Psichiatria

BULIMIA NERVOSA

Disturbo caratterizzato da episodi ricorrenti (almeno due volte a settimana) di abbuffate compulsive durante le quali il paziente consuma grandi quantità di cibo e si sente incapace di smettere di mangiare, seguite da sforzi compensatori incongrui per evitare l'aumento di peso, come il vomito autoindotto, l'abuso di diuretici o lassativi, l'esercizio fisico eccessivo oppure i digiuni.

Sommario:

Introduzione
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia


La bulimia nervosa, come l'anoressia nervosa, colpisce principalmente donne giovani, e le pazienti sono costantemente ed eccessivamente preoccupate per la figura corporea e per il peso. A differenza delle pazienti con anoressia nervosa, tuttavia, quelle con bulimia nervosa hanno di solito un peso normale. Circa l'1-3% delle donne in età giovanile è affetto da bulimia nervosa; una quota simile è affetta da varianti lievi del disturbo.

Sintomi e segni

La maggior parte delle complicanze fisiche deriva dal comportamento di purificazione. Il vomito autoindotto conduce a erosione dello smalto dei denti incisivi e a ipertrofia non dolorosa delle ghiandole salivari. Occasionalmente si manifestano disturbi idroelettrolitici gravi, specialmente l'ipokaliemia. Molto raramente, durante le abbuffate, lo stomaco si rompe o l'esofago si lacera, portando a complicanze potenzialmente letali. L'abuso a lungo termine di sciroppo di ipecacuana per indursi il vomito può causare una cardiomiopatia.

Le pazienti con bulimia nervosa tendono ad avere maggiore consapevolezza, rimorsi o sensi di colpa per i propri comportamenti rispetto a quelle con anoressia nervosa, e hanno più probabilità di ammettere le proprie preoccupazioni in un colloquio con un medico che vada loro a genio. Sono inoltre meno introverse e più inclini ai comportamenti impulsivi, all'abuso di sostanze e alcol e alla depressione conclamata.

Diagnosi

Una bulimia nervosa può essere sospettata nelle pazienti che esprimono marcate preoccupazioni riguardo all'aumento del peso corporeo e che hanno ampie variazioni di peso, specialmente se vi sono evidenze di un uso eccessivo di lassativi o di ipokaliemia inspiegabile. Il sospetto è anche generato dalla tumefazione delle parotidi, da cicatrici sulle nocche (per il vomito autoindotto), e dalle erosioni dentarie. Tuttavia, la diagnosi si basa sulla descrizione del comportamento di abbuffata-eliminazione da parte della paziente.

Per la diagnosi sono necessari due episodi di abbuffate a settimana per almeno 3 mesi, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quarta edizione (DSM-IV), ma il medico di buon senso non si farà costringere in tali rigidi criteri. Tipicamente, tali episodi comportano la consumazione rapida di cibo specialmente di tipo ipercalorico, come gelati e dolci. Le abbuffate variano per la quantità di cibo consumato, a volte contenente migliaia di calorie. Tendono a essere episodiche, sono innescate spesso da stress psicosociali, possono verificarsi fino a numerose volte al giorno e vengono compiute in segreto. Sebbene le pazienti bulimiche esprimano la preoccupazione di diventare obese e alcune lo siano, la maggior parte tende a oscillare intorno a un peso corporeo normale.

Terapia

I due approcci al trattamento sono la psicoterapia (cognitivo-comportamentale o interpersonale) e l'uso di antidepressivi. La psicoterapia viene di solito condotta in circa 15-20 sedute individuali per 4-6 mesi e sembra avere benefici a breve e a lungo termine. Gli antidepressivi possono giovare anche in assenza di depressione, ma la psicoterapia ha risultati migliori a lungo termine. Vi sono alcune evidenze che l'associazione di terapia cognitivo-comportamentale e antidepressivi è superiore a ciascuno dei due metodi da solo. Poiché il trattamento richiede perizia ed esperienza, è consigliabile l'invio specialistico.