Alessandro Ravera

"Biografia di Nietzsche

I Grandi Filosofi - Il sole 24 ORE, Milano 2006

INTRODUZIONE

Mentre il pensiero di Nietzsche può, a buon diritto, essere considerato come uno dei passaggi fondamentali per la cultura del mondo contemporaneo, la sua vita appare singolarmente lontana dalle vicende storiche che hanno agitato il mondo di lingua tedesca nel XIX secolo e che, al contrario, avevano costituito la premessa fondamentale per le speculazioni dei filosofi appartenenti alle generazioni precedenti la sua, come Kant o Hegel. Sulla scia di Schopenhauer, Nietzsche rivendica continuamente la propria "inattualità" e il solo momento in cui Nietzsche sembra stia per prendere parte attiva nella società è, paradossalmente, quello che prelude immediatamente la pazzia.

La vita

La vita di Nietzsche dà l'impressione di procedere parallelamente al corso della storia: i luoghi in cui si trova a risiedere rappresentano, per il XIX secolo, la quintessenza di un'appagante tranquillità: Basilea, l'Engadina, la Riviera... la stessa Torino viene lodata dal filosofo in termini tutt'altro che oltreumani. Analoga considerazione può essere fatta per quel che riguarda l'aspetto dell'uomo Nietzsche, sempre descritto come una persona dall'aspetto pacifico e conciliante, tutto il contrario di quel che poteva dirsi di Nietzsche filosofo. Non si sa se considerare questa dicotomia il frutto di una mente ipersensibile, pronta ad essere stimolata anche dalla minima sollecitazione (appare quasi impossibile collegare, come fa Nietzsche, la calma del lago di Silvaplana con il timor panico che sembra ispirargli la dottrina dell'"eterno ritorno"), oppure il risultato di una caparbia volontà di mascheramento, cui non doveva essere estranea la scelta - "inattuale" e così caratterizzante - di lasciarsi crescere i baffi a dismisura, fino a coprire quasi metà del volto. La filosofia e la vita di Nietzsche sembrano legate da un rapporto di proporzionalità inversa e la carica della prima appare come innescata dall'apparente grigiore della seconda. Tuttavia, sono proprio queste tangibili contraddizioni a radicare ancor più fortemente la figura e il pensiero nietzscheani in quella che è la nostra cultura.

GLI ANNI GIOVANILI

Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, un minuscolo villaggio della Sassonia, il 15 ottobre 1844. Suo padre, Karl Ludwig Nietzsche, è un pastore protestante, a sua volta figlio e nipote di ministri del culto luterano; anche la madre, Franziska Oehler, è figlia di un pastore; le radici religiose della famiglia sono perciò fortissime: nel Settecento, il nonno di Karl aveva scritto un libello anti-illuminista in cui si proclamava l'eternità e la perfezione della fede cristiana. Röcken fa parte di quei territori originariamente sassoni che il Congresso di Vienna, trent'anni prima, ha assegnato alla Prussia. Dopo aver avuto un'importanza decisiva durante le guerre napoleoniche (le più importanti battaglie della VI Coalizione sono avvenute proprio nella regione di Röcken) la Prussia è uscita notevolmente rinforzata dalle decisioni del Congresso di Vienna e si sta avviando a diventare la nazione egemone dell'Europa centrale, scalzando la leadership tradizionalmente avuta dall'impero asburgico; paradossalmente, questo processo si sta sviluppando contro la volontà tanto della corona quanto dell'aristocrazia prussiane, tradizionalmente legate a schemi dinastici e del tutto aliene alle correnti nazionaliste che l'era napoleonica ha innescato. Nel quadro della politica di controllo sociale attuato dalla dinastia Hohenzollern, la religione riveste una grande importanza: quella luterana è considerata culto di stato, ed è infatti con decreto regio che Karl Ludwig è diventato curato della minuscola parrocchia di Röcken: il nome di battesimo di Friedrich Wilhelm è appunto un omaggio al re di Prussia, Federico Guglielmo IV. Röcken si trova in un'area rurale ancora profondamente agricola, lontanissima dalle dinamiche sociali innescate dalla rivoluzione industriale, in una regione dove - come ha scritto Hobsbawm - le città e i paesi sono rimasti identici negli ultimi due secoli come insetti intrappolati nell'ambra.

Il 1848, l’annus terribilis, è tale anche per la famiglia Nietzsche, che nel frattempo si è arricchita di una figlia, Elisabeth: mentre i moti rivoluzionari che sconvolgono le città d'Europa vengono ignorati tra le colline della Sassonia, una caduta accidentale mina definitivamente il fisico di Karl Ludwig forse già debilitato da una malattia ereditaria; dopo lunghe sofferenze, l'uomo muore l'anno successivo. Privi del capofamiglia, i Nietzsche sono costretti a trasferirsi presso alcuni parenti nella vicina cittadina di Naumburg.

L'ambiente di Naumburg è del tutto diverso da quello di Röcken: da un villaggio agricolo con i campi dietro casa, i Nietzsche sono sbalzati in una città che, seppur di modeste dimensioni (circa 13.000 abitanti), vanta origini medievali ed è cinta da una cerchia di mura che, in ossequio alle leggi prussiane, costituisce una barriera daziaria quasi invalicabile tra i campi e l'area urbana.

Per il giovanissimo Friedrich gli avvenimenti del biennio 1848/49 rappresentano un trauma terribile: il pensiero della morte del padre per "rammollimento cerebrale" (questo il referto dei medici dell'epoca) lo avrebbe assillato per tutta la vita e, già al tempo delle scuole primarie, inizia a subire attacchi lancinanti di emicrania che lo costringono a letto per giorni interi. Il giovane Nietzsche finisce per convincersi di due cose: che è destinato a morire come il padre e che diventerà, come lui, pastore. Nel 1858, grazie al suo buon rendimento scolastico, Friedrich ottiene l'internato gratuito nel prestigioso ginnasio di Pforta, un antico monastero cistercense adibito a scuola fin dai tempi della Riforma. In quello che viene considerato uno dei migliori licei prussiani la disciplina è quasi militare: la sveglia è alle sei; subito dopo, gli studenti si lavano con acqua gelida, abitudini che Nietzsche manterrà per tutta la vita.

A Pforta, Nietzsche incontra per la prima volta i classici greci, destinati a diventare il punto di partenza della sua filosofia; non è tuttavia in greco che ottiene i risultati migliori bensì in religione, anche se alcuni scritti giovanili di quegli anni lasciano trasparire i primi forti dubbi sulla natura del cristianesimo.

Ottenuta la maturità nel 1864, si iscrive alla facoltà di teologia, coerentemente alle tradizioni familiari, e sceglie, come gran parte dei suoi compagni di corso, l'università di Bonn.

GLI STUDI UNIVERSITARI

Come Röcken, anche Bonn era diventata prussiana solo dopo il congresso di Vienna. La Renania - regione economicamente molto più avanzata della Prussia e, per di più, a stragrande maggioranza cattolica - aveva digerito con un certo malumore la dipendenza dalla lontana Berlino dove, come dice un commentatore del tempo, "Si mangia male, si prega Lutero e si parla un dialetto più incomprensibile del bavarese".

La neoprussiana Renania era territorialmente separata dalla "madrepatria" da una serie di stati minori, ma costituiva una regione fondamentale sia in termini economici che strategici; da quando Bismarck era diventato cancelliere (1862) le istituzioni renane avevano goduto di particolari sovvenzioni e i giovani diplomati prussiani erano spinti a trasferirvisi anche per incoraggiare l'unità nazionale. Quando Nietzsche arriva a Bonn sono in corso le celebrazioni per il cinquantenario dell'annessione alla Prussia, e il giovane - educato pur sempre in un collegio intriso di nazionalismo prussiano - non può fare a meno di descrivere alla madre l'atmosfera di freddezza in cui si svolgono i festeggiamenti; gli anni universitari sono gli unici in cui dimostrerà un qualche interesse per le vicende politiche. L'ateneo di Bonn, rinomato per le lezioni impartite da Schlegel all'inizio del secolo, è ritenuto uno dei più avanzati per quanto riguarda gli studi filologici; negli anni sessanta dell'Ottocento vi insegnano due indiscusse autorità come Otto Jahn e Friedrich Ritschl. La rivalità tra i due monopolizza la vita universitaria e, come tutti gli studenti, Nietzsche è costretto ad una scelta. Forse è più affine a Jahn per mentalità (oltre che filologo, Jahn è anche un rinomato musicologo e Nietzsche ha dimostrato di amare la musica fin dagli anni giovanili) ma, alla fine, si trova a parteggiare per Ritschl, sostenitore di posizioni più scientifiche. Così, quando Ritschl si trasferisce all'università di Lipsia nel 1865, decide dì seguirlo.

L'anno trascorso a Bonn ha portato Nietzsche a maturare la decisione di lasciare la facoltà di teologia per iscriversi a filologia; non soltanto ha abbandonato l'idea di diventare sacerdote, ma fa ormai professione di ateismo; di ritorno a Naumburg - molto più vicina a Lipsia rispetto a Bonn - lascia sconcertata la madre, declinando l'invito a partecipare alla messa pasquale. All'università, Nietzsche ha modo di farsi notare da Ritschl che, impressionato dal suo talento, lo prende sotto la sua protezione e gli dà l'opportunità di pubblicare alcuni articoli sulla Rheinisches Museum, la più importante rivista di filologia tedesca. A Lipsia, sembra che i traumi dell'infanzia siano stati definitivamente superati; Nietzsche si avvia a diventare cum laude un membro della prestigiosa classe accademica prussiana; gode l'appoggio di uno dei più rinomati professori del tempo e dà prova di moderato patriottismo lodando l'opera di Bismarck e salutando le truppe prussiane che occupano Lipsia nel quadro della guerra austro-prussiana. Una serie di episodi, tuttavia, stanno per sconvolgere totalmente le sue prospettive. Dapprima legge Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer che gli suscita una viva impressione e lo introduce alla filosofia; qualche tempo dopo ha modo di conoscere di persona Richard Wagner, suo idolo fin dai tempi del liceo, scoprendo che anche il musicista coltiva l'interesse per Schopenhauer. Ma il vero scossone capita nel 1869, quando ottiene - senza neppure essere laureato - la cattedra di filologia classica all'università di Basilea: sembra il classico colpo di fortuna.

L'ARRIVO A BASILEA

Quando ottiene la cattedra di "professore straordinario di filologia classica (a 800 talleri al mese) all'università di Basilea" (come vorrebbe scritto sul suo biglietto da visita) Nietzsche ha appena venticinque anni. Sono stati i buoni uffici di Ritschl, che lo ha entusiasticamente caldeggiato per l'incarico, a spianargli la strada.

A metà dell'Ottocento, Basilea è una pacifica città di circa 30.000 abitanti e la sua università è una tra le più antiche nel mondo di lingua tedesca. La guerra civile scoppiata trent'anni prima nel cantone - per molti versi un'anticipazione della guerra del Sonderbund - aveva portato alla nascita di due semicantoni, il conservatore Basilea-città e il più progressista Basilea-campagna, esaurendo in questo modo ogni dissidio interno. La città è stabilmente in mano ad alcune grandi famiglie, Merian, Sarasin, Euler, Bernoulli, Bachofen... Esse controllano in modo quasi oligarchico tutte le istituzioni cittadine, università compresa; basta pensare ai nomi di Euler o Bernoulli per comprenderne la rilevanza europea anche in campo culturale. Al momento dell'arrivo di Nietzsche, l'ateneo basilese - pur se ancora prestigioso - conta in realtà appena un centinaio di studenti suddivisi in quattro facoltà. Per le lezioni si fa ricorso a giovani docenti, com'è appunto il caso di Nietzsche, attratti più dall'ascendente della città che aveva ospitato Erasmo e Paracelso piuttosto che dalle risorse messe a disposizione dall'ateneo. In generale, l'atmosfera accademica è comunque molto più rilassata rispetto alle università tedesche: studenti e professori godono di una grande libertà di pensiero adeguatamente tutelata dalle autorità cantonali.

Il personaggio più carismatico della cultura cittadina è l'eminente storico Jacob Burckhardt che, naturalmente, appartiene ad una delle più rispettabili famiglie cittadine. Docente universitario di fama europea, è considerato una delle maggiori autorità nella storia del Rinascimento; il suo atteggiamento nei confronti dell'idealismo di stampo hegeliano e dell'ottimismo positivista in voga nelle università tedesche ed europee lo esprime in una conferenza: "la nostra epoca produce in genere calcoli e costruzioni per il futuro (...) scopo finale di questi sistemi è che ognuno, lavorando per un tempo gli lasci ozio sufficiente per il proprio sviluppo spirituale, conduca un'esistenza confortevole e degna dell'umanità. Ma poi, chi si caricherà il letame e sbrigherà consimili faccende? Si tratta di profezie che si risolvono in un'autocelebrazione della filosofia e in altri bei discorsi". "Per fortuna la nostra considerazione storica non si occupa del futuro", scrive in un'altra occasione: la lezione che ha imparato dalla storia è che anche le civiltà più splendide hanno fondamenta grette e sono comunque destinate a eclissarsi. Per tutta la vita, Nietszche proverà per Burckhardt un riguardo particolare, facendo propria la concezione pessimistica burckhardtiana del presente. A Basilea, Nietzsche ha modo di stringere diverse amicizie, tra cui quella con Franz Overbeck, professore di teologia, nonché suo vicino di casa. Overbeck, che sarà una delle poche persone a rimanere legate a Nietzsche per tutta la vita, è un personaggio singolare nel panorama accademico: ateo dichiarato, studia la religione con un atteggiamento che oggi definiremmo antropologico. La sua interpretazione del cristianesimo - da lui concepito come una religione millenaristica scomparsa e sostituita da una forma essenzialmente politica -sembra avere non pochi punti di contatto con la nietzscheana "morte di Dio".

L'AMICIZIA CON WAGNER

Prima di trasferirsi a Basilea, Nietzsche aveva rinunciato alla cittadinanza prussiana: nell'eventualità per nulla improbabile di una nuova guerra, avrebbe potuto essere richiamato alle armi abbandonando la didattica. Le autorità prussiane, rispettose del prestigio accademico, avevano acconsentito e Nietzsche aveva perciò assunto sui suoi documenti la qualifica di "apolide", posizione che avrebbe mantenuto per il resto della vita. Nonostante questo espediente, allo scoppio della guerra franco-prussiana Nietzsche chiede il permesso di arruolarsi al consiglio dell'ateneo, che glielo concede limitatamente ai servizi di sanità. Partecipa così al conflitto (che si svolge a pochi chilometri da Basilea) per pochi giorni prima di cadere malato di dissenteria ed essere congedato. Probabilmente, Nietzsche aveva cambiato le proprie opinioni sull'arruolamento sotto l'influenza del nazionalismo che aleggiava nella cerchia di Richard Wagner, certo la figura più importante tra quelle da lui frequentate negli anni basilesi. Assieme alla compagna Cosima, Wagner risiede in una villa presso Lucerna che Nietzsche inizia a frequentare quasi settimanalmente, grazie alla vicinanza tra Lucerna e Basilea. Wagner, uomo dal carattere difficile ma sensibile alle lodi, rimane lusingato dai toni encomiastici del giovane professore e lo introduce nell'ambiente dei suoi sostenitori. A poco a poco, gli interessi di Nietzsche prendono decisamente le distanze dalla filologia per avvicinarsi sempre di più a questioni estetico-musicali: in quegli anni il dibattito tra wagneriani e antiwagneriani è accesissimo e monopolizza la cultura non soltanto musicale. Grazie all'appoggio munifico del re di Baviera Ludwig II, il musicista sta per intraprendere la realizzazione della Festespielhaus di Bayreuth, una sorta di "tempio" laico dedicato alla sua musica, e trova in Nietzsche il possibile propugnatore delle proprie idee anche in un campo non strettamente musicale.

Così, sulla scia di Wagner e Schopenhauer - il filosofo che aveva esaltato la superiorità della musica sulle altre arti - Nietzsche, intraprende la stesura del suo primo libro, La nascita della tragedia.

LE PRIME PUBBLICAZIONI: "UN TRISTE CAPITOLO"

Pubblicato nel 1872 sotto l'egida di Wagner, La nascita della tragedia dallo spìrito della musica lascia interdetto il mondo della filologia. In esso, Nietzsche espone le sue teorie relative alla nascita della tragedia greca, sottolineando tutti gli aspetti che avrebbero dovuto collegarla alla musica greca: per farlo, introduce le categorie di "apollineo" e "dionisiaco", destinate ad avere un enorme successo per l'ermeneutica del secolo successivo. Partendo da queste premesse, il libro finisce per essere troppo filologico per il pubblico musicale e troppo filosofico per quello dei filologi; è soprattutto il mondo filologico a rimanere interdetto; Ritschl (a cui Nietzsche ha spedito una copia nella speranza di una buona recensione, dal momento che ha lui stesso sottolineato più volte l'importanza della musica nella drammaturgia greca) spedisce una lettera infuocata al rettore dell'università di Basilea in cui scrive "Ma il nostro Nietzsche! Questo è davvero un ben triste capitolo". Rispetto al metodo "scientifico" prediletto da Ritschl, Nietzsche ha adottato un discorso del tutto congetturale, che gli appare inaudito. Dall'università di Lipsia, un giovane filologo, anche lui educato a Pforta, Ullrich von Wilamowitz-Möllendorf (destinato a diventare uno dei più importanti esperti della disciplina) demolisce il libro con sarcasmo, sottolineandone lacune imperdonabili in campo filologico; ne nasce un'accesa disputa in cui scende in campo anche

Wagner che, per difendere il suo protetto, lancia pesantissime accuse verso il mondo accademico tedesco.

Nonostante la cocente delusione che ha fatto seguito alle critiche, le successive pubblicazioni nietzscheane si pongono sulla stessa linea e privilegiano un approccio dichiaratamente filosofico. Significativamente, questi testi sono intitolati Considerazioni inattuali, quasi a sottolineare la loro condizione di estraneità rispetto al campo a cui li si vorrebbero confinati: Nietzsche arriva addirittura a proporsi come docente di filosofia quando a Basilea se ne libera la cattedra, suscitando una certa incredulità nel rettore. Nel frattempo, nel corso delle sue lezioni Nietzsche ha fatto la conoscenza di Paul Rèe e di Heinrich Köselitz. Rèe proviene da una ricca famiglia sassone e frequenta come uditore i suoi corsi di filologia. Come Nietzsche, anche Rèe è un ammiratore di Schopenhauer e le sue opinioni - ad esempio sulla morale - riecheggiano i pensieri che Nietzsche rielaborerà nei suoi scritti maturi. Anche Köselitz frequenta le sue lezioni, ma è invece un aspirante musicista; entrato nel giro degli amici abituali, si offre di fare da segretario scrivendo sotto dettatura, dal momento che la vista di Nietzsche non ha fatto negli ultimi anni che peggiorare. Anche gli attacchi di mal di testa continuano a presentarsi con una frequenza preoccupante.

Quando, finalmente, il teatro di Bayreuth è terminato, Nietzsche si reca all'inaugurazione, ma rimane infastidito dall'eccesso di mondanità dell'evento e anche la musica di Wagner non lo entusiasma più come un tempo. In questi anni, infatti, si è delineata una nuova trasformazione: Nietzsche sta abbandonando l'influsso della musica wagneriana, per concentrarsi su un altro tema messo in gioco nella Nascita della tragedia, ovvero la dicotomia tra dionisiaco e apollineo visti come prodromi non solo estetici ma anche ermeneutici, in grado di consentire l'interpretazione di processi artistici, storici ed etici. Nel 1878 viene pubblicata la prima parte di Umano troppo umano, il libro che segna il definitivo distacco di Nietzsche dagli ideali wagneriani. Questo libro per spiriti liberi - come recita il sottotitolo - consiste in una raccolta di aforismi ispirati a Montaigne e Pascal; Nietzsche insiste con il suo editore affinché appaia in concomitanza con il centenario della morte di Voltaire, per sottolinearne il debito con la cultura francese. Negli anni in cui Wagner completa il Parsifal, l'opera che segna il suo ritorno agli ideali della tradizione, Nietszche pubblica un libro in cui arte, morale e religione vengono spietatamente spogliate di qualsiasi certezza trascendente.

IL CONGEDO DALL'UNIVERSITÀ

Poco prima della stesura di Umano troppo umano, Nietzsche chiede di potersi congedare temporaneamente dall'insegnamento per motivi di salute, cosa che l'università di Basilea gli concede, continuando a versargli uno stipendio ridotto di circa un quarto. La sua posizione in seno all'università si è fatta difficile: sa che dopo il feroce attacco di Wilamowitz alla Nascita della tragedia non avrà più alcuna possibilità di carriera nelle università tedesche. Tuttavia, nell'ateneo basilese, il dissenso tedesco diventa quasi un titolo di merito, poiché - dopo la guerra franco-prussiana e l'annessione dell'Alsazia-Lorena - la Confederazione non vede più di buon occhio né il potente vicino tedesco né il suo apparato universitario; al consiglio universitario, d'altra parte, non interessano le pubblicazioni filosofiche - che certo ritiene stravaganti - purché Nietzsche continui ad insegnare la filologia classica con la consueta diligenza. Ma a Nietzsche, ormai, la filologia non interessa più: in questo senso, le critiche di Wilamowitz erano perfettamente centrate. Già La nascita della tragedia non è un testo filologico in senso stretto, bensì la premessa allo sviluppo della filosofia nietzscheana, e i libri che le sono succeduti, dalle quattro Inattuali a Umano troppo umano, hanno confermato il suo distacco dalla rigida disciplina filologica in direzione di un personale percorso filosofico.

Una volta vista sfumare la possibilità di insegnare filosofia all'università, le lezioni sono diventate per Nietzsche nient'altro che un peso; di pari passo le sue condizioni fisiche sono peggiorate nettamente: la miopia si è aggravata, rendendogli la lettura particolarmente gravosa, mentre gli attacchi di mal di testa si succedono sempre più di frequente. La decisione di abbandonare l'ambiente accademico diventa perciò definitiva nel 1879; l'ateneo gli concede per sei anni una rendita di 3.000 franchi, cui contribuiscono il cantone di Basilea, la Società Accademica e un fondo privato. Si tratta di un atto di grande liberalità da parte della città, dal momento che lo statuto universitario non riconosceva a Nietzsche alcun diritto alla pensione. Così, dopo aver abbandonato l'insegnamento universitario e aver rotto con il clan wagneriano - cosa di cui Richard e Cosima non lo perdoneranno mai -, Nietzsche abbraccia un'esistenza randagia, cercando quanto possibile di non rinunciare a quel minimo di decoro borghese consentitogli dalla pensione di professore. Inizia così a spostarsi tra le Alpi e la costa mediterranea, sempre alla ricerca di un clima che gli permetta di lenire gli attacchi di dolore.

IL CRISTOFORO COLOMBO DELL'ANIMA

Convinto - come tanti altri turisti ottocenteschi - che il clima mediterraneo possa giovargli, nel 1880 Nietzsche si reca dapprima a Venezia, presso l'amico Koselitz, trasferitosi frattanto in Italia. Le crisi di dolore sono sempre più forti e lo colpiscono almeno un paio di volte a settimana. Spera di ottenere qualche sollievo nella stazione di cura di Marienbad, poi torna nuovamente a sud, questa volta diretto a Genova.

Nonostante, nel capoluogo ligure, si trovi ad abitare in una piccola soffitta - gelida d'inverno e soffocante d'estate - la città lo entusiasma. Trova la vicinanza del mare tonificante e persino i continui sforzi fisici cui lo costringe una città di vicoli scoscesi gli appaiono benefici. In realtà, si tratta di un'impressione psicologica: da una parte trova rilassante poter vivere in perfetta solitudine, dall'altra il filosofo vede in Genova soprattutto la città di Colombo, figura con cui comincia a sentire qualche affinità, e si consola nella prospettiva di essere anche lui in procinto della scoperta di un nuovo e inesplorato mondo interiore.

Nel capoluogo ligure conclude Aurora, da molti considerato il primo testo di Nietzsche completamente originale e compiutamente privo di reminescenze wagneriane o schopenhaueriane: vi viene per la prima volta esposto il concetto di "autosoppressione della morale", uno dei temi centrali del suo pensiero, già abbozzato in Umano troppo umano.

L'ETERNO RITORNO

Nell'agosto del 1881, Nietzsche visita per la prima volta Sils-Maria in Engadina, dove prende in affitto una stanza in una piccola casa poco fuori il nucleo del paese, nelle immediate vicinanze della Val Fex e del lago di Silva-piana. La serenità del clima e l'aria di alta quota gli consentono lunghe passeggiate; durante una di queste ha, per la prima volta, l'intuizione dell'eterno ritorno dell'uguale {"Die ewige Wieder-kehr des Gleichen"), da lui stesso definita la "più grave" e la "più abissale" del suo pensiero: "Camminavo un giorno lungo il lago di Silvaplana attraverso i boschi, presso una potente roccia che si levava a figura di piramide, vicino a Surlei, mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel pensiero". "L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre capovolta e te con essa, granello della polvere! Non ti rovesceresti a terra digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina?". Grazie alla competenza del filologo, Nietzsche gioca con l'ambiguità tra il daimon socratico e il demone cristiano: l'eterno ritorno - che, secondo Heidegger, costituisce il cuore del pensiero nietzscheano - viene mostrato per la prima volta come un momento "assoluto" che, sullo sfondo impassibile delle Alpi, dissolve la linearità tradizionalmente assegnata al tempo. Questo pensiero lo affascina e lo ossessiona, diventando un leit-motiv dei suoi scritti; anche le Alpi lo estasiano: grazie alla particolare conformazione dell'Engadina, Nietzsche può fare lunghe passeggiate assorto nei suoi pensieri; non potendo scrivere per più di un'ora al giorno senza precipitare in uno dei suoi attacchi, ha preso l'abitudine di rielaborare mentalmente i suoi scritti mentre passeggia, prima di metterli su carta in forma definitiva. Per la gente del luogo è un vecchio professore quasi cieco e un po' pazzo che parla da solo ma è straordinariamente mite, totalmente privo di quell'arroganza che di solito contraddistingue la gente di città.

Da allora Nietzsche, che in realtà ha soltanto trentotto anni, inizia a dividere la sua esistenza tra Sils-Maria in estate e la Riviera in inverno, riservandosi, nelle mezze stagioni, alcune rapide visite alla famiglia, rimasta a Naumburg.

Dal punto di vista editoriale, le vendite di Aurora non sono state incoraggianti, ma Nietzsche prosegue ostinato nella sua speculazione con

La gaia scienza dove appare la prima embrionale esposizione dell'eterno ritorno; nel libro l'attacco alla religione assume toni che travalicano largamente ]' "oppio dei popoli" marxiano. Nietzsche, benché teoricamente accostabile a Marx - e persino a Freud - in termini di negazione dei presupposti dell'idealismo, si muove su un percorso lontanissimo da quello marxiano (è probabile che Nietzsche conoscesse Marx solo di nome, quasi certamente non lo lesse mai): la prospettiva storica in cui si muove il pensiero marxiano è proprio quella che Nietzsche aveva condannato nella Seconda inattuale.

Nel 1882, Nietzsche è a Roma, ospite di Malwida von Meysenburg, una nobildonna conosciuta mentre frequentava il giro dei wagneriani. Qui incontra Paul Rèe (che negli anni precedenti si era recato a fargli visita diverse volte) assieme ad una giovane aristocratica di origine russa, Louise von Salomé.

I biografi di Nietzsche hanno indagato - a volte quasi morbosamente - sulla sua vita affettiva, giungendo alle più disparate conclusioni; tuttavia il rapporto tra il filosofo e Lou Salomé ha finito per acquistare una valenza simbolica, spesso ingigantita, a causa del successivo intervento della sorella Elisabeth. Certo la storia segnò profondamente Nietzsche, anche perché i dettagli finirono presto per essere risaputi nella ristretta cerchia di persone che conosceva, ma probabilmente la vicenda non fece che catalizzare emozioni che l'uomo provava già da tempo. Pochi giorni dopo averla conosciuta, durante il ritorno in Svizzera, Friedrich chiede la mano a Lou, ottenendo un cortese, ma netto, rifiuto; era successo almeno un'altra volta che Nietzsche proponesse il matrimonio a una donna conosciuta da pochi giorni, forse spinto dal continuo invito a sposarsi che, coerentemente con l'ottica ottocentesca, i suoi amici gli rivolgevano continuamente. Verosimilmente, Nietzsche si aspettava di ricevere una risposta negativa, ma la Salomé, all'insaputa di Nietzsche già legata a Rèe, gli propone un platonico "ménage à trois" cui Friedrich, infatuato, acconsente. Poco tempo dopo, lo stesso Nietzsche convince Lou e Paul a scattare una foto per così dire "celebrativa" in uno studio fotografico di Lucerna: l'immagine ritrae Nietzsche e un poco convinto Rèe aggiogati come asini a un calesse, sopra il quale la Salomé troneggia brandendo un frustino adorno di un ramo di lillà. La fotografia, nel suo esagerato gusto kitsch, oggi appare quasi come una versione melodrammatica del procedimento nitzscheano di smascheramento: il filosofo sembra mettere implacabilmente alla berlina, oltre se stesso, le convenzioni morali ed estetiche del tempo, ridicolizzando tanto la morale dei benpensanti quanto quella dei "liberi pensatori", ridotti al rango di patetici giullari.

La storia si trascina per alcuni mesi, durante i quali Lou ha modo di conoscere la sorella di Nietzsche, con cui ha un acceso alterco; alla fine Lou Salomé e Paul Rèe abbandonano definitivamente Nietzsche per andare a vivere a Berlino.

Oltre alla delusione sentimentale, la vicenda ha profonde ripercussioni sulla vita di Nietzsche: da una parte porta alla rottura con Rèe - uno dei suoi pochi amici -, dall'altra guasta i rapporti tra Friedrich e la sorella; molti biografi vi vedono, in maniera forse un po' troppo riduttiva, la radice di alcuni accenti misogini della successiva opera nietzscheana.

A Berlino, la chiaccheratissima relazione tra Rèe e la Salomé sarebbe durata pochi anni. In seguito, Rèe avrebbe definitivamente abbandonato la filosofia dedicandosi alla cura gratuita dei malati; si suiciderà gettandosi nelle acque dell'Inn, a poca distanza da Sils-Maria, due mesi dopo la morte di Nietzsche. Lou von Salomé era invece destinata a diventare la femme fatale del mondo intellettuale berlinese - un po' come successe, negli stessi anni, ad Alma Mahler in quello viennese - facendo innamorare di sé personaggi destinati ad avere enorme risonanza nel panorama culturale europeo, tra cui il sociologo Ferdinand Tónnies, il poeta Rainer Maria Rilke e lo scrittore Franz Wedekind.

Nel frattempo, Nietzsche ricomincia il suo ossessivo andirivieni tra l'Engadina e la Riviera, preceduto dall'immancabile baule di libri.

ZARATHUSTRA

Nel 1883, mentre è a Genova di passaggio, Nietzsche apprende da un giornale della morte di Wagner; la notizia lo fa precipitare nel passato ma, paradossalmente, gli dà anche nuova energia per scrivere, pur tra gli alti e bassi dovuti al suo stato di salute. Pubblica poco dopo la prima parte dell 'opera che dovrà tenerlo impegnato per altri tre anni: Così parlò Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno. La figura di Zarathustra era già stata introdotta ne La gaia scienza come profeta del suo pensiero, e in una lettera Nietzsche ne parla in questi termini: "Mio figlio Zarathustra le avrà forse rivelato che cosa si muove dentro di me". Nel libro descrive la predicazione di Zarathustra con un linguaggio volutamente metaforico, facendo una sintesi degli sviluppi del proprio pensiero: la linearità del tempo è una falsità inventata dalla religione e l'uomo deve decidere di vivere ogni attimo in modo da afferrarne interamente il senso. In quell'anno, Nietszche ha scoperto Nizza e inizia a risiedervi regolarmene presso la Pension de Genève; Nizza è certamente più mondana di Genova, la città "che gli ha insegnato a vivere come un operaio o come un monaco", ma ha sentito dire che il clima è decisamente migliore e spera che ciò possa giovare al suo stato di salute, sempre pessimo. A Nizza è venuto a sapere che il suo editore Schmeitzner ha pubblicato anche libri antisemiti e decide di punto in bianco di cambiarlo, iniziando una fastidiosa querelle giudiziaria; proprio in quegli anni la sorella Elisabeth ha conosciuto Bernhard Fòster, un fanatico nazionalista antisemita che ha fondato una colonia tedesca in Paraguay, e ha deciso di sposarlo e di seguirlo in Sudamerica.

LA CATASTROFE

Negli anni tra il 1885 e il 1888, Nietzsche vede i primi, timidi segnali di incoraggiamento alla sua opera; a Copenaghen, Georg Brandes - un acuto critico letterario - ha iniziato un ciclo di conferenze con il titolo Sul filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che ottengono un largo successo di pubblico. Nietzsche ne è molto lusingato (anche la fortuna di Schopenhauer era iniziata grazie all'interessamento della cultura scandinava), anche se le sue ultime opere (Al di là del bene e del male, Genealogia della vita) si sono rivelate il consueto scacco editoriale. A poco a poco, tuttavia, i segni favorevoli aumentano: riceve lettere di stima da parte di intellettuali di fama europea, quali Taine, Brahms e Strindberg; infine, dall'aprile del 1888, si è trasferito a Torino, città che definisce "una scoperta magnifica".

Né mondana come Nizza, né familiare come Sils-Maria, Torino lo stimola alla scrittura: nel giro di un anno scrive Il caso Wagner, Il crepuscolo degli idoli, Nietzsche contra Wagner ed Ecce homo. Sono tutte opere di forte carattere autobiografico (basta vedere tutti i riferimenti wagneriani) in cui il filosofo si mette in gioco con un particolare senso di rivalsa; dal momento che non ha conoscenze nella città piemontese, comunica con gli amici scrivendo diverse lettere in cui annuncia la stesura di un libro fondamentale, intitolato provvisoriamente: Transvalutazione di tutti i valori - La volontà di potenza. Per la prima volta sembra interessato a problemi di politica, ma il tono con cui ne parla è stranamente esaltato e i suoi corrispondenti iniziano a preoccuparsi.

Il 3 gennaio 1889, mentre passa per via Po, vede un cavallo macilento frustato a sangue dal cocchiere; improvvisamente, Nietzsche corre ad abbracciare la bestia piangendo, poi cade a terra, privo di sensi. L'inverno precedente aveva scritto in una lettera: "Paesaggio invernale. Un vecchio carrettiere che, con espressione di brutale cinismo, ancora più crudele dell'inverno tutto intorno, piscia sul proprio cavallo. Il cavallo, povera creatura scorticata, si guarda attorno riconoscente. Molto riconoscente". Non riprenderà mai più la ragione.

LA PAZZIA

"E talvolta la follia stessa è la maschera che nasconde un sapere fatale e troppo sicuro" aveva scrtto Nietszche in Al di là del bene e del male.

Il 5 gennaio 1889, Jacob Burkhardt riceve un'eccentrica lettera da Torino in cui Nietzsche afferma che avrebbe preferito essere professore a Basilea piuttosto che Dio, ma che non aveva osato essere così egoista da sottrarsi al dovere della creazione. Seguono una serie di frasi deliranti: "il fatto è che in fondo io sono ogni nome della storia (...) Per due volte questo autunno (...) mi sono trovato ai miei funerali, la prima volta come Conte Robilant - no, questi è mio figlio in quanto io sono Carlo Alberto, la mia natura sotto - ma Antonelli ero proprio io..."

Con elvetica tranquillità, Burkhardt si reca da Overbeck, ritenendo che questi debba essere informato dell'ennesima "stravaganza" dell'amico Nietzsche. Preoccupato, Overbeck scrive a Nietzsche pregandolo di rientrare a Basilea al più presto, ma, il giorno successivo, riceve anche lui una lettera dello stesso tenore. Dopo un rapido consulto con lo psichiatra Wille, si precipita a Torino, dove trova Nietzsche ormai in preda alla pazzia: nei primi giorni di gennaio, ha avuto modo di scrivere una serie di lettere, in seguito chiamate dai critici "i biglietti della follia", indirizzate non solo a tutti gli amici, ma anche a personaggi famosi, come il re d'Italia Umberto I. Oltre al tono esagitato delle missive, quello che colpisce è la calligrafia, completamente diversa da quella abituale.

Subito prima che le autorità sabaude decidano per l'internamento di Nietzsche in manicomio, Overbeck riesce a caricarlo su un treno per Basilea; il viaggio è terribilmente penoso: Nietzsche si spoglia, comincia improvvisamente a cantare nel mezzo della notte e chiede in continuazione che gli portino "delle donne".

A Basilea, non appena vede il dottor Wille, ha un impressionante momento di lucidità, in cui ricorda perfettamente un incontro che aveva avuto con lui diversi anni prima, poi ricomincia a delirare. Il verdetto dello psichiatra non dà adito a speranze. La madre lo fa trasferire da Basilea in un istituto di cura a Jena, nelle vicinanze di Naumburg. Il primo anno è spaventoso: oltre ad improvvisi attacchi di collera, le cartelle cliniche parlano di continui deliri, scatti d'ira e coprofagia. Il ricorso massiccio ai tranquillanti frena l'insorgere di episodi di violenza, ma i momenti di lucidità - in cui riesce a discutere con gli interlocutori in modo più o meno intelligibile - diventano sempre più rari. A detta di chi si reca a visitarlo, i momenti più impressionanti sono quelli in cui lancia grida improvvise mantenendo un'espressione assente.

Dopo un anno, la madre riesce a farlo dimettere dall'istituto e a riportarlo a casa. Ormai, Nietzsche parla quasi solo con lei.

SIC INCIPIT GLORIA MUNDI

Nel 1892, Elisabeth Förster-Nietzsche ritorna dal Paraguay, dopo il completo fallimento dell'impresa di Bernhard che ha finito per suicidarsi dalla disperazione. Al ritorno, comincia con caparbia volontà a raccogliere gli scritti inediti del fratello, sparsi in tutta Europa: il padrone della casa di Sils, ad esempio, era solito regalarne qualche manciata di fogli ai suoi affittuari. Dopo la dura esperienza del Sudamerica, è diventata anche abile negli affari: contratta testardamente i diritti d'autore per le opere pubblicate e inizia a raccogliere fondi per l'istituzione di un archivio dedicato all'opera del fratello, la cui fama stava iniziando a diffondersi in tutta Europa.

Con i proventi delle sottoscrizioni, affitta una villa a Weimar - la città di Goethe tradizionalmente considerata la culla della cultura tedesca - e chiama con sé Köselitz, l'unico in grado di comprendere la grafia Nietzscheana. Per qualche tempo, chiede addirittura a Rudolph Steiner, futu-

ro fondatore dell'antroposofia, di impartirle lezioni sul pensiero del fratello, ma questi abbandona l'incarico giudicandola "totalmente incapace di comprendere distinzioni sottili, logiche e persino elementari",concludendo che "Frau Forster-Nietzsche dà prova di assoluta incompetenza per ciò che riguarda il pensiero del fratello".

Eppure, in questo momento è proprio lei ad avere in mano i testi originali dei libri di Nietzsche e a curarne la pubblicazione integrale. Col tempo, si è creata una leggenda sulle manomissioni operate dalla sorella sulle opere Nietzscheane, allo scopo di avvicinarli il più possibile alle proprie convinzioni nazionaliste e antisemite; in realtà, la fondamentale revisione dei testi operata da Colli e Montanari ha messo in luce tagli per lo più legati alla critica verso il cristianesimo o in passaggi particolarmente "scandalosi", come le sprezzanti opinioni espresse nei confronti della propria famiglia.

È comunque vero che Elisabeth si serve della fama crescente del fratello per mettersi in luce e che per farlo fa uso di mezzi talmente meschini che Overbeck, anche lui chiamato a Weimar per collaborare all'archivio, si rifiuta di aderire all'impresa.

Nietzsche, nel frattempo sprofonda nella catatonia. La sorella gli fa preparare una specie di saio bianco con cui lo presenta ai visitatori, seduto immobile sulla sedia a rotelle. Overbeck, che va a trovarlo, lo descrive in questo modo: "Sembrava un nobile animale ferito a morte, che si è ritirato in un angolo dove morire". Anche se lui non può più capirlo, il mito di Nietzsche è già iniziato. Undici anni prima, poco prima di precipitare nella follia, riferendosi ai libri che stava per pubblicare aveva scritto pieno di entusiasmo: "Sic incipit gloria mundi.

Friedrich Wilhelm Nietzsche cessa di respirare all'inizio del nuovo secolo, il 25 agosto del 1900.