IGNACIO MATTE BLANCO

L'INCONSCIO COME INSIEMI INFINITI

Einaudi Torino 1981

1.

Pubblicato originariamente mel 1975, come sintesi conclusiva di una riflessione avviata negli anni '50, L'inconscio come insiemi infiniti rappresenta la summa del pensiero di Matte Blanco. Si tratta di un testo complesso nella misura in cui esso utilizza, per formalizzare le caratteristiche dell'inconscio, strumenti logico-matematici. Il suo obbiettivo remoto è un radicale rinnovamento della logica classica, quello immediato la restaurazione del pensiero freudiano nella sua portata epistemologicamente rivoluzionaria. Ridurre questa scoperta all'inconscio, secondo Matte Blanco, è fuorviante. Si rischia infatti, decodificando i processi inconsci alla luce della logica propria della coscienza, di dimenticare che Freud ha di fatto scoperto un regno mentale ove vigono leggi del tutto diverse.

Matte Blanco ha perfettamente ragione nel rilevare il sostanziale impoverimento teorico della psicoanalisi successiva a Freud e soprattutto contemporanea. Egli scrive nell'Introduzione: "Credo risponda a verità dire che nel momento attuale gran parte degli analisti tende ad evitare la teorizzazione per concentrarsi - come frequentemente si sente dire - sui fatti clinici. Questo atteggiamento mi sembra ingenuo e quelli che lo adottano sembrano essere inconsapevoli che di fatto stanno campando di rendita: la rendita di qualcun altro. Non sembrano in effetti rendersi conto che i fatti che scoprono non sono precisamente altro che quelli che le teorie cui aderiscono permettono loro di scoprire" (pp. 5-6). Appartenendo a pieno titolo alla corporazione psicoanalitica, la critica di Matte Blanco, per quanto radicale, suona come sfumata in rapporto alla pratica psicoanalitica, che è, ormai, un esercizio piuttosto sterile, configurandosi come un tragitto autoconoscitivo che mira costentemente, sulla scia di Freud, ad imporre al paziente verità ideologiche che, se non tributano un ridicolo omaggio all'Edipo, fanno capo all'aggressività primaria e ai suoi effetti distorsivi nell'interpretazione della realtà.

La critica di Matte Blanco si limita a rilevare l'allontanamento della pratica da una preoccupazione teorica per quell'oggetto misterioso che, ancora oggi, rimane l'inconscio: "Si può in tutta onestà dire che la psicoanalisi ha trascurato considerevolmente il suo proposito iniziale di esplorare la psicologia dell'inconscio e di quel misterioso mondo dove ogni cosa è così differente da ciò che vediamo nella vita cosciente; è difatti del tutto evidente che gli approcci strutturale e dell'oggetto interno descrivono la mente in termini tali che le caratteristiche del sistema inconscio diventano non necessarie o sono rese insignificanti. Nel corso del suo sviluppo la psicoanalisi è diventata meno psicoanalitica nel senso che, sebbene continui a trattare con i cosiddetti contenuti inconsci, tende a trattare questi come se fossero regolati dalle stesse leggi che si vedono in opera nella coscienza e si applicano nello studio di tutte le altre scienze. La psicoanalisi si è allontanata da se stessa" (pp. 12-13).

L'intento di Matte Blanco è di restaurare la portata originaria della scoperta freudiana, che riguarda un'attività mentale - quella appunto inconscia - le cui leggi e le cui logiche sono radicalmente diverse rispetto a quelle che vigono a livello cosciente. Si tratta di una restaurazione peraltro arricchita da un contributo originale. Matte Blanc, infatti, ritiene che una teorizzazione moderna dell'inconscio, atta a valorizzare al massimo grado la scoperta di Freud, non può prescindere dall'uso di strumenti logico-matematici. La formalizzazione dell'inconscio postula però il superamento del riferimento ai contenuti in esso depositati. Si tratta di indagare, dunque, l'inconscio come struttura o sistema mentale, come apparato logico o modo di essere.

2.

La formalizzazione muove dalle cinque caratteristiche che Freud esplicitamente attribuisce all'inconscio, alle quali Matte Blanco ne aggiunge altre otto ricavate dai testi freudiani: 1) assenza di contraddizione mutua tra le presentazioni dei vari impulsi; 2) condensazione; 3) spostamento; 4) assenza di tempo; 5) sostituzione della realtà esterna con quella psichica. Analizzando l'Interpretazion dei sogni, Matte Blanco ne scopre altre otto: 6) co-presenza si contraddittori: 7) alternanza tra assenza e presenza di successone temporale; 8) nesso logico riprodotto come simultaneità; 9) causalità come successione; 10) equivalenza-identità e congiunzione di alternative; 11) somiglianza; 12) co-presenza nei sogni di pensiero e non-pensiero; 13) profonda disorganizzazione della struttura del pensiero.

Secondo Matte Blanco, queste caratteristiche possano essere ricondotte a due principi: il principio di generalizzazione e il principio di simmetria.

Il principio di generalizzazione viene enunciato in questi termini: "Il sistema inconscio tratta una cosa individuale (persona, oggetto, concetto) come se fosse un membro o un elemento di un insieme o classe che contiene altri membri; tratta questa classe come sottoclasse di una classe più generale e questa classe più generale come sottoclasse o sottoinsieme di una classe ancor più generale e così via" (p. 43). Si tratta di "un principio molto generale che frequentemente si applica in accordo con un altro principio, di cui è predicato" (pp. 43-44), che può essere formulato così: "Nella scelta di classi e di classi sempre più ampie il sistema inconscio preferisce quelle funzioni proposizionali che in un aspetto esprimono una generalità crescente e in altri conservano alcune caratteristiche particolari della classe individuale da cui sono partite" (p. 44).

Il principio di simmetria viene enunciato in questi termini: "Il sistema inconscio tratta la relazione inversa di qualsiasi relazione come se fosse identica alla relazione. In altre parole, tratta le relazioni asimmetriche come fossero simmetriche" (p.44). Per esempio, Giovanni è padre di Pietro è una relazione asimmetrica, poiché il suo inverso è Pietro è figlio di Giovanni. Il secondo principio afferma che il sistema inconscio tende a trattare ogni relazione come se fosse simmetrica. In conseguenza di questo, nell'esempio, se Giovanni è padre di Pietro, Pietro è padre di Giovanni.

Dal principio di simmetria derivano alcune fondamentali conseguenze: 1) "Quando si applica il principio di simmetria non può esserci alcuna successione" (p. 44); 2) "Quando si applica il principio di simmetria la parte (propria) è necessariamente identica al tutto " (p. 45); 3) "Quando si applica il principio di simmetria, tutti i membri di un insieme o di una classe sono trattati come identici tra loro e identici all'insieme o alla classe; quindi sono intercambiabili sia rispetto alla funzione proposizionale che determina o definisce la classe, sia riguardo a tutte le funzioni proposizionali che permettono di distinguerli fra di loro e attraverso le quali (cioà attraverso queste funzioni) è possibile affermare, in logica aristotelica, che un dato elemento della classe non è identico ad un altro" (p. 45); 4) "Quando si applica il principio di simmetria certe classi le cui funzioni proposizionali sono del tipo "p e non-p" e che perciò sono vuote per definizione, possono essere trattate come non vuote" (p.46); 5) "Quando si applica il principio di simmetria non può esserci alcuna relazione di contiguità tra le parti di un tutto" (p.46).

Tutto questo significa, né più né meno, che, a livello del sistema inconscio, lo spazio e il tempo non esistono, una parte di qualcosa è uguale al tutto e le contraddizioni convivono come se non fossero tali.

Se questi principi riassumono le caratteristiche dell'inconscio scoperto da Freud, e esse, nel loro complesso, definiscono una logica, di che logica si tratta? Si tratta di un sistema logico anaclitico, nel senso che esso "non può esistere senza l'esistenza della logica bivalente o aristotelica, sulla quale si appoggia" (p. 64).

Il sistema logico della mente umana dunque "sarebbe formato da due componenti: la logica bivalente e un altro componente che, sebbene descritto in termini logici (principio di simmetria) di fatto dissolve le strutture logiche e in tale senso è, per sua natura, alieno a ciò che conosciamo come logica" (pp. 64-65). La presenza di queste due componenti consente di parlare di un sistema bi-logico, vale a dire di un "sistema formato da due sistemi logici" (p. 66): quello asimmetrico, che differenzia, e quello simmetrico, che omogenizza.

E' evidente che, definito in questi termini, l'inconscio non coincide più con la regione della mente in cui albergano i contenuti rimossi. Esso rappresenta un modo di essere - simmetrico - radicalmente diverso dal modo di essere - asimmetrico - che si manifesta a livello cosciente. Da questo punto di vista, "la qualità di essere inconscio è una conseguenza necessaria, una proprietà costitutiva dell'essere simmetrico. Con le sole relazioni asimmetriche non vi può essere, difatti, coscienza negli esseri umani" (p. 107).

Matte Blanco giunge infine ad una conclusione radicale: "L'essere simmetrico è lo stato normale dell'uomo. E' l'immensa base da cui emerge la coscienza o essere asimmetrico. La coscienza è un attributo speciale dell'uomo, che guarda verso questa base (infinita) e cerca di descriverla" (p. 113). I due modi di essere, nettamente distinti dalle logiche che li caratterizzano, sono nondimeno interdipendenti: "senza simmetria non vi potrebbe essere funzionamento asimmetrico nell'uomo. Le relazioni asimmetriche sono qualcosa che emergono e vengono alla luce dal mare della simmetria; sono come "incarnazioni" limitate di una vasta realtà. La proporzione tra relazioni simmetriche ed asimmetriche in un dato prodotto mentale può variare ad infinitum" (p. 117). Detto in altri termini:" E' la natura dell'uomo che appare costituita da una parte generalizzante, che ci immette nei simboli e una parte limitante che conduce ad un pensiero preciso (asimmetrico)" (p. 119). La mente, dunque, è "strutturata in modo tale che in ognuna delle sue manifestazioni dirette possiamo, se la cerchiamo, scoprire l'attività dei suoi vari livelli, dall'asimmetria che si osserva nel pensiero cosciente alla grande proporzione di simmetria dei livelli più profondi" (pp. 179-180).

3.

Il rilievo psicopatologico di questa formalizzazione discende dal fatto che, sulla sua base, si può affrontare, secondo Matte Blanco, il problema della doppia natura umana, vale a dire il problema della socialità e dell'individualità: "Il modo di essere simmetrico è la radice fondamentale della socialità poiché ciò che, ad un livello asimmetrico, è sentito come una cooperazione tra individui o un partecipare insieme o essere insieme è, invece, ad un livello simmetrico, una vera unità in cui gli individui non sono separati o distinguibili l'uno dall'altro. In questo senso, il modo di essere simmetrico è l'aspetto unificante dell'uomo mentre l'essere asimmetrico è l'aspetto dividente" (pp. 351-352).

Alla luce della polarità simmetrico-asimmetrico, la nozione di conflitto può essere vista sotto una nuova luce: "In quanto siamo essere simmetrici non siamo indipendenti dagli altri perchè siamo in unità con gli altri. Per l'essere asimmetrico, invece, questa assenza di limiti individuali è inconcepibile. Di conseguenza, tutte le volte che tale assenza diventa onnipresente e, perciò, imperativa, ciò è sentito dal nostro aspetto asimmetrico come una perdita della nostra identità in quanto individui; è anche sentito come un pericolo di annientamento. Questo contrasto tra i due modi di essere costituirebbe la fonte più profonda di conflitto" (p. 352). "In termini generali, il contrasto tra l'aspetto dell'uomo per cui egli è un solo essere con tutti gli altri esseri e l'altro aspetto, per cui egli è separato e indipendente dagli altri, è all'origine della patologia mentale" (p. 353).

Già in precedenza, a pag. 126, Matte Blanco ha anticipato che i disturbi psichici rappresentano l'espressione di "nefande unioni", vale a dire dell'emergenza di elementi simmetrici nello spazio simmetrico della coscienza. Specificare che queste nefande unioni vertono sempre e comunque sul conflitto tra socialità e individualità non migliora di molto il carattere astratto del discorso perché esse vengono, in ultima analisi, ricondotte ad una disfunzione intrinseca al sistema mentale umano. Posto infatti che la mente umana è una struttura bi-logica, Matte Blanco distingue strutture bi-logiche vitali e strutture bi-logiche non vitali: le prime sono utili e creative, le seconde patologiche. In nome di che si ponga questa distinzione non viene detto.

La formalizzazione di Matte Blanco destorifica completamente l'esperienza umana. Ciò non sorprende se si tiene conto che il discorso di Matte Blanco rientra nell'ambito della filosofia della mente. Ma c'è da chiedersi se una filosofia della mente oggi possa prescindere del tutto: primo, dal considerare gli stati mentali come una faccia di una medaglia il cui verso sono gli stati cerebrali (riconducibili ad un organo prodotto dall'evoluzione naturale); secondo, se essa possa fare riferimento al sistema mentale come ad un sistema sottratto al peso e all'incidenza della storia.

Matte Blanco, come peraltro Freud, è convinto che la sua teoria è di ordine scientifico, perché si basa su dati tratti dalla pratica clinica, e che essa ha una formidabile potenza euristica sotto il profilo psicopatologico. Purtroppo si tratta del solito dogmatismo autoreferenziale che affligge da sempre la teoria psicoanalitica. E' possibile fornire la prova di questo analizzando uno dei pochi casi clinici riportati nel libro.

Si tratta di un adolescente "che aveva avuto molte esperienze difficili nella sua infanzia. Tra le altre era stato circonciso all'età di cinque anni mentre veniva trattenuto a forza dal padre e dal dottore. Quando vide il bisturi e sentì l'incisione pensò in realtà di essere stato castrato. Molti altri avvenimenti della sua vita incrementarono la sua paura di castrazione. Quando raggiunse l'adolescenza e divenne fisicamente più grande di suo padre, si sentì fiero di essere un uomo robusto e desiderò arruolarsi in marina. Cominciò ad interessarsi alle ragazze ed ebbe qualche difficoltà con suo padre nell'arrivare tardi a casa. Apparentemente alcune paure molto profonde erano provocate da questi scontri. In una occasione chiese effettivamente al padre se vi era la possibilità di essere sottoposto alla castrazione, dal momento che pensava che sarenbbe stata la cosa migliore da fare. Suo padre rise e fece qualche commento nel senso che ciò era possibile. Sebbene egli stesse ovviamente scherzando, stava facendo ciò in un modo che rivelava la sua aggressività e le sue osservazioni risvegliarono una grande ansietà nel paziente. Poco dopo vi fu un altro scontro quando tornò a casa tardi da un ballo. Suo padre in realtà andò al luogo del ballo e gli ordinò di tornare a casa. Il giorno seguente il paziente si alzò e si recò, camminando per parecchie miglia, da un dentista nei dintorni insistendo che gli togliesse il dente anteriore, portando come motivo che aveva una macchia. Il dentista aderì a tale richiesta. Dopo questa operazione il ragazzo divenne completamente psicotico e talvolta era molto violento.

Ebbi l'opportunità di studiarlo attentamente dal punto di vista analitico. Le sue associazioni mostrarono inconfondibilmente l'identità tra l'estrazione del dente e la castrazione. A tal riguardo si trattava di una castrazione simbolica per prevenire la castrazione reale che suo padre avrebbe potuto eseguire su di lui. Ma l'atto simbolico divenne così reale che il paziente si sentì realmente castrato. Tra le idee delirantio che sviluppò mentre si trovava in ospedale vi era quella che io avevo inaridito i suoi testicoli e cioè che lo avevo castrato. Era anche molto depresso e per ore senza interruzione rifletteva sull'assurdità di essersi fatto estrarre un dente perfettamente sano. Parlava del dente come se ne fosse innamorato, come se fosse una persona ed era solito dilungarsi sulla sua bontà e robustezza e sull'ammirazione che provocava nelle ragazze. Ma anche la castrazione significava qualcos'altro, nella fattoria aveva visto che i maiali castrati crescevano più grossi ed aveva fatto alcune osservazioni sul fatto che se fosse stato castrato sarebbe divenuto più grosso, più maschio. La castrazione rappresenterebbe così al tempo stesso una perdita e un aumento di mascolinità.

Il paziente sentiva a volte soddisfazione per essersi fatto estrarre il dente perchè questo lo aveva fatto crescere: esaminava quindi i vari motivi per cui questa azione era stata buona. Ma arrivava sempre un momento in cui l'altro significato, la castrazione, gli veniva prepotentemente in mente e allora entrava in uno stato di depressione. Diventava anche teso e violento. La sua tensione era ovviamente il risultato dell'impossibilità di coordinare due opposte tendenze in termini di realtà esterna. In qualche livello del suo inconscio non vi erqa contraddizione tra l'essere castrato e il divenire più maschio. Entrambi i desideri si compenetravano l'un l'altro senza difficoltà alcuna. L'attività, però, che aveva espresso entrambi sincreticamente poteva significarne soltanto uno nella realtà fisica e non due: da ciò l'enorme tensione. Si potrebbe dire che questa tensione era dovuta al fatto che l'azione che intendeva soddisfare le sue tendenze non poteva, di fatto, contenerle allo stesso tempo" (pp.475-476).

Questo caso è stato analizzato da Matte Blanco in un altro libro (Pensare, sentire, essere, Einaudi 1995). in questi termini:

"Se cerchiamo di ricostruire il processo di ragionamento che condusse a questa azione bizzarra possiamo dire quanto segue. A) un cane morde A. Ciò implica che A. morde il cane: PS (Principio di Simmetria). b) se il cane è cattivo (si comporta male) per via di questa azione, ciò implica che anche A. è cattivo: un ragionamento classico che parte da una simmetrizzazione. c) A è cattivo (moralmente) implica che il suo dente è cattivo (moralmente): la parte è trattata come uguale al tutto: PS (Principio di Simmetria). Si noti che nella logica normale questa sarebbe la conclusione errata di un ragionamento errato. d) un "dente moralmente cattivo" è un elemento della classe di tutti i denti cattivi: un dente fisicamente cattivo (cariato) è un altro elemento di questa classe: logica classica. e) Se si applica PS alla classe menzionata in d), allora un "dente moralmente cattivo" è uguale ad un dente "fisicamente cattivo". f) un dentista tratta i denti cariati: una conoscenza acquisita dall'esperienza vista in termini di logica bivalente. Quindi la decisione di andare da un dentista dopo essere stato morso da un cane è una conclusione logicamente (logica classica) legittima di questo particolare ragionamento bi-logico"

4.

Se un caso del genere prova qualcosa, esso prova che, in Matte Blanco come in Freud, l'intento di confermare la teoria analitica occlude la possibilità di un'autentica comprensione dei fatti umani, e, in particolare, di quelli psicopatologici, che hanno sì una portata strutturale, ma intimamente intrecciata alla storia interiore, personale e sociale del soggetto.

Il caso in questione è molto suggestivo, ma in un'ottica che ha ben poco a che vedere col principio di simmetria. Lo snodo dell'esperienza, svoltasi all'insegna di un padre autoritario e persecutorio, è da ricondurre all'adolescenza, allorché il ragazzo assume una configurazione fisica che gli consente di prendere atto della possibilità di entrare in conflitto con il padre, di opporsi a lui e di reagire. L'adolescenza - cosa che Matte Blanco sembra ignorare - è appena preceduta dalla seconda dentizione. Lo spuntare dei denti adulti, la crescita fisica, lo sviluppo sessuale e l'affiorare di cariche di opposizione e di ribellione sono fenomeni correlati cronologicamente, e, pertanto, memorizzati a livello inconscio come equivalenti. Farsi togliere il dente sano, da questo punto di vista, significa sì castrarsi, ma non già per prevenire la castrazione paterna, quanto piuttosto per scongiurare la possibilità, inauguratasi con l'adolescenza, di reagire alle prepotenze paterne (che di fatto, andandolo a prender al ballo lo ha ridicolizzato agli occhi dei coetanei, trattandolo come un bambino) e di fargli del male.

Il ragazzo insomma ha il dente avvelenato col padre, cioè alberga una rabbia che potrebbe facilmente tradursi in un'aggressione fisica, e che, per quanto giusta o comunque comprensibile, è intensamente colpevolizzata. Il morso del cane non fa altro che attivare la repentina consapevolezza della pericolosità della rabbia. Ma se quella rabbia è stata percepita coscientemente all'epoca della seconda dentizione, non è sorprendente che sussista a livello inconscio un'associazione tra i due fenomeni. I processi di pensiero inconsci che portano il ragazzo a farsi togliere il dente sano sono dunque i seguenti: a) il cane morde quando è arrabbiato; b) io ho il dente avvelenato con mio padre; c) la rabbia potrebbe sfuggire al mio controllo e portarmi a "sbranarlo"; d) devo prevenire il pericolo, dunque devo farmi togliere il dente avvelenato.

Tali processi di pensiero sono presumibilmente molto più vicini alla realtà interiore inconscia di quelli ricostruiti da Matte Blanco. Ma, ammettendo che ciò sia vero, quali conseguenze ne discendono a livello teorico? La prima conseguenza è che il principio di generalizzazione esiste. L'identificazione con il cane che morde fa chiaramente riferimento ad una classe nella quale rientrano tutti gli esseri arrabbiati, e quindi potenzialmente pericolosi. Ma il dente avvelenato è null'altro che l'espressione simbolica della rabbia: un'espressione che ha riscontro anche nel linguaggio comune, e si fonda su di una logica metonimica piuttosto che simmetrica. Tirare in ballo il principio di simmetria, significa misconoscere che, nell'esperienza soggettiva in questione, il rapporto tra il dente e l'emozione rabbiosa ha un preciso fondamento biografico. Tale fondamento, riconducibile al parallelismo tra eventi fisici (la dentizione) e eventi mentali (l'affiorare della rabbia), è depositato sotto forma di memoria a livello inconscio, ma non è rappresentato a livello cosciente. Tale parallelismo determina un acting-out autolesivo che non avrebbe senso se non si ammettesse un senso di colpa profondo in rapporto al quale farsi togliere un dente rappresenta una riparazione.

Il comportamento del ragazzo, insomma, è dettato da un super-io che, nonostante tutto, sacralizza il padre e ritiene sacrileghe le rabbie nei suoi confronti. Un super-io gerarchizzante memorizza sempre l'esperienza del soggetto in termini tali per cui il definirsi del conflitto, e della possibilità di agirlo con il padre pone fine ad una mitica età dell'oro, caratterizzata dall'armonia e dalla soggezione, e inaugura una stagione di disordine, di colpa e di "decadenza". Da questo punto di vista, lo spuntare del dente avvelenato è un male assoluto che postula un rimedio radicale.

La stessa esperienza viene memorizzata, ovviamente dall'io antitetico, in termini opposti. Da questo punto di vista, l'età d'oro infantile viene rievocata come un'età di soggezione, paura, debolezza, accondiscendenza, imbambolamento, mentre l'avvio dell'adolescenza, con l'affiorare della ribellione e della percezione dei propri diritti, segna la nascita dell'individuo. In conseguenza di questo, il sacrificio del dente sano è una perdita irrimediabile perché attesta la rinuncia alla differenziazione conflittuale e la resa definitiva ad una vita da castrato.

La confluenza di queste due diverse memorizzazioni dell'esperienza - l'una gerarchizzante, l'altra individuante - spiega la confusione psicotica, vale a dire la percezione di avere fatto ciò che si doveva fare in nome del rispetto del padre e di essersi irreversibilmente danneggiato. Il dente rappresenta null'altro che le potenzialità individuanti, oppositive e ribelli del soggetto, inesorabilmente colpevoli per il super-io e irrinunciabili per l'io antitetico. Il delirio ambivalente del paziente sul dente attesta solo che egli non si rende conto di ciò che esso significa.

La presenza di pensieri contraddittori a livello inconscio non attesta che non esiste il principio di contraddizione, ma semplicemente che l'esperienza del soggetto viene significata secondo due logiche diverse.

Il conflitto psicopatologico non si dà tra una socialità indifferenziata, espressione dell'essere simmetrico, e un'individualità particolarizzata, espressione dell'essere asimmetrico, bensì tra un bisogno d'appartenenza sociale veicolato dal super-io e un bisogno d'individuazione veicolato dall'io antitetico. Aspetti entrambi carichi di significato univerale ma che si strutturano e funzionano diversamente all'interno delle singole esperienze. Nel caso in questione è l'intensità dinamica di questi due aspetti che determinano la catastrofe: il sacrificio del dente prima, in nome del senso di colpa, e il "culto" del dente poi, in nome dei diritti individuali.

L'esperienza psicotica non avviene nel nome dell'emergenza di aspetti asimmetrici, bensì di uno stato di coscienza che, confrontandosi con una scissione inconscia, non può interpretarla dialetticamente, vale a dire dare ad essa senso nel contesto della storia interiore e sormontarla. E dove si colloca quel senso se non in un patrimonio di memorie la cui precisione cronologica è assolutamente rilevante? Altro che assenza di tempo: piuttosto memorie che rimangono vive nel tempo perchè esse fanno riferimento ad eventi fondamentali a livello strutturale che, non essendo state elaborate dalla coscienza, hanno dato luogo a complessi conflittuali.

5.

E' vero. Fornendo questa interpretazione alternativa a quella fornita da Matte Blanco, tiro l'acqua al mio mulino, rivendico una maggiore pertinenza, in rapporto ai fenomeni psicopatologici, della teoria dei bisogni intrinseci e delle funzioni che su di esse si costruiscono (super-io, io antitetico),vale a dire della teoria struttural-dialettica rispetto alla teoria bi-logica. Penso che il punto di vista struttural-dialettico, che fa riferimento a funzioni la cui logica - generalizzante e individuante - è di fatto universale, come nella pratica clinica ha una portata esplicativa dei conflitti molto maggiore e molto più fedele all'esperienza interiore e sociale dei soggetti, così a livello teorico non esclude affatto la formalizzazione. Nella sua cornice il principio di generalizzazione può essere accolto. Esso di fatto vige a livello cosciente: il pensiero cosciente categorializza la realtà. Si può tranquillamente ammettere che, a livello inconscio, la necessità di archiviare un materiale mnesico, passato attraverso la coscienza o acquisito direttamente a livello inconscio, coincida con l'uso di classi di ordine sempre più ampio. Che una crescente generalizzazione, riferita a caratteristiche sempre più parziali degli "oggetti", possa comportare una certa perdita di identità degli stessi è senz'altro ammissibile. Ma l'indistinzione assoluta è un non senso, che serve solo a riabilitare arbitrariamente la metafisica dell'Uno indistinto e infinito, vale a dire dell'Essere presente nella mente umana che questa però non può riconoscere.

Se l'inconscio è attraversato da logiche diverse, che convivono nonostante siano in contraddizione e si alternano, tali logiche sono riconducibili alla funzione superegoica, che memorizza l'esperienza personale privilegiando il tutto, la relazione e l'insieme sociale rispetto alla parte, e alla funzione antitetica, che, viceversa, memorizza la stessa esperienza privilegiando l'individuo e i suoi diritti sul tutto. Il conflitto tra queste funzioni va ricondotto all'opposizione irriducibile tra di esse e i bisogni intrinseci che esse rappresentano.

Ciò non significa escludere che, a livello inconscio, si diano aspetti di simmetrizzazione. Per capire questo, però, piuttosto che ricondursi ad un principio che, in un'ottica evoluzionistica, non ha alcun senso, si può procedere in un altro modo. Gli aspetti di simmetrizzazione, nella misura in cui comportano elementi di confusione tra "oggetti" distinti, possono essere spiegati in riferimento al fatto che il rapporto tra il tutto (l'insieme sociale o l'Altro) e la parte (l'individuo con i suoi diritti) è un rapporto dialettico. A livello soggettivo l'indistinzione esiste come un fatto originario. L'io si definisce attraverso l'alienazione nell'Altro: lo statuto originario dell'Io è uno statuto assimilato. Solo attraverso l'opposizione l'Io, contrapponendosi all'Altro, avvia la sua differenziazione. Se il processo evolutivo non incontra ostacoli, alla fine l'io differenziato può rapportarsi all'Altro sul registro di una dinamica interattiva che va dal dissenso (che al limite può comportare lo scioglimento del rapporto) al consenso (che può comportare al limite la condivisione dell'amore). Lo scacco della differenziazione può determinare viceversa una persistente confusione tra Io e Altro.

A questo riguardo, è importante sottolineare che una caratteristica dell'inconscio che Freud non ha rilevato, pure implicandola, né Matte Blanco ha ricavato dall'attento studio di Freud è l'antropomorfismo, vale dire il fatto che, a livello inconscio, non esiste altra realtà che l'umano. Tutto ciò che viene rappresentato a livello onirico ha infatti relazione con l'Io, con l'Altro e con la relazione tra Io e Altro.

La triade viene riconosciuto anche da Matte Blanco come centrale nell'organizzazione del pensiero cosciente. A livello cosciente essa però ha un'estensione di ordine generale: essa riguarda una cosa, un'altra cosa e la relazione tra loro esistente. Può riguardare dunque anche aspetti del mondo oggettivo. A livello inconscio la triade persiste, ma tutto ciò che in esso viene rappresentato sotto forma oggettiva (cose, animali, ambienti, paesaggi, ecc.) ha un significato umano. Ora, considerando il fatto che l'io si origina in virtù dell'identificazione primaria con l'Altro, che una confusione fusionale si mantenga per sempre a livello inconscio è perfettamente ammissibile. Se l'Altro poi, nella percezione originaria, rappresenta il mondo nella sua totalità, si può anche a mettere che esista o persista un'indistinzione tra soggetto e oggetto. Ma, ammessa questa persistenza, che la filosofia indiana ha radicalizzato ammettendo, al fondo della coscienza, l'esistenza dell'Essere inteso come unità indistinta, rimane pur vero che l'Io si definisce sulla base della distinzione dall'Altro e dal non-io.

Una psicologia dell'inconscio, che è ancora da definire, non implica alcun riferimento metafisico all'Essere. Essa implica piuttosto il riconoscimento di un sostanziale antropomorfismo dei contenuti inconsci, la persistenza di infinite memorie significative condensate e. soprattutto, la contraddizione tra due logiche perennemente attive che privilegiano l'una la relazione tra enti e l'armonia dell'insieme di cui essi fanno parte, l'altra la distinzione tra enti che si differenziano sulla base dell'opposizione.