JEAN-JACQUES ROUSSEAU (1712 - 1778)

VITA

Jean-Jacques Rousseau nasce a Ginevra, città repubblicana e calvinista, il 28 giugno 1712 da Isaac, maestro orologiaio, e Suzanne Bernard, di lignaggio superiore, che muore dandolo alla luce. Egli è circondato da bambino dall'effetto del padre, della zia e dei vicini. Il padre, che lo educa al culto della madre defunta, lo inizia anche alla letteratura, finché non è costretto, in seguito al diverbio con un potente concittadino, ad andare in esilio senza potere portare con sé i propri figli.

Accolto in casa di uno zio, Rousseau viene poi affidato, con il cugino Bernard, alle cure del ministro del culto Lambercier e della sorella. Dopo due anni, torna dallo zio, che lo invia come apprendista, a tredici anni, presso un incisore, il cui rozzo comportamento lo costringe a fuggire e ad affrontare la vita da solo.

A sedici anni, trova rifugio ad Annecy, presso M.me de Warens, una donna di trent'anni convertitasi al cattolicesimo, della quale s'innamora ingenuamente. In suo onore, Rousseau si battezza e tenta la via del seminario, ma il suo spirito libero è incompatibile con le regole istituzionali. Fugge di nuovo, fino a raggiungere nel 1731 Parigi. Ha scoperto intanto la passione della musica e ha una viva intuizione del suo genio. Per ciò, i ruoli servili che gli vengono offerti, e sottolineano la sua origine plebea, lo esasperano.

Nel 1733 raggiunge M.me de Warens a Chambery. Nonostante egli continui a chiamarla "maman", s'instaura tra loro una relazione che dura quattro anni.

Consapevole dei limiti culturali che inibiscono l'espressione della sua genialità, Rousseau dedica questi anni allo studio, in un assoluto raccoglimento. Legge libri di filosofia, di storia, romanzi, trattati di matematica, opere scientifiche. Scrive un libretto d'Opera e elabora un nuovo sistema di annotazione musicale.

Con un rilevante bagaglio culturale, riparte di nuovo, nel 1740, per Parigi, ove conosce e frequenta alcuni dei maggiori rappresentanti dell'Illuminismo, tra cui Diderot. Nonostante sia apprezzato da costoro, l'agognato successo stenta però ad arrivare. Rousseau è costretto a lavorare come precettore dei figli di un consigliere del re e come segretario dell'ambasciatore di Francia a Venezia. Queste esperienze accentuano un atteggiamento critico nei confronti della classe nobiliare.

Nel 1743, Rousseau torna a Parigi e conosce Voltaire, che mostra nei suoi confronti una certa freddezza.

Comincia a convivere con Thérèse Levasseur, una serva di  ventitre anni, piuttosto incolta, che gli darà cinque figli (tutti affidati all'ospizio) e diventerà la mansueta e fedele moglie di tutta la vita.

Partecipa, a fianco di Diderot, D'Alembert e Condillac, all'elaborazione dell'Enciclopedia, con un ruolo però marginale: scrive solo gli articoli sulla musica e sull'economia politica.

Nel 1749, avendo appreso che l'Accademia di Digione propone, per il premio dell'anno successivo, il quesito "Se il rinascimento delle scienze e delle arti abbia contribuito alla purificazione dei costumi", si affretta a redigere un testo (Discorso sulle scienze e sulle arti) che, nonostante gli accenti fortemente polemici contro il progresso ("Gli uomini sono perversi, ma sarebbero peggiori, se avessero avuto la disgrazia di nascere dotti"), consegue il primo premio e rende famoso l'autore.

Il successo è però pagato a caro prezzo. Numerosissime sono le critiche che investono Rousseau per il suo orientamento conservatore, che sembra negare lo spirito dei Lumi. Egli litiga con D'Alembert, e abbandona l'Enciclopedia. 

Si dedica alla musica, componendo due opere (L'indovino del villaggio e Narciso o l'Amante di se stesso) la prima delle quali ha successo, mentre l'altra si rivela un fallimento.

Nel 1754 partecipa ad un altro concorso indetto dall'Accademia di Digione con il Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini, che esordisce con la famosa frase secondo la quale l'uomo nasce libero ma la società lo mette in catene, e riconduce la disuguaglianza non alla natura bensì all'organizzazione sociale fondata sulla proprietà privata. Non consegue il premio, anzi, per il radicalismo dello scritto, è investito da numerose critiche.

Dopo un soggiorno a Ginevra, nel corso del quale abiura il cattolicesimo, nel 1755 è di nuovo a Parigi, ove si consuma la rottura con Voltaire, che critica salacemente il Discorso, e con i pochi amici che gli sono rimasti, sempre più insofferenti del suo ruolo di giudice intransigente del mondo. Rousseau si ripiega nella solitudine, comincia a diventare misantropo e ad alimentare le prime convinzioni di essere vittima di un complotto.

Si ritira in campagna, non lontano da Montmorency, nell'eremo messo a sua disposizione da M.me d'Épinay. Pur nell'isolamento, egli mantiene viva la polemica con gli Illuministi. Litiga con Diderot, che, nel  Figlio naturale, stigmatizza gli eremiti ed afferma che "l'uomo retto vive in  società". Scrive anche una Lettera a D'Alemebert sugli spettacoli (1758), sostenendo che il teatro asseconda  le cattive  inclinazioni degli uomini e non può portarli alla virtù.

Ospite, dopo la rottura con M.me d'Épinay, di M.de Lussemburgo, che gli mette a disposizione una confortevole dépendence del castello di Montmorency, si dedica alla scrittura di un romanzo (Giulia o la Nuova Eloisa 1760), che diventerà un modello di riferimento della letteratura romantica, di un trattato di pedagogia (l' Emilio 1762), e di un saggio politico (Il contratto sociale 1762).

La nuova Eloisa contesta vigorosamente le barriere di classe opposte ai sentimenti amorosi, che ne vietano la libera espressione. L'Emilio e il Contratto sociale sono intimamente correlati tra loro, nonostante il diverso contenuto. L'allevamento di un uomo, nella misura in cui si fonda sul riferimento ad una natura originariamente buona e si limita a coltivarla senza alterarne le potenzialità di sviluppo, è, infatti, secondo Rousseau, il presupposto essenziale di una società ugualitaria, fondata sul consenso comune e sul riconoscimento del primato della volontà generale sugli interessi particolari.

Nonostante il successo della Nuova Eloisa, le critiche e le reazioni alla pubblicazione dell'Emilio e del Contratto sociale sono severe. Gli ultimi amici, preoccupati del radicalismo delle sue opinioni religiose e politiche, si defilano. La corte e le istituzioni religiose tuonano, il Parlamento condanna l'Emilio  a essere strappato  e bruciato e dispone l'arresto di Rousseau. Questi fugge e trova accoglienza presso il principato prussiano di Neuchâtel, sotto la protezione di Federico II, mentre l'Europa cattolica e calvinista, dalla Sorbona a Roma, ad Amsterdam, condanna le sue tesi e brucia i suoi lavori. Rousseau si difende redigendo le Lettere scritte dalla montagna contro tutti coloro che censurano l'Emilio.

Convinto, a seguito del Contratto sociale, che i paesi di vecchia civiltà sono ormai destinati alla rovina e che c'è speranza solo per i popoli "rustici", nel 1764 accetta, su commissione, di stendere un Progetto di costituzione per la Corsica, che rimarrà sulla carta.

Voltaire assume il ruolo di capofila dei nemici di Rousseau, lo accusa di avere scritto un libro di pedagogia avendo abbandonato i suoi figli all'ospizio e lo taccia come un folle sedizioso.

Cacciato da Neuchâtel, esiliato nell'isola San Pietro, sul lago di Bienne, ormai preda della paranoia, Rousseau sente l'esigenza di ripercorrere le vicende della sua vita, per confermare la sua onestà e la buona fede dei suoi intenti, denunciare i suoi errori e quelli del mondo nei suoi confronti. Nascono a tal fine Le confessioni, la cui prima parte è finita nel 1767, mentre la seconda sarà portata a termine nel 1770.

Espulso anche dall'isola, Rousseau riprende a vagabondare per l'Europa e accetta infine l'ospitalità in Inghilterra che gli offre Hume, uno dei pochi che continua ad ammirarlo. Anche l'Inghilterra però e lo stesso Hume sono investiti dai fantasmi della paranoia. Torna in Francia, dove erra per quasi due anni sotto falsa identità. Infine, nel 1770, si stabilisce a Parigi, accettando il patto di non pubblicare più opere. Continua comunque a scrivere, con l'ossessione di venire a capo dei motivi per cui è perseguitato. Riesce a portare a termine Rousseau giudice di Jean-Jacques nel 1776, mentre Le fantasticherie di un  passeggiatore solitario rimarranno incompiute.

Esausto, muore tra le braccia della moglie fedele il 2 luglio 1778, due mesi dopo la morte del suo grande nemico Voltaire.

Le Opere di Rosseau, ad eccezione della Nuova Eloisa e dell'Epistolario, sono state pubblicate in italiano, a cura di Pietro Rossi, da Sansoni, Firenze 1972.