Lurija, Aleksandr Romanovic

A. R. Lurija (1902-1977) viene unanimemente annoverato tra i fondatori della moderna neuropsicologia. Clinico raffinato e teorico brillante, Lurija ha lasciato contributi importanti in ogni ambito della neuropsicologia clinica, dai disturbi della memoria a quelli del calcolo, dai disturbi della programmazione dell'azione nelle lesioni frontali all'analisi delle afasie acquisite, cui ha dedicato la sua attenzione prevalente. Nel corso della sua attività scientifica, lo stu-dioso sovietico ha percorso sentieri all'apparenza estranei rispetto agli ambiti tradizionali della neuropsicologia classica, quali il ruolo dell'acquisizione linguistica nello sviluppo cognitivo o gli effetti dell'ambiente storico-culturale nell'organizzazione dei processi logici e percettivi. Molti di questi temi sarebbero entrati di prepotenza nell'agenda scientifica internazionale solo alcuni decenni dopo l'avvio delle sue pionieristiche ricerche.

Per decifrare il filo che lega interessi scientifici in apparenza così disparati e cogliere l'originalità dell'approccio scientifico di Lurija, si deve tenere presente il particolare contesto storico in cui prese avvio la sua attività, vale a dire la rivoluzione d'Ottobre del 1917. Nato a Kazan, sul Volga, da una famiglia della borghesia russa, Lurija dovette interrompere gli studi ginnasiali all'età di 15 anni per lo scoppio della rivoluzione, iscrittosi subito dopo all'Università di Kazan, cominciò a frequentare il dipartimento di Scienze sociali nella facoltà di Giurisprudenza laureandosi nel 1921. Nel contempo, seguendo le pressioni paterne (e poiché la legge vigente lo consentiva), Lurija si iscrisse anche alla facoltà di Medicina, che frequentò per circa due anni. Avrebbe ripreso gli studi medici solo dopo qualche decennio. Gli studi di sociologia intrapresi in quel periodo suscitarono in Lurija un forte interesse per la psicologia e la psicoanalisi, che lo indusse a fondare, tra l'altro, un circolo psicoanalitico; di tale evento informò S. Freud, che rispose indirizzandogli una cordiale lettera di sostegno. Gli interessi di Lurija per la psicoanalisi confluirono in un libro intitolato Psicoanalisi, pubblicato nel 1923, in cui analizzava la dottrina freudiana alla luce dei contenuti della psicologia contemporanea.

Da questi originari interessi per la psicoanalisi Lurija focalizzò l'attenzione sui rapporti tra processi inconsci e reazioni moto-

rie, giungendo a elaborare una particolare procedura sperimentale definita «metodo motorio combinato». Questa tecnica trovò rapidamente applicazione pratica nell'ambito della criminologia, poiché consentiva di valutare in modo obiettivo le reazioni motorie dei soggetti incriminati alla presentazione di stimoli neutri, dubbi o correlati al crimine. Queste ricerche ebbero vasta eco, dando a Lurija una notorietà internazionale con la pubblicazione, negli Stati Uniti, del libro The Nature of Human Conflicts (1932). Sarà una rielaborazione di questo lavoro che nel 1937 egli presenterà come tesi di dissertazione per il dottorato in Psicologia all'Università di Tbilisi.

Nel 1924 Lurija incontrò L. S. Vygotskij e questo evento, complice il Secondo Congresso Panrusso di Neuropsicologia di Leningrado, segnò in modo determinante la sua futura attività scientifica. Lurija era solito dire che la sua vita si poteva dividere in due parti: una piccola e insignificante, precedente all'incontro con Vygotskij e una più ampia, fondamentale, successiva a questo evento. Nell'arco di un decennio, dal 1924 al 1934 (anno della morte di Vygotskij, avvenuta a soli 34 anni per tubercolosi) furono poste le basi dell'approccio «storico-culturale» all'analisi delle funzioni psichiche dell'uomo e della loro emergenza nel bambino. In quei dieci anni, caratterizzati da un'attività scientifica frenetica, furono elaborate le linee teoriche della psicologia storico-culturale e definiti i filoni di ricerca lungo cui si dipanerà la lunga attività scientifica di Lurija.

In sintesi, nella ricerca di Lurija, possiamo individuare tre filoni principali: il primo riguarda il ruolo dell'ambiente storico-culturale (e i contrappesi della biologia) nella genesi delle funzioni cognitive; il secondo concerne la funzione regolatrice del linguaggio nello sviluppo cognitivo del bambino in condizioni normali e patologiche. Il terzo tema, che rappresenta il nucleo centrale della sua attività scientifica, concerne lo studio dei meccanismi neurofunzionali dei sistemi cognitivi e del linguaggio e la loro alterazione in conseguenza di lesioni cerebrali focali. Saranno proprio gli studi di neuropsicologia clinica e di neurolinguistica a dare a Lurija un pieno e duraturo riconoscimento internazionale.

Il primo tema di ricerca che Lurija affronta, tra il 1928 e il 1934, riguarda i rapporti tra organizzazione cognitiva e differenze culturali. L'approccio crossculturale di Vygotskij e Lurija si fondava sull'ipotesi che le funzioni cognitive complesse avessero un'origine sociale e una struttura mediata. L'organizzazione dei sistemi cognitivi emergerebbe, pertanto, dall'azione di mediatori «esterni» (come gli utensili) e di mediatori «interni» (come il linguaggio), che agirebbero quali strumenti di mediazione tra il soggetto e l'ambiente e quali veri e propri organizzatori dell'azione. Sul finire degli anni '20, Lurija organizzò un'ardita spedizione scientifica in Uzbekistan con lo scopo di analizzare sperimentalmente l'ipotesi della struttura mediata dei sistemi cognitivi e, in sostanza, del rapporto tra pensiero e differenze culturali. A quei tempi gran parte della popolazione di quella regione viveva in condizioni di forte arretratezza sociale e culturale, e si erano appena avviati i primi tentativi di alfabetizzazione; tali condizioni consentirono di esaminare sia soggetti completamente analfabeti, che soggetti i quali avevano da poco avviato l'alfabetizzazione. Furono analizzate la percezione visiva, la memoria e le capacità di ragionamento logico. I risultati di questo studio dimostrarono che le abilità percettive e di concettualizzazione delle due popolazioni presentavano importanti differenze qualitative. I soggetti analfabeti, ad esempio, non erano soggetti alle illusioni ottiche (del tipo Müller-Lyer) e l'analisi percettiva di una figura (o l'interpretazione logica di un evento) risultava strettamente collegata alle concrete condizioni di vita delle persone. Risultati di straordinario interesse scientifico, certamente, ma densi di implicazioni che trascendevano l'ambito accademico. I dati preliminari di quelle ricerche comparvero sulla rivista « Science » nel 1931 e nel 1932; nella realtà dell'Unione Sovietica, il lavoro di Vygotskij e Lurija incontrò invece una dura reazione di condanna e l'impossibilità di pubblicare nei dettagli i risultati. In quegli anni bui, come scrisse R. Jakobson, una generazione dissipò i propri poeti; ma insieme alle voci della poesia dissipò anche quelle della scienza. Lurija, nonostante i rischi, conservò i preziosi manoscritti della ricerca e riuscì a pubblicarli nel 1974 in un volume intitolato La storia sociale dei processi cognitivi. I risultati della spedizione in Uzbekistan costituiscono oggi una pietra miliare delle ricerche crossculturali che indagano i rapporti tra cultura e sviluppo cognitivo.

Negli stessi anni Lurija avviò una serie di esperimenti finalizzati all'analisi delle componenti biologiche nello sviluppo cognitivo e linguistico. A tale scopo si uni allo staff dell'Istituto di Genetica medica a Mosca, ma anche in questo caso egli dovette nuovamente abbandonare quel terreno di ricerca; nel gennaio del 1937 l'istituto fu chiuso, le ricerche sui gemelli furono dichiarate illegali e il direttore, S. G. Levit, arrestato insieme ad alcuni suoi collaboratori. Fortunatamente, nel dicembre dell'anno precedente, Lurija si era trasferito come interno a tempo pieno presso il Primo Istituto di Medicina di Mosca al fine di completare la propria formazione in ambito clinico. Ciò gli consentì di laurearsi in Medicina e Chirurgia nell'estate del 1937, ma probabilmente gli salvò anche la vita.

Dopo la laurea in Medicina, Lurija si trasferì come medico interno presso il più importante Istituto di Neurochirurgia, allora diretto dal prestigioso neurochirurgo N. N. Burdenko. In quell'istituto egli cominciò a occuparsi in modo sistematico della diagnostica neuropsicologica nei pazienti neurochirurgici. Fu in questo periodo che Lurija elaborò un proprio originale metodo di diagnostica qualitativa dei disordini neuropsicologici e formulò i concetti principali su cui si fonda la sua concezione dell'architettura neurofunzionale dei sistemi cognitivi e linguistico.

Il lavoro di indagine neuropsicologica subì una fortissima accelerazione durante la Seconda guerra mondiale, quando egli fu chiamato a organizzare e dirigere un ospedale di riabilitazione a Kisegatch, nel Sud degli Urali. In questa struttura, che disponeva di 400 letti, Lurija ebbe la possibilità di esaminare migliaia di pazienti, di affinare le metodiche diagnostiche e di elaborare accurati programmi di riabilitazione per i soldati con lesioni cerebrali. Ma soprattutto quegli anni di intensissimo lavoro posero le base per due fondamentali contributi alla conoscenza delle funzioni corticali superiori. Il primo libro, Afasia traumatica, fu pubblicato nel 1947; il secondo, pubblicato l'anno successivo e intitolato Riabilitazione delle funzioni cerebrali nelle lesioni di guerra, analizzava in dettaglio i principi generali e le concrete strategie di riabilitazione. A uno di questi soldati Lurija dedicò un dettagliato studio che si protrasse per molti anni. I risultati di quella fatica sono descritti in un affascinante volume, Un mondo perduto e ritrovato (1973) in cui descrive non solo la lenta ricostruzione delle funzioni devastate da un danno parietale bilaterale, ma la fatica e l'impegno della persona ferita per conservare la propina persona e continuare a sperare. Di questi «piccoli volumi», il neurologo inglese M. Critchley disse che rappresentano il compendio più alto della ricerca scientifica e dell'umanità del clinico.

L'attività di Lurija proseguì intensa e prodittiva sino al 1951. In conseguenza di un editto del 1950 che dichiarava la dottrina di Pavlov come l'unica vera teoria marxista ufficiale dell'Urss, Lurija fu accusato di muoversi in una prospettiva antipavloviana e cosmopolita, il suo laboratorio di neuropsicologia clinica fu chiuso ed egli fu costretto ad abbandonare l'Istituto di Neurochirurgia. Fu in conseguenza di questo evento che Lurija si trasferì all'Istituto di Difettologia di Mosca, dove riprese a occuparsi di bambini, continuando i precedenti studi sulle basi biologiche dello sviluppo linguistico. Riprese quindi gli studi sui gemelli, studi che oggi appaiono non solo ingegnosi, ma anche paradossali, se si pensa che solo alcuni anni prima, nel 1948, T. D. Lysenko aveva messo al bando la genetica, accusata di essere una «scienza borghese». Ma le nuove ricerche di Lurija incorporavano un altro paradosso: egli riprendeva, a distanza di quasi vent'anni, quelle ricerche sulla diagnostica e la riabilitazione nei bambini con ritardo mentale, che erano state messe al bando agli inizi degli anni '30 e che lo avevano costretto a modificare la sua traiettoria scientifica.

Le nuove ricerche di Lurija si concentrarono sulle diversità dello sviluppo linguistico e cognitivo nei gemelli monozigoti e dizigoti e sugli effetti dell'ambiente e della rieducazione nelle traiettorie evolutive del linguaggio e dell'intelligenza. I risultati complessivi del lavoro svolto all'Istituto di Difettologia furono riportati in un volume, curato con G. M. Dul’nev (1956). Lurija curò, nello stesso anno, anche la pubblicazione di altri due volumi sulle funzioni nervose superiori nei bambini.

I contributi più importanti di quelle ricerche furono l'approfondimento e l'utilizzazione clinica del concetto di «area prossimale di sviluppo» nella diagnostica neuropsicologica e nella riabilitazione delle funzioni cognitive in età evolutiva. Tuttavia, il contributo più importante di Lurija in quel periodo (e quello più noto nella letteratura internazionale) è rappresentato dallo studio della regolazione verbale delle reazioni motorie condizionate. Anche con le restrizioni imposte dall'editto di Ivanov-Smolensky sulla dottrina pavloviana, Lurija riesce comunque a piegare quelle rigidità dottrinali entro uno schema scientifico produttivo. I risultati di quel lavoro sono sintetizzati con chiarezza nel volume sul ruolo del linguaggio (1961).

Verso la fine degli anni '50 Lurija riuscì a ritornare all'Istituto di Neurochirurgia, da cui era stato allontanato, e potè riprendere la propria attività di ricerca sulla neuropsicologia clinica delle lesioni focali, che restò, sino alla fine, il settore esclusivo del suo interesse scientifico. Insieme a un affiatato gruppo di collaboratori, Lurija avviò uno studio sistematico dei principali quadri neuropsicologici conseguenti a lesioni cerebrali focali. Dopo circa dieci anni di studio, egli compendiò i risultati dell'attività svolta al Burdenko in un famoso libro (1962) che, oltre ad analizzare dettagliatamente i quadri clinici conseguenti a lesioni cerebrali focali, illustra e argomenta la complessa semeiotica neuropsicologica su cui si fonda l'esame clinico dei pazienti. Ma l'aspetto forse più rilevante di questo libro concerne l'esposizione sistematica delle premesse teoriche e, in particolare, del concetto di «sistema funzionale», su cui si fonda l'analisi neuropsicologica delle funzioni cognitive. Lurija non solo descrive in modo analitico la citoarchitettonica del sistema nervoso, ma da questa deriva la sua teoria della localizzazione dinamica dei sistemi cognitivi e del linguaggio. Su queste premesse fonda una concezione del funzionamento del sistema nervoso centrale che si contrappone sia all'idea (allora dominante) di una localizzazione statica e parcellizzata delle funzioni, sia a quella di una concezione globalistica (alla Lashley) delle funzioni cerebrali. I contributi successivi di Lurija costituiscono un approfondimento e anche una puntualizzazione delle diverse tematiche esposte nell'ultimo libro. Egli dedicò una particolare attenzione allo studio dei deficit conseguenti a lesioni frontali, specialmente all'alterazione della programmazione motoria e dell'attività concettuale. Negli anni '30 Lurija aveva cominciato a interessarsi della memoria attraverso lo studio di un uomo dotato di una memoria prodigiosa. Questo straordinario studio longitudinale si protrasse per circa trent'anni. Lo studio delle basi neuropsicologiche della memoria sarà ripreso con sistematicità negli anni '60. Lurija esporrà una sintesi completa dei suoi lavori sulla memoria nei due volumi di Neuropsicologia della memoria, pubblicati a Mosca nel 1974. A queste tematiche si affianca lo studio sistematico dei deficit del calcolo e delle operazioni logiche, studio che verrà sintetizzato nel 1966. Infine, agli inizi degli anni '70, Lurija ritorna su una tematica a lui particolarmente cara, cioè lo studio dei disturbi del linguaggio. In questa sua nuova esplorazione dei deficit linguistici egli riprende i contributi più originali della linguistica allo studio dell'afasia, da quelli di Jakobson e Chomsky a quelli di I. Mel'cuk. Nel nuovo volume, pubblicato a Mosca nel 1975 e intitolato Problemi fondamentali di neurolinguistica, l'interpretazione delle afasie si incardina lungo la dicotomia paradigmatica/sintagmatica degli enunciati linguistici. Nell'analisi di Lurija, l'antinomia linguistica diviene il crinale che differenzia funzionalmente i distretti prerolandici da quelli retrorolandici: l'afasia dinamica funzionalmente contrapposta a quella semantica.

Un'opera scientifica così straordinariamente ricca, complessa e affascinante non poteva nascere dalla sola concomitanza di eventi pur straordinari e spesso tragici. L'opera di Lurija, e l'esperienza di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, rivelano infatti che dietro quella perenne curiosità e vitalità scientifica si celava l'umanità, la passione e la generosità di un uomo davvero straordinario.

GIUSEPPE COSSU