Verlaine
Nato in una famiglia agiata della piccola borghesia provinciale, cominciò fin da ragazzo a scrivere poesie ed entrò in contatto con i circoli poetici contemporanei. Si rivelarono in quegli anni alcuni tratti della sua complessa personalità, in bilico tra delicate effusioni sentimentali, improvvise brutalità e disordini sessuali. La sua prima raccolta, Poemi saturnini (1866), rivela l'influsso di Baudelaire, ma corretto da un abbandono malinconico e languido; la seconda, Feste galanti (1869), manifesta un gusto settecentesco, quasi frivolo, sotto cui serpeggia un'inquietudine decadente. Il matrimonio con Mathilde Mauté de Fleurville, combinato dalla madre nel tentativo di sottrarlo alla «bohème», gli ispirò i versi della Buona Canzone (1870); tuttavia il matrimonio non durò, minato dagli eccessi del poeta e infine travolto dalla sua tormentata relazione con il giovane poeta Rimbaud. Dopo viaggi (Belgio, Inghilterra), litigi, rappacificazioni e fughe la loro amicizia particolare si concluse drammaticamente a Bruxelles, dove il 10 luglio 1873 Verlaine ferì con due colpi di pistola Rimbaud. Fu arrestato e scontò due anni di carcere. Il poeta attraversò quindi una profonda crisi esistenziale e religiosa, di cui sono testimonianza le Romanze senza parole (1874), forse il suo risultato più alto. Scontata la pena tentò faticosamente di risalire la china dedicandosi all'insegnamento e all'agricoltura, ma presto ricadde nella vita sregolata e vagabonda, tra scatti di violenza e alcolismo. Tornò a Parigi, dove la raccolta Saggezza (1881) gli stava procurando fama e un posto di rilievo nel dibattito culturale di fine secolo. Collaborò a varie riviste; nell'importante raccolta di saggi e articoli I poeti maledetti (1884) esaltò i poeti oscuri e «irregolari», decisi a confinarsi tra rivolta ed emarginazione: Rimbaud, Mallarmé, Corbière, Villiers de l'Isle-Adam e se stesso (dietro l'anagramma di Pauvre Lelian). In quello stesso anno uscì Allora e ora, cui fecero seguito altre raccolte assai diseguali (Parallelamente, 1889; Canzoni per lei, 1891) pervase ora da un trasparente spiritualismo ora da una sensualità «diabolica». Trascinò gli ultimi anni della sua vita da un ospedale all'altro, tra miseria e relativo benessere, a seconda della fortuna del momento. Morì povero, in un ospedale di Parigi. Preludendo a certe tendenze del simbolismo, Verlaine lavorò sulla musicalità del linguaggio, cercando di evocare invece che descrivere, di tradurre le sensazioni in puro suono, di dissolvere la realtà in una sensibilità morbosa e suggestivamente sfocata, in un respiro febbrile e vibrante.