Economia - Introduzione

L'interesse per l'economia nel contesto di una nuova scienza del disagio psichico e dell'uomo non ha bisogno di molti commenti. Tutti gli operatori psichiatrici, tranne pochi psicoanalisti la cui utenza è medio-alto borghese, sanno in quale misura i fattori economici incidono, se non addirittura sulla genesi, sul decorso del disagio psichico.

Le preoccupazioni economiche, sia oggettive - legate ad una carenza di reddito - sia soggettive - derivanti cioè dall'ossessione di uno status più elevato - permettono spesso di comprendere la scarsa disponibilità o la disattenzione dei genitori nei confronti dei figli. L'ambizione sociale, che trasforma inconsciamente i figli in capitali d'investimento, è una componente che concorre ferequentemente a fondare le premesse per un disagio psicologico. Fattori economici sono spesso in gioco nel mantenere vincolati coniugi che non si sopportano, e scaricano inesorabilmente le loro rabbie e frustrazioni sui figli. Alcune nevrosi femminili sono chiaramante riconducibili ad una penosa dipendenza materiale dal marito. I conflitti giovanili, nella misura in cui comportano quote di avversione nei confronti dei genitori, s'imbattono facilmente in un incremento dei sensi di colpa in conseguenza della dipendenza economica. Se l'avversione giunge a determinare, a livello conscio o inconscio, la convinzione nel figlio di avere subito un danno, il vissuto di avere diritto ad un risarcimento può spesso tradursi in un atteggiamento tirannico e economicamente esattivo nei confronti dei genitori. Il disagio psichico, nella misura in cui incide sul rendimento scolastico o lavorativo, può impedire per un verso di raggiungere l'aspirata autonomia e per un altro contribuire a mantenere una condizione di precarietà, che diventa drammatica se il lavoro viene perduto. Un disagio psichico grave, che impedisce di lavorare, dà luogo, come noto da tempo, ad un decorso più grave in senso peggiorativo se le condizioni economiche della famiglia sono poco o punto abbienti.

Al di là di queste varie circostanze, occorre tenere conto di una problematica più ampia, significativa sia sotto il profilo psicopatologico che psicosociologico. Si tratta del problema dell'equità, vale a dire del riconoscimento del diritto di ogni soggetto ad essere messo in condizione dalla società di sviluppare al massimo le sue potenzialità. Nonostante tale diritto sia formalmente riconosciuto nella nostra società, la sua realizzazione - sotto forma di opportunità offerte - è ancora molto lontana dall'equità. Le conseguenze a livello soggettivo di un'iniqua distribuzione della ricchezza (economica non meno che culturale e - perché no? - affettiva) sono molteplici e vanno prese in seria considerazione.Molte esperienze di devianza giovanile, sociale e psicopatologica, affondano le loro radici nella protesta, il più spesso inconsapevole, contro questo stato di cose.

C'è da considerare infine il problema, proprio di tutte le società capitalistiche, del conflitto strutturale tra l'efficienza del sistema economico e l'equità, che si riverbera, culturalmente e psicologicamente, nella problematica più ampia dell'interesse personale e del bene comune, vale a dire in una sollecitazione egocentrica (che al limite può portare all'egoismo cinico) o in una sollecitazione sociocentrica.

L'incidenza psicosociologica dell'ideologia economica propria del nostro mondo, incentrata sull'interesse privato, sconfina ampiamente ormai dal campo economico. Essa induce i soggetti ad adottare un criterio di calcolo "razionale" anche nella pratica dei rapporti interpersonali, sia pubblici che privati: a tentare, cioè, di assicurarsi un vantaggio anche al costo di danneggiare l'altro.

Tutto ciò giustifica l'interesse vivo di una nuova scienza del disagio psichico e di una scienza panantropologica per l'economia. C'è un altro aspetto, però, che non può essere trascurato. Tutti gli economisti, da Adam Smith a Marx, da Weber ad Amartya Sen, pretendono implicitamente o esplicitamente di essere psicologi: Per quanto essi descrivano e interpretino i fatti economici, le loro analisi o muovono da presupposti ideologici inerenti la natura umana o assumono determinate motivazioni come fondamentali nel promuovere comportamenti economici. Per quanto insomma l'economia si pone come una scienza positiva, che sempre più di frequente adotta una formalizzazione matematica, essa non rinuncia ad intervenire su temi essenziali nel campo delle scienze umane e sociali. Di questo non si può non tenere conto.

Gli articoli di questa sezione, non presumono competenze specialistiche, anche se, qua e là, essi affrontano temi piuttosto complessi. Uno degli aspetti più singolari del nostro mondo è il rilievo che l'economia ha nella vita e nella psicologia delle persone a cui non corrisponde, a partire dall'ordinamento scolastico, una programmazione culturale adeguata. Questa carenza fa il paio con l'altra, ancora più grave, che riguarda l'assenza di informazione in tema di neurobiologia, psicologia, psicoanalisi, sociologia, antropologia culturale, ecc. Nell'ottica di una concezione dell'uomo causa sui, queste carenze si spiegano facilmente. il problema è che si tratta di carenze gravi ai fini di una migliore comprensione di se stessi e del mondo in cui ci si ritrova a vivere.