Anaclisi

(ingl. anaclisis; ted. Anaklysis; fr. anaclisis)

Termine introdotto da S. Freud, che lo ha derivato dal greco anaklinö che significa «appoggiarsi a», e da lui impiegato in ordine alla teoria delle pulsioni e in ordine alla scelta d'oggetto.

1. Teoria delle pulsioni.

Secondo Freud le pulsioni sessuali, prima di divenire indipendenti, si appoggiano alle pulsioni di autoconservazione che forniscono una fonte organica, una direzione e un oggetto. Questa relazione è particolarmente manifesta nell'attività orale dove il soddisfacimento della zona erogena è particolarmente evidente nel suo legame con il soddisfacimento del bisogno del cibo. Qui la pulsione di autoconservazione, o pulsione dell'Io, fornisce alla pulsione sessuale, che «si appoggia», la sua fonte o zona erogena, e il suo oggetto, il seno, procurando un piacere che non si può ridurre alla pura e semplice sazietà: «Da principio, il soddisfacimento della zona erogena era associato al soddisfacimento del bisogno di nutrizione. L'attività sessuale si appoggia in primo luogo a una delle funzioni che servono alla conservazione della vita, e solo in seguito se ne rende indipendente [...]. Ora, il bisogno di ripetere il soddisfacimento sessuale viene diviso dal bisogno dell'assunzione di cibo» (1905a, p. 492). Oltre che alla zona orale, l'appoggio si applica anche alle alfe zone, sedi di pulsioni parziali, e ciò costi- f'sce uno dei caratteri essenziali della ses- falità infantile. Partendo da queste premesse, Freud, generalizzando, conclude che «le pulsioni sessuali trovano i loro primi oggetti appoggiandosi alle valorizzazioni delle pulsioni dell'Io, proprio come i primi soddisfacimenti sessuali vengono ottenuti per appoggio alle funzioni corporee indispensabili alla conservazione della vita» (1912b, p. 422).

2. Scelta oggettuale.

Dall'ipotesi anaclitica delle pulsioni, Freud ricava la differenza tra la scelta narcisistica o anaclitica dell'oggetto d'amore nell'età adulta: «Quando inizialmente il soddisfacimento sessuale era ancora collegato all'assunzione di cibo, la pulsione sessuale aveva un oggetto sessuale al di fuori del proprio corpo nel petto della madre. Più tardi lo ha perduto, forse proprio nel momento in cui il bambino poteva formarsi la rappresentazione complessiva della persona alla quale apparteneva l'organo che gli forniva il soddisfacimento. Allora la pulsione sessuale diventa di regola autoerotica e, solo dopo che l'epoca di latenza è stata superata, si ristabilisce il rapporto originario. Non senza ragione il lattante attaccato al petto della madre è diventato il modello di ogni rapporto amoroso. Il rinvenimento dell'oggetto è propriamente una riscoperta» (1905a, p. 527). In una nota aggiunta nel 1914 a questo testo Freud scrive: «La psicoanalisi insegna che ci sono due vie per trovare l'oggetto, in primo luogo quella indicata nel testo, la quale avviene per appoggio ai modelli dell'infanzia vera e propria, e in secondo luogo quella narcisistica, che cerca il proprio Io e torna a trovarlo negli altri» (Nota aggiunta ne! 1914, in 1905a, p. 527-528). In base a questa distinzione, in ambito psicoanalitico si chiamerà «narcisistica» la scelta che cade su una persona che presenta qualche somiglianza reale o immaginaria con il soggetto che sceglie, e «anaclitica» la scelta che cade su una persona che presenta somiglianze con i genitori o persone dell'ambiente infantile (-► amore, § 2).

3. La depressione anaclitica.

Espressione introdotta da R.A. Spitz per indicare i disturbi che sopraggiungono al bambino privato della madre dopo aver trascorso con lei almeno sei mesi di vita. Il quadro clinico è così tratteggiato da Spitz: «Primo mese - I bambini diventano piagnucolosi, esigenti, e si aggrappano a chi prende contatto con essi [...]; Secondo mese - Rifiuto di contatto. Posizione patognomonica (i bambini restano per la maggior parte del tempo distesi bocconi nella culla). Insonnia. Continua perdita di peso. Tendenza a contrarre malattie intercorrenti. Generalizzazione del ritardo motorio. Rigidità d'espressione facciale [...]; Dopo il terzo mese - Si stabilizza la rigidità del volto. I pianti cessano e sono sostituiti da rari gemiti. Il ritardo aumenta e diviene letargia [...]. Se prima che sia trascorso un periodo critico, che si pone tra la fine del terzo e la fine del quinto mese, si restituisce la madre al suo bambino, o si riesce a trovare un sostituto accettabile per il lattante, i disturbi scompaiono con sorprendente rapidità» (1946, p. 313-342). La depressione anaclitica va distinta dalle perturbazioni psicosomatiche che Spitz descrive sotto la denominazione ospedalismo.