Henri F. Ellenberger

La scoperta dell’inconscio
Bollati Boringhieri, Torino 1976
Volume primo Cap. V pp. 317-326

Il profeta di una nuova epoca: Nietzsche

Verso il 1880 il mondo occidentale subiva l'influsso del positivismo, dello scientismo, e dell'evoluzionismo. Le tendenze predominanti erano, oltre ai resti della vecchia filosofia illuministica, il darwinismo sociale, il marxismo, e le nuove filosofie materialistiche e meccanicistiche. Tra i pensatori più importanti c'erano i filosofi utilitaristi e sociali Herbert Spencer, John Stuart Mill, e Hippolyte Taine. In letteratura il naturalismo cercava di riprodurre con la maggior esattezza possibile il ritratto della vita e degli avvenimenti, come aveva fatto Balzac e come stavano facendo Flaubert, Maupassant, e Zola. Il Romanticismo sembrava una cosa del passato.

Tuttavia, verso il 1885, per tutta l'Europa si poté scorgere una nuova svolta culturale, un marcato cambiamento degli orientamenti intellettuali. Il fenomeno toccò molti aspetti della cultura, e la nascita di una nuova psichiatria dinamica può essere compresa solo nel suo, contesto.

Friedrich Nietzsche è il più importante esponente di questo movimento. Nietzsche (1844‑1900) era figlio di un pastore protestante che morì quando egli era ancora molto giovane. La prima vocazione di Nietzsche fu la filologia greca e latina. Studente eccezionalmente brillante, fu nominato professore di filologia classica all'Università di Basilea nel 1869, all'età di venticinque anni: un'impresa quasi leggendaria. Nel 1872 sorprese e deluse i colleghi con il libro La nascita della tragedia. La malattia lo costrinse a lasciare cattedra nel 1879. Aveva già incominciato a scrivere una serie di libri in cui proclamava, con uno stile brillante fatto di aforismi e con un tono profetico, la necessità di rovesciare i valori istituzionali della società contemporanea, il principio della volontà di potenza, e gli oscuri insegnamenti d superuomo e dell'eterno ritorno. Nel 1889 fu colpito da paresi generale passò in uno stato di blanda pazzia gli anni successivi, fino alla morte che lo colse nel 1900.

Nietzsche costituisce un ottimo esempio di quella che i tedeschi chiamano una natura problematica, vale a dire una personalità, difficile da determinare, che dà luogo a opinioni estremamente discordanti. Tutta la sua vita seguì una serie di crisi successive. Dopo la drammatica perdita della fede cristiana nella giovinezza, nacque il suo entusiasmo per Schopenhauer e per Wagner, poi ci furono il suo passaggio dalla filologia alla filosofia, e poi ancora la brusca rottura dell'amicizia con Wagner. Queste esperienze si univano a una serie di gravi disturbi organici e nevrotici, da cui ogni volta emergeva con nuovi concetti filosofici, l'ultimo dei quali fu il suo famoso libro Così parlò Zarathustra. Non è facile determinare fino a qual punto le ultime opere di Nietzsche esprimevano un'ulteriore evoluzione del suo pensiero oppure se invece costituivano una distorsione del suo pensiero dovuta alla malattia mentale.

Nel mondo europeo della sua epoca tre fatti contribuirono a dare un'importanza particolare a Nietzsche: la sua leggenda, il suo stile, e le sue idee. La leggenda che riguardava la sua persona era già sorta durante la sua vita: era la leggenda d'un uomo che si era separato dalla società per vivere in solitudine tra i monti della Svizzera come Zarathustra nella sua caverna, e che aveva gettato un anatema sulla società contemporanea. Poi era giunta anche la sua malattia mentale, intesa da molti come la rivincita del fato su un essere umano che aveva ardito innalzarsi al di sopra degli altri esseri umani. Dopo la morte, la leggenda di Nietzsche proseguì per mezzo degli "Archivi Nietzsche", il cui unico scopo sembra essere stato appunto quello di propagare tale leggenda, secondo i desideri della sorella e di un piccolo gruppo di fedelissimi che non esitavano a pubblicare versioni falsificate delle sue opere postume. La leggenda di Nietzsche, a sua volta, sarebbe poi stata sfruttata da varie ideologie, compreso il nazismo.

L'influenza delle opere di Nietzsche è dovuta probabilmente tanto al loro stile quanto al loro contenuto. La nascita della tragedia è forse il suo unico libro con un nesso conduttore chiaro e continuo. Le opere seguenti furono delle successioni di spumeggianti aforismi. Così parlò Zarathustra è la storia di un profeta e delle sue affermazioni; un libro pieno di miti e di allegorie che esercitò un fascino straordinario sulla gioventù europea tra gli anni 1890 e 1910.

Le idee di Nietzsche sono particolarmente difficili da valutare a causa della loro mancanza di sistematicità e a causa delle innumerevoli contraddizioni che esse presentano. Non c'è da stupirsi che abbiano dato origine a una notevole quantità d'interpretazioni divergenti. I contemporanei erano colpiti dal loro carattere polemico e dai violenti attacchi rivolti da Nietzsche contro le ideologie del suo tempo, contro gli ordinamenti sociali, le religioni prevalenti, la moralità convenzionale. Egli negava l'esistenza della causalità, delle leggi naturali, e negava la possibilità che l'uomo raggiungesse la verità; questo era espresso in uno dei suoi aforismi: "Nulla è vero, tutto è permesso!" Entro tale prospettiva il pensiero di Nietzsche è stato inteso come un sistema radicale di nichilismo filosofico e morale. La maggior parte degli interpreti del pensiero nietzschiano, tuttavia, tendono a considerare l'aspetto negativo dei suoi insegnamenti come una fase preliminare intesa verso la ricostruzione filosofica dell'uomo, della società, e dell'etica.

Negli aspetti positivi, Nietzsche è importante sia per i suoi concetti psicologici sia per quelli filosofici. La novità dei primi è stata riconosciuta, in ritardo, soprattutto ad opera di Ludwig Klages, Karl Jaspers e Alwin Mittasch. Klages si spinge fino al punto di affermare che Nietzsche è il vero fondatore della psicologia moderna. Thomas Mann riteneva che Nietzsche fosse "il più grande critico e psicologo della morale noto alla storia della mente umana". Anche le sue idee sulla criminalità e sulle pene, come è stato mostrato, sono caratterizzate da una grande originalità di pensiero e conservano un notevole interesse dal punto di vista della criminologia moderna.

Alwin Mittasch ha mostrato il collegamento tra le idee psicologiche di Nietzsche e le scoperte contemporanee sull'energia psichica. Nietzsche trasferì nel campo della psicologia il principio di Robert Mayer sulla conservazione e sulla trasformazione dell'energia. Nello stesso modo in cui l'energia fisica può rimanere accumulata e quiescente sotto forma d'energia potenziale oppure può entrare in azione e produrre lavoro meccanico, così Nietzsche fornì un'immagine del modo con cui "una quantità d'energia (psichica) accumulata" poteva attendere fino al momento di venire utilizzata, e del modo con cui a volte una piccola causa "innescante" poteva liberare una notevole scarica o esplosione d'energia psichica. L'energia mentale poteva anche venire accumulata volontariamente in previsione di una futura utilizzazione a un livello superiore. Poteva anche venire trasferita da una pulsione all'altra. Ciò portò Nietzsche a considerare la mente umana come un sistema di pulsioni, e alla fine a considerare le emozioni come un "complesso di rappresentazioni inconsce e di stati della volontà".

Ludwig Klages ha mostrato come Nietzsche fosse un importante esponente di una tendenza che dominava negli anni 188o, cioè la tendenza alla psicologia che "demistifica" o "smaschera", la stessa sviluppata da Dostoevskij e da Ibsen in altre direzioni. L'interesse di Nietzsche era rivolto a svelare come l'uomo sia un essere che inganna sé stesso e che nello stesso tempo inganna continuamente i propri simili. "In occasione di tutto quello che un uomo rende manifesto, si può domandare: che cosa nasconderà? da che cosa deve distogliere lo sguardo? quale pregiudizio deve suscitare? E poi ancora: fino a che punto giunge la sottigliezza di questa dissimulazione? E, così facendo, in che cosa costui s'inganna?" Poiché l'uomo mente a sé stesso più ancora che agli altri, lo psicologo deve trarre le proprie conclusioni dal significato effettivo di un certo comportamento, piuttosto che dalle parole in sé o dagli atti in sé. Ad esempio, l'insegnamento del Vangelo: "Chi si umilia sarà esaltato", deve tradursi così: "Chi si abbassa vuol essere innalzato [391.

Inoltre, quelli che l'uomo crede essere i suoi veri sentimenti e le sue vere convinzioni spesso non sono altro che i resti di convinzioni, o di semplici affermazioni, dei suoi genitori o dei suoi antenati. In tal modo viviamo tanto della follia quanto della saggezza dei nostri antenati. Gli sforzi di Nietzsche per mostrare che ogni possibile tipo di sentimento, di opinione, di atteggiamento, di condotta, di virtù affonda le proprie radici nell'autoinganno o nella menzogna inconscia furono inesauribili. Per questo "ciascuno è agli antipodi di sé stesso"; l'inconscio è la parte essenziale dell'individuo, e la coscienza è solo una specie di formula dell'inconscio, una formula scritta in linguaggio simbolico: "...un più o meno fantastico commento di un testo inconscio, forse inconoscibile, e tuttavia sentito."

Nietzsche concepiva l'inconscio come una zona di pensieri confusi, di emozioni, di pulsioni, e nello stesso tempo come una zona in cui si ripetevano gli stadi precedenti dell'individuo e della specie. L'oscurità, il disordine, la mancanza di coerenza che caratterizzano le nostre rappresentazioni nei sogni ricordano la condizione della psiche umana nei suoi stadi più primitivi. Le allucinazioni dei sogni ci ricordano le allucinazioni collettive che colpivano intere comunità di uomini primitivi. "Dunque: nel sonno e nel sogno, espletiamo ancora una volta il compito (Pensum: il 'penso') dell'umanità primitiva" Ii sogno è la ripetizione di frammenti appartenenti sia alla nostra preistoria sia alla preistoria dell'umanità. Ciò è altrettanto valido per le esplosioni di passione sfrenata quanto per la follia .

Tanto Klages quanto Jaspers hanno mostrato la grande importanza delle teorie nietzschiane sulle pulsioni, sulle loro relazioni mutue, sui loro conflitti, sulle loro metamorfosi. Nelle sue prime opere Nietzsche parlava del bisogno di piacere e del bisogno di lotta, della pulsione sessuale e della pulsione ad associarsi, e anche della pulsione alla conoscenza e alla verità. Gradualmente egli giunse ad attribuire la predominanza a una sola pulsione fondamentale, la volontà di potenza. Soprattutto, Nietzsche descrisse il destino delle pulsioni: le loro compensazioni illusorie e le loro scariche sostitutive, le loro sublimazioni, le loro inibizioni, il loro volgersi contro l'individuo, senza tuttavia dimenticare la possibilità del loro controllo cosciente.

Il concetto di sublimazione non era nuovo; esso fu applicato da Nietzsche tanto alle pulsioni sessuali quanto a quelle di aggressione. Egli considerava la sublimazione come il risultato di un'inibizione o di un processo intellettuale, e pensava che fosse una manifestazione molto diffusa. "Buone azioni sono cattive azioni sublimate." Anche nella loro forma più altamente sublimata, le pulsioni conservano la loro importanza: "Grado e specie di sessualità in un uomo si estendono sino all'ultimo vertice del suo spirito."

Con il nome di inibizione (Hemmung) Nietzsche descrive ciò che oggi è chiamato rimozione, e applica tale concetto alla percezione e alla memoria. "Dimenticare non è una semplice vis inertiae... ma piuttosto una facoltà attiva, positiva nel senso più rigoroso, d'inibizione." "Io ho fatto questo ‑ dice la mia memoria. ‑ Io non posso aver fatto questo ‑ dice il mio orgoglio, e resta irremovibile. Alla fine, è la memoria ad arrendersi."

Per quanto riguarda il volgersi delle pulsioni contro l'individuo stesso, questo concetto fornisce la chiave di molti altri concetti fondamentali di Nietzsche: risentimento, coscienza morale, origine della civiltà.

La parola "risentimento" comprendeva ogni tipo di sentimenti di rancore, di disprezzo, d'invidia, di animosità, di gelosia, e di odio; Nietzsche la usò con un nuovo significato. Quando i sentimenti di questo tipo sono inibiti, diventando così inconsci per il soggetto, essi si manifestano in forma mascherata, soprattutto in forma di morale falsa. La morale cristiana ‑ affermava Nietzsche ‑ costituiva una forma raffinata di risentimento; essa era la morale di taluni schiavi che erano incapaci di ribellarsi apertamente contro i loro oppressori e che quindi avevano scelto una via traversa per ribellarsi: questa dava loro un senso di superiorità, ottenuta umiliando i nemici. Il comandamento cristiano: "Ama il tuo nemico" costituisce per Nietzsche un modo sottile per portare il proprio nemico all'esasperazione; esso costituisce dunque una forma crudelissima di rivincita. Il concetto nietzschiano di risentimento sarebbe poi stato accolto, con modificazioni e con ulteriori sviluppi, da Max Scheler e da Marañon.

La teoria di Nietzsche sull'origine della coscienza morale gli fu ispirata dall'amico Paul Rée, che affermava che la coscienza aveva origine dall'impossibilità di scaricare le pulsioni aggressive dell'uomo: un'impossibilità che comparve in un dato periodo storico. Nella Genealogia della morale Nietzsche, come Rée, raffigurò l'uomo primitivo come una "belva feroce", un "animale predatore", "la magnifica divagante bionda bestia avida di preda e di vittoria". Ma con la costituzione della società umana, le pulsioni dell'uomo selvaggio e libero non poterono più scaricarsi verso l'esterno e perciò dovettero volgersi verso l'interno. Questa fu anche l'origine del senso di colpa, che a sua volta fu la prima radice della coscienza morale nell'umanità. Nell'individuo, il processo è imposto dall'azione dei comandamenti morali e delle inibizioni di ogni tipo. "Il contenuto della nostra coscienza è tutto ciò che negli anni dell'infanzia ci fu regolarmente richiesto senza motivo da parte di persone che veneravamo o temevamo... La credenza nell'autorità è la fonte della coscienza: questa non è dunque la voce di Dio nel petto dell'uomo, bensì la voce di alcuni uomini nell'uomo."Inoltre, l'individuo ha in sé opinioni e sentimenti di ogni tipo, che derivano dai genitori e dagli antenati ma che egli crede suoi. "Nel figlio diventa convinzione quel che nel padre era ancora menzogna." Non solo i padri ma anche le madri determinano la condotta dell'individuo. "Ognuno porta in sé un'immagine della donna derivata dalla madre: da essa ognuno viene determinato a rispettare o a disprezzare le donne in genere, o a essere generalmente indifferente verso di loro."

Nietzsche spiega l'origine della civiltà nello stesso modo in cui spiega l'origine della coscienza: da una rinuncia alla gratificazione delle pulsioni. In ciò si può riconoscere la vecchia teoria di Diderot e dei suoi seguaci. La civiltà è identificata con una malattia e con una sofferenza dell'umanità, perché essa è: "... la conseguenza di una violenta separazione dal suo passato d'animale, ... di una dichiarazione di guerra contro gli antichi istinti, sui quali fino allora riposava la sua forza, il suo piacere e la sua terribilità".

Un aspetto notevole della psicologia di Nietzsche è l'importanza da lui attribuita non solo alle pulsioni aggressive, ma anche a quelle di autodistruzione. Tra le manifestazioni delle pulsioni di autodistruzione è compresa, secondo Nietzsche, la sete di conoscenza. Con parole di Nietzsche, la scienza è: "...un principio distruttivo, ostile alla vita... 'Volontà di verità': potrebbe essere un'occulta volontà di morte". La scienza costituisce l'affermazione di un mondo diverso dal nostro, e perciò è la negazione del nostro mondo, che è il mondo della vita.

Tra le idee di Nietzsche più propriamente filosofiche ce ne sono due che meritano un'attenzione speciale: quella del superuomo e quella dell'eterno ritorno. Il concetto di superuomo ha dato origine a una vasta gamma d'interpretazioni. Esso non ha nulla in comune con la figura di un "superuomo" nel senso di un individuo straordinariamente forte e vigoroso, dotato di poteri misteriosi. Il superuomo non costituiva un concetto nuovo, ma l'esatto significato delle parole di Nietzsche è ancora oggetto di controversie. Una possibile interpretazione deriva dall'affermazione di Nietzsche che: "L'uomo è qualcosa che dev'essere superato." Queste parole costituiscono il primo messaggio dato da Zarathustra nella sua predicazione. L'uomo deve vincere sé stesso, ma come? per che scopo?

Una spiegazione potrebbe essere la seguente: l'uomo soffre perché è preso tra la sua morale falsa e le sue pulsioni aggressive animali, profondamente radicate. Per risolvere il conflitto, l'uomo deve gettare via tutti i valori stabiliti e deve sentire, all'interno di sé stesso, che tutte le pulsioni violente, in precedenza rimosse, si gonfiano in un'ondata possente; così i pensieri di un uomo che ha sete di vendetta dovrebbero alimentarsi fino alla nausea di sentimenti di vendetta, finché egli sia giunto a un punto in cui si sente libero di perdonare il proprio nemico, di dargli la benedizione, e di rendergli onore. Dopo avere così dato una nuova valutazione a tutti i suoi valori precedenti, ora l'uomo stabilisce da sé la sua nuova scala di valori e la sua nuova morale e vive in accordo ad esse. Quest'uomo, il superuomo, è ora forte, perfino duro, ma è generoso con i deboli e segue una legge morale suprema, cioè quella dell'eterno ritorno. Anche il concetto dell'eterno ritorno ha dato origine a molte interpretazioni divergenti. Non dev'essere inteso nel senso di una "palingenesi ciclica", come quella proclamata da alcuni filosofi antichi i quali insegnavano che, a causa della costituzione fisica dell'universo, gli stessi avvenimenti devono ripetersi necessariamente a intervalli determinati, infinite volte. Come scrisse W. D. Williams, l'idea di Nietzsche è la seguente:

Continuiamo a ritornare non a una vita che sia esattamente uguale a questa, ma proprio a questa vita... Il concetto di Nietzsche è che ogni vita, la più alta e la più bassa, la nobile e la meschina, la buona e la malvagia, siano eterne, che noi lo vogliamo o no... In questo concetto possiamo scorgere un'espressione estrema della nostra totale responsabilità di esseri umani, una responsabilità cui non è possibile sfuggire. Dobbiamo rispondere di ogni momento della nostra vita ripetendola per l'eternità.

Questo è anche quanto Nietzsche espresse nella formula concisa: "Questa vita.., la tua vita eterna." Nietzsche collegava tra loro il concetto di superuomo e il concetto dell'eterno ritorno. Il superuomo adegua la sua vita al concetto dell'eterno ritorno, così vivendo sub specie aeternitatis: da ciò deriva la terribile maestà di ciascuna azione umana.

Nietzsche affermò in un'occasione che ogni sistema filosofico non è altro che una confessione mascherata. "Per quanto l'uomo possa espandersi con la sua conoscenza, apparire a sé stesso obiettivo: alla fine non ne ricava nient'altro che la propria biografia." Questo è vero, probabilmente, per Nietzsche più che per chiunque altro. Lou Andreas‑Salomé osservò per la prima volta lo stretto rapporto che intercorreva tra i disturbi organici e nervosi di Nietzsche e la produttività della sua mente. Secondo la Andreas-Salomé, Nietzsche attraversò una serie di cicli caratterizzati da fasi di malattia, da guarigioni accompagnate dall'acquisizione di nuove concezioni filosofiche, e da periodi di euforia che precedevano una successiva ricaduta nella malattia. Questo può spiegare la sua convinzione irremovibile di portare un nuovo messaggio all'umanità e di essere il profeta di una nuova epoca, e può anche spiegare l'eccezionale successo goduto dalle idee di Nietzsche nell'Europa degli anni 1890. Un'intera generazione fu permeata del pensiero nietzschiano (qualsiasi fosse l'interpretazione che se ne dava) nello stesso modo in cui la generazione precedente aveva subito il fascino del darwinismo. L'influsso di Nietzsche sulla psichiatria dinamica fu enorme. Molto più di Bachofen, è Nietzsche che può essere considerato la fonte comune di Freud, Adler, e Jung.

Agli occhi di coloro che conoscono il pensiero di Nietzsche e quello di Freud, la somiglianza tra i loro concetti è talmente evidente che non ci possono essere dubbi sul fatto che Nietzsche abbia influenzato Freud. Freud parla di Nietzsche come di un filosofo "le cui intuizioni sono spesso confermate nel modo più stupefacente dalla faticosa indagine psicoanalitica", e aggiunge che proprio per quel motivo egli evitò per molto tempo di leggere Nietzsche, allo scopo di tenersi la mente libera da possibili influssi esterni. Tuttavia si deve notare come all'epoca della prima maturità di Freud non fosse necessario avere studiato Nietzsche per essere permeati del suo pensiero, dato che egli era citatissimo: era recensito e analizzato in ogni ambiente e in tutte le riviste e giornali.

Anche la psicoanalisi appartiene chiaramente a quella tendenza "demistificante", cioè alla ricerca di motivazioni nascoste e inconsce, che era caratteristica degli anni tra il i88o e il 1900. Tanto in Freud quanto in Nietzsche le parole e le azioni sono considerate come manifestazioni di motivazioni inconsce, soprattutto di pulsioni e di conflitti di pulsioni. Per tutt'e due l'inconscio è il campo delle pulsioni selvagge e brutali che non trovano vie di sfogo permesse; pulsioni che derivano da stadi precedenti dell'individuo e dell'umanità, e che trovano espressione nelle passioni, nei sogni, e nella malattia mentale. Anche il termine "Es" deriva da Nietzsche. Anche il concetto dinamico della psiche, con i concetti d'energia mentale, di "quanti" d'energia latente o inibita, di scariche d'energia o di trasferimento d'energia da una pulsione all'altra, si trova in Nietzsche. Prima di Freud, Nietzsche immaginò la psiche come un sistema di pulsioni che possono entrare in conflitto tra loro oppure fondersi l'una con l'altra.

A differenza di Freud tuttavia Nietzsche non attribuì una posizione di predominio alla pulsione sessuale (pur dandole l'importanza dovuta), ma piuttosto alle pulsioni di aggressione e di autodistruzione. Nietzsche comprese perfettamente quei processi che sono stati chiamati da Freud meccanismi di difesa, in particolare la sublimazione (termine che appare almeno una decina di volte nelle opere di Nietzsche), la rimozione (con il nome di inibizione), e il volgersi delle pulsioni contro l'individuo. Anche i concetti di imago paterna e materna sono impliciti in Nietzsche. La descrizione del risentimento, della falsa coscienza e della morale falsa anticiparono le descrizioni freudiane di senso nevrotico di colpa e di Superio. Anche l'opera di Freud Il disagio della civiltà (1929) mostra un notevole parallelismo con la nietzschiana Genealogia della morale. Entrambe queste opere danno nuova espressione alla vecchia supposizione di Diderot che l'uomo moderno sia afflitto da una malattia particolare; una malattia collegata alla civiltà, poiché la civiltà richiede all'uomo che egli rinunci alla gratificazione delle sue pulsioni. Sparse in tutte le opere di Nietzsche ci sono innumerevoli idee e innumerevoli frasi di cui si può trovare un parallelo in Freud. Nietzsche insegnò che nessuno si lamenta o accusa sé stesso senza un desiderio segreto di vendetta, che "ogni lamentarsi (Klagen) è accusare (Anklagen) ". La stessa idea, con lo stesso gioco di parole, compare nel famoso scritto di Freud Lutto e melanconia (1915): "Le loro 'lamentele' sono in realtà 'accuse' nel vecchio senso del termine [68]."

Se l'interpretazione del superuomo fornita da Lou Andreas‑Salomé fosse quella giusta, il concetto di superuomo conterrebbe in germe il concetto freudiano di trattamento psicoanalitico. Il superuomo che ha superato il conflitto tra la morale convenzionale e le sue spinte pulsionali è diventato libero nella propria profondità, ha edificato la sua personale scala di valori e la sua morale autonoma. Se egli è "buono", lo è solo perché ha deciso di esserlo. Ha superato sé stesso all'incirca nello stesso modo in cui lo fa il nevrotico dopo una psicoanalisi con esito positivo.

Anche se l'influsso di Nietzsche sulla psicoanalisi non è stato ancora esaminato fino in fondo, Crookshank ha compiuto uno studio dettagliato su Nietzsche e Adler. Si possono tracciare dei paralleli piuttosto estesi. Tanto per Nietzsche quanto per Adler l'uomo è un essere incompleto che deve raggiungere da sé la propria completezza. Il principio nietzschiano: “L'uomo è qualcosa che dev'essere superato" trova il proprio equivalente nel principio adieriano: "Essere umano significa essere stimolato da un senso d'inferiorità che tende a essere superato." La concezione di Nietzsche che l'unica pulsione fondamentale dell'uomo è la volontà di potenza si riflette nell'insegnamento di Adler sulla fondamentale lotta dell'uomo verso la superiorità. A tale proposito le opere di Nietzsche sono una miniera inesauribile di esempi che mostrano come la volontà di potenza si manifesti sotto innumerevoli forme mascherate, inclusi perfino l'ascetismo e l'asservimento volontario ad altri uomini (con parole moderne, masochismo morale).

La grande differenza tra Adler e Nietzsche è che il primo identifica il superamento dell'uomo da parte di sé stesso con la sua accettazione del "senso di comunità», mentre invece Nietzsche, da estremo individualista, parla con disprezzo della pulsione aggregativa, I' "istinto del gregge". Tuttavia l'idea nietzschiana che "l'errore sulla vita è necessario alla vita" e che l'autoinganno è necessario per l'individuo anticipa il concetto adieriano di "finzione guida" nel nevrotico.

A differenza di Freud, Jung proclamò sempre apertamente l'enorme stimolo intellettuale da lui trovato in Nietzsche. Le teorie di Jung sono piene di concetti che possono venire ricondotti in forma più o meno alterata a Nietzsche. A tali concetti appartengono le riflessioni di Jung sul problema del male, sulle pulsioni superiori dell'uomo, sull'inconscio, sul sogno, sugli archetipi, l'Ombra, la Persona, il Vecchio Saggio, e molti altri. Jung fornì anche un'interpretazione della personalità di Nietzsche: Zarathustra ‑ egli disse ‑ era una personalità secondaria di Nietzsche. Tale personalità si era formata e si era sviluppata lentamente nel suo inconscio, finché a un certo punto essa era esplosa improvvisamente portando con sé una quantità enorme di materiale archetipico. Le lezioni di Jung sullo Zarathustra sono contenute in dieci volumetti scritti a macchina, non pubblicati, che costituiscono l'esegesi più approfondita che sia mai stata tentata sulla celebre opera di Nietzsche.