Criticismo

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Il termine criticismo, o filosofia critica, designa la teoria della conoscenza  sostenuta da Kant nella Critica della ragion pura. La tesi fondamentale esposta da Kant in tale opera è che la nostra attività conoscitiva, il cui organo principale è l’intelletto, ha dei limiti insormontabili rappresentati dal materiale offerto dall’intuizione sensibile, oltre il quale non si può andare senza produrre una conoscenza vana, quindi una conoscenza che non è più tale. È molto efficace, da questo punto di vista, la metafora adoperata da Kant nell’Introduzione (B 8-9), quando scrive che la colomba che fende l’aria incontrandone la resistenza potrebbe essere spinta a pensare che senza aria volerebbe meglio. In realtà essa senza aria non potrebbe volare affatto, così come il nostro intelletto, quando pensa di innalzarsi oltre i limiti dei sensi, non produce affatto una conoscenza migliore, ma solo i sogni dei visionari.

Per filosofia critica o c. si intende quindi essenzialmente in primo luogo la filosofia kantiana e secondariamente ogni filosofia che alle tesi kantiane faccia riferimento.

È questo il caso soprattutto delle correnti filosofiche che si sviluppano in Germania nella seconda metà del 19° sec. all’insegna del rifiuto dell’hegelismo e del «ritorno a Kant». «Bisogna tornare a Kant!» era nello stesso tempo l’invito e il manifesto programmatico con cui terminava ogni capitolo del libro Kant e gli epigoni (1855) di Liebmann, il filosofo che viene considerato ufficialmente l’iniziatore del «neocriticismo» o «neokantismo».

Le due principali tendenze del movimento di ritorno a Kant sono la Scuola di Marburgo (H. Cohen, Natorp, Cassirer) e la Scuola di Baden (Windelband, Rickert, Lask). Altri esponenti della stessa tendenza sono Lange, K. Vorländer, Riehl, Vaihinger, fondatore della rivista Kant-Studien.

Naturalmente non siamo di fronte a una riproposizione pura e semplice del pensiero di Kant, e in alcuni casi gli elementi di differenziazione non sono marginali.
Nella Scuola di Marburgo, per es., la lettura di Kant attraverso Leibniz, offerta in particolare da Cassirer, finisce per offuscare l’influenza di Hume su Kant e attenuare la distinzione fra le «due fonti della conoscenza», senso e intelletto, a spese del primo.
E nella Scuola di Baden la distinzione fra comprensione e spiegazione, scienze nomotetiche e scienze idiografiche, offre spunti per una critica dell’intelletto.