeva da cavallo e batteva la testa e stava morendo, e io piangevo.
24 novembre. Jasnaja Poljana Tanja è arrivata oggi felicemente. Maša sta ancora male. Ma non si è addolorata per la mia lettera. Voglio molto bene a tutte e due. Tutte le loro debolezze sono per me comprensibili e commoventi. Tanja parte domani per Mosca. Io ho promesso di partire insieme a Lëva, ma ho paura quando ci penso. Ieri e oggi ho preparato i capitoli da spedire a Maude e Grot.
Il tempo è bellissimo; ho fatto lunghe camminate a piedi lungo la strada di Tula. Ho pensato in questo periodo:
1) Il destino è strano: nell'adolescenza cominciano le passioni, le ansie, e pensi: ti sposi e tutto passerà. A me è passato, e vi è stato un lungo periodo (circa diciotto anni) di tranquillità. Poi l'aspirazione al cambiamento di vita e il ritorno. Lotte, sofferenze, e finalmente, sembrava, fermata e riposo. E invece no. Il più difficile comincia allora e continua e sicuramente accompagna fino alla morte. Questo - la morte dell'uno o dell'altro - nelle condizioni attuali è la cosa più terribile.
25 novembre Sono vivo. Tanja è partita. È molto cara e buona. Ho fatto male a parlare con lei della mia situazione. Ho corretto L'arte. Ho pensato:
1) Ai gamberi piace essere cotti vivi. Questo non è uno scherzo. Spesso l'hai sentito dire, e tu stesso l'hai detto o lo dici. L'uomo ha la capacità di non vedere le sofferenze che non vuol vedere. E lui non vuol vedere le sofferenze causate proprio da lui. Quanto spesso mi è capitato di sentire a proposito dei cocchieri che aspettano, dei cuochi, dei servitori, dei contadini al lavoro: «Eh, stanno bene, sono allegri». Ai gamberi piace essere cotti vivi.
Oggi 2 dicembre '97 In questi giorni c'è stata una lettera assurdamente irritata di Grot. Finora non è deciso niente. Ho lavorato tutto questo tempo a correzioni all'Arte. La cosa più importante di questi giorni è che c'è stato Dušan, a cui voglio sempre piu bene.
Si parlava con Dušan. Diceva che in Ungheria era considerato come una specie di mio rappresentante e non sapeva come comportarsi. Io sono stato contento dell'occasione per dire a lui e spiegare a me stesso che parlare di tolstoismo, cercare una mia guida, chiedere che decida questioni, è un errore grossolano. Non c'è e non ci sarà nessun tolstoismo, nessuna mia dottrina, c'è la sola, eterna, universale dottrina della verità, che per me, per noi è espressa in modo particolarmente chiaro nei Vangeli.
7 dicembre Ieri abbiamo ancora e ancora parlato e ho sentito da Sonja una cosa mai sentita prima: ha riconosciuto la propria colpa. È stata una grande gioia. Ti ringrazio, Padre. Che dopo succeda quel che vuole. Questo c'è stato e è già un gran bene.
Oggi 13. Mattina Ora voglio annotare alcuni temi che valgono la pena e che è possibile elaborare bene.
1) Sergej. 2) Alessandro I. 3) Persijaninov. 4) Il racconto di Petroviè, uomo morto da pellegrino. 5) Altri meno buoni. Leggenda sulla discesa di Cristo nell'inferno e il ripristino dell'inferno. 6) Il biglietto falso. 7) Chadži-Murat. 8) Il bambino sostituito. 9) Il dramma della resurrezione cristiana, e forse 10) Resurrezione, processo a una prostituta. 11) Bellissimo. 11) Il brigante che uccide gli indifesi. 12) La madre. 13) Esecuzione a Odessa.
In casa è penoso. Ma io voglio essere felice e lo sarò.
Diario del 1897. 21 dicembre. Mosca Comincio un quaderno nuovo con uno stato d'animo che mi sembra nuovo. Sono già cinque giorni che non faccio niente. Ho riflettuto su Chadži-Murat ma non c'è né voglia né convinzione. Hanno pubblicato la cosa sull'arte. Certkov non è contento. Qui al solito. Ieri ho ricevuto una lettera anonima con minacce di morte se non cambio nel 1898. Il termine scade nel 1898. Provo una certa ansia e insieme piacere. Sonja è molto debole e mi fa molta pena. Ora ho appena letto il racconto di Cechov Sul carro. La descrizione è bellissima, ma diventa subito retorico appena vuol dare un significato al racconto. Ho tutto ciò molto chiaro in testa grazie al libro sull'arte.
26 dicembre '97. Mosca Mi sono ammalato ieri l'altro e non mi sono ancora rimesso. Leggo molto. La sera, un peso nell'anima.
27 dicembre '97. Mosca S.s.v.
Sono vivo. Oggi è il 29 dicembre '97. Mosca. Mattina Ho pensato a Chadži-Murat. Ieri per tutto il giorno ho sviluppato il dramma-commedia: Il cadavere. La salute non va ancora bene. Ieri sono stato dai Bers. Ho ricevuto lettere con minacce di morte. Mi dispiace che ci siano uomini che mi odiano, ma mi interessa poco e non mi preoccupa affatto.
1898
Sono passati due giorni, oggi è il 1 gennaio 1898 Entro nel nuovo anno molto triste, depresso e malandato. Non riesco a lavorare e mi fa sempre male la pancia.
Ho ricevuto una lettera commovente di Fedoseev sui duchobory. Poi una lettera del redattore della rivista «The adult» sull'amore libero. Se avessi tempo vorrei scrivere sull'argomento. Forse scriverò. È importante dimostrare che per loro la questione è tutta qui: procurarsi la possibilità del massimo godimento senza pensare alle conseguenze. Oltre tutto, non fanno che predicare qualcosa che c'è già, e è molto brutto. E chissà perché l'eliminazione del restraint esterno sembra loro che accomoderebbe tutto. Io sono, naturalmente, contro ogni restrizione e per la libertà completa, ma l'ideale è la castità, non il piacere.
Ho pensato in questo tempo una sola cosa, ma, mi pare, importante:
1) Tutti noi pensiamo che il nostro impegno, dovere, è fare varie cose: educare i figli, accumulare un patrimonio, scrivere un libro, scoprire una legge scientifica eccetera, mentre ciò che conta è solo fare della propria vita qualcosa di intero, razionale, bello.
Oggi 4 Sto un po' meglio. Vorrei lavorare. Ieri Stasov e Rimskij-Korsakov, al caffè sciocche chiacchiere sull'arte. Quando riuscirò a tener conto del proverbio: A chiacchierar molto non dici niente?
Oggi 13 gennaio. Mosca Da più di una settimana non scrivo. E non ho fatto quasi niente. Sempre non bene in salute. Depresso. Ora sono buono e sereno, ora angosciato e non buono. Ieri l'altro ero amareggiato. Poi sono venuti dei contadini: Balachov con Stepan Petrovic, e due contadini di Tula. E subito mi sono sentito leggero, vivo. Bisogna non lasciarsi influenzare dall'ambiente. Si può sempre ritrovare l'ambiente di Dio e della sua gente. Da tempo non mi sentivo così male nell'anima. Continuo a cercare la forma soddisfacente per Chadži-Murat, ma non l'ho ancora trovata sebbene mi ci stia avvicinando. Ieri abbiamo festeggiato l'onomastico di Tanja: è stato penoso. Ho appuntato qualcosa che mi sembra importante:
È di enorme importanza, e bisognerà spiegare bene: l'organizzazione, ogni organizzazione che libera dalla responsabilità umana, personale, morale. Tutto il male del mondo è da questo. Frustano a morte, corrompono istupidiscono gli uomini, e nessuno è colpevole. Nel racconto sul ripristino dell'inferno, questa è la cosa nuova e principale.
3 febbraio Ho appuntato quanto segue:
1) Dicono a proposito dello zar: non è colpa sua, ma di ciò che lo circonda. Non è vero: lui solo è la causa di tutto. Si può e si deve aver compassione di lui, ma bisogna sapere dov'è la causa.
2) La forza è nel popolo lavoratore. Se esso continua a sopportare l'oppressione, è solo perché è ipnotizzato. Ecco il punto fondamentale: distruggere questa ipnosi.
Oggi 19 febbraio 1898. Mosca Per parecchio non ho scritto. Ho appuntato quanto segue:
1) È strano, Tanja perde tempo con i dentisti, e le hanno levato un altro dente che non era quello, e questo mi conferma più di ogni altra cosa che ho fatto male a dare ai figli la proprietà. Per loro sarebbe stato meglio di no. Solo che avrei dovuto farlo senza guastare l'amore. E non ho saputo.
2) La nostra arte, col suo trastullare le classi ricche non solo somiglia alla prostituzione, ma non è altro che prostituzione.
Sono passate più di tre settimane. Oggi 19 marzo. Mosca In questo periodo ho scritto alcune lettere serie: 1) alla colonia americana; 2) al «Notiziario pietroburghese» sui duchobory; 3) ai giornali inglesi sempre sui duchobory; 4) la prefazione all'edizione inglese di Che cos'è l'arte? a proposito delle mutilazioni della censura.
Trascrivo quel che ho appuntato:
Uno dei più grandi errori nel giudizio sugli uomini è chiamare, definire un uomo intelligente, stupido, buono, cattivo, forte, debole, mentre l'uomo è tutto - tutte le possibilità, una sostanza che scorre, è [...] ecc.
Sarebbe un buon tema per un'opera letteraria molto importante e bella, in quanto sopprimerebbe i giudizi cattivi - spoglie morte - e presupporrebbe la possibilità che tutto sia bene. Gli operai del diavolo, sicuri come sono della presenza del male nell'uomo, raggiungono grandi risultati: superstizioni, esecuzioni, guerre. Gli operai di Dio raggiungerebbero risultati anche più grandi se credessero di più alla possibilità del bene nell'uomo.
Oggi 21 marzo '98. Mosca Continuo le annotazioni.
1) Sarebbe bello scrivere un'opera letteraria in cui sia chiaramente espresso lo scorrere dell'uomo, che è sempre lo stesso uomo, ora un mostro, ora un angelo, ora un saggio, ora un idiota, ora un gigante, ora un impotente.
2) C'è un giocattolo inglese, il peep-show: sotto il vetrino appaiono via via immagini diverse. Così devo mostrare l'uomo Chadži-Murat: marito, fanatico eccetera.
3) L'ambizione di carriera e l'avidità di accumulare denaro sono così gratificanti perché sono molto semplici. Con ogni altro obiettivo della vita occorre più sforzo d'immaginazione, pensare, e non vedi mai chiaramente il risultato. E qui invece è così semplice: avevo una decorazione, ora ne ho due, avevo un milione, ora ne ho due, eccetera.
4) Si parlava con la Peškova della questione femminile. Non c'è questione femminile. C'è la questione della libertà, dell'uguaglianza fra tutti gli esseri umani. La questione femminile è solo una faziosità.
5) Più sei colpevole di fronte a te stesso, alla tua coscienza sia pure nascosta, più senz'accorgertene provi gusto a cercare le colpe degli altri, in particolare di quelli verso i quali sei colpevole.
6) Non appena ti allontani nel passato o nel futuro, ti allontani da Dio, e per questo ti senti solo, abbandonato, non libero.
Oggi 27 aprile 1898. Grinëvka Negli ultimi tempi a Mosca ho sempre lavorato per finire Carthago delenda est. Temo di non aver finito, e che dovrò rimettermici. Sebbene vada non male. Qui non ho lavorato a niente. Il flagello della fame non è grande come nel '91. C'è tanta menzogna in tutte le cose delle classi alte, tutto è così imbrogliato dalla menzogna, che non è possibile una risposta semplice a nessuna domanda: per esempio, c'è la fame? Cercherò di distribuire nel modo migliore i denari affidatimi.
Hanno vietato «Annali russi» a causa dei duchobory e di me: e questo mi dispiace e mi stizzisce.
Proverbio: Non pensare al patrimonio per il figlio buono; non lasciarlo a quello cattivo.
Oggi mattina del 29. Grinëvka Ho avuto grande debolezza. Da ieri sto meglio. Ma non riesco a scrivere niente. Sono andato a Lopašino, ho compilato gli elenchi. Ho letto Boccaccio. È l'inizio dell'arte immorale dei signori.
Ho pensato:
1) Uno dei bisogni più veri dell'uomo, uguale, e forse anche più vero del mangiare, del bere, del sesso, e della cui esistenza noi spesso ci dimentichiamo è il bisogno di esprimere se stessi, sapere che questo l'ho fatto io. Moltissime azioni, altrimenti inspiegabili, si spiegano con questo bisogno. Occorre ricordarlo anche nell'istruzione e avendo a che fare con la gente. Soprattutto occorre fare in modo che ci sia attività, non solo parole.
2) Perché i fanciulli e i mentecatti si levano a tale paurosa altezza, più in alto della maggior parte degli uomini? Perché la loro mente non è guastata né dagl'inganni della fede né dalle tentazioni né dal peccato. Per loro non c'è nessuno ostacolo sulla via della perfezione. Mentre gli adulti si trovano davanti peccato, tentazioni e inganni. I primi devono solo andare, i secondi devono lottare.
3) Mi sono messo a pensare alle mense, all'acquisto di farina, ai denari, e subito mi sono sentito opaco, triste nell'anima. Il regno del denaro, cioè ogni sorta di impiego del denaro, è peccato. Io ho preso il denaro e mi sono messo a impiegarlo solo per avere un pretesto per andarmene da Mosca. E ho fatto male.
4 maggio. Grinëvka. Sera Ho letto l'articolo di Certkov. Molto buono. Mi addolora il fatto che mi sembra di aver completamente perso la capacità di scrivere. A mia vergogna, non sono indifferente a questo.
Tempo meraviglioso, primavera calda, tutto sboccia. Mi sento bene e tranquillo.
9 maggio '98 Grinëvka In questi giorni ci sono stati ospiti Vado in giro, ogni giorno apro da qualche parte una mensa. Non scrivo niente, mi sento debole. Ieri c'è stato un acquazzone. Sono andato a Gubarëvka e tornando attraverso il bosco pensavo: tutto intorno è così bello come dev'essere.
Oggi 15 maggio. Mattina. Grinëvka Ho scritto senza voglia Chadži-Murat. Di nuovo ho fatto ginnastica. Scioccamente, è quasi una malattia dello spirito. Qui sto bene con tutti.
Oggi 27 maggio '98. Grinëvka. Mattina In questo periodo ho scritto l'Appello e un articolo sulla condizione del popolo.
Oggi, mi pare, è il 12 giugno. Jasnaja Poljana, 1898 Sono andato con Sonja dai Curikov, dagli Afremov e dai Levickij. Un'impressione molto gradevole, ho amato molti; ma mi sono ammalato e non ho fatto quel che dovevo; ho dato molti fastidi ai Levickij e ai miei. Sonja è arrivata anche lei malata e il timore per me l'ha terribilmente agitata. Sono circa quattro giorni che sono arrivato a Jasnaja e mi sto rimettendo bene. Ho scritto molte lettere. Ho ricevuto circa quattromila rubli che non potrò utilizzare quest'anno. Dora ha partorito. Tanja è proprio decisa a sposarsi. Mi dispiace per lei, ma forse è necessario per il suo spirito. Oggi, in modo del tutto inatteso, mi sono messo a finire Sergio. Molte cose appuntate.
1) In che modo strano e penoso agisce su di me la vista dei miei figli che posseggono terre e costringono il popolo a lavorare per loro. Ho come un rimorso di coscienza. E questo non è un ragionamento, ma un sentimento, e molto forte. Sono stato colpevole a non dare la terra ai contadini? Non lo so.
2) Leskov ha utilizzato un mio tema, e male. La mia idea meravigliosa era in tre domande: quale tempo è più importante di tutti? quale uomo? quale cosa?
Il tempo è ora, quest'istante; l'uomo, quello che ora hai di fronte; la cosa, salvare la propria anima, cioè servire la causa dell'amore.
14 giugno Oggi c'è stato il battesimo. Non riesco a essere pienamente buono con Lëva. È difficile. Ma non dispero.
Oggi 22 giugno '98. Jasnaja Il 16 mi sono ammalato molto seriamente. Non mi sono mai sentito così debole e così vicino alla morte. Mi vergogno di accettare le cure che mi dedicano le persone che mi circondano. Non potevo far nulla. Ho solo letto e annotato qualcosa. Oggi sto molto meglio. Hanno scacciato i giovani. Hanno vietato di distribuire la farina acquistata. Lëva ha cominciato a parlare del suo romanzo. Gli ho detto con cattiveria che è ineducato (sua parola preferita) ciò che ha fatto, per non dire che il racconto è sciocco e privo di talento.
Oggi i suoi rozzi e ineducati ma buoni beaux parents sono partiti.
È venuto Dunaev. Parlano di grandi sommosse degli operai. Finirò di scrivere dopo.
Oggi 28 giugno. Sera Mi sono appena rimesso e provo il piacere della convalescence. In modo particolarmente chiaro e vivo sento la natura, e ho una grande limpidezza di pensiero.
Ieri ho ricevuto molte lettere, tutte spiacevoli, in particolare da Monet e da Galja con la notizia che hanno litigato.
1) Paul Adam caratterizza in modo crudele il contadino, in generale il lavoratore: rozzo, egoista, servo, crudele. Può essere tutto giusto, ma c'è una cosa: lui senza di noi può vivere, e noi senza di lui moriamo. E perciò non possiamo giudicarlo. (Qualcosa non va.)
2) Mi chiedono spesso consigli sulle questioni della proprietà terriera. Io rispondo per vecchia abitudine, mentre in sostanza rispondere a queste domande è altrettanto sconveniente quanto rispondere a domande su come sfruttare meglio la servitù della gleba, a lavoro diretto o a obrok.
Oggi 30 giugno '98 Sempre in cattiva salute, e molto debole. Ma, mi sembra, mi sto rimettendo, e la condizione di spirito è buona. Ieri l'altro ho avuto una lettera sulla discussione in Inghilterra. Faccenda molto triste e molto istruttiva. In questi giorni ho scritto Sergio: non bene.
Continuo gli appunti di prima.
3) Ho pensato vivamente che cosa di enorme importanza è la sincerità: assoluta, fino alle minuzie, in tutto, il rifiuto di ogni forma esterna di menzogna. E ho deciso di attenermi a questo. It is never too late to mend.
4) (Per l'appello.) Gli uomini fanno di tutto per legare se stessi in modo che uno solo possa far muovere tutti, e poi da questa folla legata la corda è data al primo che capita. E si meravigliano che stanno male. Incredibile inganno. Gli uomini si uniscono, si legano da soli davanti al pericolo allo scopo di difendersi. Ma non c'è nessun pericolo, e loro continuano a legarsi e a darsi in mano a quelli che vogliono dominare.
17 luglio. Jasnaja Poljana, '98 Niente di particolare in questi undici giorni. Ho deciso di pubblicare Resurrezione e Padre Sergio per i duchobory. Sonja è partita per Kiev. Lotta intima. Credo poco in Dio. Non gioisco della prova, e mi do pena perché so in anticipo che non la supererò. Non ho dormito tutta la notte.
3 agosto 1898. Pirogovo Tutto e di nuovo come prima. Di nuovo la mia solita vita schifosa. Ho provato molte cose. Non ho superato l'esame. Ma non dispero e voglio un secondo esame. Mi sono comportato particolarmente male all'esame perché avevo intenzione di trasferirmi in altra sede. Occorre buttar via tutti i vecchi pensieri, allora studierai meglio. In questo tempo è tornata Sonja. Ho lavorato a Resurrezione. Va molto male, anche se mi sembra che l'ho pensata meglio.
Da tre giorni sono a Pirogovo. Serëža non è così buono come altre volte: è di cattivo umore. Da due giorni non riesco a pensare a niente. In questo periodo ho avuto una notizia preoccupante per i duchobory e sull'imprigionamento della M. N. Rostovceva. Da parecchio non ho lettere dai Certkov. Devono essere intercettate. Continuo a trascrivere quel che non ho ancora trascritto:
1) Vi sono due modi di agire dell'uomo, e secondo che l'uomo si attenga preminentemente a uno di questi due modi di agire, vi sono anche due tipi di uomini: gli uni adoperano la loro ragione per conoscere cos'è bene e cos'è male, e si comportano conformemente a questa conoscenza; gli altri si comportano come torna loro comodo, e solo dopo adoperano la ragione per dimostrare che il bene è ciò che hanno fatto e il male ciò che non hanno fatto.
2) L'errore dei marxisti (e non solo di loro, ma di tutta la scuola materialista) è che essi non vedono che la vita dell'umanità è mossa dalla crescita della coscienza, dal movimento della religione, sempre più e più chiaro, universale, che risponde a tutte le domande della vita, e non da cause economiche.
3) La principale carenza, errore, della teoria di Marx è nel supporre che i capitali passeranno dalle mani dei privati nelle mani del governo, e dal governo, che rappresenta il popolo, nelle mani dei lavoratori. Il governo non rappresenta il popolo, ma è gli stessi uomini singoli che hanno il potere, che sono un poco diversi dai capitalisti, ma in parte coincidono con loro. E per questo il governo non darà mai il capitale ai lavoratori. Che il governo rappresenti il popolo è una finzione, un inganno. Se ci fosse un regime in cui il governo esprimesse realmente la volontà del popolo, allora a questo governo non sarebbe necessaria la violenza, non sarebbe necessario il governo stesso nel senso del potere.
4) Vi sono equivoci ricorrenti sulle mie opinioni, talvolta intenzionali, talvolta no, e che, lo confesso, mi irritano:
a) Io dico che il Dio che ha creato il mondo in sei giorni, e poi ha mandato il figlio, e lui stesso è questo figlio - non è Dio, e che Dio è la sola cosa che è: il bene inconcepibile, il principio di tutto; e contro di me dicono che nego Dio.
b) Io dico che non bisogna opporre violenza a violenza, e contro di me dicono che dico che non bisogna lottare contro il male.
c) Io dico che bisogna tendere alla castità, e su questa via c'è come primo grado la verginità, come secondo il matrimonio puro, come terzo sempre il matrimonio, sia pure non puro, cioè non unico; e contro di me dicono che nego il matrimonio e predico la fine del genere umano.
5) Per Resurrezione. Non poteva pensare e ricordare il suo peccato e essere contento di sé. E invece, per vivere, doveva essere contento di sé, e perciò non pensava, dimenticava...
Oggi 24 agosto. Jasnaja Poljana In questo periodo non ho ricevuto lettere da Certkov, e la cosa mi stupisce. Mi pare che in questo periodo sono venuti dei duchobory. Lettere. Ho risposto a tutte. Oggi è venuto Suller. Lavoro sempre a Resurrezione e sono soddisfatto, persino molto. Temo scontri. Sonja non sta bene, ma per fortuna è di buon umore. Io sto bene. Casa piena di gente.
Trascrivo:
1) Gli uomini che vivono nel mondo senza adempiere la loro vocazione sono come operai d'officina occupati solo da come sistemarsi, nutrirsi, divertirsi.
2) Uno dei compiti più necessari dell'umanità è educare donne caste.
3) L'egoismo, la vita egoistica, si giustifica solo fino al momento in cui non si desta la ragione; non appena essa si desta, l'egoismo si giustifica solo nella misura in cui è necessario per sostenere se stessi come strumento per servire gli uomini. La destinazione della ragione è servire gli uomini. La cosa terribile è che viene utilizzata per servire se stessi.
4) L'uomo si abbandona all'illusione dell'egoismo vive per sé e soffre. Basta solo cominciare a vivere per gli altri e la sofferenza si alleggerisce, e si ottiene il bene più grande del mondo: l'amore degli uomini.
2 novembre È pauroso vedere per quanto tempo non ho scritto: più di due mesi. E non solo non c'è stato niente di cattivo, ma piuttosto tutto buono. L'anniversario. Non è stato così fastidioso e penoso come temevo.
La vendita del romanzo e l'incasso dei dodicimila, che ho consegnato ai duchobory, si sono svolti regolarmente. Sono stato irritato con Certkov, ma poi ho visto che ero io in colpa. È venuto un duchobor da Jakutsk. Mi è piaciuto molto. Serëža mi è abbastanza vicino nei fatti e nei sentimenti. Di proposito sto attento a non stuzzicarlo con le parole. Con Sonja tutto molto bene. L'amo più di prima. Maša fa pena per la sua fragilità, ma di spirito mi è vicina come sempre. Tanja ha rotto e è in una situazione molto instabile. Andrjuša ha sposato la Dietrich e mi si è molto avvicinato. Miša e Lëva mi sono lontani, ma, grazie al Dio che si è risvegliato e si è acceso in me, per me è ora naturale o amare e gioire, o amare e provare pietà. E che felicità!
Avrei molte cose da fare, ma sono tutto preso da Resurrezione, risparmio il fiato e lo adopero solo per Resurrezione. Sembra che vada non male. La gente fa molti elogi, ma io non ci credo. Ho appuntato qualcosa, tutto molto importante. Ma quello lo scriverò dopo, ora vorrei scrivere qualcosa che non solo ho chiaramente pensato, ma ho provato oggi nel pomeriggio mentre passeggiavo.
1) Sotto i piedi la terra ghiacciata, dura, intorno enormi alberi, sopra di me il cielo grigio, sento il mio corpo, sento mal di testa, sono preso dal pensiero di Resurrezione, e contemporaneamente so, sento con tutto il mio essere che anche la terra dura di ghiaccio, e gli alberi, e il cielo, e il mio corpo, e i miei pensieri tutto questo è solo un prodotto dei miei cinque sensi, una mia rappresentazione - un mondo costruito da me, che nasce dalla mia separazione dal mondo vero. E basta che io muoia e tutto questo non scomparirà, ma si trasformerà, come nei cambiamenti di scena a teatro: dai cespugli, dalle pietre, nasceranno palazzi, torri eccetera. La morte non è altro che questa trasformazione, dipendente da un'altra separazione dal mondo, da un'altra personalità: questo sono io, che considero me il mio corpo coi miei sentimenti, e poi diventa me tutt'altra cosa. E allora tutto il mondo diventa un altro. Perché il mondo è così e non un altro solo perché io considero me stesso così e non un altro. E c'è una quantità innumerevole di questo farsi singolo del mondo. Per gli altri non è molto chiaro, ma per me molto.
14 novembre Sono vicino alla fine di Resurrezione. Sono venuti Serëža e Suller e sono ripartiti per il Caucaso con una mia lettera per Golicyn. Ieri è arrivata Sonja. È stato rnolto bello.
1) Vedi la gente che bacia l'icona, che s'inginocchia davanti a essa, che l'adora e la teme. Se è stato possibile ingannare in tal modo gli uomini, non c'è inganno in cui non si possano irretire.
Mi pareva di non aver scritto da tre giorni, e invece sono dieci.
Oggi 25 novembre. Jasnaja Poljana, '98 Sonja è partita di buon umore, e io ho promesso di andare il primo dicembre. Miša la tormenta e lei si amareggia. Ho voglia di raggiungerla al più presto. Ho voglia anche di andare a Pirogovo. Siamo soli: Tanja, Maša, Kolja. C'è soltanto Liza Obolenskaja. Lavoro a Resurreziane con lo stesso entusiasmo. Ieri ho cominciato a pensare all'articolo sul perché il popolo si corrompe. Non c'è alcuna fede. Battezzano i neonati di forza, e poi considerano crimine ogni critica della fede (seduzione) e ogni deroga. C'è fede solo fra i settari.
1) Noi siamo abituati a ragionare su come bisognerebbe organizzare la vita degli altri uomini, degli uomini in generale. E questi ragionamenti non ci sembrano strani. E invece tali ragionamenti non potrebbero mai sorgere fra uomini religiosi, e perciò liberi: tali ragionamenti sono la conseguenza del dispotismo, dell'imperio di un uomo o di alcuni uomini su altri. Così ragionano i despoti stessi e gli uomini da essi corrotti: dicono se avessi io il potere farei con gli altri questo o quello. Questo è un errore dannoso non solo perché tormenta e storpia gli uomini sottoposti alla violenza dei despoti, ma altresì perché indebolisce la coscienza della necessità di far giusti se stessi. Mentre questo è l'unico mezzo efficace di azione sugli altri uomini.
DIALOGO
Stanotte c'è stata una discussione e una scenata che mi hanno colpito anche molto più del suo viaggio. Per caratterizzare la discussione bisogna dire che io ero appena tornato verso mezzanotte da un viaggio di diciotto verste per vedere la proprietà di Maša. Non dico che fosse stato faticoso per me, è stato un piacere; ma ero lo stesso un po' stanco per aver fatto circa quaranta verste a cavallo senza dormire tutto il giorno. E ho settant'anni.
Sotto l'impressione dei tuoi discorsi, della stanchezza, e del buono, bello stato d'animo, ero andato a letto con l'intenzione di non parlare di quel che c'era stato, e con la speranza che tutto, come mi avevi tranquillizzato, tutto fosse finito in nulla. Ci siamo messi a letto. Per un po' abbiamo taciuto. Poi lei ha cominciato a parlare.
L. Andrai a Pirogovo, parlerai male di me con Serëža?
I. Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con Tanja nostra figlia.
L. Ma con Tanja mia sorella, ne hai parlato?
I. Sì.
L. E che ha detto?
I. Lo stesso che a te... con me difendeva te, e con te, probabilmente, parlava in mio favore.
L. Sì, è stata terribilmente severa con me. Troppo severa. Non lo merito.
I. Ti prego, non parliamone più; tutto si appianerà, si calmerà e, sperando in Dio, finirà in niente.
L. Non posso non parlarne. Mi è troppo penoso vivere sotto un continuo terrore. Ora, se lui passa di qui, comincerà di nuovo. Non ha detto nulla ma può darsi che passi.
La notizia che lui verrà - com'è sempre successo - «può darsi» ma in realtà sicuramente - mi ha dato molto fastidio. Appena volevo non pensarci più, ecco di nuovo questa fastidiosa visita. Io ho taciuto, ma non sono riuscito a addormentarmi, e alla fine non mi sono trattenuto, e ho detto:
I. Cominciavo ora a sperare di star tranquillo, ecco che tu mi riprepari un'attesa sgradevole.
L. Che devo fare? Può darsi, ha detto a Tanja. Non l'ho chiamato, ma può darsi che passerà.
I. Passerà o non passerà, non ha importanza, non ha importanza neanche il tuo viaggio; ciò che è importante, come ti ho detto due anni fa, è il tuo atteggiamento verso il tuo sentimento. Se tu considerassi il tuo sentimento non buono, non avresti neanche pensato se passerà o no, e non ne avresti parlato.
L. Bene, e ora che devo fare?
I. Pentirti nell'anima del tuo sentimento.
L. Non so pentirmi e non capisco che cosa significhi.
I. Significa riflettere dentro di te se il sentimento che tu provi per quest'uomo è buono o cattivo.
L. Io non provo nessun sentimento, né buono né cattivo.
I. Non è vero.
L. Questo sentimento è così poco importante, così insignificante...
I. Tutti i sentimenti, e quindi anche i più insignificanti, sono o buoni o cattivi ai nostri occhi, e per questo devi decidere se questo sentimento è buono o cattivo.
L. Non c'è niente da decidere, questo sentimento è così insignificante che non può essere cattivo. Sì, non c'è in esso niente di cattivo.
I. No, il sentimento esclusivo di una vecchia donna sposata per un uomo estraneo è un sentimento cattivo.
L. Io non provo sentimento per un uomo, ma per una persona.
I. Ma questa persona è un uomo.
L. Per me non è un uomo. Non c'è nessun sentimento esclusivo, ma c'è che dopo il mio dolore la sua musica è stata una consolazione per me, ma per la persona non ho alcun sentimento particolare.
I. Perché dici cose non vere?
L. E va bene. C'è stato. Ho fatto male a passarci, a amareggiarti. Ma ora tutto è finito, farò di tutto per non amareggiarti.
I. Tu non lo puoi fare, perché non si tratta di quel che farai: ci passerai, lo riceverai, non lo riceverai; si tratta del tuo atteggiamento verso il tuo sentimento. Tu stessa devi decidere dentro di te se è un sentimento buono o cattivo.
L. Ma non c'è nessun sentimento!
I. Questo non è vero. E è proprio questo che è male, che vuoi nascondere questo sentimento per tenerlo vivo. E fino a quando non avrai deciso se questo sentimento è buono o cattivo e non riconoscerai che è cattivo, non sarai in grado di non farmi male. Se tu pensi, come ora pensi, che questo è un sentimento buono, non avrai mai la forza per non desiderare il soddisfacimento di questo sentimento, cioè di vederlo, e desiderandolo, anche senza volerlo farai in modo di vederlo. E se cercherai di evitare l'occasione di vederlo, proverai nostalgia e pena. Come vedi, si tratta di decidere se questo è un sentimento buono o cattivo.
L. Ho fatto male a farti male, e di questo mi pento.
I. Proprio questo è male, che tu ti penti di azioni, e non del sentimento che guida queste azioni.
L. So di non aver amato e di non amare nessuno più di te. Vorrei sapere come consideri il mio sentimento per te. Come potrei amarti se amassi un altro?
I. La tua contraddizione deriva proprio da questo, che tu non hai chiarito in te stessa il significato dei tuoi sentimenti. Anche un ubriacone o un giocatore ama molto la moglie, ma non può trattenersi dal gioco o dal vino, e non riuscirà mai a trattenersi fino a quando non avrà deciso dentro di sé se la sua passione per il gioco o per il vino è buona o cattiva. Solo quando questo sarà deciso, sarà possibile liberarsene.
L. Sempre il solito discorso.
I. Sì, e non posso farne un altro, dato che è chiaro come il giorno che il punto è questo.
L. Io non ho fatto nulla di male.
Così, con diverse variazioni il discorso arrivava sempre qui. Lei cercava di dimostrare che il suo sentimento era assolutamente trascurabile, e quindi non poteva essere giudicato e non c'era motivo di lottare contro di esso. Io tornavo sempre alla questione che se un sentimento è riconosciuto nell'intimo come buono non c'è alcuna possibilità di liberarsene, e non c'è possibilità di liberarsi dalle mille piccole meschinità che derivano da questo sentimento e lo tengono vivo.
L. Che cosa succederà se riconosco questo sentimento come cattivo?
I. Succederà che tu lotterai contro di esso, cercherai di sfuggire tutto quel che lo tiene vivo. Distruggerai tutto quel che a esso è legato.
L. E tutto questo per privarmi della mia unica consolazione, la musica. Sono in un terribile cercle vicieux. Sono piena di angoscia, e solo con la musica riesco a dissipare quest'angoscia. Se suono il pianoforte, tu dici che questo è legato al mio sentimento, se non suono e sono angosciata, tu dici che questo è a causa del mio sentimento.
I. Io dico una cosa: bisogna decidere se è un sentimento buono o cattivo. Senza questo i nostri tormenti non finiranno.
L. Non c'è nessun sentimento, non c'è niente da decidere.
I. Finché dirai così, non c'è via d'uscita. E comunque, se una persona manca di quel giudizio morale che gl'indica cos'è bene e cos'è male, questa persona è come se fosse cieca non può distinguere i colori. Tu manchi di questo giudice morale: perciò non parliamone più: sono le due.
Lungo silenzio.
L. E va bene: mi chiedo in assoluta sincerità: com'è il mio sentimento e che cosa desidero? Desidero solo questo, che venga una volta al mese a trovarci, a suonare, come ogni altro buon conoscente.
I. Ma tu stessa con queste parole confermi di nutrire un sentimento esclusivo verso questa persona. Perché di nessun'altra persona il fatto che ti venga a trovare una volta al mese costituisce per te una gioia. Se è piacevole una visita mensile, ancora più piacevole sarebbe una volta la settimana, o tutti i giorni. Con questo tu hai senza volerlo espresso il tuo sentimento esclusivo. E se non decidi la questione se questo è bene o male, non può cambiare nulla.
L. Ah, sempre lo stesso. È un tormento. Le altre tradiscono il marito e non sono tormentate come me. E per che cosa, poi? Perché ho cominciato a amare la musica. Si può rimproverare per un'azione, non per i sentimenti. Noi non ne siamo padroni. E azioni non ce ne sono.
I. Come no? E il viaggio a Pietroburgo, e qua e là, e tutta questa musica?
L. E che cosa c'è ora di strano nella mia vita?
I. Come che cosa c'è di strano? Tu vivi direi una vita esclusiva. Sei diventata una specie di dama di conservatorio.
Queste parole per qualche ragione la irritano terribilmente.
L. Tu vuoi tormentarmi e privarmi di tutto. È crudele.
E entra in uno stato di eccitazione semisterico. Io sto zitto abbastanza a lungo, poi mi ricordo di Dio. Prego e penso fra me. «Lei non può rinunciare a questo sentimento, non può con la ragione influenzare i sentimenti. In lei, come in tutte le donne, primeggia il sentimento, e ogni cambiamento avviene, probabilmente, indipendentemente dalla ragione, all'interno del sentimento... Probabilmente Tanja ha ragione che questo se ne andrà a poco a poco da sé, per una particolare via femminile, a me incomprensibile. Bisogna che glielo dica», ho pensato, e con un sentimento di tenerezza per lei e desiderio di tranquillizzarla, le dico che... che io probabilmente sbaglio, ponendo la questione a modo mio, e che lei arriverà allo stesso risultato per un'altra via, per una sua via. Ma ormai a questo punto la sua eccitazione è arrivata al massimo.
L. Tu mi hai sfinito: batti e ribatti per due ore sempre sulla stessa frase: sentimento esclusivo, sentimento esclusivo, buono o cattivo, buono o cattivo. Con la tua crudeltà porterai a Dio sa che cosa.
I. Ma io ho pregato e desideravo aiutarti...
L. È tutto menzogna, tutto fariseismo, inganno. Inganna pure gli altri, io ti vedo come se tu fossi trasparente.
I. Che cos'hai? Io volevo proprio il bene.
L. Non c'è bene in te. Tu sei cattivo, sei una belva. Io amerò i buoni, non te. Tu sei una belva.
E qui sono cominciati discorsi insensati, per non dire terribili, crudeli: minacce e propositi di suicidio, e maledizioni a tutti, a me e alle figlie. E strane minacce di pubblicare i suoi racconti se io pubblicherò Resurrezione con la descrizione della cameriera. E poi singhiozzi, risate, sussurri, parole insensate e, ahimè, insincere: la testa mi scoppia, qui dov'è la riga, tagliami la vena del collo, eccolo, taglia, e ogni sorta di altre paurose assurdità. Io l'ho trattenuta con le mani. Sapendo che questo serve sempre, l'ho baciata sulla fronte.
Lei a lungo è rimasta come senza respiro, poi ha cominciato a sbadigliare, a sospirare, infine si è addormentata e ora dorme ancora.
Non so come potrà risolversi questa pazzia, non vedo via d'uscita. Lei evidentemente ha caro questo suo sentimento come la vita, e non vuole riconoscerlo come cattivo. E se non lo riconosce come cattivo non riuscirà a liberarsene e non cesserà di compiere azioni suggerite da questo sentimento, azioni penose a vedere, che a vederle fanno provar vergogna a me e ai figli.
1899
2 gennaio 1899, Jasnaja Poljana L'ultima volta ho scritto il 25 novembre, dunque è passato un mese e una settimana. Avevo scritto a J. P., poi sono stato a Mosca, dove non ho scritto neanche una volta. Alla fine di novembre sono stato a Pirogovo. Il primo sono tornato e da allora non sono più stato del tutto bene: ho avuto e ho tuttora la lombaggine, e negli ultimi tempi qualcosa di simile a una febbre di fegato. In famiglia niente di gioioso: Maša è stata male (ieri è finito tutto, ha abortito). Tanja è angosciata e smorta. Miša è impazzito. Andrjuša è nei dubbi. Con Sonja vivo bene. Io sono tranquillo come un vecchio. Ecco tutto. Ho parecchie cose da annotare. Negli ultimi tempi si è come indebolito l'interesse per Resurrezione e sento con gioia altri, più importanti interessi: sulla concezione della vita e della morte. Molte cose sembrano chiarirsi.
2 gennaio '99 Annotato:
1) La nostra arte è come una salsa su una pietanza. Se mangi solo la salsa, è saporita, ma non puoi saziarti e ti rovini lo stomaco.
2) Una persona buona, basta che non riconosca i propri errori e cerchi di giustificarli, e può diventare scellerata.
Scritto il 2 gennaio.
Oggi 21 febbraio Non ho scritto per più di sei settimane. Sono ancora a Mosca. Ho scritto una lettera ai giornali svedesi. Sciopero degli studenti. Essi mi tirano sempre in ballo. Io consiglio loro la resistenza passiva, ma di scrivere lettere non ho nessuna voglia. Tanja è debole nel corpo e nello spirito. La mia schiena va meglio. Vive con noi un francese interessante e vivace, Sinet. Il primo francese religioso.
26 giugno 1899. Jasnaja Poljana Non ho scritto per quattro mesi.
Non posso dire di aver trascorso male questo tempo. Ho lavorato e lavoro a tappe forzate a Resurrezione. Ora mi sono rimesso. Sonja va oggi dai figli. È stata molto malata e è sempre debole. Il periodo critico continua ancora. Spesso mi fa pena e tenerezza. Così anche oggi quando mi ha salutato. Ma in generale sono tranquillo. Ho trascurato la corrispondenza.
Tutti mandano denari per gli affamati, e io non posso fare altro che inviarli per posta. Koleèka è con me, mi aiuta nel lavoro. Serëža mi dà gioia ogni volta che viene. Tanja mi preoccupa per la sua superficialità, è tutta presa dal suo amore egoistico.
Continuo a trascrivere dagli appunti:
3) Ci sembra che il vero lavoro sia il lavoro su qualcosa di esterno, produrre, accumulare qualcosa: immobili, case, bestiame, raccolti, e che lavorare sul proprio spirito sia una cosa vana; mentre ogni altro lavoro fuori del lavoro sul proprio spirito, sul far propria l'abitudine al bene, ogni altro lavoro è sciocchezza.
4) Il male del mondo: la sua causa è molto semplice. Tutti cercano midi à 14 heures. Ora nel regime economico, ora in quello politico. Ho appena letto un dibattito al parlamento tedesco sul fatto che i contadini fuggono nelle città. La soluzione di tutti i problemi è una sola, ma nessuno la riconosce e neanche si interessa a essa. Eppure la soluzione è una, chiara e indubbia: i potenti sono corrotti perché hanno il potere, e si sono creati una dottrina religiosa corrispondente alla loro corruzione. E inculcano nel popolo di forza, fin dall'infanzia, questa dottrina.
La salvezza è una sola: distruggere l'insegnamento menzognero.
5) Non sarebbe possibile inventare una situazione più comoda per compiere azioni crudeli della catena di funzionari che esiste nello Stato.
6) La stampa è menzogna with a vengeance.
28 settembre 1899 Sonja è a Mosca. Io mi sono creato una tranquillità incrollabile: non parlare. E sapere che così va fatto, che proprio così bisogna vivere. Qui ci sono Ilija, Sonja con i figli, Andrjuša con la moglie, Maša col marito. Sempre più spesso penso a una definizione filosofica della materia, dello spazio e del tempo.
Ho letto un libro interessante sul fatto che Cristo non è mai esistito, ma è un mito. Le probabilità che questo sia vero sono tante pro quante contro.
1) Ho strappato un fiore e l'ho buttato via. Ce ne sono tanti, e non ne ho avuto pena. Noi non apprezziamo questa inimitabile bellezza degli esseri viventi, e li distruggiamo senz'averne pena: non solo le piante, ma gli animali, gli uomini. Ce ne sono tanti. La cultura, la civiltà, non è altro che la distruzione di queste bellezze e la loro sostituzione. Con che cosa? Coi ristoranti, coi teatri...
2) Quelli che cercano di convincere gli altri che la ragione non può guidare la vita, sono uomini la cui ragione è così contorta che sembra loro evidente che non può portarli che in una palude.
Oggi 2 ottobre Sto sempre poco bene. Non soffro, ma sento come una minaccia incombente. Mi pare di essere uscito da un punto difficile di Resurrezione. Andrjuša è cambiato in meglio in modo stupefacente. Forse ripeggiorerà, ma questo c'è stato e lascerà tracce. È arrivata Sonja: non sta bene.
La coscienza è la memoria della società fatta propria dal singolo individuo.
Oggi 13 ottobre '99 Penso di continuo a mio fratello Serëža, ma per il cattivo tempo e la salute non buona non mi decido a andare. Pare che Tanja sia definitivamente decisa a sposarsi. Sonja è stata a Mosca e oggi riparte di nuovo. Ho ricevuto dall'America gli scritti di Westrup sulla moneta: mi hanno molto colpito e mi hanno chiarito qualcosa che non avevo chiaro sulle questioni finanziarie, riportando tutto, come dev'esser fatto, alla violenza dei governi.
20 novembre. Mosca Da molto non scrivo. Sono a Mosca. Chissà perché Tanja è andata con Suchotin. Mi è penoso e offensivo. A settant'anni la mia opinione sulle donne seguita a abbassarsi, e ancora e ancora, e dovrà abbassarsi ancora. La questione femminile! Certo che c'è una questione femminile! Solo che non consiste in questo, che le donne debbano guidare la vita, ma in questo, che smettano di rovinarla.
Oggi 18 dicembre 1899. Mosca Per quasi un mese non ho scritto. Ho finito Resurrezione. Non bene. Non l'ho corretta. Tirata via in fretta. Ma me ne son liberato e non m'interessa più.
Sono qui Serëža, Maša col marito, Marija Aleksandrovna. Sto bene. Non ho ancora cominciato a scrivere nulla. Più di tutto m'interessa la filosofia, ma per ora non ho voglia di niente.
1900
1 gennaio 1900. Mosca Sono nella mia stanza e tutti in casa stanno salutando l'anno nuovo. Ho molte cose da appuntare.
1) Se a un bambino è stato inculcato una volta che deve credere che Dio è un uomo, che Dio è 1 e 3, in una parola che 2 x 2 = 5, il suo strumento per conoscere sarà per sempre rovinato: minata la fiducia nella ragione. E è proprio quel che si fa con tutti i bambini. Orribile.
2) Ripensavo alla mia adolescenza e soprattutto alla mia giovinezza. A me non venne inculcato nessun principio morale, nessuno; e intorno a me i grandi, sicuri, fumavano, bevevano, libertineggiavano (soprattutto libertineggiavano), picchiavano la gente e esigevano il suo lavoro. E anch'io come loro ho fatto molte cose brutte senza volerle fare, solo per imitare i grandi.
3) Sono andato sul tram a cavalli, al piano superiore: guardavo le case, le insegne, le botteghe, i cocchieri, la gente che passava a piedi e in vettura, e d'improvviso mi è apparso così chiaro che tutto questo mondo, compresa la mia vita, è solo una delle infinite possibilità di altri mondi e altre vite, e per me è solo uno degli stadi infiniti attraverso cui mi sembra di passare nel tempo.
8 gennaio. Sera Per qualche giorno non ho fatto niente. Ho messo da parte la lettera ai duchobory e ho solo corretto l'articolo sulla giornata di trentasei ore. C'è qui Maša. (Ecco che volevo scrivere di loro, ma mi sono fermato perché potrebbero leggerlo.) Sto bene di spirito nonostante la salute malandata. Poco fa Stasov mi ha salutato e è partito. Ha un tipo d'intelligenza particolare. Come vorrei descriverlo. È qualcosa di completamente nuovo.
Oggi notizie da Syzran. Sono addolorato per Serëža. Poco da appuntare.
1) Leggo giornali, riviste, libri e continuo a non potermi abituare a attribuire valore a quel che vi si scrive; e cioè: la filosofia di Nietzsche, i drammi di Ibsen e di Maeterlinck, la scienza di Lombroso e di quel dottore che fa gli occhi. Tutto questo è assoluta miseria di pensiero, di concetti e di sensibilità.
2) Leggo della guerra nelle Filippine e nel Transvaal e provo orrore e disgusto. Perché? Le guerre di Federico, di Napoleone erano sincere, e quindi non prive di una certa grandezza. C'era questo anche nella guerra di Sebastopoli. Ma queste guerre degli americani e degl'inglesi in un mondo in cui persino i ginnasiali condannano la guerra, sono orribili.
16 gennaio. Mosca Lizanka è tornata da Syzran. Pare che peggio di così non potrebbe andare. Ma non è vero: può andare anche peggio. Perciò non bisogna lamentarsi. Quasi sempre le sofferenze fisiche e le sofferenze dell'amor proprio - dell'orgoglio, della vanità - portano a un progresso spirituale. Sempre in particolare le sofferenze dell'orgoglio. E noi, stupidi, ci lamentiamo.
Oggi pensavo che la mia situazione - ma ogni situazione - è a mio vantaggio. La bacchetta magica c'è. Bisogna solo saperla usare.
C'è stato Gorkij. Abbiamo parlato molto bene. Mi è piaciuto. È un vero uomo del popolo.
Che fiuto straordinario hanno le donne nel riconoscere la celebrità. Esse l'avvertono non da qualche impressione ricevuta, ma da dove corre la folla. Spesso è chiaro che impressioni non ne hanno avute. ma esse calcolano, e esattamente.
1) Ho letto La signora col cagnolino di Cechov. È tutto Nietzsche. Gente che non ha elaborato in sé una concezione del mondo capace di distinguere il bene e il male. Prima erano timidi, cercavano: ora, invece pensando che loro sono di là dal bene e dal male, restano di qua, cioè quasi animali.
27 gennaio 1900. Mosca Sono andato a vedere Zio Vanja e mi ha urtato. Ho voglia di scrivere il dramma Il cadavere e ho buttato giù alcune idee. Mi è stata molto penosa la comparsa di G. Non ho ancora finito di espiare. E così dev'essere.
13 marzo Non scrivo da più di due mesi. In questo tempo la salute è notevolmente migliorata.
Ho scritto 1) la lettera ai duchobory, che ho finito e spedito; 2) sul patriottismo, che ho rifatto molte volte e che è terribilmente debole, tanto che ieri ho deciso o di buttarlo via o di ricominciarlo da capo - e sembra che ricominciando da capo vi sia qualcosa da dire. Devo dimostrare che la situazione attuale, in particolare la conferenza dell'Aia, ha reso palese che non c'è da aspettarsi niente dalle autorità superiori, e se è possibile sbrogliare questa situazione paurosa, lo è solo grazie agli sforzi dei singoli individui.
Sulle trentasei ore pare che vada. È importante dimostrare che l'attuale liberazione che si prospetta sarà simile a quella dalla servitù della gleba, cioè che allenteranno una catena solo quando ne avranno salda in mano un'altra. La schiavitù viene abolita quando è già in vigore la servitù della gleba. La servitù della gleba viene abolita quando la terra è già espropriata e si sono stabiliti i tributi; ora che sono tolti i mezzi di lavoro liberano dai tributi. Daranno, hanno intenzione di dare, i mezzi di lavoro agli operai, solo a condizione del lavoro obbligatorio per tutti.
Ci sono stati alcuni molokani di Kars vogliono trasferirsi, e due duchobory di Archangelks. Ho avuto la notizia dei cinque imprigionati a Vladikavkaz. Birbanteria di Tverskoj per attirare i duchobory. Koleèka vive qui, mi aiuta. Serëža è qui: è buono, ma purtroppo non mi è molto vicino.
Ho appuntato:
1) Ho sognato: un uomo sta su una colonna e la gente lo ammira e lo loda; ma ce n'è un altro che per superarlo balla sui chiodi. Un terzo è semplicemente buono.
2) L'arte, la poesia: «Per le sponde della patria lontana» eccetera, la pittura, e in particolare la musica, fanno pensare che là da dove provengono c'è qualcosa di insolitamente buono, bello. E invece là non c'è niente.
3) In un ospizio di poveri il prete, esponendo alla gente il primo comandamento del discorso della Montagna, ha spiegato che irarsi si può e si deve, come si irano i capi, e si può anche ammazzare per ordine dei capi.
Tutto si può perdonare, ma non il pervertimento di quelle verità superiori a cui l'umanità è arrivata con tanta fatica.
19 marzo 1900. Mosca Ho letto delle cose di psicologia, e con grande utilità, anche se non per lo scopo per cui le ho lette.
Oggi 24 marzo 1900. Mosca C'è stata la terribile operazione di Tanja. Io ho capito con assoluta certezza che queste cliniche costruite dai mercanti, dagli affaristi, che hanno distrutto e seguitano a distruggere centinaia di migliaia di vite, sono un male. Il fatto che qui si guarisca un ricco distruggendo per questo centinaia se non migliaia di poveri, è un male grosso, una cosa molto brutta. E il fatto che con questo imparano, come dicono, a alleviare le sofferenze e a allungare la vita, anche questo è un male, perché i mezzi che essi impiegano per questo sono tali (essi dicono: «per ora», ma io penso che è in essenza), che essi possono salvare e alleviare le sofferenze solo di alcuni privilegiati; è male perché la loro attenzione è puntata non sulla prevenzione, non sull'igiene, ma sulla cura di mali che sempre di nuovo si riproducono.
Scrivo alternativamente Il patriottismo e La schiavitù del denaro.
Ho pensato in questo periodo:
Tutte le nostre cure per il bene del popolo sono simili all'azione di un uomo che calpesta i giovani germogli, li distrugge, e poi cura singolarmente l'alberello o il filo d'erba. Questo si riferisce in modo particolare all'istruzione. È stupefacente la nostra cecità di fronte al problema dell'istruzione.
6 aprile 1900. Mosca È sera. Mi sento per qualche ragione intenerito fino alle lagrime, e ho voglia di poesia.
Oggi 5 maggio. Pirogovo, 1900 Sono arrivato bene. Ottima salute. In campagna mi sono rimesso subito. Tanja è partita. Maša sembra che abbia abortito di nuovo.
Ho riflettuto sulla Nuova schiavitù, e oggi ho cambiato e migliorato molte cose. Ho pensato:
Felici e infelici le persone che non conoscono il pentimento. Dopo aver fatto infelici altri uomini, moriranno convinte di averli beneficati. Capire tutta la loro colpevolezza sarebbe per loro troppo penoso. Li schiaccerebbe senza correggerli.
Sto pensando a un romanzo contadino.
Comincio un nuovo quaderno. 1900. 19 maggio. Jasnaja Poljana Sono tornato ieri da Pirogovo, dove ho trascorso quindici giorni molto belli. Ho finito La schiavitù e ho scritto due atti. Mi sento bene anche qui. Ho letto mucchi di lettere. Nessuna importante.
23 giugno Non ho scritto per più di un mese. Tutto questo tempo ho scritto con foga e ininterrottamente La schiavitù del nostro tempo. Ho aggiunto molte cose nuove e chiarificatrici. Ho una voglia terribile di scrivere qualcosa di artistico, e non drammatico, ma epico: una continuazione di Resurrezione: la vita contadina di Nechljudov. La natura mi commuove fino alla tenerezza: i prati, i boschi, il grano, i campi arati, i prati falciati. Penso: forse sto vivendo la mia ultima estate. Ma è bello lo stesso. Ringrazio di tutto, sono infinitamente grato. Di tutto si può sempre ringraziare, e com'è gioioso.
C'è stato in questo tempo un americano. Mi è piaciuto.
7 agosto Ho finito e ho spedito La schiavitù del nostro tempo e sulla morte di Umberto. Credo di aver fatto ciò che dovevo e potevo.
Oggi ho scritto una scena per Il cadavere. Ora trascrivo dal taccuino.
1) Come l'occhio ha la palpebra, così lo sciocco, per difendersi dalla possibilità di ferire la propria vanità, ha la presunzione. E tutti e due, quanto più si preoccupano di sé, tanto meno vedono: l'occhio si serra.
2) I nostri sentimenti dipingono gli uomini tutti dello stesso colore: li amiamo, sembrano tutti bianchi; non li amiamo, neri. Mentre in tutti c'è sia il nero sia il bianco. Cerca il nero in quelli che ami, e soprattutto cerca il bianco in quelli che non ami.
15 agosto Tutti questi giorni mi sono sentito bene, ho scritto Il cadavere e ho finito. Mi ha preso sempre di più.
Sofija Andreevna è partita per Mosca.
Ho appuntato.
Il matrimonio, dunque, è buono e necessario per la continuazione della specie; ma se è per la continuazione della specie, occorre allora (bellissima citazione di Nietzsche) che i genitori abbiano la forza di educare i figli non come parassiti, ma come servitori degli uomini e di Dio. E per questo bisogna aver la forza di vivere non col lavoro degli altri, ma col proprio, dando agli uomini più di quel che si prende. Invece noi abbiamo la norma borghese che ti sposi solo quando sei saldamente seduto sul collo degli altri uomini, cioè se hai mezzi. Esattamente il contrario è giusto: può sposarsi solo chi è in grado di vivere e di educare suo figlio a vivere senza mezzi. Solo questi genitori possono educare bene i loro figli.
21 agosto 1900 Ho scritto il dramma e ne sono del tutto insoddisfatto. Non lo sento come una cosa di Dio, sebbene lo abbia corretto molto: i personaggi sono cambiati. Sempre lo stesso esame e la stessa pratica. Un po' meglio. Oggi si è ripresentata la vecchia tentazione. Ho letto George Eliot e Ruskin e li ho apprezzati molto.
Oggi mi si è fatto sempre più chiaro lo smascheramento della non fede e della criminosità del potere. Di questo è necessario scrivere.
La mia posizione in famiglia è strana. Essi, forse, mi amano anche, ma non sono loro necessario, piuttosto encombrant; se sono necessario, lo sono come a tutti gli uomini.
E loro, la famiglia, vedono meno degli altri per che cosa sono necessario a tutti.
30 agosto. Jasnaja Poljana Ho settantadue anni. Tutti questi giorni non ho fatto niente. Non ne ho voglia.
Una volta mi sono chiesto: credo io, proprio credo, che il senso della vita è nell'eseguire la volontà di Dio, e che questa volontà è nell'aumento dell'amore (dell'armonia) in se stessi e nel mondo, e che con quest'aumento di tutte le cose amate in una sola, io mi preparo la vita futura? E senza volerlo ho risposto che io non credo in questa forma definita. In che cosa credo allora? mi sono chiesto. E ho risposto sinceramente che credo in questo, che bisogna essere buoni: essere miti, perdonare, amare. In questo credo con tutto il mio essere.
7 settembre Sono stato poco bene; oggi meglio. Sonja è da Maša. Andrjuša sta partendo. Sedici carri carichi: terribile.
Ho appuntato quanto segue:
1) Andrjuša è seduto da solo nella carrozza e pensa (e così quasi tutti quelli che lo guardano) che poiché viaggia da solo in una carrozza e è vestito così magnificamente, deve avere magnifiche qualità. L'ho provato io stesso indossando un bel vestito o trovandomi in una bella casa. Com'è dannoso il lusso per la vita spirituale, e ingannevole! La cosa più dannosa: aumenta senza ragione il denominatore.
2) Per il grande dramma ho pensato come rappresentare una creatura buona, bella, e del tutto incapace di comprendere l'insegnamento cristiano.
3) Per il piccolo dramma: morendo, Fedja dice: forse ho sbagliato. Ma quello che è fatto è fatto. Portatemi via.
Oggi 5 ottobre Occupato sempre dalle stesse cose. Una, sul lavoro agricolo, l'ho spedita. C'è stato il buon Boulanger. Non ha abbandonato l'idea della rivista. Sto leggendo i classici cinesi. Molto importanti. Ho scritto dieci lettere. Qualcosa da appuntare, ma oggi non ho tempo.
9 ottobre Ci sono stati molti visitatori, tutti letterati: la Veselitskaja (molto piacevole), Totomjanc, un giovane marxista, anche questo piacevole; ieri Posse e Gorkij. Questi meno piacevoli. Umore medio.
In questi giorni c'è stato d'importante che io, non ricordo a qual proposito, mi sembra dopo aver giudicato e condannato dentro di me i miei figli, mi sono messo a ricordare tutte le mie bruttezze. E ho ricordato vivamente tutto, o almeno molte cose, e ho rabbrividito. Quanto la vita degli altri e anche dei miei figli è migliore della mia! Dovrei non inorgoglirmi del passato, e anche del presente, ma umiliarmi, vergognarmi, nascondermi: chiedere perdono agli uomini. Avevo scritto a Dio, ma poi ho cancellato. Di fronte a Dio sono meno colpevole che di fronte agli uomini. Lui mi ha fatto, mi ha lasciato essere così come sono.
L'unica consolazione è che non sono mai stato malvagio; sulla coscienza ho due, tre azioni che mi hanno tormentato anche allora, ma non sono mai stato crudele.
1) Ai letterati, al loro lavoro, si attribuisce un significato e un'importanza inadeguati, perché la stampa, che forma l'opinione pubblica, è nelle mani dei letterati. Solo così è possibile spiegare i discorsi comicamente seri dei critici sul significato dei personaggi, dei poemi, dei romanzi... Con questo si spiega anche l'importanza esagerata attribuita all'arte. Sono tutti della stessa cricca.
2) Una terribile domanda senza risposta: come possono uomini intelligenti, istruiti (cattolici, ortodossi) credere alle assurdità della fede ecclesiastica? Questo può spiegarsi solo con l'ipnosi. Ho letto l'anno scorso alcuni libri sull'ipnosi e in essi non c'era risposta alla domanda: come liberarsi dall'ipnosi? Penso che ci sia un solo mezzo: rompere il legame con l'ipnotizzatore, un modo naturale di vita e, soprattutto, elevarsi in una sfera di attività spirituale autonoma.
Devo riflettere su questo. È terribilmente importante.
Dicono: gl'ipnotizzatori sono perseguibili nel caso che suggeriscano azioni illegali. Mentre inculcare nell'infanzia, l'età più ricettiva, tutti gli orrori della fede ecclesiastica, non solo non è vietato, ma è vietato il contrario.
16 ottobre Domani, se non capita qualcosa, vado da Tanja. Tutto questo tempo sono stato bene. Oggi mi fa male la pancia. Ah, tre giorni fa sono caduto sul braccio malato, peggiorandolo. Ora meglio.
C'è stato Nemirovic-Dancenko per il dramma. Ma non ho più voglia di darglielo.
Non uccidere è su tutti i giornali, persino quelli italiani, con qualche eccezione.
Aspetto visite.
Oggi 27 ottobre. Koèety Sono da Tanja già da dieci giorni, e non ho scritto nulla, neanche il diario, sebbene stia bene. Ah, oggi non è il 27, ma il 28.
1) Or ora camminavo e pensavo. Vi sono la religione, la filosofia, la scienza, la poesia, l'arte della grande maggioranza del popolo: la religione, sebbene nascosta dalle superstizioni, la fede in Dio - il suo principio, nell'indistruttibilità della vita; una filosofia inconsapevole: della fatalità, della materialità e della razionalità di tutto ciò che esiste; la poesia delle favole, degli avvenimenti veri della vita, delle leggende, e l'arte della bellezza degli animali, dei prodotti del lavoro, degl'intagli e dei galletti di legno, delle canzoni, delle danze. E vi è la religione del vero cristianesimo: la filosofia da Socrate a Amiel, la poesia: di Tjutcev, di Maupassant - l'arte (non riesco a trovare esempi di pittura) - Chopin in alcune opere, Haydn. E vi sono la religione, la filosofia, la poesia, l'arte, della folla culturale: la religione sono gli evangelici, l'Esercito della salvezza, la filosofia - Hegel, Darwin, Spencer, la poesia - Shakespeare, Dante, Ibsen. L'arte - Raffaello, i decadenti, Bach, Beethoven, Wagner.
2) Ho pensato che se devo servire gli uomini con i miei scritti l'unica cosa che devo, e che ho il diritto di fare, è smascherare i ricchi nella loro non verità e mostrare ai poveri l'inganno a cui soggiacciono.
30 ottobre In mattinata ho cominciato a scrivere la lettera ai cinesi.
31 ottobre 1900. Koèety S.s.v. Scrivo di sera. Sono andato a cavallo.
Voglio partire domani l'altro. Sempre la solita debolezza e inattività.
7 novembre. Mosca S. s. v. Ho pensato a tre articoli: 1) La lettera ai cinesi; 2) sul fatto che tutto è basato sull'assassinio; 3) sul fatto che noi quasi-cristiani non abbiamo alcuna religione.
12 novembre. Mosca. Mattina La salute va molto bene. Non scrivo niente, mi dedico a Confucio e è molto bello. Attingo forza spirituale.
Mi ha colpito la notizia che la principessa Vjazemskaja, che sembra la quintessenza dell'aristocrazia: finimenti à la Daumon, sussurri francesi, ha a suo nome nel governatorato di Tambov diciannove bettole che le danno duemila rubli di rendita. E loro dicono che non c'è di che scrivere, e parlano solo di lussuria...
18 novembre Mosca. Mattina Non ho voglia di scrivere nulla. Ieri ho saputo che la rivista sarà permessa.
Avevo sentito discorsi sull'opera di Lëva, ho dato un occhiata al libro e non posso vincere un senso di disgusto e dispiacere. Devo ancora imparare.
Si è parlato del marxismo con Filippov.
23 novembre. Mosca L'insegnamento di Confucio, che bisogna essere particolarmente attenti a sé quando si è soli, da ancora i suoi frutti.
Ho pensato in questo periodo:
1) La canzone del Kapkaz. 2) Ho dimenticato tutto, erano tre cose. Ricordo solo:
1) Noi, classi ricche, spogliamo i lavoratori, li costringiamo al lavoro più duro e incessante, godendo dell'ozio e del lusso. Noi li priviamo, opprimendoli col lavoro, della possibilità di produrre i fiori e i frutti spirituali della vita: né poesia né scienza né religione. In compenso noi c'impegniamo a fornire questo, e diamo loro una falsa poesia: «Perché fuggisti nel Kapkaz per morire» e simili; una falsa scienza: la giurisprudenza, il darwinismo, la filosofia, la storia degli zar; una falsa religione: la dottrina ecclesiastica. Che colpa terribile. Se solo non li avessimo dissanguati così, fino allo stremo, essi avrebbero creato e poesia e scienza e insegnamento di vita.
28 novembre. Mosca, 1900. Mattina Sempre la stessa apatia. Ieri ho letto il pezzo di Novikov e ne ho avuto una forte impressione: mi ha fatto ricordare qualcosa che avevo dimenticato: la vita del popolo, la miseria, l'umiliazione, e la nostra colpa. Oh, se Dio mi ordinasse di dire tutto quel che sento a proposito di questo! Il dramma Il cadavere è meglio metterlo da parte. Se devo scrivere, allora meglio l'altro dramma e la continuazione di Resurrezione.
Oggi 15 dicembre 1) Ho pensato che i Parerga und Paralipomena di Schopenhauer sono molto più forti della sua dottrina sistematica.
Non devo (e non avrei neanche tempo), in ogni caso assolutamente non devo, scrivere un sistema. La mia visione del mondo è spiegata da quel che scrivo qui, e se questo è necessario a qualcuno, se ne servirà.
2) Un pensiero importante che mi è molto caro. Si pensa di solito che sulla cultura cresca, come un fiore, la moralità. È vero il contrario. La cultura si sviluppa solo quando non c'è religione, e quindi non c'è moralità (Grecia, Roma, Mosca). E come un albero frondoso dal quale il campagnolo ignorante si aspetta abbondanti frutti perché ci sono molti rami. Al contrario, ci sono molti rami lussureggianti proprio perché non ci saranno frutti. O come una bella manza sterile.
19 dicembre 1900. Mosca Tutti questi quattro giorni sono stato poco bene. Ora sto meglio. C'è stato Lëva e ho cominciato a parlare della sua opera letteraria. Gli ho detto la verità e l'ho amareggiato. Non va bene. Avrei dovuto farlo con più garbo, più bontà.
Ho appuntato.
L'artista, per agire sugli altri, dev'essere uno che cerca, in modo che la sua opera sia una ricerca. Solo se egli cerca, lo spettatore, l'ascoltatore, il lettore si uniscono alla sua ricerca.
Oggi 20 dicembre. Mosca Ho letto le sentenze di Buddha. Molto belle.
Oggi 29 dicembre. Mosca È morto il bambino di Lëva. Ho molto dolore per loro. Sempre nel dolore c'è un castigo spirituale e un enorme profitto. Una disgrazia: Dio ti ha visitato, si è ricordato di te. Tanja ha partorito un piccolo morto, e è molto buona, ragionevole.
È venuto un vecchietto da Nižnij. Da appuntare.
1) Prima di parlare del bene del soddisfacimento delle esigenze, occorre decidere quali esigenze sono un bene.
2) Ho letto lo Zarathustra di Nietzsche e i ricordi della sorella su come lo scrisse, e mi sono convinto del tutto che lui era completamente pazzo quando lo scrisse, e pazzo non in senso metaforico, ma in senso preciso, letterale incoerenze, salti di palo in frasca da un pensiero all'altro, paragoni senza indicare il termine di paragone, pensieri cominciati e non finiti, e tutto nello sfondo del punto focale della sua pazzia: la sua idée fixe che negando tutte le basi superiori del pensiero e della vita umana, lui dimostra la sua superumana genialità. Che società è questa, che riconosce per maestro un tale pazzo, e pazzo malvagio?
31 dicembre 1900. Mosca Continuo a non scrivere e sono molto depresso moralmente.
Ho pensato.
Ho pensato oggi che l'aspetto più innaturale delle opere drammatiche deriva dal fatto che tutti i personaggi parlano a lungo, e gli altri li ascoltano. Nella realtà non è così: ogni persona parla e ascolta secondo il suo carattere e le sue doti oratorie. Vorrei rifare così il mio dramma. Evidentemente il mio scrivere è finito. Anche così va bene.
1 gennaio del nuovo anno e del nuovo secolo S. s. v.
1901
19 gennaio. Mosca Tutto questo tempo sono stato poco bene e debole. Stato d'animo abbastanza buono; se ci fossero un po' meno chiacchiere inutili.
Appuntato in questo tempo:
1) Gli uomini vivono dei propri pensieri e dei pensieri altrui, dei propri sentimenti e dei sentimenti altrui (cioè comprendere i sentimenti altrui e tenerne conto). L'uomo migliore è quello che vive preminentemente dei pensieri propri e dei sentimenti altrui; la razza peggiore di uomini è quella che vive dei pensieri altrui e dei sentimenti propri. Dai vari modi in cui si combinano queste quattro basi, impulsi per l'attività, derivano tutte le differenze fra gli uomini.
Vi sono uomini che non hanno quasi nessun pensiero, né proprio né altrui, né propri sentimenti, e che vivono solo dei sentimenti altrui: sono i mentecatti negatori di sé, santi. Vi sono uomini che vivono solo dei propri sentimenti: sono animali feroci. Vi sono uomini che vivono solo dei propri pensieri: sono i saggi, i profeti. Vi sono quelli che vivono solo dei pensieri altrui: sono gli stupidi istruiti. Dalla forza diversa con cui agiscono queste facoltà deriva tutta la complessa sinfonia dei caratteri.
2) È l'uomo che deve elevarsi alla castità della donna, e non la donna, come avviene ora, abbassarsi alla lussuria dell'uomo.
3) Noi (e questa non è una metafora, ma pressappoco la descrizione della realtà) cresciamo e siamo allevati in un covo di briganti, e solo quando siamo cresciuti e ci guardiamo intorno comprendiamo dove siamo e di che cosa viviamo. E è a questo punto che emergono i vari atteggiamenti verso questa situazione: alcuni si uniscono ai briganti e saccheggiano; altri pensano di non essere colpevoli se si limitano solo a godere del bottino, ma senza approvarlo e perfino cercando d'impedirlo; altri ancora si sdegnano e vogliono distruggere il covo, ma sono deboli, e sono troppo pochi. Che cosa fare, dunque?
6 febbraio. Mosca 1901 Terribilmente a lungo non ho scritto. Tutto questo tempo non sono stato bene; invecchiando mi avvicino alla morte. Oggi deve arrivare Tanja. Ci sono state le nozze di Miša. Ho paura che lei sia ancor più irreligiosa della maggior parte delle donne. Ma può anche darsi il contrario. Voglia Dio.
Ho appuntato delle cose che mi sembrano importanti.
1) Soprattutto bisogna cercare di distruggere l'inganno, costantemente sostenuto dai governanti, che tutto quel che il governo fa lo fa per l'ordine, per il bene dei sudditi. Tutto quel che fa, invece, lo fa per sé (derubare i sudditi) e per leur donner le change, per rassicurarli che lo fa per loro.
2) Gli artifici per carezzare i cinque sensi esterni, come l'abbellimento delle abitazioni, gli oggetti superflui, e soprattutto i vestiti, in particolare femminili, sono quello che accende la lussuria. Come la musica, i profumi, le delicatezze gastronomiche, le superfici lisce e piacevoli al tatto. La luce, la bellezza del sole, degli alberi, dell'erba, del cielo, anche la forma del corpo umano senz'abbellimenti artificiosi, il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, il gusto dei cibi semplici, dei frutti, il senso delle cose naturali non provoca la lussuria. La provocano invece l'illuminazione elettrica, gli abbellimenti, i vestiti eleganti, la musica, i profumi, le delicatezze gastronomiche, le superfici lisce.
Oggi 8 febbraio 1901. Mosca Ieri per la prima volta ho capito, e l'ho capito su NN, riservato, freddo e furbo, come e perché lui e tutti coloro che non condividono la visione cristiana della vita odiano, e non possono non odiare, non me ma le idee che professo. Ma separare me da quello che professo è troppo difficile.
11 febbraio. Mosca Ho letto il discorso al congresso agricolo. Enfatico, privo di contenuto, sciocco e presuntuoso. Noi tutti vogliamo aiutare il popolo: e siamo i poveri che esso nutre e veste. Che cosa possono dare i ricchi ai poveri? Questa è la cosa da capire una volta per tutte, e solo dopo si potrà correggere il nostro atteggiamento verso il popolo. Basta che vi mettiate da parte, miserabili che gli state addosso, che non lo infastidiate, come fanno i poveri in Italia, e esso farà tutto, non le sciocchezze che voi gli proponete, ma cose di cui voi non avete neppure idea.
È passato quasi un mese. Oggi 19 marzo In questo tempo non ho scritto quasi niente oltre all'appello allo zar e ai suoi aiutanti.
In questo periodo c'è stata la bizzarra scomunica da parte della Chiesa e le espressioni di simpatia da essa provocate, e poi i fatti studenteschi, che hanno assunto un carattere politico e mi hanno spinto a scrivere l'appello allo zar e ai suoi aiutanti e il programma. Ho cercato di lasciarmi guidare solo dal desiderio di servire, e non dal compiacimento personale.
Oggi 28 marzo 1901. Mosca Ieri l'altro ho spedito l'appello allo zar e agli altri. In questo tempo ho scritto la risposta ai corrispondenti sconosciuti e un poco di Chadži-Murat. Ho appuntato solo una cosa: che è assolutamente chiaro che tutta la nostra ortodossia è stregoneria della paura. E la radice di tutto è la fede nel miracoloso. Ieri sera, ero solo, e ho immaginato in modo vivissimo la morte: l'ho intravista, o meglio mi sono rappresentato tutto il cambiamento che mi aspetta con tale chiarezza come mai prima, e c'era qualcosa di orribile, ma bello.
31 marzo. Mosca. Mattina Mi pare di aver finito la Risposta al Sinodo. Ho scritto un breve messaggio ai letterati di Pietroburgo. Continuano i saluti e le ingiurie. Salute buona.
Per nove giorni non ho scritto. Oggi 8 aprile 1901 Mosca. Sono stato male. Ho raccolto materiale per il Promemoria. Continuano i messaggi e i saluti.
Ho appuntato: 1) La causa principale del conservatorismo religioso è che si vive comodi: l'egoismo.
22 aprile. Mosca Non ho scritto per molto tempo. Sono stato sempre malato. Mi fanno male le braccia e le gambe e sento grande debolezza. Sembra che la Risposta dia buoni risultati. Comunque non è affar mio. Non ho scritto niente. E devo: 1) rispondere alle lettere; 2) scrivere a Poša sull'istruzione; 3) per la guerra; 4) sull'allontanamento dalla religione; 5) finire Chadži-Murat. Tutto questo è già pronto, ma bisogna farlo. E io non faccio niente.
7 maggio. Mosca Abbiamo deciso di partire domani. Salute meglio.
1) Pauroso il tipo di gente che vuole avere sempre ragione. Sono pronti a condannare l'innocente, il santo, Dio stesso pur di aver ragione.
2) Ho sognato quel tipo di vecchio nel quale mi ha preceduto Cechov. Era un vecchio particolarmente bello, quasi santo, anche se ubriacone e bestemmiatore. Ho capito per la prima volta chiaramente la forza che possono acquistare i personaggi dalla sovrapposizione coraggiosa di chiaroscuri. Lo applicherò a Chadži-Murat e Marija Dmitrievna.
3) Ho pensato ai bisogni del popolo e sono arrivato all'idea che la cosa più importante è la proprietà della terra; che se fosse decisa l'eliminazione della proprietà terriera; e la sua appartenenza a colui che la lavora, questa sarebbe la più salda garanzia della libertà. Ben più salda dell'habeas corpus. Perché l'habeas corpus non è una garanzia materiale, ma solo morale: l'uomo sente di avere il diritto di difendere la propria casa.
È qui la cara Tanja. Ho avuto da Certkov una lettera sulla libertà di stampa e temo di aver risposto in modo sgradevole.
10 maggio 1901. Jasnaja Poljana Sono tornato due giorni fa. La salute va meglio. In questi due giorni non ho scritto niente. Ho camminato, pensato. La solitudine mi è piacevole.
11 maggio. Sera Trascrivo qualcosa che avevo annotato nel taccuino.
1) Inserire nella prefazione a Büttnerbaner che Orlov ha qualcosa da dire e sa dirlo. E ha da dire che ama il contadino, colui che ci dà da mangiare. È per questo che Gorkij ha suscitato interesse. Noi sappiamo tutti che i poveri sono uomini e fratelli, ma lo sappiamo teoricamente; invece lui li ha mostrati in tutta la loro altezza, amandoli, e ci ha contagiato con quest'amore. I loro discorsi sono non veri, esagerati, ma noi gli perdoniamo tutto perché lui ha allargato il nostro amore.
2) Cercando la causa del male del mondo, sono andato sempre più profondo e profondo. Da principio la causa del male la vedevo negli uomini malvagi, poi nella cattiva organizzazione della società, poi nella violenza che sostiene questa cattiva organizzazione, poi nella partecipazione alla violenza di quegli uomini che ne soffrono (eserciti), poi nella mancanza di religione in questi uomini, e infine sono arrivato alla conclusione che la radice di tutto è nell'educazione religiosa. E per questo, per correggere il male occorre non cambiare gli uomini né cambiare l'organizzazione né togliere la violenza né convincere gli uomini a non partecipare alla violenza e neanche contrastare la religione menzognera e spiegare quella vera, ma soltanto educare i fanciulli alla vera religione.
Oggi, mi sembra, è il 13 maggio 1901 Scrivo di mattina. Siamo soli con Sonja. Sto bene. Sto pensando a qualcosa, ma non riesco a trovare la forma e la suddivisione dei temi; oltre ai lavori letterari: 1) sulla religione e la sua mancanza; 2) sull'istruzione; 3) sui bisogni del popolo: terra (habeas corpus); 4) sulle carte scoperte, che il potere si regge unicamente sugli eserciti.
Oggi 8 giugno Non ho scritto per quasi un mese. Salute meglio. I rapporti con i miei sono buoni.
Sto scrivendo Al popolo lavoratore. Saša ricopia accuratamente. Ho preso vari appunti. Ne trascrivo ora almeno qualcuno.
1) Il lavoro fisico senza tensione al di sopra delle forze provoca un desiderio benevolo di comunicare. Passavo accanto a un contadino. Stava vangando, i cani gli hanno ringhiato e lui si è messo a parlare benevolmente dei cani.
2) È paurosamente solitaria la condizione di colui che non sente la sua unione con tutti i singoli esseri. Quando pensi a tutti gli uomini, a tutti gli esseri che vivono separati, provi terrore. Ti tranquillizzi e provi anche gioia quando li abbracci con la ragione e con l'amore.
16 luglio 1901 Sono stato molto malato dal 27 giugno. La malattia è stata una continua festa spirituale: spirito rafforzato, tranquillità di fronte all'avvicinarsi della morte, e espressioni d'amore da ogni parte...
Ho finito L'unico mezzo. Non particolarmente buono, debole.
Trascrivo quello che avevo appuntato da tempo.
1) Conoscono le donne solo i mariti. Solo il marito le vede dietro le quinte. Per questo Lessing affermava che tutti i mariti dicono: c'era solo una donna cattiva, e l'ho sposata io. Di fronte agli altri esse fingono così bene, che nessuno le vede come sono in realtà, in particolare finché sono giovani.
2) La facoltà principale delle donne è indovinare a chi e quale ruolo piace, e recitare il ruolo che piace.
3) La loro vera vita e il loro alto compito è nella maternità, e esse pensano invece che la maternità impedisca loro di vivere, cioè di fingere, secondo il gusto dell'uomo prescelto.
18 agosto. Jasnaja Poljana Non ho scritto per un mese preciso. In questo tempo ho scritto due cose: non male. Vorrei scrivere anche sulla religione, sulla mancanza di religione, e una lettera a Nicola. Poi potrò riposarmi scrivendo qualcosa di letterario.
In questi giorni si è deciso di andare in Crimea. L'idea non mi dispiace. La salute è molto indebolita: cuore.
Ci sono qui Maša e Mašenka.
Fa paura dire: non ho scritto da quasi due mesi. Oggi 10 ottobre 1901. Gaspra, sulla sponda meridionale. La salute sempre male. Ora miglioro, ora peggioro, ma debole in complesso. La salute di prima se n'è andata per sempre. Va bene anche così, e non solo per modo di dire, ma proprio: bene.
Siamo arrivati qui l'otto settembre con Boulanger Maša e Kolja. Saša è molto cara. Ora è qui anche Serëža.
Tutto questo tempo ho lavorato e continuo a lavorare alla Religione. Mi sembra che vada avanti, ma sono intellettualmente più debole e posso stare al tavolino meno tempo.
29 novembre dell'anno 1901. Gaspra Di nuovo non ho scritto per quasi due mesi. La salute sempre non bene. Di rado meglio. Soprattutto dolori reumatici e debolezza. Dal 14, mi pare, hanno cominciato a farmi applicazioni di arsenico. Oggi mi sento più vivace e per questo scrivo.
Tanja ha di nuovo partorito un bambino morto, si sta rimettendo.
Penso di aver finito Sulla religione. Come sempre, ho molti dubbi sull'importanza e la bontà dell'opera, ma qui tale dubbio mi sembra anche più fondato che in casi precedenti.
In casa bene. Vedo poco Maša. Sono contento che mi piacciano sia Gorkij che Èechov, in particolare il primo. Buone lettere dal membro del tribunale.
Ecco che cosa ho appuntato.
1) Gli uomini si differenziano per il fatto che alcuni prima pensano poi parlano e agiscono, altri viceversa.
2) Un'altra differenza fra gli uomini è che alcuni sentono prima gli altri poi se stessi, e altri prima se stessi; volevo dire: e poi gli altri, ma in generale tali uomini si limitano a sentire solo se stessi. Questa è una differenza enorme.
26 dicembre 1901. Gaspra Sono andato a Jalta e vi ho pernottato e ho avuto mal di cuore. Sono stato una settimana da Maša. La salute comincia di nuovo a migliorare.
C'è stato il caro Boulanger. Se n'è andato oggi. Ho finito Sulla religione. Ma dovrò ancora rivederlo.
Ho pensato qualcosa:
1) Mi è così chiaro, evidente, il prossimo compito della vita. Esso consiste nel sostituire la vita fondata sulla lotta e la violenza con una vita fondata sull'amore e il ragionevole accordo. E l'enorme materiale che dev'essere elaborato spiritualmente per questo giace ancora intatto nel popolo lavoratore di tutte le razze e di tutte le religioni.
2) Ogni uomo è incatenato alla sua solitudine e condannato a morte. «Vivi, per qualche ragione, solo, pieno di desideri insoddisfatti, invecchi e muori.» È orribile. L'unica salvezza è strappare da sé il proprio «io», coltivare l'amore per l'altro. Allora, invece di una sola, avrai due poste, più possibilità. E l'uomo, tendendo a questo, senza volerlo ama gli uomini. Ma gli uomini sono mortali, e se nella vita di uno c'è più dolore che gioia, lo stesso avviene nella vita degli altri. E per questo la situazione è sempre disperata. L'unica consolazione è che insieme anche la morte è bella. L'unica salvezza completa sarebbe l'amore verso l'immortale, verso Dio. Ma è possibile?
1902
Oggi 22 gennaio 1902 Sono stato malato per quasi tutto questo tempo, avvicinandomi alla morte. E ho vissuto abbastanza bene. Ho scritto una lettera allo zar e l'ho mandata tramite Nikolaj Michajloviè. Oggi lui e la lettera sono a Pietroburgo. Non so se la consegnerà. Un bellissimo libro di Mazzini e pensieri di Ruskin.
Oggi è arrivato Grauberger. Dice del tutto giustamente che per un cristiano al giorno d'oggi c'è solo un posto giusto: la galera.
23 gennaio Sono sempre debole .
È venuto Bertenson. Naturalmente sono sciocchezze. Bellissimi versi:
Ha cominciato il vecchietto a ansimare,
ha cominciato... a tossire,
è ora che il vecchietto vada sotto il lenzuolino,
sotto il lenzuolino nella sua tombetta.
Che bel linguaggio popolare. Pittoresco e commovente.
Ho pensato.
Non c'è dimostrazione più chiara della via sbagliata su cui procede la scienza della sua certezza di poter sapere tutto.
5 maggio Non ho scritto per tre mesi e mezzo. Sono stato gravemente malato e ancora non mi sono rimesso. Voglio trascrivere qualcosa che ho pensato e dettato in questo periodo.
30 gennaio 1902 1) Portano via tutto il latte ai lavoratori, ne fanno paste e bagni di bellezza, e poi con l'aiuto della scienza vogliono rendere ipernutriente il poco latte rimasto per i lavoratori. Ecco l'obiettivo della nostra agricoltura «scientifica», della tecnica, della medicina.
5 febbraio 1902 2) Un uomo compie un orribile delitto: poi si tormenta e si rende conto di aver fatto del male, e che poteva non farlo. Un altro invece fa una azione immorale che sembra trascurabile e si giustifica, e vive allegro, tranquillo. Il delitto del primo produce solo un danno materiale che può anche trasformarsi in bene spirituale per sé e per gli altri. Invece l'azioncella del secondo provoca un danno incalcolabile per sé, in quanto lascia la via libera a altre azioni cattive, e per gli altri, come esempio di tranquillità e contentezza nel male.
2) (Per la lettera.) E così voi arrivate alla convinzione dell'irrealizzabilità di quest'idea, mentre l'idea della liberazione della terra dal diritto di proprietà può essere realizzata di gran lunga più facilmente dell'idea stramorta di un rinnovamento dell'autocrazia senz'altro scopo - l'autocrazia per l'autocrazia - che è l'idea che ora occupa tutte le menti del governo.
Febbraio 1) De mortuis aut bene aut nihil, che norma pagana, menzognera! Dei vivi parla bene o niente! Da quanti dolori questo libererebbe la gente, e come sarebbe facile. E perché non si può parlare male dei morti? Nel nostro mondo c'è la regola: parlare dei morti nei necrologi e giubilei solo con le lodi più sperticate, e ovviamente dicendo solo bugie. E questo arreca un danno terribile, livellando e facendo uguali il bene e il male.
8 marzo 1) Belinskij senza religione: dal piano inferiore. Gogol religioso: dal superiore.
21 marzo 1902 1) Tre filosofie alla moda nel mio ricordo: Hegel, Darwin, e ora Nietzsche. Il primo giustificava tutto ciò che esiste; il secondo uguagliava l'uomo agli animali, giustificava l'antagonismo, cioè il male negli uomini; il terzo dimostra che ciò che si oppone al male nella natura dell'uomo è menzogna, errore. Non so dove si possa andare oltre.
2) Dicono: tornate alla Chiesa. Ma è proprio nella Chiesa che vedo un inganno volgare, evidente e dannoso. «Continuate a comprare la farina alla nostra bottega», quando io so che la vostra farina è mescolata con la calce, fa male.
3) La vita, qualunque sia, è il bene al di sopra del quale non c'è niente. Quando noi diciamo che la vita è male, è solo in paragone a un'altra vita, migliore o immaginaria. Nella vita può esservi male, ma la vita stessa non può essere un male. Il bene può essere solo nella vita. E perciò non è possibile dire che la mancanza di vita possa essere il bene.
La salute può essere solo nel corpo, e perciò non è possibile dire che la mancanza di corpo sia la salute.
10 aprile 1902. Gaspra 1) (Al popolo lavoratore.) Non avete il diritto di rivendicare la giornata lavorativa di otto ore eccetera. Ma avete certo il diritto, anzi il dovere, nei confronti dei vostri figli, di rivendicare la terra per nutrirli.
2) Dicono: distruggi l'ordine esistente e tutto crolla. Questo è come dire: il fiume si scioglie e tutto crollerà. Invece no: vanno i battelli, comincia la vita vera.
Oggi 22 maggio 1902. Gaspra Il tifo è passato, ma sono sempre a letto.
23, 24 maggio 1902. Gaspra Ieri ero molto debole. Oggi sto meglio. Ho scritto un poco Al popolo. Comincia a prender forma. Volevano portarmi all'aria aperta ma c'era vento freddo. Ho vergogna di aver maltrattato Tanja perché sconsigliava di andar fuori. Ora sto in poltrona. Mi sembra di non avere le gambe.
25, 27 maggio. Gaspra Da tre giorni sto all'aria aperta, prima quattro, poi cinque e oggi sei ore. Piano piano mi rimetto. Sono state le doglie della morte, cioè di una nuova nascita, e poi mi è stato concesso un po' di respiro. Oggi ho avuto la triste notizia dell'arresto di Suller. È stato qui un venditore ambulante persiano, un uomo molto illuminato, dice di essere un babista.
Ora sono le sei passate. Lentamente lavoro all'appello al popolo (abbastanza bene).
1 luglio 1902. Jasnaja Poljana Siamo tornati da Gaspra da tre giorni. Il viaggio è stato fisicamente pesante. Mi stavo rimettendo, ma ieri di nuovo febbre e debolezza. Non me la prendo.
5 agosto Non mi sembrava di non aver scritto così a lungo. Il 22 luglio ho spedito Al popolo lavoratore e da allora ho scritto Chadži-Murat, ora volentieri, ora di malavoglia e con un senso di vergogna. Ci sono stati dei visitatori, ma non ricordo chi erano. La salute in generale va meglio, ma ho mal di stomaco.
1) Stupefacente: io so di me che sono sciocco e cattivo, e invece mi considerano un uomo geniale. Come sono allora gli altri uomini?
2) Nella musica c'è un elemento di rumore, di contrasto, di rapidità, che agisce direttamente sui nervi, non sul sentimento. Quanto più grande è questo elemento, tanto peggiore è la musica. Lo stesso nelle altre arti: nella poesia la declamazione, nella pittura la brillantezza dei colori.
20 settembre. Jasnaja Poljana, 1902 Non ho scritto per un mese e mezzo. In tutto questo tempo ho lavorato a Chadži-Murat. La salute va migliorando. Dello stato spirituale mi contento. Non ho sentimenti cattivi verso nessuno. Da appuntare.
1) Se gli uomini di potere sono riusciti a comprare la Chiesa perché essa giustificasse le loro vite, perché non dovrebbero comprare la scienza?
23 settembre 1902 Stamattina ho scritto un poco Al clero.
Ora stavo pensando a un articolo sul travisamento del cristianesimo e l'irreligiosità; dovrebbe precedere l'articolo Al clero. «La causa principale dei mali e delle disgrazie del nostro tempo.» Questo potrebbe essere il titolo.
27 settembre Lëva vive qui da noi e mi danno una gioia enorme i miei rapporti semplici e buoni con lui. Ho scritto alcune lettere insignificanti. Ci sono stati visitatori interessanti, gente di Èernigov: uno vuole rifiutare il servizio militare. Ho scritto. La salute va bene. Va bene anche lo stato spirituale.
29 settembre 1902 Mi sento molto bene. Al clero non va. Ho molte cose da dire e ho voglia di dirle, ma non stringo. Finisco questo quaderno. Due anni e quattro mesi. Ci sono state molte cose e tutte buone.
Oggi 4 novembre 1902 Importante in questo periodo: il processo di Afanasij, l'arresto di Novikov, e l'arrivo di Pëtr Verigin.
Appunto ora cose pensate:
1) Sto leggendo Postscriptum de ma vie di V. Hugo. Parlando dell'infini egli descrive la distanza delle stelle, la velocità, la durata del tempo e vede in ciò qualcosa di grandioso. A me, questo non mi ha mai «riempito di stupore» né spaventato; ho visto sempre in questo un equivoco e non sono mai riuscito a considerare reale questo appassionarsi alle grandezze spaziali e temporali.
2) La coscienza sta ferma, gli avvenimenti della vita le passano attraverso, ma ci sembra, come le nuvole che passano accanto alla luna, che si muova la coscienza.
3) L'egoismo è demenza. La demenza è egoismo.
4) Gli uomini vogliono la libertà e per raggiungerla accettano la schiavitù delle istituzioni, dalla quale non sono mai usciti né usciranno.
5) a) Conoscere la verità cristiana è il primo gradino; b) tentativo di realizzarla ora nella vita; c) indignazione, ira per i nemici della verità; d) disperazione; e) tentativi di conciliazione; f) tutto in te, davanti a Dio, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Lo stesso è appuntato in modo diverso:
1) entusiasmo per la conoscenza della verità;
2) desiderio e speranza di realizzarla ora;
3) delusione della possibilità di realizzarla nel mondo, speranza di realizzarla nella propria vita;
4) delusione anche di questo, e disperazione;
5) tutto per lo spirito, senza curarsi delle conseguenze. (Piano per un dramma.)
6) Leggendo quel che Merežkovskij scrive su Euripide ho capito il suo cristianesimo. Chi vuole il cristianesimo col patriottismo (Pobedonoscev, gli slavofili), chi lo vuole con la guerra, chi con la ricchezza, chi con l'erotismo e le donne, e ognuno si costruisce un cristianesimo per sé secondo le proprie esigenze.
Oggi 30 novembre 1902 Ho finito la leggenda, mi sono messo di nuovo a lavorare a Chadži-Murat e spero di finire domani.
1903
6 gennaio 1903 Io provo ora le pene dell'inferno. Ricordo tutta la bassezza della mia vecchia vita e questi ricordi non mi abbandonano e mi avvelenano l'esistenza.
20 febbraio. Jasnaja La salute va un po' meglio. Ieri l'altro sono andato a pattinare. Non mi va di lavorare, non ne ho voglia.
Ieri ho ricevuto la cosa di Posse sull'appello Al popolo lavoratore. Sono molto amareggiati. È chiaro che essi sono ipnotizzati dalla teoria, sono come credenti che non sopportano critiche.
1) I fautori del socialismo sono gente che tiene conto prevalentemente della popolazione cittadina. Essi non conoscono né la bellezza e la poesia della vita in campagna né le sue sofferenze. Se la conoscessero non vorrebbero, come fanno ora, distruggere questa vita, sostituirla con gli agi cittadini, ma si sforzerebbero solo di liberarla dai suoi mali.
1 marzo 1903 Ho letto un articolo di Mecnikov sul solito argomento: se gli si taglia l'intestino retto, gli uomini smetteranno di pensare al significato della vita e diventeranno stupidi come lo stesso Mecnikov. Davvero, senza scherzi. La sua idea è che la scienza migliorerà l'organismo dell'uomo, lo libererà dal dolore, e allora si potrà trovare il significato, la destinazione della vita. La scienza lo rivelerà!
Sofija Andreevna è a Mosca. Non ho lettere da Maša.
14 marzo Salute non male. Ma mi dolgono le gambe.
Ho letto Opinions sociales d'Anatole France. Come tutti i socialisti legalitari e gli adoratori della scienza, e quindi negatori della religione, France dice che non serve la pietà, l'amore: serve solo la justice. Questo è vero, ma perché ci sia justice sul serio, bisogna che nella tensione, nell'ideale ci sia l'autorinunzia, l'amore. Perché ci sia un matrimonio onesto bisogna tendere alla castità. Perché ci sia vero sapere, bisogna tendere alla conoscenza del mondo spirituale (solo allora sarà possibile conoscere il mondo materiale). Perché ci sia una giusta distribuzione dei servizi, bisogna tendere a dare tutto senza prendere niente (altrimenti ci sarà rapina del lavoro altrui). Per colpire l'obiettivo bisogna mirare alto.
Oggi 20 marzo. Jasnaja Poljana. 1903 Fra ieri e oggi ho scritto ventisei lettere.
14 aprile 1903 Da tempo non scrivevo.
Di solito si misura il progresso dell'uomo dalle realizzazioni tecniche e scientifiche, ritenendo che la civiltà porti alla felicità. Questo è falso. E Rousseau e tutti gli adoratori del modo di vita selvaggio, patriarcale, hanno tanta ragione e tanto torto quanto gli adoratori della civiltà. La felicità degli uomini che vivono e godono della civiltà e della cultura più sviluppate, e quella degli uomini più primitivi e selvaggi è assolutamente uguale. Aumentare la felicità degli uomini con la scienza, con la civiltà, con la cultura è altrettanto impossibile che far sì che in un recipiente l'acqua sia in un punto più alta e in un punto più bassa. L'aumento della felicità degli uomini viene solo dall'aumento dell'amore, che per sua natura uguaglia tutti gli uomini; mentre i successi scientifici, tecnici, sono un fatto di crescita, e gli uomini civilizzati superano nella loro felicità gli uomini non-civilizzati tanto poco quanto un uomo adulto supera in felicità un fanciullo. La felicità è solo nell'aumento dell'amore.
29 aprile 1903 Tutto questo tempo ho lavorato all'articolo. Ora va abbastanza bene. Ho scritto una lettera sugli avvenimenti di Kišinëv e un telegramma.
1 maggio Qualcuno mi ha domandato: il destino viene dall'uomo o l'uomo dal destino? Più vivi una vita spirituale e più sei indipendente dal destino; e viceversa.
29 maggio Ieri sono stato a Pirogovo. Ho trovato tutti bene. Il viaggio è stato bello. NN mi è molto antipatico. Lotto contro questo sentimento con alterne vicende. Saša è partita. Nel pomeriggio ho camminato a lungo: entusiasmo di fronte alla bellezza della natura.
3 giugno 1903 Oggi ho scritto alcune lettere e ho appuntato questo:
1) Ogni potere sente a fiuto che esiste solo grazie all'ignoranza del popolo e perciò per istinto e giustamente ha paura dell'istruzione e la odia. In certe condizioni, tuttavia, il potere deve fare, volente o nolente, concessioni all'istruzione: allora fa finta di incoraggiarla la prende nelle proprie mani e la corrompe ai propri fini. Ma vi sono anche condizioni, tanto grande è la forza del potere! in cui non occorre neanche far finta. In tali condizioni si trovò Nicola I, che lo capì e agì di conseguenza.
2) Nicola considerava che tutti gli uomini fossero come quelli che lo circondavano. E quelli che lo circondavano erano mascalzoni; perciò considerava tutti gli uomini mascalzoni.
Oggi 4 giugno 1903 Ho dormito poco. Mi fa sempre male la pancia. Ieri ho dato i miei diari a copiare a Maša. Oggi volevo continuare i ricordi, ma non ho potuto, non mi prendono. Ieri ho letto Nicola. Molte cose interessanti. Devo finire di leggerlo prima di andare avanti.
9 giugno La salute meglio. Ho in mente tre cose nuove. (È ora di morire e io faccio progetti.) 1) Un racconto sul ballo e la fustigazione. 2) Il grido del demonio all'avvicinarsi di Cristo. 3) Chi sono io: descrivermi come sono ora, con tutte le mie debolezze e cose buone.
18 giugno Ho deciso di lasciare Nicola I quasi com'è, e se occorre scrivere una cosa a parte.
Ho pensato tre nuove cose:
1) Il grido degli smarriti uomini d'oggi: materialisti, positivisti, nicciani; il grido (Mr 1, 24): «Lasciaci, che cosa t'importa di noi, Gesù nazareno? Sei venuto per dannarci. Ti conosco chi sei, Santo di Dio». (Sarebbe molto bello.)
2) Nella raccolta per gli ebrei: un allegro ballo a Kazan, sono innamorato di Korejša, bellissima, figlia di un generale polacco, ballo con lei; suo padre, un bellissimo vecchio, la prende teneramente per mano e inizia la mazurca. E all'alba, dopo la notte insonne da innamorato, rullo dei tamburi: un soldatino tartaro passa fra le verghe e il generale incita a picchiarlo più forte. (Sarebbe molto bello.)
3) Descrivere me stesso in tutta verità così come sono ora, con tutte le mie debolezze e sciocchezze mescolate con ciò che è buono e importante nella mia vita. (Anche questo sarebbe bello.)
Tutto questo è molto più importante dello sciocco Chadži-Murat.
Devo appuntare due cose:
1) Tutti gli uomini si avvicinano più o meno all'uno o all'altro limite. Uno: la vita solo per sé; l'altro: la vita solo per gli altri.
2) Ho riletto Francesco d'Assisi. Com'è bello che si rivolga agli uccelli come a fratelli! E il suo discorso sulla gioia con frate Leone!
23 giugno. Jasnaja Poljana Mangio bacche, vado molto a cavallo. Salute buona. Fiacchezza mentale.
Da appuntare una sola cosa:
1) Io, come uomo in se stesso, sono molto cattivo, molto sordo al bene, e per questo mi è necessario un grande sforzo per non essere del tutto una canaglia. Come ha detto bene una volta Julij Samarin, che lui è un buon insegnante di matematica perché è ottuso alla matematica. Io sono assolutamente nella stessa condizione per quanto riguarda la matematica, ma la cosa più importante è che sono ottuso anche al bene; e è per questo che sono un non del tutto cattivo, anzi, diciamolo pure, un buon insegnante.
21 luglio Salute sempre buona, vivo una vita vegetativa. Ho cercato di scrivere il racconto, ma non è venuto.
1) Ho pensato che per esprimere pienamente il mio rapporto col potere non sono sufficienti né la forma saggistica né quella dell'appello né quella letteraria, ma occorre una forma nuova. Forse la sto cercando.
Elezione del papa e Serafino. Che straordinario esempio di suggestione!
25 luglio 1903 Ho scritto tre storie Ancora male, ma può andare. Ho pensato tre cose. Cerco di ricordarle.
1) Si rivolgono allo zar, lo consigliano di fare questo e quello per il bene comune. L'ho fatto anch'io. Aspettano da lui aiuto, azione, e lui stesso si regge a malapena in piedi. È come chiedere aiuto per sollevare una trave, a uno che si tiene con le mani e coi denti a un ramo, su un abisso.
9 agosto Ho scritto in un giorno Figlia e padre. Non male. Ho finito le fiabe.
3 settembre Vivo, ma malandato: il 29 sono andato a cavallo, il cavallo mi ha pestato un piede, io ho avuto un travaso di bile e ora mi sento tutto male e il piede non migliora. Il 28 è passato male. Auguri assolutamente penosi e sgradevoli, insincerità: della terra russa e sciocchezze di ogni genere. Grazie a Dio, non c'è stato solleticamento della vanità. Era ora.
Ho pensato una cosa molto importante, ma non sono arrivato in fondo. Ci tornerò più tardi, ora l'appunto come la capisco:
1) Spesso confondo la gente: le figlie, alcuni figli, amici, persone sgradevoli cosicché nella mia coscienza non ci sono individui, ma esseri spirituali collettivi. Per questo sbaglio non quando chiamo uno col nome di un altro, ma quando considero ognuno un essere separato. Non chiaro. Ma je m'entends.
2) Sulla letteratura. Chiacchiere su Cechov: parlando di Cechov con Lazarevskij mi sono reso conto che Cechov, come Puškin, ha sviluppato la forma. E questo è un grosso merito. Di contenuto, come in Puškin, in lui non ce n'è. Gorkij è un equivoco.
Jasnaja Poljana. 14 novembre Tutto questo tempo sono stato occupato dall'articolo su Shakespeare che non smetteva di crescere; ora pare che sia arrivato alla fine.
Due giorni fa ho avuto un attacco di bile molto serio.
Sono stato a Pirogovo, il 9, mi pare. Grande gioia stare con il fratello. Egli, come me, si va decomponendo nel corpo e, come me, cresce nello spirito, solo che vederlo in lui, così semplice e giusto, mi ha dato una gioia particolare. Parlando del suo dolore e della sua malattia, ha detto: Dio ha guardato anche me, come dicono i contadini.
Oggi 24 novembre 1903 Mi arrabatto sempre con le prefazioni a Shakespeare e a Garrison. Ho quasi finito. Salute buona, ma mentalmente non sono vivace. Ho pensato ora una cosa che mi sembra molto importante, e cioè:
1) Noi conosciamo due vite in noi stessi: una vita spirituale, che percepiamo con la nostra coscienza interiore; e una vita corporea, che percepiamo con l'osservazione esterna.
Di solito gli uomini (a cui io appartengo) che riconoscono come base della vita la vita spirituale, negano la realtà, la necessità, l'importanza dello studio della vita corporea, studio che evidentemente non può portare a nessun risultato definitivo. E così gli uomini che riconoscono solo la vita corporea negano completamente la vita spirituale e ogni deduzione basata su di essa, negano, come dicono, la metafisica. Per me è ora assolutamente chiaro che nessuno dei due ha ragione, e entrambe le conoscenze, la materialistica e la metafisica, hanno un loro grande significato; basta solo non pretendere di trarre conclusioni incompatibili dall'una o dall'altra conoscenza. Dalla conoscenza materialistica, fondata sull'osservazione dei fenomeni esterni, si possono dedurre dati scientifici, cioè la generalizzazione dei fenomeni osservati, ma non si può trarre una guida per la vita degli uomini, come hanno spesso cercato di fare i materialisti, per esempio i darwinisti. Dalla conoscenza metafisica, basata sulla coscienza interiore, si possono e si devono trarre le leggi della vita dell'uomo: come? a che scopo? vivere. Cioè quel che fanno tutte le dottrine religiose. Ma non si possono trarre, come molti hanno tentato di fare, le leggi dei fenomeni e la loro generalizzazione.
Tutte e due le conoscenze hanno la loro funzione e il loro campo di attività.
Mi sembra che sia il 30 novembre 1903 Ho scritto alcune lettere. Disgrazia di Andrjuša. Ancora non ho finito Shakespeare, ma mi avvicino alla fine.
Ieri l'altro ho sognato che scrivevo in forma comica il racconto di un contadino che aveva imparato alcune parole senza capirle, ma la storia era commovente. E anche molto bella. In generale ho avuto per tutta la notte il cervello in azione: mi sono anche immaginato tre tipi popolari: uno forzuto, un gigante, lento, ma con attacchi di rabbia in cui diventa una bestia. L'altro chiacchierone, spaccone, poeta, a momenti delicato e generoso. Un terzo egoista, ma raffinato, attraente, dotato e donnaiolo.
Voglio scrivere tutti i giorni almeno un po' di memorie.
19 dicembre Il comportamento di Andrjuša mi amareggia.
Ho finito con Shakespeare e ho cominciato sul significato della religione.
Ho appuntato qualcosa nel taccuino.
1) Posso mettermi nei panni del più terribile malvagio, e comprenderlo, ma non in quelli di uno stupido. Mentre sarebbe molto utile.
2) Ci sono uomini-macchine che funzionano perfettamente quando li hai messi in moto, ma non possono muoversi da soli.
3) Una ragazza veramente casta che dà tutta la sua forza di abnegazione materna al servizio di Dio e degli uomini è l'essere umano più bello e più felice. (La zietta Tatjana Aleksandrovna.)
25 dicembre 1903. Jasnaja Poljana Ho cominciato a scrivere Il biglietto falso. Scrivo in modo disordinato, ma m'interessa per la nuova forma che sta venendo fuori, molto sobre.
30 dicembre. Jasnaja Poljana, 1903 Sono andato a cavallo. Venti gradi sotto zero. Vorrei scrivere: 1) Un racconto popolare su un angelo che uccide un bambino; 2) di un contadino che non andava in chiesa; 3) di uno scismatico in galera e un rivoluzionario; 4) del mio debole e confuso stato psichico; 5) che tu, Gesù, figlio di Dio, sei venuto a tormentarci.
1904
3 gennaio 1904. Jasnaja Poljana Sono andato a cavallo. Caldo, la neve si scioglie. Sono qui Serëža e la zia Tanja. Piano piano vado avanti col Biglietto falso. Lavoro anche alla correzione dei Pensieri.
14 gennaio 1904 Stamani mi sono svegliato sano, fisicamente forte e con una coscienza opprimente di tutta la schifezza, la bassezza, il disgusto della ripugnante e sprecata vita passata.
Ora mi è venuto in mente qualcosa. E devo appuntare di prima:
1) Possiamo raffigurarci tutti gli uomini come coperti da un enorme, diciamo: pavimento di tavole, o meglio, da un enorme feltro. E tutti stanno lì, curvi, rattrappiti, e la condizione è penosa, soffocante, e dovrebbero e vorrebbero raddrizzarsi. E ognuno, invece di tirarsi su a misura delle sue forze, di drizzarsi in tutta la sua altezza (di cercar di essere perfetto come il nostro Padre celeste), ognuno sfilaccia un po' il feltro, si fa un buco, mette fuori le mani sulla coperta di feltro seguitando a star seduto o ginocchioni. Quelli che non si sono fatti il buco e vogliono raddrizzarsi stanno così ancora peggio, e la possibilità di sollevare tutto il feltro diventa, a causa dei buchi, ancora minore. Tutti questi buchi sono ogni sorta di azione umana: statale, sociale, scientifica, artistica. Manca solo un'azione: quella di raddrizzarsi. (Non è detto bene.)
16 gennaio Ieri ho scritto sulla religione. Oggi non sono riuscito a scrivere niente, non mi ero levato il sonno. È tornata Sonja. Ieri c'è stato Boulanger. Ieri ho pensato: ogni sentimento e pensiero ha un suo zenit, sul quale bisogna cercare di mantenersi, di fissare il sentimento o il pensiero. Lo lasci andare, e non lo trovi più. Così io, due giorni fa, ho pensato in maniera così forte e chiara alla banda di briganti degli Stati e ora è tutto freddo e non forte.
22 gennaio Oggi ho lavorato al Biglietto e sono incerto se eliminare o no i diavoli. Ieri e oggi ho fatto fuori tutte le lettere. Ho pensato:
1) Occorre mettere in chiaro il proprio rapporto verso lo Stato. E tale rapporto può muovere da due considerazioni: o lo Stato è la condizione necessaria dell'ordine e bisogna sottomettersi e servirlo; o riconoscere quel che io riconosco e che è impossibile non riconoscere, che lo Stato è una banda di briganti, e allora bisogna, oltre che cercare con tutte le forze di smascherare questi briganti, convincerli a smettere di essere briganti e, per quanto è possibile, restare mondi dalla colpa di partecipare alla spartizione del bottino con questi briganti. Soprattutto non fare quel che fanno ora i liberali: riconoscere lo Stato necessario e combatterlo con le sue stesse armi. Questo è un gioco da bambini.
27 gennaio. Jasnaja Poljana, 1904 Per tre giorni raffreddore e tosse, e non ho scritto niente. E ho la debolezza di pensare che questo è male. Ho appuntato qualcosa nel taccuino. Ora camminavo e pensavo:
1) C'è la guerra e centinaia di discorsi sul perché e il percome, su cosa ne verrà fuori, e simili. Tutti ne parlano, dallo zar all'ultimo soldato. E a tutti si presenta, oltre alla questione di che cosa verrà fuori dalla guerra per tutto il mondo, anche la questione: come io, io, io devo comportarmi di fronte alla guerra? Ma nessuno si pone tale questione. Anzi, ognuno considera che non occorre porsela, che non è importante. Ma prendilo per la gola e comincia a strozzarlo e lui sentirà che la cosa più importante per lui è la sua vita, la vita del suo io. Dunque per lui la cosa più importante è che cosa fare in questo mondo, ovviamente più importante di tutti i ragionamenti sulla necessità della guerra o su chi l'ha voluta. E è evidente che cosa deve fare di fronte alla guerra: non combattere, non aiutare gli altri a combattere se non vuole appoggiarli.
28 gennaio 1904 I popoli europei hanno centotrentatré miliardi di debito pubblico. Chi deve a chi? I poveracci, i lavoratori ai ricchi. Forse prima o poi sarà diverso, ma finora gl'interessi di questo debito li pagano le classi lavoratrici e li incassano i ricchi.
7 marzo Sono stato molto bene con Saša a Pirogovo. Maša, da una sua lettera, sembra che stia peggio. Ho pena per lei. Seguito a correggere Sulla guerra. Pare finito. È passabile. Non buono, ma passabile. Lavoro abbastanza fiaccamente. Non c'è voglia letteraria. Avevo un paio di cose da appuntare e le ho dimenticate tutte e due. Ricordo, perché l'avevo appuntato, solo questo:
1) La morte è la finestra chiusa attraverso cui guardi sul mondo, o palpebre abbassate e sonno, o passaggio da una finestra a un'altra.
2) Più è stupido e immorale quel che fanno gli uomini, più è avvolto nella solennità. Ho incontrato passeggiando un soldato a riposo, ci siamo messi a parlare della guerra. Era d'accordo che uccidere è proibito da Dio. «Ma come fare?» ha osservato, pensando ai casi più estremi di offesa, di affronto da parte del nemico. «Come fare se lui offende o vuol prenderti la cosa sacra?»
«Che cosa sacra?»
«La bandiera.»
Ho visto come benedicono le bandiere. C'è o il papa o il metropolita o lo zar. E corteggio di magistrati. E la messa. Più è stupida la cosa, più è solenne.
12 marzo 1904 Correggo sempre Sulla guerra e sono insoddisfatto. Sono andato in giro a piedi. Ieri c'era Arenskij. Oggi è venuta Olga a chieder consiglio. Fa pena. E io non so che cosa consigliarle. Ho letto qualcosa su Nicola I.
18 marzo. Jasnaja Poljana 1904 S. s. v.
Scrivo il 19 Ieri non ho scritto. Sono andato in giro a piedi. Credo di aver finito Sulla guerra: l'ho dato a ricopiare.
Ho letto su Nicola I. Mi si è fatto chiaro che tutto l'interesse suo era nel dimostrare la viltà di quelli che avevano abbandonato i compagni per la carriera: Rostovcev, Šipov, Bludov. Cette canaille, ces malfaiteurs.
20 marzo Non sto del tutto bene. Ieri mi sono messo a scrivere la seconda parte del Divino e l'umano. Oggi ho corretto e ho aggiunto qualcosa a Sulla guerra. Meglio. Ieri sono andato a cavallo, oggi sono andato a lungo in giro a piedi. Mi sono stancato molto.
Oggi è il 5 Vorrei scrivere sui decabristi. Ho cominciato a scrivere La pietra angolare ma non riesco a andare avanti.
È morta Aleksandra Andreevna. Come questo è semplice e bello.
7 maggio 1904 1) Ieri l'altro ho incontrato un passante, un mendicante stracciato. Ci siamo messi a parlare: era un ex allievo dell'istituto Pedagogico. E un nicciano sans le savoir. Convinto. «Servire Dio e il prossimo, frenare le proprie passioni, è ristrettezza, violazione delle leggi di natura. Bisogna seguire le proprie passioni, esse ci danno forza e grandezza.» Colpisce come l'insegnamento di Nietzsche, l'egoismo, è la conseguenza necessaria di tutto l'attuale complesso d'idee quasi-scientifico, artistico, e soprattutto quasi-filosofico, e della loro volgarizzazione.
1) Mi pare sempre più che sia necessario e che ci sia di che dire sulle cause del soffocamento della vita spirituale degli uomini e sui mezzi per liberarsi. È sempre la stessa cosa vecchia: la causa di tutto è la violenza, la violenza giustificata della falsa ragione, e il mezzo per liberarsi è la religione, cioè la coscienza del proprio rapporto con Dio. Vorrei riuscire a dire questo in forma artistica. Nicola I e i decabristi.
8 maggio Ho ricevuto da Port Arthur la lettera di un marinaio: Piace o non piace a Dio che il nostro comandante ci costringa a ammazzare?
20 maggio 1904. Jasnaja Poliana Negli ultimi giorni ho scritto la prefazione all'articolo di Certkov. Ho aggiunto qualcosa alla guerra. I giorni avanti non ho fatto niente.
2 giugno 1904. Jasnaja Poljana Ieri ho scritto lettere. Non ho voglia di mettermi a nessun lavoro. Un giovane simpatico. C'è stato Gegidze. È inutile. L'idea della guerra e del reclutamento dei soldati mi tormenta. Ho pensato:
1) L'uomo, l'uomo adulto, senza concezione religiosa, senza fede, è spiritualmente, moralmente mutilato, e può fare quel che è proprio all'uomo, può vivere solo grazie a artifici: le distrazioni, l'arte, la lussuria, l'ambizione, l'avidità, la scienza. E quest'uomo, come appunto un mutilato, è sempre in balia di tutti, con lui puoi fare tutto quel che vuoi. E così è tutta la nostra intelligencija europea (e americana). Questa intelligencija-mutilata non crede in nulla, non sa fare nulla, salvo cose vuote, ma sa che deve vivere. E vivere essa può solo del lavoro altrui. E può costringere solo uomini senza religione a nutrirla, a mantenerla. Per questo tutti i suoi sforzi sono diretti o a corrompere la fede che il popolo ha, o a privare del tutto il popolo della sua fede. Alla prima bisogna si dedica in particolare il clero, alla seconda gli uomini di studio: scienziati, letterati, artisti.
6 giugno Vanno gl'infelici soldatini di piombo, buttati allo sbaraglio. Leggo i giornali e mi vien da pensare che tutte queste battaglie, queste benedizioni di bandiere, siano cose così solide che è inutile andargli contro, e magari penso anche che inutilmente ho scritto il mio articolo; ma poi guardo il popolo, i soldatini di piombo, e mi rammarico di aver scritto troppo poco, troppo debolmente.
13 giugno 1904 La solita debolezza intellettuale e non sto bene. Fegato. Ieri ho corretto la biografia di Poša. Ho inserito qualcosa. Male. Sono andato a cavallo. Ho maltrattato un ufficiale. Non ho dimenticato Dio, ma non ho saputo fare altrimenti. Ho accompagnato Andrjuša.
Mi chiedo perché lo amo. Dire perché è sincero schietto, non è vero. Egli spesso non è schietto (oggi questo è apparso evidente). Ma con lui mi sento bene, a mio agio, lo amo. Perché?
18 giugno 1904 Ho pensato a proposito di me:
1) Che non m'inganni vantando la povertà? Ho visto questo nella lettera a Molostvov. Vedo questo in Saša. Ho pena per loro, temo per loro senza carrozze, pulizia, amazzoni. La spiegazione e giustificazione è una sola: non amo la povertà, non posso amarla, soprattutto per gli altri, ma ancora più non amo, odio, non posso non odiare quel che dà la ricchezza: la proprietà della terra, le banche, i dividendi. Il diavolo si è così astutamente insinuato in me, che vedo chiari tutti i disagi della povertà, e non vedo quelle iniquità che liberano da essa. Tutto questo resta nascosto, e tutto questo è approvato dalla maggioranza. Se la questione fosse posta in modo giusto, per quanto mi fosse difficile io deciderei per la povertà. Bisogna porre a se stessi in modo giusto la questione, e in modo giusto risolverla.
22 giugno. Pirogovo Sono venuto ieri a Pirogovo. Mio fratello è in condizioni molto brutte, non tanto fisiche quanto spirituali. È vero che la sua situazione è grave: colpo, bocca storta, bava e sofferenze; ma diventa ancor più grave per il fatto che non vuole rassegnarsi. In una situazione come questa ci sono soltanto due vie d'uscita: contrarietà, esasperazione e aumento delle sofferenze, come in lui, o al contrario: rassegnazione, sottomissione e diminuzione delle sofferenze, fino anche alla loro scomparsa.
Ieri sugli «Annali russi» giudizio sul mio scritto pubblicato in Inghilterra.
28 giugno Stanotte mi sono svegliato mentalmente. Certe cose che ieri mi sembravano confuse e inutili, ora le vedo chiare e interessanti.
1) Mi sono ricordato del diritto feudale e di quel rapporto, da me provato, verso gli uomini come verso cose, animali: totale assenza del sentimento di fraternità. È soprattutto questo che vorrei descrivere parlando di Nicola I e dei decabristi.
2) È impossibile liberarsi completamente dal desiderio di essere innalzato fra gli uomini. La buona fama fra gli uomini, l'amore degli uomini, non può non dar piacere. Bisogna solo non cercarla, non fare niente per essa.
2 luglio 1904 Ieri ho scritto molte lettere, tra l'altro a Grišenko sul libero arbitrio e alla Tol sull'articolo. Ieri mi sentivo come ridestato, e oggi invece sono di nuovo fiacco. Ho pensato molto ai soliti argomenti: il moto, la materia, lo spazio, il tempo...
1) Una volta l'anarchismo era impensabile. Il popolo voleva adorare e star sottomesso e i governanti erano certi della loro vocazione e non avevano pensieri circa il mantenimento del loro potere e non facevano niente per questo. Ora invece il popolo non adora più e non solo non vuole star sottomesso ma vuole essere libero, mentre i governanti non operano più per la gloria propria e del popolo e sono invece occupati unicamente a mantenere il potere. I popoli sentono questo a fiuto e non sono più disposti a sopportare il potere, vogliono la libertà, la completa libertà. Dal carro pesante bisognava all'inizio scaricare quanto permettesse di rovesciarlo. Ora è venuto il momento di non scaricarlo più a poco a poco, ma di rovesciarlo.
7 luglio 1904 Salute meglio. Ho rifatto la prefazione. Ieri sono stato da Bulygin. C'era Simonoviè. Mi è simpatico. Oggi il cieco e Buturlin.
18 luglio 1904 Siedo nella mia stanza e sento di lontano un discorrere ininterrotto e so che questo discorrere comincia al mattino e seguita fino a tarda sera, e così ieri, e ieri l'altro, e prima, e sempre, e seguiterà fino a quando coloro che chiacchierano non avranno bisogno di lavorare. E il fatto è che tutto è già stato detto, non c'è più niente di cui discorrere. L'unico modo di riempire il discorso è parlare con cattiveria degli assenti o discutere con cattiveria coi presenti.
E queste sono solo le sofferenze a cui si condannano gli uomini oziosi; accanto a queste, di quante gioie essi si privano! Il lavoro in mezzo alla natura, il rapporto coi compagni di lavoro, il piacere del riposo e del mangiare quando si è stanchi e si ha fame per lo sforzo fisico eseguito, il rapporto con gli animali, la coscienza della fruttuosità del proprio lavoro...
Ah, come vorrei scrivere la seconda parte di Nechljudov!
21 luglio 1904 Dicono: la vita è un mistero. Ma non c'è nessun mistero per le domande ragionevoli. Per le domande irragionevoli tutto è invece mistero.
22 luglio 1904. Jasnaja Poljana Mi attira l'idea di un nuovo grande lavoro, necessario, importante, enorme. Non voglio neanche dire qui di che si tratta. Vorrei cominciare oggi, ma non posso, non mi sento in forze.
24 luglio 1904 Ho cominciato ieri e ho lasciato. Non vado avanti. Ma penso. Ci ho pensato stanotte, e bene. Ieri sono andato dalle vittime degli incendi a... (ho dimenticato) Gorodna. (La memoria è molto indebolita.) Beneficenza: falsa, sgradevole.
29 giugno Ho lavorato un poco alla Pietra. Però bene, mi sembra, credo fruttuosamente.
Spesso viene gente a visitarmi e l'altro giorno ho pensato di annotare chi erano. Erano: 1) Un contadino di Gilja rimasto mutilato in miniera. L'ho indirizzato a Goldenblatt; 2) poi la moglie di un soldato a proposito del ritorno del marito. Le ho scritto la domanda; 3) poi un ragazzo dalla ferrovia; 4) poi una signora di Tiflis sull'istruzione religiosa. Le ho detto quel che pensavo. Lunedì e anche martedì altrettanti visitatori.
2 agosto 1904 Mi è venuto da pensare allo stato psicologico di grazia, di trionfo, di una bella donna che sa di essere amata e mentre ascolta della bellissima musica sa, sente, che l'amante la guarda.
10 agosto Da tempo non scrivevo. Quattro giorni fa sono stato male. Seguito a non lavorare, ma penso bene.
Ieri è arrivata Tanja da Pirogovo e, come sempre, la morte ti coglie alla sprovvista e ti costringe a pensare con sempre maggiore attenzione alla vita e alla morte.
15 agosto 1904. Pirogovo Da tre giorni son qui. Serëža pena molto. Egli soffre in modo crudele sia fisicamente sia moralmente, non trova pace. E io non posso far niente per lui, non posso dire nulla di buono, di utile. Il primo giorno ho tradotto. Ieri non ho fatto nulla, oggi ho trovato inaspettatamente l'avvio per l'articolo sulla religione e ne ho scritto un capitolo e mezzo. Metterò come titolo «L'unica causa di tutto» o «La luce diventa ombra» o «Senza Dio».
Devo appuntare:
1) Gli uomini s'inventano titoli di grandezza: zar, colonnello, poeta. Ma sono tutte bugie. Chiunque vede attraverso che non c'è niente - e lo zar è nudo.
Ma i saggi, i profeti? Già, essi ci sembrano più utili degli altri uomini, ma in realtà anch'essi non solo non sono grandi, ma non sono neanche di un ette qualcosa di più degli altri uomini. Tutta la loro saggezza, santità, dono profetico, è nulla in confronto alla saggezza assoluta. E essi non sono più degli altri. Non esiste «grandezza», esiste solo l'adempimento, il maggiore o minore adempimento o non adempimento di ciò che devi. E questo è bello. Molto meglio. Cerca non la grandezza, ma ciò che devi.
17 agosto 1904. Pirogovo Il sacrilegio che mi sconvolge non premeditatamente, ma come sensazione immediata non è l'icona nella pattumiera, non è il Vangelo buttato fra i pacchi e ogni sorta di carte (sebbene provi da questo qualcosa di sgradevole), ma lo scherzo, la barzelletta, il gioco di parola per far ridere sulla moralità, il bene, l'amore, la ragione, Dio, come in Jerome Jerome, che sto leggendo, o come, d'intenzione o no, nella moltitudine di scrittori di scienza, di giornali, di belle lettere.
20 agosto 1904. Pirogovo Leggo sempre Taine. Molto importante per me. Lettera da Certkov sulla prefazione, mi ha fatto piacere; così anche quella di Lucy Malory.
Leggendo la storia della Rivoluzione francese, appare assolutamente chiaro che i princìpi della rivoluzione (su cui Taine dice cose non vere) erano indubbiamente giusti e dovevano essere proclamati, e che, com'egli afferma, l'uomo immaginario, cioè l'ideale dell'uomo, era molto più reale del citoyen francese di un certo tempo e di un certo luogo, e che sarebbe stato molto più pratico, per costruire una nuova vita, lasciarsi guidare da quest'uomo immaginario che dalle considerazioni sui caratteri propri di questo o quel francese; l'errore fu solo in ciò, che si vollero realizzare i princìpi proclamati con lo stesso sopruso di prima: la violenza. L'Assemblée Constituente sarebbe stata assolutamente nel giusto se avesse dichiarato quei princìpi, e cioè: che nessun uomo può esser padrone di un altro uomo, può possedere terra, che nessuno può levare tributi, punire, privare della libertà; se avesse dichiarato che d'ora innanzi nessuno, cioè lo Stato, dovrà sostenere questi diritti - e niente più. Che cosa sarebbe venuto fuori da questo non lo so, come nessuno sa che verrebbe fuori ora se si proclamassero queste cose; ma c'è una cosa certa, e è che non ne sarebbe venuto fuori quel che è venuto fuori dalla Rivoluzione francese.
Gli uomini singoli non massacrano, non uccidono, non rapinano per un millesimo di quello che uccidono e rapinano gli Stati, cioè quegli uomini che s'istituiscono il diritto di uccidere e rapinare. Forse la società francese non era pronta allora a questo cambiamento; forse non è pronta neanche ora; ma non c'è dubbio che tale cambiamento dovrà compiersi, che l'umanità si prepara a tale cambiamento e che verrà un tempo in cui l'umanità sarà preparata.
22 agosto 1904. Jasnaja Poljana Ieri sono tornato da Pirogovo. Serëža si sta spegnendo. Non gli sono più necessario.
26 agosto 1904. Pirogovo Serëža è morto. È morto quietamente, senza coscienza, almeno coscienza manifesta, di morire. Questo è il mistero. È impossibile dire se per lui è peggio o meglio. Operava in lui in quei momenti un irraggiungibile sentimento religioso (forse c'era, o forse sbaglio: forse non c'era). Ma è bello per lui. Si scopre qualche cosa di nuovo, di più bello. Lo stesso a me.
27 agosto 1904. Pirogovo Mi sentivo bene, poi mi sono rovinato mangiando ghiottonerie. Vergogna. La morte appare una cosa sempre più e più straordinaria. Sono stato ai funerali, l'ho accompagnato alla chiesa. Griša è giusto, quieto.
15 settembre. Jasnaja Poljana Da due settimane non scrivo. Tutto questo tempo sono stato occupato a prendere appunti per il Circolo di lettura. Non leggo i giornali e leggo invece Amiel, Carlyle, Mazzini. Salute abbastanza buona. Stato d'animo: vorrei dir bene, ma ho paura; dirò comunque che è molto gioioso. Da appuntare:
1) Cosa strana: molto spesso sono attratto più verso individui immorali, anche crudeli, ma interi (Vera, Andrjuša e molti altri), che verso i liberali, con la loro dedizione agli uomini e alla società umana. E me lo spiego. Gli uomini non sono colpevoli se non vedono il senso vero della vita, se sono ancora ciechi, non come civette ma come cuccioli. L'unica cosa che possono fare di buono è non mentire, non essere ipocriti, non fare cose che assomigliano a una vera attività umana, religiosa, ma non lo sono. Quando operano per gli uomini, ma non per Dio, e si sentono giustificati, sono ipocriti e mi ripugnano.
2) Bellissima la fiaba di Andersen sui piselli che vedevano tutto il mondo verde finché il baccello restò verde, poi il mondo diventò giallo, poi (qui continuo io) qualcosa urtò il pisello e il mondo finì. E i piselli caddero e cominciarono a crescere.
3) Mi accade in questo periodo di esser preso da un sentimento di gioia e gratitudine per tutto ciò che mi circonda.
15 settembre 1904 Comincio questo quaderno continuando a appuntare quel che dovevo sotto il 15 settembre.
4) In vecchiaia si abbuiano le facoltà, i sensi esterni coi quali comunichi col mondo: la vista, l'udito, il gusto, ma proprio per questo nascono nuovi sensi non esterni bensì interni per comunicare col mondo spirituale: e nel cambio c'è un enorme guadagno. Io provo questo.
22 settembre 1904 Salute buona. Intellettualmente sonnecchio. Avevo cominciato a scrivere La luce nelle tenebre ma non c'è voglia di continuare. Ho fatto qualcosa per il Calendario. Bisogna inserirvi le biografie. Ho letto Kant. Il suo Dio e la sua immortalità, cioè la vita futura, sono stupefacenti per mancanza di dimostrazione. Inoltre dice lui stesso che non intende togliere dal piatto della bilancia il suo desiderio di dimostrare l'immortalità. La sua idea fondamentale sulla volontà atemporale e sulla cosa in sé è assolutamente giusta e nota a tutte le religioni (braminismo), che però l'esprimono in modo più semplice, più chiaro. Resta un solo merito, ma enorme: la condizionalità del tempo. Questo è grande. Senti quanto saresti indietro se, grazie a Kant, tu non avessi compreso questo.
Sonja è a Mosca. Tempo meraviglioso.
Da appuntare:
Oh come vorrei scrivere un catechismo della moralità senza domande e risposte, comprensibile e convincente per tutti, e in specie per i fanciulli. Ecco quando potresti dire: ora sei assolto!
22 ottobre 1904 1) Noi possiamo sapere della nostra vita, del suo significato e della sua destinazione, precisamente quanto ci occorre per il nostro bene.
2) Noi non amiamo gli uomini non perché sono cattivi: li consideriamo cattivi perché non li amiamo.
3) Quanta gente c'è insoddisfatta di tutto, che tutto giudica e condanna, e a cui vorrei dire: riflettete un momento: è possibile che voi viviate solo per vedere l'assurdità della vita, condannarla, arrabbiarvi e morire?
Oggi 24 novernbre 1904 Sono in uno stato d'indecisione e debolezza su che cosa scrivere. Oggi mi sono messo alla Pietra. Ma andava male. Devo scrivere tre cose. Le più necessarie: 1) la pietra; 2) sulla forma statale; 3) una confessione di fede. Se avrò tempo e forze, di sera, i ricordi senz'ordine, come vengono. Ho cominciato a ricordare in modo molto vivo. Non so se riuscirò a esprimerli in modo vivo.
1 dicembre 1904 Devo appuntare:
1) L'ordine esistente contraddice a tal punto nelle sue basi la coscienza della società, che non può essere corretto lasciando tali basi, come non è possibile correggere il muro di una casa quando sono state poste male le fondamenta. Bisogna ricostruire tutto da capo. E impossibile correggere l'ordine esistente con la ricchezza insensata e il superfluo di alcuni e la miseria e il bisogno delle masse, col diritto alla proprietà terriera, con l'imposizione di tributi statali, con le conquiste territoriali degli Stati, col patriottismo, il militarismo, la religione confessamente menzognera e imposta con la forza. È impossibile correggere tutto questo con le costituzioni, il suffragio universale, la pensione ai lavoratori, la separazione dello Stato dalla Chiesa e simili palliativi.
Oggi 31 dicembre 1904. Jasnaja Poljana Tutto questo tempo ho combattuto con una certa debolezza. Probabilmente, cuore. Non c'è il più piccolo non-desiderio di andarmene (morire). C'è solo l'inerzia del moto della vita. Ho cercato di mettermi a scrivere L'unica esigenza, ma ho fatto solo confusione. Ho cercato di continuare i ricordi. Anche qui male.
In questi giorni è stata pubblicata la mia lettera a Nicola II. Certkov l'ha stampata in base al mio accordo trasmesso tramite Dušan. Mi è seccato. Se contro di me venissero prese misure, tanto meglio se le più dure, questo mi farebbe piacere, ma mi pare di essermi comportato in modo indelicato verso Nicola II.
La resa di Port Arthur mi ha amareggiato, addolorato. Questo è patriottismo. Sono stato educato nel sentimento patriottico e non ne sono ancora libero del tutto come non sono libero dall'egoismo personale, dall'egoismo familiare, persino aristocratico. Vivono in me tutti questi egoismi, ma in me c'è la coscienza della legge divina che li tiene a bada. E a poco a poco questi egoismi si atrofizzano.
1905
20 gennaio 1905 Per parecchio non ho scritto. Tutto questo tempo. Tutto questo tempo ho lottato e lotto con uno stato d'animo cattivo, depresso, passivo. La sola cosa che ho fatto è di scrivere una nota sul mio telegramma e gli avvenimenti. Tutto ciò m'interessa poco. Salute buona. Da appuntare:
1) La musica è stenografia dei sentimenti.
È passata più di una settimana. Oggi 29 gennaio 1905 Sto scrivendo L'unica esigenza ma perché ho fuso due inizi diversi oppure semplicemente perché non sono in condizioni di spirito adatte, vado avanti male. Oggi ho avuto un'altra lettera di Galja: non mi è piaciuta. Troppo fervore e mancanza di serio lavoro intimo. Anche discutere, portare prove, non è possibile, e quindi non bisogna. Stamani ho avuto la lettera di due marinai che rifiutano il servizio militare: sono a Kronštadt in prigione. Ora voglio rispondergli.
Stamani c'è stato Kipiani da parte di Nakašidze, un caro uomo: raccontava cose straordinarie su ciò che stanno facendo nel Caucaso. Il popolo ha deciso di liberarsi dall'asservimento allo Stato e di organizzarsi da sé. È una grande cosa.
C'è parecchio da appuntare:
1) Facevano ragionamenti, discussioni politiche, davano giudizi, e io me ne sono andato nell'altra stanza dove c'era gente che rideva e cantava con la chitarra. E ho così chiaramente avvertito la santità dell'allegria. L'allegria, la gioia di vivere, è uno degli adempimenti della volontà di Dio.
2) Noi siamo così abituati a chiacchierare del bene generale, che non ci meraviglia sentir parlare del bene generale una persona che per il bene generale non fa niente, non muove un dito, non esprime nessun pensiero nuovo; sentirgli dire che, a sua opinione, bisognerebbe far questo o quello e tutto andrebbe bene. In sostanza, ecco un uomo che non ha probabilmente la più pallida idea di che cosa occorra per il suo bene, e parla con sicurezza di che cosa occorre per tutti. Questo è un tratto specifico del nostro tempo.
24 febbraio Ho cominciato a scrivere Kornej Vasilev.
Oggi 28 febbraio 1905 Ho scritto Alëša. Malissimo. L'ho messo via.
1) La maggior parte della gente vive come se camminasse all'indietro verso un abisso. Sa che dietro c'è un abisso nel quale può cadere in ogni momento, ma non ci guarda.
6 marzo 1905 Vivo molto felicemente. Devo appuntare qualcosa che mi sembra importante.
Pensavo al sapere che si diffonde nelle nostre scuole, nei ginnasi: materie principali 1) lingue antiche, grammatica - non servono a niente; 2) letteratura russa, limitata ai vicini, Belinskij, Dobroljubov e noi peccatori. Tutta la grande letteratura mondiale resta nel buio; 3) storia, con cui s'intende la descrizione delle vite schifose dei vari furfanteschi re, imperatori, dittatori, generali - cioè travisamento della verità; 4) a coronamento di tutto, precetti e dogmi insensati, sciocchi, definiti sfacciatamente dottrina cristiana.
Questo nelle scuole inferiori. In quelle superiori c'è la negazione totale di tutto ciò che è utile e ragionevole. Qui, oltre alle specializzazioni, ingegneria, medicina, si diffonde consapevolmente un insegnamento materialistico, cioè limitato, ristretto, che pretende di spiegare tutto e esclude ogni concezione razionale della vita.
9 marzo 1905 Ho scritto Chi sono io. Così così.
Oggi 18 marzo Da cinque giorni sono depresso, piango e lotto con la cupezza. Questo è bene. Richiede sforzo intimo. Ieri pensavo a una persona che non amo e mi sono sorpreso a attizzare in me la malevolenza. Sì, bisogna non pensare affatto alle persone (naturalmente) non amate o, se ci pensiamo, vedere in loro il buono che c'è e misurare il cattivo col nostro proprio cattivo. Il proprio sarà sempre maggiore, magari in un altro genere.
Devo appuntare solo una cosa:
1) Turgenev ha scritto una cosa buona: Amleto e don Chisciotte e alla fine aggiunge Orazio. Io penso che i due caratteri principali sono don Chisciotte e Orazio, e Sancio Pancia e Dušeèka. I primi sono per la maggior parte uomini; i secondi donne. I miei figli sono don Chisciotti, ma senza l'abnegazione, le figlie sono tutte Orazio, con la disposizione all'abnegazione.
30 marzo Negli ultimi giorni ho avuto mal di cuore e per questo non ho lavorato a niente, mentre ne avevo molta voglia. Penso bene alla morte. La vita davanti a Dio si mantiene. Ho scritto una lettera sul carro rovesciato. Ho corretto le bozze del Circolo. Da appuntare:
1) Le cose per me più necessarie sono due: vincere la preoccupazione dell'opinione degli uomini e il sentimento cattivo verso di essi.
Per la prima servirsi di ogni giudizio negativo, di ogni fraintendimento del tuo pensiero, non prendersela e non rettificare.
Per la seconda non permettersi di pensare male della gente. Oggi c'è stata una prova con Lëva.
3 aprile 1905 1) La destinazione dell'uomo è essere felice. E la felicità, sia pure in vario modo, è propria al bambino, al giovane, all'adulto, al vecchio.
2) Il lavoro intellettuale per il guadagno, in particolare quello giornalistico, è prostituzione. Questo non è un paragone, ma un'identità.
6 aprile 1905 Com'è necessario, indispensabile, perdere l'abitudine al pensiero di gratificazioni, lodi, approvazioni. Per quanto di meglio noi si possa fare non può esservi alcuna ricompensa. Il compenso l'abbiamo ricevuto in anticipo, e è tale che per quanto grande sia il nostro impegno non riusciremo mai a ripagarlo.
16 aprile 1905 Sono sempre stato male col cuore. Prima non lo notavo, ma ora lo sento: palpitazioni, contrazioni. È una cosa bella, seria. È anche per questo che non riesco a lavorare.
Mi accade, a momenti, in questi ultimi tempi, di avere una visione della vita così chiara come non c'era prima. È come un equazione complicata portata alla più semplice espressione.
Oggi 21 (sera) aprile del 1905 Il cuore va meglio. Ho cominciato a scrivere I protettori del popolo.
1) Quanto peggio sta l'uomo fisicamente, tanto meglio sta spiritualmente. E per questo la vita all'uomo non è mai cattiva. Ho cercato a lungo un paragone che esprimesse questo. E c'è un paragone semplicissimo: i piatti della bilancia. Più c'è peso sul piatto del fisico, peggio stai fisicamente anche nel senso del voler apparire fra gli uomini (anche fisicamente), e più si solleva il piatto dello spirito.
Oggi 4 maggio 1905. Jasnaja Poljana Mi sembrava di non aver scritto da poco, e invece sono passate quasi tre settimane. No, due settimane. Non ho scritto né diario né lettere. Sono stato molto bene, ma oggi sto male: debole, depresso, spento. Nei giorni scorsi ho finito Il grande peccato. Ho scritto un racconto sulla preghiera. Mi pareva buono, e mi sono perfino commosso mentre lo scrivevo, e ora invece non mi piace per niente. Da appuntare:
1) Per l'essere animale nell'uomo è necessaria la felicità esterna, per l'essere razionale, spirituale, è necessaria solo la tensione (la tensione della coscienza) interna.
2) Saša, per il dolore, ha preso la morfina. La njanja non ha approvato: soffrire bisogna, perché Dio lo manda. E Mecnikov vorrebbe eliminare non solo il dolore, ma addirittura la morte. È un povero bambino viziato in confronto alla saggezza popolare della vecchia.
19 maggio 1905 Ieri è giunta la notizia della disfatta della flotta russa, che mi ha colpito, non so bene perché, in modo molto forte.
In qualche decennio il Giappone non solo ha raggiunto, ma ha superato gli europei e gli americani nello sviluppo tecnico. Questo successo dei giapponesi nei perfezionamenti non solo bellici, ma in generale nelle tecniche materiali, dimostra com'è a buon mercato questo tipo di progresso, quella che chiamiamo civiltà. Apprenderla e anche svilupparla ulteriormente non vale niente. Preziosa, importante e difficile è la vita buona, la purezza, la fraternità, l'amore, appunto quel che c'insegna il cristianesimo e che noi trascuriamo. Questa per noi è una lezione.
Io non dico questo per consolarmi del fatto che i giapponesi ci hanno vinto. La vergogna e l'ignominia restano. Solamente non perché i giapponesi ci hanno vinto, ma perché noi ci siamo messi a fare una cosa che non sappiamo fare bene e che è male in se stessa.
Il 19 non ho finito di scrivere e riprendo stamani, 24 maggio 1905. Jasnaja Poljana
1) Parlano della disonestà dei contadini, della loro falsità, del loro ladrocinio. Proprio questo è orribile. È orribile che noi, che abbiamo depredato e deprediamo i contadini, noi stessi si sia colpevoli di questo. Che onestà e sincerità si può richiedere da un uomo verso i banditi che l'hanno spogliato e messo in catene?
2) Invecchiando infastidisce la gioia dei giovani: l'allegria, l'amicizia, l'amore... Ciò che occorre non è pensare a privar loro di questo, ma vivere, tu che invecchi, delle gioie dei giovani, mettendoti in loro, amandoli, guidandoli.
6 giugno 1905 È venuto Certkov e se n'è andato ieri l'altro. Mi ha fatto piacere la sua visita, più di quanto mi aspettassi. C'è stata una discussione penosa con S. (figlio). Difficile prova. E non l'ho superata. La salute di Sonja non va bene. Stavo scrivendo: ho dei timori, poi ho esitato al pensiero che lei lo leggesse. Ma lo lascio, perché ho proprio dei timori. Oggi è venuto un malevanec molto simpatico. Aspetto con fastidio Dolgorukov.
Ieri è venuta a trovarmi molta gente: vecchi, giovani, uomini, donne, ragazze, bambini, e ho visto così chiaramente che questa è l'apertura, la finestra attraverso cui io vedo Dio. Tutti mi si sono ugualmente rivelati senza quel velo che li copre. Devo appuntare:
1) Più vecchio divento, più diventano chiari i miei ricordi. E, strano, ricordo solo cose gioiose, belle, e godo dei ricordi non meno, talvolta più, che della realtà.
2) In tutto si riscontra l'analogia fra la Chiesa e la scienza: qui e lì, allo stesso modo, non dimostrano, non spiegano, non ascoltano gli oppositori, ma affermano, si tappano le orecchie e si irano.
3) Mi paragonano a Rousseau. Io devo molto a Rousseau, e lo amo, ma c'è una grande differenza. La differenza è che Rousseau nega ogni civiltà, e io invece nego solo la falsa civiltà. Quella che chiamano civiltà è la crescita dell'uomo. La crescita è necessaria, non si può dire che sia bene o male. C'è: in essa è la vita. Come la crescita d'un albero. Ma i rami e le forze vitali che premono nei rami sono sbagliate, dannose, se assorbono tutta la forza della crescita.
12 giugno 1905 Sono stato per parecchio di pessimo umore. Ho cercato di metterlo a frutto. In due giorni ho scritto il racconto Le bacche. Non brutto.
Vorrei scrivere Il fonte battesimale e Il bastoncino verde, ma non ce la faccio.
18 giugno 1905 Ho fatto poco: ho aggiunto l'introduzione al Grande peccato e scritto lettere insignificanti.
(Per Il fonte battesimale.) È stata una disfatta non dell'esercito e della flotta russa, non dello Stato russo ma di tutta la civiltà falsocristiana. Sento, capisco e vedo questo con estrema chiarezza. Come sarebbe bello poterlo esprimere con altrettanta chiarezza e forza.
5 luglio 1905. Jasnaja Poljana Tutta la nostra vita è manifestarsi della coscienza... 1) La civiltà ha camminato, ha camminato e è arrivata a un vicolo cieco. Tutti dicevano che la scienza e la civiltà ci avrebbero guidato, ma ora appare evidente che non ci guidano da nessuna parte: bisogna trovare qualcosa di nuovo.
31 luglio 1905 Non ho scritto per ventotto giorni. Non credevo così a lungo. Tutto questo tempo sono stato fisicamente abbastanza sano, ma spiritualmente debole: ho scritto poco. Sono andato un po' avanti con La fine di un'epoca. Tutto questo tempo ho avuto grande pigrizia, debolezza e cattivo umore. Ma, grazie a Dio, si è manifestato poco. Trascrivo dal taccuino.
1) Trovo appuntato questo: La rivoluzione passiva è cominciata in Russia.
2) In tempo di scontri, come ora in Russia, occorre: primo, astenersi dall'aiutare l'una o l'altra parte; secondo, cercare i mezzi di pacificazione.
3) L'intelligencija ha portato al popolo cento volte più male che bene.
4) Trovo appuntato: Non ha ragione Sjutaev? e ora non ricordo di che si tratta.
5) La rivoluzione oggi non può ripetere quel che è stato cento anni fa. Le rivoluzioni del '30 e del '48 non riuscirono perché non avevano ideali e s'ispiravano ai residui della grande rivoluzione. Oggi quelli che fanno la rivoluzione russa non hanno ideali affatto: gl'ideali economici non sono ideali.
6) È feconda solo quella rivoluzione che non può essere arrestata.
7) La civiltà falso-cristiana ha portato i popoli cristiani in un vicolo cieco da cui è chiaro che non c'è alcuna uscita; e bisogna tornare indietro, non per tutta la strada, ma solo per quel tratto che ci ha condotti nel vicolo cieco.
8) Sediamo a tavola in cortile, mangiamo dieci portate, il gelato, fra camerieri, argenteria; viene un povero e la buona gente seguita a mangiare tranquillamente il suo gelato. Incredibile!
9) La rivoluzione russa deve distruggere l'ordine esistente, ma non con la violenza, bensì passivamente, con la disubbidienza.
Oggi 10 agosto 1905. Jasnaja Poljana Mi accade ora di provare, in certi momenti, una cosa strana, una sensazione del concetto e del significato della vita così chiara che diventa spaventosa.
27 agosto In tutti questi giorni ho scritto La fine di un'epoca. Ho quasi finito. Mi sembra passabile. Sono usciti a Londra L'unica esigenza e Il grande peccato, e pare che Il grande peccato dia molto fastidio. Oggi ho letto la critica di un americano. Evidentemente gli va contropelo. In Russia, al solito: o silenzio o scoppi d'ira. Bene.
Come vedo chiara ora la storia dei miei rapporti con l'Europa: 1) gioia di esser conosciuto, io meschino, da tanti grandi uomini; 2) gioia che mi apprezzassero alla pari con i loro; 3) che mi apprezzassero al di sopra dei loro; 4) cominci a comprendere chi sono quelli che ti apprezzano; 5) nasce il dubbio che ti capiscano; 6) la certezza che non ti capiscono; 7) che non capiscono niente: che quelli i cui apprezzamenti avevi così cari sono solo dei cialtroni sciocchi e feroci.
Oggi ho ricevuto il Questionnaire di un redattore del l'«Echo» sulla pena di morte - perché essa è necessaria, giusta eccetera. E il cognome del redattore è... Sauvage.
9 settembre 1905 Cattive notizie da Maša. Soffro molto per lei e non riesco a attenuare il dolore. In tutti questi giorni ho scritto La fine di un'epoca e di rado sono stato così soddisfatto di qualcosa. Mi pare che sia proprio buono. Prima di questo mi sentivo, per qualche ragione, molto triste. Mi sentivo solo, desideravo d'essere amato. Evidentemente c'è qualcosa di falso. Ma è molto bello lo stesso.
Oggi è stato qui un ebreo, un giornalista della «Russia». Alla fine della conversazione (in cui si era manifestato il nostro disaccordo), ha detto: «Ma insomma condannate o no l'assassinio di Pleve?» Gli ho risposto: «Mi dispiace solo di aver parlato con voi!» e sono uscito irritato, cosa che non dovevo fare.
Da appuntare: 1) Tutte le rivoluzioni hanno avvicinato sempre più e più alla realizzazione della legge eterna, unica, universale dell'uomo.
19 settembre Leggo Kant. Molto bello.
21 settembre 1905 Stato depresso. Ho cominciato a pensare che ciò dipende dal fatto che nessuno mi ama e mi sono messo a elencare tutti quelli che non mi amano. Ma poi ho riflettuto: perché dovrebbero amarmi? Appunto, senza perché. Solo amarmi, il perché è affar loro. E infatti mi ama molta più gente di quanto merito.
Poi, di notte, ho pensato molto a me. Sono un uomo assolutamente cattivo, vizioso.
1) Io ho tutti i difetti, e in alto grado: invidia, avidità, avarizia, vanità, ambizione, orgoglio, malvagità. No, malvagità no, ma sono rabbioso, bugiardo, ipocrita. Tutti, tutti i vizi, e in un grado molto più alto che nella maggior parte degli altri uomini. Una sola è la mia salvezza, che lo so e che lotto, lotto con tutta la vita. È per questo che mi chiamano psicologo.
27 settembre 1905. Jasnaja Poljana Sono stato piuttosto male, in uno stato d'animo oppresso, cupo. Ho finito del tutto La fine di un'epoca e mi accingo a un nuovo lavoro; non so ancora quale: lo studio o il dramma?
6 ottobre 1905 Seguito a star bene in salute, ma lavoro poco. Ho finito La fine di un'epoca e ho letto su Alessandro I. Un essere davvero debole e confuso. Non so se mi metterò a lavorare su lui.
Non ricordo se c'era qualcosa da appuntare. Ah, una cosa c'è: sul valore della vecchiaia (ne scriverò a parte come prefazione al Bastoncino verde o nello studio su come vivere e come educare i bambini).
12 ottobre 1905 Fëdor Kuzmiè mi prende sempre più. Ho letto Paolo. Che tema meraviglioso! Ho letto anche Dall'altra sponda di Herzen, e anche questo mi ha entusiasmato. Bisognerebbe assolutamente scrivere su di lui, perché gli uomini del nostro tempo lo possano conoscere. La nostra intelligencija è caduta così in basso, che non può più capirlo. Egli aspetta i suoi lettori nel futuro.
23 ottobre 1905 Non ho scritto per parecchio. Certkov mi ha mandato le bozze del Divino e l'umano e non mi è piaciuto per niente e vorrei rifarlo tutto, ma non credo di averne la forza. L'argomento è di enorme importanza: il rapporto con la morte.
La rivoluzione divampa. Uccidono da entrambe le parti. È venuto fuori un nuovo elemento, inaspettato e mancante nelle precedenti rivoluzioni europee: i «cento neri» i «patrioti»; in sostanza gente che si fa del popolo, che è stanco della violenza, un'idea grossolana, sbagliata, contraddittoria. La contraddizione è in ciò, che vogliono imporre la loro legge violenta per eliminare la violenza.
In generale fa stupore e disgusto la superficialità degli uomini che hanno partorito questa rivoluzione: sono bambini senza l'ingenuità infantile. Io dico a me stesso e a tutti che il dovere principale di ogni uomo è in questo momento guardare in sé, misurare con severità ogni azione, non partecipare alla lotta. E questo è possibile solo a chi si pone in modo religioso di fronte alla vita. Solo da un punto di vista religioso è possibile liberarsi dalla tentazione di prender parte, anche se le nostre simpatie vanno in una direzione, e agire nel solo modo giusto: adoperarsi per por fine a questa lotta.
3 novembre 1905 Ieri ho peccato con Ilija, ho discusso. Male. Ho scritto Il divino e l'umano abbastanza bene. Ho lavorato all'appello al popolo. Non va. Qualcosa da appuntare:
1) Andando a cavallo pensavo alla mia vita, all'ozio e alla debolezza in cui per la maggior parte ho vissuto e vivo. Solo la mattina adempio il mio compito: scrivo. Solo questo è per me necessario. Io sono un'arma per qualcosa.
9 dicembre 1905. Jasnaja Poljana In questo tempo ho finito Il divino e l'umano. Ho scritto Le libertà e la libertà come articolo a parte, ma oggi ho deciso di includerlo nella Fine di un'epoca e l'ho spedito a Mosca e in Inghilterra. Probabilmente è tardi. Pazienza. Vada com'era. Devo appuntare:
1) Quando si arriverà a un modo di vita nuovo e razionale, più razionale, gli uomini si meraviglieranno che il lavoro sia stato considerato un male e l'ozio un bene. Allora, se ci saranno castighi, la privazione del lavoro sarà un castigo.
16 dicembre A Mosca continuano le paurose bestialità. Non ci sono notizie, i treni sono fermi. Talvolta penso di scrivere una lettera all'intelligencija e al popolo in corrispondenza con quella allo zar e ai suoi aiutanti. Ma non ne ho un desiderio abbastanza forte, sebbene veda chiaramente che cos'avrei da dire.
Lotto sempre con la mia antipatia per NN e con scarsissimo successo. Ieri si parlava e non capiva niente, e non comprendendo ricominciava di continuo da capo, e a me mi martellava il cuore. Colère rentrée - ancora peggio. Da Mosca non so niente sull'articolo.
Mi è venuto in mente, chiarissimo, un racconto: il paragone fra la vecchietta paralitica che gioisce perché ancora ce la fa a arrivare fino alla stufa, e Potockij amareggiato a morte dalla calvizie: «Ah, que je m'embête!»
18 dicembre 1905 Ieri non ho scritto niente, oggi ho cominciato Alessandro I, ma male, senza voglia. Devo appuntare una cosa che ho sognato.
Qualcuno mi dice: voi siete un uomo buono? Io dico: dire che sono un uomo buono sarebbe mancanza di umiltà, e ciò significherebbe che non sono buono; dire che sono cattivo sarebbe una posa. La verità è che io sono insieme buono e cattivo. Tutta la vita è in ciò, che come la fisarmonica si stringe, poi si allarga, poi di nuovo si stringe, si passa dal cattivo al buono e di nuovo al cattivo. Essere buoni significa solo desiderare più spesso di essere buoni. E io lo desidero.
23 dicembre 1905 La salute bene, sono mentalmente fresco. Da appuntare:
1) Ora, in tempo di rivoluzione, vengono chiaramente in evidenza tre tipi di persone con le loro qualità e i loro difetti. I primi sono i conservatori, gente che desidera la tranquillità per continuare nella sua vita piacevole e non vuole nessun cambiamento. Il difetto di questa gente è l'egoismo; la qualità, il desiderio di pace. I secondi sono i rivoluzionari, vogliono cambiamenti e hanno la pretesa di decidere quali cambiamenti sono necessari, e non rifuggono dalla violenza per la realizzazione dei loro cambiamenti, anche a costo di personali privazioni e sofferenze. Il difetto di questi è la presunzione e la crudeltà, la qualità è l'energia e la disposizione al sacrificio per il raggiungimento dello scopo che a essi appare come il bene. I terzi sono i liberali, che non hanno né il desiderio di pace dei conservatori né la disposizione al sacrificio dei rivoluzionari, e hanno invece l'egoismo, il desiderio di tranquillità dei primi e là presunzione dei secondi.
Oggi notte del 31 dicembre 1905, inizio del 1906 La salute non va male. Ma non c'è vitalità. Da appuntare:
1) Leggendo di Stroganov su Romm, mi ha colpito il suo coraggio in contrasto col suo fisico gramo, misero. Ho pensato a Nikolenka. Penso che molto spesso è così. I forzati, i sensuali, sono vili, e viceversa.
Altra cosa: 2) Mia duplicità. Ora, di mattina e di notte, sono un uomo veramente saggio e buono, ora sono un essere debole, penoso, che non sa che fare di sé. La differenza è che il primo stato è quello vero, mentre nel secondo so che mi trovo nella nebbia dell'errore.
1906
4 gennaio 1906. Jasnaja Poljana In questi ultimi tre giorni, senza gente intorno, ho lavorato su di me. Non mi sono permesso cattivi pensieri, azioni leggere, del tipo della ginnastica o delle scaramanzie.
18 gennaio Pensavo oggi: che devo fare io, vecchio? Forze ne ho poche, s'indeboliscono a vista d'occhio. Varie volte nella vita mi sono considerato vicino alla morte. E, idiota, non ci pensavo, cercavo di non pensarci: non pensare a che cosa? A questo, che dovevo morire, che in ogni caso, questione di cinque, dieci, venti, trent'anni, la morte era vicina, lì. Ora io, com'è giusto ai miei anni, mi considero naturalmente vicino alla morte, e non pensarci sarebbe assurdo, impossibile. E dunque che devo fare io, vecchio, senza forze? mi chiedo. E oggi ho capito in maniera così chiara e gioiosa la risposta. Che devo fare? Che morirò, è accertato. E proprio in questo è ora il mio compito, proprio in questo è sempre stato. Bisogna svolgere questo compito il meglio possibile: morire, e morire bene. Il compito tuo è davanti a te, ineluttabile e bellissimo, e tu cercavi altri compiti. Questa consapevolezza mi ha dato gioia.
Leggevo oggi La Siberia e i lavori forzati di Maksimov. Due meravigliosi soggetti: 1) Il garzone della bettola che si fa condannare alla frusta per nascondere la vergogna della figlia del mercante; 2) «Il viandante».
6 febbraio Oggi ho corretto un poco Per che cosa? Va bene. Stamani ho avuto molta gioia, ma tutta gioia pericolosa, mondana, non per Dio: una cara lettera da Saša e Circolo di lettura e Sulla Vita. Fais ce que doit, advienne que pourra.
Ho letto ieri o ieri l'altro un bellissimo libretto di D. Chomjakov. Tutto buono. Il guaio è solo che egli assimila il cristianesimo all'ortodossia e che mette il byt fra i bisogni spirituali del popolo. Questo è assolutamente non vero e è un chiaro sofisma. In proposito mi viene da annotare:
1) Un popolo, come anche un uomo, può porre come condizione fondamentale del suo bene la prosperità materiale, e allora un regime politico di benessere è per lui questione di prima importanza; o può, un popolo come anche un uomo, porre come condizione superiore del suo bene la sua vita spirituale, e allora la prosperità materiale e un regime politico di benessere per lui non solo non sono importanti, ma il contrario, se egli deve prender parte a questo regime politico. I popoli occidentali appartengono al primo tipo, gli orientali, e fra questi il russo, al secondo. Questo è il pensiero dei Chomjakov, padre e figlio. E è un pensiero assolutamente giusto. Ma se il popolo russo, per restar fedele alla sua vita spirituale, che si esprimeva nell'ortodossia, poteva accettare l'autocrazia degli zar russi, di buon grado sottoporsi al suo potere, anche quand'era crudele, pur di astenersi dal partecipare alla violenza del potere, questo non dimostra che tale rapporto verso il potere, tale ubbidienza a esso, debba continuare per sempre.
Tale rapporto doveva invece inevitabilmente cambiare per due ragioni: in primo luogo perché il potere nei tempi antichi era patriarcale e dominava solo su un popolo della stessa razza, della stessa lingua, della stessa fede, non si poneva dunque il compito di unire sotto di sé altre nazionalità (imperialismo) non costringeva la gente a intromettersi negli affari di altri popoli (difendeva la Russia dai mongoli o dai francesi, ma non strangolava la Polonia, la Finlandia, né invadeva la Manciuria) e quindi non chiedeva al popolo azioni crudeli a lui estranee; e, in secondo luogo, i bisogni spirituali non restano sempre fermi, sempre gli stessi, ma si chiariscono e si sviluppano, e il cristianesimo, che prima chiedeva solo di sottomettersi al potere, anche se il potere esigeva l'assassinio, nel suo processo di chiarimento è ora pervenuto a chiedere altro agli uomini: la non partecipazione all'oppressione, alla violenza, agli assassinii. In tal modo il rapporto fra il popolo e il potere inevitabilmente cambia alle due estremità: il potere diventa sempre peggiore, più crudele, più contrario alle aspirazioni spirituali del popolo, e i bisogni spirituali del popolo diventano più veri, più alti.
Oggi 18 febbraio 1906. Jasnaja Poljana Tutto questo tempo sono stato in condizioni (fisiche) cattive ma molto bene nell'anima. Lettere dalle figlie e lettere da Šejerman e da Toku-Tomi, che mi hanno fatto molto piacere.
1) Noi non ricordiamo la nostra vita precedente perché il ricordare è una facoltà solo di questa vita.
2 marzo 1906 Da appuntare:
1) Andavo a cavallo nel bosco, e era così bello che mi è venuto da pensare: ho io il diritto di gioire in tal modo della vita? E mi sono risposto: sì, ogni uomo avrebbe diritto alla gioia della vita se non ci fosse il peccato, se non ci fossero le sofferenze provocate da alcuni uomini sugli altri. Agli uomini è data la possibilità di una felicità completa di vita.
2) I sistemi filosofici sono archi malamente connessi, legati con la calce perché non si veda la loro fragilità. Un arco di pietre non squadrate, se regge, è realmente saldo. L'arco più saldo è quello costruito inconsapevolmente, come una caverna naturale.
9 marzo Cattivo umore. Ho solo corretto l'appunto sullo Stato e il potere. Lo intitolerò così:
Dal diario. Sulla nascita e l'autodistruzione del potere.
No, non va bene.
Tutto il giorno sono stato in una condizione di spirito sorda, depressa. Verso sera tale condizione è passata in intenerimento, desiderio di carezze, di amore. Avrei voluto, come da bambino, stringermi all'essere amato e desiderato, e piangere, e essere consolato. Ma chi è questo essere a cui avrei voluto stringermi? Passo in rassegna tutte le persone che amo, e nessuna va bene. A chi stringersi allora? Tornare bambini e alla madre, come io me la immagino.
Sì, alla mamma, che io non ho mai chiamato perché non sapevo ancora parlare. Si, è lei l'immagine più alta che mi posso fare dell'amore puro, ma non freddo, divino, bensì terreno, caldo, materno. A questo è attratta la mia anima in cerca di consolazione. Sì, carezzami, mamma. Tutto ciò è insensato, ma sento così.
10 marzo 1906
11 marzo Quattro giorni che non scrivo. Ieri ero in uno stato d'animo particolarmente depresso. Avvertivo con particolare vividità il sentimento della tristezza. Così dico a me stesso; ma in realtà io cerco la tristezza, sono ricettivo, permeabile alla tristezza. Non riesco in alcun modo a liberarmi da questo sentimento. Ho provato tutto: a pregare, a prender coscienza del male che è in me. E nulla serve. La preghiera, cioè la riflessione sulla propria condizione, non raggiunge la profondità della coscienza; il riconoscimento della propria meschinità, della propria bassezza, non aiuta. C'è qualcosa che vorrei, di qualcosa sono tormentosamente insoddisfatto, e non so che cos'è. Forse è la vita: ho voglia di morire.
Verso sera questo stato d'animo è passato in un sentimento di solitudine, mi sentivo orfano, e provavo un desiderio tenero di carezze, di amore; io, vecchio, avevo voglia di tornare bambino, di stringermi all'essere amato... È sempre lo stesso diavolo dell'egoismo che s'insinua in questa veste nuova e astuta, e vuole ingannarmi e impadronirsi di me. Quest'ultimo sentimento si spiega col precedente stato di amarezza. È solo un indebolimento, un temporaneo affievolimento della vita spirituale, e una manifestazione del diritto all'egoismo che è in noi e che, risvegliandosi, non trova alimento e si dibatte.
19 marzo 1906 Lo stesso stato d'animo pesante, brutto. Ieri sono andato a cavallo e per tutto il tempo ho discusso con me stesso. L'individuo egoistico, debole, corporeo, sudicio, dice: tutto è brutto e disgustoso. Lo spirituale dice: menti, tutto è bellissimo. Quel che noi consideriamo brutto è la mola senza la quale si spunterebbe, si arrugginirebbe la cosa più preziosa che è in me. E mi sono detto questo in maniera così convinta e vera, che alla fine ho vinto e sono tornato a casa nella più felice condizione di spirito.
Pensavo che scrivo il diario non per me, ma per la gente, soprattutto per coloro che vivranno quando io, corporalmente, non sarò più, e che in questo non c'è niente di male. È questo che si pensa di me, che si chiede da me. E se bruciassi questi diari? Ma perché? Non so se essi saranno necessari agli altri, ma per me è certo che non sono necessari, sono - io stesso. Essi mi recano il bene.
2 aprile 1906. Jasnaja Poljana Pasqua. In tutti questi ultimi tempi (due settimane) sono stato male. Non ho scritto quasi nulla. Debolezza e oppressione fisica. Ma strano. Nei rari momenti mentali d'illuminazione il pensiero lavorava più in profondità e con maggior chiarezza che nei periodi di lavoro mentale costante. Che questo sia vero appare evidente da quel che ho appuntato in queste due settimane, e che ora trascrivo.
1) Negli ultimi tempi mi si è fatto assolutamente chiaro che il modo di vita agricolo non è solo uno fra i tanti modi di vita, ma è la vita - come la Bibbia è il libro - la vita stessa, l'unica vita umana, con la quale soltanto è possibile il manifestarsi delle qualità più alte dell'uomo. L'errore principale nell'organizzazione della vita umana, e tale che esclude la possibilità di qualunque organizzazione razionale della vita, è che gli uomini vogliono organizzare la società senza la vita agricola o in modo che la vita agricola sia solo una e la più bassa forma di vita.
2) Sembra stranissimo, ma basta raccontare, dire alla gente il bene che senti, che fai o che vuoi fare, e subito scompare quella gioia e quella forza intima che ti dava tale coscienza del bene. Come il vapore che esce dalla locomotiva.
3) Su questo tema vorrei scrivere il racconto Il sogno. Un uomo vede come dopo la morte lo giudicano e pesano su una bilancia le sue azioni. Egli guarda e vede che pongono su un piatto la sua attività per il popolo, la sua beneficenza, i suoi lavori scientifici, la sua virtù familiare, e tutto questo non pesa niente: c'è qualcos'altro che produce un'azione opposta, e il piatto si abbassa da quella parte. Per il volersi innalzare fra gli uomini. E d'improvviso portano qualcosa che si era dimenticato: com'egli soppresse in sé l'ira in una discussione, come raccolse il giocattolo a una bambinetta... (bisogna pensare di meglio): tutte cose che la gente non aveva saputo, apprezzato. Si può anche fare il paragone fra due mentecatti: uno, un mentecatto riconosciuto, un mentecatto professionista, e l'altro del quale nessuno sa. E come il primo non piace, e solo il secondo piace a Dio.
4) La pace è il bene materiale più alto della società umana come la salute è il bene materiale più alto del singolo individuo. Così hanno sempre pensato gli uomini. E la pace è possibile solo per i contadini. Solo i contadini si nutrono direttamente col loro lavoro. I cittadini si nutrono inevitabilmente col lavoro altrui. Per loro lo Stato è possibile e necessario. Per i contadini è superfluo e esiziale.
5) La vicenda di tutti i popoli è dappertutto la stessa. Gl'individui più crudeli, disumani e oziosi si nutrono con la violenza, con la guerra, i più miti, i più lavoratori, preferiscono sopportare. La storia è storia di questa violenza e della lotta contro di essa.
6) Perché io provo un sentimento del tutto nuovo, stranamente mescolato, di benessere, quando la sera, spenta la luce, mi metto nel letto? Non mi fa male nulla, c'è il calduccio, il silenzio, la pace. Sto bene, semplicemente, ma è terribile che io ami così la vita e non possa accettare senza contrasto la morte.
7) Scrivono nei libri con importanza che là dove ci sono diritti ci sono anche doveri. Che risibile assurdità e menzogna. L'uomo ha solo doveri. L'UOMO HA SOLO DOVERI.
8) Parlano e discutono del sistema di Henry George. A me interessa non il sistema (sebbene non conosca né riesca a immaginare qualcosa di meglio), ma che tale sistema stabilisce un rapporto con la terra comune e uguale per tutti. Trovino qualcosa di meglio.
17 aprile 1906 Sono sempre su Le due vie. Vado avanti male. Ma l'importanza del soggetto mi si chiarisce e attira sempre più la mia attenzione. Ho corretto un poco del Circolo di lettura. Ho scritto alcune lettere. Oggi Tregubov mi ha scritto chiedendomi un'introduzione per il rifiuto del servizio militare. C'è molto da appuntare e, mi sembra, abbastanza importante.
1) Gli uomini ingranditi: gli zar, gli eroi, non possono fare le comuni cose umane, non possono ruzzare. Ne risultano contrasti ridicoli, disgustosi. Elisabetta e la Trinità. Caterina...
2) I popoli occidentali hanno abbandonato l'agricoltura e vogliono sottomettere tutto. Fra loro non c'è più nulla da sottomettere, e così cercano colonie e mercati.
3) Solo col lavoro agricolo può aversi una vita razionale, morale. L'agricoltura indica cos'è più e cos'è meno necessario. Essa guida razionalmente la vita. Bisogna toccare la terra.
4) La tenerezza e la gioia che noi proviamo guardando la natura è il ricordo del tempo in cui eravamo animali, piante, fiori, terra. Più precisamente: è la coscienza della nostra unione col tutto, che il tempo ci nasconde.
Oggi 25 aprile 1906 Fisicamente sto meglio, ma da tempo, per tutto il tempo in cui sono stato poco bene, non mi sentivo in uno stato d'animo così debole. Leggo nel giornale sull'accoglienza fatta a Gorkij in America e mi sorprendo in un moto d'ira. Leggo i giudizi e le critiche di Velikanov ai miei scritti e ne ho dispiacere. Poi un articolo sul fatto che avrei arruolato dei cosacchi a Jasnaja Poljana, e mi fa male. È bene solo che sento che questa è debolezza. In questo periodo ho corretto, male, Per che cosa? e ho continuato a lavorare, male, alle bozze del Circolo di lettura.
1) Epitteto dice: non arrabbiarti col cieco perché non vede... Sì, ma è difficile non arrabbiarsi quando il cieco è certo che lui vede, e che sei tu il cieco, e ti trascina nella fossa. Bisogna non andargli dietro; è certo, comunque, che arrabbiarsi non serve a niente.
2) Oggi mi è venuta chiara anche l'idea che la possibilità di delegare il potere, il diritto alla violenza agli altri non è una cosa buona e cristiana, e per questo i suoi frutti sono: la violenza, l'assassinio per interposta persona. Allora meglio la partecipazione personale. Questo è molto importante.
Oggi è già il 22 maggio 1906 In questi ultimi tempi provo una quieta disperazione circa la possibilità che la verità agisca sulla gente. In particolare sulla mia gente di casa. Oggi c'erano tutti i figli e era particolarmente penoso. È penosa l'artificiosa condizione di vicinanza e l'enorme lontananza spirituale. Talvolta, come oggi, vorrei fuggire, scomparire. Tutte assurdità. Le scrivo per pentirmi della mia debolezza. Tutto questo è bene, è necessario, e può essere gioioso.
6 giugno 1906 Mi sento bene. Le due vie sembra che vada avanti. Con tutti i figli bene, con amore, ma con Andrej è terribilmente difficile. Che peste la loro presunzione! Di quanto essi si privano per sua colpa.
3 luglio 1906 Da tempo non scrivevo. Da appuntare: 1) Se il popolo russo è un popolo di barbari non civilizzati, allora abbiamo un avvenire. I popoli occidentali sono barbari civilizzati, e non c'è niente di buono da aspettarsi da loro. Porci come modello i popoli occidentali è come se un giovane contadino sano, lavoratore, schietto, invidiasse il ricco giovanotto calvo, parigino, seduto nel suo ufficio. Ah, que je m'embête!
Non c'è da invidiare e da imitare, ma da aver pena.
2) Che abitudine terribile quella al comando. Non c'è niente che più di essa corrompa, rovini il rapporto naturale, buono, ragionevole dell'uomo con l'uomo.
Oggi 30 luglio 1906 Mi pare di aver finito l'articolo Le due vie, e forse non è male. Ne sono perfino soddisfatto. C'è qui Certkov, e mi fa piacere.
Devo appuntare:
1) C'è Dio? Non lo so. So che c'è la legge del mio essere spirituale. chiamo Dio la fonte, la causa di questa legge.
2) Più servi gli altri (con fatica), più ti senti leggero; più servi te stesso (anche senza fatica), più la vita è pesante.
3) La gente mezzo colta è spesso azzardata e testarda nelle sue idee. Ciò dipende dal fatto che non sa riconoscere le vie molteplici per cui opera il pensiero.
24 agosto 1906. Jasnaja Poljana Sono ventiquattro giorni che non scrivo. Ho trascorso bene questo periodo. Spesso mentre passeggio o quando spengo la luce, la sera a letto, provo un sentimento nuovo, gioioso di vita, di gratitudine, di quieta contentezza. Cancello: quieta, perché tale sentimento non è che sia inquieto, ma è molto vivo, forte. Da appuntare:
1) Leggevo in Mendeleev che la missione, l'ideale dell'uomo è moltiplicarsi. Sciocchezza paurosa. Gli animali si mangiano l'un l'altro, e per questo hanno bisogno di moltiplicarsi, e la moltiplicazione può essere l'ideale dei conigli. Alimentazione e moltiplicazione si limitano reciprocamente. Invece negli uomini, che si nutrono degli altri animali, la moltiplicazione non può essere limitata da nulla salvo che dalla coscienza del bene, del perfezionamento. Il perfezionamento include la continenza sessuale. È proprio questa che può porre il limite. La moltiplicazione di Mendeleev è paurosamente immorale e semplicemente idiota. Anche se gli uomini inventassero un'alimentazione chimica, l'umanità arriverebbe comunque a un punto che gli uomini starebbero a spalla a spalla. Il processo di nutrizione-moltiplicazione negli animali è fondato su un equilibrio che vale nel regno della vita corporea, egoistica. Nel regno della vita spirituale ci sono l'amore, la mansuetudine e la continenza.
2) Se gli uomini porteranno il democratismo del governo fino al punto che tutti gli uomini parteciperanno al governo, allora non ci sarà più governo, e gli uomini governeranno ognuno se stesso.
3) Non può esservi altro tipo di governo che questo: o la maggioranza sotto il potere di uno o di alcuni, o la minoranza sotto il potere della maggioranza. In entrambi i casi è cattivo. Oppure tutti governano su tutti: allora non c'è governo.
4) Mi considerano anarchico, ma io non sono anarchico, sono cristiano. Il mio anarchismo è solo l'applicazione del cristianesimo ai rapporti fra gli uomini. Così l'antimilitarismo, il comunismo, il vegetarianesimo.
2 settembre 1906 Oggi ho scritto qualcosa su Henry George.
Da appuntare:
I popoli occidentali sono molto avanti a noi, ma avanti a noi su una via sbagliata. Perché possano ritrovare la via giusta dovranno fare una lunga strada indietro. A noi basta deviare un poco dalla via sbagliata che abbiamo appena imboccato e sulla quale torneranno indietro, incontro a noi, i popoli occidentali.
15 settembre Ho finito e l'articolo e sulla terra, e ho cominciato la lettera al cinese. Avrei voglia di scrivere completamente altre cose. Più sentite. Ma oggi no. Sono andato lontano nel bosco sotto il temporale. Stato d'animo privo di vivacità, ma buono, bello. A domani.
24 settembre 1906 Ho finito tutto il lavoro cominciato e ho scritto la prefazione a Henry George. Negli ultimi tempi sono stato poco bene con lo stomaco e ho pensato poco e pigramente. Ho scritto una lettera velenosa in risposta alla richiesta circa gli inglesi, e sono contento di non averla spedita. Ho detto che cosa manca nel sogno: la tensione morale. Così oggi ho fatto un lungo sogno; non ricordo su cosa, ma ricordo che dicevo bugie e poi pensavo che non bisogna dire bugie, ma non potevo trattenermi.
E in ciò è tutta la vita e la differenza della veglia dal sogno.
Da appuntare:
1) Nella vita il rapporto diretto con gli uomini è più prezioso, più importante dello scrivere. Qui tu agisci direttamente sugli uomini, vedi il successo o l'insuccesso, vedi i tuoi errori, puoi correggerli; là non sai niente, forse agisci, forse no, forse non ti hanno capito o forse non hai detto bene quel che volevi: insomma vai alla cieca.
30 settembre 1906 Ho cominciato il racconto sul prete. Soggetto stupendo, ma ho cominciato troppo d'impeto, con troppi particolari. Ancora non è pronto, però ho molta voglia di scriverlo. L'argomento filosofico, metafisico-religioso, abbisogna e esige l'espressione più chiara.
Mi sembra che oggi, anche se non in maniera definitiva, mi sono avvicinato a questo.
1) Leggo Goethe e vedo tutta la dannosa influenza di quest'uomo dappoco, ma borghesemente-egoisticamente dotato, sulla generazione che ho trovato, in particolare sul povero Turgenev col suo entusiasmo davanti al Faust (opera pessima) e a Shakespeare - che fa il paio con l'opera di Goethe - e ancora più con la speciale importanza attribuita alle varie statue di Laocoonte, di Apollo, e a varie poesie e drammi. Quanto mi sono angosciato quando, amando Turgenev, volevo amare ciò che lui tanto apprezzava. Facevo ogni sforzo, ma non ci riuscivo.
Che danno terribile è l'autorità degli uomini consacrati grandi, ma menzogneri.
2 ottobre 1906 Oggi c'è stata una dura prova col cieco. È venuto e ha cominciato a ingiuriarmi perché non ho dato via la terra, perché ora non la riscatto, supponendo che io abbia denari. Io ho preso e me ne sono andato. Avrei potuto essere più gentile. Non ho retto alla prova fino in fondo.
10 ottobre 1906 Il mio desiderio non si è esaudito. Mi ha colpito il discorso fatto sulla strada grande coi giovani contadini-rivoluzionari di Lomincevo, e l'altra mattina la lettura del giornale con le ventidue condanne a morte, e ho cominciato a scrivere su questo. Vi ho lavorato per tre giorni, e sempre male. Vorrei rispondere alla domanda: che cosa fare? Devo appuntare:
1) Camminavo. Meravigliosa mattinata d'autunno, quiete, caldo, verde dell'erba, odore delle foglie. E gli uomini, al posto di questa natura meravigliosa coi campi, i boschi, l'acqua, gli uccelli, gli animali, si costruiscono nelle città un'altra natura artificiale con le ciminiere delle officine, i palazzi, i locomobili, i fonografi... È terribile, e non puoi farci niente.
2) Gli uomini del nostro tempo si vantano della loro scienza. Ma il fatto che essi se ne vantino tanto dimostra, meglio di tutto, quanto essa sia falsa. La vera scienza si riconosce da ciò: o meglio, il segno indubbio della scienza vera è la coscienza della pochezza di ciò che tu sai rispetto a quel che ti resta celato. E che la scienza attuale sia falsa, su questo non c'è il minimo dubbio. È falsa non perché quello che essa spiega sia non vero, ma perché è non necessario: in parte relativamente non necessario rispetto a quello che è importante e non spiegato, e molto assolutamente inutile. E io sono fermamente convinto che gli uomini prima o poi capiranno questo e svilupperanno l'unica scienza vera e necessaria, quella che ora è negletta: LA SCIENZA DI COME VIVERE.
11 ottobre 1906 Scrivo sulla rivoluzione. Ma vado avanti male. Da appuntare:
1) Mi sono rivolto malamente a un povero o ho fatto qualcos'altro di male; non ricordo, ma ho sentito vergogna, dolore, ho provato rimorso. Ho sentito dolore da vecchio, pensando che quel ch'era stato non si poteva più correggere, che colui che avrei dovuto trattare con gentilezza se n'era andato e non l'avrei più raggiunto. Ma è un sentimento falso. Il punto non è che non possa correggere la conseguenza della mia azione; ma, se mai, che l'azione stessa era sbagliata, che il tempo in cui essa si compì non ritorna. Importante è l'azione, non le sue conseguenze.
14 ottobre 1906 Per tre giorni ancora ho scritto sotto l'impressione dell'incontro sulla strada grande, ma a fatica, e male, e oggi ho deciso, credo, di abbandonare l'articolo.
23 ottobre 1906 Ultimamente avevo scritto che seguito a gioire della vita, del suo sentimento, e oggi invece devo scrivere il contrario: sono spiritualmente indebolito, più di tutto per il fatto che voglio, cerco l'amore degli uomini: di quelli vicini e di quelli lontani. Oggi sono andato a Jasenka e ho preso le lettere che c'erano: tutte spiacevoli. Il fatto che mi possano essere spiacevoli dimostra quanto si è abbassato il mio livello. Due dame che mi giudicano, non chiare, confuse e educate (e con esse si può e si deve trattare con gentilezza, come ho deciso ripensandoci), e poi un feuilleton sul giornale di Charkov, di quel piccolo studente che è stato qui quest'estate. Egli mi giudica e condanna per qualcosa di cui non sono colpevole.
Tutto questo tempo sono stato in condizioni fisiche cattive, biliose, che spingono all'insofferenza, all'ira. Avrei molta voglia di scrivere sul prete, ma di nuovo mi sorgono dubbi sull'impressione che potrà produrre.
24 ottobre 1906 Ho avuto un mucchio di lettere. Ce n'era una di sani rimproveri da Velikanov e due di lodi, inebrianti. Proprio come un bicchiere di vino. Non bevo. Umore buono. Sono andato a cavallo a Salomasovo. Molto bello.
Oggi 26 ottobre 1906 Ho finito tutto. L'epilogo è brutto, ma l'ho spedito lo stesso. Ho scritto anche tutte le lettere che dovevo.
Vorrei molto descrivere tutto ciò che l'uomo pensa; magari solo nel corso di sei ore, ma tutto. Questo sarebbe enormemente nuovo e istruttivo.
Oggi 9 novembre 1906 Ho scritto una lettera a Sabatier, brutta, ma ho deciso lo stesso di spedirla davanti a Dio. Grazie a Dio non vado indietro. Da appuntare:
1) Il pensiero è vitale solo quando è estratto dalla propria ragione o almeno risponde a domande che sorgono nel proprio spirito; invece il pensiero che viene dal di fuori, solo accattato dalla ragione o dalla memoria, non influisce sulla vita e ben si accorda con qualunque azione contraria alla vita.
2) Fraternità, uguaglianza, libertà: sono parole prive di senso se intese come esigenze della forma esterna della vita. Di qui la necessità dell'aggiunta: «ou la mort». Queste tre condizioni sociali conseguono da tre possibilità intime dell'uomo: la fraternità è l'amore - solo se ci ameremo l'un l'altro ci sarà fraternità fra gli uomini. L'uguaglianza è l'umiltà - solo se nessuno vorrà prevalere e ognuno si considererà più in basso di tutti (com'è), saremo tutti uguali. La libertà è l'adempimento della legge universale di Dio. Solo adempiendo questa legge saremo tutti certamente, sicuramente liberi.
17 novembre 1906 Una settimana intera. Ho scritto Che cosa ho visto in sogno (abbastanza bene) e ho corretto le bozze di Che cosa fare? ma la cosa più seria con Dorik. Vivo bene. Oggi ho cominciato a scrivere Padre Vasilij, ma è noioso, robuccia. Sempre e sempre più penso al senso del dilemma decisivo che si pone alla rivoluzione. Vorrei molto scriverne. Da appuntare.
1) Il concetto fondamentale della dottrina buddista è che tornerai in vita (dopo la morte) fino a quando non avrai raggiunto la completa negazione di te. Il nirvana è non la soppressione della vita, ma una vita nuova, sconosciuta, a noi incomprensibile, nella quale l'abnegazione non è più necessaria. Il buddismo ha torto solo in questo, che non riconosce uno scopo e un senso a questa vita. Noi non lo vediamo, ma un senso c'è, e perciò questa vita è tanto reale quanto ogni altra.
18 novembre 1906. Jasnaja Poljana Finora non molto male, ma non c'è bontà. Non ho voglia di fare nulla. Ho scritto due lettere insignificanti e ora appunto:
1) Tutti gli errori dei filosofi derivano dalla costruzione oggettiva. Mentre è certo solo il soggettivo, non il soggetto Ivan o Pëtr ma il soggettivo umano, conoscibile non solo con la ragione bensì con la ragione e il sentimento: con la coscienza.
21 novembre 1906 Ieri, per «La sorgente», ho scritto Ai giovani. Passabile. Non l'ho ancora corretto. Oggi ho letto su una rivista giapponese un interessante articolo sulla rivoluzione, e ieri in una indiana un'altra cosa interessante sulla civiltà gialla e quella bianca.
23 novembre 1906 Sono in un bellissimo stato d'animo spirituale d'amore per tutti. Ho letto la lettera di Giovanni. Meravigliosa. Solo ora la capisco del tutto. Oggi ho avuto una forte tentazione che ancora non ho vinto completamente. È corso da me Abakumov con richieste e lamenti perché l'hanno condannato alla prigione per le querce. Mi ha fatto molto male. Lui non può capire che io, il marito, non posso fare come vorrei, e mi considera un malvagio e un fariseo che si nasconde dietro la moglie. Non ho saputo sopportare, ho detto a Abakumov che non mi è più possibile vivere qui. E questo non è bene. In generale mi rimproverano e m'ingiuriano sempre e sempre di più da tutte le parti. E questo è bene. Spinge a Dio. Bisogna tenersi solo a questo.
Sono molto, molto angosciato dal pensiero di Maša. L'amo molto, molto.
26 novembre 1906. Jasnaja Poljana Ora, è l'una di notte, è spirata Maša. Strano, non ho provato né orrore né paura né coscienza del compiersi di qualcosa di eccezionale, e neanche afflizione, dolore. È come se avessi sentito il bisogno di suscitare in me un sentimento tenero di dolore, e l'ho suscitato, ma nel profondo dell'animo ero più tranquillo di quanto non apparisse dal comportamento esterno (non dico solo il mio) sbagliato, indebito. Sì, l'avvenimento si è compiuto nella sfera corporale, e quindi indifferente. L'ho guardata per tutto il tempo, come moriva: in modo straordinariamente sereno. Essa si rivelava per me davanti al mio essere che si rivelava. Ho seguito il suo rivelarsi, e è stato così bello, gioioso. Ma ecco che tale rivelazione nella sfera (della vita) a me accessibile si è interrotta, cioè tale rivelazione ha cessato di essere visibile per me; ma quello che si è rivelato, quello resta. «Dove? Quando?»: sono domande legate al processo di rivelazione qui, e non possono essere rapportate alla vita vera, fuori dello spazio e del tempo.
Devo appuntare:
Nei momenti seri, quando, come ora, giace il corpo non ancora sepolto di una persona cara, come appare chiaramente evidente l'amoralità, l'errore, la pesantezza della vita dei ricchi. Il miglior mezzo contro il dolore è il lavoro. E per essi non c'è lavoro necessario c'è solo il divertimento. E il divertirsi qui è fuori luogo, e così restano senza volerlo solo le chiacchiere sentimentali, false. Avevo appena ricevuto lettere e telegrammi falsamente sentiti, che ho incontrato Kynja la demente, che conosceva Maša. Le ho detto: «Hai sentito la nostra disgrazia?»
«L'ho sentita», ha risposto, e subito dopo: «Dammi una copechina».
Come questo è molto meglio e più leggero.
29 novembre Ora l'hanno portata via, a seppellire.
28 dicembre 1906 Vivo, e ricordo sovente gli ultimi momenti di Maša (non vorrei chiamarla Maša, tanto poco conviene questo nome semplice alla creatura che se n'è andata da me). Essa sta sollevata, adagiata sul cuscino, e io tengo la sua mano magra e sento come la vita se ne va, come essa se ne va. Queste quattro ore sono uno dei periodi più notevoli, più importanti della mia vita.
29 dicembre La salute del corpo è debole, quella spirituale buona. È uscito Che cosa fare? Sgradevole e debole, ma c'è verità. Vorrei non scrivere più articoli, ma quello sul significato della rivoluzione e sulla lettera dell'ufficiale e sulla nota di oggi a Che cosa fare? sono necessari. E soprattutto bisogna scrivere ancora per dire che tutte le loro teorie storico-economiche, tutto questo è solo una giustificazione della nostra vita ripugnante, è solo trapestio in un vicolo cieco, da cui non uscirà nulla. Da appuntare:
1) Quella che nel nostro mondo è considerata l'unica e più importante scienza: le scienze naturali, politico-economica, la storia (come s'insegna), la giurisprudenza, la sociologia e simili, sono conoscenze altrettanto assolutamente inutili e per la maggior parte altrettanto false quanto, nei tempi antichi, la «scienza» che includeva la teologia, l'alchimia, la filosofia aristotelica, l'astrologia.
2) Come sembrerebbe certo che i ricchi vivono meglio dei poveri, e invece come questo è indubbiamente non vero.
3) Come sono vane tutte le convinzioni su un regime migliore da parte dei politici di ogni sorta, socialisti, rivoluzionari, così sono vane anche le mie. Fai quello che puoi per te nella sfera in cui operi, e lascia le conseguenze a quella forza da cui esse dipendono.
4) Spesso ci si meraviglia della confusione di concetti in uomini intelligenti come Vladimir Solovëv (avrei aggiunto: e Bulgakov, se gli riconoscessi intelligenza), e ora ho capito chiaramente da che cosa deriva. Tutto deriva (come in tutte le scienze moderne) dal riconoscimento dello Stato come qualcosa di esistente indipendentemente dalla volontà degli uomini, qualcosa di predestinato, mistico, immutabile.
5) Nella letteratura tutto quel che si produce ci è offerto in modo ugualmente allettante. Più indietro vai, meno ti è offerto: la maggior parte è vagliata dal tempo; vai ancora più indietro, la parte vagliata è ancora maggiore. Per questo sono così importanti gli scrittori antichi. L'offerta letteraria ha l'aspetto di un cono con la punta in basso. Alla punta c'è la saggezza dei bramini e dei cinesi, il buddismo, lo stoicismo, Socrate, il cristianesimo; un po' più in su, allargandosi, vengono Plutarco, Seneca, Cicerone, Marc'Aurelio, i pensatori medioevali; poi Pascal, Spinoza, Kant, gli enciclopedisti, poi gli scrittori del diciannovesimo secolo, e infine i contemporanei. È chiaro che fra i contemporanei ce n'è qualcuno che resterà, ma è difficile capitarci sopra, in primo luogo perché sono tanti che non è possibile leggerli tutti, e in secondo luogo perché la folla colta è così ottusa e priva di gusto, che mette in evidenza sempre il peggio.
6) Per la legge divina per i giovani ho annotato alcune regole semplici: a) non giudicare; b) non ingozzarsi; c) non accendere la concupiscenza; d) non ubriacarsi; e) non discutere; f) non parlare male della gente; g) non stare in ozio; h) non mentire; i) non discutere; l) non prendere nulla con la forza; m) non far male agli animali; n) risparmiare la fatica agli altri; o) rivolgersi a tutti con gentilezza; p) rispettare i vecchi.
1907
14 gennaio 1907. Jasnaja Poljana Per due settimane sono stato ammalato e ancora non mi sono rimesso. In questo periodo ho letto: Plutarco, Montaine, Valyševskij; ieri su Paolo e oggi ho finito i Memorabilia. È molto interessante confrontare l'altezza della concezione morale insieme alla semplicità della vita di allora, con lo scarso sviluppo del lato tecnico. Ora questo lato è andato molto avanti e quello morale è rimasto molto indietro, tanto che sembra impresa senza speranza ristabilire un rapporto giusto.
1) Oggi pensavo che è impossibile vivere serenamente con un'alta opinione di sé, che la prima condizione per una vita serena e buona è quello che disse di sé Francesco, quando non lo volevano lasciare andare.
2) A misura che invecchio sento sempre meno la realtà degli uomini. Nell'infanzia tutte le persone che conoscevo erano, mi pareva, immutabili, tali quali erano; ma col progredire della vita esse sempre più mi sono apparse manifestazioni spirituali mutevoli. E ora per me la piccola Taneèka non è un essere definito, ma una forma mutevole del manifestarsi dello spirito.
2 febbraio 1907 Non ho scritto per più di mezzo mese. Ieri ho ricevuto una lettera del figlio Lev, molto pesante. Ho letto appena l'inizio, poi ho smesso. E mi ero accinto a rispondergli con parole d'argento, ma poi, calmatomi, ho preferito l'oro. Cosa incredibile e penosa, egli soffre d'invidia verso di me, che diventa odio. E io sono ancora al di sotto delle forze, e ieri ero molto incattivito: a lungo non sono riuscito (e neanche ora ci riesco del tutto) a vincere un sentimento non buono, di condanna verso di lui. Soprattutto sono tentato di pensare (e questa mi pare la cosa più negativa) che egli m'impedisce di occuparmi delle mie «cose importanti». E dimentico che non c'è niente di più importante che ripagare bene per male.
Oggi è il 13 febbraio 1907. Jasnaja Poljana Nei giorni scorsi ho provato a scrivere delle lezioni per i fanciulli, ma senza successo. Ieri ho letto loro due lezioni e sono di entrambe insoddisfatto.
14 febbraio 1907. Jasnaja Poljana Evidentemente scrivere Jasnaja Poljana è superfluo. È poco probabile che di qui alla morte me ne vada da qualche parte.
17 marzo 1907 Da moltissimo tempo non scrivevo, ma ho preso molti appunti nei taccuini. In tutto questo periodo ho lavorato solo alle lezioni per i fanciulli. Più vado avanti, più mi sembra grande la difficoltà dell'impresa e insieme grande la speranza di riuscire. Tutto quel che ho fatto finora mi pare che non possa andare. Ieri li ho divisi in due classi. Oggi ho riflettuto sulla classe dei più piccoli. In questo periodo ci sono stati parecchi visitatori e lettere belle. Da trascrivere:
1) Strana cosa, che io non avevo mai sentito - la causa del non-amore dei figli per il padre (evidentemente nelle famiglie non cristiane): è l'invidia, la rivalità dei figli verso il padre.
2) L'uomo è libero solo nel regno della coscienza. La coscienza è possibile solo nell'attimo presente.
3) La beneficenza è simile all'azione di un uomo che, dopo aver prosciugato gli umidi prati con fosse di scolo, annaffiasse poi i prati nei punti dove appaiono particolarmente aridi. Portiamo via al popolo tutto quel che gli è necessario, lo priviamo con ciò della possibilità di nutrirsi col suo lavoro, e poi cerchiamo di sostenere i più deboli, spargendo fra essi una piccola parte di quel che abbiamo rubato.
4) Ho ricordato in modo così vivo il piccolo Nikolaša che mi è sembrato che io ero lui, che sorridevo del suo sorriso, brillavo coi suoi occhi. Così accade quando ami. Non è forse questa una chiara dimostrazione del fatto che in tutti noi vive un solo spirito e che l'amore sopprime la separazione?
5 aprile 1907. Jasnaja Poljana Non ho scritto per più di mezzo mese. In tutto questo tempo ho vissuto abbastanza bene. Ho avuto una forte infreddatura. Le lezioni per i fanciulli e il lavoro preparatorio per esse mi assorbono tutto. Ci sono molte cose che vorrei scrivere. Ma già molte sono rimaste per sempre incompiute o neppure iniziate. Da appuntare:
1) Racconto sui due nemici caduti nel pozzo.
2) Scrivere la vita di un uomo che ha vissuto tutte e tre le tentazioni di Cristo nel deserto.
3) Il dileggio, soprattutto quand'è intelligente, fa pensare al dileggiatore di essere superiore alla persona o cosa a cui irride; spesso (o anche sempre) è invece il segno sicuro dell'incomprensione, da parte dell'uomo, della cosa a cui irride.
Mi sento molto debole.
11 aprile 1907 Ieri l'altro ho provato un certo sentimento nuovo e gioioso di viva coscienza del proprio essere spirituale da cui derivava serenità, mancanza di passioni, amore per tutto e gioia della vita.
16 aprile Sono passati cinque giorni e oggi sono in uno stato d'animo del tutto diverso. Non riesco a vincere il disgusto per ciò che mi circonda. Amarezza, ho voglia di piangere. Tutto mi sembra insopportabile. Non ho voglia di fare niente; forse di scrivere la legge divina per i fanciulli, qualunque cosa ne venga fuori, e di abbandonarmi completamente a Lui, osservando in me l'amore per Lui in sé e negli uomini... e d'improvviso è arrivata Sonja, ha cominciato a discutere del bosco, a lagnarsi che i contadini rubano la legna, che i figli hanno venduto alla metà del prezzo... e io non sono riuscito a vincere l'irritazione. Come se tutto non mi fosse uguale.
22 aprile 1907. Jasnaja Poljana Ieri, a letto, strana impressione: come se qualcuno mi avesse soffiato. Ho sentito un alito fresco e me n'è venuto un sentimento buono insieme alla coscienza della vicinanza della morte. Non posso dire di aver avuto paura, ma neanche di essere stato del tutto tranquillo.
L'opera letteraria Tre generazioni mi si chiarisce sempre più. Mi piacerebbe lavorarci.
Oggi 30 aprile 1907 Ho lavorato sempre alle stesse cose. Avrei voglia di lavoro letterario, ma non credo ora di esserne capace.
1) Condannano l'egoismo. Ma l'egoismo è la legge fondamentale della vita. Il punto è un altro: cosa riconoscere come proprio «ego»: la propria coscienza o il proprio corpo o, meglio, la propria coscienza spirituale o la propria coscienza corporea.
2) I poveri hanno più felicità dei ricchi, perché il soddisfacimento di bisogni veri (un vestito quando non se ne ha nessuno, mangiare quando si è affamati, una casa quando non si ha un tetto) dà senza paragone più felicità del soddisfacimento dei capricci dei ricchi.
3) Sei temi per racconti infantili:
a) sul proprietario crudele di cui si lamentava la vecchia;
b) su quello che non perdeva l'allegria nelle disgrazie;
c) su Agafija Michajlovna e la sua pietà per i cani, i gatti, i topi, gli scarafaggi;
d) sui due nemici che giacevano nel pozzo;
e) una tregua nella guerra;
f) tre tentazioni.
4) Leggevo della Duma e ho avuto un senso di pena per tutti questi uomini intelligenti e istruiti. Avrebbero molto meno colpa se fossero sciocchi e analfabeti.
Oggi 22 maggio 1907. Jasnaja Poljana In questo mese ho continuato le lezioni coi bambini e la loro preparazione. Inoltre ho quasi finito di buttar giù un articolo su Paolo come travisatore del cristianesimo. Il caro Nikolaev coi suoi bambini. Faccenda penosa di Andrej. Ieri sera ho discusso con Kolja Obolenskij con violenza schifosa, e oggi gli ho chiesto scusa. Ieri ho scritto su Skovoroda. Vorrei ancora scrivere: le biografie di Epitteto, Socrate, Pascal, Rousseau, oltre che di Buddha e di Confucio. Dispersione senile.
28 maggio 1907 Non sto bene e per questo ho chiesto a Saša nei giorni scorsi di scrivere lei. 1) Oggi, 13 maggio, mi sono svegliato in uno stato d'animo strano, come se avessi dimenticato tutto: non riesco a ricordare se Julja Ivanovna c'è o non c'è, non riesco a ricordare: che giorno è oggi, che cosa scrivo. E contemporaneamente mi si è presentato in modo particolarmente chiaro non tanto il pensiero quanto il sentimento di un sogno che ho fatto.
2) Utilizzare la libertà della rivoluzione per liberarsi dalla superstizione della necessità del potere. «Ma la gente non è pronta.» Un tipico cercle vicieux. La gente non sarà pronta fino a quando ci sarà il potere che la corromperà.
3) Come il tutore non reputa mai pronto l'allievo, lo stesso i candidati a tutori. Gli anarchici vedono il male del potere ma credono in esso - nei suoi mezzi.
4) È possibile amare ogni uomo. Solo che per amare così l'uomo bisogna amarlo non per qualcosa, ma senza ragione. Comincia solo a amarlo così - e troverai la ragione.
5) Che cosa prima, che cosa dopo? Prima bisogna liberare gli uomini dall'asservimento, e poi alleggerire il lavoro con le macchine. E non come ora, quando l'invenzione delle macchine non fa che rafforzare l'asservimento.
6) Tutta la medicina consiste in questo, che gli uomini si preoccupano più del corpo che dello spirito. Si è creato un modo di vita tale che si uccidono milioni di ragazzi giovani, forti, sani - si distrugge la vita, e contemporaneamente si dedicano grandi cure ai malati, ai vecchi, agl'invalidi. Ma soprattutto insegnano per i loro fini agli uomini - e ai popoli - a aver più cura del corpo che dello spirito.
Se la medicina non ci fosse affatto non ci sarebbe quest'allettamento alle cure del corpo, e gli uomini penserebbero di più all'anima. C'è una bellissima espressione della gente del popolo, quand'è malata: morire bisogna. La malattia dovrebbe far pensare alla morte, non alla farmacia. Se gli uomini vivessero una vita più spirituale non ci sarebbero Browning, guerre, bambini affamati e madri che devono sopprimere il frutto.
7) Ci sono due scienze esatte: la matematica e l'etica.
Una è più superficiale, l'altra più profonda. Queste scienze sono esatte e certe per il fatto che tutti gli uomini hanno la stessa e identica ragione capace di intendere la matematica, e la stessa e identica natura spirituale capace d'intendere (lo studio della vita) l'insegnamento morale.
7 giugno 1907. Jasnaja Poljana Da tempo non scrivevo. Il vecchio malessere è passato, ma n'è cominciato uno che sembra nuovo. Oggi sono molto, molto triste. Ho vergogna a riconoscerlo, ma non riesco a suscitare in me la gioia. Lo spirito è sereno, serio, ma non gioioso. Sono triste soprattutto per la tenebra in cui gli uomini così testardamente vivono. L'incattivimento del popolo, il nostro lusso folle. Ho perso un taccuino. Mi dispiace. Da appuntare:
Che tratto affascinante del volto è la grazia di un sorriso.
Non riesco a trovare quel taccuino.
Ho pensato che è male scrivere articoli, comporre saggi, e non esporre i pensieri, i sentimenti così come vengono.
10 giugno 1907 Soffro sempre di più e sempre di più, quasi fisicamente, per la disuguaglianza: la ricchezza, il superfluo della nostra vita in mezzo alla povertà; e non riesco a diminuire questa disuguaglianza. In questo mistero è la tragedia della mia vita.
16 giugno Sono arrivati i Certkov. Mi hanno fatto molto piacere. Scrivo poco, penso poco. Due giorni fa ero di pessimo umore, ma mi sono controllato. Sembra che sia di nuovo raffreddato. C'è qualcosa da trascrivere dal taccuino, ma ora annoto qualcosa direttamente:
1) Gli uomini presuntuosi, e quindi meschini, s'impongono sempre sugli uomini modesti, e perciò intelligenti e morali, proprio perché l'uomo modesto, giudicando da sé, non riesce a concepire che l'altro, il presuntuoso, abbia una così alta stima di se stesso e con tanta presunzione parli di cose che non sa.
27 giugno È qui Nesterov - simpatico. Ieri c'erano ottocento ragazzi. Stato d'animo gioioso.
1) Stamani ho sentito in modo così chiaro, certo, com'è preferibile l'esistenza del falciatore nei prati rugiadosi di primo mattino, o anche nel calore del sole di mezzogiorno, allo squallore del suo padrone, irritato coi suoi giornali e il suo caffè, col suo incattivimento, la sua amarezza e le sue emorroidi.
2) Tutte le passioni sono solo un'esagerazione di inclinazioni naturali, legittime: a) la vanità: desiderio di sapere che cosa vogliono gli altri da noi; b) l'avarizia: cura del lavoro altrui; c) la concupiscenza: adempimento della legge della continuazione della specie; d) l'orgoglio: coscienza della propria essenza divina; e) la malvagità, l'odio per gli uomini: odio per il male.
20 luglio 1907. Jasnaja Poljana Non scrivevo da cent'anni, cioè da più di un mese. In questo tempo ci sono stati molti avvenimenti esterni: i figli, l'assassinio dei due della Zveginceva, e, soprattutto, i Certkov. Arrivo di Tanja col marito, arrivo di Andrej: bene.
In questo periodo la salute va passabilmente, anche troppo bene «per i nostri peccati». Ho messo da parte il Circolo di lettura e, in connessione con l'imprigionamento di Felten, ho scritto l'opuscolo Non uccidere nessuno. Ieri, sebbene non l'avessi ancora finito, l'ho letto a Certkov e agli altri. Ora vorrei scrivere una lettera a Stolypin e Mani in alto, che mi è venuto in mente mentre Goldenweizer suonava. Negli ultimi tempi per qualche ragione si sono occupati molto di me, e questo mi corrompe. Cerco il mio nome nei giornali. E questo oscura, nasconde molto la vita, moltissimo. Devo lottare. Da appuntare:
1) Non riesco a vedere come mi sono lasciato sedurre, ho cominciato a attribuirmi un significato particolare: fondatore di una scuola filosofico-religiosa, ho cominciato a attribuire importanza a questo, desiderando che così fosse, come se questo avesse un qualche significato per la mia vita. Tutto ciò ha significato non per ma contro la mia vita, soffocandola, corrompendola.
6 agosto 1907. Jasnaja Poljana Da cent'anni non scrivevo. Oggi ho dato a Certkov Non uccidere nessuno e spero di averlo finito, e non male. Ora mi sono rimesso al Circolo di lettura per i piccoli. C'è molto da trascrivere e sulla vita e dai taccuini, ma ora appunto soltanto quello che, ho pensato oggi, e cioè:
1) Ho pensato a questo, che i contadini erano moralmente molto migliori al tempo del diritto feudale che ora. Perché? Penso per il fatto che l'oppressione, il bisogno, la sofferenza contribuiscono al perfezionamento morale, mentre la libertà, l'agiatezza, i beni esterni sono dannosi. Sono dannosi perché sono faticosi, difficili, esigono molto sforzo. L'uomo può organizzare meglio e più facilmente la sua vita in una piccola casetta che in un palazzo enorme. Per quanto questo possa sembrare strano e barbaro, io credo che è così. E per me, la conclusione che deriva da questo è che il benessere dell'uomo è solo spirituale, e quello che più di tutto danneggia questo benessere sono le preoccupazioni per il benessere corporeo, materiale. Da questo deriva la conclusione ulteriore che non c'è nulla di più corruttore per l'uomo che preoccuparsi del proprio benessere materiale. Ma come esistere, se non ti preoccupi del benessere del tuo corpo? Esistere per preoccuparsi del bene degli altri, con la certezza che gli altri si preoccuperanno del tuo. In tal modo l'abnegazione è la legge più fondata della vita umana.
Oggi 8 agosto 1907 Ho finito l'articolo e ora voglio dedicarmi, oltre che alle lettere e al diario, al Circolo di lettura per l'infanzia. Oggi ho pensato:
1) Un viandante mi diceva: vivere è diventato impossibile. I padroni opprimono il popolo, lo spremono fino all'ultima stilla. Non sai più dove sbatter la testa. E poi ci sono i popi. Quelli vivono così: scorticano fino all'ultima copeca l'orfano, la vedova. E chi cerca la verità, chi sta col popolo, lo agguantano. Quanta buona gente hanno impiccato!
Lui va, e ce ne sono migliaia come lui - e questo è il mezzo più potente di propaganda.
2) Prima c'era san Francesco ora c'è Darwin.
22 agosto 1907 Non dirò che sono in uno stato di spirito debole, piuttosto il contrario, ma sono debole di nervi, mi sento piagnucoloso. Ora è arrivata Tanja. Oggi ho riflettuto bene e ho fissato la successione dei capitoli del Circolo di lettura. Può darsi che la cambierò, ma potrebbe andare anche così.
Ho letto Kropotkin sul comunismo. Ben scritto e buoni concetti, ma stupefacente per l'intima contraddizione: per far cessare la violenza di alcuni uomini sugli altri, impiegare la violenza. Il punto è questo: come far sì che gli uomini cessino di essere egoisti e violenti? Secondo il loro programma, per il raggiungimento di quest'obiettivo occorre impiegare nuova violenza.
7 settembre 1907 Negli ultimi due-tre giorni cattivo umore, depressione che non riesco a superare a causa dei ladri di cavoli che ci sono stati di notte e della denuncia presentata da Sonja: sono venuti i rappresentanti del potere e hanno preso quattro contadini, e ora vengono da me a lamentarsi donne e padri. Essi non riescono a concepire che io, soprattutto vivendo qui, non sia il padrone, e tutto attribuiscono a me. Questo mi opprime, e molto; ma è anche bello perché, rendendo impossibile alla gente di avere una buona opinione di me, mi spinge in quella sfera in cui l'opinione della gente non pesa nulla. Ma negli ultimi due giorni non ho potuto vincere un sentimento brutto verso Sonja.
Notizia su Boulanger. Spero e credo che sia scappato. Ora c'è stato il governatore e tout le tremblement. Disgusto.
In questi giorni ho fatto conoscenza con Malevannij, un contadino, un uomo molto intelligente e saggio.
26 settembre 1907. Jasnaja Poljana Un po' infastidito dal fatto che Repin dipinge il mio ritratto: cosa noiosa, inutile, ma non voglio dirglielo e amareggiarlo.
Molti visitatori. Sembra che ora vado di moda. C'è stato Poša. Gli voglio molto bene.
Ho voglia di scrivere sulle donne e sulla follia in questo nostro mondo. Devo anche rispondere a alcune lettere interessanti. Da appuntare:
1) Perché gl'illetterati sono più intelligenti dei professori? Perché nella loro coscienza non è guastata la naturale e razionale scala d'importanza degli oggetti, delle questioni. Invece la scienza falsa provoca questo guasto.
2) Non si possono giustificare le azioni contrarie alla morale coi bisogni della famiglia, allo stesso modo che un lavoro preso in appalto non giustifica i conti falsi coi fornitori.
3) I bisogni della famiglia sono i miei bisogni per la famiglia.
4) Alla famiglia è più utile la povertà del lusso.
5) Io, uomo ricco, devo dare un'educazione ai miei figli. Come vestirli, come nutrirli? Che istruzione impartire? Per l'uomo povero tali questioni sono decise in partenza, e sempre meglio che per il ricco.
6) NN non ama un altro, una persona buona, le fa del male, la calunnia. Ma ecco che quella persona muore e diventa sconveniente parlarne male, soprattutto perché tutti sono invece dispiaciuti. Così NN comincia a convincersi che ha sempre molto amato quella persona.
10 ottobre 1907 Di cattivo umore, amareggiato, sprattutto per i guardiani assunti da Sonja, che minacciano i contadini.
C'è stata una sgradevole e inattesa levata di scudi per la mia lettera sul fatto che io non ho più proprietà. Ho provato un sentimento di vergogna e, strano a dirsi, era proprio questo che mi ci voleva: così mi libero dal pensiero della fama fra gli uomini.
1) Quando gli uomini parlano sembra sempre che tutti i discorsi siano gli stessi. E invece i discorsi si dividono in due tipi completamente diversi, sia per le cause che per le conseguenze. La maggior parte degli uomini parlano solo per dar corso ai loro sentimenti: questi sono discorsi oziosi. Altri parlano solo quando vogliono trasmettere all'altro il proprio pensiero: questi sono discorsi buoni.
12 ottobre 1907 Ricevo tante lettere e molto belle. Ne ho avuta anche una da Ikonnikov e, leggendola, ho pianto come una vecchia. E questo è bello. Molto bello.
20 ottobre 1907 Tutto questo tempo sono stato poco bene, e non mi sono ancora rimesso - stomaco. Ci sono stati visitatori: Zabolotnjuk, che rifiuta il servizio militare, e oggi Novièkov. Ricevo telegrammi di minaccia e lettere con incredibili ingiurie. La sola spiegazione è che a loro fa piacere pensare che tutto quel che io ho detto e dico sul cristianesimo è menzogna e ipocrisia, in modo che sono dispensati dal farvi attenzione.
26 ottobre 1907 Sei giorni fa ho ricominciato le lezioni con i bambini. Hanno arrestato Gusev. Ci sono stati molti visitatori.
Da appuntare.
1) (Molto importante.) La non resistenza al male con la violenza non è una prescrizione, ma la vera, consapevole legge della vita per ogni uomo e per tutta l'umanità - anche per tutto ciò che vive.
Tale legge sembra non vera solo quando essa è pensata nella sua assoluta e definitiva attuazione, e non (come va intesa) come perenne, ininterrotta, consapevole e inconsapevole tendenza alla sua attuazione. Ikonnikov, Kudrin, Kurtyš adempiono consapevolmente la legge della non resistenza; Nicola con Stolypin e i rivoluzionari, distruggendo se stessi, nemici della non resistenza, contribuiscono inconsapevolmente all'attuazione della legge.
2) È strano come mi tocca tacere con la gente che mi vive vicina, e parlare solo con uomini che mi sono lontani nello spazio e nel tempo, e che mi ascolteranno.
8 novembre 1907 Vorrei scrivere un dramma su Bulygin-figlio. Ieri ci sono stati visitatori: Solomko, ex deputato, una nullità, e Širokov, uomo stizzoso ma sincero. Da appuntare:
1) Più grande è l'amore di sé, più difficile è capire l'altro, trasferirsi nell'altro, in questo tutto. E viceversa.
2) La cosa più tragicomica nel nostro cristianesimo è che esso è portato e diffuso fra i poveri e i deboli dai ricchi e dai potenti, cioè da quelli la cui stessa esistenza nega il cristianesimo.
3) Perché i cosiddetti colti sono così sciocchi? Perché le loro teste sono inzeppate di sciocchezze inutili che loro considerano importantissime.
22 novembre 1907 Mi sono alzato presto con un sentimento di tenerezza per Andrjuša, e gli ho scritto una lettera.
Ho cercato senza riuscire a trovarlo l'appunto per l'articolo. Mi pareva così buono e importante e ora non ne ricordo più nulla. Penso sempre al dramma. Sarebbe bello.
29 novembre È solo una settimana che non scrivo e mi sembra un tempo lunghissimo. Così piena è la vita. Serëža, Maša, Andrjuša: mi è bello con tutti. Trascrivo dal taccuino del giorno:
1) All'inizio sembra strano che un uomo che fa un'azione cattiva diventi ancora più cattivo. Parrebbe che dovesse calmarsi: ha fatto quel che voleva. Ma il fatto è che la coscienza lo rimprovera e lui deve giustificarsi, se non davanti agli altri almeno davanti a se stesso. E per giustificarsi egli fa nuovo male with a vengeance.
Terribilmente a lungo non ho scritto. Oggi 16 dicembre 1907. Jasnaja Poljana Il 29 novembre sono caduto da cavallo e mi sono fatto male a una mano. Ora va meglio. In questo tempo tante, tantissime lettere belle. Non mi lusinga più e non desidero la notorietà, come prima, ma sono semplicemente contento di poter essere almeno un poco utile agli uomini.
C'è stato Andrej con la nuova... Questo mi dà pena, ma cerco di non mettere nessuno sotto accusa. Con Serëža, con tutti mi sento buono, perfino coi guardiani. Non scarcerano Gusev, sebbene già da tempo mi sia rivolto a Tula e a Pietroburgo.
30 dicembre 1907 Non scrivevo da due settimane. La sola cosa importante è che hanno liberato Gusev. Serëža con la moglie è qui. Seguito sempre a ricevere lettere gioiose. Oggi una bella lettera di Moloènikov a Stolypin. Ieri ho discusso in modo molto irritato, male, con Serëža della scienza. Nella fede nella scienza è stupefacente l'analogia completa con la fede ecclesiastica.
1908
Oggi 1 gennaio del nuovo anno, 1908. Jasnaja Poljana Sempre occupato dal Circolo di lettura. Sembra che vada avanti. Andrej e Serëža con le mogli. Temo per i suoi sentimenti verso... Trascrivo dal taccuino:
1) Mi son fatto male a una mano e seguo la sua guarigione. Ma ecco che essa è guarita e mi manca qualcosa. Non ho più nulla da seguire. Ma tutta la vita è un analogo seguire un processo di crescita: ora dei muscoli, ora della ricchezza, ora della fama. La vera vita è crescita morale, e la gioia della vita è nel seguire questa crescita. Che idea infantile, non meditata, quella di un paradiso dove gli uomini sono perfetti, e quindi non crescono, e dunque non vivono!
2) Gli uomini molte volte hanno cercato di escogitare un mondo migliore di quello che hanno, ma oltre a uno sciocco paradiso non hanno saputo inventare nulla.
3) «Vi piacciono le poesie di NN?»
«Eh, si guadagna da vivere.»
13 gennaio 1908. Jasnaja Poljana Da due giorni penso a un dramma. Ma non credo di aver desiderio sufficiente per scriverlo. Trascrivo:
1) Quasi tutti i perfezionamenti tecnici soddisfano o il desiderio egoistico di piacere personale o l'orgoglio di famiglia, di classe, del popolo o dello Stato (guerre).
2) Che discorso strano e vero: che marito e moglie (se vivono spiritualmente) non sono due ma un unico essere.
20 gennaio 1908 È qui Certkov, e c'è anche un mucchio di altra gente: tutti piacevoli. Inoltre sono in una condizione di spirito tale che, grazie a Dio, tutto mi è piacevole.
Sofija Andreevna è a Mosca. Ieri c'è stato Andrej. Fa tanta, tanta pena con la sua incrollabile presunzione. Scrivo questo e invece non provo pena. Forse se leggerà queste righe dopo la mia morte s'incrinerà almeno un poco la sua corazza di autosoddisfazione. Ho cominciato a scrivere un articolo: sulla decadenza, la mancanza di fede e la non resistenza. Non molto brutto, ma debole.
Il fatto è che io stesso sono debole.
Da appuntare:
1) Il principale errore degli uomini di scienza è che per loro esiste il mondo esterno e non io, non la coscienza dell'uomo.
2) Sarebbe la più ripugnante ingiustizia se, come pensano gli uomini di studio, l'uomo non potesse conoscere il significato della vita e avere la capacità di guidarla senza l'ozio e l'agio necessari per apprendere scienze complesse e difficili - di fronte al fatto che uno possiede milioni, un altro neanche le scarpe.
3) La semplicità è la condizione necessaria e il segno della verità.
31 gennaio Saša è da parecchio a Mosca. Cerco di non stare in pensiero per lei. Molto bello con tutti. In questi giorni ho scritto due lunghe lettere: una a Stolypin e un'altra a un polacco, un certo Zadago. Tutte e due mi pare che non siano male, almeno le ho scritte col cuore.
Da appuntare:
1) Come sarebbe bene e necessario per la vita non dimenticare mai che il titolo di uomo è tanto più alto di tutti gli altri possibili titoli umani, che è impensabile non rivolgersi allo stesso modo alla zarina e a una prostituta e simili.
2) Ho letto Shaw. È stupefacente per la sua banalità. Non soltanto non ha un solo pensiero che si elevi al di sopra della volgarità della folla cittadina, ma non riesce neanche a capire un solo pensiero grande dei pensatori del passato. La sua sola specialità è in questo, che sa esprimere le più trite banalità con originalità ricercata, in modo nuovo, come se parlasse di qualcosa di suo, di nuovo. La sua principale caratteristica è una paurosa presunzione, pari solo alla sua totale ignoranza.
9 febbraio 1908. Jasnaja Poljana Quel che sembra un paradosso: che la vecchiaia, l'avvicinamento alla morte e la morte stessa sono una cosa bella, un bene, è una verità indubbia. Io provo questo in me.
La salute non va male.
1) Mi sono chiesto: perché scrivo questo? Non c'è per caso il desiderio personale di qualcosa per me? E sinceramente posso rispondere che no, che se scrivo è solo perché non posso tacere, perché considererei il tacere una cattiva azione.
2) (Sempre per l'appello.) Si potrebbe restare indifferenti a quel che io dico se dicessi qualcosa di supposto da me, tale che può essere o può non essere, ma qui la rovina di cui parlo non può non esserci, inevitabilmente ci sarà. Si potrebbe esitare se fare o non fare quel che io dico se, per farlo, fosse necessario qualcosa di rischioso, faticoso, vergognoso, umiliante, contrario alla natura dell'uomo; all'opposto, quello a cui io faccio appello è senza pericolo, facile, degno, conforme e alla natura dell'uomo e alla sua coscienza della propria umana dignità.
3) Ti stupisci della decisione con cui giudicano gli sciocchi, la gente che non pensa. Ma potrebbe essere altrimenti?
10 marzo 1908 Da un mese preciso non scrivo. Non c'è stato niente di particolarmente importante. Si danno da fare per il giubileo, e questo mi è doppiamente fastidioso: per le sciocche e sgradevoli adulazioni, e perché io per vecchia abitudine scivolo non sul piacere, ma sull'interesse per le mie idee che vedo in esse. E questo mi fa sentire disgusto di me. C'è stato Certkov. L'ho visto con particolare piacere.
Una settimana fa sono stato male. Ho avuto un deliquio. È stato molto bello. Ma in casa ne hanno fatto un sacco di fuss.
Ecco come vivo: mi alzo, la testa è fresca e vengono buoni pensieri; li appunto. Mi vesto, e con fatica e piacere porto via l'immondizia, ripulisco la mia stanza. Vado a camminare. Camminando aspetto la posta, non perché ne senta il bisogno, ma per vecchia abitudine. Spesso mi pongo un quesito: quanti passi ci vorranno per arrivare laggiù? e conto, dividendo ogni unità in quattro, sei, otto respirazioni: uno, e a, e a, e a; due, e a, e a, e a... Talvolta, per vecchia abitudine, mi dico che se indovino il numero dei passi, allora... tutto sarà bello. Ma poi mi domando: che cosa, bello? e so che tutto è già bellissimo, e non c'è niente da indovinare. Poi, incontrandomi con la gente ricordo, o più spesso dimentico, che voglio ricordare che io e lui siamo uno solo. Ricordare questo diventa particolarmente difficile quando si deve discorrere. Poi viene a farmi le feste la cagna Belka, la accarezzo e il filo dei pensieri s'interrompe e io mi irrito per questo e poi mi rimprovero perché mi sono irritato. Mi rimprovero anche perché mi irrito col bastone nel quale inciampo. Ah, ho dimenticato di dire che lavandomi, vestendomi, penso alla povertà del villaggio e avverto con dolore il lusso dei miei vestiti, l'abitudine alla pulizia. Tornando dalla passeggiata mi metto alla corrispondenza. Le lettere dei postulanti mi irritano. Sempre soltanto dopo mi ricordo che sono fratelli, sorelle. Le lodi m'infastidiscono. Mi danno gioia solo le espressioni di comunione. Leggo il giornale «Rus». Inorridisco per le condanne a morte. Con mia vergona, i miei occhi cercano T. e L.N. e quando li trovano - più spesso sgradevole. Bevo il caffè. Seguito a non sapermi astenere dal superfluo - e mi metto alle lettere.
Prima o poi continuerò questa descrizione, ora 21 marzo 1908. Jasnaja Poljana Sono stato poco bene, ma nell'animo seguita a essere bellissimo. Oggi ho dormito fino alle 9 e benché non mi sentissi bene ho scritto un articolo molto buono. Tutto quel che ancora non era chiaro si è chiarito, e camminando ho pensato anche altro, mi sembra sempre in modo chiaro, e lo aggiungerò. Ultimamente ho lavorato alla nuova edizione del Circolo di lettura (il buon Gusev collabora con amore) e al Vangelo infantile, come noi lo chiamiamo, che sta così a cuore alla cara Marija Aleksandrovna. Tutti e due lavori gradevoli, particolarmente quello al Vangelo. In questo periodo fastidioso indaffaramento per il giubileo: non mio, io vorrei solo che smettessero. Ho ricevuto ora a questo proposito una lettera di rimproveri. Voglio realizzare il desiderio dello scrivente: scrivere al giornale e prendere una posizione chiara e definita. Ecco tutto.
Appunto qualcosa:
1) Nelle scienze è importante non la quantità delle conoscenze, e neanche la loro precisione (dato che scienze assolutamente precise non ci sono mai state e mai ci saranno), ma il loro razionale collegamento: il fatto che esse illuminino il mondo da tutte le parti in modo uguale. Qualcosa di simile a quello che si ha nella costruzione di un edificio. L'edificio può essere grandioso o povero: il Palazzo d'inverno o una capanna, ma nell'uno come nell'altro caso si ha un edificio razionale solo se esso ci difende da tutte le parti dal maltempo e si può viverci dentro d'inverno e d'estate; ma i più grandiosi tre muri senza il quarto, o quattro muri senza il tetto o senza le finestre e la stufa sono molto peggio della più misera izba dove puoi ripararti senza soffocare e senza gelare. Lo stesso con le conoscenze scientifiche, con gli attuali grandiosi progressi delle scienze rispetto al sapere del contadino analfabeta. Questa verità dovrebbe essere alla base dell'istruzione e della cultura. La scienza dev'essere sviluppata in modo livellato.
23 marzo Se si sapesse per certo che la morte peggiora la nostra condizione, la vita in vista di questa morte inevitabile sarebbe orribile, insopportabile. Se si sapesse per certo che la morte migliora la nostra condizione, spregeremmo la vita.
Oggi ho avvertito in modo chiaro com'è allettante e colpevole il mestiere dello scrittore: l'ho sentito in altri e l'ho trasferito fondamentalmente su di me.
31 marzo dell'anno 1908 Io prima pensavo che la ragione (la capacità di ragionare) fosse la facoltà principale dello spirito umano. Era un errore, e ne avevo confusamente coscienza. La ragione è solo lo strumento per liberare, per manifestare la sostanza dell'anima: l'amore. (Molto importante.)
4 aprile La donna fa una grande cosa: partorisce i figli, ma non partorisce i pensieri, questo lo fa l'uomo. La donna segue sempre solo quel che è introdotto dall'uomo e che è già diffuso o che si diffonderà in seguito. L'uomo invece educa solo i figli, ma non li partorisce.
8 aprile 1) La rivoluzione e più ancora la sua repressione smascherano la mancanza di fede nel cristianesimo.
2) Scrivere lo studio della vita.
3) La più alta legge morale è legge e qualcosa solo quando nessun'altra legge può essere considerata più alta, più impegnativa.
10 aprile 1908. Jasnaja Poljana Sono stati qui i figli. Con tutti molto bello. Scrivo sempre l'articolo. Vado avanti.
28 aprile Stamani, stando a letto, ho provato un sentimento che da tempo non provavo di dubbio in tutto. Alla fine delle fini resta comunque una cosa: il bene, l'amore: quel bene che nessuno può togliere. Ieri ho ricevuto una lettera da un giovane marxista con rimproveri in diversi punti e, a mia vergogna, mi ha disturbato. Sempre ancora mi angoscia l'idea della fama fra gli uomini. Sì, come dice Pascal, c'è solo un vero bene, quello che nessuno può toglierti o darti.
2 maggio Che razza d'ignorante questo professor Haeckel! E come saranno i suoi allievi? Non serve obiettare: l'obiezione è nel Vangelo: loro non lo conoscono, quest'ignoranti senza speranza, e hanno deciso che stanno più in alto di esso.
Ma se gli uomini sono così incretiniti che possono uccidere per legge, allora che cos'è la legge? E tutto sprofonda.
6 maggio Sempre occupato dall'articolo. Ho consacrato quattro giorni ai ricordi sul soldato per Poša. Non molto brutti, ma troppo accesi, provocatori. Oggi si è parlato dei diritti sulla mia opera quando sarò morto. È difficile sopportare. C'è molto da trascrivere dai taccuini, ma ora ho voglia di appuntare soltanto:
1) Morire significa andare là da dove sei venuto. Com'è là? Dev'essere bello, se guardiamo a quelle creature meravigliose, i bambini, che di là vengono.
12 maggio 1908. Jasnaja Poljana Mi è accaduto oggi qualcosa di nuovo, d'insolito, non so se brutto o bello, ma dev'esser bello, perché tutto quel che è stato, è e sarà, è sempre solo bello: è accaduto che mi sono svegliato con un fortissimo mal di testa, e era come se avessi dimenticato tutto: che ora è? Che cosa scrivo io? Dove devo andare? Ma, cosa straordinaria! accanto a ciò c'era una speciale, sottile sensibilità per il bene: ho visto un bambino che dormiva in terra: ho penato con lui; ho visto delle donne che lavoravano: ho avvertito in modo particolare la vergogna. La gente che è venuta non mi ha stizzito, ma fatto compassione. Così questo assolutamente non è per il peggio, ma per il meglio.
Ho riletto qua e là il mio lavoro La legge della violenza e la legge dell'amore e mi è piaciuto, e l'ho finito. Ieri con pena tormentosa ho appreso dei venti contadini impiccati. Ho cominciato a dettare al fonografo, ma non ho potuto andare avanti per la commozione e l'ira.
14 maggio 1908 Ieri, 13, ho scritto un appello, una denuncia (non so che cos'è) sulle condanne a morte, e poi qualcosa a proposito di Moloènikov. Mi sembra che era necessario. C'è stato Muravëv, ha raccontato cose paurosamente dolorose. Ieri sono stati qui i figli Andrej e Michail, penosi e lontanissimi. È arrivata Saša. Ho camminato a lungo a piedi.
15 maggio Per Non uccidere. E tutto questo si fa per noi, gente del nostro mondo. Che lo si voglia o no, ci fanno compartecipi di questi orrori.
E tutto questo si fa in mezzo a uomini e da uomini che dicono di adorare e di considerare Dio uno che ha detto: «Vi dissi... Tutti gli uomini sono fratelli... Amate tutti, perdonate tutti non sette ma settanta volte sette», che disse a proposito del condannare: «Quello che è senza peccato scagli la prima pietra». In quest'orrida faccenda, le azioni più orride e che più furono proibite sono compiute dagli uomini più ossequiosi alla fede e con la partecipazione dei maestri della fede.
Vedo il sorriso di disprezzo con cui gli europei leggeranno queste cose. Che ha a che vedere questo con noi? diranno gl'inglesi e altri. Da noi tutto è ormai organizzato in modo tale che ci sono solo piacevolezze. Tutto avviene con le macchine. Non si vede niente, solo la bandiera.
20 maggio 1908 Ci sono stati due amanti del bene di Samara: impressione non del tutto buona. Manca in loro quella che è per me la dote più preziosa, la semplicità. La loro vita buona è voluta, e io sento che odora di colla e di vernice. La coscienza è necessaria, indispensabile, ma mi pare che dev'essere necessaria solo per verificare se stessi, e non per contraffarsi. Non riesco a esprimerlo chiaramente, ma so che è così.
Oggi ho pensato: 1) che la mia vita è positiva perché io porto tutti i gravami della vita di ricco, che odio: l'immagine che hanno di me i lavoratori, le richieste d'aiuto, il biasimo, l'invidia, l'odio: e non fruisco di nessuno dei suoi vantaggi, salvo quello di amare quel che si fa per me, di aiutare chi chiede eccetera.
2) Ho dimenticato.
21 maggio Da tempo non mi sentivo così male come mi sono sentito ieri. Debole e cupo. Ma, grazie a Dio, non cattivo. Ci sono stati centoventi ragazzi dell'istituto per le strade ferrate. Molto cari.
Stamani c'è stato un vecchio mendicante di ottantadue anni, modesto, sereno, e poi due studenti. Uno era un letterato, l'altro un rivoluzionario. Il rivoluzionario mi ha posto in faccia la questione: ci sono venti persone che devono essere impiccate: se io accetto di fare il boia e ne impicco una, faranno salve le altre diciannove, a condizione che io impicchi quella sola - accetterei? Evidentemente la questione era importante per lui e aspettava con ansia la mia opinione. Ha portato anche altri esempi simili. Quando gli ho detto che bisogna fare ciò che viene, non fare quello che si reputa male, lui ha detto: ma non può essere che questo non fare il male sia, in mezzo a tutta la sofferenza che ci circonda, un modo per andare a testa alta dicendo: «Che giusto, che buono sono io!» Gli ho risposto che ognuno di noi ha anche troppi peccati per potersi comunque sentire mondo di colpa, anche se non fa peccato di compromissione. Sì, quest'idea di servire il popolo, di fare il bene agli altri è un terribile male: devo scrivere particolareggiatamente su questo. E tutto il male dello Stato, e tutto il male dei rivoluzionari, e tutto il male dell'educazione, e tutto il male dell'economia - tutto poggia su questo.
29 maggio Quel che avevo scritto della mia cattiva salute è continuato dal 21 maggio fino a ora. Non mi ero mai sentito debole a tal punto. Visitatori e tante lettere che è impossibile riuscire a rispondere a tutte. Comincio a avvertire la diffusione della mia notorietà, che, come sempre, suscita sentimenti buoni e, corrispondentemente, cattivi. Saša è stata da Tanja, oggi è tornata. Ho paura per lei. Ci sono stati anche gli Stachoviè. Sonja è stata a Pietroburgo, è tornata.
Ci sono stati anche dei fotografi. Prokudin-Gorskij e Kulakov, un americano con la moglie e ancora altra gente simpatica.
3 giugno Ieri l'altro ho ricevuto una lettera con ingiurie per la mia ricchezza e ipocrisia e l'oppressione dei contadini, e, a mia vergogna, mi ha addolorato. Sì, sono debole. Non riesco a vivere sempre secondo il mio «io» spirituale. E quando non vivi con esso diventi vulnerabile.
Ho finito Non posso tacere e l'ho mandato a Certkov. Ho quasi finito anche la cosa grossa. Ho avuto un attacco. Avvicinandosi alla morte si pensa meglio, in modo più forte. Ho voglia di lavorare e al Nuovo circolo di lettura e alla cosa letteraria - rivoluzione.
10 giugno Oggi mi sento meglio e ho scritto su Moloènikov e la sentenza. Mi pare non male. Ho cominciato la lettera all'indiano, ma ho inciampato subito. Ho dato a trascrivere l'articolo grande. Sono qui i due Serëža e la contessa Zubova. Lettere belle e gente simpatica. Da appuntare:
1) Stamattina girellavo per il giardino e, come sempre, ripensavo a mia madre, a «mammina» che non ricordo affatto, ma che è per me come un sacro ideale. Non ho mai sentito dir niente di brutto su di lei. E, camminando nel vialetto delle betulle, vicino al nocciolo, ho visto in terra l'orma di un piede femminile e ho pensato a lei, al suo corpo. Ma non sono riuscito a creare in me un'immagine del suo corpo. Tutto ciò che è corporeo la profanerebbe. Che sentimento bello provo verso di lei! Come vorrei avere questo stesso sentimento verso tutti: donne e uomini. E è possibile.
13 giugno Per due giorni non ho scritto quasi nulla. C'è qui un subisso di gente. Non riesco a parlare di mia madre senza che mi vengano le lagrime agli occhi. Ieri c'è stato un acquazzone pauroso, bellissimo.
17 giugno 1908 C'è stato uno scontro a tavola, molto penoso. Troppo spesso non riesco a suscitare in me sentimenti buoni, e poi sento come un peso. Ora ho trovato di nuovo Sonja irata per il taglio del bosco. Ma perché, perché si tormenta? Mi fa tanta pena e non riesco a aiutarla.
19 giugno A metà della nottata mi sono svegliato per il mal di testa, che è rapidamente diventato sempre più forte. Ieri Bulygin mi ha raccontato una storia strana e commovente su suo figlio. Ho finito Herzen. In questo momento ho sentito alla testa un dolore così lancinante che mi sono tutto raggrinzito.
21, 22 giugno 1908 È qui Certkov. Ne sono molto contento. La salute peggiora. Grazie a Dio, non c'è da parte mia la minima opposizione a questo. Solo, peccatore, vorrei finire le cose che ho pensato. Ma ricorda come tutto questo è miserevole, un balocchino a paragone di...
24 giugno Stanotte mi ha tormentato un fortissimo mal di testa e io l'ho sopportato male, malissimo, mi sono lamentato, ho svegliato Julja Ivanovna e Dušan. Ma soprattutto non sono riuscito a trovare la felicità della vita nella sofferenza. Mi sono detto: questa è un'occasione per imparare a sopportare, a pensare che questo avvicina alla liberazione, e che in tutto c'è il bene. E invece non sono riuscito a vincere il tormento del dolore. Ora la testa mi duole ancora, sebbene non come stanotte. Cercherò di non essere debole.
26 giugno 1908 Ieri non ho scritto niente. Ho trascorso la nottata benissimo e mi è dispiaciuto di non aver avuto dolore, di non aver avuto l'occasione per correggere la debolezza del giorno avanti. C'è stato un americano, un giornalista. Abbiamo parlato bene insieme. Colloquio con Kuzminskij - tenebra impenetrabile. Comunque, ho detto quel che avevo da dire.
Un'altra brutta notte. Ho avuto dolore. L'ho sopportato bene, senza lamenti. Ma devo dire che il dolore non era così forte come l'altra notte.
Ho pensato ora:
Ti dà fastidio che la pietra sia dura quando devi spaccarla; ma se ti occorre una pietra per affilare su di essa, allora più dura è meglio è. Lo stesso con quelle che noi chiamiamo sventure.
Sono stato molto bene nello spirito, e ancora sto bene, solo mi duole molto la testa. «Ma a te che cosa importa?» Ho avvertito oggi per la prima volta la possibilità di mettere «te» al posto di «io» come dice Vivekananda, la possibilità dell'abnegazione non in nome di qualcosa, ma in nome del pensiero giusto. È difficile disabituarsi dal tabacco, dall'ubriachezza del vino, ma più difficile, e nello stesso tempo più necessario di ogni cosa, è liberarsi da questa ubriacatura di sé, del proprio «io». Io comincio (ora, davanti alla morte) a sentire la possibilità di quest'abnegazione. Non è un gran merito.
30 giugno 1908. Jasnaja Poljana Da ieri l'altro c'è il cieco che mi vitupera. Ieri sono andato a trovarlo da Nikolaev e gli ho detto che gli voglio bene 1) perché cerca la verità di Dio; 2) perché è colui che ti odia e ti offende e che devi amare; 3) perché io, forse, posso essergli necessario; e salutandolo gli ho stretto la mano. Prima di andar via ha voluto rivedermi. Ne sono stato felice. Ha detto: senza volerlo ti ho stretto la mano, ma io non posso stringere la mano di un vigliacco, di un mascalzone, di un fariseo, di un ipocrita... Sofija Andreevna gli ha ordinato di andarsene, ma io sono riuscito ancora a dirgli che gli voglio bene.
4 luglio Ieri mi pare di aver finito l'articolo. Era ora. Stato d'animo migliore, sebbene lo stato fisico sia peggiore. Ho letto un articolo di Vivekananda su Dio, bellissimo. Va tradotto. Ho pensato di farlo io stesso.
9 luglio Ho provato un sentimento molto penoso. Ma sono grato a Dio di averlo provato. Un'enorme quantità di gente del popolo, e tutto sarebbe così gioioso se non fosse avvelenato dalla coscienza della follia, della colpa, della schifezza del lusso.
11 luglio, mi pare Sempre lettere con espressioni di simpatia per l'articolo Non posso tacere. Ne ho molto piacere. Oggi mi sento molto bene. È arrivata Tanja. Mi è meno vicina di quanto pensassi. Ancora mucchi di gente.
20 luglio 1908 Scrivevo l'undici luglio: «Lettere con espressioni di simpatia per l'articolo». Ora lettere con ingiurie, e parecchie anche di queste. Fa tristezza. Ci sono qui Veroèka e Marija Aleksandrovna. Bello coi due S. La gamba va sempre peggio.
Oggi 5 agosto 1908 Sono sempre a letto. La gamba va un po' meglio. Bello, anche bellissimo, nell'anima. Lavoro al Circolo di lettura nuovo. C'è ancora molto lavoro da fare. Le lettere ingiuriose per Non posso tacere s'intensificano. Leggo Our Mutual Friend di Dickens: molto brutto. Anche Vivekananda soddisfa poco. Si è fatto due volte musica.
11 agosto Paura, dolore. Negli ultimi tempi febbre ininterrotta, e l'ho sopportata male, con sforzo. Sì, è penoso vivere in queste assurde condizioni di ricchezza nelle quali noi siamo abituati a vivere la nostra vita, e ancor più tormentoso è morire in queste condizioni: indaffaramento per le cure, medicine, fittizi sollievi, guarigione, quando questo e quello e quell'altro non solo non è necessario, ma può soltanto peggiorare la condizione dello spirito.
Sebbene queste siano sciocchezze, ho lo stesso voglia di dire qualcosa che desidererei fosse fatto dopo la mia morte. In primo luogo, vorrei che i miei eredi dessero tutti i miei scritti in utilizzazione pubblica; se non questo, dare almeno immediatamente tutte le cose per il popolo, come Il sillabario e i Libri di lettura. Seconda cosa, sebbene questa sia la sciocchezza delle sciocchezze, che nessun rito fosse compiuto per la tumulazione del mio corpo nella terra. Una bara di legno, e chi vuole la porti o la mandi a Zakaz, di fronte al burrone, nel punto del bastoncino verde. Almeno così non c'è da perder tempo a scegliere fra un posto o l'altro.
Questo è tutto. Per vecchia abitudine, della quale non ti liberi neanche... sei portato a pensare che questo abbia importanza. È strano: è soprattutto un pensiero estetico. È chiaro che sono solo sciocchezze.
17 agosto. Jasnaja Poljana (Per scritti letterari.)
1) Il ragazzo di una famiglia atea ricco-borghese si avvicina alla Chiesa alla maniera scientifico-liberale. A quindici anni sarà un terrorista rivoluzionario.
2) Il figlio modesto, sincero, di un prete studia bene a scuola e in seminario, lo sposano e lo consacrano. La figlia di una vicina parrocchiana dà alla buona donna, per vanità intellettuale, un libro. Legge Tolstoj e gli sorgono interrogativi.
3) Un bambino, sesto figlio di un povero cieco, suscita la pietà della moglie di un ateo liberale. Lo prendono, lo mandano a scuola, brilla per le sue doti, gli fanno fare il magistrato. Egli viaggia attraverso il paese, s'incontra con compagni, inorridisce, ripensa a tutto e nega la scienza e vede l'unica verità e salvezza nella fede in Dio.
4) Uno dei compagni si mette a commerciare, accumula milioni e, diventato liberale, vive del lavoro dei lavoratori.
5) Il figlio di una famiglia aristocratica arriva a fare il ruffiano, poi si dà alla filantropia, poi nega tutto.
6) Il figlio di un mezzo aristocratico rovinato, vanitoso, fa carriera col matrimonio; un altro figlio, schivo, fa carriera - strangola. Lui vanta il primo, si pavoneggia.
7) Lo stesso, figlio di un borghese, scrittore aristocratico, vive col lavoro giornalistico, sente disgusto e non può.
21 agosto Non ho scritto dal 12. La salute al solito, la gamba meglio. Noto l'avvicinarsi del 28 dall'aumento delle lettere. Sarò contento quando tutto sarà finito, sebbene sia contento del fatto che sono completamente indifferente a questa o a qualunque altra manifestazione del rapporto degli uomini verso di me, anche se sono sempre più e più non indifferente al mio rapporto verso gli uomini.
Ho scritto a M. e non me ne pento.
26 agosto 1908 Ho lavorato al Circolo: più vado avanti, meglio ne vedo i difetti e li correggo. Gran rumore per l'anniversario. Sono contento di lavorare al Circolo. Mi aiuta a chiarire molte cose. E che gioia gli amici - e che amici! Sono stanco, non ho più voglia di scrivere nulla.
3 settembre Vorrei scrivere una cosa letteraria, e ne ho l'intenzione, ma temo che non ne avrò le forze.
1) Io ho sempre dimenticato e dimentico, il passato scompare per me. Lo stesso, e ancor più, scompare il futuro. Com'è bello questo! Tutta la forza della vita (e tale forza si va incredibilmente moltiplicando) va concentrata nel presente. Ho coscienza di questo. E com'è gioioso!
14 settembre A poco a poco mi rimetto. L'anniversario è stato piacevole per l'anima inferiore, faticoso per l'anima superiore. Ma non ho di che lamentarmi di me stesso.
Oggi è passato di qui un giovane penoso. Ha lasciato un'impressione penosa. Ora stanno arrivando dei rivoluzionari di Tula.
28 settembre 1908 La gamba va meglio, ma lo stato fisico generale (stomaco) è cattivo. Nell'anima bene. Il lavoro va avanti. Solo ora c'è vero lavoro, solo ora, a ottant'anni, comincia la vita. E questo non è una boutade, se si comprende che la vita non si misura sul tempo.
26 ottobre 1908. Jasnaja Poljana Quasi un mese non ho scritto. Sono sempre stato occupato dal Circolo di lettura. Voglio intitolarlo L'insegnamento della vita. Ho cominciato una cosa letteraria. Ma è poco probabile che vada avanti. Ho cominciato anche la lettera al serbo. Vorrei nel modo più chiaro e più breve spiegare l'errore dei popoli cristiani. Voglio annotare alcune sciocchezze:
1) Ricevo lettere da giovani che fanno in mille pezzi tutta la mia concezione del mondo. Prima mi irritava la loro limitatezza e presuntuosa superficialità, poi ho avuto voglia di mostrar loro tutta la loro sciocchezza, e ora quasi non m'interessano più. Cioè m'interessano finché cerco se c'è qualche rimprovero giusto, ma poi lascio andare. Perché basta considerare che nella mia famiglia nessun argomento, nessuna vicinanza, neanche l'amore riesce a far smettere le persone di affermare che 2 x 2 = 5, e come si può pensare di convincere gente estranea, lontana? Come il socialista di ieri o l'incattivito contadino cristiano. Sì, grande è la parola di Francesco d'Assisi: quando ci sarà gioia completa. Sì, anche molti dei miei seguaci prendono del cristianesimo solo il suo aspetto negatore. Il vero cristiano non si adira per le azioni non cristiane degli uomini, cerca solo di non agire in modo non cristiano: per esempio di non irarsi.
30 ottobre 1908 Mi sono messo in mattinata a scrivere con fervore sui serbi. Male, mi sembra. Poi mi sono sentito molto debole. Da appuntare:
1) «Ho sete di sapere», «aiutatemi»: nelle lettere. E questo più di ogni altra cosa è la più rozza avidità e vanità: arrampicarsi in alto sul collo degli altri.
15 novembre Ieri sera ho giocato a carte fino alle 12. Vergogna, disgusto. Ma ho pensato: la gente dirà: «Il buon maestro gioca a vint per tre ore di fila». E alla fine ho pensato: anche questo è necessario. In questo c'è qualcosa di vero, un insegnamento di umiltà necessario per la vita buona. Dicono: il generale deve comportarsi da generale, l'ambasciatore da ambasciatore, il maestro da maestro. Non è vero. L'uomo deve comportarsi solo da uomo. Questo non significa che devi giocare a carte se puoi fare qualcos'altro, qualcosa di utile alla gente, ma significa che non bisogna temere i giudizi degli uomini, ma al contrario subirli sans sourciller.
29 novembre Sonja è andata a Mosca. Mi era venuta un'idea per una cosa letteraria che mi piaceva molto, ma l'ho dimenticata e non riesco a ricordarmela. Devo sempre appuntare.
Oggi 6 dicembre Voglio preparare qualcosa di vero, di vicino al cuore per il fonografo.
Certo che io sono un uomo particolarmente fortunato. Se ci sono molti che, senza conoscermi, mi odiano, quanti uomini vi sono che mi amano senza mio merito. Gli uomini che mi odiano per le loro opinioni quasi-religiose* che io ho distrutto, mi amano per quelle sciocchezze (Guerra e pace e simili) che sembrano loro molto importanti.
* Quasi è in italiano nel testo.
Oggi sera del 14 dicembre 1908 Nell'anima non ero cattivo, ma oggi le impiccagioni, le torture hanno suscitato in me un sentimento non buono d'ira, un desiderio di malvagità verso gl'impiccatori.
18 dicembre 1908 Sonja è tornata. Sono arrivati Repin e Nordman. Ho ripreso in mano la cosa letteraria. Mi pare che possa andare. Ho scritto una introduzione molto incattivita. Ieri pomeriggio ho ricevuto una lettera non buona sul fatto che guadagno con le opere, e ero così debole che mi ha amareggiato e ho risposto (poi ho buttato via la risposta).
Trascrivo qualcosa dal taccuino.
È un grande errore pensare che tutte le invenzioni che aumentano il potere dell'uomo sulla natura nell'agricoltura, nella separazione o nella fusione chimica delle sostanze, e la possibilità di interazione reciproca fra gli uomini, come le vie e i mezzi di comunicazione, la stampa, il telegrafo, il telefono, il fonografo, siano un bene. L'aumento del potere sulla natura e della possibilità d'interazione reciproca fra gli uomini saranno un bene solo quando l'attività degli uomini sarà guidata dall'amore, dal desiderio del bene degli altri; e saranno un male quando questa sarà guidata dall'egoismo, dal desiderio del bene solo per sé. I metalli estratti possono andare a vantaggio dell'esistenza umana o possono servire per fare cannoni, le conseguenze dell'aumento della fertilità della terra possono servire a dare più cibo agli uomini o a diffondere la cultura e l'impiego dell'oppio, della vodka, le vie e i mezzi di comunicazione delle idee possono esercitare indifferentemente un'influenza buona o cattiva. Per questo, in una società immorale come la nostra società falsocristiana, le invenzioni che aumentano il potere dell'uomo sulla natura e i mezzi di comunicazione non solo non sono un bene, ma sono un male indubbio e evidente.
27 dicembre 1908 Sono passati parecchi giorni. Ci sono stati molti visitatori e belle lettere. Ho lavorato tutto questo periodo all'articolo sull'articolo di Stolypin, e mi pare con buoni frutti. La cosa letteraria l'ho chiara in testa, ma non ho voglia di scriverla.
Ieri mentre passeggiavo mi è venuto incontro un giovane in lagrime, ma parlava in maniera così sconnessa e incomprensibile di ciò che gli occorreva, che io l'ho piantato con un sentimento e anche con parole non buoni. Poi, grazie a Dio, ho cominciato a tormentarmi e l'ho cercato. Per fortuna non se n'era andato, e abbiamo parlato in modo bellissimo.
Sono venuti alcuni studenti di Pietroburgo con un messaggio di saluto per il mio anniversario. Faticoso.
Oggi 29 dicembre Mi sento molto bene. Anche se male, ho scritto per la prima volta volentieri: non so come intitolarlo, forse Non ci sono colpevoli? Riesco a immaginarlo, ne vedo la possibilità e con piacere.
30 dicembre. Jasnaja Poljana, 1908 È arrivato N. N. Gusev. Ho ricevuto una lettera toccante dalla Petrova, che è in prigione. Le ho risposto. Oggi un contadino-postulante a proposito della divisione, poi uno studente con la storia incredibile della richiesta dell'universitaria che lui la sposasse. Poi Andrej con questioni di denari, poi un pazzo, poi lettera di uno studente che dice che è necessario che la vita sia malvagia. Ho cominciato a scrivere Non ci sono colpevoli, ma non vado avanti. Preparano la mascherata. Mi è penoso.
DIARIO» SEGRETO «DELL'ANNO 1908
2 luglio 1908. Jasnaja Poljana Comincio un diario solo per me - segreto.
Se sentissi parlare di me da un estraneo (un uomo che vive nella ricchezza, con guardiani che tolgono tutto ciò che possono ai contadini, che manda questi in prigione, e professa e predica il cristianesimo, che distribuisce monetine da cinque copeche, e per tutte queste infamie si nasconde dietro la cara moglie) non avrei esitazioni nel definire quest'uomo un mascalzone! Ma è proprio questo che più mi occorre perché possa liberarmi dalla fama fra gli uomini e vivere solo per lo spirito.
Quando mi chiedo: che cosa mi occorre? andarmene da tutto. Dove? Da Dio, morire. Desidero colpevolmente la morte.
Dopo che avevo scritto questo c'è stata un'insensata, volgare, crudele scenata per il fatto che Certkov ha fatto le fotografie. Mi viene il dubbio se faccio bene a non rispondere, o se non sarebbe anche meglio che me ne andassi, mi nascondessi da qualche parte, come Boulanger. Non lo faccio principalmente perché questo sarebbe per me, per sottrarmi a questa vita avvelenata da ogni parte. E io credo che il sopportare questa vita mi sia utile, necessario.
Aiutami, Signore, aiutami, aiutami!
Andarsene si può solo con la morte.
3 luglio Lotto sempre allo stesso modo tormentoso, ma lotto male. La vita qui, a Jasnaja Poljana, è assolutamente avvelenata. Dovunque ti volgi... vergogna e sofferenza. Contadini cacciati in prigione, guardiani, e il vecchio V. Suvorov che dice: «La contessa mi ha offeso: è peccato, conte, oh, è peccato». E questa insensata e schifosamente vanitosa e ingiusta strada.
4 luglio Un po' meglio, ma sempre ancora pena. Si è parlato bene con Saša. Come si sono stranamente trasmessi in lei l'intelligenza maschile del padre e il carattere della madre, o viceversa.
6 luglio Com'è dolorosa e pesante la resa dei conti per la libidine. Oggi Certkov raccontava di un discorso che aveva avuto con lei: «Lui vive, fruisce del lusso e parla... tutta ipocrisia... e cose simili. E io, io mi sacrifico».
Di nuovo vorrei andarmene, ma non mi decido. Ma neanche lo escludo. Quello che so è che restando non lo faccio per me.
7 luglio Ieri tormento. Ho contato i denari e ho pensato di andar via. Non potevo vederla senza un sentimento non buono. Oggi meglio.
Com'è evidente in lei tutto l'errore dell'amore del corpo, dell'amore di sé, spinto fino all'abbandono di ogni impegno spirituale. È pauroso per gli altri e per lei. Bisogna averne pena. Cercherò di scriverle nel modo più persuasivo, dolce. Parlarle non è possibile.
Questo di lei. E mi dimentico di me. Io sono cattivo, molto cattivo. Ieri sera non potevo pensare al mio io, al mio io disgustoso.
Sì, io - il corpo - è una ripugnante latrina: togline solo il coperchio della spiritualità, e fetore e sudiciume.
E sugli asparagi lei ha ragione. Impara a vivere.
9 luglio Tutti scrivono la mia biografia, e in tutte queste biografie non ci sarà nulla del mio rapporto verso il settimo comandamento. Non ci sarà la terribile bruttura della masturbazione e peggio dai tredici, quattordici anni fino ai quindici, sedici (non ricordo quando cominciò la depravazione nelle case di tolleranza). E così fino alla relazione con la contadina Aksinja: è sempre viva. Poi il matrimonio, in cui di nuovo, anche se non tradii neanche una volta mia moglie, schifosa, colpevole lussuria verso la moglie. Di questo non ci sarà e non c'è niente nelle biografie. Eppure questo è molto importante, molto importante almeno come il vizio più conosciuto da me, quello che più sono costretto a ricordare.
14 luglio Sempre più faticoso, penoso mi è sopportare l'infelice carattere di Sonja. Egoismo, esclusione dalla sua visuale, fino alla comicità, di tutto quello che non è l'io, vanità, autocompiacimento, presunzione di sapere tutto, di poter condannare tutto, irascibilità. Devo scriverle. Mi fa tanta pena. Nessuno glielo dice, e così lei pensa di essere al sopra della perfezione.
18 luglio Il sentimento non buono è finito. Si è dissolto in altri pensieri. Ieri sono stati qui due marinai fuggiaschi. Gli ho dato denari. Saša è tornata dal matrimonio buona, cara. Io non l'amo in modo giusto: troppo esclusivo. Mi fa male la gamba. Ma non me ne importa assolutamente niente.
1909
1 gennaio 1909. Jasnaja Poljana Ancora ieri ho capito un errore grossolano, cominciando a descrivere un personaggio antipatico.
Avrei molto da dire, ma vi sono visitatori, e le lettere si ammucchiano.
3 gennaio Per due giorni non sono stato bene, ma la condizione dello spirito è tranquilla e ferma. Penso sempre più spesso a un racconto; e com'è necessario, com'è necessario scriverlo: e, grazie a Dio, sento questa necessità non per me.
6 gennaio Ieri mi sembrava di poter mettermi a scrivere una cosa letteraria. Ma non va. Non c'è voglia. Oggi proprio non posso. E in fondo non occorre.
Ieri l'altro c'è stato un autentico intellettuale, il letterato Geršenzon, per farmi domande sulle mie basi metafisiche, in sostanza con la celata (ma chiara) intenzione di dimostrarmi tutta l'infondatezza della mia fede nell'amore.
Ah, se ci si limitasse a rispondere quando ti chiedo no qualcosa, e per il resto tacere, tacere... Se non ci fosse contraddizione, vorrei scrivere sulla necessità di tacere, scriverei ora «Posso tacere». «Non posso non tacere.» Vivere solo davanti a Dio, solo per l'amore. E ecco invece che ho scritto a Geršenzon senza amore: schifo. Aiutami, aiutami.. non posso nominarlo.
8 gennaio 1909 Salute passabile. Da due giorni non faccio niente. Ieri ho scritto alcune lettere, ho cercato di andare avanti con Pavluša. Non ho concluso nulla. Oggi (ora sono le 12) non ho fatto niente tutta la mattina. Tempo meraviglioso. In mattinata sono uscito e ho incontrato un ufficiale bulgaro, eccitabile di nervi. Penoso. Certkov insiste sulla mia importanza particolare. Non posso crederci, e non lo desidero. Da appuntare.
In nottata pensavo a come sarebbe bene definire chiaramente le professioni scellerate che non può fare non solo un cristiano, ma un semplice uomo onesto, non scellerato, che non vuole sentirsi scellerato. So che un mercante, un fabbricante, un proprietario terriero, un banchiere, un capitalista, un funzionario non è malvagio, come non lo è un insegnante, un professore di disegno, un bibliotecario eccetera, ma vive da disonesto, da ladro, tuttavia occorre fare una differenza fra i ladri e i banditi stessi e quelli che vivono da ladri. E bisogna distinguere dagli altri i veri e propri ladri e banditi, mostrare chiaramente la colpa, la crudeltà, la vergogna della loro attività.
E questi uomini sono legione. 1) I monarchi, i ministri: a) degl'Interni, con la violenza della polizia, con le condanne, con la repressione; b) delle Finanze, con le tasse; c) della Giustizia, con i tribunali; d) della Guerra; e) del Culto (inganno del popolo), e tutti gl'impiegati, tutti i militari, tutto il clero. Sono milioni.
10 gennaio Ieri l'altro conversazione con Andrej, molto istruttiva per me. Pare che loro, tutti i fratelli, soffrano per la mancanza di denari.
IO Perché?
LUI Tutto è diventato più caro, e viviamo in un certo ambiente.
IO Bisogna vivere meglio, limitare i propri bisogni.
LUI Permettimi di obiettare.
IO Di'.
LUI Tu dici che bisogna vivere così: non mangiare carne, rifiutare il servizio militare. Ma come si può non pensare ai milioni di persone che vivono come tutti?
IO Non pensarci affatto, pensare a sé.
E mi si è fatto chiaro che per lui non c'è altra guida nella vita che quel che fanno tutti. Mi si è fatto chiaro che in questo è tutto, che tutti, con pochissime eccezioni, vivono così, non possono vivere che così, perché non hanno altra guida. E per questo anche rimproverarli e consigliarne loro un'altra è inutile e dannoso per sé, in quanto suscita sentimenti non buoni. L'umanità si muove su migliaia di anni, e tu in un anno vuoi vedere questo movimento. Si muove nel senso che gli uomini più avanzati trasformano a poco a poco l'ambiente indicando l'eternamente lontana perfezione, indicando la via (Cristo, Buddha, e anche Kant, Emerson e altri), e l'ambiente a poco a poco si trasforma. E gli uomini sono ancora come sempre, ma diversi.
Gli intellettuali sono quelli che, «comunque», restano gli stessi intellettuali.
11 gennaio Da appuntare oggi c'è troppo, o niente. Esecuzioni e assassinii. E queste non sono fiere. Chiamarle fiere è una calunnia per le fiere. Sono molto peggio. Sento il bisogno di fare qualcosa. Un bisogno irreprimibile, ma non so ancora che cosa.
Oggi alle 2 ho promesso di essere da Certkov.
12 gennaio Oggi mi sento molto bene. Ma fino alle 12 circa non ho fatto nulla, salvo solitari. Ieri la musica mi ha agitato molto. Sono stato da Certkov. Molto piacevole - non piacevole, ma molto di più: armonia di rapporti con tutti. Naturalmente neanche là è perfetto, ma almeno non c'è la tormentosa presenza dei «servi» che portano pietanze delicate che loro non toccano. È sempre più e più penosa la vita in queste condizioni.
Oggi ho pensato molto al lavoro. Il lavoro letterario: «Era una notte serena, profumata...» è impossibile per me. Ma lavorare devo, è un obbligo per me. Mi hanno dato in mano un megafono, e io devo adoprarlo, utilizzarlo. Qualcosa mi richiede, non so che verrà fuori. Mi richiede di scrivere all'infuori di ogni forma: non articoli, ragionamenti, e neanche in forma letteraria, ma esprimere, versare come viene quello che senti fortemente. E io sento tormentosamente, fortemente il terrore, il marcio della nostra posizione. Voglio descrivere quel che vorrei fare, e come immagino che lo farei. Ieri non sono stato buono con Sonja, oggi con i postulanti.
14 gennaio 1909 Ieri ho cominciato a scrivere, non so come l'intitolerò. Ho molta voglia, ma ho scritto debolmente. Ma posso. È arrivata la Landovskaja, non ho capito se è buona.
16 gennaio Non so perché, vergogna verso la Landovskaja, e musica. In generale, stato d'animo d'insoddisfazione di sé, ma senza amarezza, al contrario. Fais ce que doit... e va bene. Lettera importante dall'Esercito di Dio. Oggi visitatori, con cui mi sono comportato male, ma poi mi sono corretto.
17 gennaio Ho dormito molto male. Debolezza, e tutta la mattina non ho fatto niente. Ho pensato, e mi sembra con profitto. Molto disgusto di me. Tutto nella fama umana. Ho letto l'articolo sull'Almanacco e ho visto tutta la mia bassezza: come sono tutto preso dal giudizio degli uomini.
La seconda cosa che ho cominciato può avere una forza enorme. Ciò non significa che mi aspetto una sua azione sugli uomini, un'azione visibile, ma una forza enorme per la rivelazione della loro legge. Ho molta voglia di scrivere, ma non mi ci metto oggi perché mi sento debole.
18 gennaio È passato un giorno. Ieri sono stato molto debole fisicamente tutto il giorno, e non ho scritto niente né ieri né oggi. Oggi ho fatto una piccola aggiunta all'articolo su Stolypin (un'aggiunta sullo zar) col celato obiettivo di suscitare persecuzioni contro di me. Quest'obiettivo non è del tutto buono, e del tutto cattivo è il sentimento maligno che me lo suggerisce.
Mi è venuto in mente un nuovo tema: il rapporto verso il giornale, verso ciò che è scritto nel giornale, di un uomo libero, cioè veramente religioso. Mostrare tutti i gradi di corruzione, di asservimento, di indebolimento della coscienza degli uomini - la mancanza di umana dignità. L'ho pensato molto bene. Non so se riuscirò a scriverlo.
19 gennaio. S. s. v. Sono stato vivo anche il 19, e oggi 20 gennaio 1909. Jasnaja Poljana, ma molto debole. Da tempo non ero così debole, fisicamente e mentalmente.
Ieri, leggendo il giornale, mi sono immaginato vivamente in che rapporto si pone verso tutte queste notizie un uomo religioso, libero, che conosce il suo scopo, e ho pensato vivamente a qualcosa su questo. Oggi volevo scrivere, ma non avevo le forze. Così ho sul banco tre lavori. Ne finissi almeno uno.
Ieri ho saputo che l'archiereo vuol passare da me. Di mattina sono andato alla scuola e ho detto all'insegnante che gli dica pure di venire. Mi fa sempre pena questa gente, e sono contento di questo sentimento.
Ho finito il quaderno. Pensavo che non l'avrei finito, e invece sono passati due anni e mezzo e l'ho finito.
22 gennaio 1909 Ieri è venuto l'archiereo e io gli ho parlato dall'anima, ma troppo attento a non ferirlo, senza dirgli tutto il peccato della funzione che svolge. E invece bisognava. Mi hanno disturbato le sue chiacchiere con Sonja. Lui, evidentemente, vorrebbe farmi ricredere, o se non farmi ricredere, almeno distruggere, sminuire la mia, secondo lui, perniciosa influenza sulla fede nella Chiesa. Particolamente sgradevole la sua richiesta di fargli sapere quando morirò. Evidente che loro hanno in mente qualcosa per far credere alla gente che io mi sono «pentito» davanti alla morte. E per questo avverto e, mi sembra, ripeto, che tornare alla Chiesa, comunicarmi in punto di morte, io non posso; allo stesso modo che non posso, in punto di morte, dire parole oscene o guardare vignette oscene; e che qualunque cosa diranno sulla mia confessione o comunione in punto di morte - sarà menzogna. Dico questo perché se vi sono persone per le quali, in base alle loro concezioni religiose, la comunione è un qualche atto religioso, cioè una manifestazione dell'aspirazione a Dio, per me ogni atto esterno del genere della comunione è un allontanamento dall'anima, dal bene, dall'insegnamento di Cristo, da Dio.
Ripeto per l'occasione che voglio che mi seppelliscano senza il cosiddetto servizio funebre, e che mettano il corpo sotto terra perché non puzzi.
24 gennaio 1909 Per due giorni non ho scritto, sono stato poco bene, e ancora non mi rimetto. Sonja è andata a Mosca.
Ieri ero in un penoso stato d'animo d'ira. Ho lottato contro di esso. E ringrazio. Buone lettere. Oggi ho letto «Fellowship», rivista morale e religiosa di Los Angeles. Molte cose buone. Oggi, passeggiando, pensavo a due cose: alla Saggezza infantile e all'educazione.
Oggi ho appoggiato un libro sullo scaffale, il libro è scivolato, è caduto in terra e io mi sono arrabbiato e gli ho detto parolacce. Chiaramente, è la stessa vergognosa ira che proviamo verso le persone che non fanno quel che noi vorremmo.
4 febbraio Ieri stavo molto male fisicamente. Non ho fatto niente. Ho lottato contro sentimenti non buoni. Ho letto Arcybašev. Ha talento, ma c'è in lui la solita grossolana sciatteria letteraria, in particolare nella descrizione della natura. Piccoli e grandi talenti, da Puškin a Gogol, hanno faticato: «Ah, non va, può essere meglio» Questi: «Eh, non vale la pena, va anche così».
Arcybašev ha non solo talento, ma anche idee; purtroppo, conoscendo in modo estremamente approssimativo e superficiale quel che è stato pensato sulle questioni della vita, tutti loro, e anche lui, sono straordinariamente ignoranti, ignorano tutto quel che è stato fatto dai grandi pensatori del passato. Essi spesso, persuasi di essere molto audaci e saggi, si permettono di dubitare di ciò che è universalmente riconosciuto e ammesso nel loro ambiente, senza sapere che non solo i loro dubbi, ma tutto quel che deriva dai loro dubbi, è stato da tempo pensato e chiarito, e che in tali questioni non c'è più nessun'America da scoprire. Comunque, in Arcybašev il pensiero lavora, e in modo originale, ciò che non si può dire né di Gorkij né di Andreev. Kuprin ha semplicemente talento, senza contenuto; Arcybašev ha talento e contenuto. In ogni caso questi due sono senza paragone migliori di Gorkij e di Andreev, in particolare Arcybašev. Il racconto Sangue è bellissimo. Buono è anche Gololobov. Kuprjan soffre per l'imprecisione della descrizione di cose che l'autore non conosce. Ma basta di questo.
Lettere interessanti, soprattutto una sulla mancanza di fede nel popolo.
l) Sotto la sensazione di com'è fastidioso sopportare le chiacchiere altrui, ho capito - è ridicolo dirlo: a ottant'anni - che non bisogna parlare con gli altri di ciò che t'interessa, ma afferrare ciò che interessa gli altri e parlare di questo, se ne vale la pena.
2) Voglio ancora sottolineare che mi hanno costruito una fama, in qualche modo non corrispondente al mio carattere, di scrittore, di uomo importante, «grande», e io bon gré mal gré sono costretto a tenerle fede. E questa mia posizione porta obblighi. Sento che mi è dato un megafono, che potrebbe essere nelle mani di altri, più degni di servirsene, ma che ho invece io, volens nolens, e sarei colpevole se non me ne servissi nel modo migliore. E negli ultimi tempi mi sembra che me ne sono servito solo per vuote chiacchiere, per ripetere cose vecchie. Cercherò di far meglio.
Ancora, 3) Sento dire ingiurie e ricevo lettere con ingiurie, perché non ho dato la terra ai contadini. Non posso non riconoscere che sarebbe stato meglio, non facendosi intimorire dai rimproveri della famiglia, dare la terra ai contadini (a quali?); in qualche modo, bene o male, si sarebbe potuto fare, ma non l'ho fatto assolutamente non perché m'interessasse la proprietà. Io da venti anni e più la odio e non ne ho bisogno, e se ne avessi bisogno non ci conterei, e vivo grazie ai miei scritti, e se non avessi i miei scritti vivrei grazie ai miei amici. L'unico profitto che ho dal non aver dato via la terra è che a causa di essa mi hanno giudicato e ingiuriato, mi giudicano e m'ingiuriano.
15 febbraio 1909. Jasnaja Poljana Ho parlato con Vanja, il cameriere. Non posso senza lagrime. Stamattina presto ho pensato qualcosa, mi sembra, di nuovo, ho pensato con gioia che:
1) Giudicare gli uomini in loro assenza è vile; giudicarli a faccia a faccia è sgradevole, pericoloso, suscita cattiveria. E dunque c'è un solo rapporto possibile, ragionevole, e quindi giusto, verso gli uomini che si comportano male (come per me Stolypin col suo discorso): averne pena e cercare di spiegar loro il loro torto, il loro errore.
2) Oggi c'è stato un povero, contadino, ex soldato, parlava mescolando parole straniere, non necessarie, ma il senso del suo discorso era uno solo: odio verso il governo, verso i ricchi, invidia per tutti e giustificazione di sé in ogni cosa. Un essere terribile. Chi l'ha fatto così? I rivoluzionari o il governo? Entrambi.
19 febbraio Ho corretto Una cosa incomprensibile e ho cominciato La saggezza infantile. Ho riletto Il diavolo. Penoso, sgradevole.
Oggi 2 marzo 1909 Ieri sono stato seduto, immobilizzato per il piede, e così oggi. Ieri non ho fatto nulla salvo leggere. Ho corretto la traduzione inglese di Lettera a un indiano. Nel pomeriggio c'è stato un uomo notevole per la sua forza religiosa (come sempre, un ex rivoluzionario), Michail Perepilkin, di Tula.
5 marzo Non pensavo di non aver scritto per tre giorni. In questi tre giorni è aumentato il male al piede, che mi ha costretto in poltrona e a dipendere dall'aiuto degli altri. Ho letto Gogol e ho preso appunti sul taccuino che Saša trascrive qui:
1) Gogol ha un talento enorme e un cuore bellissimo e debole, cioè esitante e pavido.
Il miglior prodotto del suo talento è La carrozza, il miglior prodotto del suo cuore sono alcune delle sue lettere.
La sua principale disgrazia, che ne segna tutta l'attività, è la sua accettazione del presente, menzognero insegnamento della Chiesa e dello Stato, come sono. Almeno si limitasse semplicemente a ammettere l'ordine esistente, ma egli lo giustifica, e non da solo, bensì con l'aiuto dei sofisti-slavofili, e si fa lui stesso sofista, e cattivo sofista delle sue credenze infantili. Peggiorò, confuse ancor più la piega del suo pensiero il suo desiderio di dare un significato religioso alla sua attività letteraria. Lettera sul Revisore, seconda parte delle Anime morte eccetera.
Quando si abbandona al suo talento, vengon fuori cose bellissime, autentiche opere d'arte; quando si abbandona alla sua moralità religiosa, vengon fuori cose buone e utili; ma non appena vuole attribuire alla sua attività artistica un significato religioso vengon fuori paurose e disgustose sciocchezze. Così nella seconda parte delle Anime morte e altrove. Bisogna aggiungere a questo che è sempre così quando si attribuisce all'arte un significato che non le compete.
7 marzo 1909 Ieri notizia triste. Esiliano Certkov. È venuto abbattuto, preoccupato. Per quanto mi sia doloroso allontanarmi da lui, è solo per lui che mi dispiace, per la distruzione di tutti i suoi programmi personali.
Ho pensato molto a Gogol e Belinskij. È un confronto molto interessante. Come ha ragione Gogol nella sua sconclusionatezza, e come ha totalmente torto Belinskij nella sua lucidità, nel suo disprezzo per qualsivoglia Dio. Gogol cerca Dio nella fede della Chiesa, là dove esso è sfigurato, ma comunque lo cerca; Belinskij invece, con la sua fede nella scienza, è altrettanto se non più assurdo della fede ecclesiastica (basta ricordare Hegel col suo alles, was ist, ist vernünftlich), e indubbiamente ancor più dannoso con la sua affermazione di non aver bisogno di nessun Dio. Che tema per un articolo necessario!
10 marzo 1) Tutti i mali vengono dalla tradizione, dall'inerzia dell'antico. La giacca è sdrucita in tutte le cuciture e noi non c'entriamo più, ma non osiamo buttarla via e cambiarla con un'altra che vada bene, e così andiamo quasi nudi sempre per amor dell'antico.
16 marzo Salute sempre male, sempre febbre. Solo oggi un po' meglio. Non scrivo niente. Ho molta voglia di scrivere: e Il poliziotto, e Pavel, e Il vecchio, e La saggezza infantile. Da appuntare:
Il contadino pensa con la sua intelligenza a quel che è necessario pensare, l'intellettuale pensa con l'intelligenza altrui e a cose che non è assolutamente necessario pensare. Ma il contadino pensa così fino a quando è in casa sua, nel suo ambiente; non appena si avvicina all'intelligencija, subito comincia a pensare con l'intelligenza di altri e a parlare con parole di altri.
Oggi 20 marzo 1909 Sempre più e più vivamente sento il bisogno di scrivere per il grand monde e solo per esso. Ivan Ivanoviè coi suoi opuscoli ha molto contribuito a suscitare in me questo desiderio. Oggi per tutta la mattinata ho letto la leggenda di Krishna. Abbiamo deciso: 1) un saggio sull'India, la sua storia e la sua situazione attuale; 2) la leggenda di Krishna e 3) massime di Krishna. Poi si può 4) massime dei più recenti: Ramakrishna e Vivekananda. Poi 5) un saggio sulla Cina e le sue tre religioni; 6) buddismo; 7) confucianesimo; 8) taoismo; 9) massime di Maometto; 10) babismo.
Domani tornano Saša e i cinque Suchotin: sono contento. Ieri ci sono stati due visitatori: un intellettuale calmucco, letterato che torna alla terra, e una rivoluzionaria: mi ha chiesto mille rubli per la liberazione del fratello di quindici anni condannato a dodici anni di lavori forzati.
24 marzo Ieri ho scritto il lungo appello. Mi pare non male. Voglio continuare. Il lavoro letterario non va. E non occorre.
27 Vivo. Stamattina Certkov ha fatto i ritratti. Questo non mi ha impedito di scrivere. Ho corretto La rivoluzione. Non so ancora come intitolarla.
1 aprile Ieri è partito Certkov. Volevo andare a accompagnarlo, ma ero molto debole.
8 aprile 1909 Stanotte è nevicato. Ancora lettere buone. Ils m'en diront tant che comincerò a credere di essere un uomo molto importante. No, non mi gonfio. Essi soffiano, ma io lascio andar via l'aria. Ieri e ieri l'altro ho scritto Una nuova vita. Ma è tutta roba vecchia, vecchia, solo dimenticata e dagli altri e da me. Ieri mi sono messo anche a Confucio. Mi pare che possa andare. Mi pare che ci siano molte cose da appuntare, e una, principale, che sottolineo: Com'è bello, necessario, utile, di fronte al manifestarsi di un desiderio, chiedersi: di chi è questo desiderio, di Tolstoj o mio? Tolstoj vuole giudicare, pensare cose non buone a proposito di NN, ma io non voglio. E basta che tenga conto di questo, che tenga conto che Tolstoj non sono io, perché la cosa si decida senza esitazioni. Tolstoj ha paura delle malattie, del giudizio degli altri, di centinaia e migliaia di sciocchezze che in un modo o in un altro agiscono su di lui. Basta chiedersi: e io che cos'ho a che vedere con queste? E tutto è subito definito, e Tolstoj tace. Tu, Tolstoj, vorresti o non vorresti questo o quello: affari tuoi. Dare seguito a quello che vuoi, riconoscere la giustezza, la legittimità dei tuoi desideri: questo è affare mio. E tu sai che devi e non puoi non ascoltarmi, e che nell'ascoltare me è il tuo bene.
11 aprile Non sto bene. Nell'animo non così buono come prima. Tolstoj preme su me. Mente. Io, Io, ci sono solo Io, e lui, Tolstoj, è solo un fantasma ridicolo e sciocco. Freddo, neve. Ieri lettere buone. Con le figlie: bene. Oggi voglio occuparmi solo dei cinesi: Confucio.
Ieri non ho scritto, oggi 17 aprile 1909 Ieri ero molto debole e irritato. Bene o male mi sono controllato. Ieri ho avuto una bellissima lettera da un obiettore di coscienza. Ho parlato a Miša del servizio militare: è senza speranza. Sono stato da Galja, si è messa a piangere. È buona, intelligente. Il cuore è debole e sono d'umore amaro. Ho avuto una lettera su Petražickij e sul «diritto». Vorrei scrivere su questo. In generale, sebbene sia vergogna dirlo, ho voglia di morire.
20 aprile Oggi sono uscito sul balcone e i postulanti mi hanno irritato, non sono riuscito a mantenere sentimenti buoni verso tutti. Ieri un discorso incredibile di Sergej: «Io», dice, «sento e so di avere ora una tale forza di raziocinio che posso giudicare, decidere con certezza qualunque cosa... Sarebbe bello se potessi applicare alla mia vita questa forza raziocinante», ha aggiunto con incredibile ingenuità. In tutta la famiglia, soprattutto nei maschi, c'è una presunzione che non conosce limiti. Ma in lui, mi pare, più che in tutti. Da questo deriva un'insuperabile limitatezza mentale. Lo scrivo di proposito, perché lo legga dopo la mia morte. Dirglielo non è possibile. Sono andato a cavallo. C'era un francese simpatico. Stamattina ho scritto a proposito di Pietre miliari e della lettera del contadino.
23 aprile Ho giocato con le ragazze. In mattinata ho corretto Pietre miliari. Pietre miliari mi sembra qualcosa di non necessario, non buono.
Mi ha colpito molto una frase letta nel Circolo di lettura: che non è possibile trattare gli uomini altrimenti che con amore.
Ho letto Pietre miliari. Linguaggio incredibile. Devo anch'io guardarmi da questo. Parole non russe, inventate, con pretese di significare nuove sfumature sottintese di pensiero, oscure, artificiose, convenzionali e inutili. Parole che possono essere utili solo per parlare di cose inutili. Parole che s'impiegano e acquistano un senso solo se si suppone un grande desiderio del lettore di indovinare l'allusione, e che vanno sempre come accompagnate dalla postilla: «Tu capisci, no? Noi ci capiamo».
Oggi 26 aprile Ieri l'altro ho cominciato a scrivere una cosa letteraria e ho scritto molto, ma non va bene e non l'ho ricopiata. Da trascrivere una sola cosa:
1) Gorkij parla di individualismo. Con questa parola, nel gergo dell'intelligencija, s'intende la vita del singolo. E sembra loro di aver scoperto qualcosa di nuovo quando arrivano alla conclusione che l'«individualismo» non è buono, ma è buono il socialismo, la comune et tout le tremblement. Non gli viene in testa che nella contrapposizione dei singoli, dell'«io» separato, col tutto e la coscienza di questo tutto (Dio), compreso l'«io», è l'essenza e il mistero della vita, conosciuto dagli uomini già migliaia di anni fa, ma solo con questa differenza, che essi contrappongono il singolo a questa o a quella associazione di uomini, mentre in realtà esso si contrappone a tutto, cioè a Dio e a tutta l'umanità, a tutto ciò che vive, al tutto.
Dušan ha diagnosticato una cancrena al calcagno. È bene, molto bene. Una lettera da Certkov; gli ho risposto con un biglietto. Ora vado da Galja.
27 aprile 1909 Oggi posso scrivere in senso proprio: «Se sarò vivo», perché mi sento debolissimo, ho dormito dieci ore benissimo, ma sento la vicinanza non della morte (morte è una parola brutta, guastata, a cui è unito qualcosa di orribile, mentre di orribile non c'è nulla), ma di un passaggio, di un passaggio importante e bello, di un cambiamento. Tale condizione di vicinanza al mutamento è, lo dico senza esitazione, molto gioiosa Ora vedi chiaramente ciò che si deve e ciò che non si deve fare. A proposito di Pietre miliari, discorsi del tutto vuoti. Sul diritto abbastanza bene, e anche sull'istruzione può andare. La cosa letteraria sì e no. Ma sulla rivoluzione bisogna, bisogna assolutamente. Ora addio a domani, s.s.v.
29 aprile Ho dormito molto bene e per un vecchio di ottant'anni mi sento benissimo. Bene anche di spirito.
30 aprile Ieri mi pare di aver completamente finito sull'istruzione. Stamani ho fatto ancora qualche correzione su consiglio di Gusev. Ieri alla metà della giornata ero in uno stato d'intenerimento fino alle lagrime, di gioia per la coscienza della vita come parte, manifestazione della divinità, e gratitudine a qualcuno o a qualcosa di grande, buono, irraggiungibile ma conoscibile.
Ieri Sonja mi ha detto, con amarezza, che nei miei diari essa vede una mia insoddisfazione per lei. Mi dispiace questo, e essa ha ragione che io in the long run sono stato felice con lei. Questo senza dire che tutto è bene. È bene anche che io mi dispiaccia di averla amareggiata. Essa mi ha chiesto di scrivere che le cancellature nel diario sono fatte da me. Sono molto contento di farlo.
1 maggio Ieri è venuto Pasternak con la moglie e Mogilevskij. Mogilevskij ha suonato splendidamente. Io ho pianto senza interruzione. Ieri ho messo a posto l'articolo, mi sembra non male.
Tempo meraviglioso.
3 maggio Mi comporto penosamente, cioè male, con le due S., che non si amano proprio perché sono molto simili. Occorre essere tanto più miti quanto più loro sono aggressive. Con Saša abbiamo parlato sul balcone. Ho paura che sia impermeabile... ancora.
5 maggio Ieri ho lavorato poco. O niente. Ho preparato Confucio e Lao Tze per Ivan Ivanoviè. Imprecisione. Sono andato da Marija Aleksandrovna con Dušan, bene. Ho dormito. È venuto un serbo molto simpatico.
Molto importante è stata per me la lettura di Lao Tze.
Provoca anche un sentimento brutto, assolutamente contrario a Lao Tze: il desiderio, l'orgoglio di essere Lao Tze. E lui invece dice così bene: la più alta condizione spirituale si accompagna sempre alla più completa umiltà.
Sono uscito sul terrazzo. Dieci persone, postulanti, poveri, i più disgraziati. E non riesco a essere buono con tutti. Sarebbe tempo, direi, di avere imparato, e invece continuo a muovermi male, c'è qualcosa che non ho imparato. Quando mi sono svegliato, nel letto, avevo voglia di scrivere, e ora invece non ho più voglia di nulla, salvo far solitari. Ma forse così dev'essere, è bene così.
7 maggio Ho corretto l'articolo e l'ho messo da parte. Non va bene. Male anche Pietre miliari. È venuto un ufficiale del reggimento Semënovskij. Sembra che abbia agito in modo opposto a quelli del Semënovskij. Voglia Dio che sia vero. Si è parlato bene. Sono andato da Galja e Olja. Piacevole, come sempre. Lei, Galja, porta bene il suo peso.
A casa ho trovato Uspenskij, nel pomeriggio lettere e un opuscolo non buono del prete Vostorgov.
Mi sono occupato degli articoli e di Pietre miliari. Dans le doute abstiens toi. Metto via Pietre miliari. Sono andato a cavallo con Dušan: piacevole.
9 maggio Mi sono svegliato molto presto. Bene nell'anima. Ieri. Ho corretto l'articolo. Non buono, soprattutto la fine. C'è stato un contadino-battista. Sono andato lontano con Dušan, a cavallo. Ieri ho letto La fossa di Kuprin. Molto brutto, grossolano, sudiciume inutile. È nevicato ieri e oggi.
1) Guardo il destarsi primaverile della natura; le forze della vita sono le stesse in tutte le cose: nell'erba, nelle gemme degli alberi, nei fiori, negl'insetti, negli uccelli. E ho pensato che noi uomini abbiamo la possibilità, sottomettendoci in parte a questa forza, di riconoscerla in noi stessi. (Non riesco a dirlo chiaramente.) E non ricordo altro.
Ho ricordato qualcosa da annotare, cioè:
2) Mi sono vivamente immaginato un racconto o un dramma in cui non vi siano cattivi, malvagi, e tutti siano buoni in sé, privi di colpa. Come sarebbe bello e come chiaramente risalterebbe da questa bontà, da questa mancanza di colpa negli uomini, la non bontà e la colpevolezza dell'organizzazione della vita.
10, 11 maggio Ieri non ho scritto. Ieri l'altro non ricordo. Ricordo: ho scritto sull'amore. Non ho fatto nulla di particolarmente cattivo o buono. Sono andato da Galja. Certkov ha avuto una rispostaccia. Ho provato ira, cattiveria verso Stolypin; ma, grazie a Dio, mi sono trattenuto e sono passato a un sentimento di pena sincera. C'è stato Tregubov.
Ieri mi sono alzato molto presto. Ho scritto cose vuote per Tregubov. Ma ho pensato qualcosa di molto, molto importante.
In primo luogo, che devo scrivere la lettera, che Saša consegnerà, in cui chiedere che pensi alla sua anima, alla vera vita; in secondo luogo, di non consegnare il diario e di non scrivere in vita per pubblicare. Farò ora esclusione per ciò che scrivo sull'amore. È una cosa necessaria. Forse sbaglio o forse no, ma mi sembra che abbia un'enorme importanza. Da appuntare:
1) Scrive alla moglie. Dice: perdonami. Io ti perdono, ma non posso non dire almeno dalla tomba quel che non mi sono deciso a dire da vivo per non suscitare ira, e a causa di questo non sono riuscito e mai riuscirò a aiutarti: non mi sono deciso a dirti che tu vivi male, male per te, tormentando te stessa e gli altri e privandoti del bene più grande, l'amore. Eppure tu sei capace, e molto, di tutto ciò che vi è di più bello. Tante volte ho visto in te quest'embrione. Aiutami, cara. Basta che tu cominci, e vedrai che tu stessa, il tuo io migliore e più vero ti aiuterà.
13 maggio 1909 Ieri ho corretto sullo Stato e sull'amore. Poco e male. Sono andato alla direzione del volost. Con Zosja meglio, ma sono irritabile. Nel pomeriggio lettera d'ingiurie da Velikanov. Sgradevole, ma soprattutto ho pena per lui. Come ne sono felice. La condizione spirituale non dipende da cause fisiche.
Ho scritto parecchio sull'amore. Non male, progredisce. A colazione Sonja è stata terribile. Sembra che abbia letto Il diavolo e le si sono smossi i vecchi fermenti, e mi ha fatto molta pena. Sono andato in giardino. Ho cominciato a scriverle una lettera sulle mie disposizioni dopo la morte, ma non ho finito la lettera e l'ho buttata via, soprattutto perché mi sono chiesto: perché? Mi sono reso conto che non era per l'amore davanti a Dio. Poi alle 4 essa ha tirato fuori tutto quel che aveva dentro, e io, grazie a Dio, sono riuscito a tranquillizzarla, e mi sono anch'io messo a piangere, e è stato bello per tutti e due.
14 maggio Buone notizie sulla causa di Felten. Brutte lettere di Kopyl e di un contadino che mi rimprovera. Va un po' meglio di prima, ma non c'è quella gioiosa tranquillità che c'era all'inizio.
16 maggio Ieri con la posta lettere trascurabili, ma nei giornali lettere mie: al prete e a Tregubov. E come il vino per un ubriacone, così per me queste lettere: e ancora e ancora mi curo del giudizio degli uomini. Il fatto è che io non sento più la libidine corporea, ma in modo particolarmente doloroso sento la vanità, e non riesco a liberarmene. Ieri, sapendo che queste lettere mi avrebbero portato a parlarne, ho pensato che bisognava non parlare, in particolare in presenza del figlio Serëža. Cosicché mi astengo dalla vanità per amore della solita preoccupazione per l'opinione degli uomini, per amor della vanità.
Ore 6 Non ho fatto niente. Molto debole. Sono andato a cavallo. Da appuntare:
Dio non è nei templi, non è nelle immagini, non è nelle parole, non è nelle azioni dell'uomo, ma è nell'uomo, nell'uomo in sé; davanti a esso, davanti alla prostituta, davanti al boia che si prepara all'esecuzione, adora, contemplando Dio in loro.
20 maggio Ieri ho corretto sull'educazione, L'inevitabile rivolgimento e la lettera all'americano. La lettera non è ancora come dovrebbe essere. Sono andato a Teljatinki. Serata come al solito. Ho letto le lettere. Sono stato fastidioso per le persone vicine. Articolo di Roosevelt su di me. Articolo sciocco, ma mi ha fatto piacere. Ha suscitato vanità, ma in serata andava meglio.
22 maggio 1) Gli onori che mi si fanno sono un brutto segno. Mi hanno fatto venire in mente questo le onoranze a Mecnikov. Evidentemente io e lui siamo uomini molto vuoti, se piacciamo tanto alla folla. Mi consola un poco che mi rimproverano; non solo gl'invidiosi e gli sciocchi, ma mi rimproverano anche i rivoluzionari, gli ortodossi, gli uomini di Chiesa.
24 maggio Ho scritto di nuovo qualcosa sull'amore e l'educazione. Sono andato dai Certkov. Mi sono comportato male col funzionario inviato per la faccenda di Certkov, non gli ho dato la mano, e poi non ho saputo dire quel che era necessario. Nel pomeriggio è venuto ancora il mercante Letyšev. Ha parlato a lungo della sua teoria, della sua spiegazione mistica dei misteri.
È venuta da me Sonja. Sempre preoccupazioni e sentimenti non buoni.
27 maggio Ieri nel pomeriggio incontro molto commovente con studenti venuti dal Caucaso per incontrarmi. È venuto Gusev a dire che c'era uno che, pare, voleva qualcosa. Mi ha dato un manoscritto, chiedendo che lo leggessi. Mi sono rifiutato, poi ho cominciato a leggerlo dalla fine. Era sul monismo e su Haeckel. Ho cominciato a parlargli in modo non buono. Lui si è terribilmente indispettito. Poi ho saputo che è tisico, senza speranza. Si è avviato per andarsene e ha detto che la lettura di Sulla vita era stata per lui un avvenimento. Io mi sono stupito e gli ho chiesto di restare. Ho letto meglio i suoi appunti, e è apparso che è un uomo molto vicino a me. E io l'avevo offeso, avevo aumentato il suo tormento. Ho provato dolore e vergogna. Gli ho chiesto di perdonarmi. Egli è rimasto a pernottare nel villaggio. È partito stamani, e prima abbiamo parlato con affetto. Uomo molto commovente. Gli voglio bene.
Oggi pensavo che non avrei più scritto. Poi mi ci sono messo e ho scritto parecchio. Forse ne verrà fuori qualcosa. Solo mi mancano ancora i particolari.
1) Il nostro amore particolare, esclusivo per le persone vicine è utile solo per dimostrare come bisogna amare tutti. Vedere figlie nelle prostitute, e soffrire per loro come per una figlia amata.
28 maggio È venuto Lev. Grazie a Dio non sono venuto meno alla richiesta di amore, ma non posso non farmi da parte, non tacere, quando lo ascolto. Non ho taciuto solo due volte: quando lui si è messo a parlare della sua insoddisfazione per la vita: gli ho detto allora che secondo me bisogna vivere una vita spirituale; e un'altra volta ho manifestato il mio disgusto quando egli ha espresso comprensione per gli assassini di Stolypin, e li ha giustificati. In serata ha detto altre cose sciocche. Io ho sempre taciuto. |[continua]|
|[1909, 2]|
29 maggio Sono venuti alcuni seminaristi. Ho parlato con loro con sforzo, e di nuovo senza tener conto di Dio in loro.
Incredibile storia della Kašinskaja. Discussione sul vegetarianesimo della Nikolaeva con... (non ricordo). Io mi sono intromesso e, probabilmente, ho fatto arrabbiare NN.
30 maggio Ho dormito poco, mi sono alzato presto. È arrivato Meènikov coi giornalisti. Meènikov è simpatico e, come dire? largo. Non sono ancora riuscito a parlare con lui.
31 maggio Seguito del 30 maggio. Mecnikov mi è parso un uomo molto superficiale, areligioso. Io ho cercato di proposito l'occasione per parlare con lui da solo a solo di scienza e di religione. Sulla scienza, nulla, salvo fede cieca in quella posizione della scienza di cui io chiedevo spiegazione. Sulla religione silenzio, ma evidentemente negazione di quel che si considera religione, e incomprensione e desiderio di non comprendere quel che è la religione. Manca, nell'intimo, una definizione di questa e di quella, e della scienza e della religione. Vecchio estetismo hegeliano-goetiano-turgeneviano. E molte chiacchiere. Io l'ho fatto parlare, e sono contento di non aver detto nulla per interromperlo. Come sempre, verso sera ero stanco per le chiacchiere. Goldenweizer ha suonato splendidamente.
Mi sono alzato tardi, in nottata non avevo dormito. Ho avuto un sogno orribile... È venuto un reporter, e è stata una cosa sgradevole, falsa. È arrivata Vera da Pirogovo. È penoso ricordare la sua posizione. Mi sono comportato non male. Non ho ho avuto sentimenti non buoni verso nessuno. Ma l'insensatezza umana e l'autoflagellazione mi angosciano.
1 giugno Dopo pranzo tre visitatori: un operaio dell'Unione del popolo russo, un po' brillo, mi ha esortato a tornare alla Chiesa - buono, ma completamente privo d'intelligenza; poi una donna con due enormi manoscritti e la richiesta che li leggessi... «sono un grido del cuore». Vanità, mania di esser pubblicata, interesse. Io mi sono irritato, bisogna essere più pazienti.
2 giugno Ieri sera ho letto lettere. Poche d'interessanti. Stanotte ho dormito molto e mi sono svegliato così fresco come da tempo, da molto tempo non mi sentivo. Telegramma dal figlio di Henry George, poi plico dalla «Parola russa» con le bozze su Meènikov. Ho corretto le bozze, ho scritto su Henry George, e ho spedito alla «Parola russa». Probabilmente non lo pubblicherà. Poi ho rivisto tutto L'inevitabile rivolgimento. Tutto fino all'ottavo capitolo. Devo ancora lavorare sulla fine. Ho scritto fino alle 3 del pomeriggio, non ho pranzato e non sono andato a cavallo, ho camminato un poco in giardino. Pioggia. Da appuntare:
1) La crudeltà non è propria all'uomo e si spiega solo con la ristrettezza dell'obiettivo, col concentramento degli sforzi della vita sull'obiettivo. Quanto più ristretto è l'obiettivo, tanto più è possibile la crudeltà. L'amore pone come obiettivo il bene degli altri, e perciò, escludendo l'obiettivo, è incompatibile con la crudeltà.
6, 7 giugno Ieri ho scritto lettere abbastanza serie, particolarmente una su Haeckel e il suicidio. Ho telegrafato a Tanja che andremo domani con Sofija Andreevna.
8 giugno. Koèety Viaggio buono. Conversazione con un capo comunità di Mcensk: ortodosso, conservatore, impermeabile. Cari Tanja e Miška e, least but not last, la piccola Taneèka.
11 giugno Stamattina a letto ho scritto la preghiera per Soneèka. Seguito a non sentirmi bene. Non ho lavorato a nulla. Ho letto quarantuno lettere con sentimenti non buoni. Sono andato a cavallo, mi sono stancato molto. Ho lettto Bakunin su Mazzini. Quante cose, quante! ci sarebbero da dire.
Ieri, 13 Giovani - gioco del tennis - sentimento non buono e giudizio ingiusto.
19 giugno Ieri ho camminato molto. A pranzo c'era molta gente. Chiacchiere vuote e penose. Oggi ho camminato molto. Ora sono le 10. Ho molta voglia di lavorare.
1) Un uomo depreda tutti i villaggi e poi fa un mucchio del bottino e si mette a fargli la guardia. Viene uno dei depredati e porta via una camicia. Il predone lo prende e, in base alla legge che lui stesso ha fatto, lo condanna. Forse che non è lo stesso con tutti i ricchi nei confronti dei poveri, e in particolare con i proprietari terrieri? Depredano ininterrottamente migliaia e milioni di uomini. Poi se qualcuno prende dalla terra un po' di foraggio per la vacca o il cavallo, lo giudicano e lo condannano per aver preso qualcosa che gli era necessario alla terra, terra che è sua in base al più indiscutibile diritto.
20 giugno Leggevo ieri su Marx e Engels... Oggi sono stato svegliato da una chiara, semplice, a tutti comprensibile confutazione del materialismo. Da sveglio non mi è più venuta così chiara come nel dormiveglia, ma qualcosa è rimasto. Il fatto è che i materialisti devono ammettere l'assurdità del Creatore per spiegare perché la materia si è addensata in modo che da essa si sono formati esseri separati, dei quali il primo sono io, e con facoltà come i sentimenti e la ragione.
Per i non materialisti è invece chiaro che tutto quel che io chiamo mondo delle cose è un prodotto del mio «io» spirituale. Il mistero principale è per loro la mia separazione dagli altri esseri.
Non concludo. Ora sono le 10.
22 giugno Ieri sono andato nel bosco con le tre Tanje. Tornando ho incontrato dei falciatori: tutti del villaggio. Ho parlato con loro di molte cose, della terra, del servizio militare, del fatto che loro si asserviscono da sé. Del fatto che è difficile liberarsi dalla povertà, ma ancora più difficile dalla ricchezza.
23 giugno 1909 È capitata una cosa inattesa: ho letto a alta voce L'unico comandamento. Silenzio e evidente fastidio.
Pensavo a ieri. È l'ora di capire che se vuoi servire gli uomini devi lavorare per il grand monde, per il popolo lavoratore, e aver quello davanti a te quando scrivi.
Oggi 29 Sono andato a passeggiare. Pensieri buoni, utili, ma a metà della passeggiata mi sono sentito debole, la forza se n'è andata. In casa non riesco a fare niente di sensato. Da Certkov la notizia che non arriva. Meglio.
30 giugno Certkov è arrivato. Andrò da lui all'una. Ho scritto non male il nuovo capitolo sui miracoli. Lettere belle di contadini e di Moloènikov.
1) I miracoli sono necessari a chi non ha una base ragionata per la fede.
2) Per la fede nell'amore non c'è niente da chiedere. Occorre solo fare.
3 luglio Sono passati due giorni. 30 giugno. Andai da Certkov. Gioioso incontro con lui. Nel pomeriggio ci sono andato di nuovo. 1 luglio. La mattina ho scritto una non molto brutta risposta a un contadino sull'istruzione. Non l'ho ancora finita. Sono stato alla fiera. Era bella, ma mi aspettavo di più. Nel pomeriggio da Certkov. Di nuovo è stato molto bello. Ha fatto osservazioni giuste su L'unico comandamento. 2 luglio. Ho aggiunto qualcosina a Sulla scienza. Mi sono preparato per la partenza. Molto a proposito, ieri ha giocato a carte con me l'educatrice Suchotina direttrice del ginnasio, con le mani bianche, satolla, bella, ben curata: orfana di un contadino, l'hanno fatta studiare.
5 luglio. Jasnaja Poljana Siamo partiti il 3, come deciso. Abbiamo viaggiato in terza classe e è stato molto piacevole: c'erano un gendarme e contadini trasmigranti. È gente considerata alla stregua di bestiame, e che invece fa da sola la vita e la storia (se interessa a qualcuno).
Oggi 11 Iuglio Oggi ho finito molto bene Sulla scienza. Sono qui i Denisenki, che mi sono molto simpatici. Ho deciso di andare a Stoccolma.
12 luglio Dormito malissimo. In mattinata me la sono cavata nel modo peggiore con sciocchi giovani che chiedevano autografi. Per due volte ho cominciato a parlare con loro di cose serie, e tutte e due le volte mi hanno interrotto chiedendomi «un ricordo». Ieri sera è stato penoso a causa della discussione di Sofija Andreevna sulla pubblicazione e la citazione in giudizio. Se essa sapesse e comprendesse come lei sola avvelena le mie ultime ore, giorni, mesi di vita! E dirglielo non so, e poi non spero che alcun discorso avrebbe la minima influenza su di lei.
14 luglio Mi sono alzato debole. In nottata ho appuntato qualcosa. Stamani mi sono di nuovo occupato di Sulla scienza. Non è ancora finito del tutto. Sonja peggio. Ora sono le 9.
Da annotare:
1) Stamani una vecchietta con un bambino; ha chiesto la carità, piangeva, dicendo che portava a vendere le ultime cose, e intanto mostrava un fazzoletto annodato con le sue cose, e il bambinetto, allegro, batteva con la manina sul fagotto e sorrideva. E mi è stato così bello e commovente, e li ho amati così bene, e mi sono sentito così libero nell'anima.
2) Per Stoccolma. Cominciare col leggere prima vecchie e poi nuove lettere di giovani che rifiutano il servizio militare. Poi dire che tutto quel che è scritto qui è molto bello, ma è come se noi, avendo tutte le chiavi per la serratura della porta di un palazzo in cui vogliamo entrare, chiedessimo a qualcun altro di aprirla, invece di adoprare le chiavi che abbiamo per questo, e insegnassimo agli altri a far così. Soprattutto, dire che la radice di tutto è il servizio militare. Se noi prendiamo i soldati e insegniamo loro a ammazzare, questo è la negazione di tutto ciò che possiamo dire in favore della pace. Bisogna dire tutta la verità: com'è possibile parlare di pace in capitali dove risiedono re, imperatori, stati maggiori, che noi stimiamo come i francesi stimano m-r de Paris? Smettiamo di mentire - e ci cacceranno di là.
19 luglio Oggi ho scritto Sulla scienza, poi ci sono stati dei contadini di Kolpensk, poi dei giovani molto cari, operai, frequentatori dei corsi di Til. Abbiamo parlato bene insieme.
20 luglio Ieri sera è arrivato un telegramma con l'annuncio dell'arrivo della Popova. Stamani, svegliandomi, ho pensato a che cosa posso fare per lei e mi son messo a scrivere una lettera a Stolypin, mi sembra non male.
Nei due ultimi giorni ho letto un po' per volta il libro di Mecnikov: pauroso per superficialità e assoluta idiozia. Volevo scrivere in proposito qualcosa di cattivo. Oggi ho deciso che se dovrò scrivere qualcosa lo farò con amore. Da annotare:
1) Il primo pensiero alla notizia della trasvolata della Manica è stato come applicare gli aeroplani alla guerra, all'ammazzare.
Oggi per Stoccolma ho riletto la lettera agli svedesi e Il regno di Dio. Sembra che tutto sia già stato detto. Non so che cosa dire ancora. Penserò qualcosa: posso e devo. Vedremo.
Leggendo quei miei vecchi scritti mi ha meravigliato notare come le cose che scrivo oggi siano peggiori, più deboli. E, grazie a Dio, questo non mi amareggia.
21 luglio Da ieri sera Sofija Andreevna è stata debole e irritabile. Non ho potuto addormentarmi fino alle 2 e oltre. Mi sono svegliato debole. Mi hanno svegliato. Sofija Andreevna non aveva dormito per tutta la notte. Sono andato da lei. C'è stato qualcosa di insensato. Dušan l'avrebbe avvelenata e cose simili. Io sono stanco, non ne posso più e mi sento proprio male. Sento l'impossibilità, l'assoluta impossibilità di creare un rapporto ragionevole e d'amore. A questo punto ho solo voglia di allontanarmi e restare al di fuori. Non posso fare nient'altro, e è per questo che penso seriamente a fuggire. E dunque, mostra il tuo cristianesimo. C'est le moment ou jamais. Ho una voglia terribile di andarmene. Non credo che la mia presenza qui sia necessaria a qualcosa o a qualcuno. È solo un sacrificio penoso, e a vantaggio di nessuno.
Una sola cosa da appuntare:
Considerare centro della vita la propria vita è per l'uomo demenza, follia, aberrazione.
23 luglio Ieri mattina ho scritto il diario. Nel corso della giornata non ho fatto più niente di sensato. Ho dettato lettere vuote e la dichiarazione al congresso della pace (molto male). Sono andato a Teljatinki. È venuta anche la cara Tanja. Cara, e tuttavia anche lei estranea; non come i figli maschi, ma cara, cerca di essermi vicina, non lotta contro la verità. Ho letto un bellissimo racconto sui condannati a morte. Ho camminato per un bel po'. Ora sono le 10. Non credo che lavorerò. Da appuntare:
1) Avevo appuntato questo: considerare vita solo la propria vita è insensatezza, follia. Inesatto. Non è così. Va detto meglio: quanto maggiore è la parte di vita che attribuisci alla tua vita, tanto meno vivi. E viceversa.
26 luglio Ieri è arrivata mia cognata Al. Bers con la famiglia. Sono riuscito bene o male a trattenermi dal mostrarlo, ma dentro di me disgusto. Male. Sto diventando insofferente nei rapporti con la gente. Sono andato un po' a cavallo. Ho scritto alcune lettere futili. Sofija Andreevna ha già detto che le ho promesso di non andare in Svezia. La sua salute va meglio. Ho scritto un poco sulla guerra. Mi disturba il mal di pancia.
Sono venuti a pranzo Buturlin e il figlio Sergej, e in mattinata c'era anche la Maklakova. Dopo pranzo si è cominciato a parlare del viaggio in Svezia e c'è stata una terribile scenata isterica. Voleva avvelenarsi con la morfina, le ho strappato la fiala e l'ho buttata per le scale. Ho risposto duramente. Ma poi a letto, riflettendo più quietamente, ho deciso di rinunciare al viaggio. Mi sono alzato e sono andato a dirglielo.
28 luglio. Scritto nella notte dal 28 al 29 Vi sono al mondo esseri che vivono dei prodotti della terra, ma che, affinché sia loro il più possibile faticoso nutrirsi hanno diviso la loro terra in modo tale che ne godono solo quelli che non la lavorano; mentre quelli che la lavorano non possono goderne e soffrono, muoiono, generazione su generazione, per l'impossibilità di nutrirsi a sufficienza con la terra. Inoltre questi esseri scelgono una famiglia o alcuni fra i molti e rinunciano alla loro libertà e ragione per amor di una servile ubbidienza a tutto quel che decidono di fare questi prescelti. E questi prescelti possono essere i più malvagi e i più stupidi di tutti. Ma gli esseri che li hanno scelti, e che a essi si sottomettono, li incensano ugualmente in ogni modo. Questi esseri parlano lingue diverse, incomprensibili l'una all'altra. E invece di cercare di sopprimere questa causa d'incomprensione e di discordia, essi si suddividono ancora fra loro, indipendentemente dalle differenze di lingua, e si riuniscono in vari raggruppamenti, chiamati Stati; e a causa di questi raggruppamenti uccidono migliaia e migliaia di propri simili e si urlano accuse a vicenda. Al fine di potersi più comodamente accusare e uccidere, questi esseri indossano abiti speciali, uniformi, spesso variegate, escogitano sistemi per ammazzarsi a vicenda e insegnano ai molti sottomessi a uno solo i mezzi migliori di ammazzamento.
Per spiegare la loro vita, il suo senso e il suo significato; questi esseri dicono a se stessi e si dicono l'un l'altro che c'è un altro essere, simile a loro, ma dotato di quelle facoltà che essi vorrebbero possedere, e quindi più potente e in grado di fare ogni sorta di schifezze e sciocchezze, e escogitano varie e a nessuno utili cerimonie per gratificare quest'essere immaginario, e spendono per questa gratificazione un'enorme parte del loro lavoro, sebbene questo lavoro spesso non basti neppure per nutrire loro stessi. Affinché questa invenzione non smetta di ingannare i fanciulli, i genitori inculcano a forza nei loro figli tutte le loro fantasie su questo essere, che chiamano Dio: come creò il mondo, come fece l'uomo, come poi diede agli uomini il suo corpo e poi volò in un cielo che essi sanno che non c'è, e simili. E chiedono che ripetano tutto questo non solo ai loro figli, ma lo chiedono anche agli altri uomini, e per disaccordo su tali questioni hanno ucciso e uccidono centinaia di migliaia di loro simili.
Ma la cosa più straordinaria è che questi esseri non solo non seguono la ragione, non impiegano la loro ragione per capire ciò che vi è di stupido e di malvagio, ma al contrario la impiegano per giustificare tutte le loro schifezze e sciocchezze. E non basta che non vogliano vedere che essi stessi soffrono a causa di queste sciocchezze e schifezze, ma non permettono neanche a nessuno tra loro di dire che non bisogna agire come essi agiscono e che si può e si deve agire in modo completamente diverso e smettere di tormentarsi così. Appena compare fra loro un essere capace di usare la sua ragione, tutti gli altri entrano in uno stato d'ira, di sospetto, di terrore, e come gli capita fra le mani vituperano questo essere, lo battono, e lo appendono a una forca o a una croce o gli danno fuoco o lo fucilano. Ma la cosa più strana è che quando hanno impiccato, ammazzato questo essere ragionevole fra loro irragionevoli, e egli non li disturba più con la sua presenza, essi cominciano piano piano a ricordare quello che aveva detto questo essere ragionevole, e poi cominciano a fantasticare su di lui, sulle cose che avrebbe detto e che magari non ha detto mai, e quando tutto quel che aveva detto quest'essere ragionevole è fondamentalmente dimenticato e sfigurato, allora questi esseri che prima hanno odiato e tormentato questo essere ragionevole, uno dei tanti, cominciano a esaltare colui che è stato tormentato e ucciso, e talvolta persino, pensando di fare a questo essere un grande onore, lo mettono sullo stesso piano del malvagio e assurdo Dio immaginario che essi adorano.
Sono esseri incredibili. Questi esseri si chiamano uomini.
30 luglio Ieri sono andato a cavallo dai Certkov. Ero di cattivo umore. Mi sono arrabbiato anche col cavallo.
1 agosto Ieri ho tradotto Il congresso e sono andato a cavallo con Saša. In serata ho letto a alta voce il discorso al congresso: brutto. Oggi l'ho corretto. Va meglio. Sempre non rinuncio al piano.
3 agosto Ieri sono andato in giro sotto la pioggia d'un humeur de chien. Nel pomeriggio sono stato insieme a tutti. Oggi mi sono svegliato alle 5 e ho pensato bene. Sulla vera fede in Dio, quella per la quale non occorrono miracoli. Poi ho pensato al congresso e ho appuntato qualcosa prima di vestirmi. Poi ho scritto due lettere a due contadini. Poi è venuta Sofija Andreevna a dirmi che verrà anche lei; ma tutto questo probabilmente finirà con la morte dell'uno e dell'altro, e con pene infinite. È chiaro che in tali condizioni non vado io.
5 agosto Ieri sera sono venuti i banditi per Gusev e l'hanno portato via. Fili molto belli e saldi: il rapporto di tutti con lui e di lui con tutti. È stato molto bello. Su questo ho scritto oggi una dichiarazione. Bellissime le lettere di Aleksandr.
Sofija Andreevna si prepara per Stoccolma e appena cerchi di ragionare con lei entra in uno stato di disperazione. Non ha prestato la minima attenzione al mio suggerimento di non andare. Unica salvezza: vita nel presente e silenzio.
8 agosto Il 6 agosto è stata una giornata importante. Io, come al solito, ho passeggiato, poi mi sono messo al lavoro Sulla guerra e è venuta Sofija Andreevna con la notizia che il congresso è rinviato. Aleksandr Stachoviè me l'ha confermato. Ho parlato con lui è la sua sicurezza di sé, la sua sconnessa e bonaria limitatezza mi hanno mandato in bestia. Mi sono comportato male. Ma la cosa importante c'è stata non il 6 ma il 5 sera. Sono venuti dei poliziotti per Gusev e l'hanno portato prima in prigione, poi a Èerdyn.
10 agosto Stamattina è venuto Zasosov, un contadino che va a unirsi ai duchobory e ora ha rifiutato il servizio militare. Mi è piaciuto molto; Dio lo aiuti. Ho ricevuto una lettera piena d'ingiurie grossolane. Dal punto di vista della diffusione della verità mi ha dato gioia, ma dal semplice punto di vista dello spirito mi ha rattristato: perché mi odiano.
1) Tutta la nostra vita, tutto l'interesse della nostra vita è negli oggetti, che si collocano per un certo tempo in un certo stato. Gli oggetti si diversificano secondo il posto che occupano nello spazio, ma lo spazio è infinito e dunque tutti gli oggetti sono uguali, cioè niente in rapporto all'infinità dello spazio, a / infinito. Lo stesso per quanto riguarda lo stato temporale degli oggetti: essi sono niente rispetto all'infinità del tempo. Così, quello che noi intendiamo per infinito e chiamiamo infinito, non è altro che il segno dell'illusorietà, dell'irrealtà di tutto il materiale e l'individuale nella nostra vita.
15 agosto Oggi ho consigliato a Mašenka di andare alla messa, mi sono alzato alle 6 e sono andato dal pope. Mattinata meravigliosa. Quanto perdiamo dormendo la mattina! Ho letto Storia della nuova filosofia. Artificiosa, inutile. Lettere da Gusev. Gli è stato penoso.
16 agosto Serata molto noiosa, fastidiosa. Sono così lontano da quello di cui vive la gente che mi circonda. Sono venuti due operai, agiati, intellettuali, socialisti. Enorme limitatezza e opinione di sé.
Oggi ho dormito meglio. Mi sono svegliato debole e buono, intenerito.
... E una sorta di gioia
e sempre vorrei piangere.
È come se volessi gettarmi
nell'abbraccio dell'eternità.
18 agosto Ho letto Mencio e le lettere arrivate. Sono venuti i Dubenskij. Lei è paurosamente sciocca. Mi ha spiegato che i suoi ragazzi mi odiano e amano lo zar. Vado a pranzo con tutti gli ospiti.
20 agosto Oggi sono andato incontro ai cavalli e per strada ho pensato solo una cosa, ma molto importante dal punto di vista pratico, e cioè che io, è chiaro, sono venuto a noia a tutti col mio scrivere ininterrotto sempre sullo stesso argomento (o almeno, così deve sembrare al gran pubblico), pressappoco come Craft Hiller, e che devo tacere e vivere; e se devo scrivere qualcosa, se proprio lo voglio, devono essere cose artistiche, da cui io stesso sono attratto.
24 agosto Sono andato a cavallo lontano, mi sono sentito bene. Ho letto il Vangelo. Molto bello. Anche su Gogol un sentimento buono. Mi è piaciuto particolarmente il discorso che è pronto a abbracciare l'umanità, ma non l'uomo.
25 agosto Mi sono svegliato abbastanza fresco, sono uscito - e un cattivo inizio: c'era uno che chiedeva, un contadino di Novosilsk, e io sono andato e gli ho parlato senza bontà. Poi me ne sono vergognato. E è stato così bello quando ci siamo rivisti per strada e gli ho parlato fraternamente, gli ho chiesto di che cosa avesse bisogno. Per strada mi sono seduto per appuntare qualcosa e vedo - viene un uomo con una bambina. Qui non ho commesso errori e ho parlato bene con lui. Mi aveva visto e voleva parlarmi. Ha letto qualcosa, ma è attaccato alla Chiesa, dice che la pompa è necessaria. Poi ho incontrato un giovane, un insegnante. Anche con lui ho parlato bene. Era venuto per un consiglio.
Lettere poco importanti. Discussione con Mašenka sul fatto che vi sarebbero cose sacre superiori a ogni cosa umana. Io ho lasciato perdere, ma prima ho discusso. E questo è male. È male anche che abbia letto l'articolo di Menšikov e mi abbia dato fastidio.
Da annotare:
1) Molto importante. Sebbene questo sia magari molto poco modesto, non posso fare a meno di chiedere ai miei amici che raccolgono i miei appunti, le mie lettere, le parole che appunto, di non attribuire alcuna importanza a quel che io stesso non ho dato alle stampe. Leggo Confucio, Lao Tze, Buddha (per non dire del Vangelo), e vedo, accanto a pensieri profondi, collegati e coerenti in un unico insegnamento ideale, le proposizioni più strampalate, o dette a caso o storpiate. E sono appunto questi pensieri e queste massime strampalate e talvolta contraddittorie che servono a chi calunnia l'insegnamento. Non s'insisterà mai abbastanza su questo. A ogni uomo può capitare un momento di debolezza in cui dice le sciocchezze più assolute, e poi le prendono e gliele attribuiscono come venissero dalla più indiscutibile autorità.
2) Lao Tze ha la via, Giovanni l'amore. E Lao Tze fonde la via con l'Inizio di tutto, col Tao. Lo stesso fa Giovanni, chiamando Dio l'amore.
26 agosto Ho lavorato a comporre altri libretti completi Per ogni giorno. Comincio a pensare sempre più a un'opera letteraria su tre generazioni. Sarebbe molto bello. Il viaggio dello zar. Hanno già chiuso le strade. Anche nella lettera alla polacca vorrei mostrare come sono rozzi e evidenti la violenza e l'inganno!
27 agosto In casa c'è Tanja, e nel pomeriggio chiacchiere noiosissime. Penso molto a Al mondo non ci sono colpevoli, e altresì alla lettera alla polacca e al progetto per Maklakov. Proverò a chiarirlo bene. Ah, ho scritto anche una lettera a Gusev. Di notte ho appuntato:
Sento che il rapporto della gente (della maggioranza della gente) verso di me non è con l'uomo, ma con la celebrità, o peggio ancora con il rappresentante di un partito, di una tendenza: o dedizione e fede completa o, al contrario, rifiuto totale o odio.
28 agosto Ieri nella mattinata sono venuti Maklakov, Cinger, Semënov. Ho preso da parte Maklakov e ho parlato con lui, dicendogli che sollevasse la questione alla Duma. Ha detto che non sa nulla di Henry George, e che la proposta, non solo non ha possibilità di essere votata, ma può suscitare reazioni ostili. È un uomo di grande intelligenza pratica, ma tappato a tutti i veri e necessari problemi degli uomini, come molti, moltissimi. Ho finito di correggere L'insegnamento cristiano, e mi pare che vada un po' meglio. Sono arrivati Dima, Goldenweizer, Marija Aleksandrovna, Ivan Ivanoviè. A pranzo pauroso e penoso senso di fastidio. Ha contribuito a questo senso di pena e di fastidio anche la lettera da Berlino a proposito della lettera di Sofija Andreevna e dell'articolo del Notiziario pietroburghese in cui si dice che Tolstoj è un impostore, un ipocrita. Con mia vergogna non gioisco quando mi vituperano, ma me la prendo. E tutto il pomeriggio è trascorso in modo penoso e pesante. Andarsene? Sempre più e più spesso si pone la questione. Solo con Cinger sono stato bene, si è fatta una conversazione per me molto utile sulla matematica e la geometria superiore; con l'ingenuo Miteèka si è parlato di diritto penale.
31 agosto Ieri ero non buono nell'anima e così anche, parlando con Serëža (figlio). Ecco un perfetto cercle vicieux: quando non sei di buon umore, non ami gli uomini, e quanto più ti lasci andare a non amare gli uomini, tanto peggiore diventa l'umore.
Ieri ho dettato a Saša la lettera per Stolypin: è improbabile che la finisca e la spedisca. Stamattina c'è stato un sacrestano che chiedeva di me, e io in un primo momento ho detto che lo mandassero via. Poi mi sono vergognato. E era un tipo estremamente interessante: un castrato di trent'anni, un uomo forte. Ha chiesto la mia opinione sulla castrazione, e io non ho saputo dargli una dimostrazione persuasiva della sua non giustezza. Lui ha detto che nel poscritto alla Sonata a Kreutzer è approvata. Poi ha parlato con Saša, esprimendo meraviglia per il lusso di vita in cui mi ha trovato.
1 settembre Mi sono alzato presto, molto fresco. Ma non ho lavorato. Ho letto, mi pare. Sento vergogna nell'anima. Poi due viandanti da Kiev: un parrucchiere e Miller, un sordomuto, ricco. Il sordomuto ha letto e vuole vivere cristianamente. Tipo molto interessante. Sono andato a cavallo a Teljatinki. Serata penosa.
Oggi 2 settembre Ieri mattina sono andato a cavallo. Ho parlato un po' con Bers. Mai appare così evidente come negli uomini molto stupidi la distruzione, la dévastation di tutto ciò che è spirito, ragione, e la sostituzione di ciò che è necessario con una pappa rimasticata. Sono venuti di nuovo quello di Kiev e Miller, e mi ha fatto male ascoltare il racconto di quello di Kiev: ha incontrato una donna a cui avevano preso il cavallo per un lavoro e avevano chiesto un rublo, e lei malediceva me e tutti noi diavoli. «Stanno al calduccio, si stiracchiano, i diavoli...» Inoltre ha detto che i contadini credono che io possieda sempre tutto e faccio il volpone nascondendomi dietro la moglie. Mi ha fatto molto male, per mia vergogna. Mi sono perfino discolpato. Fuori ho incontrato dei rivoluzionari che tornavano dall'esilio. Ho parlato con loro a cuore aperto.
Oggi ho dormito poco, ma mi sento bene. Ero appena uscito: una donna a cui hanno preso due vacche per lavoro e da due giorni non gliele hanno ancora ridate.
In nottata e stamani ho avvertito un sentimento, mi pare mai prima provato, di freddezza, di dubbio in tutto e soprattutto in Dio, nella giustezza della mia concezione del senso della vita. Non credevo più in me non riuscivo a suscitare quella coscienza della quale ho vissuto e vivo. Poi più tardi mi sono riavuto, sono tornato alla vita. Questo è la punizione per i sentimenti non buoni, non d'amore, ai quali mi sono abbandonato nei giorni scorsi. E l'ho meritata. Com'è strano dire: la conoscenza di Dio è data solo dall'amore. L'amore è l'unico mezzo per conoscerlo.
Oggi 3 settembre Ho dormito poco. Pancia sottosopra, ma comunque sono in piedi. Ieri ho riordinato tutto. Sono venuti i cinematografari, nonostante il mio rifiuto. Io ho lasciato fare, ma senza partecipare.
4 settembre. Mosca Ieri siamo arrivati bene. Ho aspettato a lungo il treno. Il viaggio sarebbe stato bello se non fosse stato per la curiosità e l'adulazione, irritanti, malsane, dei passeggeri. I Certkov, cari, poi Ivan Ivanoviè. Mi ha fatto piacere che tra loro ci sia armonia, come dev'esserci. Sono andato in giro per la città. Impressione molto forte dalla gente. Oh, come sarebbe bello descrivere questo in una cosa artistica! non per sé, ma per essere utile. Per le strade mi ha impressionato la corruzione: no, non la corruzione, ma l'evidente mancanza di ogni freno morale-religioso. E molti, moltissimi si segnano, passando accanto alle chiese. Da appuntare:
Opera d'arte c'è solo quando l'opera d'arte è vera, quando, ricevendola, all'uomo pare - cioè non solo pare, ma l'uomo prova un sentimento di gioia per il fatto di aver prodotto questa cosa bellissima. Questo è particolarmente avvertibile nella musica. In nulla come qui è evidente questo principale significato dell'arte, il significato di comunione. L'Io dell'artista si riversa nell'Io di chi riceve la sua opera, si fonde in un unico Io.
5 settembre. Krekšino Siamo venuti a Krekšino. Molta gioia al vedere tutti. Tutti allegri, buoni, per non dire delle feste che mi hanno fatto. Verso sera mi sono sentito poco bene.
8 settembre Ieri notte ho perso molto sangue. All'inizio è stato brutto, ma poi ho dormito bene e ora mi sento fresco. Alle 2 è arrivata Sonja e mi ha fatto molto piacere.
Ho lavorato poco. Si è ascoltato musica. È venuto un mucchio di gente: tre giovani contadini, poi un evangelico, ostinato come al solito. Ho parlato con tutti con piacere. Poi ancora un altro giovane contadino, molto serio. In serata ho letto a Kalaveè la cosa sui contadini e ai miei Alla donna polacca e un racconto di Certkov.
9 settembre Ho dormito poco. Mi sono alzato presto: Mi sento bene nell'anima. Sempre quel sentimento d'intenerimento. Ho incontrato dei contadini di Kaluga. Ne scriverò a parte. Ho l'impressione che sia stato commovente solo per me. Poi ho incontrato un carrettiere e un'altra persona, uno che viaggia a piedi: sui volti di entrambi cattiveria e odio per il fatto che io sono un signore. Com'è penoso! Come vorrei liberarmi da questo stato. Ma è evidente che così arriverò alla morte.
11 settembre Salute buona. Ho annotato la conversazione coi contadini. Mentre camminavo sulla strada ho incontrato alcuni studenti-evangelici.
14 settembre Ho scritto molto per gl'insegnanti e ho corretto la conversazione di un passante con i contadini. Sono venuti dei fanciulli con la loro maestra. Poi due contadini di Vjazemskoe. Poi un insegnante, col quale abbiamo conversato bene, seriamente, fino a tarda notte.
17 settembre Sono venuti un fotografo e dei cinematografari. Sgradevole anche per il fatto che suscita coscienza di sé non nel divino ma nel disgustoso Lev Nikolaevic. Per strada ho appuntato qualcosa. Ho parlato con Certkov dell'intenzione dei miei figli di appropriarsi le opere date a tutti. Si vorrebbe non crederci .
18 settembre Ho dormito poco. Sono andato a passeggiare. Non avevo voglia di salutare i musicanti, poi mi è dispiaciuto, sono tornato indietro e ho parlato in modo sciocco, impacciato; mi sono vergognato e sono uscito.
Trambusto della partenza. Ho voglia di tornare a casa. Per quanto stia bene qui, ho desiderio di tranquillità. Da appuntare non c'è niente, o troppo.
20 settembre. Jasnaja Poljana Viaggio buono. Ho fatto l'ultimo pezzo a piedi. Mi seguivano fotografi e cinematografari. A Mosca la gente mi ha riconosciuto e acclamato: gradevole e sgradevole, perché suscita un brutto sentimento di autopinione. Pranzo, pomeriggio tranquillo. Dunaev, Semënov, Maklakov. Sono andato al cinematografo. Molto brutto, inutile.
24 settembre Ho dormito poco. Ho camminato. Ho scritto una lettera a un indiano e ho ricevuto una bella lettera da un indiano dal Transvaal. È venuto Maude. È fastidioso questo interesse della gente per me. Cinematografari. Ieri un ragionamento di Andrjuša stupefacente per la sua ingenua insensibilità. Dice: com'è vantaggioso oggi essere proprietari: il grano, la segale hanno raddoppiato di prezzo, il costo del lavoro è diminuito del venti per cento. Bellissimo.
25, 26 settembre Sono le 8 di sera del 26. Ho camminato piacevolmente, quietamente, nell'abetina. Prima di questo avevo conversato col caro P.I. Birjukov, arrivato, e prima avevo scritto abbastanza dell'Anarchismo. Per la prima volta dopo parecchi giorni ho scritto volentieri. Prima di questo ho letto lettere.
Il 25 sera ho parlato bene con Maude. È dispiaciuto del suo dissidio con Certkov, e probabilmente si sente non del tutto nel giusto: ma è bello che Certkov non lo accusi di nulla. Sono andato lontano, a Gorjušino, a cavallo.
27, 28 settembre. 27 sera Non sono uscito. La gamba va peggio, sono stato seduto sul balcone. Ho letto lettere e ho risposto, poi bene e volentieri ho scritto L'anarchismo. Pare che venga bene. Da appuntare:
1) Sto pensando alla lettera allo zar sulla terra, questione, sembra, di prima importanza, e in quel momento sopravviene il pensiero che devo parlare a Sofija Andreevna del desiderio di Ilija Vasileviè di avere un aumento di stipendio. Da una parte la questione del bene del popolo russo da discutere con lo zar; dall'altra la questione dell'aumento di stipendio a un cameriere. Ma la seconda è più importante della prima, perché richiede la mia partecipazione e la mia decisione, mentre nella prima faccio tutto da me.
29, 30 settembre Il 29 aggiunto molto all'Anarchismo, mi sembra non male. Però è penoso giudicare. Ma è come se traboccasse da me.
30 Mi sono alzato presto. Otto straccioni. Ho sentito in loro gli uomini, ma non ho saputo trattarli umanamente come vorrei. C'è stato Boulanger, ho parlato con lui di Confucio. |[continua]|
|[1909, 3]|
5, 6, 7, oggi 8 ottobre Stanotte non ho dormito per la pancia. 1) Ho dimenticato tutto. Ricordo solo una cosa: che cosa bisogna rispondere a chi mi giudica perché non sono povero come Giovanni Battista: rispondere che Giovanni era un santo, mentre io sono un ufficiale a riposo, ho vissuto una vita cattiva e solo verso la vecchiaia ho cominciato a pensare a Dio, e aggiungere qualcosa su come servirLo.
14 ottobre In mattinata non ho fatto niente, salvo modificare la risposta a Struve e alcune lettere. La lettura di Andreev mi ha spinto a pensare ancor più vivamente a un lavoro artistico. Voglia ne ho, ma non ne sento l'esigenza irresistibile. Ieri l'altro, 10, sono andato fuori a piedi e ho preso freddo. Non è venuto nessuno. C'è stato un bambino. Da principio non ha chiesto niente, io gli ho dato un rublo; il giorno dopo è venuto a chiedere quattordici rubli. Ieri 13. Ho scritto lettere e una nota velenosa all'articolo di Struve. Ho camminato a piedi. Mi sento molto debole. Ho finito Andreev. Denominatore incommensurabilmente grande rispetto al numeratore.
18 ottobre È venuto Semënov. Mi ha convinto che non posso rifiutarmi al fonografo, e io ho promesso. Mi è stato molto sgradevole, ma ho dovuto farlo. Mi è piaciuto parlare con Semënov. È intelligente e colto in maniera originale, alla maniera contadina, cioè in maniera buona.
Poi è venuta una polacca, dottoressa a Parigi. Da principio mi ha fatto ridere con tutto il suo scientismo e la sua hygiène morale, ma poi ho visto che era una donna intelligente. Lei e Semënov si sono messi a elencare gli scrittori eminenti, e il loro nome è legione, poi quelli di secondo piano, poi quelli di terzo piano. Che impresa sciocca e vuota.
Ieri mi sono messo alla Saggezza infantile, ma non sono riuscito a far niente: mi disperdo. Sono andato con Dušan al telefono, ho parlato con Olga. In serata sono venute sei persone con grammofono e fonografo. Fastidio.
19 ottobre Sono andato lontano a cavallo, con Ivan. Nel pomeriggio Andrej con la famiglia. Sopporto più facilmente. Ho letto «Il pensiero russo»: senza esagerazione, è una casa di matti, e pensare che io tengo all'opinione di questi lettori e scrittori! Vergogna, Lev Nikolaevic.
20 ottobre È venuto molto a proposito un contadino del governatorato di Voronež, grossolano e rozzo. Fuma, e beve anche, e trincia giudizi, e inveisce contro il clero, ma è originale e mi è piaciuto molto. Ha preso libri, un ritratto e se n'è andato. Sì, in loro è l'unica speranza, se si abbandoneranno alla loro speranza e idea del futuro. A me non è permesso. Olga con i figli. Ah, a Nikifor (di Voronež) ho letto anche il Discorso, e leggendolo vi ho notato difetti che ora voglio correggere.
Ah, dimenticavo di appuntare: sgradevole colloquio con Sofija Andreevna a proposito del circasso e del tentativo di saccheggio a Taptykovo. Avrei potuto essere più moderato. Ma non importa.
21 ottobre Ieri sera Sofija Andreevna tornò indietro, impaurita da un'automobile abbandonata sulla strada. Ho cominciato a scrivere Ricordi d'un prete. Vorrei scrivere anche Ricordi d'un cameriere. Lettera di Certkov sul diritto di pubblicazione delle lettere, che avanza Sergeenko. Che pena! Non è Certkov, Certkov è un altro io, e questi sono poveri uomini che cercano di guadagnarsi la vita con i prodotti del pensiero.
Ho parlato ora con Saša. Essa mi diceva dell'avidità dei figli e del loro far calcolo sui miei scritti dopo la mia morte e, di conseguenza, sulla mia morte. Che pena mi fanno. Io ho dato loro in vita tutta la mia sostanza perché non avessero la tentazione di desiderare la mia morte; ma non è bastato, e la mia morte seguita a essere desiderabile per loro. Proprio così. Uomini, esseri infelici, dotati di ragione e del dono della parola, e che impiegano quella e questo per vivere come bestie. Li giudico, è male. Se vivono così, significa che non possono altrimenti. E io giudico.
22 ottobre Sono andato al villaggio e ho provato una delle impressioni più forti, ho anche pianto un poco. C'erano gli addii dei ragazzi portati via dai soldati. Una grossa armonica suona, fa ardite variazioni su una barynja, e la folla le va dietro, e nella folla voci che si chiamano, di nonne, madri, sorelle, zie. Loro vanno verso il carro che attende alla fine del villaggio, e sostano nelle case dei compagni. Le reclute sono sei. Una è sposata. La moglie è una donna cittadina, ben vestita, con grandi orecchini d'oro, la vita sottile e vestita alla moda, con pizzi. La folla è composta soprattutto di donne e, come sempre, di cari bambini e bambinette che si aggirano, sgusciano animati fra gli adulti. Gli uomini girellano in disparte o stanno immobili sulle porte delle case coi visi seri, severi. Si sente qualcuno che piange e si lamenta, non distinguo chi è, solo un continuo singhiozzare isterico. Molte persone piangono in silenzio. Io ho parlato con Vasilij Matveeviè, padre di uno dei ragazzi che parte, quello sposato. Ci siamo messi a parlare della vodka. Lui fuma e beve. «Per ammazzare il tempo.» Si sono avvicinati Anikanov, lo starosta, e un ometto piccolo, anziano. Non lo conosceva. Era Prokofij il Rossiccio. Mi sono alzato e, indicando i ragazzi, ho chiesto: chi è quello? e quello? L'armonica suonava senza interruzione, rinforzando. Tutti ci siamo avviati dietro di essa, e camminando chiedo al vecchietto, indicando un giovane alto, vestito bene, spigliato, che cammina baldanzoso: «Di chi è quello?» «Mio», e il vecchietto ha un singhiozzo e scoppia in lagrime. Io anche.
L'armonica suonava ininterrotta. Passano davanti a Vasilij, lui versa e offre della vodka, la moglie affetta del pane. I partenti toccano appena il bicchiere con le labbra. All'uscita dal villaggio il gruppo si arresta, si salutano. I sei ragazzi si consigliano fra loro su qualcosa, poi si avvicinano a me, mi porgono la mano. E io ho di nuovo pianto.
Ora è mezzanotte. Ho avuto un bellissimo sogno: parlavo calorosamente di Henry George.
23 ottobre Ho dormito bene. Ho sempre voglia di scrivere. Ho fatto una camminata. Debole. Mi duole la vita. Quando sono tornato ho preso nota del mio sogno con Henry George. Non proprio bene, ma neanche proprio male.
Sono andato dai nostri a Teljatinki in calesse. Da appuntare:
Una delle cause principali della limitatezza dei rappresentanti del nostro mondo intellettuale è nel loro rincorrere la contemporaneità, nel loro sforzo di conoscere o almeno di avere un'idea di tutto ciò che si è scritto negli ultimi tempi. «Purché non mi sfugga qualcosa.» E su ogni argomento si scrivono montagne di libri. E tutti, per la facilità delle comunicazioni, entrano in circolo. Attacchi discorso su qualsiasi cosa: «Ma voi avete letto Cepanov, Kun, Breding? Non lo avete letto? Allora non parlate» E bisogna affrettarsi a leggerlo. E sono montagne. E quest'affrettarsi quest'inzeppare le teste la contemporaneità, con cose banali, confuse, esclude ogni possibilità di una cultura seria, vera, necessaria.
25 ottobre Ieri sera ho letto Piccoli borghesi di Gorkij. Robetta. Ieri è venuto Cinger e ho parlato con lui di scienza in generale e di fisica in particolare.
26 ottobre Sono stato sveglio fino alle 3, sentivo amarezza, ma non mi sono abbandonato del tutto a essa. Mi sono svegliato tardi. Sofija Andreevna è tornata. Ne sono stato contento, ma è molto agitata. Una bella lettera da Certkov. Mi chiarisce cose che io stesso pensavo. Il discorso con Strachov su richiesta di Certkov mi è stato penoso, perché bisogna avere a che fare col governo. Credo che deciderò tutto nel modo più semplice e naturale: Saša. Così anche per le cose prima dell'82. Sono andato a cavallo col caro Dušan. Poi c'è stato un giovanotto, lento di pensiero ma intelligente.
5 novembre Ieri ho letto un libro sulla fede indù. Il solo libro ottimo sul significato della vita.
Ho scritto le mie impressioni sulle reclute che partivano: deboli. Lettere gradevoli, ho risposto, sono andato a cavallo con Dušan, gelo, neve.
9, 10 novembre La sera ho letto